Stessa Storia, Stesso Posto, Stesso Bar... ehm, Stessa Accademia di Walpurgisnacht (/viewuser.php?uid=146936)
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Erano passati tre
giorni dal processo e quel pranzo, come tutti quelli che
l’avevano preceduto a partire dal luttuoso evento, era il
più lugubre della loro finora breve permanenza
nell’accademia.
Mancava la
vitalità che di solito la faceva da padrona nelle loro
interazioni. Anche quelli facilmente eccitabili, come ad esempio Mondo
e Leon, erano comprensibilmente quieti e sulle loro. Naegi non
mancò di notare come persino Togami, seduto come le altre
volte ad un tavolo separato, non avesse il suo solito sorriso sbruffone.
Ciancia
Togami, ciancia. Poi alla prova dei fatti sei scosso da quanto
è accaduto esattamente come lo siamo noi.
Non volava davvero una
mosca. Anche per chiedere di farsi passare lo zucchero ci si limitava a
qualche sguardo fugace. Non c’era la minima voglia di
chiacchierare, non quando le sedie vuote di Fujisaki e Yamada
ricordavano a tutti i presenti il loro tragico destino.
Ci pensò
l’immancabile Kirigiri a rompere l’impasse. Non
appena ebbe finito il suo modesto pasto si alzò, invero
abbastanza platealmente, e annunciò che avrebbe ripreso
l’investigazione del secondo piano. Tale era infatti la
famosa ricompensa a cui Monokuma aveva accennato al termine
dell’esecuzione.
“Ma…
ma perché?” si trovò a chiedere Makoto
“Abbiamo setacciato ogni angolo con minuzia e non abbiamo
trovato niente di utile”.
“Forse. O
forse no. E comunque si è aperta una delle stanze
precedentemente bloccate qui al primo piano, non ve n’eravate
accorti?”.
“Se parli
della sauna e del relativo spogliatoio” si intromise Celes
“mi sono presa la briga di darci un’occhiata mentre
voi bighellonavate al piano superiore. Ti posso assicurare che non
c’è nulla di nulla: delle panche, degli armadietti
vuoti e la porta che collega alla sauna vera e propria.
Naturalmente… oh, no. Invece no”.
“Invece
cosa?”.
“Stavo per
dire naturalmente
ci sono telecamere anche lì, ma… no, ora che
ci penso non ci sono”.
La rivelazione ebbe
l’effetto di un candelotto di dinamite appena esploso. Si
poteva quasi dire che i ragazzi avessero scoperto un modo per uscire,
quando in realtà non era affatto così. Si
trattava, né più né meno, di una
stanza… libera dall’influsso nefasto di Monokuma.
Devo
smetterla di leggere i classici russi dell’ottocento, mi
fanno parlare e pensare in maniera troppo barocca.
Comunque…
comunque questa è una bomba. Abbiamo una stanza per
cospirare in santa pace, senza il pelo finto di quell’orso
psicopatico a infastidirci.
“Che cosa
stiamo aspettando, un invito ufficiale? Propongo riunione al riparo da
sguardi indiscreti” proruppe Sayaka, facendosi portavoce
dell’intenzione comune. Senza neanche chiederlo si
trovò capintesta della ribellione, finendo col condurre i
suoi prodi verso il loro obiettivo.
…
veramente Makoto, finiscila. Questo non è Guerra e Pace.
Stava per aggiungersi
alla fiumana, già lanciata, quando incrociò per
caso lo sguardo di Kirigiri che, ancora ferma nella sua precedente
posizione, non pareva intenzionata a seguirli.
“Uh?
Kirigiri-san?”.
“Appena la
calca se ne va… ti voglio parlare a
quattr’occhi”.
Naegi fece una
discreta fatica a trattenere pensieri inappropriati.
“Co-cosa
vuoi…” balbettò, ma la ragazza lo
fermò subito.
“Non qui,
non ora” disse, facendo un cenno verso le telecamere. Poi
aggiunse a bassa voce: “Ci vediamo tra un’ora nel
bagno, giusto il tempo che l’entusiasmo per la scoperta si
esaurisca negli altri e ci lascino la stanza a disposizione.”
Poi si
incamminò verso l’entrata della caffetteria,
mentre Makoto ancora la fissava, cercando di scacciare via quegli
strani pensieri.
“Andato bene
il tuo giretto?”
Quando Kyouko
aprì la porta venne accolta da Makoto, che apparentemente la
aspettava già da un po’ seduto su una delle panche.
“Da quanto
sei qui?”
“Una ventina
di minuti, credo” disse, “abbiamo ispezionato la
sauna, e poi abbiamo dato di nuovo uno sguardo al secondo piano, ma
poi…” fece spallucce, non sapendo esattamente come
concludere la frase.
“Non ne
avevi voglia?” ipotizzò lei.
“Mettiamola
così” ammise Makoto, grattandosi la testa.
“So che sarebbe utile perlustrare per bene ogni area per
eventuali indizi ma… sono ancora scosso dopo…
dopo l’esecuzione di Yamada.”
“È
più che normale” annuì lei,
“è stato uno shock abbastanza grande per tutti
quanti.” Rimase qualche secondo in silenzio, poi aggiunse con
un sorrisetto: “E comunque agli indizi ci penso io.”
Makoto
ricambiò il sorriso: “Cosa volevi dirmi prima, in
caffetteria?”
“Giusto…”
sussurrò lei, cominciando a camminare avanti e indietro,
forse cercando le parole più adatte: “Ho il forte
sospetto che l’artefice di tutto questo sia in mezzo a
noi.”
Naegi
sgranò gli occhi, incredulo.
Come poteva Kirigiri
credere che la mente dietro quegli orrori fosse uno di loro?!
“Sei…
sei sicura? È un’accusa terribile, pensare che ci
sia un pazzo tra di noi..”
La ragazza
annuì: “Non ho ancora sospetti su qualcuno o prove
fondate, ma ho notato molti dettagli strani.”
“Ad
esempio?”
“Hai fatto
caso a come Monokuma spesso si zittisca senza motivo? O che certe volte
sembra che non ascolti le domande che gli vengono poste?”
“In effetti,
ora che ci penso..” commentò lui, mentre la sua
mente tornava indietro all’esecuzione di Yamada e al modo in
cui l’orso si era zittito dopo aver detto che avevano cinque
minuti per decidere chi tra loro avrebbe decapitato Yamada.
“È
come se... fossero messaggi registrati” disse, e Kirigiri di
nuovo fece un cenno d’assenso: “Se il nostro
aguzzino fosse qualcuno che si limita ad osservarci da lontano, come le
telecamere suggeriscono, non avrebbe bisogno di programmare Monokuma
con messaggi registrati. Significa che, per qualche motivo, non
può sempre controllarci…”
“...come se
fosse costretto a stare insieme a noi” concluse Makoto in un
sussurro. La prospettiva era orribile, forse persino più
orribile dell’idea di un assassino o un terrorista a capo di
tutto quello, ma doveva ammettere che il ragionamento filava.
“E hai
già qualche sospetto?”
“No, non
ancora” sospirò Kirigiri, “è
ancora presto e non ho abbastanza indizi. Ma vorrà dire che,
da questo momento in poi, dovremo tenere gli occhi bene aperti.
Intesi?”
“S-sì!”
disse, aggiungendo velocemente: “Ma cosa devo cercare,
esattamente?”
“Qualunque
comportamento inusuale: atteggiamenti strani, guardinghi…
soprattutto assenze sospette. Se ho ragione, il colpevole
avrà la necessità di sparire di quando in quando,
per registrare i messaggi di Monokuma o fare gli annunci. Ah, mi
raccomando: discrezione.”
Makoto
annuì, pensando a possibili scenari: venire scoperto, essere
torturato a morte…
No
ok, basta. Pensare cose del genere non aiuta.
Rimasero per un
po’ in silenzio; poi Naegi parlò di nuovo,
esternando un dubbio che lo attanagliava da un po’:
“Kirigiri-san, tu… credi che chiunque ci abbia
rinchiusi qui ci abbia causato la perdita di memoria?”
La ragazza lo
guardò per qualche istante, poi disse:
“È molto probabile.”
“Ma…
perché?”
“Forse
è stato un effetto collaterale del sonnifero usato per
addormentarci… o forse non vuole farci ricordare qualcosa in
particolare.”
Makoto stava per
chiederle cosa secondo lei non dovevano ricordare, quando la porta
dello spogliatoio si aprì.
“Oh, ma
guarda un po’ chi c’è qui! Cosa stavate
facendo, piccioncini?” fu l’intelligente commento
di Leon che, spalleggiato da Oowada, li ricoprì di
provocazioni idiote. Il biker si lanciò persino in un
fischio, seguito da uno “Zozzoni!” che
causò una fragorosa risata in Kuwata.
“Niente di
ciò che i vostri cervellini bacati stanno
immaginando” fu la pacata risposta di Kirigiri che, mentre si
faceva largo per uscire, aggiunse: “Naegi-kun mi stava solo
dichiarando il suo amore.”
La ragazza se ne
andò sorridendo, lasciando un imbarazzatissimo Makoto alle
prese con Leon e Mondo e le loro domande indiscrete.
Lasciatasi il povero
Naegi alle spalle, Kyouko riprese a ispezionare il secondo piano: erano
presenti due bagni, due aule, una grande biblioteca e persino una
piscina con relativi spogliatoi; si chiese chi fosse il genio che aveva
progettato una piscina al secondo piano di un edificio, ma
lasciò perdere certi pensieri futili. Al momento era molto
più interessata alla biblioteca e in particolare alla stanza
sul retro: aveva idea che contenesse documenti interessanti ma,
purtroppo, Togami aveva preso possesso della biblioteca e vi si era
barricato dentro, negando a chiunque l’accesso alla stanza.
Rivolse mentalmente un
paio di insulti al biondo ereditiere, quando finalmente si
trovò la porta della biblioteca davanti. Non aveva per
niente voglia di discutere con Togami, ma le sue indagini avevano la
priorità. Si disse che si sarebbe limitata ad ignorarlo, e
nel peggiore dei casi… diciamo che sapeva come metterlo
fuori gioco senza fargli (troppo) male; Byakuya Togami avrebbe
sicuramente potuto batterla a tennis o qualche altro sport da ricchi,
ma dubitava fortemente che avesse qualche minima conoscenza di
autodifesa.
“Togami,
sono Kirigiri” si annunciò, bussando. Non
ricevendo risposta bussò di nuovo, poi decise di entrare
comunque: “Sto entrando lo stesso e a poco serviranno le tue
lamentele, voglio vedere la stanza sul retro della
biblioteca.”
Ancora nessuna
risposta.
Da dove si trovava,
Kyouko riusciva a vedere una scrivania; la sedia era girata di spalle,
e non riusciva a capire se Togami fosse effettivamente seduto
lì o avesse parlato da sola per cinque minuti buoni.
Si avvicinò
con cautela, il suo senso di detective che trillava
all’impazzata.
Qualcosa
non va
pensò, mentre poggiava la mano sullo schienale della sedia e
la faceva roteare verso di sé.
“Togami mi
hai…” disse, ma le parole le morirono in gola.
Di fronte a lei faceva
bella mostra di sé il corpo senza vita di Celestia
Ludenberg, leggermente scivolato in avanti. Per chissà quale ragione
non aveva i suoi voluminosi codini, motivo per il quale non
l’aveva riconosciuta istantaneamente anche se di spalle, e
soprattutto presentava uno squarcio sul collo. Il sangue era uscito a
profusione, dando a Kyouko la sensazione che il vestito originariamente
viola che indossava fosse stato ridipinto con della vernice rossa.
Fece un po’
di fatica a trattenere un urlo. È pur vero che dato il suo
mestiere vedere un cadavere non era nulla di nuovo, ma raramente aveva
avuto il dubbio onore di essere la prima a scoprirlo.
Le ci volle
all’incirca mezzo secondo per scrollarsi di dosso lo shock.
Poi la parte analitica del suo cervello prese saldamente le redini ed
entrò in modalità lavorativa: per prima cosa
guardò per terra e, come un po’ si aspettava,
notò delle leggere strisciate di sangue.
L’hanno
portata qui e appoggiata a questa poltrona. Non escludo che
l’omicidio non sia avvenuto in questa stanza.
Si assicurò
di non inquinare la scena del crimine, come da buona etica
professionale, e abbandonò rapidamente la biblioteca per
andare a recuperare due persone. Bisognava essere in tre, difatti, per
far sì che ci fosse l’inizio ufficiale delle
indagini.
Al
contrario del caso di Fujisaki siamo di fronte a un assassinio
volontario, a meno che non ci sia stato un fortuito incontro del terzo
tipo fra una lama e la carotide di Celes.
La
cosa… mi preoccupa. E mi… sì, mi
dispiace. Non troppo però, la signorina non faceva
granché per rendersi simpatica. Tanto qui, nella mia testa,
posso dire e pensare quel che voglio. Quindi non mi vergognerò di essere onesta.
Pensò che
forse i tre moschettieri erano ancora nella sauna a lanciarsi
frecciatine sceme, pertanto si diresse lì. E come aveva
presupposto trovò Kuwata e Oowada che stavano importunando
Naegi, sfottendolo su presunte acrobazie di natura… ehm,
sessuale che avrebbe messo in pratica con lei.
Se la situazione non
fosse stata tragica si sarebbe unita volentieri alla presa in giro.
“Kerumph”
fece, con il più classico dei colpi di tosse posticci.
“Uh?
Kirigiri-san? Perché sei tornata qui? Se hai sentito cosa
stavano dicendo questi due cialtroni ti prego di non mettermi le mani
addosso io non c’entro sono loro due a dire cavolate a
raffica e perfavoreperfavore non farmi del male che sono innocente
e…”.
“Qualcosa ho
sentito, sì. E con loro farò i conti
più tardi. Ma purtroppo sono ritornata per comunicarvi
qualcosa di brutto”.
Bastò
questo a dipingere sgomento sul volto degli altri tre. Immediatamente
ogni manifestazione di cameratismo e gioia cessò, come se un
sergente istruttore avesse richiamato i suoi indisciplinati soldati
all’ordine.
“Co-cos’è
successo?”.
“Abbiamo un
cadavere”.
“Santi
kami!” esclamò Leon “Dove? E…
e chi? Non sarà… Sayaka?”.
“No. Celes.
In biblioteca. Sgozzata”.
“Stai…
stai scherzando, Kirigiri-san…”.
“Ho la
faccia di una che scherza?”.
“Direi di
no…” puntualizzò Mondo,
consapevole di aver detto una cosa palese.
“Venite con
me. Come sapete servono almeno tre persone per
l’annuncio”.
Makoto e Leon si
avviarono verso l’uscita, mentre Mondo non sembrava aver
l’intenzione di adeguarsi.
“Qualcosa
non va, Oowada?” chiese la detective.
“Hai anche
il coraggio di chiedermi se qualcosa non va? Qualcuno ha aperto il
collo di quella povera disgraziata di Celes e tu mi chiedi se qualcosa
non va? Ti senti parlare ogni tanto, Kirigiri?”.
“Il mio
udito funziona alla perfezione. Le cose stanno così, che a
te piaccia o no. Deduco che non voglia aggregarti al simpatico
carrozzone, dunque”.
“Ci puoi
scommettere che non voglio! Lasciatemi solo, devo
riflettere…”.
BZZZZ.
Un punto per Mondo Oowada sotto la colonna Azioni che Possono dar Adito
a Sospetti.
Vedendolo come un caso
perso, Kyouko raggiunse gli altri due che si erano già
allontanati.
Quando giunsero in
biblioteca, puntuale come un orologio svizzero scattò
l’allarme di Monokuma: “PIM POM PAM POOOOOM! Altro
giro, altro omicidio! Conoscete le regole miei cari, avete tempo fino
all’inizio del processo per cercare indizi, upupupupu! Datevi
da fare!”
I tre si scambiarono
sguardi pieni di tensione, consci di cosa sarebbe successo di
lì a un paio d’ore… ma non era il
momento di farsi venire un attacco di panico: com’era facile
intuire, Kyouko prese le redini delle indagini e quasi si
appropriò del corpo, mentre dava indicazioni a Makoto e Leon
sul da farsi; quest’ultimo mise in pratica quanto la ragazza
gli aveva ordinato non appena arrivarono i primi curiosi, aggiornando di
volta in volta i ritardatari su quanto successo. Makoto invece si
dedicò alla ricerca di indizi.
“Che cosa
diamine è successo nella mia biblioteca?!”. La voce alterata di
Togami li distolse dai loro compiti.
“Punto primo
questa non è la tua biblioteca” rispose pacata
Kyouko, senza neanche voltarsi a guardarlo “punto secondo,
questa è ora la scena di un crimine. E farei attenzione a
dosare le parole” aggiunse, girando attorno al corpo di Celes
alla ricerca di qualcosa.
“È
forse una minaccia, Kirigiri?”
“Più
un avvertimento, direi” rispose la ragazza, voltando la sedia
verso la porta di modo che lui e tutti gli altri vedessero
“visto che l’identità della vittima e il
luogo in cui si trova possono facilmente far pensare a te.”
“Co…
come osi?!” ringhiò, mentre Touko accanto a lui
berciava di non accusare il suo Byakuya-sama di simili
oscenità; il resto degli studenti, invece, sembrò
allontanarsi di un passo dal ragazzo.
“Kirigiri-san,
non credi sia stato poco saggio spostare la sedia?” chiese
Makoto. “Voglio dire, non sono un detective ma di solito si
dice di non inquinare la scena del crimine…”
“Tranquillo,
non c’era nessun indizio o prova che rischiassi di
alterare” rispose lei, “...purtroppo. Tu hai
trovato qualcosa?”
Il ragazzo fece cenno
di no con la testa: “Niente di niente. A parte alcune tracce
di sangue davanti la scrivania non c’è nulla,
né una possibile arma del delitto né un indizio
di qualsiasi genere. Mancano persino i codini di Celestia.”
Kyouko
annuì, voltandosi di nuovo verso il corpo della gothic
lolita: “Dal tipo di ferita direi che l’assassino
ha usato un oggetto affilato. I bordi della ferita non sono
puliti” commentò, indicando il collo di Celes,
“quindi possiamo escludere un coltello o simili. Direi
più qualcosa come…” si
guardò brevemente in giro “...un
tagliacarte.”
“Che qui
però manca” proseguì Naegi, indicando
la scrivania. Per precauzione controllarono brevemente la scrivania, ma
come temevano il tagliacarte non si trovava lì. Si
voltò verso l’entrata, dove si era radunata tutta
la classe; persino Mondo si era fatto vivo, alla fine.
Hm.
Si voltò
nuovamente verso il corpo, fingendo di cercare altri indizi:
“Naegi, dammi una mano qui.”
“Cosa ti
serve, Kirigiri-san?” chiese, e lei rispose abbassando la
voce: “Per ora non diciamo nulla del tagliacarte. Il
colpevole è sicuramente qui, lasciamogli credere che non
sappiamo ancora che tipo di arma è stata usata.”
“Credi la
stia nascondendo?”
“Lo
spero.”
“Ehi, avete
ancora molto da confabulare?” commentò qualcuno, e
dopo un ultimo cenno d’assenso si voltarono entrambi:
“Ok, ascoltatemi tutti con attenzione”
annunciò Kyouko, “abbiamo poco tempo prima che il
processo cominci, quindi dividiamoci e cerchiamo indizi su entrambi i
piani”.
I ragazzi annuirono, e
soddisfatta proseguì: “Io, Naegi e Togami
continuiamo la ricerca nella biblioteca, voialtri dividetevi in gruppi
e setacciate ogni stanza.”
Detto questo
tornò a dedicarsi al cadavere, mentre qualcuno esprimeva
rimostranze sulla divisione dei ruoli, finché non si
dileguarono per i corridoi.
“Sentiamo
Kirigiri, perché mi hai voluto qui? Vuoi tenermi
d’occhio?”
“Sì
e no” rispose lei, assicurandosi che la porta fosse chiusa.
“Non sono del tutto sicura che sia tu il colpevole, ma ora
come ora, vista l’assenza di indizi, sei l’unico
sospettato.”
“E che cosa
ti porta a pensarlo, di grazia?”
“Beh, ad
esempio il fatto che andavi starnazzando ai quattro venti che avresti
ucciso pur di vincere quello che stupidamente ti ostini a chiamare gioco. E il fatto che il cadavere
è stato rinvenuto nel tuo nuovo parco giochi. Anche se sono
poco più che indizi sommari. Per questo motivo ho esordito
dicendo che non ho nessuna convinzione di colpevolezza nei tuoi
confronti”.
“E allora
non dovresti volermi mettere la museruola, stando così le
cose. Pertanto continuo a non capire perché hai chiesto di
trattenermi”.
“Vuoi che ti
dica la verità? La vera verità?”.
“No, mi
accontento di quella falsa”.
Sarcasmo.
Da Togami. Attendo la fine del mondo fra tre, due, uno…
“Hai
sufficiente materia grigia e ingegno da poter dare un reale apporto
alle indagini, al contrario degli altri che spesso sono animati da
buone intenzioni ma difettano delle abilità
necessarie”.
“Nel mio
caso, alla peggio, può essere l’opposto: buone
facoltà supportate da intenzioni non sempre… come
le definiresti, nobili?”.
“Più
modestamente umane”.
“Non
sopravvalutare te stessa e quel branco di incapaci”.
“Non farmi
pentire di averti fatto mezzo complimento”.
“Va bene, va
bene. Siete entrambi bellissimi, intelligentissimi e ironicissimi. Ora
però potreste smetterla di scornarvi e fare qualcosa di
più utile? Celes ha bisogno di noi”.
Byakuya si
voltò verso Naegi, colpevole di aver interrotto il loro
battibecco, e gli scoccò uno sguardo contrariato:
“Celes è morta, nemmeno tu puoi essere tanto
stupido”.
“Lo so che
Celes è morta, santo cielo! Era per dire che
c’è un omicidio da risolvere. E anzi, mentre voi
due vi davate all’avanspettacolo io stavo continuando a
cercare qualcosa di utile… non trovando neanche uno spillo
bucato. Ho il timore che…”.
“...
chiunque sia stato abbia fatto sparire ogni possibile prova? Lo trovo
molto probabile, anche perché il taglio sulla sua gola mi
porta verso uno scenario non troppo confortante”
continuò e concluse Kyouko per lui.
“Che
sarebbe?”.
“Dalla
profondità della lacerazione ho idea che sia stata inferta
da un assalitore che si trovava alle spalle della vittima. Per farti
capire, Naegi…”. Senza aggiungere un avvertimento
o alcunché si portò dietro a Togami, si
alzò sulle punte e mimò il gesto di tagliargli la
gola. Il Super Erede, preso in contropiede, non poté far
nulla per impedirlo e quando si rese conto di quel che era successo
cacciò un urletto da ragazzina isterica. Non mancando di
suscitare ilarità negli altri due, manifesta nel caso di
Naegi e nascosta in quello di Kirigiri.
La simpatica scenetta
venne troncata dall’ingresso delle gemelle Ikusaba, Junko
davanti e Mukuro dietro, che tornavano a mani vuote dal giro
perlustrativo.
“Chiedo
scusa” fece la maggiore “ma… cosa
stavate combinando? Togami, perché urlavi?”.
“Io non ho
urlato!” replicò l’interpellato, assai
stizzito.
“Ah no? E
cosa facevi, gorgheggi per la voce? Il fisico del cantante lirico non
ce l’hai manco un po’, bel pupone”
chiosò Junko ammiccando. E provocando in Byakuya quella che
allo sguardo di Kyouko parve una fusione nucleare
d’imbarazzo, rabbia, disprezzo e altre dodici o tredici
emozioni violente.
Beh
dai, almeno ci rilassiamo un pochino prima di andare tutti al macello.
Perché stavolta mi tocca dire che siamo parecchio nei guai.
Neanche fossero stati
cronometrati, a questo pensiero seguì l’annuncio
di Monokuma: “PIM POM PAM POOOOOM! Ebbene, avete finito i
secondi a vostra disposizione! Alzate le chiappe e portatevi di fronte
alla porta rossa. Muoversi muoversi muoversi!”.
“Oh
bene” disse Mondo dalla sua stravaccata posizione di comando
del quarto piano “finalmente abbiamo un vero omicidio, non
quel ridicolo inciampo del grassone che solo per caso ha portato a un
pezzetto della mia giustizia”.
“Non avere
fretta, Mondo. La rivalsa è un piatto che va servito molto,
molto freddo”.
“Non ho
fretta Daiya, lo sai. Degli Oowada quello incapace di pensare
prima di agire sei tu”.
“Ora mi
offendi, fratellino”.
“Non
prendermi per il culo, eh. Lo sappiamo tutti e due che è
così”.
“...
cazzo, mi conosci troppo bene”. |
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