Note
dell'autrice:
Ciao a
ttt!! Ho aggiornato presto perchè avevo il capitolo
già pronto, purtroppo so già che non
sarò così celere negli aggiornamenti come questa
volta, però vi assicuro che non intendo lasciarla sospesa,
vi chiedo quindi solo un po' di pazienza in futuro! Ora passo ai
ringraziamenti per Klood!
Klood:
sono molto felice che il prologo ti sia piaciuto, e spero tanto che ti
piaccia anke qst primo cappy^^! Granzie infinite per avermi commentato,
nn vedo l'ora di leggere una tua recensione anke su qst cappy! Credo ke
si sia capito ki sarà il nostro caro (e aggiungerei
bellissimo, hihi) principe! Grazie ancora per il commento e per i
complimenti^^ tvtttttb Kisskiss 68Keira68
Ringrazio
tantissimo anke quelli che hanno solo letto, anche se mi farebbe tanto
piacere conoscere una loro opinione su questo capitolo^^
Vi
auguro buona lettura^^
kisskiss
68Keira68
1_
Al provino con Learco
“Ehi,
dormigliona! Svegliati sennò arrivi
tardi.” una
voce infastidita mi giunse
come ovattata. Uffa, stavo dormendo così bene. Mi rigirai
nel letto e ficcai la
testa sotto il cuscino. Però quel letto era davvero comodo,
molto più soffice
di quello che avevo a casa. Casa? Aspetta un attimo. C'era qualcosa che
non
tornava, come se mi fosse sfuggito un particolare. Velocemente il mio
cervello
fece mente locale. Casa-trasferimento-Londra-mattina- PROVINO!!!
Mi
svegliai di botto, mentre
tutti gli avvenimenti successi negli ultimi giorni facevano capolino.
Con uno
scatto degno di un felino mi ritrovai in piedi, di fronte ad una Marty
che
cercava di nascondere il suo divertimento con una finta faccia
scocciata.
“Marta!
Il provino! Oddio, che
ore sono? Farò in ritardo me lo sento!!” mentre
sbraitavo all'aria mi
precipitai in bagno, dopo aver afferrato il beaty-cause con i miei
effetti
personali.
“Calmati,
non sei ancora in
ritardo, hai tutto il tempo per fare ogni cosa, però devi
sbrigarti” mi ammonì
con fare materno.
Io
avevo già acceso l'acqua della
doccia intanto, e stavo aspettando si scaldasse quel tanto che bastava
per non
farmi avere un principio di congelamento.
La
mia amica mi raggiunse dietro
la porta del bagno.
“Tu
sei già pronta?” le chiesi.
Nella fretta non aveva nemmeno fatto caso se era vestita o aveva ancora
il
pigiama.
“Si,e
anche la tua colazione. Il
caffé è sotto che ti aspetta.” Ovvio,
in cinque anni che la conoscevo non si
era mai fatta trovare in ritardo o in preparata. La specialista nel
fare le
cose all'ultimo minuto ero io. “Certo che per svegliarti la
mattina ci vanno le
cannonate! Erano dieci minuti che continuavo a chiamarti, non hai
nemmeno
sentito la sveglia!” esclamò con un finto tono di
rimprovero che mal celava una
nota divertita nella voce.
“Avevo
sonno, uffa!” mi difesi
io. Uscii dalla doccia, avvolsi il mio corpo con un asciugamano color
pesca e
mi asciugai i capelli alla bell'e meglio, dopo aver setacciato il bagno
alla
ricerca di una presa della corrente per il phone.
“Che
ore sono?” richiesi io.
“Le
otto, il provino è alle nove
e mezza, ma ci vanno venti minuti d'auto per arrivare agli
studi”
Fantastico,
pensai
sarcasticamente.
Mi
rifiondai in camera, o più
precisamente nell'armadio, investendo la mia manager per il corridoio.
Dopo
aver rovistato un po' tra
una marea di gonne e pantaloni, riuscii a trovare la gonna beige da
intonare ad
una camicetta rossa che avevo pensato di indossare per quella mattina.
La gonna
mi arrivava poco più su del ginocchio e si coordinava con
una giacchetta del
medesimo colore, che decisi di tenere aperta. Infine misi le scarpe con
il
tacco nere, dopo aver opportunamente infilato le calze color carne.
Lanciai
un'occhiata titubante
allo specchio. Si, il completo era azzeccato.
Riandai
in bagno. Non trovando
Marty per il corridoio pensai che avesse giustamente optato per
scendere al
piano di sotto, evitando di rimanere travolta di nuovo dalla mia corsa
per
prepararmi.
Il
bagno era fantastico. Molto spazioso
e luminoso, con le mattonelle bianche, contava su di una vasca da bagno
grande
nell'angolo destro, subito vicino alla porta. Poco più in
là c'era una finestra
e sul muro opposto un enorme specchio con sotto un lavandino
incastonato in un
ripiano di marmo grigio, e una maliarde di cassetti. Sull'ultima parete
invece
si trovavano la doccia e il gabinetto. Vicino allo specchio iniziai la
complicata operazione-trucco. Partendo dal presupposto che non mi erano
mai
piaciute certe maschere veneziane che si facevano alcun mie colleghe,
questa
fase fortunatamente non sarebbe durata molto. Difatti misi
semplicemente un
filo di lucidalabbra rosa e passai un velo di matita azzurra attorno
agli
occhi. Perfetto. Ora rimaneva l'ultima parte della preparazione, la
più
difficile. I capelli. In cinque minuti passai mentalmente in rassegnai
un
centinaio di acconciature, ma dato che nessuna di esse mi convinceva,
optai per
quella che facevo più di frequente e che avevo
già usato per altri tre provini.
Un elegante crocchia dalla quale lasciavo sfuggire qualche ciocca
affusolata.
Mi
guardai con occhio critico
allo specchio. Conscia del fatto che non potevo fare miracoli senza
parrucchiere o estetista per di più in cinque minuti, mi
catalogai come
passabile. Soddisfatta, decisi di scendere giù per la
colazione. Quando arrivai
trovai Marta impegnata in un fitta conversazione al telefono. Per un
secondo mi
sentii male. I produttori avevano cambiato idea sul provino? Non
volevano più
darmi la parte? C'erano stati problemi con il cast?
Poi
però notai che la mi agente
conversava con un tono leggero e, cosa ancora più
importante, in italiano, perciò
non poteva essere nessuno che lavorava negli studios. Mi tranquillizzai
e mi
dedicai alla tazza di caffé e ad una brioche che trovai
appoggiati al tavolo.
Ormai la bevanda era diventata fredda, ma la bevvi lo stesso. Mentre mi
avventavo
sul cornetto alla crema diedi una rapida occhiata alla cucina. Ieri non
ci
avevo fatto molto caso, presa com’ero dalla mia nuova stanza,
ma ora mi
soffermai sulle quattro finestre che c’erano sia per la
parete che dava sul
giardino interno, sia per quella che dava sul giardino esterno. Passai
poi ad una
grande credenza in mogano che occupava tutto il muro infondo e il
tavolo sulla
quale attualmente stava la mia tazza della colazione, posto in centro
alla
stanza, più precisamente sopra un grande tappeto marroncino
che immediatamente registrai
come “da cambiare alla prima occasione”.
Infine c'era una grande cucina, che ricopriva
completamente la parte
sinistra del tinello e la quale comprendeva: frigo, fornelli, forno,
lavandino
e credenza attualmente vuota.
“Ok,
ciao,ci sentiamo...si si,
tranquilla, ti faccio richiamare subito dopo il provino!
Bacioni”
Marty
richiuse il suo nokia.
“Chi
era?” le chiesi curiosa. Al
posto di rispondermi, si alzò dalla sedia e si diresse verso
l'entrata. Solo
ora notai che aveva indossato il suo completo giacca e pantaloni blu
scuro.
“Te
lo dico dopo, ora finisci
quel cornetto e prendi la borsa. Dobbiamo andare” Obbedii.
Ingoiai quello che
rimaneva della mia colazione e corsi in camera a recuperare la borsa.
Quando
riscesi Marta mi aspettava già a bordo della sua pegeout.
“Allora,
chi era?” ridomandai una
volta chiusa la portiera.
“Tua
madre” mi rispose mentre
accendeva il motore e iniziava a sfrecciare per le vie della
città.
Mi
bloccai. “Mi...mia madre? E
perchè non me l'hai passata? E poi perchè ha
chiamato sul tuo cellulare?”
Oddio, che era successo?
“Non
iniziare a riscaldarti. Ha
chiamato me perchè dice che è mezz'ora che prova
sul tuo senza risultato perchè
è spento!”
“Ah”
colpita e affondata. E già,
non avevo nemmeno tirato il cellulare fuori dalla borsa da ieri
mattina, dopo
che le avevo spedito un semplice sms per dirle che il viaggio era
andato bene. Mi
aveva chiesto di chiamarla appena dopo che mi fossi sistemata. Che
figlia
degenere, me ne ero completamente scordata! “Acci, mi era
sfuggito di mente!”
Mi
guadagnai un'occhiataccia.
“Si, me ne ero accorta. E anche tua madre, alla quale stava
per venire un
infarto. Si aspettava che la chiamassi ieri pomeriggio. È da
ieri sera che è in
apprensione.” mi rimproverò.
Sperai
che il sedile potesse
inghiottirmi per nascondermi. Mi sentivo tremendamente in colpa.
“Scusami, mi è
sfuggito di mente, con tutte queste novità, le borse, il
viaggio, il provino,
non ci ho proprio pensato!” provai a giustificarmi.
“Non
è con me che ti devi
scusare.”
“Ma
se era così in ansia perchè
non ha chiamato lei ieri sera? O sul tuo cellulare o sul mio. Una delle
due le
avrebbe risposto.” cercai una debole linea difensiva.
“Perchè”
mi rispose scandendo
bene le parole “aveva paura di sembrare troppo ansiosa e di
non rispettare i
tuoi spazi, perciò ha aspettato tanto prima di prendere
l'iniziativa”
Ok,
ora mi sentivo proprio male.
“Uffa, come sta? Era tanto arrabbiata?”
“No,
era preoccupata, ma quando
ha capito che ti eri solo dimenticata il sollievo è stato
tanto da non farla
arrabbiare. Mi ha solo fatto promettere che l'avrei fatta chiamare da
te dopo
il provino.”
Meno
male. “Ma non potevi farmici
parlare subito?”
“No,
o conoscendo tua madre e te
non saremmo mai più arrivate in tempo agli
studios”.
Non
risposi all'affermazione
infida. Anche perchè sapevo che aveva ragione. Passammo il
resto del viaggio in
silenzio e io cercai con tutte le mie forze di non pensare a quello che
stavo
per fare. Mi concentrai sul panorama che si godeva dal finestrino,
mentre
torturavo l'orlo della gonna dall'ansia.
Marty
se ne accorse. “Ansiosa?”
chiese sorridendo comprensiva.
“Nooo”
risposi sarcastica, senza
staccare gli occhi dai palazzi che oltrepassavamo. Iniziai a sentire
una certa
nausea, così decisi di fissare la strada di fronte a me, nel
vano tentativo di
calmare il mio stomaco.
“Non
devi essere nervosa, ti
ripeto che il provino è una formalità. Il regista
ti ha già scritturata, la
parte da protagonista è tua” provò a
tranquillizzarmi. Fu inutile.
“Lo
so, me lo hai già detto.
Rimane il fatto che sto per prendere parte ad una grande produzione
cinematografica, del tutto diversa dalle mie solite commedie, con
attori e
registi molto più bravi ed esperti di me. Senza contare che
non so nemmeno chi
è il mio partner!” accompagnai l'ultima frase con
una bella e lunga
occhiataccia.
Per
tutta risposta, la mia amica
sbuffò al quanto sonoramente. “Senti, l'ultima
cosa è una sorpresa che sono
sicura ti piacerà e...”
“Marty,
è una persona, non un
regalo” le ricordai.
Fece
finta di non sentirmi. “E
poi non eri tu che volevi cambiare genere? Non vorrai tirarti indietro
proprio
ora”. Questa frase era nata al solo scopo di provocarmi. E
lei lo sapeva bene.
“Cosa?
No che non mi tiro
indietro, non l'ho mai fatto fin'ora e di certo non inizierò
adesso! Però mi
concedi di essere un tantino in ansia?” se fossi stata un
cane, probabilmente
avrei abbagliato. Il mio tono di voce non era molto diverso da un
ringhio.
Sorrise.
“Brava, così ti voglio,
grintosa, non impaurita come un topolino, quindi ora tira fuori quella
bella
vocina che ti ritrovi e incanta sia il produttore che i tuoi futuri
colleghi
con la tua performance!”
Non
riuscii a trattenere un
sorriso. Quella donna in un modo o nell'altro sapeva sempre da che
verso
prendermi.
“Bene,
siamo arrivati” mi informò
mentre accostava l’auto alla guardiola posta vicino ad un
grande cancello in
ottone con la scritta “STUIOS’S
PARAMOUNT” bella grande e visibile anche da
lontano.
Bene, inizia lo spettacolo dissi a me
stessa per farmi coraggio.
Marta
mostrò il lascia-passare e
la guardia aprì le cancellate. Entrammo in un enorme
complesso fatto da tanti
edifici colorati. Eravamo sulla strada principale, dove poi partivano
tutte le
diramazioni per raggiungere le varie aree degli studios. Mi ripromisi
di fare
un giro di perlustrazione in futuro. Quel posto già mi
piaceva! Girammo a
destra al terzo incrocio e posteggiammo l’auto nel parcheggio
riservato. Scesi
dal veicolo facendo un grosso respiro e seguii Marta che intanto era
già
arrivata al citofono posto vicino ad un grande portone. Mi guardai un
attimo
attorno. La zona era piuttosto anonima. C'era un grande parco dalla
parte
opposta al parcheggio, e più in là si notavano i
palazzi della città, oltre al
muro e al cancello dalla quale eravamo passate. L'unica cosa
particolare era la
grandezza dell'edificio rosso che ci sovrastava. Era enorme, come
d’altronde
tutti gli altri stabili che ci circondavano.
“Ehi!
Betta, hai intenzione di
rimanere lì tutto il giorno?”
La
“dolcissima” voce di Marty mi
riscosse dai miei pensieri. Mi affrettai a raggiungerla. La porta era
già
aperta, così entrammo insieme a testa alta e, per quanto mi
riguardava, con la
voglia matta di scappare a gambe levate.
Appena
dentro, la mia amica si
diresse alla guardiola dell’edificio per chiedere, in
perfetto inglese, del
corridoio quattro, dove ci aspettavano Alfonso Cuaron e il resto della
troupe.
“The second door on
the right of the corridor”
“Thanks,
good bye”
Ci
incamminammo verso la strada
indicata e, mano a mano che ci avvicinavamo, iniziammo a sentire alcune persone che
discorrevano
tranquillamente. Le voci provenivano dalla direzione che dovevamo
imboccare noi
quindi di sicuro appartenevano al regista e agli altri. Il mio cuore
iniziò ad
accelerare.
Finalmente
giungemmo a
destinazione, aprimmo la porta e potei vedere una grandissima stanza,
piena di
telecamere e di gente indaffarata che andava avanti e indietro per
portare a
termine il loro lavoro. La mia attenzione fu catturata da un gruppetto
di quattro
persone che chiacchieravano allegramente infondo alla sala. Erano tre
uomini e
una donna. Quest'ultima non la conoscevo, però avevo subito
capito chi erano
gli altri tre, e ciò fece fare al mio stomaco una capriola da medaglia
d'oro. L'uomo più
anziano era il regista, Alfonso Cuaron, e subito accanto a lui c'era
Ralph
Fiennes. Ciò già di per se poteva costituire un
buon motivo per avere il cuore
a mille, ma non fu questo a mettermi in soggezione, d'altronde me li
aspettavo,
Marta mi aveva informato sia su chi era il regista sia sulla presenza
dell'attore inglese nel cast. Quello che mi procurò un mezzo
infarto era l'aver
finalmente scoperto chi era il mio partner, colui che avrebbe girato
metà delle
scene con me. Perchè accanto all'attore di Shakespeare
in Love c'era l'ultima persona che pensavo di vedere.
C’era l’attore che
avevo seguito sin dall’inizio della sua carriera e che, anche
se mi vergognavo
ammetterlo, avevo ammirato come qualsiasi altra ragazza fan sfegatata
del Signore degli Anelli.
C’era il ragazzo
che consideravo il miglior attore al mondo sia che si presentasse come
pirata
che come elfo che come principe.
C’era
Orlando Bloom.
Mi
fermai esattamente dov'ero,
incapace di proseguire. La mia agente, accortasi della mia reazione, si
voltò e
mi diresse un luminoso sorriso.
“Se
ti sei bloccata per ciò che
penso, posso confermare i tuoi dubbi. Si, quello è il tuo
caro co-protagonista”
Improvvisamente
sentii la
colazione che prepotente cercava di tornare su. La guardai lanciandole
un
sguardo di puro terrore. Non potevo credere che avrei recitato accanto
a lui!
Iniziò anche a girarmi la testa.
“Elisabetta?
Tutto bene?”
probabilmente non doveva avere una bella cera, Marty iniziava a
preoccuparsi.
“No,
oddio, temo di avere
disimparato a respirare” la mia amica mi si
affiancò.
“Forse
avrei dovuto dirti con chi
avresti recitato” disse, più rivolta a se stessa
che a me.
“Si,
avresti dovuto dirmelo
eccome! Per smaltire una notizia del genere ci vanno almeno cinque
camomille e
sei ore” digrignai.
“Va
bene, scusa, però adesso calmati
e cerca di riprenderti, ricorda perchè sei qui e soprattutto
pensa che lui è
una persona esattamente come te, quindi, per favore, cerca di rimettere
in
funzione il tuo cervellino e ricomponiti, sembri un cadavere”
Anche
se odiavo ammetterlo, aveva
ragione. Mi stavo comportando
da
stupida. Sembravo una quindicenne che ha appena visto il suo cantante
preferito. Dopotutto ero un'attrice anch'io, una professionista, non la
prima
arrivata. Feci un bel respiro profondo e cercai di calmarmi con questi
ragionamenti. Anche se le gambe non la volevano proprio sapere di
smettere di
tremare!
Per
fortuna a poco a poco mi
tornò il colore sulle guance, che si era momentaneamente
dato alla latitanza
insieme al mio auto-controllo, e Marty mi disse: “Brava, sei
tornata
presentabile. Ora per favore stampati un bel sorriso sulle labbra e
procedi a
testa alta.” Risi del consiglio, e il fatto che riuscii a
farlo era la prova
che il peggio era passato. Cercai
di
valorizzare il mio metro e sessantacinque di altezza stando ben dritta
e mi
esibii in un sorriso dolce ma deciso. Perfetto, a parte il fatto che il
mio stomaco
continuava ad allenarsi per la gara olimpionica delle capriole, ero
pronta.
Seguita
a ruota da Marta, mi
diressi a passo deciso verso il gruppetto in fondo alla sala.
Si
accorsero della nostra presenza
quando eravamo a pochi metri di distanza. Il primo a salutarci fu il
regista,
che ci riconobbe all'istante.
“Oh, Miss Catari!
Good morning! And this
beatiful girl is Miss Sogni, right?” ci venne incontro, e
strinse la mano ad
entrambe, con un sorriso paterno. Quest'uomo già mi piaceva,
in qualche modo
trasmetteva calma, e in questo momento era esattamente la cosa della
quale
avevo più bisogno.
“Yes,
I am. Nice to meet you, Mr
Cuaron.” lo salutai io, sorridendo a mia volta.
“Ralph,
Orlando, Julia, this is
Elisabetta Sogni, the italian actrisse that play Dubhe in the
film.” mi
presentò il regista. Evidentemente Marta la conoscevano
già. Ralph Fiennes si
avvicinò cordiale, si presentò e mi strinse la
mano.
“Pleased to meet you,
Mr Fiennes” risposi io.
“Oh,give me you,
please! You fell me hold!”
mi rispose gioviale. Sorrisi all’affermazione,
dopodichè si presentò la giovane
donna che non conoscevo. Aveva lunghi capelli biondi e gli occhi
castani. Era
alta più o meno come me e avrà avuto la mia
stessa età, ma dal fisico asciutto
dubitavo apprezzasse la buona cucina come la sottoscritta.
“Hello,
I'm Julia Annis!” anche
lei sembrava molto aperta, e apprezzai il fatto che mi desse subito del
tu.
“Hi,
nice to meet you!” ormai
stava diventando un ritornello.
L'ultimo
a presentarsi fu proprio
lui, e quando si sporse per stringermi la mano, temetti di stare per
subire un
arresto cardiaco.
“Hello
Elisabetta, I'm Orlando, pleased
to meet you and welcome to the cast” La sua voce era molto
più sensuale e
morbida di quanto appariva in tv o era una mia impressione? Avrei
giurato fosse
anche più alto visto dal vivo... Betta, ferma, ripigliati,
ed evita di fare
figuracce.
“Thank
you. And nice to meet you,
too” risposi, restituendo il dolcissimo sorriso che mi stava
facendo.
“Very well, now we
can begin the test” esclamò
Cuaron.
“Elisabetta,
questa è la scena
che devi presentare insieme a Orlando ora, devi solo recitarla ad alta
voce,
nient’altro. Puoi leggertela un momento per conto tuo, se
vuoi” aggiunse poi
rivolto a me. Annuii decisa, per poi fulminare Marta con uno sguardo
senza
farmi notare. Aveva detto che avrei recitato da sola, non con lui!
Pazienza,
Betta, pazienza, ora ti rilassi, leggi il copione e ti prepari, sono
poche
righe, ce la puoi fare, fai vedere quello che vali, forza!
La
scena era semplice, era un
piccolo dialogo tra me e lui, ovvero, tra Dubhe e Learco. Lui cercava
di
convincermi a stringere un accordo. Learco mi avrebbe aiutato a
togliere la
maledizione se io mi fossi unita a lui e ad un gruppo di ribelli con il
compito
di detronizzare il tiranno, suo padre.
Alzai
la testa dal copione, e
vidi che il regista, Ralph, Marta e Julia si erano sistemati su alcune
sedie,
poco distante dal punto in cui io e Orlando avremmo recitato la scena,
ovvero,
al centro esatto della stanza. Quest'ultimo era già in
posizione e mi sorrideva
incoraggiante, aspettando che mi avvicinassi. Mi affrettai a
raggiungerlo, e
quando gli fui abbastanza vicino mi chiese: “Are you
ready?”
“I
hope so” gli risposi, cercando
di sorridere. L'ansia stava ritornando.
Probabilmente
si accorse del mio
nervosismo perchè mi disse “Tranquilla,
andrà tutto bene, Alfonso ti adora già,
non sai quanto ci ha elencato le tue doti recitative, quindi non hai
motivo di
preoccuparti” che gentile, neanche mi conosceva ma
già si preoccupava per me.
No,
Betta così non andiamo da
nessuna parte, per favore riprenditiiiiiiii!!!!!!
“Grazie”
mi limitai a dire.
“Bene,
se siete pronti possiamo
cominciare. Ciack!” la voce di Cuaron diede il via al provino.
Non
so bene se fossero state le
parole di Orlando a tranquillizzarmi, ma fatto sta che dopo quella
magica
parolina, “ciack”, tutta l'ansia che avevo
sparì all'improvviso. Il cuore e la
respirazione tornarono normali e in qualche modo riuscii anche a
dimenticare
che l'attore che mi stava accanto era il mio idolo personale. Non ero
più “Elisabetta
la giovane italiana in ansia”. Ero “Elisabetta
l'attrice”, perfettamente a
proprio agio sotto i riflettori e con un copione in mano.
La
prima battuta toccava a lui.
“Tu non capisce Dubhe! Avresti solo da guadagnarci,
perchè ti ostini a non
accettare la mia offerta?”
Lanciando
solo una rapida
occhiata al copione recitai fissandolo dritto negli occhi,
perfettamente calata
nel mio ruolo: “Sei tu che non capisci. Questa guerra non ha
nulla a che vedere
con me! Il Mondo Emerso non mi interessa, voglio solo trovare quel
maledettissimo antidoto, il resto non mi riguarda”
Lui
scosse la testa e fissandomi
a sua volta, mi rispose “Non sai quello che dici. Come
può non riguardarti? Sei
un abitante di queste terre e per
ciò è una
faccenda anche tua, che ti piaccia o no. il tuo aiuto potrebbe essere
decisivo…”
La
scena durò circa cinque
minuti. Entrambi ci fermammo allo stop del regista, che ci raggiunse
entusiasta.
“Perfetta,
ragazzi, bravissimi!”
Ci raggiunsero anche il signor Fiennes e Julia.
“Bhè,
Elisabetta, è inutile dire
che sei presa. Lo sapevi già, ma ora è ufficiale,
se mi segui possiamo firmare
il contratto. Sapevo di potermi fidare, e mi congratulo con te anche
per la tua
ottima pronuncia, posso immaginare che recitare in una lingua straniera
sia più
difficile che nella propria.” Mentre parlava ci stavamo
dirigendo verso un
tavolo rettangolare posto all'altra estremità della stanza,
che prima non avevo
notato. Intanto la “Elisabetta attrice” aveva
nuovamente ceduto il posto alla “Elisabetta
giovane italiana in ansia”. Era tornato anche il batticuore,
ma questa volta
per la felicità di essere riuscita a rispettare le
aspettative, senza farmi
prendere dalla paura. Ed a
giudicare
dall'addirittura eccessivo entusiasmo di Cuaron, ero piaciuta eccome.
Intanto
Orlando mi si era
nuovamente affiancato. Il mio cuore perse un battito quando
incrociò di nuovo il
mio sguardo. Come diamine avevo fatto a rimanere concentrata prima,
quando lo
avevo fissato dritto negli occhi duramente?
“Sei
stata veramente brava,
complimenti” mi elogiò.
“Grazie,
anche tu sei stato
bravissimo” ricambiai. Ed era assolutamente vero. Recitava in
maniera divina.
Mentre leggeva il copione era perfettamente calato nella parte, si era
facilmente capito dal tono di voce dura e dal suo sguardo
improvvisamente
severo, molto diverso da quello dolce che mi rivolgeva ora. Il suo
complimento
lo apprezzai molto più degli altri.
Attorno
al tavolo in legno
c'erano diverse sedie. Ci accomodammo, dopodichè Alfonso mi
porse il contratto
ed una penna. Lo scorsi velocemente, tanto sapevo già cosa
c'era scritto, era
un'altra prassi inutile. Firmai senza esitazioni e glielo restituii.
Dopodiché
ci informò in che modo
si sarebbero succedute le varie fasi di produzione del film.
“Allora,
prima di dare il via con
le riprese dovrete allenarvi nella scherma, nell'equitazione, nel tiro
con
l'arco e in altre armi elencate nel libro. E dovrete fare anche un bel
po' di
palestra, i vostri personaggi sono quasi degli acrobati, ricordate, e
anche se
alcune scene troppo oltre le faranno gli stuntman, dovete essere ben
allenati.”
A
quest'ultima frase sentii
chiaramente Orlando schiarirsi la voce in segno di disapprovazione.
Cuaron si
rivolse a lui con un mezzo sorriso sulle labbra. “So la tua
avversione per gli
stuntman, Orlando, però temo che se la scena
richiederà competenze acrobatiche
fuori dalla tua portata, dovrai arrenderti all'evidenza che non puoi
recitarla
tu” gli disse.
Il
ragazzo sbuffò. “Vedremo
quando si presenterà l'occasione, ma per ora dubito che ne
avrò bisogno. Odio
che il mio personaggio venga interpretato da qualcun altro”
gli altri due
risero sotto i baffi.
Io
sorrisi tra me e me. Per quel
che mi riguardava ero d'accordo con lui. Non ero di certo un'acrobata,
ma
fin'ora neanche io avevo mai usato uno stuntman e non avevo intenzione
di
iniziare proprio ora. Anche se bisogna ammettere che nelle commedie
romantiche
le scene pericolose sono ridotte a zero.
Il
regista proseguì con la sua
spiegazione dopo aver mormorato qualcosa che suonava come un
“cocciuto”. “Tornando
a noi, credo che ciò richiederà circa un mese e
mezzo, intanto il resto della
troupe penserà ai costumi e alle scenografie. Quando sarete
abbastanza pronti,
potremmo cominciare con la produzione vera e propria, anche se dovrete
continuare ad allenarvi, ok?”. Tutti annuimmo.
“Quando
inizieranno le lezioni?”
chiese Marta.
“Dopodomani
alle otto. Ci sarà
quella di scherma in Cromwell's street, abbiamo pagato un istruttore
che vi
insegnerà nella palestra di Sword's Land. Mentre verso le
tre del pomeriggio,
poco distante dalla suddetta palestra, dovrete andare nel centro ippico
in
Oxford's street, dove vi attenderà un altro istruttore.
Comunque ora vi
distribuirò un foglio con su scritto tutti gli orari. Altre
domande?” chiese
poi.
“Si,
una” intervenì Orlando
“Dov'è Sean?”
All'improvviso
mi ricordai del terzo
protagonista maschile del film. Sena Bean il quale doveva interpretare
il
tiranno, ovvero il padre di Orlando. E già, dov'era?
“è
vero, non doveva venire anche
lui?” si inserì Fiennes nella conversazione.
“Ha
chiamato stamattina presto.
Sua madre Rita si è fatta male cadendo dalle scale e l'hanno
dovuta portare al
pronto soccorso.”
“Oddio,
è grave?” chiesi io,
preoccupata.
“No
no, per fortuna no. Si è solo
slogata la caviglia, nessuno trauma cranico, considerando il tutto
è andata
bene, però logicamente non è potuto venire qui
oggi. Lo chiamerò io dopo per
dirgli tutto.” Mi tranquillizzai. “Bene, a meno che
non abbiate altre domande,
questi sono i fogli con la vostra tabella di marcia, mentre questi sono
i
vostri copioni.” ci distribuì un foglietto insieme
ad un libricino con la
copertina azzurra con sopra scritto Wars
of the World Emerged. “Conoscerete gli altri attori
dopodomani, alla
lezione di scherma. Qualcuno vuole aggiungere qualcosa?” dato
che nessuno disse
niente, concluse con “Perfect, see you soon, then. Good
bye”. Ci alzammo tutti
quanti rispondendo al saluto.
Non
feci nemmeno tre passi dal
tavolo che sentii la voce di Orlando che mi chiamava.
“Elisabetta,
scusami, volevo
chiederti una cosa”
Mi
voltai sorpresa. “Certo,
chiedi pure. Comunque per gli amici sono Betta” aggiunsi con
un sorriso. Wow,
tutto questo coraggio da dove veniva ora?
Anche
lui mi sorrise, improvvisamente
raggiante. “Betta allora, ascolta, Ralph, Julia, Sean,
Alfonso e io domani sera
usciamo insieme per mangiare una pizza. Niente di formale, solo una
cena tra
amici, ti andrebbe di venire? Ovviamente l'invito vale anche per te
Marta”
aggiunse poi rivolto alla mia agente.
Allargai
il sorriso. Ovviamente
non ci pensai due volte. “Certo, mi farebbe più
che piacere, grazie dell'invito.
Marta?” guardai la mia amica.
“Anche
a me farebbe piacere,
grazie” rispose lei.
“Grazie
a voi. Allora,
l'appuntamento sarebbe alle otto alla pizzeria Six Brothers in
King’s Road,
sapete dov'è?”
Avrei
voluto rispondergli che era
un miracolo se sapevo ritrovare la strada di casa mia in Italia, a
Torino, e
che ero dotata di un senso dell'orientamento pari a zero, ma mi limitai
ad un
più semplice “No”. Per fortuna mi venne
aiuto Marty che affermò di saperci
arrivare.
“Perfetto,
ci vediamo domani
allora, ok?”
“Of course, bye bye
everybody!”
Io
e Marta ci allontanammo
lentamente dagli studios, dopo aver salutato tutti.
Solo
quando fummo in macchina ad
una ragionevole distanza dalla Paramount, mi concessi un enorme respiro
liberatorio, accompagnato da una sequenza di
“Evvai” “Si” “Non ci
posso
credere” “Yuppi!”.
Quando
arrivammo a casa chiamai
di corsa mia madre, che rispose al primo squillo.
“Pronto?
Betta?”
“Si
mamma sono io” mentre parlavo
con voce concitata, iniziai a camminare avanti e indietro per
l'ingresso.
“Oh,
Elisabetta, mi hai fatto preoccupare
tanto ieri, e anche stamattina! Perchè avevi il cellulare
spento? Mi stava
venendo un arresto cardiaco!” mi accusò.
Ciò
non scalfì il mio entusiasmo.
Nonostante la frase volesse suonare come un rimproverò, il
tono dolce di mia
madre, che era assolutamente incapace di sgridarmi, rovinò
l'intento.
“Scusami
mamma, hai assolutamente
ragione. Mi dispiace tanto, è che con tutte queste
novità me ne ero
completamente dimenticata!” mi scusai sincera. Con la cosa
dell'occhio notai
Marta che si eclissava in tinello scuotendo la testa.
“Non
importa, ormai è fatta. Ma
dimmi, com'è Londra? È bella come ti aspettavi e
la casa? Ti sei trovata bene?
E questo provino? Raccontami tutto!”
Un'altra
cosa bella di mia madre
è che spesso e volentieri sembrava una ragazzina curiosa, e
ciò era uno dei
motivi per cui avevamo sempre avuto un ottimo rapporto.
“Oh
mamma, non ti puoi nemmeno
immaginare! La casa è stupenda!! è una villetta a
due piani con giardino! Ora è
un po' vuota, ma presto andrò a fare compere e dopo una
bella mano di vernice,
sono sicura che sarà ancora più bella e
accogliente. Non
sono ancora riuscita a visitare la città
purtroppo, ma sono qui solo da ieri e ho dovuto far prevalere il dovere
sul
piacere, ma io e Marty oggi avevamo in programma di andare in centro,
così mi
fa girare un po' per Londra. Tuttavia un giro vero e proprio lo
farò quando mi
sarà sistemata meglio, perchè ora ho l'agenda
piena di impegni!” sembravo un
fiume in piena e probabilmente mia madre aveva capito metà
delle cose che avevo
detto, ma ero talmente agitata e felice che non riuscivo a parlare con
più
calma.
“Sono
contenta che ti trovi bene!
E questo film?” A quanto pare, nonostante la
velocità razzo a cui ero andata,
il messaggio principale era arrivato chiaro: ero felice.
Le
raccontai minuto per minuto
come era andato il provino, soffermandomi in particolare su chi sarebbe
stato
il mio partner. Appena ebbe udito la notizia, la gioia di mia madre
esplose in
un “Wowwwwwwww!!!!!!!!!!! Incredibile, proprio lui!! Oh
figlia mia me lo devi
fare conoscere! Sono felicissima per te! Però mi raccomando,
cerca di non
prenderti una cotta per lui, siete colleghi! E poi sai come cambiano
idea in
fretta su certe cose, gli attori! Capisco che è bello,
però...”
Al
che ero diventata rossa come
un pomodoro. Meno male che per telefono non poteva accorgersene.
“MAMMA! Cosa
dici?! Siamo solo colleghi e massimo diventeremo amici! Cosa vai a
pensare?!”
cercai di assumere un tono indignato.
Il
resto della conversazione
proseguì in modo più tranquillo e meno equivoco
per fortuna. Riattaccai dopo
un'ora e mezza sfinita dalla conversazione.
Mi
trascinai in tinello, per poi
lasciarmi cadere su una delle sedie in legno attorno al tavolo. Marty
era già
ai fornelli.
“Non
è un po' presto per
cucinare?” le chiesi.
“Guarda
che è mezzo giorno”
mi informò divertita.
“Di
già?” La mia amica si limitò
ad annuire con la testa.
Forse
ero io che ero svampita
oppure erano le miliardi di cose da fare le quali parevano infinite, ma
pareva
che ultimamente il tempo stesse volando!
Aiutai
Marty ad apparecchiare la
tavola con le stoviglie di plastica.
“Prima
o poi ci dovremo comprare
un servizio di piatti e posate, lo sai vero?”
“C’è
tempo, non è in cima alla
mia lista delle priorità. E poi i piatti di plastica hanno
il vantaggio che non
vanno lavati” risposi ridendo io. Marta scosse la testa e
portò in tavola la
pentola con la pastasciutta. Gnam, si mangia!
“Buon
appetito!” esclami contenta
e mi fiondai sulla mia portata.
“Allora,
qual è la tabella di
marcia per il pomeriggio?” chiesi mentre arrotolavo alcuni
spaghetti attorno
alla forchetta.
“Dimmi
tu, hai carta bianca, se
ti va possiamo iniziare a fare un giro dei negozi immobiliari per
arredare la
casa, ma se preferisci girare Londra da brava turista sono certa che
possiamo
sopravvivere ancora qualche giorno senza tappeti e con i muri
bianchi”
“Ecco,
i muri sono tra le mie
priorità per esempio, non sopporto di vederli bianchi, sono
tristi! Però per
oggi preferirei visitare la città, ho voglia di svagarmi, il
lavoro per almeno
venti quattr’ore può attendere!” decisi
dopo aver deglutito un’abbondante
forchettata.
“Perfetto,
allora oggi andiamo
prima al Big Bang, poi davanti a Buckingham Palace e infine a Trofalgar
Square.
Dubito che in una sola giornata riusciamo a visitare altri luoghi ma mi
sembra
un buon inizio, che ne dici?”
“Ci
sto, e voglio scattare un
mucchio di foto, così poi le invio a mia madre”.
Felici
della nostra prospettiva
di un pomeriggio di divertimento, passammo il resto del pranzo a
discorrere del
più e del meno, raccontandoci altri aneddoti che nel mese di
lontananza ci
erano capitati.
♥
“Buckingham
Palace è stupenda! Ho
già detto che adoro questo posto?”
Marty
scoppiò a ridere “No, se
non si contano le cinquemila volte precedenti”
“Ok,
sono ripetitiva, ma non puoi
immaginare quanto sia contenta di essere qui! Mi sembra un
sogno”
“L’avevo
intuito. Comunque ne
sono felice dato che staremo qui per un bel po’”
Le
scattai una foto a tradimento
e lei fece finta di arrabbiarsi.
“Scusami,
hai detto tu che
passeremo qua parecchio tempo e poi non vuoi nemmeno immortalare un
momento
della tua permanenza a Londra?” le domandai scherzosamente.
Ridemmo
entrambe e io feci
scorrere il mio sguardo attorno a me. Era tutto perfetto. Era una
splendida
giornata primaverile, aprile era iniziato da un pezzo, e il sole faceva
bella
mostra di sé in alto nel cielo, battendo addirittura le
famose e stabili nuvole
londinesi. L’atmosfera che regnava era allegra. La gente era
tranquilla e già
pregustava l’arrivo delle vacanze, alla quale mancavano solo
un paio di mesi. E
poi c’era Buckingham Palace dinanzi a noi, che torreggiava
maestosa e imponente
su tutto ciò che ci circondava.
“Betta
cara, non abbiamo ancora
discusso su quello che è successo questa mattina. Oltre
ovviamente a tutte le tue
esclamazioni di gioia che hai sparato a macchinetta una volta in
auto” Marty mi
distolse dalla mia contemplazione del palazzo reale inglese.
“Già,
è vero, però non trovo che
ci sia qualcosa sulla quale discorrere. Sono stata presa, ho conosciuto
il cast,
domani inizio e sono strafelice cos’altro dovrei
dire?”
La
mia manager sbuffò
sonoramente. “Per esempio che effetto ti fa sapere che
lavorerai con un tuo
idolo” mi consigliò.
Io
la guardai un attimo a bocca
aperta. “Che razza di domanda. Sono contenta, anche se avrei
gradito che qualcuno mi avvisasse
prima di vederlo
in prima persona, dato che ho rischiato l’arresto cardiaco
stamattina. Spero che
diventeremo amici, spero di diventarlo anche con gli altri, mi sono
sembrate
tutte persone molto simpatiche, e mi auguro di imparare molto da loro
dal punto
di vista professionale”
Lei
mi squadrò scettica. “Sei
sicura che siano tutte qui le tue speranze?” chiese.
Perfida
insinuazione. Perfidissima.
Risposi pronta comunque sia. “Ma certo Marty, è un
collega, cos’altro potrei
volere oltre che l’amicizia, ti ricordo che io sono una
professionista!”
“Ah,
io me lo auguro” sospirò
prima di proseguire. “Sai, oggi mi hai fatto preoccupare
quanto hai avuto
quella reazione alla vista di Bloom. Sapevo che per te sarebbe stata
una
bellissima sorpresa in quanto conosco la tua ammirazione per lui, ma
per un
attimo ho temuto che la tua stima nascondesse invece una cotta per quel
ragazzo”
mi confessò guardandomi cauta.
“COSA?!”
urlai io. “Ma cosa vai a
pensare! Io lo considero semplicemente un grande attore, nulla di
più, Marty mi
conosci, non sono il tipo da sbavare dietro agli attori e fantasticare
sopra l’immagine
perfetta che danno in tv, che tra parentesi il 99% delle volte
è semplicemente costruita
a tavolino.” Mi difesi con calore.
“Va
bene, va bene, calma, era mio
dovere chiedertelo. Comunque ne sono felice. Sarete colleghi,
reciterete a
stretto contatto per un sacco di tempo, non sarebbe affatto il caso di
innamorarsi di lui, le storie nate sul lavoro creano solo problemi e
finiscono
male” mi ammonì.
“Marty,
tranquilla, non intendo
mettermi con nessuno del cast, ok?” la mia amica parve
convinta dopo un’ultima
occhiata critica al mio viso, e si decise a cambiare argomento.
Io
tra me e me faci un grosso,
enorme sospiro. Intendiamoci, quello che le avevo detto non era una
bugia,
davvero non mi ero presa una cotta per Orlando, però dovevo
ammettere che l’averlo
conosciuto oggi di persona mi aveva stordita al quanto. Era davvero
bellissimo,
la televisione non gli rendeva giustizia, e da quel poco che
l’avevo conosciuto
potevo assicurare che fosse anche molto dolce e gentile.
Però la mia
ammirazione era tutta provata da un punto di vista professionale. Mi
piaceva da
impazzire come si calava in ogni parte, le espressioni del suo viso,
l’enfasi
con la quale diceva ogni battuta. Amavo il suo modo di recitare, non
lui. NON lui, ripetei a me stessa.
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