Buio
Erano
le sette e mezzo di sera quando lei tornò a casa, una piccola
villetta a due piani,
al
primo la cucina, dove lei aveva assaggiato per la prima volta il
gelato, il salotto, dove aveva guardato il suo primo film
dell'orrore, la sala da pranzo, dove aveva visto per la prima volta i
suoi “nuovi” nonni, e il bagno, dove ruppe lo specchio a 10 anni.
Al piano di sopra la camera dei suoi “nuovi” genitori, dove aveva
scoperto accidentalmente come nascono i bambini, un piccolo bagno e
la sua camera. Per lei quella camera, non era semplicemente una
stanza, era il suo regno, l'unico posto dove le faceva piacere stare,
durante il fine settimana non ne usciva mai, fatta eccezione per i
pasti. Non era molto grande, ma a lei non le era mai importato; c'era
un letto con le coperte nere, una scrivania con un computer e un
piano da disegno, una libreria nera,e un armadio rosso, le pareti,
anch'esse rosse erano piene di schizzi e di tanti piccoli foglietti
contenenti frasi, proverbi e idee.
Quando
entrò nel salotto trovò Richard seduto sul divano a
guardare una vecchia partita di rugby, come al solito a quest'ora era
già in pigiama, in realtà non si era mai sicuri che se
lo fosse tolto il pigiama. La televisione accesa era l'unica luce in
quella casa dominata dalle tenebre.
“Sei
in ritardo, saresti dovuta tornare un'ora fà”
“Scusa
Richard c'è stato un ritardo”
“Sciocchezze
la metro non ha mai ritardi. Non avrai mica tentato la fuga di
nuovo?”
“No.
Stai tranquillo”
“Come
posso stare tranquillo con te, sola in giro per Londra a
quest'ora?!Per una quindicenne è molto pericolosa la notte
qui!”
“Stai
tranquillo, ora vado in camera e lì ci resto fino a domani
mattina”
“Aspetta
non hai cenato!Ti ho lasciato della pizza in frigo,la riscaldi al
microonde e...”
“Non
ho fame grazie”
“Ok,
allora in tal caso buonanotte angioletto”
“Buonanotte”
“Ah!Emma
aspetta!”
“Che
c'è?”
“Ho
stirato la tua divisa scolastica, è nel tuo armadio”
“Grazie
ma tanto sai che io non me la metterò”
Emma
salì le scale e entrò in camera sua sbattendo la porta.
Richard
non era un uomo “malvagio”, anzi, era un uomo di grade successo,
finché sei anni fa ...sua moglie Jane...non si addormentò
per sempre.
Era
una calda giornata estiva e Jane era molto malata, da 3 anni usciva
ed entrava dagli ospedali, aveva un cancro al cuore e i dottori le
avevano detto che le restavano appena tre anni; ma il suo debole
cuore ne resse solo due. Quella sera Jane diede la buonanotte alla
sua piccola Emma, la figlia dei suoi miglior amici, baciò suo
marito e andò a dormire. Non sapeva che quella sarebbe stata
la sua ultima notte. Il giorno dopo i suoi occhi no si riaprirono mai
più.
Quando
Emma aprì la porta di camera sua, trovò il buio
sovrano, accese la luce ed entrò, prese dei fogli da disegno
la sua matita e iniziò a disegnare. Disegnare era una delle
poche cose che la rendevano felice; la sua mano, quando teneva la
matita, era guidata dal suo inconscio, era come se prendesse vita
propria; disegnava ciò che aveva visto nella giornata, il
negozio di fumetti, l'internet caffè, la sua coca cola, la
guida del museo di storia naturale. Sulla parete del letto erano
attaccati 5 fogli, uno rappresentante la neolaureate, un altro il
signore con il giornale, l'altro rappresentante il suo frullato, le
tre ragazze che siedono sempre davanti a lei e l'ultimo una
ragazzina co lunghe trecce color carota. Ma il disegno che dominava
la stanza dall'alto, come una sentinella, arruolata per proteggere e
sorvegliare Emma; questo disegno, rappresentava come, secondo lei,
fossero i suoi genitori, era il disegno sul quale aveva lavorato di
più.
I
suoi disegni erano sempre rimasti segreti al mondo, anche a Richard,
che non aveva mai osato entrare nel regno di Emma; sia chiaro, non
per paura, ma per rispetto, lui rispettava sempre gli spazi del suo
piccolo angioletto.
Era
mezzanotte e Emma stava ancora disegnando.
“Angelo
è tardi, domani non ti reggerai in piedi alla prima ora di
scuola”
“Ok
ho capito ora dormo. Notte”
“Notte!”
Emma
attaccò i suoi disegni sul muro dell'armadio, si mise il
pigiama e spense la luce; così il buio tornò l'unico e
il solo padrone della stanza.
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