Capitolo uno.
Il politico scomparso
[ 15 giorni prima ]
Niente da fare. Assolutamente
niente da fare.
Erano tre mesi, esattamente dal 30
Marzo 2014, che quello strano caso giaceva sulla sua scrivania, ed erano tre
dannatissimi mesi che tornava a casa con quel pensiero.
«Harry… mi sa che stai
impazzendo, sai? Prenditi un po’ di relax, amico! Anche io sono stanco
morto…» mormorò Ron, stiracchiandosi, mentre poggiava il suo
bicchiere di Burrobirra sul tavolo del pub.
«Stasera offro io!»
Harry sbuffò. Ok, Ron aveva
ragione: forse aveva preso l’accaduto con troppa serietà. Era pur
vero che, sebbene entrambi fossero Auror, il vero capo del Dipartimento Auror
del Ministero della Magia era lui: e ciò che era successo non poteva essere una fonte di relax,
anche di fronte a una Burrobirra fumante insieme al
suo migliore amico…
Erano infatti oramai tre mesi che
tutta Londra, e in particolare l’alta società magica, era
sconvolta dall’assassinio dell’onorevole Harold Saxon,
avvenuto in circostanze insolite e inspiegabili. Il pubblico del Profeta apprese subito i particolari del
delitto emersi dall’inchiesta degli Auror, ma buona parte di essi fu
omessa, poiché il fatto era stato talmente eclatante che, ai fini di
intentare il processo penale, si ritenne opportuno in quel momento non
divulgarne tutti i dettagli.
In quanto Capo Auror, Harry Potter
era stato uno dei primi a essere contattato per l’insolito omicidio di Saxon; inoltre, la vittima era stata un importante ministro
nel settore per l’Uso Improprio dei Manufatti Babbani e dunque
c’era una certa pressione a risolverlo quanto più in fretta
possibile. Ogni volta che qualche cruento delitto rimaneva inspiegato o,
peggio, se accadeva qualcosa a qualche politico simpatizzante per i Babbani,
aleggiava nella comunità dei maghi di Londra e del Ministero vecchi ricordi
assai spiacevoli da dimenticare anche a quindici anni di distanza.
Ma niente; qual caso sembrava
destinato a non essere risolto. I migliori Auror erano stati inviati sulla
scena del crimine; celebri Pozionisti avevano dato
fondo a Veritaserum (legali) su qualunque testimone
avesse assistito alla scena; qualsiasi tipo di incantesimi era stato usato per
risalire all’assassino. Harry era sempre più sotto pressione,
giorno dopo giorno, settimana dopo settimana: il fatto che Saxon
avesse a che fare con i Babbani implicava che l’assassino fosse un
fanatico mago razzista? Oppure il motivo era qualcun altro, qualche debito di
soldi, di potere…?
L’arrivo di Hermione, appena
uscita da uno dei camini della Metropolvere,
bloccò il flusso dei suoi pensieri. Aveva, come al solito, capelli
arruffatissimi e sembrava essere di corsa: salutò al volo il marito con
un bacio sulla guancia, abbracciò Harry e si mise a sedere accanto a
lui. Quest’ultimo provò un intenso moto di affetto verso i suoi
migliori amici: avendolo visto così preoccupato e indaffarato, avevano
proposto di vedersi in un piccolo pub non lontano dal Ministero della Magia. Si
sentiva, in effetti, piuttosto solo: era parecchio tempo che non passava una
serata in compagnia, visto che Ginny e i bambini erano andati qualche settimana
dai nonni, seguiti da Hugo e Rose, perché a Londra il caldo era
diventato veramente insopportabile (inoltre il campionato della Coppa del Mondo
di Quidditch era in fermento proprio in quelle settimane e Ginny doveva avere la
tranquillità e la pace per poter pubblicare articoli sul Profeta che fossero più
esaurienti possibili).
«Al Dipartimento della Legge
Magica sono tutti impazziti questa settimana» attaccò la nuova
arrivata, mentre si rassettava la foresta cespugliosa sul capo.
Sembrava molto nervosa: continuava
a guardare fugacemente gli altri due. Ordinò una sobria Acquaviola (fulminando il marito che ancora tracannava Burrobirra) e, rivolta a Harry, chiese con molto tatto:
«Come va con Saxon?»
Ron le ricambiò
l’occhiataccia di poco prima – quei due non sarebbero cambiati
né dopo dieci né dopo cinquant’anni di matrimonio – e
tentò molto maldestramente di cambiare argomento.
«Oh, Harry…! Hai visto
che il Brasile è entrato negli ottavi di finale? Oh, non vedo
l’ora che sia fine luglio…»
Ne parlava circa cinquanta volte al
giorno: Hermione si innervosì ancora di più. Ma Harry
placò i suoi vecchi amici con metodi da lungo tempo sperimentati:
accontentò entrambi senza accontentare davvero nessuno.
«Sì, Ron…
Grande! Forse di questo passo arriverà in finale, magari contro il
vecchio Krum…? Comunque, Hermione, va come la
settimana scorsa e come tre mesi fa: non si sa nulla di nulla della sua morte,
ma tutto della sua vita. La madre di Saxon è tornata qualche tempo fa
dall’Australia per andare al San Mungo e curarsi una malattia degli occhi
e lei, il figlio Harold e la figlia abitavano insieme a Park Lane. Saxon non aveva nemici né alcun vizio particolare.
Ha avuto una relazione con una certa Lucy Jones, ma si sono lasciati qualche mese
fa. Per il resto, lo descrivono come un tizio dal carattere piuttosto freddo e
chiuso.» sospirò. «Ma ora parliamo veramente d’altro,
non faccio che vedere quel nome ovunque.»
Ma Hermione non sembrava
soddisfatta; continuava a mordersi nervosamente il labbro inferiore e a
guardare ora l’uno, ora l’altro.
«E quindi, insomma… sei
molto lontano dal capire com’è morto? In giro si dice che
potrebbero essere… insomma…»
Esitò a dire il nome Mangiamorte: quindici anni di tempo non
erano ancora sufficienti a dimenticare completamente l’angoscia.
«Non dare minimamente retta a
quelle voci, sicuramente l’assassino ha agito da solo e con intenzioni
ben precise; la sua testa è stata sfracellata da quella che sembra una
comune pallottola Babbana. Ma dagli ultimi esami
–»
Al sentire quelle parole, la donna
trasalì e si rovesciò addosso tutto il drink; era così
scossa che neanche vi badò. Osservò Harry con una strana luce
negli occhi.
«Dunque l’assassino
può davvero essere un Babbano?»
Come mai le interessava tanto?
Stava diventando seccante; anche Ron era spazientito dal comportamento della
moglie, che tuttavia non badava affatto ai suoi tentativi di distrarre
l’amico. Harry proseguì, paziente:
«Sì, Hermione,
c’è anche questa ipotesi che l’assassino sia un Babbano: ma non sembra sia possibile. E’ vero,
l’arma era Babbana, ma sicuramente è stato un modo per sviare le indagini o per
punire Saxon con la stessa cosa per cui lavorava. La
stanza in cui è stato trovato morto era troppo in alto rispetto al
livello stradale, e la porta era chiusa dall’interno: qualcuno deve
essersi Materializzato per forza.»
«Ma la finestra era
aperta?»
La donna non avrebbe potuto fare
una domanda più pertinente: naturalmente, era Hermione. Harry si
trovò a ridacchiare.
«Sì, era
aperta.»
«Allora può essere stato un Babbano! La
finestra era aperta e gli hanno sparato, in qualche modo, e…»
«No, la camera in cui
è stato trovato morto era troppo in alto. E poi, perché la porta
doveva essere chiusa dall’interno? Se lo ha fatto l’assassino,
sarebbe dovuto Smaterializzarsi – e in tal caso le nostre indagini
avrebbero trovato traccia di Smaterializzazione nella camera, ma niente –
oppure sarebbe dovuto andare via su una scopa, ma Park Lane è un
quartiere frequentatissimo da maghi e Babbani: qualcuno lo avrebbe visto.
Nessuno ha sentito rumori di spari dalla strada.»
«Sì, ma ciò non
toglie che c’è la
possibilità che l’assassino sia stato un Babbano!»
Per qualche strano motivo quella
informazione sembrava assolutamente vitale per lei; Ron, a cui questo non era
sfuggito, delicatamente lo fece
notare.
«Ma, scusa eh, come mai te ne
frega così tanto?» biascicò mentre sbadigliava.
Hermione, ancora una volta,
spostò lentamente lo sguardo dall’uno all’altro. Ad Harry,
per qualche strano motivo, vennero i brividi.
«Be’, in
realtà… ci sarebbe un modo per risolvere la situazione.»
Istintivamente, Harry
ricordò una versione di lei molto più giovane che diceva la
stessa cosa in un bagno malridotto a proposito di una certa pozione, oppure
mentre imbottigliava illegalmente un piccolo fuoco portatile per potersi
scaldare nel freddo parco di Hogwarts, oppure mentre passavano giorni e giorni
dentro un’enorme e piccola tenda da campeggio, oppure…
«Illuminaci, allora»
borbottò Ron, sorridendole vagamente in un modo molto orgoglioso, come
se avesse pensato lui alla soluzione.
Lei si guardò intorno e
avvicinò la sua sedia; mormorò Evanesco per levare via dalla sua
maglietta il drink versato e guardò attentamente i suoi compagni di una
vita.
«Insomma… è una
cosa parecchio rischiosa da fare, e non credo sia propriamente legale.»
Qualcosa, nel modo in cui lei
parlò, fece venire ancora una volta i brividi a Harry; era da
così tanto che non sentiva quelle parole… che quella espressione
non affiorava sul viso di lei… sembrava tutto appartenere a una vita
passata, a millenni prima; quanto tempo era passato, quindici, quattordici
anni…? Ma la cosa strana, davvero
strana, era che quei brividi non
fossero di terrore o angoscia o frustrazione: erano brividi di entusiasmo.
E, a giudicare dallo sguardo che in
quello stesso istante Ron stava rivolgendo a lui, non era l’unico a
pensarla così.
La loro attenzione fu d’un
tratto completamente catalizzata da ciò che avrebbe potuto dire
Hermione: Harry improvvisamente non era più depresso, Ron di colpo aveva
smesso di sbadigliare. Lei fu così tanto sorpresa dalla vivace reazione
dei due che arrossì.
«…No, ok, forse non
è una buona idea. Non siamo più ragazzini, siamo sposati, abbiamo
dei figli, non possiamo più
permetterci le brutte cose che facevamo quando avevamo quindici anni,
scordatevi quello che ho – »
«Oh, Hermione» la
interruppe suo marito prendendole la mano, fermando così la sua
velocissima parlantina prima che potesse esploderle la lingua «oramai hai
pronunciato le magiche parole “non”
e “legale”. Finchè
non dirai ciò che hai in mente, come ben
sai, non ti scollerai me e Harry di dosso.»
Lei gli lanciò
l’ennesima occhiataccia della giornata, mentre Harry rifletteva: era
vero, erano adulti oramai… ma aveva così tanta voglia di avere una bella avventura, come ai vecchi tempi in
cui erano solo loro tre, loro tre contro il mondo, loro tre e basta… Era
vero, il lavoro di Auror non lo annoiava mai, perché anche dopo la
caduta di Voldemort i crimini nel mondo dei maghi non si erano affatto esauriti;
ma aveva così tanta nostalgia della vera adrenalina che a volte se ne
vergognava un po’. Non era, in effetti, un bel pensiero da avere visto
che quelle avventure erano state accompagnate da periodi tutt’altro che
felici; eppure, il brivido di andare contro tutti (spesso e volentieri contro
le regole), il sangue che pompava forte nelle vene, le orecchie che
fischiavano, i nervi tesi, la bacchetta pronta in mano…
«Ok, ok, ve lo dico, ma non
voglio responsabilità» cedette finalmente Hermione, parlando
velocemente come quando era nervosa. «Insomma, Harry, l’omicidio di
Saxon ti sta prosciugando. È da tre mesi che
ti vedo ridotto male e, sarò sincera, al Ministero questa cosa non
è vista affatto bene… il fatto che sia stato ucciso in una zona di
Londra così trafficata sia da maghi che Babbani ha dato adito a
parecchie chiacchiere… inoltre, poiché Saxon
lavorava per un Dipartimento dei Babbani, si teme qualche forma di fanatismo
razzista, dopo tanto tempo… per cui, be’,
a mali estremi, estremi rimedi, no…?»
Evidentemente cercava il loro
appoggio, ma i due erano oramai troppo irrimediabilmente gasati per farci
attenzione.
«Insomma… non so se lo
avete letto… no, ok, sicuramente no. C’è questo
investigatore, i giornali ne parlano in maniera incredibile da almeno tre anni,
e ne parlano ancora di più da quando è ricomparso in giro…
Riesce a risolvere tutti i casi, da quelli più banali a quelli
più complessi, dove nessuno era arrivato neanche lontanamente a capirci
qualcosa, o almeno così dicono… Abita a Londra, non lontano da una
stazione di Metropolvere. Ora, non so quanto ci sia
di vero, però posso dirvi una cosa: un lontano parente dei miei
genitori, qualche anno fa, si era rivolto a lui perché suo zio, dopo
aver ricevuto per qualche anno dei misteriosi semi d’arancia ogni mese, era
morto improvvisamente. Per farla breve, il giorno dopo l’assassino era in
manette. Ecco, magari è un po’ avventata come cosa, ma…
forse… potremmo provare a rivolgerci a lui. Però, ecco, come
avrete intuito il problema è…»
Sul momento, Harry fu piuttosto
deluso. Perché mai Hermione si era fatta tanti dubbi? Bloccò
subito la donna prima che potesse riprendere a parlare:
«Be’, sì,
possiamo provare» accondiscese, sebbene fosse scettico. «Non so
quanto potrà essere d’aiuto, magari conosce qualche incantesimo di
cui perfino tu ignori l’esistenza… Se è così
miracoloso come dici, possiamo provare… Che ne dici, Ron?»
Lesse la sua stessa amarezza nello
sguardo del suo migliore amico; forse anche lui aveva per un attimo sognato una
qualche bella avventura…
«Io direi di sì. Ma
cosa è, una specie di Auror privato? Un… che ne so… consulente Auror? Eh,
Hermione…?»
Lei li guardò entrambi con
quella che sembrava compassione, come una mamma davanti a due bambini un
po’ lenti a capire, e parlò con quella vocetta
che tanto spesso utilizzava quando doveva spiegare qualcosa che per lei era
ovvio.
«Ma non capite il
problema…?»
No, evidentemente non capivano. Si
passò una mano fra i capelli cespugliosi e abbassò ancora di
più la voce.
«…E’ Babbano. E’ un detective Babbano.»
Silenzio.
Il più completo silenzio.
«Ma… Per farci
aiutare… non dovremo infrangere un certo Statuto Internazionale di
Segretezza?» chiese Ron, cauto, tuttavia con un certo luccichio negli
occhi.
E per la prima volta da molto
tempo, sua moglie non gli lanciò alcuna occhiataccia per contrariarlo.
Note
Tanto per divertirmi (e per rimanere in tema con lo stile di
Moffat e Gatiss) da ogni
capitolo prenderò parecchie citazioni dai libri di Sir Arthur! In questo
capitolo, ad esempio: