Premessa:
è la prima poesia nonsense che posto qui, un po’
per gioco, un po’ per voglia
di provare qualcosa di nuovo, sebbene non sia affatto la prima che
scrivo,
bensì nient’altro che l’ultima di una
lunghissima serie che si protrae da anni.
Spero che possa essere apprezzabile, nonostante il suo più o
meno ermetico
significato. Preciso inoltre che quanto segue è interamente frutto della mia mano, eccezion fatta per l’ultimissima frase, che
è tratta quasi letteralmente
dalla canzone Planet Hell dei Nightwish, e non appartiene dunque a me.
I commenti,
ovviamente, sono benaccetti.
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Sento chiamare il mio
nome
Qualcuno deve averlo
scritto per sbaglio su un muro
Nero su bianco
Sangue su vetro
Quando si parla di me
Si sporca sempre
qualcosa
Intaccandone la
perfezione
Rovinandone il
candore
Polvere su ricordi
I miei anni sono una
pozza di buio
Tre volte sette
Quanta magia nel mio
tempo
Quanto tragico orrore
Ho una collezione di
sbagli nel cassetto
Pezze e rammendi che
ho tentato di cucirmi sul cuore
Nessun colore su quei
fili
Il solito nero
Ricamato nel rosso
vermiglio
A motivi irregolari e
spezzati
Come a voler
rispettare
L’asimmetrica
anatomia disarmonica dei sentimenti
Avverto l’eco del mio
nome
Ancora
E ancora
E ancora
Non lo posso udire
Lo vedo soltanto
Vedo quel suono cupo
che fa male a chi lo pronuncia
Dipinto sui loro
volti come una maschera di delusione
Un velo di tenebra
sul sole
Buio
Buio
Buio
Il mio rifugio è
gomitolo di aghi
Nessuna culla nel mio
nido di spine
Occhi anonimi
tutt’intorno
Non so perché ancora
chiamo casa
Quest’inferno gelido
e vuoto
Ma qui dentro
rintocca il mio nome
Come un’agonia che
deve suonare ogni giorno
E ogni giorno è un
nuovo requiem
Un funerale diverso
Lapidi grigie su
colline verdi
Una macabra
costellazione di sogni defunti
Non brilla
Non ha luce
Un museo di martiri
innocenti
Su ogni pietra il mio
nome
Su ogni foglia caduta
Su ogni fiore
appassito
Su ogni fiamma spenta
C’è sempre un mio
riflesso
E vorrei solo che
piovesse
Per cancellare le
tracce della mia debolezza
Nata per essere
guerriera
Per combattere
battaglie perse
Per cause sbagliate
Schierata dalla parte
dei nemici in fuga
Sconfitta dai
vittoriosi alleati
Vedo ancora la mia
anima appesa ad una catena
Immolata a monito dei
peccatori
Un brandello di nulla
sfiorato dal vento
L’unica me che sia
mai esistita
Uscirò da qui dentro
Graffi, tagli e ferite
Pagheranno la mia
libertà
Niente nelle mie mani
Solo una moneta
d’argento
Per la discesa al
fiume
Andarsene non ha
alcun prezzo
Ma qualcuno mi deve
portare all’altra riva
E stringo in mano il
saldo del mio pedaggio
Il mio ultimo viaggio
Soltanto un penny
Un penny per il mio
traghettatore
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