Angolino
autrice: Lo
so! Sono una
persona orribile, vi ho lasciato mesi senza un aggiornamento.
Tiratemi
pure tutti gli ortaggi che volete.
Devo
fare una piccola precisazione per quanto riguarda l'asse temporale:
all'inizio della storia il piccolo Legolas aveva solo pochi mesi ma,
per esigenze creative, in questo capitolo ho dovuto spostare il tutto
in avanti per farsì che Legolas potesse avere qualche
ricordo di una
persona a lui cara...
Non
indugio oltre, ecco a voi il confronto che voi tutte stavate
aspettando.
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Smile
"Dov'è
mamma,
Ada?" aveva chiesto quando, dopo mesi di assenza, aveva fatto
ritorno da solo.
Una
volta, un'altra
e una ancora.
Non
aveva mai avuto
parole dal padre che spiegassero la sua assenza. Lo vedeva
semplicemente voltargli le spalle dirigendosi su quel balcone e
puntare lo sguardo verso chissà quale luogo e, col tempo,
aveva
smesso di fare domande.
Non
è più un
bambino, Legolas.
I
suoi occhi hanno
osservato e compreso, la malinconia che ricopre come un velo il
viso del genitore ha un nome ma non un volto: troppo presto gli
è
stato portato via. Nei suoi ricordi solo un sorriso radioso e una
morbida chioma bruna.
La
immagina Legolas,
mentre osserva la propria immagine riflessa, studia i lineamenti
androgeni del proprio volto e cerca di capire cosa abbia ereditato da
lei. Ritrova molto del padre ma di lei, non saprebbe dire...
Desidera
delle
risposte.
La
dolcezza del suo viso ed il sorriso direbbero
in molti.
L'aria
è fresca, la
luna risplende in tutta la sua maestosità; ingannevole tanto
da
convincerti di poterla toccare stendendo il braccio. La debole brezza
della sera carezza il volto della creatura eterna, il cui sguardo
è
perso nella miriade di stelle che illuminavano la volta celeste.
Anche la mente ed il cuore del Signore di Bosco Atro, sono lontani:
smarriti in una nebbia senza tempo di ricordi e sensazioni ed
è in
quel momento che, Legolas, infrange quell'invisibile barriera eretta
a difesa di un cuore ferito e ancora sanguinante.
Pochi
sono i passi
che servono a raggiungere il genitore ma ciascuno di essi pesa come
un macigno: tante sono le domande che vorrebbe porgli, una l'accusa
da rivolgergli.
È
il terrore a
prevalere, infine. La paura viscerale di risposte ignote, quella
d'infliggere dolore alla persona a lui più cara.
"Ti
manca tanto
madre, Ada?" escono spontanee quelle parole mentre gli posa la
mano sulla spalla; parole di un ragazzo non ancora adulto ed
è
proprio quella spontaneità a scuotere il sovrano.
Non
vi è biasimo o
rabbia nella sua voce; nei suoi occhi solo il desiderio di sapere.
Gli
sorride il suo
piccolo e tanto basta per aprirgli i suoi ricordi.
Una
dolce carezza
sulla guancia colma il silenzio che regna tra i due. Chiude gli occhi
il principe, pago del calore che il genitore sa trasmettergli e a
quest'ultimo, per un'istante, vede sovrapporsi al sorriso dell'erede
quello della moglie tanto amata e mai dimenticata.
È
arrivato il
momento che suo figlio, sappia la verità.
"Non
vi è
giorno in cui il mio pensiero non corra a lei e tu" lo inivita a
sedersi sulle proprie gambe "me la ricordi, figlio mio" gli
carezza il capo dolcemente.
"Davvero?"
chiede conferma quest'ultimo, stupito dall'affermazione dell'altro
"Vi
è molto di
tua madre in te sebbene, siano più visibili i tratti che ti
legano a
me. Hai il suo stesso magnifico sorriso..." involontariamente,
le labbra del principe si distendono illuminandogli il volto "come
questo. Quando sorrideva, tutto acquisiva maggior bellezza e perfino
questa corona diveniva meno pesante. Nel profondo, Legolas... Lei
vive dentro di te" la mano gli si adagia sotto al mento per
spronarlo al contatto visivo e trema, il figlio, per
l'intensità di
ciò che legge negli occhi del padre.
Amicizia,
devozione, rispetto, amore e tanto, fin troppo, dolore.
"La
stessa
caparbietà anima il tuo spirito, la stessa
curiosità, la stessa
forza dei silvani" un sorriso pieno di dolcezza si delinea sul
volto del sovrano "Era così diversa..."
Diversa...
Dimmi
di più lo
implorano quegli
occhi azzurri.
"Oh,
ion nin. Non ho mai visto nessuno maneggiare i pugnali con tale
eleganza e maestria"
"Una
guerriera?" una scintilla balugina nel suo sguardo.
"La
migliore che abbia mai visto"
L'orgoglio
prende a scorrere nelle vene del principe ma c'è una domanda
che lo
costringe a distogliere lo sguardo. Non gli dà pace ed
è li, in
fondo alla gola, che aspetta di essere pronunciata o di essere letta
da occhi amorevoli.
Perché
mi ha lasciato?
"Essere
re o
regina comporta degli obblighi che nemmeno il cuore e i sentimenti
possono obliare" lo costringe a voltare il capo "Una guerra
era alle porte e la sopravvivenza del nostro popolo dipendeva dai
risvolti di quest'ultima. Come regina avrebbe dovuto restare qui, a
regnare in mia vece ma né gli ordini del sovrano
né le suppliche di
uno sposo innamorato sono riusciti a domare quello spirito
selvaggio."
Legolas
spalanca gli
occhi nell'udire quell'affermazione. Gli sembra impossibile poter
contraddire la volontà del genitore
"L'unico,
che è
riuscito a farla vacillare, era avvolto in soffici lenzuola e dormiva
beatamente nella propria culla. Riflessi d'oro adornavano quel viso
piccolo e paffuto, l'azzurro del cielo a colorare due occhi vispi e
curiosi... Dal momento in cui ti ha stretto tra le braccia la prima
volta, tua madre non ha avuto occhi che per te e le si è
spezzato il
cuore quando ha indossato la sua armatura" la grande mano del
sovrano si posa nuovamente sulla sua guancia "Non avrebbe mai
voluto separarsi da te e, se l'ha fatto, è stato solo
l'ardente
desiderio di combattere per tenerti al sicuro che l'ha spinta a
farlo"
Il
silenzio cala fra
le due creature eterne; nei loro animi un'accesa lotta fra sensazioni
contrastanti.
Una
lacrima solca la
perlacea pelle di Thranduil e il suo bambino è pronto ad
arrestarne
il percorso asciugandola con il pollice
"Le
sue ultime
parole sono state per te" la perfetta maschera di austerità
s'incrina e un bacio dolce piove sulla sua fronte. Il grande Re non
riesce a rendersene conto che, le braccia del figlio, si allacciano
dietro al suo collo.
Un
balsamo per il
suo spirito ferito.
Restano
uniti in un
momento d'infinito. Le parti si sono invertite, ora è il suo
ometto
a consolarlo.
E,
quando lentamente
allenta la stretta, lo vede sorridere e ritrova il sorriso della sua
amata.
Posa
la mano sul suo
collo e con il pollice delinea il volto del suo tesoro più
grande
per, poi, stringerselo al petto.
"Grazie"
sussurra il figlio e il padre scuote la testa.
Non
è lui a dover
ringraziare.
Non
lui che ogni
giorno, con il suo sorriso, gli fornisce la forza per continuare a
vivere.
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