Fu un risveglio dolce, tranquillo, il cervello si destò
lentamente, colto prima da una leggera veglia che precedette il ritorno
alla realtà. Tutti i fatti accaduti la sera prima gli
apparivano talmente lontani da sembrare che si trattasse di un sogno,
un incubo dettato dal dormiveglia da cui si era appena destato.
Purtroppo, il fatto che si trovasse nell'appartamento di Shinra, a
dormire sul suo divano, frantumò ogni sua più
piccola speranza. No, il suo tormento non aveva ancora avuto fine,
anzi, era solo all'inizio. Il sonno ristoratore che l'aveva colto era
stata la sua ultima pausa, da quel momento avrebbe dovuto affrontare
una lunga discesa verso un abisso oscuro, di cui non sapeva nulla e di
cui i contorni gli apparivano fragili e frastagliati.
Avrebbe dovuto
affrontare la realtà di Izaya, era l'unica maniera se voleva
qualche speranza di ritrovarlo, e per quanto i loro mondi apparissero
vicini, la loro distanze era pari a quella tra la terra e la luna.
L'uno era il semplice satellite dell'altro e, per quanto sembrava
bastasse allungare un braccio per raggiungersi, nonostante tutti gli
sforzi, non sarebbero mai riusciti a toccarsi. Certo, ogni tanto
capitava che una navicella spaziale lasciasse l'atmosfera terrestre e
la raggiungesse, in quel caso riuscivano per lo meno a sfiorarsi, ma
erano ben lontani dal comprendersi, dal conoscersi a vicenda.
Facevano sesso, ma
esso ero solo un atto animale privo di significato, i loro animi non si
raggiungevano, troppa fatica, troppi chilometri da colmare.
- Buongiorno!- lo
salutò la voce squillante di Shinra, il cui viso fu subito
nascosto dalla tazza di caffè fumante che gli porse
immediatamente, quasi temesse di essere investito dai suoi occhi
furenti o forse per paura di una sua futura reazione.
- Devi dirmi
qualcosa?..- l'intuito di Shizuo era assai più acuto al
risveglio, prima che la coscienza riattivasse del tutto le sue
funzioni, era l'orario in cui la bestia che dimorava nelle sue ossa
sembrava essere più vigile ed attenta, quasi sul punto di
saltare fuori.
- Si, ho provato a
svegliarti prima, ma non c'era verso di farti rinvenire...-
iniziò con i preamboli il medicastro, l'espressione troppo
carina e accondiscendente per essere sincera,
- ... che ore sono? -
fu la fredda domanda del biondo, lo sguardo capace di frantumare una
parete, e dal quale istintivamente Shinra si scostò (quasi,
oltre alle straordinarie capacità fisiche, Heiwajima stesse
sviluppando anche dei poteri ESP).
- Bhé...
sono le 14:07 -
Finalmente capiva
perché si era sentito tanto riposato, aveva dormito per
quasi dieci ore! "Ah, non ho avvertito nemmeno Tom!!" fu scioccato
dalla notizia, temendo, a causa delle brutte esperienze passate, di
aver perso il proprio posto di lavoro, non essendosi presentato quella
mattina.
- Non preoccuparti per
il lavoro, qualche ora fa il signor Tom ha chiamato qui, non
è riuscito a contattarti al cellulare e, dopo il Russia
Sushi, non gli è venuto in mente altro posto in cui
cercarti...- lo rassicurò quasi immediatamente Shinra,
consapevole del timore che l'altro provava nel tornare disoccupato
(soprattutto a causa del dispiacere che avrebbe provocato al fratello
minore), erano paure che si erano istaurate in lui a causa dei suoi
disastrosi precedenti (lo si poteva definire il suo "punto debole",
l'unico al momento conosciuto). -... gli ho detto che ti sei presentato
qui non una avvelenamento causato da sushi avariato e che per qualche
giorno non saresti stato in grado di muoverti. Fino alla fine di questa
settimana sei ufficialmente in malattia Shizuo - gli
annunciò non nascondendo un certo orgoglio e un sorrisino
divertito per il proprio operato, era stato un vero colpo di genio per
una menzogna campata in aria, sul momento.
Fatti simili al Russia
Sushi non erano rari e, che il biondo soffrisse di stomaco, era uno dei
pochi lati umani del suo fisico invincibile.
- Hai quattro giorni
per riflettere su cosa vuoi fare...- aggiunse, perdendo quel tono
giocoso che aveva sino ad un attimo prima, facendosi di colpo serio,
- "Cosa voglio
fare"..?- ripeté Heiwajima, fissandolo, lo sguardo crucciato
e allo stesso tempo confuso. Un sorriso gli risalì a fior di
labbra, - Perché, dovrei forse fare qualcosa? - rise con un
peso simile a piombo a stanziarli sullo stomaco e nell'animo, - Se quel
bastardo di Izaya si è fatto fregare non è affar
mio! - sentenziò, evitando però di guardarlo
direttamente negli occhi.
"Eppure, quando hai
trovato il pacchetto, sei subito corso da me" pensò Shinra
trovandolo piuttosto ironico, o per lo meno ipocrita, come poteva
negare a se stesso che gli importasse dopo essersi presentato
lì, con il fiatone e quello così sguardo
disperato, penoso, "sembrava dovessi metterti a piangere.." riflette
celando accuratamente simili osservazioni, per nulla intenzionato a
provocare l'ira di Shizuo.
- Credo che ci sia
qualcosa d'errato nella tua affermazione...- pesò ogni
parola prima di aprire bocca, una congettura non troppo lieta per il
biondo si era insinuata nella mente del medicastro, e non l'avrebbe
abbandonato fino a quando non l'avesse tirata fuori.
-
Cheèè..? - stava per replicare, ma il castano fu
veloce ad azzittirlo,
- Ti hanno lasciato un
messaggio direttamente sulla porta di casa. Chiunque sia stato a farlo,
è evidente che ha tutta l'intenzione di coinvolgerti in
questa faccenda (qualunque tipo di faccenda sia) - osservò
cercando di smorzare quella tensione di cui si era riempita l'aria
prendendo un'espressione più blanda e un tono non
eccessivamente gravoso, intento che non gli riuscì, una nota
di preoccupazione gli attraversasse il viso, una ruga vicino al labbro
ne tradiva le reali emozioni.
- Quindi credi che non
riuscirò a venirne fuori? - per un qualche motivo
l'espressione di Shizuo era colma di sfida, quasi Shinra gli avesse
appena proposto di vincere ad un gioco di società in cui era
notoriamente scarso,
- Credo che ci verrai
buttato dentro a forza in questa situazione - gli confidò, -
Non penso ti lasceranno scelta... Probabilmente si tratta di persone a
noi sconosciute - aggiunse, comprendendo all'istante di aver raggiunto
il punto. Nessuno dei contatti di Izaya nella regione avrebbe mai
compiuto un atto simile, troppo alto era il prezzo da pagare per la
malavita del Kanto.
Izaya era il
Burattinaio detentore dei fili del caos, le informazioni che spargeva
nelle periferie di Ikebukuro erano i semi del male da cui sarebbero
sbocciati fiori dai petali intrisi di sangue e violenza. Deteneva un
potere straordinario, capace di destabilizzare anche la più
solida delle organizzazioni malavitose.
Eppure, nessuno
l'aveva mai sfiorato con un dito, per quale motivo?
- E poi, chiunque ti
conosca direttamente sa che sarebbe un suicidio spingerti a fare
qualcosa contro la tua volontà - commentò
sovrappensiero, intento ancora a riflettere su eventi apparsigli fino a
quel momento come un fatti ovvi.
[3 Dicembre 20XX - ora
sconosciuta -]
Voleva vomitare. Non
aveva nulla nello stomaco, nonostante questo quella sensazione non lo
abbandonava.
Era un esigenza
impellente, una nausea profonda che gli bagnava la fronte di uno spesso
strato di sudore freddo e gli ricopriva la pelle di brividi. L'ambiente
caldo umido della cella non lo aiutava, se ne sentiva soffocare.
Avvertiva un pesante odore di muffa entrargli nelle narici, gli colmava
i polmoni e, in un pensiero poco lucido causato dalla febbre, si
immaginò l'interno del proprio corpo ricoprirsi di un
qualche strano tipo di muschio verde.
Solo più
tardi la logica lo fece sorridere a simili, assurde, congetture. Forse
aveva passato davvero troppo tempo con quell'idiota di Shizu-chan, se
era arrivato a partorire pensieri tanto surreali.
- Hai fatto un bel
sogno..?- la voce di Benri risuonava dolce come uno zuccherino oltre la
piccola grata posta in cima alla porta della sua prigione, per un
istante il corvino ne intravide lo sguardo, sollevando faticosamente la
testa da terra, - non lo avevano spostato dal punto in cui era svenuto,
- gli sembrò di intravedere un pericoloso luccichio in
quelle iridi nero pece, l'aguzzino appariva di buon umore e
ciò mise immediatamente in allarme Izaya. C'era un solo
motivo per cui un sadico poteva sprizzare tanta gioia da tutti i pori:
aveva trovato altre maniere "divertenti" con i quali torturare il suo
ultimo giocattolino.
Un senso di gelo
percorse l'informatore, accentuandone il malessere, e solo allora si
rese conto di avere le mani libere, per quanto la cosa gli fosse utile
avendo il braccio destro totalmente inutilizzabile. Rotto all'altezza
dell'avambraccio, lo avvertiva come un peso morto e un sottile panico
gli fece temere di aver perso ogni sensibilità a quel arto.
Una fitta però lo attraversò quando si
sollevò per mettersi seduto, cancellandogli dalla mente ogni
timore e formandogli sulla lingua qualche imprecazione colorita, le
quali però si astenne dal proclamarle ad alta voce. Il
dolore era un buon segno, significava che i suoi nervi funzionavano
ancora, in qualche modo, con le giuste medicazioni, avrebbe potuto
recuperarlo. "La comodità di aver una segretaria che ha
studiato medicina... dopo che avrà smesso di deridermi,
chiederò a Yagiri di medicarmi " rifletté
traducendo tutta la sofferenza che gli attraversava le membra in un
semplice sbuffò stanco, se si fosse messo a lamentarsi dal
dolore l'avrebbe data vinta a Benri, e non stava poi tanto male da
arrivare a quel punto.
- Nulla di speciale -
decise di rispondergli, minimizzando l'argomento, Izaya non sognava,
non lo faceva mai. La realtà che viveva era già
esattamente come la desiderava, non aveva quindi bisogno di un mondo
onirico in cui rifugiarsi durante il sonno. Ciò che vedeva
in quell'oblio era solo un oscuro e profondo nulla in cui non poteva
far alcunché, né agire, né tanto meno
pensare.
Era come essere morti.
Non c'era niente se
non lui stesso e, segretamente, ne era terrorizzato.
- Eppure sorridevi...-
insistette Benri, dalla sua posizione, seduto con la schiena appoggiata
alla parete, ad Izaya era impossibile vederne l'espressione, ma quella
conversazione cominciava a non piacergli e, istintivamente,
assottigliò lo sguardo, nell'osservare il punto da cui
sentiva arrivare la voce del malavitoso. A cosa puntava, adesso? si
domandò. Presto avrebbe ricevuto risposta.
- Hai ricordato
qualcosa di bello? - gli suggerì e ancora Orihara non sapeva
dove volesse andare a parare, - Oh, certo! Forse un viaggio a Okinawa?
Con quelle sue belle spiagge bianche e il suo mare limpido è
un posto perfetto per una vacanza o... chissà, un fuga
d'amore? - si esaltò da solo, lasciandosi preda alle proprie
congetture le quali, nonostante il tono scherzoso e frivolo, era ben
studiate e andarono ad insinuarsi come tanti aghi di ghiaccio
nell'animo di Izaya.
Ora cominciava ad
intuire di cosa stesse parlando.
- Ahahahah!.. Ma che
dico! Tu, Izzy, non sei certo il tipo da abbandonare di punto in bianco
Ikebukuro. Ahahaaha, ma cosa sono andato a pensare? -
scoppiò a ridere, e la sua risata sferzò
crudelmente, come un vento gelido, l'informatore, -... Un atteggiamento
simile è più adatto a dei ragazzini. Tu invece
sei un adulto, giusto? Hai delle responsabilità...-
A fatica il corvino
tentò di rilassare le spalle, senza accorgersene si era
irrigidito man mano che Benri aveva continuato a parlare, segno di un
nervosismo crescente, e si preparò per quanto possibile ad
incassare il colpo che sapeva sarebbe arrivato. Era sempre stato bravo
a recitare ed a mentire, ma quando si toccava certi argomenti diveniva
difficile anche per un esperto come Orihara far finta che non gli
importasse. Si faceva incredibilmente sensibile (per i suoi canoni), e
sembrava persino capace di provare emozioni umane.
- Difatti, nonostante
la tua giovane età sei il tutore di una ragazzina... una
liceale se non erro, acc-! Com'è che si chiamava? -
- Saki - volle mettere
rapidamente fine a quella pagliacciata Izaya, le manipolazioni erano di
suo gradimento solo quando era lui a farle. - Non provare a
toccarla...- aggiunse ringhiando, capendo di aver parlato solo quando
udì la propria voce, la quale però gli
risultò difficile da riconoscere, stranamente alterata.
Si sentì
come se d'improvviso fosse divenuto un osservatore esterno alla
situazione, non era più lui a muovere le proprie labbra,
qualcosa sembrava essersi insinuato nel suo corpo e lo aveva cacciato.
A forza era stato spinto lontano, in un angolo di se stesso a fare da
semplice spettatore, qualcos'altro ne aveva preso il posto.
Forse
perché era ancora sotto l'influsso delle droghe, forse a
causa delle ferite o dell'emorragia, Orihara fu incapace di celare il
flusso di emozioni che gli attraversavano l'animo, prima tra tutte la
rabbia, feroce e aggressiva, la quale scavò un tunnel sino
alla superficie, raschiando via ogni maschera di autocontrollo che
solitamente, in caso di difficoltà, si apprestava ad
indossare. Per la prima volta comprese il significato delle parole
"vedere rosso", e in minima parte si avvicinò a quella furia
da cui era investito solitamente Shizuo, ma era ben lontano dalla
bestia in cui il biondo sapeva trasformarsi.
- Ooh..? Allora l'hai
lasciata andare via libera, senza conseguenze,
perché di lei te ne importa - esclamò colmo di un
divertito stupore Benri, felice di aver toccato i tasti giusti, fiero
di se. Non era stato facile da trovare, Izaya lo aveva nascosto bene e
per poco il malavitoso non aveva creduto sul serio alla semplice
facciata che gli mostrava.
"Sono un bastardo
menefreghista e calcolatore, mi diverto a sfruttare qualsiasi persona
che mi si avvicina. Sono un mostro e nulla più" questo
dicevano tutte le informazioni riguardati il carattere dell'informatore
di Ikebukuro, Benri aveva faticato non poco (nonostante i mezzi non gli
mancassero), a trovare altro. Aveva dovuto avanzare a tentoni, andando
avanti con la semplice certezza che tutti ne possedevano uno, ogni
essere umano per quanto spregevole, crudele, bastardo fosse. Persino
Izaya non poteva vivere senza QUELLO.
E, alla fine, era
venuto fuori. Una splendida nota stonata nel comportamento del corvino,
capace di rivelare il disegno nascosto, lo strato più
profondo - oltre al ruolo di Informatore, oltre al Burattinaio, - di
Izaya Orihara. Aveva trovato il suo cuore!
La sua
umanità l'aveva insinuata tutta in quella ragazzina, l'unico
punto debole che si era concesso, questo era in realtà Saki
e il vero motivo per cui non l'aveva stretta a sé quando se
ne era andata, nonostante fosse una pedina di cui avrebbe ancora potuto
servirsi.
"Uno scacchista esperto non si fa
rubare neppure un pedone se sa che esso può tornagli utile
in qualche modo", quindi, perché lasciare che
lei e quel ragazzo gli fuggissero? Ciò a Benri non
era mai tornato.
Fatte delle ricerche
più approfondite aveva infine scoperto come due ragazzini,
minorenni e senza lavoro, potessero viaggiare per il paese senza
preoccupazioni, era Izaya a pagare i loro conti, risolvendogli ogni
problema di tipo finanziario supportandoli con un investimento di una
certa somma di denaro (al quanto alta), alla fine di ogni mese.
- Mi deludi Izzy, se
eri consapevole del suo valore avresti dovuto liberartene in maniera
definitiva - commentò Benri sprezzante, ridendosela di
gusto, ricolmo a tal punto del proprio esorbitante ego da rischiare di
scoppiare, simile ad un palloncino riempito con troppa aria.
- Fatti i cazzi tuoi,
sadico pervertito...- e avrebbe voluto aggiungere qualche espressione
ben più colorita l'informatore, sempre rivolto alla soglia
chiusa della propria cella, ma la lucidità si fece presto
largo nelle sue membra provate. Il suonò di un campanello
d'allarme gli martellò nelle orecchie provocandogli una
terribile fitta, il cervello richiamava la sua attenzione,
un'intuizione l'aveva appena folgorato, causandogli quell'emicrania da
cui era stato appena colpito.
La rabbia che stava
provando non era normale. Non era da lui, gli penetrava nella pelle,
sin dentro alle ossa e assopiva ogni ragionamento. Davvero
cominciò a credere di essere posseduto, per poi realizzare,
con un sorriso amaro, di essere ancora sotto l'effetto dei stupefacenti
fornitigli da Benri. Sapeva di non essere del tutto stabile,
emotivamente parlando, ma aveva un proprio autocontrollo, e questo non
lo perdeva mai, se non in casi speciali (il 98% dei quali finivano con
lui e Shizuo che fornicavano come conigli nel primo luogo appartato
capitatogli a tiro).
- Eppure è
l'azione più logica da fare - continuò a parlare
Benri, il volto sempre invisibile agli occhi di Orihara,
poiché era appoggiato con le spalle alla parete di fianco
alla soglia della cella, - ... per rendere una catena più
forte basta eliminarne l'anello debole, è ovvio no? -
A quel commento Izaya
non si trattenne dal scoppiare in una grassa e rumoroso risata, forse
un tantino sforzata, ma che voleva esprimere all'altro quanto ritenesse
sciocco il suo ragionamento, sperando anche di fargli perdere il suo
ormai noto autocontrollo.
- Sei ammattito del
tutto..?- si innervosì il malavitoso, non aspettandosi da
lui una reazione tanto stupida e spavalda,
- No, no...-
negò cercando di soffocare una seconda risata che gli
risaliva alla gola partendo dalla stomaco, -... è che, sai,
sono un appassionato di anime, e la tua frase mi ha ricordato una
puntata che ho visto l'altro giorno - spiegò, lo sguardo
nero pece acceso di una luce arrogante e crudele, il genere di occhiata
che riservava ai pezzi di cui aveva deciso di liberarsi, gettandoli
nella spazzatura.
Per un istante le sue
iridi sembrarono attraversate da un riflesso scarlatto, il quale fu
capace di donargli un aria mefistofelica, temibile e minacciosa
nonostante le condizioni penose in cui si trovava. E per quanto Benri
non avesse potuto vederne la mutazione, avvenuta in quella manciata di
secondi, avvertì qualcosa di diverso nella sua voce quando
riprese a parlare.
- Sai, seguendo il tuo
ragionamento, probabilmente, la catena cesserebbe di esistere... - gli
spiegò Orihara, -... perché ci sarà
sempre un anello più debole rispetto agli altri e,
continuando a toglierli, finirà che ne rimarrà
solo uno, il quale ormai solo non avrà più alcuna
utilità - decretò accennando ad un altro
risolino, - Io sono un amante dell'umanità, e amo studiarne
tutte le più recondite bassezze, ogni forma di codardia.
Ebbene, se l'intera umanità fosse una catena, a parer tuo,
quale posto occuperebbero i malavitosi che avvelenano la
società e portano il mondo a stagnare in un putridume sporco
d'urina?.. - c'era qualcosa di veramente terribile nelle sue parole,
quasi scaturissero dall'inferno, - Secondo me, la brava gente che vi
guarda dall'alto delle loro vite candide e pulite non si farebbe tanti
scrupoli ad eliminarvi come se si trattasse di piccole bestioline
nocive, piccoli ratti di fogna dispensatori di malattie e pestilenze -
rise, e sta volta Benri fu certo che gli fosse totalmente partito di
cervello.
- Parli quasi come se
la cosa non ti riguardasse, eppure tu fai parte della stessa cerchia -
osservò sentendosi pizzicare in un punto dietro la nuca. No,
forse si stava sbagliando, Izaya non stava impazzendo, anzi, stava
tentando di riprendere le redini del gioco, orchestrando a piacimento
il loro discorso, deviendolo dalla sua via principale, ovvero da Saki,
il suo "cuore".
- Ti correggo, io sono
un semplice osservatore. Mi limito a studiare tutto ciò che
reputo curioso, il caso vuole che altri siano interessati a sapere cosa
hanno visto i miei occhi e udito le mie orecchie e mi pagano per
saperlo - avrebbe voluto alzare le spalle, palesando una sicurezza del
tutto falsa, ma capace di ingannare chiunque.
- E Shizuo Heiwajima
è ciò che ritieni "curioso"? - decise di non
dargli troppe libertà di manovra, toccando sull'argomento
che al momento gli premeva maggiormente,
- Affatto. Shizu-chan
è una bestia, un mostro, non fa parte
dell'umanità. E' un esistenza a sé, e non suscita
in me alcun interesse, poiché d'umano non ha nulla (tranne
l'aspetto) - per una qualche ragione la sua risposta suonò
troppo perfetta per risultare vera, stava mentendo. Erano entrambi due
bugiardi di professione sentivano l'olezzo di menzogna a chilometri di
distanza e sapevano quando una loro stessa bugia veniva svelata
dall'altro. Difatti, Izaya intuì immediatamente di non
essere creduto.
- Si dice che serve un
mostro per riconoscerne un altro, e dal modo in cui parlavi poco fa
sembra che neppure tu ti ritenga un essere umano Izzy... - c'era stato
qualche minuto di silenzio prima che Benri prendesse parola, abbastanza
perché l'informatore cominciasse a credere se ne fosse
andato. - Quindi, adesso mi chiedo, è stato forse a causa di
Heiwajima se hai deciso di tramutarti in un mostro degno di fargli da
avversario? Temevi si sentisse solo a portare il peso del "diverso",
del "reietto"?.. Hai un lato inaspettatamente dolce, Izzy - rise
ironico,
- Adesso sono io a
chiederti se sei uscito di senno, non capisco cosa blateri - si
stizzì Orihara, il tono aspro, lo sguardo sottile,
- Me lo immagino, il
te adolescente: "con lui di certo non mi annoierò" avrai
pensato di sicuro qualcosa del genere; "Lui è una bestia,
non è un pedina con cui gingillarsi, ma è
abbastanza stupido da farmi divertire" sono convinto che hai fatto i
salti di gioia nel trovartelo di fronte. Dopo tutti quei esseri umani
che ti eri costretto ad "amare", ecco qualcuno che potevi finalmente
odiare, poiché (come hai detto tu poco fa), d'umano ha solo
l'aspetto...- aveva perso la possibilità di sviare il
discorso, alla fine era Benri che continuava a condurre la partita, -
... però, infine, ti sei reso conto di non essere alla sua
altezza. Quale delusione deve'essere stata per il tuo povero cuoricino -
- Ti avviso che io
sono due tacche sopra a quel cervello di protozoo. Avrà pure
una forza ercolina, ma non gli è ancora riuscito di
acciuffarmi - si sentì punto nel vivo, come ogni qual volto
ci fosse Shizuo di mezzo,
- Certo, certo...
adesso è diverso, lottate alla pari - gli concesse, quasi
stesse accontentando un bambino viziato intento a fare i capricci solo
per azzittirlo, - Questo perché hai deciso di
indossare i panni del mostro pure tu, perché ti annoiava
fare l'essere umano ed eri rimasto ammaliato dalla forza della
bestia... Ma se Heiwajima aveva le doti del mostro nel sangue, a te
mancavano - gli occhi si Izaya si fissarono sull'uscio, quasi potessero
scalfire la solida lastra di ferro che componeva la porta, - Il
ragionamento che hai fatto è stato semplice: "se Shizuo
è un mostro nel corpo, allora a me basta esserlo nello
spirito"; hai lasciato la tua umanità per avvicinarti a
qualcuno che, invece, la propria umanità non l'ha
abbandonata ma a cui è stato comunque donato l'appellativo
di "mostro"... Ah, sei proprio un romanticone -
- Falla finita! - lo
ammonì Izaya, stanco di quella favoletta e delle balle sul
proprio conto, irritato di non riuscire a trovare alcun modo per
replicare.
Era vero. Lui mostro
non lo era nato, a differenza di Shizuo, lo era diventato per sua
scelta, ma l'Heiwajima non aveva avuto tutto quel peso a cui Benri
sembrava piacer tanto credere. Aveva parlato a quel modo solo per
irritarlo, per farlo vacillare, e c'era riuscito.
- Peccato solo che tu
non sia stato in grado di liberarti del tuo "cuore", questo ti rende un
mostro incompleto Izzy ...- una sensazione di gelo tramutò
la calda e afosa stanza in una cella frigorifera, un brivido percorse
la pelle dell'informatore, -... ma non preoccuparti, visto che tu non
ci riesci, ci penserò io a liberarmene -
"Saki..." socchiuse lo
sguardo Izaya, chinando il capo quasi avesse appena ricevuto un colpo
in pieno petto, dire qualunque cosa sarebbe stato inutile, avrebbe solo
confermato ciò che Benri già sapeva, quindi
saggiamente soffocò le imprecazioni con cui stava per
riempirsi la bocca, mordendosi la lingua per fare forza su se stesso,
arrivando a farsela sanguinare.
- Per prima cosa
dovremmo contattare Yagiri - propose Shinra, in piedi dietro al divano
su cui Shizuo era seduto,
- E
perché?- gli chiese questi, confuso. Sapeva di aver
già sentito da qualche parte quel nome, ma non riusciva a
ricollegarlo a nessun volto,
- Non lo sai..? E' la
segretaria di Izaya -
- Da quando Izaya ha
una segretaria?! - si stupì voltandosi verso di lui, quasi
si volesse assicurare che non si stesse prendendo gioco di lui, ma il
castano alzò le spalle, scuotendo un poco la testa,
l'espressione sconfortata di chi comprendeva poco le azioni di un
altro.
Il motivo per cui ad
Izaya servisse una segretaria era uno dei suoi numerosi
misteri.
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