2.
Nikki …
Penso a Nikki che mi aspetta a
LA.
Nikki: la donna che ho scelto,
che mi ha scelto senza se e
senza ma.
Nikki: la compagna che
condivide le mie passioni, leale,
innamorata … perfetta per me, per la vita che ho deciso di
vivere, per quella
che altri mi hanno incollato addosso.
Ho voluto questo lavoro con
tenacia e dedizione e ne accetto
tutte le conseguenze e le fatiche, un piccolo prezzo per quello che mi
dona,
per quello che mi permette di realizzare.
Nina, invece, ne era devastata.
Nikki si adegua, balla i miei
ritmi, calma le mie frenesie,
placa le mie impennate e mi segue sulle montagne russe.
Semplicemente perfetta.
… e allora
perché sto infilando le mani sotto la maglietta
di Nina per cercare quel calore morbido, le sue curve, il velluto della
pelle
del suo seno?
Ho sempre adorato quella parte
di Nina: mi piaceva
affondarvi il viso come in un cuscino di piume e rimanere con
lì, ad assaporare
il suo profumo, ad ascoltare il suo respiro.
Mi faceva impazzire passare le
labbra sulla sua pelle,
nutrirmi di lei come fossi un bambino, far accelerare il suo cuore e
impazzire
con lei … attraverso di lei.
Le mie mani bruciano come se
stessi toccando braci ardenti,
i miei occhi lacrimano per l’intensità delle
emozioni che mi travolgono quando
raggiungo l’obbiettivo … e lo accarezzo
… e lo stringo fino a farle male.
“Tutto questo mi
appartiene …” vorrei urlarle, ma dalla mia
gola esce solo un lamento rauco.
Sarà sempre
così, con lei?
Coinvolgente, esaltante,
devastante.
In questo momento, incollato a
lei, sento l’euforia
travolgermi e il cuore schizzarmi fuori dal petto.
Nonostante sia un errore,
nonostante sia tutto sbagliato,
quest’attimo è perfetto.
Nina arcua la schiena per
offrirsi meglio al mio tocco;
appoggia la nuca sulla mia spalla e sussurra:
-Non ti manca tutto questo?
–
Rimango in silenzio.
Fermo le mani e mi allontano di
un passo, facendola voltare
per poterla fissare negli occhi.
-Allora, Ian … non
rispondi, non … -
-Cazzo, Nina …
è come dare una caramella ad un bimbo per poi
levargliela nel momento esatto che sta per addentarla. Certo che mi
manca. Mi
fa male da quanto mi manca. Ma ci siamo lasciati, tu mi hai lasciato. E
va
bene. Ne comprendo la ragione. Quindi perché tutto questo?
Perché questa
domanda? Perché sei qui? –
-Perché tutto questo
manca anche a me e … se non stiamo
insieme, se le nostre vite non sono compatibili, i nostri corpi lo
sono, noi lo
siamo. Avevo voglia di risentire il tuo sapore, di lasciarti il mio
… avevo
semplicemente voglia di te. –
Buio.
Quelle parole annullano ogni
remora, ogni senso di colpa o
responsabilità.
La spingo contro lo specchio,
facendola appoggiare sulla
fragile mensola. Le bottigliette appoggiate cadono a terra, mentre le
mie mani
corrono sui suoi pantaloni stretti, alla ricerca di un bottone, di una
zip, di
una qualsiasi apertura che mi permetta di spogliarla
all’istante, di averla
immediatamente.
Lei si fa strada sotto la mia
maglietta, con una foga degna
di Elena Gilbert
nelle sue scene più
piccanti, le unghie a graffiarmi il petto, la lingua a disegnare
piccoli cerchi
sulle mie spalle.
Incrocia le gambe dietro la mia
schiena, lasciando stoffa
dei nostri jeans sfreghi dove dovrebbe esserci pelle, calore, umori.
Ho la mente vuota e i sensi
colmi di passione.
Non esiste che lei.
Nient’altro.
Nessun altro.
Tra le mille parole che vorrei
sussurrarle, i mille insulti
che vorrei urlarle, solo quattro lettere trovano la forza di superare
il nodo
che mi lega la gola:
-Nina … -
E’ una supplica, una
preghiera, un’imprecazione … è la mia
vita che rinasce e s’infrange tra le sue cosce chiuse in quel
paio di pantaloni
maledetti, tra le sue labbra aperte per lasciar uscire tutto il
piacere, su
quegli occhi spalancati e trionfanti.
-Ian … -
Il suono del mio nome
è pura poesia se è lei a pronunciarlo
in un grido a stento trattenuto.
Ci chiamiamo per non perderci,
per ricordarci che esistiamo.
Perché stiamo per
annullarci l’uno nell’altra, come sempre,
come ogni volta che abbiamo fatto l’amore senza preavviso,
solo perché il
bisogno era più forte di ogni altro istinto vitale,
più del respiro, più
dell’amore stesso.
La mia mano scivola sulla sua
vita, raggiunge la sua schiena
e riesce ad infilarsi oltre la cintura dei jeans.
Riesco ad insinuarmi, mentre
lei mi aiuta slacciandosi il
bottone che blocca il mio accesso. Scendo, trovo quello che cerco e
stringo per
spingermela ancora più vicina.
Sono al limite della
sopportazione, al limite della
resistenza e, se non voglio fare la figura dell’adolescente
che si sporca i
pantaloni, la devo spogliare subito.
Mi libero le mani e mi stacco
quanto basta per prenderla in
braccio e spostarla sul divano.
Mi chino su di lei, le slaccio
i pantaloni e tento di sfilarglieli.
I miei sensi annebbiati
percepiscono delle voci dal
corridoio, ma fingo di non farci caso.
“For he's a jolly
good fellow,
For he's a jolly good fellow,
For he's a jolly good fellow,
That nobody can deny.”
Nina mi mette una mano sul
petto per fermarmi e,
velocissima, si alza e si risistema.
-Ian … - la voce di
Paul mi rimbomba nella testa come
un’esplosione: se lo avessi davanti, credo che gli spaccherei
il collo!
-Vieni fuori …
abbiamo rubato una bottiglia di champagne
alla produzione e dobbiamo brindare prima che tu parta … sei
ancora sotto la
doccia?-
Sono stordito.
Tutti i colleghi e gli amici
sono fuori che urlano il mio
nome, cantando quella canzoncina idiota ed io sono ancora sospeso tra
l’incredulità e un’eccitazione dolorosa.
Nina sorride come se nulla
fosse e mi fa cenno di sbrigarmi
… indica l’accappatoio appeso vicino alla porta
del bagno e si dirige alla
porta.
Cercando di non far troppo
rumore, gira la chiave e
socchiude la porta, mimando il gesto della doccia.
Mi fiondo in bagno e,
sfilandomi i vestiti più in fretta che
posso, m’infilo sotto l’acqua gelata, mentre sento
la sua voce divertita.
-E’ ancora sotto la
doccia … ma arriva subito: gli ho fatto
perdere tempo come mi avevate chiesto.-
Era tutto preparato.
Brindisi a sorpresa,
intrattenimento compreso, anche se non
credo che qualcuno immagini come Nina mi abbia intrattenuto.
L’acqua fredda mi
punge sulla pelle, ma non calma i miei
bollori e nemmeno la rabbia che accompagna la frustrazione per
ciò che è stato
interrotto.
Mi bagno appena e indosso
l’accappatoio.
Nina è appoggiata
allo stipite della porta e flirta con il
ragazzino.
Tutti hanno un bicchiere e Paul
me ne porge uno.
-Ma quanto ti fai aspettare!
Peggio di una donna. –
Il tappo della bottiglia salta
e la schiuma si riversa nei
bicchieri.
Qualcuno applaude, qualcuno
fischia …
“Happy birthday to
you …” intona Kat e tutti la seguono.
Mi strappo le labbra in un
sorriso tirato e tintinno i
bicchieri con tutti i membri del cast.
Nina smette un attimo di
parlare con il tipo e mi si avvicina.
Appoggia il suo bicchiere al
mio e mi sorride sorniona.
-Buon compleanno, Ian
… -
Mi bacia sulla guancia, beve un
lungo sorso di bollicine e
appoggia il bicchiere su una sedia in corridoio e, prendendo
sottobraccio “coso”,
mi volta le spalle e scompare dalla mia vista, lasciandomi col mio
bicchiere
vuoto e un buco nello stomaco.
-o-o-o-o-o-
Il respiro di Nikki
è lento è tranquillo: finalmente si è
addormentata. Mi sento un vigliacco, ma la verità
è che vorrei dormire in un
alto letto.
Quello che è
“quasi” successo con Nina mi brucia ancora
sulla pelle, mi pesa sulla coscienza.
Certo, avrei potuto trovare una
scusa, dirle che avevo perso
l’aereo, fermarmi ad Atlanta per la notte.
Ma sapevo che voleva
festeggiare … e abbiamo festeggiato.
Che cosa sto facendo? Cosa le
sto facendo!
Nikki merita di più
di un uomo che fa l’amore con lei per
sfogare il desiderio di un’altra. Nessuna donna merita
questo, lei meno di
altre.
Purtroppo però
questa notte è andata proprio così: mi sono
rifugiato dentro di lei, l’ho presa con foga, con una voglia
che sconfina nella
disperazione, sovrapponendo al suo l’immagine di un altro
corpo.
Nina non è come le
altre, non lo è mai stata.
E Nikki non è come
Nina.
Le sue mani sono delicate, il
suo amore è dedizione, il suo
modo di vedere il mondo e il futuro coincide col mio.
Nina è
più ruvida, più istintiva, affamata di vita
… giovane
nell’accezione più bella del termine.
E’ un tornado
… e nella mia vita travolgente, adesso ho
bisogno di un porto dove far riposare il mio spirito guerriero.
Quel porto non può
essere Nina.
Quella baia azzurra e
tranquilla è Nikki.
Chiudo gli occhi e cerco di non
pensare a quello che è
accaduto solo poche ore fa. Tento di placare l’ennesima
ondata di desiderio che
mi prende pensando a Nina, contro quella porta, schiacciata dal mio
peso,
ansimante e indomabile.
Nikki non deve accorgersi di
nulla: non voglio e non posso
ferirla.
Vorrei addormentarmi,
abbandonarmi all’oblio e risvegliarmi domani,
più lucido e presente a me stesso ma quel desiderio
insistente, implacabile,
atroce, non mi dà tregua.
Le mie mani si allungano a
cercare la schiena di Nikki. Mi
avvicino e affondo il volto tra i suoi capelli per soffocare un
grugnito, per
raffreddare la vampata che mi prende alle viscere.
La circondo con le mie braccia
e la immobilizzo.
Sento che si sveglia, ma rimane
immobile … mi lascia fare,
asseconda i miei movimenti aderendo perfettamente al mio corpo, che
cerca ristoro
da una sete infinita.
Assorbo il suo calore e cerco
di rilassarmi.
La abbraccio, la tengo vicina.
Tremo.
M’infurio con me
stesso, perché non riesco a cancellare
l’immagine del volto di Nina in fiamme, dei suoi occhi
languidi, della sua
bocca socchiusa.
Mi aggrappo a Nikki, alle sue
spalle morbide e, in un
respiro, sono parte di lei.
Dentro di me, la voglia
è quasi assassina: ha brama di un
rapporto rude e veloce, di una doccia fredda per lenire le scottature
che le
dita di Nina hanno lasciato sulla mia pelle … invece mi
sforzo di essere dolce,
lento, attento.
Nikki accoglie il mio assalto e
risponde con passione.
Non mi delude, mai.
Non è abbastanza,
mai.
Non mi sazia, mai.
Eppure lei è tutto
quello che cerco, tutto quello che
voglio.
Se avessi potuto creare una
donna, avrei concepito Nikki.
Se avessi stilato la lista
delle caratteristiche della mia
compagna ideale, avrei scritto le sue doti, le sue
peculiarità, la sua essenza.
Ho trovato in lei tutto quello
che cercavo e finalmente possiedo
tutto quello che desideravo, ma in testa mi ronza una domanda,
fastidiosa come
una zanzara nella notte: la somma di quello che ho trovato vale
l’unicità
quello che ho perso?
Domanda inutile.
Quello che ho perso non lo
posso riavere, e non mi
accontenterò mai delle briciole che Nina deciderà
di concedermi tra un augurio
di compleanno e uno di Natale …
Quello che ho è
magnifico, anche se non è la mia Neens.
Ma me lo farò
bastare.
Per ora.
Forse.
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