18.
Questione di scelte
-Che risultato ha
dato il tuo test attitudinale?-
Aria lo guardò e
rimase a studiarlo per diversi secondi, continuando a corrugare la fronte e a
piegare la testa per guardarlo da diverse angolazioni.
Scosse la testa.
–Intrepida. Ma perché me lo chiedi?-
Eric parve tornare a
respirare in quel momento, fece una brave corsa fino ad arrivare al letto e vi
puntò le ginocchia mettendosi accanto a lei.
La ragazza però ebbe
quasi un fremito di paura, per la velocità e l’intensità del gesto.
-Ne sei sicura?- Le
chiese Eric, guardandola dritto negli occhi. –Se c’è qualcos’altro a me puoi
dirlo...-
Aria guardò da un’
altra parte, ma Eric, sempre più agitato, le prese il viso fra le mani.
-Devi dirmelo, è
importante!- le disse.
Ma lei non capiva,
lo guardò storto e scosse la testa, divincolandosi dalle sue mani che le
tenevano il viso. –Eric è notte, che ti prende? Io non…-
-Aria!- L’ammonì,
tornando serio e con la solita autorità.
-Intrepida!- sbottò
alzando le braccia. –Ne sono sicura!-
Il ragazzo si
ricompose, si passò una mano fra i capelli e respirò profondamente, ma poi,
qualcosa dovette saltargli alla mente perché la guardò spaventato. –Chi ha
eseguito il tuo test?-
-Un uomo Abnegante.-
Rispose, alzando le spalle.
Eric scattò. –Lo hai
visto scrivere qualcosa al computer, ha inserito lui manualmente il risultato?-
-No, è apparso sul
monitor!- disse con voce squillante, guardandolo storto. –Lo ha perfino girato
per farmi vedere!-
Le sue parole non
bastarono a convincere Eric, che ancora la guardava come se stesse aspettando
che cadesse a pezzi da un momento all’altro.
Sembrava
ossessionato da qualcosa. –Ha detto altro? Era in dubbio per qualche motivo?-
Quando vide il volto di Aria rabbuiarsi, e i suoi occhi perdersi in qualche
vecchio ricordo, Eric impallidì. –Parla!-
-Ha detto che era
strano, perché per un attimo aveva creduto che il risultato sarebbe stato
Erudita…-
Il ragazzo scosse la
testa e la guardò dubbioso. –E perché mai credeva che il test avrebbe dato come
risultato gli Eruditi?- chiese, scandendo e sputando fuori con disprezzo ogni
singola parola.
Aria si scostò
leggermente da lui, intimorita. –Non lo so…-
Eric a quel punto,
si mise le mani davanti agli occhi, avvilito. –Aria…- iniziò, ma poi capì che
doveva controllarsi, perciò prese un pesante respiro e ricominciò. –Va bene,
procediamo con calma.- Propose.
La ragazza parve
tranquillizzarsi, e gli prestò attenzione.
-Nel tuo test,
dovevi fare subito una scelta. La carne o il coltello, giusto?-
-Sì- Rispose Aria,
attenta e decisa ora che la conversazione stava svoltando verso qualcosa che comprendeva.
–Io ho preso il coltello.-
-Perfetto!- Eric
assottigliò lo sguardo, soddisfatto. –Poi è sbucato fuori il cane inferocito, e
tu lo hai attaccato con il coltello?-
Considerato
l’entusiasmo con cui le pose la domanda, Aria capì che si aspettava una
risposta positiva, si strinse nelle spalle e abbassò la testa, sapendo di non
poterlo accontentare.
Eric, sedutole
accanto, colse il significato dietro il suo atteggiamento e attesa la sua
risposta con il cuore che aveva smesso di battere.
-Io ho pensato che,
con un misero coltello, non avevo speranza contro i suoi denti e contro le sue
zampe, se mi fosse saltato addosso. Così mi sono lasciata cadere a terra,
fingendomi svenuta. Sapevo che avrebbe abbassato la guardia e che non mi
avrebbe attaccata.-
Eric abbassò la
testa, lo sguardo spalancato e perso nel vuoto di chi ha appena visto ogni sua
certezza dissolversi nel vento. Aveva considerato quell’opzione, ma trovarsela
davanti era devastante. Chiuse gli occhi per qualche secondo e cercò di
ricordare a sé stesso quali erano le priorità e come risolvere il problema.
–Cosa è successo
dopo?- chiese senza guardarla, con un filo di voce.
Sapeva già che
qualsiasi cosa la ragazza avesse aggiunto non avrebbe migliorato la realtà.
-È apparsa una
bambina, che ha attirato l’attenzione del cane e lo ha fatto tornare a
ringhiare.-
Fece una pausa per
studiare l’espressione di Eric, trovandolo con la testa bassa e lo sguardo
spento. Si rifiutava di guardarla, e pensò che fosse tanto immerso nei suoi
tormenti che non l’ascoltasse neppure. –Avevo ancora il coltello in mano, così
sono corsa dietro al cane e gli sono saltata addosso, pugnalandolo sulla
schiena.-
Il ragazzo sollevò
la testa e nei suoi occhi balenò una piccola scintilla, piegò la testa da un
lato e si prese alcuni secondi per riflettere.
–Aria, nessun
Intrepido risparmia il cane e arriva alla bambina.- Spiegò con rammarico. –Ma è
anche vero che nessuno, tra quelli che ci arrivano, ha ancora il coltello in
mano e lo usa contro il cane.-
Aria, sentendolo
parlare, si accorse della punta di orgoglio e speranza che gli era apparsa
nello sguardo, ma non disse nulla.
-La visione si è
conclusa a quel punto, vero?- Le chiese, spiandola con la coda dell’occhio.
Si strinse ancora
nelle spalle e abbassò la testa. –No…-
Eric serrò la
mascella e i suoi occhi si spalancarono per la rabbia, aveva un’ espressione
feroce, quasi spaventata.
Aria continuò. –Mi
sono trovata su un autobus, un uomo aveva in mano un giornale e continuava a
chiedermi se conoscevo il tizio ritratto in prima pagina. A me sembrava di
conoscerlo, ma quello lì era così insistente e maleducato…-
-E quindi?- La
incalzò Eric, vedendo che impiegava troppo tempo per dargli la risposta che
aspettava.
-Gli ho dato un
pugno sulla faccia.- Ammise in imbarazzo, abbassando la testa e sollevando solo
gli occhi per vedere se lui si infuriava o altro. –Sul naso!-
Forse per tutta la
tensione accumulata, forse per il modo in cui aveva parlato, come una bambina
che confessa una marachella, Eric si concesse una breve risata.
Aria si rilassò e,
se in parte era offesa per il fatto che si fosse messo a ridere, dall’altra
parte era sollevata per averlo visto tornare calmo.
Eric, infatti, alzò
per un attimo gli occhi al cielo, per concentrarsi, e poi li posò su di lei. Le
si avvicinò e le accarezzò una spalla con la mano, cercando poi di guardare in
basso per nascondere l’agitazione che ancora gli si muoveva nello stomaco.
–Aria, quando il
test mostra diverse scene, è perché il risultato è incerto.- Le spiegò. –Tutti
quelli che hanno avuto come esito gli Intrepidi, hanno preso il coltello e lo
hanno usato contro il cane alla prima occasione, e il loro test si è concluso
lì. Il tuo, invece, aveva bisogno di escludere gli Eruditi…-
Quando Eric lasciò
cadere la testa in avanti, come se il peso che aveva sulle spalle fosse troppo
grande, Aria sollevò le sopracciglia. –Di escluderli?- chiese.
-Il test
attitudinale è tutta una questione di scelte,- Le disse, con calma e pazienza,
tornando finalmente a guardarla. –A seconda di come decidi di agire, vengono
escluse determinate fazioni.-
-Spiegami.- Disse
Aria, osservandolo con attenzione.
Per un attimo, la
ragazza ebbe quasi l’impressione che Eric si divertisse a darle tutte quelle
delucidazioni, come amavano fare gli Eruditi. Ma le sembrò assurdo, così scosse
la testa senza essere vista.
-Prendendo il
coltello, all’inizio, hai escluso i Pacifici e gli Abneganti. Loro non
avrebbero mai preso un’ arma.- Le disse, avvicinandosi ancora. –Il problema
nasce all’arrivo del cane, quando hai iniziato a riflettere sulla mossa
migliore da fare, decidendo poi di buttarti a terra. Quella è una cosa che
farebbero gli Eruditi…-
La paralizzò con uno
sguardo affilato e tagliente come una spada.
Aria capì che Eric
era contrariato dal suo modo di agire da Erudita e, oltre a rimanere intimorita
da quello sguardo, si arrabbiò con sé stessa.
-Ma un Erudito non
si metterebbe mai ad inseguire il cane, scapperebbe via, e non lo colpirebbe.
Quella è una scelta da Intrepida.- Le disse Eric, con una punta di dolcezza,
per quanto il suo carattere gli permettesse di essere gentile. –Scelta che hai
confermato sull’autobus. Non hai confessato il nome del ricercato sul giornale,
come farebbe un Candido, e non ti sei messa a discutere con quell’uomo, come
farebbe un Erudito.-
La ragazza si portò
le ginocchia al petto e rimase in silenzio, decisamente più sollevata ma carica
di dubbi.
-Hai fatto qualcosa
che solo un Intrepido poteva fare.- Le disse malizioso, con tanto di
sopracciglio alzato.
-Quindi adesso ti
sei convinto del mio risultato?-
Eric si incupì,
serrò le labbra e parlò seriamente. –Sei sicura che il risultato del test sia
comparso e non sia stato inserito?-
-Sì, ma Eric…-
-Credo che tu abbia
una lieve divergenza…- Buttò lì, togliendole la parola.
Aveva lanciato
quella bomba tutta d’un fiato, perché sapeva che se si fosse fermato a
riflettere, non sarebbe mai riuscito a dire quello che provava. Peccato che, il
solo dire quella parola ad alta voce, lo fece sentire come se avesse appena
incassato un pugno in pieno stomaco.
Aria, dal suo canto,
ebbe una reazione tipica da Erudita. La sua vecchia fazione, infatti, odiava i
Divergenti e insegnava ai bambini a stare alla larga da quelle persone con
strani poteri mentali.
–Cosa? Stai
scherzando, divergenza?- farfugliò con voce squillante. –Dove hai sbattuto la
testa?-
-Eri cosciente
durante la tua allucinazione della paura, oggi?- Le chiese deciso, quasi fosse
un severo rimprovero.
Lei scosse la testa
e lo guardò come se avesse detto la più grande delle assurdità. –No! Ero
confusa, non capivo cosa mi stava succedendo e…-
-E allora come hai
fatto a fare sparire gli aghi e a non affogare?- Le urlò contro, avvicinandosi
al suo viso come una sfida a mentire ancora.
-Bè perché…- Ma poi
Aria lo guardò e sul suo volto apparve una profonda indignazione. –Aspetta un
momento, come lo sai?-
Eric deglutì e
sollevò il mento con fare distaccato, rifiutandosi di farsi condizionare dalla
sua espressione offesa, pur sapendo di essere stato colto in flagrante.
–Rientra nei mie compiti visionare le simulazioni per il secondo modulo…-
Gli occhi di Aria si
spalancarono insieme alla sua bocca, e il suo sguardo si accese di rabbia, così
come le sue guance si accesero di rosso. –Cosa? Non è giusto, perché hai visto
le mie paure, è tipo una cosa personale!-
-Aria rispondi!-
ringhiò Eric.
-Non sapevo dove mi
trovavo né perché ero lì- Sbottò, guardandolo di traverso. –So solo che, ad un
certo punto, mi sono chiesta: come fanno delle siringhe ad essere collegate
alla sabbia? E, quando il livello dell’acqua è salito, ho pensato che non
serviva e nulla avere paura, così mi sono lasciata andare..-
Il ragazzo scosse la
testa, ancora arrabbiato. –E come hai fatto ad uscire da quella stanza?-
Aria storse il naso
e lo guardò con profondo rammarico, facendogli capire che quella paura era
davvero personale e che avrebbe preferito non parlarne. –Ho visto le mie scarpe
e i miei vesti neri e ho pensato che, anche se non capivo come ero finita
ancora lì dentro, voleva dire che non facevo più parte degli Eruditi, ma che
avevo già scelto gli Intrepidi. Perciò, prima o dopo, mi avrebbero fatta
uscire!-
-Era la tua stanza
quando vivevi ancora con la tua famiglia?-
Aria lo guardò con
rabbia. –Sì!- sibilò a denti stretti.
Eric analizzò la sua
reazione, e capì che non era il caso di aggiungere altro, anche perché il modo
in cui gli aveva risposto era sufficiente. Iniziò a riflettere, e poi cercò il
suo sguardo per parlarle.
–Avresti potuto
avere due risultati al test, Eruditi ed Intrepidi, risultando così una
Divergente!-
La ragazza lo guardò
con le sopracciglia contratte, dubbiosa e ancora arrabbiata.
Eric continuò. –In
pochi sanno però che, molti Divergenti, stranamente, ottengono un solo
risultato e nessuno si accorge della loro divergenza. È anche vero che, in
alcuni casi, nonostante nel test si evidenzi chiaramente la predisposizione per
una determinata fazione, alcune scelte vengano influenzate dal modo di pensare
della vecchia fazione d’appartenenza. Quindi, se si ha una lieve divergenza
verso la fazione in cui si è nati, e se il test attitudinale non la conferma, è
tutto nella norma.-
-Eric, non sono una
Divergente!-
-No, non lo sei!-
ammise, tornando finalmente in sé. –Tutte le scelte che hai fatto hanno
determinato che sei un’ Intrepida. E, per quando riguarda la scelta di buttarsi
a terra, non solo gli Eruditi calcolano la mossa migliore per attaccare…-
Quando Eric rise,
per la prima volta in maniera sincera e spensierata, senza arroganza, Aria
rimase ad osservarlo e nascose un sorriso.
–Perché ridi?- gli
chiese.
Il ragazzo la guardò
e, nei suoi occhi verde chiaro, la nebbia che di solito li avvolgeva si
dissolse. –Perché era lo stesso metodo che usavo io per superare le mie paure:
usavo la logica!-
Aria abbassò la
testa e si strinse nelle spalle, con un piccolo sorriso a fior di labbra. Per
una sconosciuta ragione, scoprire i punti in comune che aveva con Eric le
scaldava il cuore. Tuttavia non capiva come fosse possibile che il capofazione
degli Intrepidi usasse proprio la logica per uscire dalle simulazioni, era una
cosa da Eruditi, ed Eric era la persona più Intrepida che avesse mai conosciuto.
Scrollò le spalle e decise che era meglio non chiedere nulla.
-Devi stare
attenta,- Le sussurrò il ragazzo, mettendole una mano dietro la schiena. –La
tua lieve divergenza potrebbe essere notata, devi cambiare il modo in cui
affronti le tue paure nelle simulazioni, e non raccontare a nessuno il tuo test
attitudinale.-
Ascoltò in silenzio
ma, ad un centro punto, ad Aria venne un dubbio. –Come fai a sapere tutte
queste cose sul test attitudinale e sui Divergenti?-
Eric si irrigidì e
guardò da un'altra parte senza nascondere la sua rabbia, tornata a deturpargli
i lineamenti. –Fa parte del mio lavoro…-
-Fa parte del tuo
lavoro?- Aria lo guardò con sospetto.
-Non fare domande di
cui potresti pentirti!- le sibilò contro il viso, assumendo un comportamento
spietato.
Non poteva certo raccontarle
delle sue discussioni con la rappresentate degli Eruditi, né del suo ruolo
nella caccia ai Divergenti.
-Perché eri tanto
spaventato all’idea che potessi essere una Divergente?-
Sentendosi porgere
quella domanda, Eric si incupì e smise di ricambiare il suo sguardo. Non poteva
dirle la verità, certo, ma una parte di realtà poteva anche concedergliela.
Sarebbe servito a metterla in guardia e, dire ciò che pensava ad alta voce,
avrebbe aiutato lui a prendere coscienza di ciò che realmente provava nei confronti
di quella ragazza. –I Divergenti non hanno vita lunga fra gli Intrepidi, e non
mi piacerebbe vederti fare una brutta fine…-
Perché era quella la
sua preoccupazione, e l’unica risposta che poteva concederle. Era quello che
aveva fatto cambiare le sue priorità, e che aveva sconvolto il suo modo di
essere e di pensare. Se in gioco c’era la vita di Aria, Eric era disposto a
cambiare le carte in tavola e a fare i conti con sé stesso e con chiunque
altro, solo per lei.
Sul volto di Aria si
inseguirono la paura per la brutalità della sua frase, ma poi capì che Eric
stava cercando di proteggerla e abbassò lo sguardo.
Preferì cambiare i
toni della conversazione, spostandosi su qualcosa di più leggero.
-Non vale, tu
conosci le mie paure!- gli disse con tono falsamente offeso.
Eric fece un ghigno
divertito. –Sì, è ho qualche domanda per te. Ad esempio, da dove viene la paura
per gli aghi?-
La ragazza lo guardò
storto. –Non intendo rispondere, sono fatti miei!-
-Perché dovresti
avere paura di qualche piccolo ago, non sai resistere al dolore di una puntura?-
La provocò, leccandosi abilmente le labbra con la punta della lingua
-Non ho paura di uno
stupido ago!- sbottò, incenerendolo con lo sguardo. –Ho paura delle iniezioni!-
Eric la osservò per
un attimo, studiando il modo in cui si stringeva nelle spalle, come a volersi
fare sempre più piccola quasi fino a sparire.
-Ho paura di quello
che può esserci dentro le siringhe…- sussurrò, con gli occhi fisse sulle
proprie gambe.
Le passò una mano
sul viso, con la sua solita dolcezza rude e prepotente. –Dimmi perché.-
-No!-
-Andiamo…- le disse
con voce rauca, mettendole anche l’altra mano sull’altra guancia. –Perché non
vuoi mai dirmi niente? Pensi di essere più seducente con tutti i tuoi segreti?-
Alzò i suoi occhi
scuri su di lui e fece un’ espressione furba. –Parla prima tu allora, tu mi
dici una delle tue paure, e io ti spiego una delle mie.-
Eric sollevò un
sopracciglio e serrò la mascella, era piuttosto infastidito dalla piega che la
situazione aveva preso, non essere più quello in vantaggio non gli piaceva
affatto. Tuttavia era curioso, e voleva a tutti i costi scoprire da cosa
derivava quella paura e, dato che lei ci teneva tanto a tenerla nascosta, per
Eric scoprirla diventava una questione d’orgoglio. In una battaglia
immaginaria, ottenere quell’informazione rappresentava la vittoria e, di
sicuro, lui voleva vincere.
-Avevo paura
dell’obbedienza. Il pensiero di dover sottostare a qualcuno, o il dover
obbedire agli ordini, mi faceva salire i nervi.- Acconsentì di dire,
distaccato.
Gli occhi blu di
Aria lo incatenarono, carichi di attenzione e calore. –E perché avevi quella
paura?-
Piegò la testa da un
lato, la sua curiosità lo esaltava. Ghignò. –Proprio tu, una ragazzina ribelle
che veniva dagli Eruditi e che non vedeva l’ora di liberarsi, mi chiedi da dove
venga la mia paura per l’obbedienza? Aria, non ti dice niente?-
La ragazza fece un
cenno con la testa, continuando a prestargli attenzione. Per lei era normale
cercare la libertà, era stata per anni imprigionata in una fazione che odiava,
ma da dove nasceva la ribellione di Eric? Dava per scontato che fosse nato fra
gli Intrepidi e che fosse stato sempre il più forte, che si fosse sbagliata?
Eric la guardò in
silenzio per diversi secondi, con i suoi occhi chiari ridotti a due fessure da
cui la fissava minaccioso, illuminati da una strana emozione che non riusciva a
riconoscere. Era come se si aspettasse qualcosa da lei, forse c’erano delle
cose che le sfuggivano, ma le parole del ragazzo misero fine ai suoi pensieri.
-Ho affrontato la
mia iniziazione carico di rabbia e con la voglia di arrivare in alto, ero
determinato, e qualsiasi ostacolo sulla mia strada era d’intralcio. Non
sopportavo dover obbedire agli istruttori e agli altri capi.-
-E poi sei diventato
un Capofazione, così non c’è nessuno che può dirti cosa fare!-
Eric guardò Aria e
le accarezzò i capelli che le ricadevano sul braccio. –Direi di essere stato
piuttosto esaustivo, ora tocca a te…-
Quando si passò una
mano sulla testa per ravviarsi i capelli, Aria sospirò ed abbassò lo sguardo.
–mia madre era un medico così, quando iniziai a comportarmi come un animale selvaggio, come diceva lei, si
portò a casa una scorta di sedativi e siringhe che chiuse in un armadietto.- sollevò gli occhi
su di lui e lo guardò intensamente. –Tutte le volte che correvo per strada, o
quando mi arrampicavo da qualche parte, o se scopriva che a scuola ero andata a
giocare con i figli degli Intrepidi, mi inseguiva con una di quelle dannate
siringhe e mi iniettava il sedativo.-
Eric osservò il modo
in cui iniziò a stringere la trapunta fra le mani e, dentro di lui, sentì la
rabbia crescere e soffocarlo. Avrebbe dovuto essere dispiaciuto per lei,
provare dolore, e invece era solo arrabbiato. Forse era vero che l’unica cosa
che era in grado di provare era la rabbia.
-Avrei preferito
qualsiasi cosa, ma non quella sensazione d’ impotenza che provavo tutte le
volte che mi iniettava quel maledetto sedativo. Dormivo per qualche ora e,
tutte le volte, mi svegliavo sentendomi inutile ed arrabbiata. Ho scelto gli
Intrepidi per non sentirmi più debole e indifesa.-
-È per questo che
quella volta in infermeria, quando ti ho fatto dare quell’anestetico, ti sei
agitata in quel modo?- le chiese piegando la testa da un lato, cauto.
Aria sollevò lo
sguardo verso di lui e spalancò gli occhi, lo guardò con rammarico per qualche
munito, ma poi parve rassegnarsi e abbassò la testa scrollando le spalle.
-Basta parlare!-
affermò Eric. –È tardi e sono stanco!-
Si alzò in piedi e
si liberò dei pantaloni che indossava, infilandosi sotto le coperte.
Aria si spostò per
fargli posto, e gli allungò le coperte. La gatta, che ancora dormiva nella
parte bassa del letto, saltò giù e si riappisolò sul pavimento. Le luci della
stanza erano spente, ma attraverso le tende iniziava ad entrare un po’ di luce,
segno che il mattino non era lontano.
-Se non hai
abbastanza sonno per dormire, posso stancarti io…- Disse Eric con voce calda e
sensuale, prendendole il viso fra le mani ed iniziando a baciarla con crescente
bramosia.
Aria sorrise contro
le labbra di Eric e gli mise le mani sulle spalle, si sdraiarono insieme e si
persero in un gioco di baci e carezze che orami erano abili a fare, fino a
quando non si separarono per addormentarsi.
Continua…