«Non
so se hai notato il suo sorriso, è così...
solare!» fece Ben
con espressione sognante, allacciandosi la cintura in vista
dell’inseguimento
che i due poliziotti si preparavano a compiere.
«Quella donna è pericolosa, credimi.» lo
avvertì Semir entrando a tutta velocità
in autostrada.
«Ma infatti, non mi interessa.».
«No, macché, hai soltanto gli occhi a
cuoricino.» osservò il turco trattenendo
a stento una risata.
«Socio, pensa a guidare.» ordinò il
più giovane tentando di parlare con fare
autoritario.
«La differenza tra me e te, Ben, è che io riesco a
fare persino due cose
contemporaneamente.».
«Anche io.» puntualizzò Ben
«Infatti sono perfettamente concentrato sulla
ricerca dei rapinatori che dobbiamo fermare.».
«Ah sì?» fece Semir alzando un
sopracciglio «Strano allora che tu non ti sia
accorto che un suv nero ci ha appena sorpassato da destra.».
L’ispettore più giovane lanciò
un’occhiataccia verso l’amico «Te lo
stavo
giusto per dire, socio.».
Quindi afferrò la radio, provando a far finta di non vedere
Semir che rideva di
lui, divertito.
«Cobra 11 a comando, sono Ben.».
«Vai avanti Ben.» gracchiò la voce
compita della segretaria attraverso la
radio.
«Susanne, abbiamo raggiunto il suv, interveniamo.».
«Va bene, i rinforzi sono ancora qualche chilometro dietro di
voi.».
Semir accelerò accostandosi all’auto scura dei
malviventi e Ben tirò giù il
finestrino intimando agli sconosciuti di fermarsi facendo loro cenno
anche attraverso
la paletta di segnalazione.
«Pensi davvero che possa servire?»
domandò scettico il turco.
«Tu lasciami tentare, sia mai che riusciamo a concludere
un’azione in
autostrada senza distruggere nulla.».
Ma l’ispettore più giovane venne presto messo a
tacere da uno dei passeggeri
del suv, che abbassò il finestrino posteriore facendone
uscire la canna di
un’arma ingombrante, che Ben si ritrovò
praticamente a qualche centimetro dalla
testa.
«Mapporca!» gridò Semir frenando di
colpo ed evitando così per un soffio che il
colpo partito dall’arma da fuoco colpisse l’auto o,
peggio, la testa
dell’amico.
L’ispettore più giovane smise di trattenere il
respiro e solo allora si accorse
di essere rimasto per qualche istante in apnea, con il terrore negli
occhi.
«Porca miseria socio, devo dire che hai ancora i riflessi
pronti nonostante la
vecchiaia incombente.».
«Brutto impertinente.» fece il turco riacquistando
terreno e raggiungendo
quindi nuovamente il suv nero.
Ben sorrise appena, estraendo la pistola e sporgendosi dal finestrino
ma il
collega lo tirò di nuovo dentro l’abitacolo per un
lembo della giacca.
«Che hai intenzione di fare? Siamo in autostrada, se spari
alle gomme adesso
facciamo un disastro.».
«Hai un’idea migliore per caso?».
«Aspettiamo la cavalleria.» rispose Semir
continuando a stare attaccato alla
vettura dei malviventi.
Lo stesso uomo che aveva sparato rivolse però
l’arma nuovamente verso di loro e
cominciò a sparare.
«Semir, così questo ci ammazza.».
Il poliziotto sterzò a destra, poi a sinistra, mentre il
collega tentava di
reggersi e si preparava a rispondere al fuoco.
«Va bene, va bene, spara alle gomme.».
Ben si sporse ancora dal finestrino e cominciò a sparare.
Il vento causato dall’alta velocità gli faceva
andare i capelli negli occhi e
la guida spericolata dell’amico di certo non lo aiutava a
prendere la mira.
«Semir, se guidi così non riesco a
sparare.» gridò.
«Oh scusami tanto socio, se sto cercando di non farti finire
affumicato.»
ribatté l’ispettore più anziano
sterzando di nuovo a destra.
Ben lanciò un’occhiataccia all’amico
prima di tornare a sparare e colpire
finalmente la ruota posteriore destra del suv, che perse
inevitabilmente il
controllo.
Senza che i due poliziotti nemmeno se ne potessero accorgere, la
vettura nera
aveva già scontrato il guardrail e lo aveva superato
sfondandolo e volando giù
dalla scarpata parallela alla carreggiata.
Semir frenò all’improvviso con un testacoda e
alcune macchine dietro di loro
fecero altrettanto andandosi ad accartocciare le une sulle altre, dando
origine
ad un vero e proprio incidente a
catena.
Ad un tratto si sentì un fragore proveniente dal fondo della
scarpata, mentre
in lontananza, le sirene della polizia cominciavano ad udirsi.
«Che
macello!» esclamò Ben scavalcando ciò
che rimaneva del
guardrail con un salto e scendendo nella scarpata.
Semir lo seguì e si precipitò ad aprire le
portiere anteriori del suv, che era
quasi completamente distrutto.
Non appena aprì lo sportello dalla parte del guidatore, il
corpo privo di sensi
di uno dei malviventi gli piombò praticamente addosso.
L’ispettore lo adagiò
sul prato tastandogli il collo «È ancora
vivo.».
«Quest’altro non ha più
battito.» fece il più giovane con un sospiro
«Ma quando
arrivano i soccorsi?».
I due poliziotti estrassero i corpi inerti dei malviventi dal suv e li
adagiarono sul prato mentre finalmente i soccorritori li raggiungevano
muniti
di barelle e di cassette di primo soccorso.
«Un momento... ma non erano quattro?» fece Semir
guardandosi intorno.
Ben annuì corrucciando la fronte «Hai ragione...
come è possibile? Ne abbiamo
trovati tre, ma come ha fatto il quarto a scappare?».
«Non può essere andato lontano dopo il volo che ha
fatto.» osservò il turco
lanciando un’occhiata all’autostrada ora bloccata
sopra di loro.
«Strano...».
Ben si accucciò accanto allo scheletro ormai immobile della
vettura distrutta
nel tentativo di trovare qualche traccia e, quando li
vide in mezzo alla terra e all’erba alta, non credette ai suoi
occhi.
«Sì
Ben, hai ragione.» fece Hartmut poco dopo, raggiungendo i due
colleghi dell’autostradale, ora appoggiati in attesa al
cofano dell’auto di
Semir in cima alla scarpata.
Il tecnico della scientifica era in “tenuta da
lavoro” e aveva appena finito di
svolgere i primi esami sul campo.
Estrasse dalla tasca della tuta bianca una bustina sigillata che
conteneva ciò
che l’ispettore aveva trovato vicino all’auto.
«Direi che si tratta proprio di forme allotropiche di
carbonio con struttura
tetraedrica e...».
«“Allo” che cosa??».
«Diamanti, Semir.» spiegò il rosso
alzando gli occhi al cielo.
«E ci voleva tanto? Forme allotropiche, ma quando
mai!».
«Ragazzi, era una spiegazione perfettamente lineare: forme
allotropiche di
carbonio con struttura tetraedrica, ossia in cui gli atomi
dell’elemento sono
disposti in un reticolo cristallino che...».
«Einstein, ti prego!» lo interruppe Ben
«Se Semir si mettesse a parlare in
turco giuro che lo capirei meglio.».
«Sono perfettamente d’accordo.»
asserì l’altro ispettore «Hartmut, sono
diamanti, ne sei sicuro?».
«Controllerò in laboratorio ma ad un primo esame
direi proprio di sì.».
«Ecco perché i nostri amici avevano tanta
fretta.» commentò Semir annuendo.
«Già.» disse il collega
«Einstein, dell’arma invece ci sai dire
niente?».
Hartmut scosse il capo, dispiaciuto «No ragazzi, ma datemi un
po’ di tempo,
porto tutto in laboratorio e poi vi so dire.».
«Va bene Einstein.».
«Intanto
uno ci ha rimesso la pelle.»
commentò Semir quando il tecnico se ne fu andato, osservando
il lenzuolo immacolato
che era stato posto sopra ad uno dei quattro rapinatori, morto
nell’incidente.
«Chissà cosa avevano in mente, ho paura che non si
trattasse di una semplice
rapina.» ipotizzò Ben alzando le spalle.
«Può darsi, aspettiamo che gli altri due si
sveglino in ospedale... intanto da
dove cominciamo, socio?» domandò il turco salendo
in macchina.
«Dalla banca?».
«Giusto perché è vicino alla scuola di
Aida e alla tua bella maestrina, no?»
sorrise Semir mettendo in moto.
«Socio, ripeto... taci e guida!».
Buon
martedì sera a tutti :)
Le indagini
cominciano! Grazie a chi mi sta seguendo e grazie a chi recensisce,
grazie, grazie, grazie.
Un bacione e
buon anno!
Sophie :D
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