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Autore: Kaimy_11    25/11/2014    4 recensioni
Si può scoprire come una guerra possa unire, invece che dividere.
In un mondo tanto attento alle regole, alle leggi, una trasgressione può diventare bella e importante quanto un fiore nel deserto.
Forse amare significa trasgredire, forse per un capofazione degli Intrepidi proteggere qualcuno per lui importante potrebbe essere un rischio troppo grande.
Ma come rinunciare ad una persona capace di essere forte e testarda quanto lui, ma che al tempo stesso sa come dare pace al suo cuore tormentato?
Sarà davvero il fuoco che scioglie il ghiaccio, o il ghiaccio a spegnere il fuoco?
In guerra e in amore tutto è permesso...
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eric, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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- Questa storia fa parte della serie 'The reason '
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18. Questione di scelte

 

 

-Che risultato ha dato il tuo test attitudinale?-

Aria lo guardò e rimase a studiarlo per diversi secondi, continuando a corrugare la fronte e a piegare la testa per guardarlo da diverse angolazioni.

Scosse la testa. –Intrepida. Ma perché me lo chiedi?-

Eric parve tornare a respirare in quel momento, fece una brave corsa fino ad arrivare al letto e vi puntò le ginocchia mettendosi accanto a lei.

La ragazza però ebbe quasi un fremito di paura, per la velocità e l’intensità del gesto.

-Ne sei sicura?- Le chiese Eric, guardandola dritto negli occhi. –Se c’è qualcos’altro a me puoi dirlo...-

Aria guardò da un’ altra parte, ma Eric, sempre più agitato, le prese il viso fra le mani.

-Devi dirmelo, è importante!- le disse.

Ma lei non capiva, lo guardò storto e scosse la testa, divincolandosi dalle sue mani che le tenevano il viso. –Eric è notte, che ti prende? Io non…-

-Aria!- L’ammonì, tornando serio e con la solita autorità.

-Intrepida!- sbottò alzando le braccia. –Ne sono sicura!-

Il ragazzo si ricompose, si passò una mano fra i capelli e respirò profondamente, ma poi, qualcosa dovette saltargli alla mente perché la guardò spaventato. –Chi ha eseguito il tuo test?-

-Un uomo Abnegante.- Rispose, alzando le spalle.

Eric scattò. –Lo hai visto scrivere qualcosa al computer, ha inserito lui manualmente il risultato?-

-No, è apparso sul monitor!- disse con voce squillante, guardandolo storto. –Lo ha perfino girato per farmi vedere!-

Le sue parole non bastarono a convincere Eric, che ancora la guardava come se stesse aspettando che cadesse a pezzi da un momento all’altro.

Sembrava ossessionato da qualcosa. –Ha detto altro? Era in dubbio per qualche motivo?- Quando vide il volto di Aria rabbuiarsi, e i suoi occhi perdersi in qualche vecchio ricordo, Eric impallidì. –Parla!-

-Ha detto che era strano, perché per un attimo aveva creduto che il risultato sarebbe stato Erudita…-

Il ragazzo scosse la testa e la guardò dubbioso. –E perché mai credeva che il test avrebbe dato come risultato gli Eruditi?- chiese, scandendo e sputando fuori con disprezzo ogni singola parola.

Aria si scostò leggermente da lui, intimorita. –Non lo so…-

Eric a quel punto, si mise le mani davanti agli occhi, avvilito. –Aria…- iniziò, ma poi capì che doveva controllarsi, perciò prese un pesante respiro e ricominciò. –Va bene, procediamo con calma.- Propose.

La ragazza parve tranquillizzarsi, e gli prestò attenzione.

-Nel tuo test, dovevi fare subito una scelta. La carne o il coltello, giusto?-

-Sì- Rispose Aria, attenta e decisa ora che la conversazione stava svoltando verso qualcosa che comprendeva. –Io ho preso il coltello.-

-Perfetto!- Eric assottigliò lo sguardo, soddisfatto. –Poi è sbucato fuori il cane inferocito, e tu lo hai attaccato con il coltello?-

Considerato l’entusiasmo con cui le pose la domanda, Aria capì che si aspettava una risposta positiva, si strinse nelle spalle e abbassò la testa, sapendo di non poterlo accontentare.

Eric, sedutole accanto, colse il significato dietro il suo atteggiamento e attesa la sua risposta con il cuore che aveva smesso di battere.

-Io ho pensato che, con un misero coltello, non avevo speranza contro i suoi denti e contro le sue zampe, se mi fosse saltato addosso. Così mi sono lasciata cadere a terra, fingendomi svenuta. Sapevo che avrebbe abbassato la guardia e che non mi avrebbe attaccata.-

Eric abbassò la testa, lo sguardo spalancato e perso nel vuoto di chi ha appena visto ogni sua certezza dissolversi nel vento. Aveva considerato quell’opzione, ma trovarsela davanti era devastante. Chiuse gli occhi per qualche secondo e cercò di ricordare a sé stesso quali erano le priorità e come risolvere il problema.

–Cosa è successo dopo?- chiese senza guardarla, con un filo di voce.

Sapeva già che qualsiasi cosa la ragazza avesse aggiunto non avrebbe migliorato la realtà.

-È apparsa una bambina, che ha attirato l’attenzione del cane e lo ha fatto tornare a ringhiare.-

Fece una pausa per studiare l’espressione di Eric, trovandolo con la testa bassa e lo sguardo spento. Si rifiutava di guardarla, e pensò che fosse tanto immerso nei suoi tormenti che non l’ascoltasse neppure. –Avevo ancora il coltello in mano, così sono corsa dietro al cane e gli sono saltata addosso, pugnalandolo sulla schiena.-

Il ragazzo sollevò la testa e nei suoi occhi balenò una piccola scintilla, piegò la testa da un lato e si prese alcuni secondi per riflettere.

–Aria, nessun Intrepido risparmia il cane e arriva alla bambina.- Spiegò con rammarico. –Ma è anche vero che nessuno, tra quelli che ci arrivano, ha ancora il coltello in mano e lo usa contro il cane.-

Aria, sentendolo parlare, si accorse della punta di orgoglio e speranza che gli era apparsa nello sguardo, ma non disse nulla.

-La visione si è conclusa a quel punto, vero?- Le chiese, spiandola con la coda dell’occhio.

Si strinse ancora nelle spalle e abbassò la testa. –No…-

Eric serrò la mascella e i suoi occhi si spalancarono per la rabbia, aveva un’ espressione feroce, quasi spaventata.

Aria continuò. –Mi sono trovata su un autobus, un uomo aveva in mano un giornale e continuava a chiedermi se conoscevo il tizio ritratto in prima pagina. A me sembrava di conoscerlo, ma quello lì era così insistente e maleducato…-

-E quindi?- La incalzò Eric, vedendo che impiegava troppo tempo per dargli la risposta che aspettava.

-Gli ho dato un pugno sulla faccia.- Ammise in imbarazzo, abbassando la testa e sollevando solo gli occhi per vedere se lui si infuriava o altro. –Sul naso!-

Forse per tutta la tensione accumulata, forse per il modo in cui aveva parlato, come una bambina che confessa una marachella, Eric si concesse una breve risata.

Aria si rilassò e, se in parte era offesa per il fatto che si fosse messo a ridere, dall’altra parte era sollevata per averlo visto tornare calmo.

Eric, infatti, alzò per un attimo gli occhi al cielo, per concentrarsi, e poi li posò su di lei. Le si avvicinò e le accarezzò una spalla con la mano, cercando poi di guardare in basso per nascondere l’agitazione che ancora gli si muoveva nello stomaco.

–Aria, quando il test mostra diverse scene, è perché il risultato è incerto.- Le spiegò. –Tutti quelli che hanno avuto come esito gli Intrepidi, hanno preso il coltello e lo hanno usato contro il cane alla prima occasione, e il loro test si è concluso lì. Il tuo, invece, aveva bisogno di escludere gli Eruditi…-

Quando Eric lasciò cadere la testa in avanti, come se il peso che aveva sulle spalle fosse troppo grande, Aria sollevò le sopracciglia. –Di escluderli?- chiese.

-Il test attitudinale è tutta una questione di scelte,- Le disse, con calma e pazienza, tornando finalmente a guardarla. –A seconda di come decidi di agire, vengono escluse determinate fazioni.-

-Spiegami.- Disse Aria, osservandolo con attenzione.

Per un attimo, la ragazza ebbe quasi l’impressione che Eric si divertisse a darle tutte quelle delucidazioni, come amavano fare gli Eruditi. Ma le sembrò assurdo, così scosse la testa senza essere vista.

-Prendendo il coltello, all’inizio, hai escluso i Pacifici e gli Abneganti. Loro non avrebbero mai preso un’ arma.- Le disse, avvicinandosi ancora. –Il problema nasce all’arrivo del cane, quando hai iniziato a riflettere sulla mossa migliore da fare, decidendo poi di buttarti a terra. Quella è una cosa che farebbero gli Eruditi…-

La paralizzò con uno sguardo affilato e tagliente come una spada.

Aria capì che Eric era contrariato dal suo modo di agire da Erudita e, oltre a rimanere intimorita da quello sguardo, si arrabbiò con sé stessa.

-Ma un Erudito non si metterebbe mai ad inseguire il cane, scapperebbe via, e non lo colpirebbe. Quella è una scelta da Intrepida.- Le disse Eric, con una punta di dolcezza, per quanto il suo carattere gli permettesse di essere gentile. –Scelta che hai confermato sull’autobus. Non hai confessato il nome del ricercato sul giornale, come farebbe un Candido, e non ti sei messa a discutere con quell’uomo, come farebbe un Erudito.-

La ragazza si portò le ginocchia al petto e rimase in silenzio, decisamente più sollevata ma carica di dubbi.

-Hai fatto qualcosa che solo un Intrepido poteva fare.- Le disse malizioso, con tanto di sopracciglio alzato.

-Quindi adesso ti sei convinto del mio risultato?-

Eric si incupì, serrò le labbra e parlò seriamente. –Sei sicura che il risultato del test sia comparso e non sia stato inserito?-

-Sì, ma Eric…-

-Credo che tu abbia una lieve divergenza…- Buttò lì, togliendole la parola.

Aveva lanciato quella bomba tutta d’un fiato, perché sapeva che se si fosse fermato a riflettere, non sarebbe mai riuscito a dire quello che provava. Peccato che, il solo dire quella parola ad alta voce, lo fece sentire come se avesse appena incassato un pugno in pieno stomaco.

Aria, dal suo canto, ebbe una reazione tipica da Erudita. La sua vecchia fazione, infatti, odiava i Divergenti e insegnava ai bambini a stare alla larga da quelle persone con strani poteri mentali.

–Cosa? Stai scherzando, divergenza?- farfugliò con voce squillante. –Dove hai sbattuto la testa?-

-Eri cosciente durante la tua allucinazione della paura, oggi?- Le chiese deciso, quasi fosse un severo rimprovero.

Lei scosse la testa e lo guardò come se avesse detto la più grande delle assurdità. –No! Ero confusa, non capivo cosa mi stava succedendo e…-

-E allora come hai fatto a fare sparire gli aghi e a non affogare?- Le urlò contro, avvicinandosi al suo viso come una sfida a mentire ancora.

-Bè perché…- Ma poi Aria lo guardò e sul suo volto apparve una profonda indignazione. –Aspetta un momento, come lo sai?-

Eric deglutì e sollevò il mento con fare distaccato, rifiutandosi di farsi condizionare dalla sua espressione offesa, pur sapendo di essere stato colto in flagrante. –Rientra nei mie compiti visionare le simulazioni per il secondo modulo…-

Gli occhi di Aria si spalancarono insieme alla sua bocca, e il suo sguardo si accese di rabbia, così come le sue guance si accesero di rosso. –Cosa? Non è giusto, perché hai visto le mie paure, è tipo una cosa personale!-

-Aria rispondi!- ringhiò Eric.

-Non sapevo dove mi trovavo né perché ero lì- Sbottò, guardandolo di traverso. –So solo che, ad un certo punto, mi sono chiesta: come fanno delle siringhe ad essere collegate alla sabbia? E, quando il livello dell’acqua è salito, ho pensato che non serviva e nulla avere paura, così mi sono lasciata andare..-

Il ragazzo scosse la testa, ancora arrabbiato. –E come hai fatto ad uscire da quella stanza?-

Aria storse il naso e lo guardò con profondo rammarico, facendogli capire che quella paura era davvero personale e che avrebbe preferito non parlarne. –Ho visto le mie scarpe e i miei vesti neri e ho pensato che, anche se non capivo come ero finita ancora lì dentro, voleva dire che non facevo più parte degli Eruditi, ma che avevo già scelto gli Intrepidi. Perciò, prima o dopo, mi avrebbero fatta uscire!-

-Era la tua stanza quando vivevi ancora con la tua famiglia?-

Aria lo guardò con rabbia. –Sì!- sibilò a denti stretti.

Eric analizzò la sua reazione, e capì che non era il caso di aggiungere altro, anche perché il modo in cui gli aveva risposto era sufficiente. Iniziò a riflettere, e poi cercò il suo sguardo per parlarle.

–Avresti potuto avere due risultati al test, Eruditi ed Intrepidi, risultando così una Divergente!-

La ragazza lo guardò con le sopracciglia contratte, dubbiosa e ancora arrabbiata.

Eric continuò. –In pochi sanno però che, molti Divergenti, stranamente, ottengono un solo risultato e nessuno si accorge della loro divergenza. È anche vero che, in alcuni casi, nonostante nel test si evidenzi chiaramente la predisposizione per una determinata fazione, alcune scelte vengano influenzate dal modo di pensare della vecchia fazione d’appartenenza. Quindi, se si ha una lieve divergenza verso la fazione in cui si è nati, e se il test attitudinale non la conferma, è tutto nella norma.-

-Eric, non sono una Divergente!-

-No, non lo sei!- ammise, tornando finalmente in sé. –Tutte le scelte che hai fatto hanno determinato che sei un’ Intrepida. E, per quando riguarda la scelta di buttarsi a terra, non solo gli Eruditi calcolano la mossa migliore per attaccare…-

Quando Eric rise, per la prima volta in maniera sincera e spensierata, senza arroganza, Aria rimase ad osservarlo e nascose un sorriso.

–Perché ridi?- gli chiese.

Il ragazzo la guardò e, nei suoi occhi verde chiaro, la nebbia che di solito li avvolgeva si dissolse. –Perché era lo stesso metodo che usavo io per superare le mie paure: usavo la logica!-

Aria abbassò la testa e si strinse nelle spalle, con un piccolo sorriso a fior di labbra. Per una sconosciuta ragione, scoprire i punti in comune che aveva con Eric le scaldava il cuore. Tuttavia non capiva come fosse possibile che il capofazione degli Intrepidi usasse proprio la logica per uscire dalle simulazioni, era una cosa da Eruditi, ed Eric era la persona più Intrepida che avesse mai conosciuto. Scrollò le spalle e decise che era meglio non chiedere nulla.

-Devi stare attenta,- Le sussurrò il ragazzo, mettendole una mano dietro la schiena. –La tua lieve divergenza potrebbe essere notata, devi cambiare il modo in cui affronti le tue paure nelle simulazioni, e non raccontare a nessuno il tuo test attitudinale.-

Ascoltò in silenzio ma, ad un centro punto, ad Aria venne un dubbio. –Come fai a sapere tutte queste cose sul test attitudinale e sui Divergenti?-

Eric si irrigidì e guardò da un'altra parte senza nascondere la sua rabbia, tornata a deturpargli i lineamenti. –Fa parte del mio lavoro…-

-Fa parte del tuo lavoro?- Aria lo guardò con sospetto.

-Non fare domande di cui potresti pentirti!- le sibilò contro il viso, assumendo un comportamento spietato.

Non poteva certo raccontarle delle sue discussioni con la rappresentate degli Eruditi, né del suo ruolo nella caccia ai Divergenti.

-Perché eri tanto spaventato all’idea che potessi essere una Divergente?-

Sentendosi porgere quella domanda, Eric si incupì e smise di ricambiare il suo sguardo. Non poteva dirle la verità, certo, ma una parte di realtà poteva anche concedergliela. Sarebbe servito a metterla in guardia e, dire ciò che pensava ad alta voce, avrebbe aiutato lui a prendere coscienza di ciò che realmente provava nei confronti di quella ragazza. –I Divergenti non hanno vita lunga fra gli Intrepidi, e non mi piacerebbe vederti fare una brutta fine…-

Perché era quella la sua preoccupazione, e l’unica risposta che poteva concederle. Era quello che aveva fatto cambiare le sue priorità, e che aveva sconvolto il suo modo di essere e di pensare. Se in gioco c’era la vita di Aria, Eric era disposto a cambiare le carte in tavola e a fare i conti con sé stesso e con chiunque altro, solo per lei.

Sul volto di Aria si inseguirono la paura per la brutalità della sua frase, ma poi capì che Eric stava cercando di proteggerla e abbassò lo sguardo.

Preferì cambiare i toni della conversazione, spostandosi su qualcosa di più leggero.

-Non vale, tu conosci le mie paure!- gli disse con tono falsamente offeso.

Eric fece un ghigno divertito. –Sì, è ho qualche domanda per te. Ad esempio, da dove viene la paura per gli aghi?-

La ragazza lo guardò storto. –Non intendo rispondere, sono fatti miei!-

-Perché dovresti avere paura di qualche piccolo ago, non sai resistere al dolore di una puntura?- La provocò, leccandosi abilmente le labbra con la punta della lingua

-Non ho paura di uno stupido ago!- sbottò, incenerendolo con lo sguardo. –Ho paura delle iniezioni!-

Eric la osservò per un attimo, studiando il modo in cui si stringeva nelle spalle, come a volersi fare sempre più piccola quasi fino a sparire.

-Ho paura di quello che può esserci dentro le siringhe…- sussurrò, con gli occhi fisse sulle proprie gambe.

Le passò una mano sul viso, con la sua solita dolcezza rude e prepotente. –Dimmi perché.-

-No!-

-Andiamo…- le disse con voce rauca, mettendole anche l’altra mano sull’altra guancia. –Perché non vuoi mai dirmi niente? Pensi di essere più seducente con tutti i tuoi segreti?-

Alzò i suoi occhi scuri su di lui e fece un’ espressione furba. –Parla prima tu allora, tu mi dici una delle tue paure, e io ti spiego una delle mie.-

Eric sollevò un sopracciglio e serrò la mascella, era piuttosto infastidito dalla piega che la situazione aveva preso, non essere più quello in vantaggio non gli piaceva affatto. Tuttavia era curioso, e voleva a tutti i costi scoprire da cosa derivava quella paura e, dato che lei ci teneva tanto a tenerla nascosta, per Eric scoprirla diventava una questione d’orgoglio. In una battaglia immaginaria, ottenere quell’informazione rappresentava la vittoria e, di sicuro, lui voleva vincere.

-Avevo paura dell’obbedienza. Il pensiero di dover sottostare a qualcuno, o il dover obbedire agli ordini, mi faceva salire i nervi.- Acconsentì di dire, distaccato.

Gli occhi blu di Aria lo incatenarono, carichi di attenzione e calore. –E perché avevi quella paura?-

Piegò la testa da un lato, la sua curiosità lo esaltava. Ghignò. –Proprio tu, una ragazzina ribelle che veniva dagli Eruditi e che non vedeva l’ora di liberarsi, mi chiedi da dove venga la mia paura per l’obbedienza? Aria, non ti dice niente?-

La ragazza fece un cenno con la testa, continuando a prestargli attenzione. Per lei era normale cercare la libertà, era stata per anni imprigionata in una fazione che odiava, ma da dove nasceva la ribellione di Eric? Dava per scontato che fosse nato fra gli Intrepidi e che fosse stato sempre il più forte, che si fosse sbagliata?

Eric la guardò in silenzio per diversi secondi, con i suoi occhi chiari ridotti a due fessure da cui la fissava minaccioso, illuminati da una strana emozione che non riusciva a riconoscere. Era come se si aspettasse qualcosa da lei, forse c’erano delle cose che le sfuggivano, ma le parole del ragazzo misero fine ai suoi pensieri.

-Ho affrontato la mia iniziazione carico di rabbia e con la voglia di arrivare in alto, ero determinato, e qualsiasi ostacolo sulla mia strada era d’intralcio. Non sopportavo dover obbedire agli istruttori e agli altri capi.-

-E poi sei diventato un Capofazione, così non c’è nessuno che può dirti cosa fare!-

Eric guardò Aria e le accarezzò i capelli che le ricadevano sul braccio. –Direi di essere stato piuttosto esaustivo, ora tocca a te…-

Quando si passò una mano sulla testa per ravviarsi i capelli, Aria sospirò ed abbassò lo sguardo. –mia madre era un medico così, quando iniziai a comportarmi come un animale selvaggio, come diceva lei, si portò a casa una scorta di sedativi e siringhe che  chiuse in un armadietto.- sollevò gli occhi su di lui e lo guardò intensamente. –Tutte le volte che correvo per strada, o quando mi arrampicavo da qualche parte, o se scopriva che a scuola ero andata a giocare con i figli degli Intrepidi, mi inseguiva con una di quelle dannate siringhe e mi iniettava il sedativo.-

Eric osservò il modo in cui iniziò a stringere la trapunta fra le mani e, dentro di lui, sentì la rabbia crescere e soffocarlo. Avrebbe dovuto essere dispiaciuto per lei, provare dolore, e invece era solo arrabbiato. Forse era vero che l’unica cosa che era in grado di provare era la rabbia.

-Avrei preferito qualsiasi cosa, ma non quella sensazione d’ impotenza che provavo tutte le volte che mi iniettava quel maledetto sedativo. Dormivo per qualche ora e, tutte le volte, mi svegliavo sentendomi inutile ed arrabbiata. Ho scelto gli Intrepidi per non sentirmi più debole e indifesa.-

-È per questo che quella volta in infermeria, quando ti ho fatto dare quell’anestetico, ti sei agitata in quel modo?- le chiese piegando la testa da un lato, cauto.

Aria sollevò lo sguardo verso di lui e spalancò gli occhi, lo guardò con rammarico per qualche munito, ma poi parve rassegnarsi e abbassò la testa scrollando le spalle.

-Basta parlare!- affermò Eric. –È tardi e sono stanco!-

Si alzò in piedi e si liberò dei pantaloni che indossava, infilandosi sotto le coperte.

Aria si spostò per fargli posto, e gli allungò le coperte. La gatta, che ancora dormiva nella parte bassa del letto, saltò giù e si riappisolò sul pavimento. Le luci della stanza erano spente, ma attraverso le tende iniziava ad entrare un po’ di luce, segno che il mattino non era lontano.

-Se non hai abbastanza sonno per dormire, posso stancarti io…- Disse Eric con voce calda e sensuale, prendendole il viso fra le mani ed iniziando a baciarla con crescente bramosia.

Aria sorrise contro le labbra di Eric e gli mise le mani sulle spalle, si sdraiarono insieme e si persero in un gioco di baci e carezze che orami erano abili a fare, fino a quando non si separarono per addormentarsi.

 

 

 

 

 

 

 

Continua…

 

 

 

   
 
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