Chad
fissò Sharpay con ira. Non la sopportava era così
dannatamente irritante, così dannatamente fastidiosa.
Perché? Perché diavolo si comportava
così? Dio lo mandava in bestia!
Cinguettava
amichevolmente con un gruppo di ragazzi che le ronzavano attorno e lui
stava li a fissarla troppo occupato per poter intervenire.
Stava poggiato contro l’armadietto, indossava un maglione
bianco panna e un paio di jeans neri. Non c’era dubbio era
diventato più raffinato per quanto riguardava gusti di
abiti. Ma dentro era sempre lui, in fondo non aveva mai voluto
cambiare, no… era sempre lui.
Fissava
il quadretto con astio e furia mentre Troy al suo fianco rideva e
discuteva con la squadra di chissà cosa. Si sentì
chiamato in causa e con riluttanza distolse lo sguardo dalla bionda e
dal gruppetto consistente di ragazzi che la seguivano come cagnolini
bavosi.
-Che
c’è?-
Chiese
un po’ scorbutico a Troy che aveva nominato il suo nome. Il
biondo sorrise sarcastico e gli diede una pacca sulla spalla.
-Dei
del cielo non ti si può stare vicini quando sei
nervoso….o geloso.-
Disse
ridacchiando furbetto. Il riccio gli lanciò
un’occhiataccia fulminante e Troy si zittì sotto
gli sguardi divertiti di tutta la squadra.
-Piantala
Bolton o giuro che Gabriella deve venire a implorarmi di restituirgli
il tuo cadavere più tardi!-
Troy
lo fissò sorridendo spaventato dall’ira che
corrodeva gli occhi del castano. Zeke batté amichevole e
comprensivo una mano sulla spalla del riccio.
-So
come ti senti Chad…-
Il
riccio gli prese la maglia e rivolgendo nuovamente lo sguardo a Sharpay
disse a denti stretti.
-Non
sa quello che mi sta facendo, anzi no! Sa benissimo quello che mi sta
facendo, lo fa apposta. Dannata! Mi sento ardere dalla rabbia.
Prenderei a pugni tutti quelli che le stanno attorno solo per averla
guardata con quegli sguardi da…da…dannati
bastardi!-
Ringhiò
sentendo poi il gemito soffocato di Zeke. Si voltò e
mollò la presa della maglia e sorrise un attimo imbarazzato.
-Ops…scusa
Zeke!-
Disse
mentre l’amico rosso tossiva per riprendere fiato. Zeke gli
lanciò un’occhiataccia e tutta la squadra
scoppiò a ridere. Chad sorrise per un attimo senza pensare
alla bionda proprio quando invece la ragazza gli passò
davanti lanciandogli uno sguardo così eloquente capace di
far scoppiare un incendio. Il sorriso del riccio si spense quando vide
la cascata di boccoli d’oro superarlo con indifferenza o
meglio ostilità.
Lanciò
di scatto un pugno contro l’armadietto tanto che alcuni dei
ragazzi dietro Sharpay si voltarono spaventati.
-Chad
dobbiamo andare…sai che mio padre si incazza!-
Disse
Troy prendendo il borsone al suono della campana. Chad strinse forte il
pugno e mugugnò contrariato.
-Mi
dispiace Troy…ha vinto lei…-
Disse
prendendo il borsone e lasciandolo nelle mani dell’amico che
lo fissò strabuzzando gli occhi.
-Asp…aspetta
vuoi dirmi che tu…Chad Danforth ti arrendi…a una
ragazza?-
Chad
fece una smorfia di disappunto: detta così non suonava bene
come si era cercato di auto-convincere. Annuì appena e
avanzò rapido nella direzione in cui la bionda era sparita
con il suo esercito di spasimanti.
Sharpay
sentiva le chiacchiere di Jhonny ronzarle nelle orecchie con
riluttanza. Era così noioso, peggio di quando ascoltava quei
lunghi monologhi che le faceva Chad sul basket. Sospirò e si
inviperì subito a quel pensiero.
Chad.
Le
stava facendo saltare i nervi. Quel ragazzo era dannatamente cocciuto,
ostinatamente e stupidamente cocciuto! Non gli aveva chiesto poi molto,
no?
Ma
invece per lui era tutto assurdo, complicato e non era per nulla
chiaro.
Secondo
poi non le dimostrava mai nemmeno un briciolo di interesse, insomma era
accerchiata da un branco di ragazzi che la fissavano vogliosi e
maliziosi e lui non batteva ciglio se ne stava con quei suoi stupidi
babbuini a parlare di basket.
E
questo la Regina di Ghiaccio non poteva sopportarlo: non poteva
sopportare di essere accantonata per uno sport. No, lei era
più importante, lei doveva occupare i suoi pensieri, ne
aveva bisogno. Aveva bisogno di sapere che lui la pensava quasi sempre,
non in modo ossessivo certo, ma lui doveva pensarla.
Rabbrividì
e si impose di non pensare a lui. No, non doveva pensare a lui o
sarebbe ceduta e lei non poteva cedere, non doveva cedere.
Prese
la mano di Jhonny e con tranquillità se la portò
vicina al viso.
-Davvero
incantevole questo tuo discorso…-
Disse
recitando con tutta se stessa. Sorrise a quel pensiero: ecco
perché pensava a lui. Lui era l’unico con cui non
riusciva a recitare. Non riusciva, per quanto brava fosse lui le
leggeva tutto in viso, lui la leggeva come un libro aperto e questo la
infastidiva un poco ma al tempo stesso la faceva stare così
bene. Sapere che c’era sempre qualcuno che la capiva,
qualcuno che la comprendeva, qualcuno che le rendeva il compito
più semplice le riempiva il cuore di pace e di gioia, di
sicurezza. Proprio come si sentiva con lui, sicura.
Poi
erano così diversi, con gusti completamente opposti ma
entrambi dannatamente orgogliosi e legati alle loro passioni che
diventavano similmente opposti. Paradosso, ecco cosa erano loro due, un
paradosso. Danforth e Evans un paradosso. Sorrise leggermente.
In
effetti quella frase aveva senso, un senso profondo perché
per lei era magnifico come paradosso.
Con
lui era naturale e anche se completamente egoistica e crudele
quell’egoismo se avvicinato a lui diventava un egoismo per
loro, perché lei era egoista, lei era dannatamente egoista
così da volerlo solo per se.
Perché
lui era di sua proprietà e se una qualche viziata oca osava
solo avvicinarsi a lui sentiva la rabbia, la gelosia ribollire nel suo
cuore.
Era
un’avida egoista perché voleva bearsi di
quell’uomo solo lei, perché lo voleva solo per se.
Sharpay
fissò Jhonny negli occhi riprendendosi dai suoi pensieri e
sorrise appena per poi rendersi conto di chi aveva davanti. Assunta una
smorfia schifata lasciò le mani del ragazzo e se le
pulì con calma sulla camicia del giovane.
-Puoi
anche tornartene da dove sei venuto…-
Bisbigliò
irosa fissando il corridoio vuoto con una punta di malinconia ferita
nello spirito. Jhonny la fissò sgranando gli occhi e Sharpay
liquidò con un gesto della mano tutti i ragazzi.
Entrò nel teatro chiudendosi le ampie porte alle spalle
quando notò seduto alle ultime file Chad.
Si
avvicinò e lo colse da dietro: era seduto e teneva le
braccia incrociate dietro la testa mentre i piedi erano accavallati
posati sulla poltroncina davanti. Sharpay sentì
l’ira montare e lo caricò da lontano.
-DANFORTH!-
Tuonò
rabbiosa mentre il riccio si alzava con una calma che la
mandò ancora più in bestia. Rabbia che
scemò non appena incontrò gli occhi fiammeggianti
del ragazzo che avanzò a passo lento e marcato. Sharpay si
sentì per la prima volta debole nei suoi confronti.
-Sharp…-
Disse
lui bloccandosi ad un soffio dalla ragazza sempre mantenendo lo sguardo
duro e furioso. La bionda scosse i boccoli d’orati e lo
superò cercando di riprendersi coraggio.
Chad
la seguì con lo sguardo e percorse il corpo della bionda
mentre saliva sul palco e si voltava nella sua direzione.
-…ti
basta una litigata per fare la oca con altri ragazzi?-
Chiese
con un sorriso amaro e istigatore. Sharpay lo fissò
sgranando gli occhi mentre gli bruciava la testa dalla rabbia.
-Oca?
Una litigata?-
Chiese
con ira e sarcasmo. Puntò le mani suoi fianchi e gli
gridò contro tutta la sua ira.
-NON
TI SEI PRESENTATO IERI SERA ALLA CENA CON I MIEI! PER FORTUNA NON GLI
AVEVO DETTO CHE VENIVI ALTRIMENTI OLTRE CHE L’UMILIAZIONE MI
AVRESTI FATTO FARE UNA FIGURA PENOSA CON I MIEI GENITORI!-
Chad
si avvicinò con calma al palco e salì i gradini
con calma. Le si avvicinò e con le mani in tasca le disse in
un sussurro freddo.
-Potevi
benissimo parlarmene, invece di piombare davanti a me cinque minuti
prima che suonasse la campana ieri e dirmi che la sera avrei conosciuto
i tuoi. Come pensi che mia sia sentito? Io non sono al tuo servizio
Sharp…-
Sharpay
sbatté le palpebre confusa mentre iniziava a vedere
appannato.
Proclamò
debolmente.
-…quindi…tu
non vuoi conoscere…i miei…-
Mormorò
sentendo una fitta al petto. Chad sbuffò e roteò
gli occhi al cielo avvicinandosi di più così da
catturare almeno io suo sguardo vago.
-Io
voglio conoscere i tuoi genitori Pay, ma è una decisione che
dobbiamo prendere entrambi. Non puoi piombarmi all’improvviso
davanti da un girono ad un altro…e non puoi nemmeno iniziare
a fare l’oca con quattro bastardi il giorno dopo!-
Disse
parlando con dolcezza per terminare con tono duro e iroso
nell’ultima parte. Sharpay lo fissò confusa ma la
rabbia era svanita, era un po’ ferita nell’orgoglio
certo, ma Chad aveva ragione: senza un perché gli era
balenato in testa di presentarlo ai suoi e così era
deciso…ma se lui non fosse stato pronto? Solo ora si pose
quella domanda e chinò il capo arresa.
Stava
per riprendersi quando si sentì afferrare bruscamente per un
braccio e si ritrovò davanti al copro muscoloso del ragazzo
che le strinse le spalle nella sua presa ferrea.
-Mi
hai fatto stare male…-
Le
disse in un sussurro senza guardarla negli occhi. Lei storse il capo su
un lato confusa e Chad allora la fissò meglio negli occhi
dicendole in un sussurro.
-…sono
dannatamente geloso.-
La
bionda sorrise appena e sentì gli occhi farsi umidi di gioia
ma anche di leggera rabbia. Era così idiota, così
stupido, così…così dannatamente vero!
-Era
proprio quello che avrei voluto istigare in te…-
Le
disse lei in un sorriso superiore. Chad ridacchiò e
posò il viso sulla spalla della ragazza che aderì
con la schiena al suo petto. Poi pensieroso le disse.
-Ieri
sera non sono venuto perché guardandomi allo specchio mi
sembravo lo stesso cameriere che avevano conosciuto i tuoi a Lava
Springs.-
Sharpay
sgranò gli occhi e si voltò verso di lui.
-Ma
no!-
Chad
sorrise leggermente e lei lo punzecchiò continuando la frase.
-Eri
molto peggio a quei tempi! Ma grazie a me sei migliorato nel modo di
vestirti. Ad esempio questi jeans neri…-
Chad
abbassò lo sguardo sui suoi jeans e inarcato un sopracciglio
guardò Sharpay come a dire “guarda che me li hai
comprati tu…”.
-Cos’anno
i miei jeans (che mi hai comprato tu) che non vanno?-
Sharpay
sorrise maliziosa e disse separandosi da lui e girandogli attorno
fermandosi alle sue spalle.
-Non
hanno nulla che non va…stavo dicendo che i tuoi jeans
neri…sottolineano la bellezza del tuo sedere!-
Disse
scoppiando a ridere mentre Chad socchiudeva gli occhi e si girava verso
di lei fissandola truce.
-Ah.
Ah. Ah….Ah. Simpatica.-
Disse
con un sorriso falso tanto che Sharpay scoppiò a ridere
ancora di più ma poi si riprese e gli si avvicinò.
-Comunque
guarda che non scherzavo…mi piace come…-
Si
bloccò cercando un termine adeguato e lo fissò
maliziosa.
-…aderiscono
ai tuoi muscoli!-
Chad
inarcò un sopracciglio e scoppiò a ridere
catturandola tra le sue braccia. Le braccia del riccio le avvolsero la
vita e le strinsero i fianchi tra le mani per farla aderire al suo
petto con violenza.
-A
me invece non piace come ti sta questo completo…-
Disse
lui fissando la maglia bianca sottomessa a un corpetto nero coperto di
brillantini intrecciato davanti. I pantaloni a vita bassa erano bianchi
come la maglia e larghi con degli incroci ai lati delle gambe neri che
si abbinavano richiamando il colore del corpetto. In testa un cappello
basco nero di velluto con dei brillantini sparsi un po’
ovunque.
Sharpay
lo guardò male e si stirò meglio il corpetto
imbronciata.
-Invece
è bello!-
Chad
sorrise e le mormorò.
-Io
non ho detto che non è bello…-
Sharpay
sgranò gli occhi e lo fissò infastidita e un
po’ imbarazzata.
-Stai
dicendo che sono io che lo rovino?-
Chad
scoppiò a ridere e la riprese stringendola nuovamente a se
ma stavolta tenne i visi vicini quasi a sfiorarsi.
-No…è
solo che mi piacerebbe vederti anche senza…-
Le
disse malizioso lui sorridendo furbo. Sharpay arrossì e gli
tirò uno schiaffo sulla nuca sorridendo appena.
-Scemo…allora
ti va di venire…a conoscere i miei?-
Chad
inarcò un sopracciglio e la fissò separandosi e
prendendo a camminare per il palco.
-Se
proprio ci tieni…-
Lei
sorrise e batté le mani emozionata. Poi lo fissò
e vide il leggero disagio sul suo viso. Sorrise appena e gli si
avvicinò prendendogli le mani tra le sue.
-Ti
ameranno…-
-Mai
quanto io amo te…-
Le
disse lui in un sussurro mentre lei boccheggiava sbalordita dalla sua
schiettezza. Arrossì e puntò una mano sul suo
petto. Lo fissò negli occhi per leggergli eventuali segni di
sarcasmo e ironia ma vi trovò solo un sorriso sincero e
dolce. Il cuore prese a batterle feroce nel petto e arrossendo chinato
il viso gli disse.
-O
quanto io amo te…-
Chad
le spostò una ciocca bionda dietro un orecchio e si
impossessò delle sue labbra pesca. Il bacio da semplice
divenne subito passionale e sentendo le labbra calde del riccio sulle
sue Sharpay lasciò che una mano scivolasse dal petto al
collo e poi massaggiandolo salì infilandosi tra i capelli
ricci di lui. Sorrise appena quando Chad ridacchiò e le
prese il labbro inferiore tra i denti mordicchiandolo con dolcezza.
-Ti
amo…-
Mormorò
lei con dolcezza. Chad sorrise e si rimpossessò delle sue
labbra.
-Lo
so…perché anche io provo lo stesso.-
Fine
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