Videogiochi > Danganronpa
Segui la storia  |       
Autore: Walpurgisnacht    08/12/2014    1 recensioni
Do do do don.
Immaginatevi: una scuola per supergeni, bulloni alle finestre, mitra per impedirti di uscire.
La solita lagna, in questo setting. O no? O sì e vi stiamo prendendo in giro?
Genere: Drammatico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Byakuya Togami, Kyouko Kirigiri, Makoto Naegi
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Mondo Oowada, Dominatore dell'Universo'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Erano passati tre giorni dal processo e quel pranzo, come tutti quelli che l’avevano preceduto a partire dal luttuoso evento, era il più lugubre della loro finora breve permanenza nell’accademia.
Mancava la vitalità che di solito la faceva da padrona nelle loro interazioni. Anche quelli facilmente eccitabili, come ad esempio Mondo e Leon, erano comprensibilmente quieti e sulle loro. Naegi non mancò di notare come persino Togami, seduto come le altre volte ad un tavolo separato, non avesse il suo solito sorriso sbruffone.
Ciancia Togami, ciancia. Poi alla prova dei fatti sei scosso da quanto è accaduto esattamente come lo siamo noi.
Non volava davvero una mosca. Anche per chiedere di farsi passare lo zucchero ci si limitava a qualche sguardo fugace. Non c’era la minima voglia di chiacchierare, non quando le sedie vuote di Fujisaki e Yamada ricordavano a tutti i presenti il loro tragico destino.
Ci pensò l’immancabile Kirigiri a rompere l’impasse. Non appena ebbe finito il suo modesto pasto si alzò, invero abbastanza platealmente, e annunciò che avrebbe ripreso l’investigazione del secondo piano. Tale era infatti la famosa ricompensa a cui Monokuma aveva accennato al termine dell’esecuzione.
“Ma… ma perché?” si trovò a chiedere Makoto “Abbiamo setacciato ogni angolo con minuzia e non abbiamo trovato niente di utile”.
“Forse. O forse no. E comunque si è aperta una delle stanze precedentemente bloccate qui al primo piano, non ve n’eravate accorti?”.
“Se parli della sauna e del relativo spogliatoio” si intromise Celes “mi sono presa la briga di darci un’occhiata mentre voi bighellonavate al piano superiore. Ti posso assicurare che non c’è nulla di nulla: delle panche, degli armadietti vuoti e la porta che collega alla sauna vera e propria. Naturalmente… oh, no. Invece no”.
“Invece cosa?”.
“Stavo per dire naturalmente ci sono telecamere anche lì, ma… no, ora che ci penso non ci sono”.
La rivelazione ebbe l’effetto di un candelotto di dinamite appena esploso. Si poteva quasi dire che i ragazzi avessero scoperto un modo per uscire, quando in realtà non era affatto così. Si trattava, né più né meno, di una stanza… libera dall’influsso nefasto di Monokuma.
Devo smetterla di leggere i classici russi dell’ottocento, mi fanno parlare e pensare in maniera troppo barocca.
Comunque… comunque questa è una bomba. Abbiamo una stanza per cospirare in santa pace, senza il pelo finto di quell’orso psicopatico a infastidirci.
“Che cosa stiamo aspettando, un invito ufficiale? Propongo riunione al riparo da sguardi indiscreti” proruppe Sayaka, facendosi portavoce dell’intenzione comune. Senza neanche chiederlo si trovò capintesta della ribellione, finendo col condurre i suoi prodi verso il loro obiettivo.
… veramente Makoto, finiscila. Questo non è Guerra e Pace.
Stava per aggiungersi alla fiumana, già lanciata, quando incrociò per caso lo sguardo di Kirigiri che, ancora ferma nella sua precedente posizione, non pareva intenzionata a seguirli.
“Uh? Kirigiri-san?”.
“Appena la calca se ne va… ti voglio parlare a quattr’occhi”.
Naegi fece una discreta fatica a trattenere pensieri inappropriati.
“Co-cosa vuoi…” balbettò, ma la ragazza lo fermò subito.
“Non qui, non ora” disse, facendo un cenno verso le telecamere. Poi aggiunse a bassa voce: “Ci vediamo tra un’ora nel bagno, giusto il tempo che l’entusiasmo per la scoperta si esaurisca negli altri e ci lascino la stanza a disposizione.”
Poi si incamminò verso l’entrata della caffetteria, mentre Makoto ancora la fissava, cercando di scacciare via quegli strani pensieri.

“Andato bene il tuo giretto?”
Quando Kyouko aprì la porta venne accolta da Makoto, che apparentemente la aspettava già da un po’ seduto su una delle panche.
“Da quanto sei qui?”
“Una ventina di minuti, credo” disse, “abbiamo ispezionato la sauna, e poi abbiamo dato di nuovo uno sguardo al secondo piano, ma poi…” fece spallucce, non sapendo esattamente come concludere la frase.
“Non ne avevi voglia?” ipotizzò lei.
“Mettiamola così” ammise Makoto, grattandosi la testa. “So che sarebbe utile perlustrare per bene ogni area per eventuali indizi ma… sono ancora scosso dopo… dopo l’esecuzione di Yamada.”
“È più che normale” annuì lei, “è stato uno shock abbastanza grande per tutti quanti.” Rimase qualche secondo in silenzio, poi aggiunse con un sorrisetto: “E comunque agli indizi ci penso io.”
Makoto ricambiò il sorriso: “Cosa volevi dirmi prima, in caffetteria?”
“Giusto…” sussurrò lei, cominciando a camminare avanti e indietro, forse cercando le parole più adatte: “Ho il forte sospetto che l’artefice di tutto questo sia in mezzo a noi.”
Naegi sgranò gli occhi, incredulo.
Come poteva Kirigiri credere che la mente dietro quegli orrori fosse uno di loro?!
“Sei… sei sicura? È un’accusa terribile, pensare che ci sia un pazzo tra di noi..”
La ragazza annuì: “Non ho ancora sospetti su qualcuno o prove fondate, ma ho notato molti dettagli strani.”
“Ad esempio?”
“Hai fatto caso a come Monokuma spesso si zittisca senza motivo? O che certe volte sembra che non ascolti le domande che gli vengono poste?”
“In effetti, ora che ci penso..” commentò lui, mentre la sua mente tornava indietro all’esecuzione di Yamada e al modo in cui l’orso si era zittito dopo aver detto che avevano cinque minuti per decidere chi tra loro avrebbe decapitato Yamada.
“È come se... fossero messaggi registrati” disse, e Kirigiri di nuovo fece un cenno d’assenso: “Se il nostro aguzzino fosse qualcuno che si limita ad osservarci da lontano, come le telecamere suggeriscono, non avrebbe bisogno di programmare Monokuma con messaggi registrati. Significa che, per qualche motivo, non può sempre controllarci…”
“...come se fosse costretto a stare insieme a noi” concluse Makoto in un sussurro. La prospettiva era orribile, forse persino più orribile dell’idea di un assassino o un terrorista a capo di tutto quello, ma doveva ammettere che il ragionamento filava.
“E hai già qualche sospetto?”
“No, non ancora” sospirò Kirigiri, “è ancora presto e non ho abbastanza indizi. Ma vorrà dire che, da questo momento in poi, dovremo tenere gli occhi bene aperti. Intesi?”
“S-sì!” disse, aggiungendo velocemente: “Ma cosa devo cercare, esattamente?”
“Qualunque comportamento inusuale: atteggiamenti strani, guardinghi… soprattutto  assenze sospette. Se ho ragione, il colpevole avrà la necessità di sparire di quando in quando, per registrare i messaggi di Monokuma o fare gli annunci. Ah, mi raccomando: discrezione.”
Makoto annuì, pensando a possibili scenari: venire scoperto, essere torturato a morte…
No ok, basta. Pensare cose del genere non aiuta.
Rimasero per un po’ in silenzio; poi Naegi parlò di nuovo, esternando un dubbio che lo attanagliava da un po’: “Kirigiri-san, tu… credi che chiunque ci abbia rinchiusi qui ci abbia causato la perdita di memoria?”
La ragazza lo guardò per qualche istante, poi disse: “È molto probabile.”
“Ma… perché?”
“Forse è stato un effetto collaterale del sonnifero usato per addormentarci… o forse non vuole farci ricordare qualcosa in particolare.”
Makoto stava per chiederle cosa secondo lei non dovevano ricordare, quando la porta dello spogliatoio si aprì.
“Oh, ma guarda un po’ chi c’è qui! Cosa stavate facendo, piccioncini?” fu l’intelligente commento di Leon che, spalleggiato da Oowada, li ricoprì di provocazioni idiote. Il biker si lanciò persino in un fischio, seguito da uno “Zozzoni!” che causò una fragorosa risata in Kuwata.
“Niente di ciò che i vostri cervellini bacati stanno immaginando” fu la pacata risposta di Kirigiri che, mentre si faceva largo per uscire, aggiunse: “Naegi-kun mi stava solo dichiarando il suo amore.”
La ragazza se ne andò sorridendo, lasciando un imbarazzatissimo Makoto alle prese con Leon e Mondo e le loro domande indiscrete.

Lasciatasi il povero Naegi alle spalle, Kyouko riprese a ispezionare il secondo piano: erano presenti due bagni, due aule, una grande biblioteca e persino una piscina con relativi spogliatoi; si chiese chi fosse il genio che aveva progettato una piscina al secondo piano di un edificio, ma lasciò perdere certi pensieri futili. Al momento era molto più interessata alla biblioteca e in particolare alla stanza sul retro: aveva idea che contenesse documenti interessanti ma, purtroppo, Togami aveva preso possesso della biblioteca e vi si era barricato dentro, negando a chiunque l’accesso alla stanza.
Rivolse mentalmente un paio di insulti al biondo ereditiere, quando finalmente si trovò la porta della biblioteca davanti. Non aveva per niente voglia di discutere con Togami, ma le sue indagini avevano la priorità. Si disse che si sarebbe limitata ad ignorarlo, e nel peggiore dei casi… diciamo che sapeva come metterlo fuori gioco senza fargli (troppo) male; Byakuya Togami avrebbe sicuramente potuto batterla a tennis o qualche altro sport da ricchi, ma dubitava fortemente che avesse qualche minima conoscenza di autodifesa.
“Togami, sono Kirigiri” si annunciò, bussando. Non ricevendo risposta bussò di nuovo, poi decise di entrare comunque: “Sto entrando lo stesso e a poco serviranno le tue lamentele, voglio vedere la stanza sul retro della biblioteca.”
Ancora nessuna risposta.
Da dove si trovava, Kyouko riusciva a vedere una scrivania; la sedia era girata di spalle, e non riusciva a capire se Togami fosse effettivamente seduto lì o avesse parlato da sola per cinque minuti buoni.
Si avvicinò con cautela, il suo senso di detective che trillava all’impazzata.
Qualcosa non va pensò, mentre poggiava la mano sullo schienale della sedia e la faceva roteare verso di sé.
“Togami mi hai…” disse, ma le parole le morirono in gola.
Di fronte a lei faceva bella mostra di sé il corpo senza vita di Celestia Ludenberg, leggermente scivolato in avanti. Per chissà quale ragione non aveva i suoi voluminosi codini, motivo per il quale non l’aveva riconosciuta istantaneamente anche se di spalle, e soprattutto presentava uno squarcio sul collo. Il sangue era uscito a profusione, dando a Kyouko la sensazione che il vestito originariamente viola che indossava fosse stato ridipinto con della vernice rossa.
Fece un po’ di fatica a trattenere un urlo. È pur vero che dato il suo mestiere vedere un cadavere non era nulla di nuovo, ma raramente aveva avuto il dubbio onore di essere la prima a scoprirlo.
Le ci volle all’incirca mezzo secondo per scrollarsi di dosso lo shock. Poi la parte analitica del suo cervello prese saldamente le redini ed entrò in modalità lavorativa: per prima cosa guardò per terra e, come un po’ si aspettava, notò delle leggere strisciate di sangue.
L’hanno portata qui e appoggiata a questa poltrona. Non escludo che l’omicidio non sia avvenuto in questa stanza.
Si assicurò di non inquinare la scena del crimine, come da buona etica professionale, e abbandonò rapidamente la biblioteca per andare a recuperare due persone. Bisognava essere in tre, difatti, per far sì che ci fosse l’inizio ufficiale delle indagini.
Al contrario del caso di Fujisaki siamo di fronte a un assassinio volontario, a meno che non ci sia stato un fortuito incontro del terzo tipo fra una lama e la carotide di Celes.
La cosa… mi preoccupa. E mi… sì, mi dispiace. Non troppo però, la signorina non faceva granché per rendersi simpatica. Tanto qui, nella mia testa, posso dire e pensare quel che voglio. Quindi non mi vergognerò di essere onesta.
Pensò che forse i tre moschettieri erano ancora nella sauna a lanciarsi frecciatine sceme, pertanto si diresse lì. E come aveva presupposto trovò Kuwata e Oowada che stavano importunando Naegi, sfottendolo su presunte acrobazie di natura… ehm, sessuale che avrebbe messo in pratica con lei.
Se la situazione non fosse stata tragica si sarebbe unita volentieri alla presa in giro.
“Kerumph” fece, con il più classico dei colpi di tosse posticci.
“Uh? Kirigiri-san? Perché sei tornata qui? Se hai sentito cosa stavano dicendo questi due cialtroni ti prego di non mettermi le mani addosso io non c’entro sono loro due a dire cavolate a raffica e perfavoreperfavore non farmi del male che sono innocente e…”.
“Qualcosa ho sentito, sì. E con loro farò i conti più tardi. Ma purtroppo sono ritornata per comunicarvi qualcosa di brutto”.
Bastò questo a dipingere sgomento sul volto degli altri tre. Immediatamente ogni manifestazione di cameratismo e gioia cessò, come se un sergente istruttore avesse richiamato i suoi indisciplinati soldati all’ordine.
“Co-cos’è successo?”.
“Abbiamo un cadavere”.
“Santi kami!” esclamò Leon “Dove? E… e chi? Non sarà… Sayaka?”.
“No. Celes. In biblioteca. Sgozzata”.
“Stai… stai scherzando, Kirigiri-san…”.
“Ho la faccia di una che scherza?”.
“Direi di no…” puntualizzò Mondo, consapevole di aver detto una cosa palese.
“Venite con me. Come sapete servono almeno tre persone per l’annuncio”.
Makoto e Leon si avviarono verso l’uscita, mentre Mondo non sembrava aver l’intenzione di adeguarsi.
“Qualcosa non va, Oowada?” chiese la detective.
“Hai anche il coraggio di chiedermi se qualcosa non va? Qualcuno ha aperto il collo di quella povera disgraziata di Celes e tu mi chiedi se qualcosa non va? Ti senti parlare ogni tanto, Kirigiri?”.
“Il mio udito funziona alla perfezione. Le cose stanno così, che a te piaccia o no. Deduco che non voglia aggregarti al simpatico carrozzone, dunque”.
“Ci puoi scommettere che non voglio! Lasciatemi solo, devo riflettere…”.
BZZZZ. Un punto per Mondo Oowada sotto la colonna Azioni che Possono dar Adito a Sospetti.
Vedendolo come un caso perso, Kyouko raggiunse gli altri due che si erano già allontanati.
Quando giunsero in biblioteca, puntuale come un orologio svizzero scattò l’allarme di Monokuma: “PIM POM PAM POOOOOM! Altro giro, altro omicidio! Conoscete le regole miei cari, avete tempo fino all’inizio del processo per cercare indizi, upupupupu! Datevi da fare!”
I tre si scambiarono sguardi pieni di tensione, consci di cosa sarebbe successo di lì a un paio d’ore… ma non era il momento di farsi venire un attacco di panico: com’era facile intuire, Kyouko prese le redini delle indagini e quasi si appropriò del corpo, mentre dava indicazioni a Makoto e Leon sul da farsi; quest’ultimo mise in pratica quanto la ragazza gli aveva ordinato non appena arrivarono i primi curiosi, aggiornando di volta in volta i ritardatari su quanto successo. Makoto invece si dedicò alla ricerca di indizi.
“Che cosa diamine è successo nella mia biblioteca?!”. La voce alterata di Togami li distolse dai loro compiti.
“Punto primo questa non è la tua biblioteca” rispose pacata Kyouko, senza neanche voltarsi a guardarlo “punto secondo, questa è ora la scena di un crimine. E farei attenzione a dosare le parole” aggiunse, girando attorno al corpo di Celes alla ricerca di qualcosa.
“È forse una minaccia, Kirigiri?”
“Più un avvertimento, direi” rispose la ragazza, voltando la sedia verso la porta di modo che lui e tutti gli altri vedessero “visto che l’identità della vittima e il luogo in cui si trova possono facilmente far pensare a te.”
“Co… come osi?!” ringhiò, mentre Touko accanto a lui berciava di non accusare il suo Byakuya-sama di simili oscenità; il resto degli studenti, invece, sembrò allontanarsi di un passo dal ragazzo.
“Kirigiri-san, non credi sia stato poco saggio spostare la sedia?” chiese Makoto. “Voglio dire, non sono un detective ma di solito si dice di non inquinare la scena del crimine…”
“Tranquillo, non c’era nessun indizio o prova che rischiassi di alterare” rispose lei, “...purtroppo. Tu hai trovato qualcosa?”
Il ragazzo fece cenno di no con la testa: “Niente di niente. A parte alcune tracce di sangue davanti la scrivania non c’è nulla, né una possibile arma del delitto né un indizio di qualsiasi genere. Mancano persino i codini di Celestia.”
Kyouko annuì, voltandosi di nuovo verso il corpo della gothic lolita: “Dal tipo di ferita direi che l’assassino ha usato un oggetto affilato. I bordi della ferita non sono puliti” commentò, indicando il collo di Celes, “quindi possiamo escludere un coltello o simili. Direi più qualcosa come…” si guardò brevemente in giro “...un tagliacarte.”
“Che qui però manca” proseguì Naegi, indicando la scrivania. Per precauzione controllarono brevemente la scrivania, ma come temevano il tagliacarte non si trovava lì. Si voltò verso l’entrata, dove si era radunata tutta la classe; persino Mondo si era fatto vivo, alla fine.
Hm.
Si voltò nuovamente verso il corpo, fingendo di cercare altri indizi: “Naegi, dammi una mano qui.”
“Cosa ti serve, Kirigiri-san?” chiese, e lei rispose abbassando la voce: “Per ora non diciamo nulla del tagliacarte. Il colpevole è sicuramente qui, lasciamogli credere che non sappiamo ancora che tipo di arma è stata usata.”
“Credi la stia nascondendo?”
“Lo spero.”
“Ehi, avete ancora molto da confabulare?” commentò qualcuno, e dopo un ultimo cenno d’assenso si voltarono entrambi: “Ok, ascoltatemi tutti con attenzione” annunciò Kyouko, “abbiamo poco tempo prima che il processo cominci, quindi dividiamoci e cerchiamo indizi su entrambi i piani”.
I ragazzi annuirono, e soddisfatta proseguì: “Io, Naegi e Togami continuiamo la ricerca nella biblioteca, voialtri dividetevi in gruppi e setacciate ogni stanza.”
Detto questo tornò a dedicarsi al cadavere, mentre qualcuno esprimeva rimostranze sulla divisione dei ruoli, finché non si dileguarono per i corridoi.
“Sentiamo Kirigiri, perché mi hai voluto qui? Vuoi tenermi d’occhio?”
“Sì e no” rispose lei, assicurandosi che la porta fosse chiusa. “Non sono del tutto sicura che sia tu il colpevole, ma ora come ora, vista l’assenza di indizi, sei l’unico sospettato.”
“E che cosa ti porta a pensarlo, di grazia?”
“Beh, ad esempio il fatto che andavi starnazzando ai quattro venti che avresti ucciso pur di vincere quello che stupidamente ti ostini a chiamare gioco. E il fatto che il cadavere è stato rinvenuto nel tuo nuovo parco giochi. Anche se sono poco più che indizi sommari. Per questo motivo ho esordito dicendo che non ho nessuna convinzione di colpevolezza nei tuoi confronti”.
“E allora non dovresti volermi mettere la museruola, stando così le cose. Pertanto continuo a non capire perché hai chiesto di trattenermi”.
“Vuoi che ti dica la verità? La vera verità?”.
“No, mi accontento di quella falsa”.
Sarcasmo. Da Togami. Attendo la fine del mondo fra tre, due, uno…
“Hai sufficiente materia grigia e ingegno da poter dare un reale apporto alle indagini, al contrario degli altri che spesso sono animati da buone intenzioni ma difettano delle abilità necessarie”.
“Nel mio caso, alla peggio, può essere l’opposto: buone facoltà supportate da intenzioni non sempre… come le definiresti, nobili?”.
“Più modestamente umane”.
“Non sopravvalutare te stessa e quel branco di incapaci”.
“Non farmi pentire di averti fatto mezzo complimento”.
“Va bene, va bene. Siete entrambi bellissimi, intelligentissimi e ironicissimi. Ora però potreste smetterla di scornarvi e fare qualcosa di più utile? Celes ha bisogno di noi”.
Byakuya si voltò verso Naegi, colpevole di aver interrotto il loro battibecco, e gli scoccò uno sguardo contrariato: “Celes è morta, nemmeno tu puoi essere tanto stupido”.
“Lo so che Celes è morta, santo cielo! Era per dire che c’è un omicidio da risolvere. E anzi, mentre voi due vi davate all’avanspettacolo io stavo continuando a cercare qualcosa di utile… non trovando neanche uno spillo bucato. Ho il timore che…”.
“... chiunque sia stato abbia fatto sparire ogni possibile prova? Lo trovo molto probabile, anche perché il taglio sulla sua gola mi porta verso uno scenario non troppo confortante” continuò e concluse Kyouko per lui.
“Che sarebbe?”.
“Dalla profondità della lacerazione ho idea che sia stata inferta da un assalitore che si trovava alle spalle della vittima. Per farti capire, Naegi…”. Senza aggiungere un avvertimento o alcunché si portò dietro a Togami, si alzò sulle punte e mimò il gesto di tagliargli la gola. Il Super Erede, preso in contropiede, non poté far nulla per impedirlo e quando si rese conto di quel che era successo cacciò un urletto da ragazzina isterica. Non mancando di suscitare ilarità negli altri due, manifesta nel caso di Naegi e nascosta in quello di Kirigiri.
La simpatica scenetta venne troncata dall’ingresso delle gemelle Ikusaba, Junko davanti e Mukuro dietro, che tornavano a mani vuote dal giro perlustrativo.
“Chiedo scusa” fece la maggiore “ma… cosa stavate combinando? Togami, perché urlavi?”.
“Io non ho urlato!” replicò l’interpellato, assai stizzito.
“Ah no? E cosa facevi, gorgheggi per la voce? Il fisico del cantante lirico non ce l’hai manco un po’, bel pupone” chiosò Junko ammiccando. E provocando in Byakuya quella che allo sguardo di Kyouko parve una fusione nucleare d’imbarazzo, rabbia, disprezzo e altre dodici o tredici emozioni violente.
Beh dai, almeno ci rilassiamo un pochino prima di andare tutti al macello. Perché stavolta mi tocca dire che siamo parecchio nei guai.
Neanche fossero stati cronometrati, a questo pensiero seguì l’annuncio di Monokuma: “PIM POM PAM POOOOOM! Ebbene, avete finito i secondi a vostra disposizione! Alzate le chiappe e portatevi di fronte alla porta rossa. Muoversi muoversi muoversi!”.

“Oh bene” disse Mondo dalla sua stravaccata posizione di comando del quarto piano “finalmente abbiamo un vero omicidio, non quel ridicolo inciampo del grassone che solo per caso ha portato a un pezzetto della mia giustizia”.
“Non avere fretta, Mondo. La rivalsa è un piatto che va servito molto, molto freddo”.
“Non ho fretta Daiya, lo sai. Degli Oowada quello incapace di pensare prima di agire sei tu”.
“Ora mi offendi, fratellino”.
“Non prendermi per il culo, eh. Lo sappiamo tutti e due che è così”.
“... cazzo, mi conosci troppo bene”.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Danganronpa / Vai alla pagina dell'autore: Walpurgisnacht