Frammenti
di una
morte mai esistita
Un
ragazzo, metà uomo, metà youmu, era accovacciato
su un pavimento
nero, tristemente vuoto; ma ad Akihito quella superficie fredda e
inespressiva sembrava non essere ciò che era. Gli ricordava
una
voragine dalla quale era impossibile risalire. Quando tornava in quel
posto, aveva la sensazione che prima o poi sarebbe sprofondato
nell'oscurità più assoluta; invece no, Akihito
era avvolto dalle
fredde tenebre, ma non precipitava, attendeva e basta, come ogni
volta. I minuti passavano e in cuor suo immaginava già il
volto di
Mirai sgretolarsi appena prima di afferrarla e tenerla al sicuro fra
le sue braccia. Eppure dovrebbe esserci abituato, lo stesso sogno si
ripeteva da alcuni giorni ormai, tuttavia l'oblio apparente e la
mesta quiete lo traevano in inganno, inducendolo a credere a
ciò che
gli si parava dinnanzi.
Akihito
aspettò ancora pochi minuti prima di vedere materializzarsi,
dapprima come un puntino lontano e poi sempre più
nitidamente, la
figura della ragazza amata. La osservò composto, il suo
volto non
lasciava trapelare alcuna emozione d'angoscia o d'assillo; mentre il
suo cuore palpitava frenetico e consapevole che neanche oggi sarebbe
riuscito a salvarla. Così, quando Mirai fu
abbastanza vicina
da poterla scorgere distintamente, la piccola mano si
allungò verso
di lui e poi la sua voce riempì il vuoto che li separava:
«Addio
Senpai.»
Mirai
sorrise tristemente e lo guardò per l'ultima volta poi
chiuse gli
occhi e attese la fine. Una fine sempre troppo veloce per Akihito. La
vedeva sgretolarsi in tanti piccoli pezzi, leggeri come piume
spazzate vie da un vento gelido d'inverno e poi le sue gambe si
muovevano automaticamente in direzione della persona amata; i muscoli
si contraevano dando maggiore spinta alla corsa del giovane, il
sudore, dovuto all'ansia di perderla, che fino ad ora si era
preoccupato di non lasciar trapelare, cominciava lentamente a
formarsi vicino all'attaccatura dei capelli. I suoi occhi erano
legati inevitabilmente a quelli di lei, che a poco a poco si
spegnevano, lasciando ogni traccia di vita.
Quando
Akihito allargò le braccia per accogliere il fragile corpo
di Mirai
l'oscurità lo avvolse, solo piccoli frammenti della sua
immagine si
libravano ancora nell'aria. Il ragazzo cadde a terra a peso morto,
sbatté un pugno su quella macchia nera che si estendeva
senza fine
sotto di lui e urlò, riempiendo il vuoto. E prima che una
lacrima
rossa, piena del suo amore, della sua sofferenza, del suo odio e del
suo sconforto toccasse terra, Akihito chiuse gli occhi e quando gli
riaprì Mirai era accanto a lui, accovacciata sotto le
coperte del
letto.
Portò
la mano destra fra i capelli e sospirò, lieto di essersi
finalmente
svegliato. Solo alcuni secondi più tardi si accorse di un
punto
caldo all'altezza del suo torace; la mano di Mirai stringeva
delicatamente la stoffa della maglia azzurra che indossava dal giorno
precedente. Akihito stirò le labbra in un sorriso
rasserenante,
mentre con le dite sfiorava la guance della ragazza. La pelle nivea e
liscia sembrava levigata con attenzione, mentre i capelli sottili e
morbidi ricadevano scompostamente sul cuscino, ramificandosi in
direzioni discordanti. Il petto si muoveva al ritmo dei suoi respiri,
compiendo sempre lo stesso gesto.
Le palpebre serrate si mossero impercettibilmente quando smise di
sfiorarla e, dopo i primi tentativi in cui Mirai non riuscì
ad
aprire gli occhi, finalmente l'immagine di lui, ancora sfocata, le
diede il buongiorno.
«Senpai...
cosa stavi facendo?» chiese sbattendo, ancora una volta, la
palpebre
rosee.
«Ti
contemplo, Mirai.»
Un
tiepido calore germogliò nel cuore della ragazza e piano
piano si
propagò anche nel resto del corpo, fino ad arrivare alle
guance che
si macchiarono di un timido rossore. Puntò lo sguardo
leggermente
imbronciato verso l'interlocutore e, contro ogni sua previsione,
arrossì maggiormente.
«Sei
davvero sgradevole, Senpai.» Akihito rise, come ormai non
faceva da
tempo, e la strinse a sé senza formulare alcuna parola.
Angolo
autrice. Buon pomeriggio Fandom di Kyoukai no kanata.
È
la primissima storia che scrivo su Akihito Kanbara e Mirai Kuriyama,
per cui confido nel fatto di non aver commesso errori e spero mi
facciate sapere cosa ne pensate, ma solo se ne avete voglia e se
anche solo site arrivati fin qui, vi ringrazio infinitamente. Tengo
in modo particolare a questa storia perché mi rispecchio in
Mirai –
senza contare che entrambe portiamo gli stessi occhiali, io neri, lei
rossi (o blu/violetti). -akihito... be' Akihito è Akihito,
come si
può non amarlo? (♥)
Comunque
tralasciando i miei sproloqui, sono felice di essere riuscita a
portare a termine questa One-Shot, e niente, se c'è qualcosa
di
errato o roba simile fatemelo sapere così potrò
correggermi. Detto
ciò, mi dileguo, prima di diventare noiosa.
Ayumu.
|