Fanfic su attori > Orlando Bloom
Segui la storia  |       
Autore: 68Keira68    29/10/2008    1 recensioni
Ciao
a tutti^^! Questa è la prima
volta che scrivo una ficcy su un attore e non potevo non farla sul
mitico
Orlando Bloom! Spero che vi piaccia e che commenterete numerosi^^! Ora
passo a
dirvi qualcosa sulla ficcy:
"Elisabetta Sogni è una
famosissima attrice italiana, ma ad un certo punto della sua breve ma
già
brillante carriera decide di sperimentare il cinema estero, e cosa
c'è di
meglio che un bel fantasy di produzione inglese? Nuovo regista, nuova
città e
nuova casa, ma probabilmente il cambiamento più grande lo
subirà il suo cuore
in questa nuova fase della sua vita, quando scoprirà che il
co-protagonista che
girerà il film assieme a lei è niente di meno che
Orlando Bloom, l'attore che
lei ammira più di chiunque altro""Aspetta, ti
aiuto" si avvicinò a me e appoggiò la sua mano
sulla mia, che al momento
aveva le nocche bianche a causa della forza con la quale stavo
stringendo
l'arco. Tutta colpa del nervosismo. E del mio cuore che aveva iniziato
a battere
a mille... Quando mise il suo mento nell'incavo del mio collo,
probabilmente
per avere il mio stesso punto di riferimento per il bersaglio, fu
troppo...
Sentivo il suo respiro vicino al mio orecchio, e i brividi che
trasmetteva
erano quasi insostenibili... Se non si fosse allontanato subito
probabilmente
me ne sarei infischiata di arco e cast e l'avrei baciato lì
davanti a
tutti....
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Orlando Bloom
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Note dell'autrice:

Ciao a ttt!! Ho aggiornato presto perchè avevo il capitolo già pronto, purtroppo so già che non sarò così celere negli aggiornamenti come questa volta, però vi assicuro che non intendo lasciarla sospesa, vi chiedo quindi solo un po' di pazienza in futuro! Ora passo ai ringraziamenti per Klood!

Klood: sono molto felice che il prologo ti sia piaciuto, e spero tanto che ti piaccia anke qst primo cappy^^! Granzie infinite per avermi commentato, nn vedo l'ora di leggere una tua recensione anke su qst cappy! Credo ke si sia capito ki sarà il nostro caro (e aggiungerei bellissimo, hihi) principe! Grazie ancora per il commento e per i complimenti^^ tvtttttb  Kisskiss 68Keira68

Ringrazio tantissimo anke quelli che hanno solo letto, anche se mi farebbe tanto piacere conoscere una loro opinione su questo capitolo^^

Vi auguro buona lettura^^

kisskiss 
68Keira68

1_ Al provino con Learco

 

“Ehi, dormigliona! Svegliati sennò arrivi tardi.”  una voce infastidita mi giunse come ovattata. Uffa, stavo dormendo così bene. Mi rigirai nel letto e ficcai la testa sotto il cuscino. Però quel letto era davvero comodo, molto più soffice di quello che avevo a casa. Casa? Aspetta un attimo. C'era qualcosa che non tornava, come se mi fosse sfuggito un particolare. Velocemente il mio cervello fece mente locale. Casa-trasferimento-Londra-mattina- PROVINO!!!

Mi svegliai di botto, mentre tutti gli avvenimenti successi negli ultimi giorni facevano capolino. Con uno scatto degno di un felino mi ritrovai in piedi, di fronte ad una Marty che cercava di nascondere il suo divertimento con una finta faccia scocciata.

“Marta! Il provino! Oddio, che ore sono? Farò in ritardo me lo sento!!” mentre sbraitavo all'aria mi precipitai in bagno, dopo aver afferrato il beaty-cause con i miei effetti personali.

“Calmati, non sei ancora in ritardo, hai tutto il tempo per fare ogni cosa, però devi sbrigarti” mi ammonì con fare materno.

Io avevo già acceso l'acqua della doccia intanto, e stavo aspettando si scaldasse quel tanto che bastava per non farmi avere un principio di congelamento.

La mia amica mi raggiunse dietro la porta del bagno.

“Tu sei già pronta?” le chiesi. Nella fretta non aveva nemmeno fatto caso se era vestita o aveva ancora il pigiama.

“Si,e anche la tua colazione. Il caffé è sotto che ti aspetta.” Ovvio, in cinque anni che la conoscevo non si era mai fatta trovare in ritardo o in preparata. La specialista nel fare le cose all'ultimo minuto ero io. “Certo che per svegliarti la mattina ci vanno le cannonate! Erano dieci minuti che continuavo a chiamarti, non hai nemmeno sentito la sveglia!” esclamò con un finto tono di rimprovero che mal celava una nota divertita nella voce.

“Avevo sonno, uffa!” mi difesi io. Uscii dalla doccia, avvolsi il mio corpo con un asciugamano color pesca e mi asciugai i capelli alla bell'e meglio, dopo aver setacciato il bagno alla ricerca di una presa della corrente per il phone.

“Che ore sono?” richiesi io.

“Le otto, il provino è alle nove e mezza, ma ci vanno venti minuti d'auto per arrivare agli studi”

Fantastico, pensai sarcasticamente.

Mi rifiondai in camera, o più precisamente nell'armadio, investendo la mia manager per il corridoio.

Dopo aver rovistato un po' tra una marea di gonne e pantaloni, riuscii a trovare la gonna beige da intonare ad una camicetta rossa che avevo pensato di indossare per quella mattina. La gonna mi arrivava poco più su del ginocchio e si coordinava con una giacchetta del medesimo colore, che decisi di tenere aperta. Infine misi le scarpe con il tacco nere, dopo aver opportunamente infilato le calze color carne.

Lanciai un'occhiata titubante allo specchio. Si, il completo era azzeccato.

Riandai in bagno. Non trovando Marty per il corridoio pensai che avesse giustamente optato per scendere al piano di sotto, evitando di rimanere travolta di nuovo dalla mia corsa per prepararmi.

Il bagno era fantastico. Molto spazioso e luminoso, con le mattonelle bianche, contava su di una vasca da bagno grande nell'angolo destro, subito vicino alla porta. Poco più in là c'era una finestra e sul muro opposto un enorme specchio con sotto un lavandino incastonato in un ripiano di marmo grigio, e una maliarde di cassetti. Sull'ultima parete invece si trovavano la doccia e il gabinetto. Vicino allo specchio iniziai la complicata operazione-trucco. Partendo dal presupposto che non mi erano mai piaciute certe maschere veneziane che si facevano alcun mie colleghe, questa fase fortunatamente non sarebbe durata molto. Difatti misi semplicemente un filo di lucidalabbra rosa e passai un velo di matita azzurra attorno agli occhi. Perfetto. Ora rimaneva l'ultima parte della preparazione, la più difficile. I capelli. In cinque minuti passai mentalmente in rassegnai un centinaio di acconciature, ma dato che nessuna di esse mi convinceva, optai per quella che facevo più di frequente e che avevo già usato per altri tre provini. Un elegante crocchia dalla quale lasciavo sfuggire qualche ciocca affusolata.

Mi guardai con occhio critico allo specchio. Conscia del fatto che non potevo fare miracoli senza parrucchiere o estetista per di più in cinque minuti, mi catalogai come passabile. Soddisfatta, decisi di scendere giù per la colazione. Quando arrivai trovai Marta impegnata in un fitta conversazione al telefono. Per un secondo mi sentii male. I produttori avevano cambiato idea sul provino? Non volevano più darmi la parte? C'erano stati problemi con il cast?

Poi però notai che la mi agente conversava con un tono leggero e, cosa ancora più importante, in italiano, perciò non poteva essere nessuno che lavorava negli studios. Mi tranquillizzai e mi dedicai alla tazza di caffé e ad una brioche che trovai appoggiati al tavolo. Ormai la bevanda era diventata fredda, ma la bevvi lo stesso. Mentre mi avventavo sul cornetto alla crema diedi una rapida occhiata alla cucina. Ieri non ci avevo fatto molto caso, presa com’ero dalla mia nuova stanza, ma ora mi soffermai sulle quattro finestre che c’erano sia per la parete che dava sul giardino interno, sia per quella che dava sul giardino esterno. Passai poi ad una grande credenza in mogano che occupava tutto il muro infondo e il tavolo sulla quale attualmente stava la mia tazza della colazione, posto in centro alla stanza, più precisamente sopra un grande tappeto marroncino che immediatamente registrai come “da cambiare alla prima occasione”.  Infine c'era una grande cucina, che ricopriva completamente la parte sinistra del tinello e la quale comprendeva: frigo, fornelli, forno, lavandino e credenza attualmente vuota.

“Ok, ciao,ci sentiamo...si si, tranquilla, ti faccio richiamare subito dopo il provino! Bacioni”

Marty richiuse il suo nokia.

“Chi era?” le chiesi curiosa. Al posto di rispondermi, si alzò dalla sedia e si diresse verso l'entrata. Solo ora notai che aveva indossato il suo completo giacca e pantaloni blu scuro.

“Te lo dico dopo, ora finisci quel cornetto e prendi la borsa. Dobbiamo andare” Obbedii. Ingoiai quello che rimaneva della mia colazione e corsi in camera a recuperare la borsa. Quando riscesi Marta mi aspettava già a bordo della sua pegeout.

“Allora, chi era?” ridomandai una volta chiusa la portiera.

“Tua madre” mi rispose mentre accendeva il motore e iniziava a sfrecciare per le vie della città.

Mi bloccai. “Mi...mia madre? E perchè non me l'hai passata? E poi perchè ha chiamato sul tuo cellulare?”  Oddio, che era successo?

“Non iniziare a riscaldarti. Ha chiamato me perchè dice che è mezz'ora che prova sul tuo senza risultato perchè è spento!”

“Ah” colpita e affondata. E già, non avevo nemmeno tirato il cellulare fuori dalla borsa da ieri mattina, dopo che le avevo spedito un semplice sms per dirle che il viaggio era andato bene. Mi aveva chiesto di chiamarla appena dopo che mi fossi sistemata. Che figlia degenere, me ne ero completamente scordata! “Acci, mi era sfuggito di mente!”

Mi guadagnai un'occhiataccia. “Si, me ne ero accorta. E anche tua madre, alla quale stava per venire un infarto. Si aspettava che la chiamassi ieri pomeriggio. È da ieri sera che è in apprensione.” mi rimproverò.

Sperai che il sedile potesse inghiottirmi per nascondermi. Mi sentivo tremendamente in colpa. “Scusami, mi è sfuggito di mente, con tutte queste novità, le borse, il viaggio, il provino, non ci ho proprio pensato!” provai a giustificarmi.

“Non è con me che ti devi scusare.”

“Ma se era così in ansia perchè non ha chiamato lei ieri sera? O sul tuo cellulare o sul mio. Una delle due le avrebbe risposto.” cercai una debole linea difensiva.

“Perchè” mi rispose scandendo bene le parole “aveva paura di sembrare troppo ansiosa e di non rispettare i tuoi spazi, perciò ha aspettato tanto prima di prendere l'iniziativa”

Ok, ora mi sentivo proprio male. “Uffa, come sta? Era tanto arrabbiata?”

“No, era preoccupata, ma quando ha capito che ti eri solo dimenticata il sollievo è stato tanto da non farla arrabbiare. Mi ha solo fatto promettere che l'avrei fatta chiamare da te dopo il provino.”

Meno male. “Ma non potevi farmici parlare subito?”

“No, o conoscendo tua madre e te non saremmo mai più arrivate in tempo agli studios”.

Non risposi all'affermazione infida. Anche perchè sapevo che aveva ragione. Passammo il resto del viaggio in silenzio e io cercai con tutte le mie forze di non pensare a quello che stavo per fare. Mi concentrai sul panorama che si godeva dal finestrino, mentre torturavo l'orlo della gonna dall'ansia.

Marty se ne accorse. “Ansiosa?” chiese sorridendo comprensiva.

“Nooo” risposi sarcastica, senza staccare gli occhi dai palazzi che oltrepassavamo. Iniziai a sentire una certa nausea, così decisi di fissare la strada di fronte a me, nel vano tentativo di calmare il mio stomaco.

“Non devi essere nervosa, ti ripeto che il provino è una formalità. Il regista ti ha già scritturata, la parte da protagonista è tua” provò a tranquillizzarmi. Fu inutile.

“Lo so, me lo hai già detto. Rimane il fatto che sto per prendere parte ad una grande produzione cinematografica, del tutto diversa dalle mie solite commedie, con attori e registi molto più bravi ed esperti di me. Senza contare che non so nemmeno chi è il mio partner!” accompagnai l'ultima frase con una bella e lunga occhiataccia.

Per tutta risposta, la mia amica sbuffò al quanto sonoramente. “Senti, l'ultima cosa è una sorpresa che sono sicura ti piacerà e...”

“Marty, è una persona, non un regalo” le ricordai.

Fece finta di non sentirmi. “E poi non eri tu che volevi cambiare genere? Non vorrai tirarti indietro proprio ora”. Questa frase era nata al solo scopo di provocarmi. E lei lo sapeva bene.

“Cosa? No che non mi tiro indietro, non l'ho mai fatto fin'ora e di certo non inizierò adesso! Però mi concedi di essere un tantino in ansia?” se fossi stata un cane, probabilmente avrei abbagliato. Il mio tono di voce non era molto diverso da un ringhio.

Sorrise. “Brava, così ti voglio, grintosa, non impaurita come un topolino, quindi ora tira fuori quella bella vocina che ti ritrovi e incanta sia il produttore che i tuoi futuri colleghi con la tua performance!”

Non riuscii a trattenere un sorriso. Quella donna in un modo o nell'altro sapeva sempre da che verso prendermi.

“Bene, siamo arrivati” mi informò mentre accostava l’auto alla guardiola posta vicino ad un grande cancello in ottone con la scritta “STUIOS’S PARAMOUNT” bella grande e visibile anche da lontano.

Bene, inizia lo spettacolo dissi a me stessa per farmi coraggio.

Marta mostrò il lascia-passare e la guardia aprì le cancellate. Entrammo in un enorme complesso fatto da tanti edifici colorati. Eravamo sulla strada principale, dove poi partivano tutte le diramazioni per raggiungere le varie aree degli studios. Mi ripromisi di fare un giro di perlustrazione in futuro. Quel posto già mi piaceva! Girammo a destra al terzo incrocio e posteggiammo l’auto nel parcheggio riservato. Scesi dal veicolo facendo un grosso respiro e seguii Marta che intanto era già arrivata al citofono posto vicino ad un grande portone. Mi guardai un attimo attorno. La zona era piuttosto anonima. C'era un grande parco dalla parte opposta al parcheggio, e più in là si notavano i palazzi della città, oltre al muro e al cancello dalla quale eravamo passate. L'unica cosa particolare era la grandezza dell'edificio rosso che ci sovrastava. Era enorme, come d’altronde tutti gli altri stabili che ci circondavano.

“Ehi! Betta, hai intenzione di rimanere lì tutto il giorno?”

La “dolcissima” voce di Marty mi riscosse dai miei pensieri. Mi affrettai a raggiungerla. La porta era già aperta, così entrammo insieme a testa alta e, per quanto mi riguardava, con la voglia matta di scappare a gambe levate.

Appena dentro, la mia amica si diresse alla guardiola dell’edificio per chiedere, in perfetto inglese, del corridoio quattro, dove ci aspettavano Alfonso Cuaron e il resto della troupe.

“The second door on the right of the corridor”

“Thanks, good bye”

Ci incamminammo verso la strada indicata e, mano a mano che ci avvicinavamo, iniziammo a  sentire alcune persone che discorrevano tranquillamente. Le voci provenivano dalla direzione che dovevamo imboccare noi quindi di sicuro appartenevano al regista e agli altri. Il mio cuore iniziò ad accelerare.

Finalmente giungemmo a destinazione, aprimmo la porta e potei vedere una grandissima stanza, piena di telecamere e di gente indaffarata che andava avanti e indietro per portare a termine il loro lavoro. La mia attenzione fu catturata da un gruppetto di quattro persone che chiacchieravano allegramente infondo alla sala. Erano tre uomini e una donna. Quest'ultima non la conoscevo, però avevo subito capito chi erano gli altri tre, e ciò fece fare al mio stomaco una  capriola da medaglia d'oro. L'uomo più anziano era il regista, Alfonso Cuaron, e subito accanto a lui c'era Ralph Fiennes. Ciò già di per se poteva costituire un buon motivo per avere il cuore a mille, ma non fu questo a mettermi in soggezione, d'altronde me li aspettavo, Marta mi aveva informato sia su chi era il regista sia sulla presenza dell'attore inglese nel cast. Quello che mi procurò un mezzo infarto era l'aver finalmente scoperto chi era il mio partner, colui che avrebbe girato metà delle scene con me. Perchè accanto all'attore di Shakespeare in Love c'era l'ultima persona che pensavo di vedere. C’era l’attore che avevo seguito sin dall’inizio della sua carriera e che, anche se mi vergognavo ammetterlo, avevo ammirato come qualsiasi altra ragazza fan sfegatata del Signore degli Anelli. C’era il ragazzo che consideravo il miglior attore al mondo sia che si presentasse come pirata che come elfo che come principe.

C’era Orlando Bloom.

 

Mi fermai esattamente dov'ero, incapace di proseguire. La mia agente, accortasi della mia reazione, si voltò e mi diresse un luminoso sorriso.

“Se ti sei bloccata per ciò che penso, posso confermare i tuoi dubbi. Si, quello è il tuo caro co-protagonista”

Improvvisamente sentii la colazione che prepotente cercava di tornare su. La guardai lanciandole un sguardo di puro terrore. Non potevo credere che avrei recitato accanto a lui! Iniziò anche a girarmi la testa.

“Elisabetta? Tutto bene?” probabilmente non doveva avere una bella cera, Marty iniziava a preoccuparsi.

“No, oddio, temo di avere disimparato a respirare” la mia amica mi si affiancò.

“Forse avrei dovuto dirti con chi avresti recitato” disse, più rivolta a se stessa che a me.

“Si, avresti dovuto dirmelo eccome! Per smaltire una notizia del genere ci vanno almeno cinque camomille e sei ore” digrignai.

“Va bene, scusa, però adesso calmati e cerca di riprenderti, ricorda perchè sei qui e soprattutto pensa che lui è una persona esattamente come te, quindi, per favore, cerca di rimettere in funzione il tuo cervellino e ricomponiti, sembri un cadavere”

Anche se odiavo ammetterlo, aveva ragione. Mi stavo  comportando da stupida. Sembravo una quindicenne che ha appena visto il suo cantante preferito. Dopotutto ero un'attrice anch'io, una professionista, non la prima arrivata. Feci un bel respiro profondo e cercai di calmarmi con questi ragionamenti. Anche se le gambe non la volevano proprio sapere di smettere di tremare!

Per fortuna a poco a poco mi tornò il colore sulle guance, che si era momentaneamente dato alla latitanza insieme al mio auto-controllo, e Marty mi disse: “Brava, sei tornata presentabile. Ora per favore stampati un bel sorriso sulle labbra e procedi a testa alta.” Risi del consiglio, e il fatto che riuscii a farlo era la prova che il peggio era passato.  Cercai di valorizzare il mio metro e sessantacinque di altezza stando ben dritta e mi esibii in un sorriso dolce ma deciso. Perfetto, a parte il fatto che il mio stomaco continuava ad allenarsi per la gara olimpionica delle capriole, ero pronta.

Seguita a ruota da Marta, mi diressi a passo deciso verso il gruppetto in fondo alla sala.

Si accorsero della nostra presenza quando eravamo a pochi metri di distanza. Il primo a salutarci fu il regista, che ci riconobbe all'istante.

“Oh, Miss Catari! Good morning! And this beatiful girl is Miss Sogni, right?” ci venne incontro, e strinse la mano ad entrambe, con un sorriso paterno. Quest'uomo già mi piaceva, in qualche modo trasmetteva calma, e in questo momento era esattamente la cosa della quale avevo più bisogno.

“Yes, I am. Nice to meet you, Mr Cuaron.” lo salutai io, sorridendo a mia volta.

“Ralph, Orlando, Julia, this is Elisabetta Sogni, the italian actrisse that play Dubhe in the film.” mi presentò il regista. Evidentemente Marta la conoscevano già. Ralph Fiennes si avvicinò cordiale, si presentò e mi strinse la mano.

“Pleased to meet you, Mr Fiennes” risposi io.

“Oh,give me you, please! You fell me hold!” mi rispose gioviale. Sorrisi all’affermazione, dopodichè si presentò la giovane donna che non conoscevo. Aveva lunghi capelli biondi e gli occhi castani. Era alta più o meno come me e avrà avuto la mia stessa età, ma dal fisico asciutto dubitavo apprezzasse la buona cucina come la sottoscritta.

“Hello, I'm Julia Annis!” anche lei sembrava molto aperta, e apprezzai il fatto che mi desse subito del tu.

“Hi, nice to meet you!” ormai stava diventando un ritornello.

L'ultimo a presentarsi fu proprio lui, e quando si sporse per stringermi la mano, temetti di stare per subire un arresto cardiaco.

“Hello Elisabetta, I'm Orlando, pleased to meet you and welcome to the cast” La sua voce era molto più sensuale e morbida di quanto appariva in tv o era una mia impressione? Avrei giurato fosse anche più alto visto dal vivo... Betta, ferma, ripigliati, ed evita di fare figuracce.

“Thank you. And nice to meet you, too” risposi, restituendo il dolcissimo sorriso che mi stava facendo.

“Very well, now we can begin the test” esclamò Cuaron.

“Elisabetta, questa è la scena che devi presentare insieme a Orlando ora, devi solo recitarla ad alta voce, nient’altro. Puoi leggertela un momento per conto tuo, se vuoi” aggiunse poi rivolto a me. Annuii decisa, per poi fulminare Marta con uno sguardo senza farmi notare. Aveva detto che avrei recitato da sola, non con lui! Pazienza, Betta, pazienza, ora ti rilassi, leggi il copione e ti prepari, sono poche righe, ce la puoi fare, fai vedere quello che vali, forza!

La scena era semplice, era un piccolo dialogo tra me e lui, ovvero, tra Dubhe e Learco. Lui cercava di convincermi a stringere un accordo. Learco mi avrebbe aiutato a togliere la maledizione se io mi fossi unita a lui e ad un gruppo di ribelli con il compito di detronizzare il tiranno, suo padre.

Alzai la testa dal copione, e vidi che il regista, Ralph, Marta e Julia si erano sistemati su alcune sedie, poco distante dal punto in cui io e Orlando avremmo recitato la scena, ovvero, al centro esatto della stanza. Quest'ultimo era già in posizione e mi sorrideva incoraggiante, aspettando che mi avvicinassi. Mi affrettai a raggiungerlo, e quando gli fui abbastanza vicino mi chiese: “Are you ready?”

“I hope so” gli risposi, cercando di sorridere. L'ansia stava ritornando.

Probabilmente si accorse del mio nervosismo perchè mi disse “Tranquilla, andrà tutto bene, Alfonso ti adora già, non sai quanto ci ha elencato le tue doti recitative, quindi non hai motivo di preoccuparti” che gentile, neanche mi conosceva ma già si preoccupava per me.

No, Betta così non andiamo da nessuna parte, per favore riprenditiiiiiiii!!!!!!

“Grazie” mi limitai a dire.

“Bene, se siete pronti possiamo cominciare. Ciack!” la voce di Cuaron diede il via al provino.

Non so bene se fossero state le parole di Orlando a tranquillizzarmi, ma fatto sta che dopo quella magica parolina, “ciack”, tutta l'ansia che avevo sparì all'improvviso. Il cuore e la respirazione tornarono normali e in qualche modo riuscii anche a dimenticare che l'attore che mi stava accanto era il mio idolo personale. Non ero più “Elisabetta la giovane italiana in ansia”. Ero “Elisabetta l'attrice”, perfettamente a proprio agio sotto i riflettori e con un copione in mano.

La prima battuta toccava a lui. “Tu non capisce Dubhe! Avresti solo da guadagnarci, perchè ti ostini a non accettare la mia offerta?”

Lanciando solo una rapida occhiata al copione recitai fissandolo dritto negli occhi, perfettamente calata nel mio ruolo: “Sei tu che non capisci. Questa guerra non ha nulla a che vedere con me! Il Mondo Emerso non mi interessa, voglio solo trovare quel maledettissimo antidoto, il resto non mi riguarda”

Lui scosse la testa e fissandomi a sua volta, mi rispose “Non sai quello che dici. Come può non riguardarti? Sei un abitante di queste terre e per  ciò è una faccenda anche tua, che ti piaccia o no. il tuo aiuto potrebbe essere decisivo…”

La scena durò circa cinque minuti. Entrambi ci fermammo allo stop del regista, che ci raggiunse entusiasta.

“Perfetta, ragazzi, bravissimi!” Ci raggiunsero anche il signor Fiennes e Julia.

“Bhè, Elisabetta, è inutile dire che sei presa. Lo sapevi già, ma ora è ufficiale, se mi segui possiamo firmare il contratto. Sapevo di potermi fidare, e mi congratulo con te anche per la tua ottima pronuncia, posso immaginare che recitare in una lingua straniera sia più difficile che nella propria.” Mentre parlava ci stavamo dirigendo verso un tavolo rettangolare posto all'altra estremità della stanza, che prima non avevo notato. Intanto la “Elisabetta attrice” aveva nuovamente ceduto il posto alla “Elisabetta giovane italiana in ansia”. Era tornato anche il batticuore, ma questa volta per la felicità di essere riuscita a rispettare le aspettative, senza farmi prendere dalla paura. Ed  a giudicare dall'addirittura eccessivo entusiasmo di Cuaron, ero piaciuta eccome.

Intanto Orlando mi si era nuovamente affiancato. Il mio cuore perse un battito quando incrociò di nuovo il mio sguardo. Come diamine avevo fatto a rimanere concentrata prima, quando lo avevo fissato dritto negli occhi duramente?

“Sei stata veramente brava, complimenti” mi elogiò.

“Grazie, anche tu sei stato bravissimo” ricambiai. Ed era assolutamente vero. Recitava in maniera divina. Mentre leggeva il copione era perfettamente calato nella parte, si era facilmente capito dal tono di voce dura e dal suo sguardo improvvisamente severo, molto diverso da quello dolce che mi rivolgeva ora. Il suo complimento lo apprezzai molto più degli altri.

Attorno al tavolo in legno c'erano diverse sedie. Ci accomodammo, dopodichè Alfonso mi porse il contratto ed una penna. Lo scorsi velocemente, tanto sapevo già cosa c'era scritto, era un'altra prassi inutile. Firmai senza esitazioni e glielo restituii.

Dopodiché ci informò in che modo si sarebbero succedute le varie fasi di produzione del film.

“Allora, prima di dare il via con le riprese dovrete allenarvi nella scherma, nell'equitazione, nel tiro con l'arco e in altre armi elencate nel libro. E dovrete fare anche un bel po' di palestra, i vostri personaggi sono quasi degli acrobati, ricordate, e anche se alcune scene troppo oltre le faranno gli stuntman, dovete essere ben allenati.”

A quest'ultima frase sentii chiaramente Orlando schiarirsi la voce in segno di disapprovazione. Cuaron si rivolse a lui con un mezzo sorriso sulle labbra. “So la tua avversione per gli stuntman, Orlando, però temo che se la scena richiederà competenze acrobatiche fuori dalla tua portata, dovrai arrenderti all'evidenza che non puoi recitarla tu” gli disse.

Il ragazzo sbuffò. “Vedremo quando si presenterà l'occasione, ma per ora dubito che ne avrò bisogno. Odio che il mio personaggio venga interpretato da qualcun altro” gli altri due risero sotto i baffi.

Io sorrisi tra me e me. Per quel che mi riguardava ero d'accordo con lui. Non ero di certo un'acrobata, ma fin'ora neanche io avevo mai usato uno stuntman e non avevo intenzione di iniziare proprio ora. Anche se bisogna ammettere che nelle commedie romantiche le scene pericolose sono ridotte a zero.

Il regista proseguì con la sua spiegazione dopo aver mormorato qualcosa che suonava come un “cocciuto”. “Tornando a noi, credo che ciò richiederà circa un mese e mezzo, intanto il resto della troupe penserà ai costumi e alle scenografie. Quando sarete abbastanza pronti, potremmo cominciare con la produzione vera e propria, anche se dovrete continuare ad allenarvi, ok?”. Tutti annuimmo.

“Quando inizieranno le lezioni?” chiese Marta.

“Dopodomani alle otto. Ci sarà quella di scherma in Cromwell's street, abbiamo pagato un istruttore che vi insegnerà nella palestra di Sword's Land. Mentre verso le tre del pomeriggio, poco distante dalla suddetta palestra, dovrete andare nel centro ippico in Oxford's street, dove vi attenderà un altro istruttore. Comunque ora vi distribuirò un foglio con su scritto tutti gli orari. Altre domande?” chiese poi.

“Si, una” intervenì Orlando “Dov'è Sean?”

All'improvviso mi ricordai del terzo protagonista maschile del film. Sena Bean il quale doveva interpretare il tiranno, ovvero il padre di Orlando. E già, dov'era?

“è vero, non doveva venire anche lui?” si inserì Fiennes nella conversazione.

“Ha chiamato stamattina presto. Sua madre Rita si è fatta male cadendo dalle scale e l'hanno dovuta portare al pronto soccorso.”

“Oddio, è grave?” chiesi io, preoccupata.

“No no, per fortuna no. Si è solo slogata la caviglia, nessuno trauma cranico, considerando il tutto è andata bene, però logicamente non è potuto venire qui oggi. Lo chiamerò io dopo per dirgli tutto.” Mi tranquillizzai. “Bene, a meno che non abbiate altre domande, questi sono i fogli con la vostra tabella di marcia, mentre questi sono i vostri copioni.” ci distribuì un foglietto insieme ad un libricino con la copertina azzurra con sopra scritto Wars of the World Emerged. “Conoscerete gli altri attori dopodomani, alla lezione di scherma. Qualcuno vuole aggiungere qualcosa?” dato che nessuno disse niente, concluse con “Perfect, see you soon, then. Good bye”. Ci alzammo tutti quanti rispondendo al saluto.

Non feci nemmeno tre passi dal tavolo che sentii la voce di Orlando che mi chiamava.

“Elisabetta, scusami, volevo chiederti una cosa”

Mi voltai sorpresa. “Certo, chiedi pure. Comunque per gli amici sono Betta” aggiunsi con un sorriso. Wow, tutto questo coraggio da dove veniva ora?

Anche lui mi sorrise, improvvisamente raggiante. “Betta allora, ascolta, Ralph, Julia, Sean, Alfonso e io domani sera usciamo insieme per mangiare una pizza. Niente di formale, solo una cena tra amici, ti andrebbe di venire? Ovviamente l'invito vale anche per te Marta” aggiunse poi rivolto alla mia agente.

Allargai il sorriso. Ovviamente non ci pensai due volte. “Certo, mi farebbe più che piacere, grazie dell'invito. Marta?” guardai la mia amica.

“Anche a me farebbe piacere, grazie” rispose lei.

“Grazie a voi. Allora, l'appuntamento sarebbe alle otto alla pizzeria Six Brothers in King’s Road, sapete dov'è?”

Avrei voluto rispondergli che era un miracolo se sapevo ritrovare la strada di casa mia in Italia, a Torino, e che ero dotata di un senso dell'orientamento pari a zero, ma mi limitai ad un più semplice “No”. Per fortuna mi venne aiuto Marty che affermò di saperci arrivare.

“Perfetto, ci vediamo domani allora, ok?”

“Of course, bye bye everybody!”

Io e Marta ci allontanammo lentamente dagli studios, dopo aver salutato tutti.

Solo quando fummo in macchina ad una ragionevole distanza dalla Paramount, mi concessi un enorme respiro liberatorio, accompagnato da una sequenza di “Evvai” “Si” “Non ci posso credere” “Yuppi!”.

Quando arrivammo a casa chiamai di corsa mia madre, che rispose al primo squillo.

“Pronto? Betta?”

“Si mamma sono io” mentre parlavo con voce concitata, iniziai a camminare avanti e indietro per l'ingresso.

“Oh, Elisabetta, mi hai fatto preoccupare tanto ieri, e anche stamattina! Perchè avevi il cellulare spento? Mi stava venendo un arresto cardiaco!” mi accusò.

Ciò non scalfì il mio entusiasmo. Nonostante la frase volesse suonare come un rimproverò, il tono dolce di mia madre, che era assolutamente incapace di sgridarmi, rovinò l'intento.

“Scusami mamma, hai assolutamente ragione. Mi dispiace tanto, è che con tutte queste novità me ne ero completamente dimenticata!” mi scusai sincera. Con la cosa dell'occhio notai Marta che si eclissava in tinello scuotendo la testa.

“Non importa, ormai è fatta. Ma dimmi, com'è Londra? È bella come ti aspettavi e la casa? Ti sei trovata bene? E questo provino? Raccontami tutto!”

Un'altra cosa bella di mia madre è che spesso e volentieri sembrava una ragazzina curiosa, e ciò era uno dei motivi per cui avevamo sempre avuto un ottimo rapporto.

“Oh mamma, non ti puoi nemmeno immaginare! La casa è stupenda!! è una villetta a due piani con giardino! Ora è un po' vuota, ma presto andrò a fare compere e dopo una bella mano di vernice, sono sicura che sarà ancora più bella e accogliente.  Non sono ancora riuscita a visitare la città purtroppo, ma sono qui solo da ieri e ho dovuto far prevalere il dovere sul piacere, ma io e Marty oggi avevamo in programma di andare in centro, così mi fa girare un po' per Londra. Tuttavia un giro vero e proprio lo farò quando mi sarà sistemata meglio, perchè ora ho l'agenda piena di impegni!” sembravo un fiume in piena e probabilmente mia madre aveva capito metà delle cose che avevo detto, ma ero talmente agitata e felice che non riuscivo a parlare con più calma.

“Sono contenta che ti trovi bene! E questo film?” A quanto pare, nonostante la velocità razzo a cui ero andata, il messaggio principale era arrivato chiaro: ero felice.

Le raccontai minuto per minuto come era andato il provino, soffermandomi in particolare su chi sarebbe stato il mio partner. Appena ebbe udito la notizia, la gioia di mia madre esplose in un “Wowwwwwwww!!!!!!!!!!! Incredibile, proprio lui!! Oh figlia mia me lo devi fare conoscere! Sono felicissima per te! Però mi raccomando, cerca di non prenderti una cotta per lui, siete colleghi! E poi sai come cambiano idea in fretta su certe cose, gli attori! Capisco che è bello, però...”

Al che ero diventata rossa come un pomodoro. Meno male che per telefono non poteva accorgersene. “MAMMA! Cosa dici?! Siamo solo colleghi e massimo diventeremo amici! Cosa vai a pensare?!” cercai di assumere un tono indignato.

Il resto della conversazione proseguì in modo più tranquillo e meno equivoco per fortuna. Riattaccai dopo un'ora e mezza sfinita dalla conversazione.

Mi trascinai in tinello, per poi lasciarmi cadere su una delle sedie in legno attorno al tavolo. Marty era già ai fornelli.

“Non è un po' presto per cucinare?” le chiesi.

“Guarda che è mezzo giorno”  mi informò divertita.

“Di già?” La mia amica si limitò ad annuire con la testa.

Forse ero io che ero svampita oppure erano le miliardi di cose da fare le quali parevano infinite, ma pareva che ultimamente il tempo stesse volando!

 

 

Aiutai Marty ad apparecchiare la tavola con le stoviglie di plastica.

“Prima o poi ci dovremo comprare un servizio di piatti e posate, lo sai vero?”

“C’è tempo, non è in cima alla mia lista delle priorità. E poi i piatti di plastica hanno il vantaggio che non vanno lavati” risposi ridendo io. Marta scosse la testa e portò in tavola la pentola con la pastasciutta. Gnam, si mangia!

“Buon appetito!” esclami contenta e mi fiondai sulla mia portata.

“Allora, qual è la tabella di marcia per il pomeriggio?” chiesi mentre arrotolavo alcuni spaghetti attorno alla forchetta.

“Dimmi tu, hai carta bianca, se ti va possiamo iniziare a fare un giro dei negozi immobiliari per arredare la casa, ma se preferisci girare Londra da brava turista sono certa che possiamo sopravvivere ancora qualche giorno senza tappeti e con i muri bianchi”

“Ecco, i muri sono tra le mie priorità per esempio, non sopporto di vederli bianchi, sono tristi! Però per oggi preferirei visitare la città, ho voglia di svagarmi, il lavoro per almeno venti quattr’ore può attendere!” decisi dopo aver deglutito un’abbondante forchettata.

“Perfetto, allora oggi andiamo prima al Big Bang, poi davanti a Buckingham Palace e infine a Trofalgar Square. Dubito che in una sola giornata riusciamo a visitare altri luoghi ma mi sembra un buon inizio, che ne dici?”

“Ci sto, e voglio scattare un mucchio di foto, così poi le invio a mia madre”.

Felici della nostra prospettiva di un pomeriggio di divertimento, passammo il resto del pranzo a discorrere del più e del meno, raccontandoci altri aneddoti che nel mese di lontananza ci erano capitati.

 

 

“Buckingham Palace è stupenda! Ho già detto che adoro questo posto?”

Marty scoppiò a ridere “No, se non si contano le cinquemila volte precedenti”

“Ok, sono ripetitiva, ma non puoi immaginare quanto sia contenta di essere qui! Mi sembra un sogno”

“L’avevo intuito. Comunque ne sono felice dato che staremo qui per un bel po’”

Le scattai una foto a tradimento e lei fece finta di arrabbiarsi.

“Scusami, hai detto tu che passeremo qua parecchio tempo e poi non vuoi nemmeno immortalare un momento della tua permanenza a Londra?” le domandai scherzosamente.

Ridemmo entrambe e io feci scorrere il mio sguardo attorno a me. Era tutto perfetto. Era una splendida giornata primaverile, aprile era iniziato da un pezzo, e il sole faceva bella mostra di sé in alto nel cielo, battendo addirittura le famose e stabili nuvole londinesi. L’atmosfera che regnava era allegra. La gente era tranquilla e già pregustava l’arrivo delle vacanze, alla quale mancavano solo un paio di mesi. E poi c’era Buckingham Palace dinanzi a noi, che torreggiava maestosa e imponente su tutto ciò che ci circondava.

“Betta cara, non abbiamo ancora discusso su quello che è successo questa mattina. Oltre ovviamente a tutte le tue esclamazioni di gioia che hai sparato a macchinetta una volta in auto” Marty mi distolse dalla mia contemplazione del palazzo reale inglese.

“Già, è vero, però non trovo che ci sia qualcosa sulla quale discorrere. Sono stata presa, ho conosciuto il cast, domani inizio e sono strafelice cos’altro dovrei dire?”

La mia manager sbuffò sonoramente. “Per esempio che effetto ti fa sapere che lavorerai con un tuo idolo” mi consigliò.

Io la guardai un attimo a bocca aperta. “Che razza di domanda. Sono contenta, anche se avrei gradito che qualcuno mi avvisasse prima di vederlo in prima persona, dato che ho rischiato l’arresto cardiaco stamattina. Spero che diventeremo amici, spero di diventarlo anche con gli altri, mi sono sembrate tutte persone molto simpatiche, e mi auguro di imparare molto da loro dal punto di vista professionale”

Lei mi squadrò scettica. “Sei sicura che siano tutte qui le tue speranze?” chiese.

Perfida insinuazione. Perfidissima. Risposi pronta comunque sia. “Ma certo Marty, è un collega, cos’altro potrei volere oltre che l’amicizia, ti ricordo che io sono una professionista!”

“Ah, io me lo auguro” sospirò prima di proseguire. “Sai, oggi mi hai fatto preoccupare quanto hai avuto quella reazione alla vista di Bloom. Sapevo che per te sarebbe stata una bellissima sorpresa in quanto conosco la tua ammirazione per lui, ma per un attimo ho temuto che la tua stima nascondesse invece una cotta per quel ragazzo” mi confessò guardandomi cauta.

“COSA?!” urlai io. “Ma cosa vai a pensare! Io lo considero semplicemente un grande attore, nulla di più, Marty mi conosci, non sono il tipo da sbavare dietro agli attori e fantasticare sopra l’immagine perfetta che danno in tv, che tra parentesi il 99% delle volte è semplicemente costruita a tavolino.” Mi difesi con calore.

“Va bene, va bene, calma, era mio dovere chiedertelo. Comunque ne sono felice. Sarete colleghi, reciterete a stretto contatto per un sacco di tempo, non sarebbe affatto il caso di innamorarsi di lui, le storie nate sul lavoro creano solo problemi e finiscono male” mi ammonì.

“Marty, tranquilla, non intendo mettermi con nessuno del cast, ok?” la mia amica parve convinta dopo un’ultima occhiata critica al mio viso, e si decise a cambiare argomento.

Io tra me e me faci un grosso, enorme sospiro. Intendiamoci, quello che le avevo detto non era una bugia, davvero non mi ero presa una cotta per Orlando, però dovevo ammettere che l’averlo conosciuto oggi di persona mi aveva stordita al quanto. Era davvero bellissimo, la televisione non gli rendeva giustizia, e da quel poco che l’avevo conosciuto potevo assicurare che fosse anche molto dolce e gentile. Però la mia ammirazione era tutta provata da un punto di vista professionale. Mi piaceva da impazzire come si calava in ogni parte, le espressioni del suo viso, l’enfasi con la quale diceva ogni battuta. Amavo il suo modo di recitare, non lui. NON lui, ripetei a me stessa.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Orlando Bloom / Vai alla pagina dell'autore: 68Keira68