Marina si
portò l'ultimo cucchiaio di zuppa alle labbra, tenendo gli
occhi fissi sul piatto vuoto.
Dopo che era arrivata
nel piano dedicato al suo Distretto, era subito andata in camera, non
volendo subire i commenti maliziosi di Cashmere e Christian.
Erano riusciti a
convincerla a uscire dalla sua camera solo per consumare la cena.
Non che la castana
avesse fame; era terribilmente agitata per il punteggio che le
avrebbero dato e il cibo era il suo ultimo pensiero. Quasi avrebbe
preferito non sapere che impressione aveva fatto.
I risultati erano
espressi in una scala di numeri che andava dall'1 al 12.
L'1 era il punteggio
peggiore impossibile e il 12 il migliore e irraggiungibile. Non
capitava quasi mai che dessero come risultati gli estremi della scala,
però, come si era detta la ragazza, c'è sempre
una prima volta.
Suzuno, seduto di
fianco a lei, non sembrava particolarmente agitato. Ma la ragazza aveva
passato tanto tempo ad osservarlo durante l'addestramento e sapeva
riconoscere i suoi modi di reagire, quindi poteva dire con certezza che
anche lui era preoccupato. Si muoveva in modo troppo meccanico per
essere tranquillo.
Quando tutti ebbero
finito di mangiare, andarono a vedere i risultati alla televisione; lei
e Fuusuke si sedettero sul divano, vicini.
Le loro mani si
sfiorarono e Marina si irrigidì, voltandosi verso l'albino.
Lui le rivolse
un'occhiata e alla castana parve di affogare in quegli occhi che
sembravano fiumi limpidi di ghiacciai irraggiungibili.
Deglutii e
cercò di concentrarsi sulla televisione.
I loro risultati erano
i primi ad essere trasmessi; sullo schermo venne proiettata la foto di
Suzuno e dopo qualche attimo un 9 apparve, con gli squisiti commenti
del presentatore.
Avvertì
Fuusuke rilassarsi accanto a lei e Marina si sentì
sinceramente contenta per lui, anche se in realtà un
punteggio alto per il ragazzo significava che lei era in svantaggio.
La sua foto apparve
sullo schermo subito dopo e la castana trattenne il respiro.
I secondi di attesa
furono snervanti; sentiva il cuore battere in gola e quasi non si
accorse nemmeno che Suzuno le aveva stretto la mano.
Un 8 apparve
volteggiando e la voce del presentatore disse qualcosa che la ragazza
non sentì.
Sospirò,
sentendosi improvvisamente leggera.
Beh, non era andata
così male. Dopotutto, 8 era un punteggio positivo, molto
positivo.
Si concesse un piccolo
sorriso alle congratulazioni della mentore e degli stilisti.
Christian la
catturò in un abbraccio affettuoso a cui sfuggì
il prima possibile e Cashmere, ridacchiando allegra, si
complimentò con loro, pur avvertendoli che il punteggio
ottenuto non decretava la vittoria.
Il loro accompagnatore
li spedì a dormire, dicendo che domani li aspettavano
tantissime cose da fare.
Marina fu molto felice
di sottrarsi a tutti quei complimenti; si ritrovò a
camminare per il corridoio che portava alla sua stanza di fianco a
Suzuno.
Il silenzio fra loro
sapeva di imbarazzo; la ragazza gli rivolse uno sguardo, indecisa se
parlare o meno.
Quando arrivarono
davanti alla camera di lei, Fuusuke alzò lo sguardo,
abbozzando un mezzo sorriso.
-Complimenti. Sei
stata brava.- disse e Marina sorrise leggermente, di rimando.
-Tu di più.
Non ti devo sottovalutare, già.- socchiuse gli occhi
celesti, liquidando i complimenti dell'altro con un gesto fluido della
mano.
-La trasparenza dei
tuoi occhi è stupefacente.- esclamò
tranquillamente l'albino e la ragazza lo guardò stupita.
Cosa voleva dire? Le
sembrava un'osservazione totalmente fuori luogo.
Lui scosse leggermente
la testa alla sua espressione confusa; si inchinò,
baciandole la mano come un lord fa con la sua dama in una fiaba
qualunque.
Marina
arrossì stupidamente, senza sapere cosa fare, gli occhi
fissi sul ragazzo.
-Buonanotte.-
mormorò Fuusuke, alzandosi e sparendo in fondo al corridoio.
La castana rimase
immobile, la bocca semiaperta su parole non dette; si guardò
la mano dove le labbra di lui si erano posate e arrossì
ancora di più.
Si ritirò
velocemente in camera, prima che qualcuno potesse vederla.
Si lasciò
scivolare fra le coperte; si sentiva così confusamente
felice.
Odiava non capire cosa
le stesse succedendo, ma sentiva che voleva scoprire il mistero che si
celava dentro alle iridi di Fuusuke.
Voleva capire il suo
comportamento, l'enigma del suo sguardo. Voleva comprendere cosa aveva
inteso Suzuno quella sera, con quella frase e quel bacio sulle dita.
Quasi si
dimenticò dell'8 preso nella sessione privata, come se non
le importasse più.
Stranamente, il
pensiero di Fuusuke sembrava più forte di quello della sua
esistenza.
**
Hikari tintinnò le posate sul bordo del piatto ancora pieno.
Non aveva toccato cibo
e non aveva intenzione di farlo.
La felicità
inaspettata che l'aveva colta appena dopo l'addestramento si era
volatilizzata, lasciando spazio a una morsa gelida che le stringeva lo
stomaco.
Alla mora piacevano le
sfide, le erano sempre piaciute. Non aveva paura di essere giudicata,
anche perché sapeva che era andata bene.
Però un
giudizio qualunque era diverso da un numero che poteva decidere sulla
sua sorte.
Si torse agitata le
mani e avvertì distrattamente gli occhi di tutti su di
sé.
-Non mangi, cara?- le
chiese con un sorriso spazientito la sua accompagnatrice e Hikari
strinse le labbra sibilando qualche insulto.
Arata rise, attirando
l'attenzione su di sé. -Juliette, dai, lasciala stare. E'
normale che sia agitata.-
La ragazza si
alzò, ringraziando mentalmente lo stilista.
Non aveva
assolutamente intenzione di subire i rimproveri di quella oca
capitoliana, per di più quando aveva addosso un stress del
genere.
Eppure, quando si
sedette e posò il viso sulla spalla di Desarm, tutto le
apparve stranamente leggero e facile.
Intrecciò
le sue dita con quelle del ragazzo e lui le circondò i
fianchi con un braccio; Hikari socchiuse gli occhi in quell'abbraccio,
ignorando i commenti sarcastici di Enobaria sul loro comportamento.
La voce mielosa del
presentatore commentò i risultati dei Tributi del Distretto
1.
La sedicenne socchiuse
gli occhi cremisi, osservando distrattamente i visi di quei due;
sembravano pericolosi, molto pericolosi, con le loro espressioni fredde.
Ma stranamente questo
non la agitò. Voleva restare in quell'abbraccio per sempre.
La foto di Desarm
apparve sullo schermo e Hikari osservò con dolcezza il suo
viso. Un 8 danzò affianco al suo volto e la ragazza strinse
ancora di più le dita intorno a quelle del giovane,
sentendolo sorridere.
Anche lei sorrise: 8
era un bel punteggio, andava assolutamente bene.
Poi si
concentrò sulla televisione e i residui dell'agitazione di
prima la sfiorarono, ma non troppo.
Osservò
senza espressione la sua foto e poi rimase ferma, crucciando il viso
senza credere al punteggio che era apparso: 10.
10? Doveva essere un
sogno. Uno splendido e meraviglioso sogno.
Ci mise qualche attimo
ad assimilare che aveva ottenuto un voto altissimo e allora
balzò in piedi, esultando.
Anche Desarm
esultò con lei e la baciò, suscitando le
esclamazioni degli adulti -disgusto per alcuni, tenerezza per altri-.
Ma a Hikari non
importava un bel niente.
Fuggì il
prima possibile dalla stanza e si rintanò nel buio freddo
del corridoio.
-Sei stata bravissima,
principessa.- le sorride Desarm, baciandola.
La mora gli
pizzicò sorridendo il braccio. -Ti ho detto mille volte di
non chiamarmi principessa.- mormorò, senza nemmeno fingere
di essere offesa.
-Buonanotte,
principessa.- esclamò divertito lui, calcando
sull'appellativo e facendo sbuffare la ragazza.
Hikari
entrò nella sua stanza canticchiando una vecchia canzone
d'amore.
Si lasciò
scivolare nelle coperte, felice e serena come non era mai stata.
Si
addomertò subito, con il 10 che le lampeggiava sotto le
palpebre e la sensazione delle labbra di Desarm sulle sue.
**
Kiara socchiuse gli occhi, soffocando uno sbadiglio e tentando di
riprendere il filo del discorso.
Aveva finito la sua
zuppa da alcuni minuti e aveva rinunciato ad unirsi alla conversazione
con Ryuuji e Beetee da più o meno mezz'ora.
Sentiva lo stomaco
chiuso dall'agitazione e si era costretta a consumare la cena solo
perché Waaka l'aveva guardata talmente male appena aveva
provato a posare il cucchiaio da gelarla sul posto.
E poi, il colore dei
capelli della stilista non l'aiutava di certo a contenere la nausea.
Attese ancora qualche
attimo, dondolandosi sulla sedia e cercando di ascoltare il resoconto
di Ryuuji sulla sua sessione.
Rinunciò
subito; non riusciva a concentrarsi.
Sentiva un'agitazione
febbrile attanagliarla; quel senso di iperattività la
rendeva nervosa e insoddisfatta.
Fu più che
contenta di alzarsi per andare a vedere i risultati delle sessioni.
Mentre si accomodava
sulla poltrona, si chiese cosa stessero provando in quel momento Skylin
e Misaka. Pensare alle sue alleate la fece sorridere.
Il programma
iniziò e la voce leziosa del presentatore iniziò
a commentare.
Kiara
osservò curiosa Marina, la fredda ragazza dell'1, quella con
cui aveva scambiato qualche parola durante le sessioni, quella che
l'aveva fulminata con quegli occhi color ghiaccio così
brillanti e cupi al tempo stesso.
Rimuginò un
poco su quello sguardo, che era rimasto impresso a fuoco nella sua
mente; come scordare quelle iridi luccicanti di fredda irritazione?
Non prestò
la minima attenzione al resto dei Tributi, continuando a pensare a
quegli occhi; si accorse che erano arrivati al suo Distretto solo
quando vide il viso di Ryuuji apparire nello schermo.
Quando vide quella
foto, si vergognò; non gli aveva nemmeno chiesto come era
andata, come si sentisse. Lei, che prima aveva tanto desiderato la
compagnia di Midorikawa, ora lo ignorava in quel modo?
Alzò gli
occhi azzurri e incrociò un 7 che danzava sullo schermo;
rivolse al ragazzo un sorriso, il più luminoso che avesse
nel suo repertorio, come per farsi perdonare, e il verde
ricambiò, uno scintillio negli occhi.
Kiara si
sentì arrossire, ma cercò di dissimulare
l'imbarazzo volgendo di nuovo gli occhi verso la televisione.
La sua foto comparve
sullo schermo e la rossa trattenne stupidamente il respiro, tesa come
una corda di violino; poco dopo, un altro splendido 7 roteava
leggiadro, mentre la voce del commentatore faceva da vacuo sottofondo.
Si rilassò
improvvisamente, una frizzante felicità che le solleticava
il petto; andava tutto bene, 7 era un ottimo punteggio per lei, di
sicuro non avrebbe potuto aspettarsi di meglio e tutto sommanto era
anche alto.
Un 7, più
la bella figura che aveva fatto alla sfilata, più qualche
sorriso convincente durante l'intervista, sarebbero bastati per darle
un po' di sponsor?
Ma dopotutto, lei non
era così promettente. C'erano Tributi molto più
impressionanti di una ragazzina mingherlina e sorridente.
Si alzò,
improvvisamente restia dal stare in compagnia; dedicò uno
sguardo al televisore, che rifletteva i punteggi dei ragazzi del
Distretto 5, chiedendosi se valeva la pena di aspettare per vedere i
risultati di Misaka e Skylin.
Si disse che tanto non
sarebbe importato; però, mentre si incamminava nel corridoio
freddo, si sentì un po' come se le stesse tradendo, come se
fosse una ripugnante doppiogiochista.
Sospirò
stancamente, appoggiandosi alla parete; questi sbalzi d'umore non erano
da lei, affatto. Si lasciò scivolare lungo il muro, il volto
nascosto fra le braccia e le ginocchia tirate al petto.
Rimase in quella
posizione per minuti interminabili, scanditi dal ticchettio di un
orologio appeso alla parete.
Quel silenzio
innaturale fu rotto dal rumore dei passi che rimbombavano nel
corridoio; Kiara non ebbe nemmeno bisogno di alzare lo sguardo per
vedere chi fosse.
-Kiara.-
La sua voce era bassa,
roca, ma così calma da irritarla e tranquillizzarla insieme.
-Che vuoi, Ryuuji?- il
suo tono uscì molto più brusco di quanto avesse
voluto; alzò gli occhi, incatenandoli a quelli del verde.
Midorikawa
alzò un sopracciglio e la osservò per qualche
secondo dall'alto, poi sbocciò in un sorriso che fece
battere il cuore alla giovane.
-Dai, abbiamo preso
più della sufficienza.- le porse la mano per aiutarla ad
alzarsi e la rossa accettò la sua presa, confusa da quella
frase.
-Come se fossimo a
scuola.- precisò lui, vedendo la perplessità
della ragazza.
Kiara
scoppiò in una risatina priva di allegria. -Ma dai.- disse
solo, in un sibilo.
Non aveva voglia di
parlare con lui, non voleva stargli vicino; era strano, di solito si
era sempre trovata in simpatia con il ragazzo, ma ora la sua presenza
la metteva in soggezione.
Deviò lo
sguardo da un'altra parte e la cosa non sfuggì a Midorikawa,
che sbuffò.
-Senti,
cos'è successo? Com'è che improvvisamente non mi
parli più?- sbottò irritato il giovane,
guardandola arrabbiato. -Credevo fossimo amici.- borbottò
deluso e si affrettò ad andarsene, gli occhi lucidi di
lacrime di frustrazione.
La rossa rimase a
fissarlo mentre sbatteva la porta della sua camera e, in una sorta di
apatia infetta, si avviò verso la propria.
Si mise il pigiama e
infilò sotto le coperte con gesti meccanici, senza pensare.
Poi, vennero le
lacrime. Non voleva litigare con Ryuuji, non sapeva neanche lei cosa le
era preso.
E dopo le lacrime,
inevitabilmente, venne il sonno, che l'accompagnò nell'oblio.
**
Zoey teneva lo sguardo basso, l'espressione crucciata e offesa.
Non vedeva l'ora di
uscire da quella stanza.
Si era rifiutata
categoricamente di mangiare: era sicura che avrebbe vomitato se avesse
provato a ingoiare qualcosa.
Questo comportamento
non era tanto dovuto all'ansia per la sua sessione -tanto era sicura di
avere fatto un'ottima impressione-, tanto più a quello che
era successo appena era uscita dall'ascensore.
Aveva visto Mac -no,
Rionejo- confabulare con Mags e gli stilisti, con un'aria parecchio
complice; appena lei aveva fatto il suo ingresso, si erano zittiti e si
erano voltati a guardarla. L'avevano accolta come se non stessero
parlottando fra loro come un attimo prima.
Zoey si era sentita
quasi tradita da questo comportamento; era ovvio che Mac stava
progettando qualcosa e la mentore era in combutta con lui.
E visto che si parlava
di Hunger Games, la mora era certa che questa complicità la
metteva in grande svantaggio; se Mags avesse aiutato solo il ragazzo,
le sue probabilità sarebbero state molto meno.
L'entusiasmo della
prova riuscita alla perfezione era scivolato via in men che non si
dica, lasciando un profondo senso di abbadono mischiato a ribrezzo per
il loro comportamento.
La giovane era
crucciata e, oltre al senso di tradimento che l'aveva pervasa, doveva
fare i conti con una curiosità davvero lancinante.
Voleva sapere cosa
stavano borbottando alle sue spalle, che progetti tanto misteriosi
aveva Rionejo.
Con amarezza,
pensò che non avrebbe più dovuto dargli la grande
confidenza che gli aveva riservato; per quanto i suoi occhi fossero
dolci, lui era pur sempre determinato a vincere.
Si alzò e
seguì gli altri verso il televisore, dove i risultati
sarebbero stati emessi; ma Zoey era troppo immersa nelle sue
riflessioni per prestare tanta attenzione.
Osservò lo
schermo con occhi vacui, le parole del presentatore come sottofondo
indistinto; la sua espressione non mutò nemmeno quando il 9
di Rionejo apparve scintillando di fianco alla sua foto.
Non riuscì
comunque a impedire al suo cuore di iniziare a battere contro la cassa
toracica con forza dolorosa, nei pochi secondi d'attesa che la
separavano dal sapere il suo punteggio.
E infine, uno
splendido 10 danzò allegro sullo schermo.
La mora si concesse un
sorriso di vendetta, mentre una strana allegria maligna le sobbalzava
nel petto; sapere di essere in vantaggio sul ragazzo le aveva fatto
accantonare i problemi che la tormentavano -anche se per poco-,
concendendole di assaporare quella piccola vittoria personale.
Dopotutto, lei aveva
sempre saputo di essere migliore di Rionejo.
Dopo una decina di
minuti di chiacchere e commenti, i due Tributi furono spediti a letto
dal loro accompagnatore e si ritrovarono soli nel corridoio freddo.
Zoey esibiva un
sorriso sornione tutto denti e fu sorpresa dal veder sorridere anche il
ragazzo.
Le dava fastidio il
fatto che lui riuscisse sempre a confonderla; però, decise,
era il momento di prendere il coltello dalla parte del manico.
-Sei stato bravo,
Rionejo.- lo adulò con disinvoltura, senza suonare
civettuola o troppo soddisfatta. Semplicemente tranquilla, come a lei
piaceva apparire.
Un lampo
guizzò nello sguardo di lui. -Tu di più, Zoey. Ma
io l'ho sempre detto, che sei un fenomeno.-
La mora si trattenne
dal lanciargli un'occhiataccia per averla chiamata per nome. "Calma."
si disse.
-Non esagerare. Conto
solo sull'effetto sorpresa.- cercò di suonare modesta,
mentre gli strizzava l'occhiolino, facendo scintillare i suoi occhi
verdi nella penombra.
-Beh, è
tardi. Direi di andare a dormire, se no domani non ci alziamo
più.- le sorrise gioviale lui e a Zoey venne in mente un
modo infallibile per vedere quell'espressione serena rompersi e cadere
in mille pezzi.
Sì, quando
voleva sapeva essere davvero sadica.
Gli si
avvicinò, con il miglior sorriso enigmatico che sapeva fare,
e posò le labbra sulla guancia scura del giovane, che
diventò improvvisamente calda a quel contatto.
Sorrise leggermente,
sentendolo arrossire così.
-Buonanotte.- gli
sussurrò all'orecchio e poi si allontanò,
nascondendo un sorriso di pura vittoria.
Entrò in
camera, senza smettere di sorridere.
Un bacio, niente di
meglio per cambiare le carte in tavola. Un bacio sulla guancia, certo,
ma sarebbe bastato per scombussolare quell'equilibrio.
Rionejo aveva passato
tutto quel tempo a confonderla, fra sorrisi e complimenti, e ora
toccava a lei tenere le redini di quel gioco di sguardi.
E Zoey sentiva che
avrebbe vinto.
**
Hakai era troppo concentrata sulla cena per prestare attenzione alla
conversazione.
L'adrenalina che
l'aveva catturata dopo la sua sessione non si era ancora esaurita; la
bionda sentiva l'impellente bisogno di sorridere e non aveva motivo per
non soddisfarlo.
L'agitazione la
sfiorava ben poco e non era dell'umore giusto per tormentarsi con
pensieri negativi.
Era bello, dopo un
pomeriggio così intenso, poter mangiare del cibo sostanzioso
e sorridere.
Hakai si sentiva
avvolta da un sogno. Era una sensazione stranissima.
Il sapore salato della
zuppa le riempiva la bocca, mentre la voce di Hiroto che chiaccherava
con Yuujirou faceva da dolce sottofondo.
Appena la bionda era
uscita dall'ascensore, il rosso l'aveva abbracciata e le aveva chiesto
com'era andata. Hakai si era sentita felice e completa come non mai.
In quel momento, non
la preoccupava il fatto che legarsi a Kiyama fosse la cosa
più stupida che potesse fare. Ormai aveva poco tempo e non
aveva intenzione di sprecarlo negandosi attimi di spensieratezza.
Terminò
soddisfatta di cenare e tutti i presenti a tavola si alzarono per
andare a vedere i punteggi alla televisione.
Hakai non si dette
nemmeno la pena di lanciare un'occhiata di rimprovero al loro mentore,
ubriaco fradicio come al solito.
Si sedette sul divano
con Hiroto accanto; lui le passò un braccio intorno alle
spalle e la bionda si sentì inebriata dal profumo di muschio
bianco del ragazzo.
Sorrise,
semplicemente. Non aveva bisogno d'altro.
I volti dei Tributi
scorrevano sullo schermo, accompagnate da numeri che gli occhi azzurri
di Hakai non registravano e la voce del presentatore che la ragazza
sentiva come un brusio incomprensibile.
Si accorse di avere
sonno. E si accorse anche che avrebbe potuto addormentarsi fra le
braccia di Hiroto senza nessuna preoccupazione.
Arrossì
leggermente e si allontanò a malincuore da quell'abbraccio,
leggermente a disagio.
Non ebbe tempo di
prestare attenzione al suo cuore che batteva violento contro la cassa
toracica, però: la foto di Kiyama danzò sullo
schermo e Hakai si rese conto di avere i palmi delle mani sudati.
Probabilmente, si
disse, sto impazzendo.
Quasi non vide l'8 che
apparve nello schermo subito dopo la foto del ragazzo.
Con altrettanta
indifferenza vide il suo viso volteggiare con grazia nello schermo.
Osservandosi, si
ritrovò a pensare che sembrasse incredibilmente fragile;
quel pensiero la infastidì un poco.
E si disse che era
altrettanto fastidioso quel 7 che comparve subito dopo, come a
confermare la sua grazia e fragilità.
Le sembrò
di sentire la voce di sua madre ripetere dolcemente che più
un fiore è bello, più è fragile.
Ma a un fiore,
pensò quasi nel panico Hakai, non serve a niente la bellezza
se il suo stelo non riesce a resistere alle intemperie.
Si alzò di
scatto, richiamando l'attenzione dei presenti. Sentì la loro
accompagnatrice chiederle cosa aveva, ma non la considerò.
Uscì dalla stanza, come in trance.
Si bloccò
solo a metà del corridoio, quando sentì dei passi
affrettati seguirla.
Fu come risvegliarsi
da un sogno. Quel profumo di muschio bianco la invase e fece dissolvere
il panico. Hakai si guardò intorno quasi spaesata,
chiedendosi lei stessa cosa le era preso prima, che l'aveva fatta
uscire così.
Si sentì
arrossire e abbassò lo sguardo.
Inaspettatamente,
Hiroto sorrise e la bionda si sentì sciogliere.
Confermò la sua ipotesi di prima: stava impazzendo.
-Hai paura,
fiorellino? Dai, 7 è un buon punteggio.- le chiese il rosso,
un tono divertito e uno strano sorriso.
Hakai si perse fra i
riflessi del suo sguardo.
Le mani di Kiyama le
accarezzarono con dolcezza i capelli. -Non avere paura.- la sua voce
era profonda, ipnotica. -Non permetterò che ti uccidano. Sei
la mia principessa, ti proteggerò. Te lo prometto.-
E tutto perse senso
quando le labbra di Hiroto si posarono sulle sue, in un contatto magico
e folle. La giovane non capiva niente di quello che stava succedendo,
ma non le importava. Si ubriacò di quel profumo e si
aggrappò alla camicia del ragazzo, mentre lui le cingeva i
fianchi con le braccia.
Hakai
riuscì solo a pensare che quello che era il suo primo bacio.
Eccolo, l'abbraccio dell'oblio.
Dopo qualche attimo
però Kiyama si allontanò e le baciò la
fronte, come a chiedere scusa per quel bacio proibito.
Dopo, la bionda si
ritrovò in camera, avvolta nelle coperte e non seppe dire
come ci era arrivata. Tutto era diventato confuso dopo quel bacio:
l'unica cosa che riusciva a rievocare era il dolcissimo sapore delle
labbra di Hiroto, come se dopo quell'attimo la sua mente avesse smesso
di ragionare.
"Hiroto Kiyama mi ha
baciata" riuscì solo a pensare e quelle parole si ripeterono
come una mantra, fino a dissolversi nel torpore del sonno.
Si
addormentò.
**
Hakaikuro si dondolò distrattamente sulla sedia,
socchiudendo seccata gli occhi.
Appena era uscita
dall'ascensore era stata letteralmente placcata dal loro accompagnatore
e costretta a raccontare cosa avesse fatto, sotto lo sguardo divertito
di Fudou.
La mora non vedeva
l'ora di potersene finalmente andare da quella stanza.
Non le importava
neanche di vedere i risultati; dopotutto, i giudizi di quel branco di
idioti non la preoccupavano.
Conosceva le sue
potenzialità e i suoi difetti e non aspettava certo che
fossero gli Strateghi a dirglieli.
Era veramente
annoiata: l'addestramento era stata una perdita di tempo - dopotutto,
se uno è incapace, resta incapace - e il resto di stupidi
eventi capitoliani ancora di più.
Mancavano ormai pochi
giorni all'entrata nell'Arena e l'eccitazione cominciava a brulicare
dentro di lei.
Finalmente il suo
momento di gloria sarebbe arrivato! Era deliziata al solo pensiero di
tutta quella sciocca marmaglia di ragazzini che avrebbero tremato di
fronte a lei.
Ma ora non poteva fare
altro che fremere su quella sedia e costringersi a deglutire una zuppa
troppo salata per i suoi gusti e fantasticare.
Si sentiva come una
bestia in gabbia in attesa di essere liberata.
In effetti,
considerò soffocando uno sbadiglio, era un paragone
azzeccato.
Appena le fu concesso,
Hakaikuro si alzò di scatto, avviandosi di fretta verso la
televisione e lasciandosi cadere sul divano.
Voleva andarsene al
più presto da quella stanza.
Akio si
chinò su di lei. -Dopo dobbiamo parlare.- le
sussurrò all'orecchio, poi si andò a sedere
dall'altra parte del divano, quanto più lontano possibile da
lei.
La mora
inarcò incuriosita le sopracciglia aguzze, chiedendosi cosa
avesse di tanto importante da dirle.
Fudou Akio era quanto
di più affascinante avesse mai incontrato,
riflettè fra sè mentre il programma iniziava,
anche se ammetterlo le costava bruciare buona parte di orgoglio.
Ebbene sì,
il ragazzo la attraeva come nessuno aveva mai fatto. La mora non
conosceva quella sensazione a cui non era sicura di voler dare un nome.
Quella situazione la
infastidiva molto. Quando lui era vicino, una crescente agitazione e
confusione la attanagliava. Hakaikuro aveva adottato la strategia
dell'indifferenza: se erano lontani, tanto meglio, se erano vicini, gli
parlava il minimo indispensabile ed evitava accuratamente di incrociare
i suoi occhi.
Era davvero un
comportamento umiliante per una combattente come lei, ma non poteva
fare altrimenti.
Si sottrasse a forza
da quelle considerazioni, concentrandosi sullo schermo.
Akio aveva preso un 9;
davvero ottimo, anche se Hakaikuro questo lo sapeva già.
L'aveva osservato molto durante l'addestramento e aveva concluso che
non era niente male.
Guardò
freddamente lo schermo, fissando senza interesse la propria foto. Il 10
che ne seguì la lasciò abbastanza indifferente,
anche se non riuscì ad impedire che una sensazione di
trionfo la pungolasse.
Se lo aspettava,
dopotutto. Si sarebbe sorpresa per un punteggio minore di quello che le
era stato assegnato; dopotutto lei era l'unica ad avere un'esperienza
nel campo.
Subì
passivamente i complimenti e il lungo discorso congratulativo
dell'accompagnatore. Si scambiò uno sguardo esasperato con
Akatama e provò quasi pena per lo stilista, costretto a
subirsi ogni anno quello sciocco lezioso del capitoliano.
Provò un
enorme sollievo quando si ritrovò nel corridoio deserto,
lontano da quella voce troppo acuta e dal calore eccessivo della stanza.
Rimase appoggiata al
muro, mentre Fudou la raggiungeva. Attese che fosse lui a parlare e si
limitò ad osservare i giochi di ombre che le luci soffuse e
asettiche del corridoio disegnavano sulla pelle d'alabastro del ragazzo.
-Complimenti, hai
ottenuto un ottimo punteggio.- esclamò lui con un'ombra
ironica nel tono; la mora assottigliò seccata gli occhi
onice.
-Basta con i
convenevoli, Fudou. Che vuoi?- ribattè gelida, continuando a
fissarlo. Un sorrisetto si disegnò sulle labbra del ragazzo,
facendole apparire misteriosamente invitanti agli occhi della giovane.
-Cosa voglio, dici? Ti
voglio nella mia squadra.- rispose tranquillamente lui, mantenendo quel
sorrisetto divertito.
Hakaikuro
inarcò stupita le sopracciglia. Era l'ultima cosa che si
sarebbe aspettata. -Prego?- domandò infatti, scettica.
-Chiariamo subito la
faccenda. Io non ti sopporto, tu non sopporti me. La cosa è
reciproca.- sibilò e la ragazza non potè che
trovarsi d'accordo. -Però devo ammettere che sei una valida
avversaria. I Favoriti mi hanno invitato nel loro gruppo e io ho
proposto anche te nell'alleanza.- concluse e alzò gli occhi
argentei, per puntarli in quelli oscuri della ragazza.
Per un attimo, la mora
fu infastidita dal fatto che Fudou avesse già deciso per
lei. Poi, la portata di quell'alleanza la raggiunse ed la
esaltò.
-Favoriti, eh?- un
sorriso maligno lampeggiò sulle labbra sottili della
ragazza. -Mi piace.- disse in un sussurro e anche Akio
ghignò, porgendole la mano.
-Allora ci stai?-
domandò e Hakaikuro scorse uno strano brillio nei suoi
occhi, una luce che le mandò i brividi lungo la schiena.
-Sì.- e
strinse quelle dita fredde, suggellando un'alleanza che andava oltre
all'unione delle loro mani. Era un vincolo, una promessa. Considerare
Akio un'alleato appianava molte delle sue divergenze sentimentali e le
risparmiava scomode elucubrazioni. I Favoriti erano i lupi che
divoravano gli altri Tributi, in quei Giochi maledetti, e la mora non
desiderava altro che quello.
Quella notte,
Hakaikuro non ebbe incubi. Il pensiero che finalmente lei e Fudou erano
legati da qualcosa tenne a bada i fantasmi e la cullò in un
dolce oblio.
**
Annalisa se ne stava appoggiata alla sedia, le braccia incrociate e le
labbra arricciate in un sorriso leggero.
Sì, era
così che si sentiva. Leggera. Non allegra, o felice,
soltanto leggera.
Dopo la sua sessione
tutto era filato liscio come l'olio; aveva passato la sera a
chiaccherare, nascondendosi dietro a un sorriso sbarazzino.
Non voleva che quella
sensazione di serenità si spaccasse, perché dopo
tanti giorni di angoscia e inquietudine quella felicità se
la meritava.
Le spettava di
diritto, dopotutto. E aveva paura che con un passo falso quella bramata
tranquillità le scivolasse via di mano.
La ragazza socchiuse
gli occhi smeraldini, facendo scorrere lo sguardo sui presenti fino ad
arrivare a Shuuya.
Oh, Shuuya. Era il suo
più grande enigma, l'entità che minacciava
più di tutte la sua serenità.
Il resto dei suoi
problemi riusciva ad abbatterli, più o meno facilmente,
aiutata anche dal pensiero che Amelia e Natsumi erano sue alleate e non
l'avrebbero abbandonata.
Ma Gouenji era
qualcosa che andava oltre alla paura di morire. Era un problema
totalmente diverso. Un problema che aveva a che fare con battiti troppo
accellerati del cuore e rossore sul viso.
Non sapeva come
gestire quella sensazione nuova. L'unica esperienza simile che aveva
mai avuto era stata la classica cotta per il ragazzo più
grande che aveva avuto ad undici anni ed era durata sì e no
qualche mese.
Erano un po' gli
stessi sintomi di quella volta, solo molto più intensi.
E non andava bene.
Solitamente, la riccia
avrebbe riso in faccia a quest'ultima considerazione, ripetendosi che
gli altri se la sarebbero fatta andare bene, questa situazione.
Però in
questo momento non erano gli altri a preoccuparla. A non voler
accettare la cosa era lei, questa volta.
Il fatto era che con
il biondo nelle vicinanze Annalisa sentiva vacillare tutte le sue
certezze. Sentiva, nell'antro più pericoloso del suo cuore,
che per quegli occhi profondi avrebbe donato anche la sua stessa vita.
Arricciò il
naso, increspando le labbra. Non aveva intenzione di perdersi di nuovo
in quei pensieri sottili che finivano solo per confonderla.
Fu lieta di potersi
alzare e concentrarsi su qualcos'altro che non fosse Gouenji.
Si avviarono verso il
televisore e Annalisa si sedette trepidante.
Pian piano,
riuscì a seppellire i suoi dibattiti interiori,
concentrandosi su cose più presenti, più
concrete. E arrivarono le preoccupazioni.
Come era andata la sua
sessione? Strinse nervosamente la piuma di sua madre, mordicchiandosi
le labbra piene.
I primi Distretti,
come al solito, ottennero risultati eccellenti. Mentre i visi dei
Tributi scorrevano sul televisore e un commentatore capitoliano faceva
squillare la sua voce dall'accento stupido, la castana si chiese per la
prima volta nella serata se quello che aveva fatto nella palestra
sarebbe bastato.
Si chiese se spaccare
la custodia della scure aveva dimostrato qualcosa, agli occhi degli
Strateghi. Si chiese se sarebbe mai riuscita ad apparire letale davanti
a loro.
Non era mai stata
brava a sopravvalutarsi, però non credeva che sarebbe andata
così male.
Non le sembrava di
essere così debole, ma, dopotutto, chi era lei per
giudicarsi?
Quando finalmente
arrivarono al suo Distretto, Annalisa fece guizzare preoccupata gli
occhi sullo schermo.
Shuuya aveva preso un
8; la riccia attese guardando quasi implorante la sua foto, come se
potesse darle delle risposte.
E poi, alla fine, uno
scintillante 7 apparve sullo schermo, strappandole un sospiro di
sollievo.
Avrebbe potuto andare
molto peggio. Il suo era un risultato positivo e dignitoso,
nè troppo alto nè troppo basso. Mediamente buono,
come era sempre piaciuto a suo padre.
Nel pensarlo, la
castana sorrise. Era vero: l'uomo aveva sempre detto che troppo poco
non andava bene, ma nemmeno esagerare era giusto.
Si chiese se lo stesse
dicendo anche in quel momento, sorridendo e chiamandola "la mia Nali".
I due Tributi attesero
fino alla fine del programma, chiaccherando con Blight e Samanta dei
loro risultati.
Quando la loro
accompagnatrice li spedì a letto, si ritrovarono per la
prima volta soli in quella serata.
Annalisa
avvertì un leggero imbarazzo nell'aria e si morse a disagio
le labbra.
Cosa poteva dirgli?
Non lo sapeva. Cosa si dice, di solito, a un tuo nemico mortale che
però ti piace?
Non si era mai posta
questa domanda e si accorse solo dopo di aver ammesso a se stessa che
Shuuya le piaceva.
-Allora... Sono in
vantaggio.- fu lui a parlare per primo, sorridendo sghembo e con un
divertito tono di sfida.
Lieta che fosse stato
il ragazzo a inziare il discorso, Annalisa gli sorrise di rimando.
-Ancora per poco.
Troverò un modo per rovesciarti dal tuo trono, caro il mio
principino.- ribattè con lo stesso tono la castana,
facendogli la linguaccia.
Si guardarono qualche
secondo e poi una scintilla illuminò gli occhi di lui;
sfruttando l'effetto sorpresa, afferrò la ragazza per i
fianchi, tirandola in un goffo abbraccio.
-Se io sono il
principe, allora tu sei la mia principessa.- le soffiò
all'orecchio, facendola rabbrividire. Annalisa arrossì e
alzò lo sguardo per ribattere, ma Shuuya fu più
veloce.
Posò le sue
labbra su quelle della ragazza, che spalancò gli occhi
smeraldini.
Fu questione di pochi
attimi e Gouenji, mantenendo quel sorriso magnetico, la
lasciò andare, senza mancare però di
scompigliarle i capelli.
Le sussurrò
la buonanotte con tono divertito e sparì nella sua stanza,
lasciandola a bocca aperta nel corridoio.
La riccia si
portò le dita alle labbra, dove quelle del biondo si erano
posate.
Gouenji Shuuya
l'aveva... baciata?
Fu scossa da un
brivido e si rintanò in camera, sotterrandosi sotto le
coperte.
Era confusa. Non
poteva negare a se stessa che quel bacio le era piaciuto, e anche
tanto, però non era giusto. Non poteva essere innamorata di
lui, semplicemente non poteva.
Affondò nel
sonno precipitando, sottraendosi ai pensieri e cullandosi nel buio
familiare dell'incoscienza.
**
Misaka sedeva al tavolo con l'espressione imbronciata di chi vorrebbe
essere in qualunque altro posto meno quello in cui è.
La frustrazione e
rabbia che l'avevano colta durante la sua sessione continuavano a
roderle il petto; si era chiusa in un silenzio assoluto e rifiutata
categoricamente di mangiare.
Cecelia aveva provato
a strapparle qualche parola sulla sua sessione, ma la bruna non aveva
affatto collaborato, limitandosi ai monosillabi e agli sbuffi. Dopo
molte di quelle risposte insoddisfacenti, anche la mentore si era
stancata e l'aveva lasciata in pace.
La ragazza era
seccata. Odiava gli Strateghi. Odiava Capitol City. Odiava quegli
stupidi Hunger Games. E odiava più di tutti il giudizio
idiota che da lì a poco le avrebbero dato.
La rabbia le rodeva lo
stomaco. Ignorarla in quel modo! Come si erano permessi?! Il loro unico
compito era guardare i Tributi, non potevano non farlo!
L'idea di essere stata
surclassata da un banchetto era abbastanza deprimente.
Non si pentiva affatto
di aver scagliato quel coltello verso gli Strateghi. Non potevano farle
niente, dopotutto a Capitol City serviva un Tributo femmina del
Distretto 8. Al massimo, pensò facendo distrattamente
tintinnare le dita sul bicchiere di cristallo, l'avrebbero uccisa in
modo cruento nell'Arena.
Venne ridestata dalla
risata di Haruya; alzò frastornata gli occhi cobalto,
cercando quelli dorati del rosso.
Non stava seguendo il
discorso del ragazzo con Lucy, ma quel suono la ipnotizzò.
Sbuffò.
Aveva già abbastanza problemi da sola, senza che ci si
mettesse anche Nagumo a confonderle le idee. La malinconia che l'aveva
presa prima della sua sessione era stata completamente spazzata via
dalla rabbia per essere stata ignorata e non aveva intenzione di
farsela tornare.
Haruya e gli
scintillii potevano anche aspettare. Ora il suo problema più
grande erano i risultati delle sessioni.
Per quando potesse non
importarle, erano importanti. Il numero di persone disposte a
sponsorizzarla sarebbe stato in gran parte determinato da quel voto e
l'idea di essersi giocata gli sponsor per la sua dannata testa calda
era inammissibile.
Si disse, quasi per
consolarsi, che almeno suo padre sarebbe stato fiero di lei e del suo
animo ribelle.
Quando tutti ebbero
finito di cenare, si alzarono per andare a vedere i risultati alla
televisione.
Cecelia le dette un
buffetto sulla testa e Haruya sbuffò visibilmente,
lasciandosi cadere sul divano e lanciandole un'occhiataccia.
Misaka
ricambiò sfacciatamente quello sguardo; non poteva farci
niente, lei, se la mentore le voleva bene. Che Nagumo si adattasse! Non
era un problema suo.
Si sedette accanto al
ragazzo, con cui scambiò uno sguardo al veleno.
No, si disse, non
brillava nessuna scintilla in quegli occhi color miele.
In un'altra occasione,
quella considerazione l'avrebbe rattristata, ma non era dell'umore
adatto per dar peso a certe sottigliezze.
Il programma
partì e i risultati iniziarono ad essere trasmessi. Misaka
si sporse e individuò il voto di Kiara.
Tsk, quella bimbetta
non era mica da sottovalutare! Si sentì quasi orgogliosa
mentre lo pensava, come se fosse merito suo.
Attese svogliatamente,
osservando i Tributi sfilare davanti ai suoi occhi.
Vide Nagumo esultare
silenziosamente per il buon voto di quel Hiroto Kiyama, il ragazzo del
5. Misaka non potè impedire a una punta di gelosia di
pungolarla, capendo che Nagumo aveva stretto un'alleanza con
quell'altro rosso.
Il loro Distretto
arrivò troppo presto per i suoi gusti. Cercò di
assumere un'aria indifferente, ma non era brava a mascherare le
emozioni.
Una goccia di sudore
freddo le scivolò lungo il collo, mandandole un brivido.
Nagumo aveva preso 9;
lui le indirizzò un'occhiata vittoriosa e Misaka
alzò infastidita il mento, mandandolo mentalmente al diavolo.
Quei secondi di attesa
furono logoranti; non voleva perdere quella sfida con Haruya, anche se
dentro di sè sentiva che non doveva farsi false speranze.
Un brivido. Poi, un
brillante 10 volteggiò per lo schermo, lasciandola a bocca
aperta.
Quando
realizzò che aveva preso un voto altissimo, proruppe in un
grido di gioia, scattando in piedi.
Il volto di Nagumo si
oscurò, forse per la rabbia di essere stato battuto. La
bruna lo guardò con aria di superiorità, mentre
Lucy trillava elogi verso di lei e Cecelia l'abbracciava stretta.
10! Era un voto
così alto che quasi le toglieva il fiato, specialmente
perché il suo non era un Distretto fra i Favoriti ed era
raro che raggiungesse vette così alte.
L'orgoglio la invase
come un fiume in piena, facendola sorridere, sorridere, sorridere. Si
dimenticò totalmente della frustrazione che prima
l'attanagliava.
Rimase nella stanza a
sentire le complimentazioni degli adulti fino alla fine del programma.
Sarebbe rimasta anche oltre; il sonno non la sfiorava minimamente e il
successo le mandava brividi di adrenalina per la schiena, invogliandola
a sorridere ancora di più.
Però la
loro accompagnatrice li spedì a letto e i due Tributi non
poterono che obbedire.
Misaka voleva burlarsi
di Nagumo, voleva prenderlo in giro e ridere di lui.
Si sentì
quasi in colpa mentre lo pensava, ma scacciò quella
sensazione con un sorriso di vittoria. Dopotutto, aveva il diritto di
essere orgogliosa.
Ma inaspettatamente,
Haruya sogghignò verso di lei. -Ti sei montata la testa, eh?
Povera, piccola illusa.- ridacchiò e un ombra
oscurò gli occhi cerulei della bruna. Si impose di non
insultarlo.
-Tsk, lo dici solo
perché ti ho battuto.- esclamò altezzosa,
incrociando le braccia al petto.
La risata di Haruya
ebbe il potere di farle mancare la terra sotto ai piedi. Dannazione,
perché doveva essere così bello mentre rideva?
-Aspetta e ti
ricrederai. Perché sai, Misaka, tutti abbiamo qualche asso
nella manica.- e l'unica cosa che la bruna riuscì a pensare,
fu che il suo nome era bellissimo pronunciato dalla voce del ragazzo.
Si limitò a
guardarlo sospettosa, senza riuscire a pensare a un modo per
rispondergli.
Haruya si
avvicinò fino ad essere a un palmo dal suo viso e
sfregò il naso contro al suo, facendola arrossire
furiosamente.
-C-Che diavolo fai?!-
esclamò lei, indietreggiando imbarazzata.
Lui rise ancora.
-Ricordati che ho sempre io il coltello dalla parte del manico. E non
sarà uno stupido 10 a cambiare qualcosa.- ammiccò
e, con uno strano bagliore nello sguardo, sparì dietro la
porta della sua camera.
Misaka rimase immobile
nel corridoio, le guance ancora bollenti d'imbarazzo.
-Vai al diavolo...-
bofonchiò sottovoce per poi correre dentro la sua camera.
Haruya riusciva sempre
a confonderla ed era una cosa veramente odiosa. Non riusciva a
sopportare il potere che il rosso aveva sulle sue emozioni.
Sprofondò
fra le coperte e si addormentò di schianto, con l'immagine
del viso di Haruya, così vicino e invitante.
**
Natsumi appoggiò il viso al palmo della mano, assottigliando
annoiata gli occhi.
Aveva mangiato di
malavoglia, giusto per accontentare il loro accompagnatore; non aveva
intenzione di parlare con Daniel, men che meno con Kazemaru, quindi non
le restava che aspettare il momento in cui sarebbe uscita da quella
stanza.
Affondò le
mani nei capelli, sospirando leggermente; aveva evitato totalmente ogni
contatto con il turchese, non volendo subire di nuovo la sensazione che
l'aveva scossa prima della sua sessione.
Sul serio, di
illudersi non ne aveva più voglia. Si era presa una
stupidissima cotta per Ichirouta e, si disse, era arrivata l'ora di
ammetterlo a se stessa.
La cosa, stranamente,
le lasciava una fastidiosa irritazione al centro del petto, non la
classica marea di preoccupazioni che di solito aveva provato quando si
era innamorata.
Era avvolta in una
stanchezza pressante che la rendeva insofferente a qualsiasi cosa.
Decisamente, non vedeva l'ora di poter affondare nelle coperte e
dormire, lasciare che i suoi pensieri venissero divorati
dall'incoscienza.
Ecco come si sentiva:
stanca di pensare.
Era paradossale,
perché era quello il momento in cui si sarebbe dovuta
affrettare a pensare all'intervista che presto avrebbero fatto, ma non
aveva voglia di pensare più a nulla.
Ancor meno a Ichirouta
e la sua cotta adolescenziale. Con una dolorosa freddezza, aggiunse che
probabilmente sarebbe stata la sua ultima cotta adolescenziale. Il
secondo pensiero avrebbe dovuto colpirla, ma la lasciò
indifferente.
Quando tutti ebbero
finito di mangiare, si alzò e si andò a sedere
sul divano, davanti al televisore che fu prontamente acceso da Xerxes.
Lo stilista le
strizzò l'occhiolino e le lanciò una caramella
dal suo inseparabile sacchetto. Natsumi osservò la carta
colorata e la strinse nel palmo, senza aprirla.
Il programma
iniziò e la stanza si riempì dei commenti del
presentatore. La sua voce era una fastidiosa nenia indefinita alle
orecchie della rossa.
Registrò
con assoluta indifferenza l'alto punteggio di Annalisa e il lampo di
vittoria sul viso di Kazemaru quando vide il risultato del ragazzo del
7 non sfuggì ai suoi occhi attenti.
Probabilmente, aveva
stretto un'alleanza con quel biondino dallo sguardo profondo. Era un
pensiero che avrebbe dovuto esserle indifferente come gli altri, ma che
la pungolò leggermente.
Stizzita,
riportò l'attenzione sullo schermo: Kazemaru aveva preso un
7.
Rimase gelidamente
immobile, senza riscontrare reazioni. A volte, la sua freddezza era
così tranquillizzante... Voleva dire che andava tutto bene.
E fu piacevole sentire
che anche il suo 9 non intaccò l'aura fredda che l'aveva
avvolta.
9... Era alto. Ma
dopotutto non si aspettava certamente un voto basso, lei che era stata
addestrata sin da bambina.
Attese fino alla fine
del programma, per non perdersi il punteggio di Amelia.
Le congratulazioni del
gruppo di capitoliani non la sfiorarono minimamente. Si
limitò a stringere più forte la caramella e
scambiarsi un'occhiata con Xerxes. L'uomo le sorrise calorosamente e
Natsumi distolse lo sguardo.
Davanti a quel
sorriso, si sentiva a disagio, anche se non sapeva spiegarsi
perché.
Il silenzio del
corridoio vuoto, come aveva immaginato, fu tranquillizzante.
Ma la sensazione di
serenità sparì in fretta, quando la rossa si rese
conto che ora niente poteva salvarla dallo scontro con Ichirouta.
Arrossì,
cercando disperatamente una via di fuga. Non voleva parlargli, non ora
che era così confusa!
Il sospiro del
turchese la fece gelare sul posto.
-Chissà
come deve essere bello, avere un genitore che ha vinto gli Hunger
Games.-
Natsumi rimase ferma.
Non sapeva cosa rispondere e Kazemaru di certo non si aspettava che lei
dicesse qualcosa.
-Ti invidio tanto,
sai? Per te è sicuramente tutto facile. Sei avvantaggiata,
in confronto agli altri. Anche io scommetterei su di te, se potessi
farlo. Con un po' di fortuna, hai la vittoria in tasca.
Chissà come deve essere bello e semplice, per te.-
Kazemaru
alzò lo sguardo, incatenando i loro occhi. Natsumi non disse
niente. Si sentì sconfitta, sfinita. Era stanca, stanca di
fingere, stanca di giocare, stanca di pensare, stanca.
Prese un profondo
respiro che sapeva di polvere.
-Tu non capisci.-
mormorò solo, distogliendo lo sguardo. -Io... Io non volevo
essere qui. Era il sogno di mia madre e io lo sostenevo per non
deluderla. Ma non l'ho mai voluto.- Era l'unica cosa che le era venuta
in mente. Ed era vera.
Finalmente l'aveva
detto a qualcuno. Prima che riuscisse a fermarla, una lacrima
scivolò sulla sua guancia.
La asciugò
brutalmente. Era una stupida.
Kazemaru
l'abbracciò. Profumava di bei sogni. Affondò il
viso nei suoi capelli e pianse.
Non sapeva per cosa
stava piangendo. Piangeva per tutto. Piangeva per le parole mai dette e
per la paura. Piangeva, semplicemene.
Era liberatorio e poi
Ichirouta aveva un così buon odore. Pianse anche per quello,
per quell'amore sciocco che l'avrebbe distrutta. Lo sapeva.
Rimasero fermi, i due
Tributi, dondolandosi in quell'abbraccio per un tempo infinito. Il
turchese le sussurrò all'orecchio parole che Natsumi non
sentì, ma che ebbero l'effetto di calmarla.
Si allontanarono
piano, lentamente, quasi avessero terrore di rompersi se si fossero
staccati troppo in fretta. Si guardavano negli occhi.
Kazemaru le
sistemò una ciocca fulva dietro all'orecchio, con un sorriso
intenerito che fece battere il cuore alla giovane. Le labbra di
Ichirouta le sfiorarono la guancia umida e, sussurrandole la
buonanotte, il turchese sparì nella propria camera.
Natsumi
entrò nella sua barcollando, distrutta. Si lasciò
cadere fra le coperte, ma non pianse. Aveva pianto abbastanza, per
quella sera. Strinse solo la caramella di Xerxes, ancora intatta.
Sprofondò
nel sonno con una dolcezza che sapeva di disperazione, con le cicatrici
delle lacrime ancora impresse nelle gote.
**
Roxie si dondolava sulla sedia, sorridendo allegra.
Appena era uscita
dall'ascensore aveva provato ad attaccare bottone con Yuuto. Purtroppo,
Kidou non era molto propositivo: era rimasto con il naso affondato nei
suoi dati anche durante la cena, suscitando l'irritazione della loro
accompagnatrice.
La rossa era
amareggiata, ma cercava di non darsi per vinto; il comportamento del
castano era ingiusto e le lasciava in bocca il gusto amaro della
delusione.
Non sapeva
precisamente cosa si aspettava; però, dopo le chiacchere sul
treno, pensava... Non lo sapeva neanche lei cosa pensava, cosa sperava
di aver creato con il ragazzo.
Era tutto
così confuso: l'unica cosa che sapeva per certo era che non
voleva essere ignorata in quel modo da Kidou.
Si sentiva anche
abbastanza stupida, per essersi illusa. Come una bambina sciocca a cui
è stata negata la caramella prima promessa.
Che poi, quel paragone
era stupido: Yuuto non le aveva promesso assolutamente niente, aveva
fatto tutto da sola. Era un pensiero così triste...
Però non si
sarebbe affatto arresa; avrebbe parlato con Kidou dopo, anche a costo
di spingerlo contro un muro e cavargli le parole a forza.
Nascose dietro al
cucchiaio di zuppa una risatina che quella situazione immaginaria le
aveva fatto salire in gola.
Non era dell'umore
giusto per farsi le paranoie. Per quelle, aveva tutta la notte a
disposizione.
Passò la
cena chiaccherando del più e del meno con Leila; i
manicaretti capitoliani erano deliziosi e ne mangiò fin
quando non le fece male la pancia. Dopotutto, chissà quando,
nell'Arena, avrebbe fatto un pasto decente. Il minimo che poteva fare
era abbuffarsi finché ne aveva la possibilità!
Appena tutti ebbero
finito di mangiare, si spostarono davanti alla televisione per vedere i
risultati delle sessioni private.
Roxie non era per
niente preoccupata; non era mai stata brava a sottovalutarsi e
conosceva le sue capacità.
-Ta-ta-ta-taaaannn...-
momorò appena si fu seduta, per smorzare la tensione,
imitando il suono grave del pianoforte e muovendo le dita in aria come
se stesse premendo dei tasti.
Kidou, di fianco a lei
sul divano, scosse la testa, in un modo che doveva essere sconsolato,
ma si tradì con un sorrisetto divertito e alquanto
rassegnato.
A quella reazione, la
rossa si rilassò e gli sorrise di rimando.
Era felice di riuscire
a farlo sorridere, perché la luce che gli brillava negli
occhi vermigli quando lo faceva era semplicemente meravigliosa.
Il programma
iniziò e Roxie passò in rassegna di ogni Tributo
man mano che le loro foto sfilavano sullo schermo.
I punteggi era molto
alti, per tutti. Iniziava a sentire una leggera tensione attanagliarle
la gola.
Fu felice per il 7 di
Hakai. Non avevano stretto una vera e propria alleanza, in
realtà, ma le piaceva pensare alla bionda come a un'amica.
Arrivarono al
Distretto 10 troppo presto; si era ripromessa di non agitarsi, ma
avvertiva l'ansia crescere, mentre la foto di Yuuto appariva sullo
schermo.
I commenti del
presentatore erano inascoltabili per lei, niente di più che
un misero sottofondo.
Il 9 di Kidou la fece
sorridere e si premurò di stringere la mano al ragazzo per
comunicargli la sua allegria. Il castano arrossì lievemente
a quel contatto e le dedicò uno sguardo strano, che la
giovane non riuscì a decifrare.
Il suo volto apparve
subito dopo; stranamente, i secondi di attesa non furono logoranti e il
suo 8 ebbe solo l'effetto di sciogliere quel nodo d'ansia che le si era
creato in gola.
Le sue labbra carnose
si dischiusero in un bellissimo sorriso soddisfatto; era da tanto che
il suo Distretto non otteneva punteggi così alti!
L'allegria le
montò nel petto con una velocità disarmante e si
ritrovò a festeggiare con gli adulti.
La loro
accompagnatrice aprì una bottiglia di champagne e brindarono
al successo del loro Distretto.
Per quei minuti, Roxie
dimenticò totalmente di essere delusa, amareggiata e in
collera con Kidou.
Sentiva solo una
grande voglia di sorridere, come se tutto andasse e sarebbe sempre
andato bene.
Era una bella
sensazione, tutto sommato. Presto però furono mandati a
letto dal buon senso di Leila, che non voleva avere i Tributi stanchi,
la mattina dopo, quando avrebbe dovuto prepararli per l'intervista.
Nel fresco del
corridoio si lasciò sfuggire un sospiro stanco, ma contento.
Era felice che la sessione privata fosse andata bene; iniziava a vedere
delle possibilità di tornare a casa da Mia e la nonna e
ciò bastava a farle dimenticare tutto.
Tutto, meno un piccolo
conto in sospeso con Yuuto.
Stava per parlare, ma,
con sua somma sorpresa, fu Kidou ad andare verso di lei.
La guardò
un attimo e le parve terribilmente indeciso, terribilmente fragile;
Roxie si crucciò, chiedendosi che cosa turbasse in questo
modo il castano.
Lui aprì
bocca un paio di volte, ma la richiuse subito.
-Tutto bene?-
domandò con voce sommessa la ragazza, posando una mano sulla
spalla di Yuuto.
Il giovane
sospirò e le prese le mani, depositandoci dentro un
bracciale.
La rossa lo
guardò perplessa; non capiva il nesso fra il comportamento
del ragazzo e quell'oggetto.
-Me... Me l'ha dato
Haruna.- disse lui, sommessamente, per poi scuotere leggermente la
testa. -Ma tu lo meriti più di me. Eri sua amica e lei si
fidava di te. Tienilo.- parve sul punto di aggiungere qualcosa, ma poi
si voltò e sparì nella sua camera.
Roxie rimase immobile,
stupita e confusa. Guardò il braccialetto; era intrecciato a
mano con lo spago chiaro, insieme a perline colorate che formavano una
gradevole sequenza. A tutte le bambine insegnavano, a scuola, a fare
bracciali come quelli; Mia gliene aveva regalati a centinaia.
Se lo
allacciò al polso, assorta, per poi entrare in camera.
Sentiva che sotto le
parole di Kidou c'era qualcosa, un significato che non riusciva ad
afferrare.
Quella notte prendere
sonno fu tremendamente difficile.
**
Skylin sorrise.
Per tutta la cena, non
aveva fatto che quello.
Trovava la situazione
buffissima, paradossale: aveva rotto il campo di forza che proteggeva
gli Strateghi... cantando?
Ridacchiò
sommessamente. La piccoletta del Distretto 11 che li faceva sfigurare
in questo modo! Dovevano vergognarsi moltissimo in questo momento.
Era certa che questo
fatto non si sarebbe divulgato, però Skylin, nel suo
piccolo, si sentiva tremendamente soddisfatta, come se avesse
già una piccola vittoria nella sua collezione.
Non vedeva l'ora di
raccontare a Kiara e Misaka com'era andata.
In realtà,
era parecchio strano: non pensava che i campi di forza si potessero
rompere con le onde sonore eccessivamente acute. Non era mai stata un
genio nelle materie scientifiche, però le sembrava una cosa
da fantascienza.
Non che le desse
fastidio aver arrecato tanti danni ai capitoliani, anzi. Solo che era
incredibile, quasi ridicolo.
Aveva ignorato
totalmente Atsuya, che continuava a lanciarle occhiate indagatrici.
Probabilmente, pensò la castana sorseggiando la zuppa, stava
pensando che lei fosse pazza, dato che continuava a sorridere come una
sciocca.
Pensare al ragazzo le
provocò una fitta alla bocca dello stomaco. Da quando era
uscita dall'ascensore, aveva notato che l'arancione aveva un'aria
parecchio soddisfatta. Un'aria che confermava i suoi peggiori sospetti.
Durante
l'addestramento, l'aveva tenuto d'occhio - sopratutto dopo la zuffa con
il ragazzo del 6 -.
Non le era ancora
andata giù quella questione, perché Fubuki non
aveva il diritto di comportarsi da incosciente in questo modo.
Comunque, a preoccuparla non era la sua propensione a fare a botte, ma
le alleanze che sembrava aver stretto.
Non era sicura, ma
Atsuya aveva passato molto tempo con i Favoriti e Skylin era spaventata
dalla possibilità che lui si fosse unito al loro gruppo.
Il loro Distretto non
era mai fra i Favoriti, però capitava che venisse accolto in
quell'alleanza anche qualche Tributo particolarmente bravo.
Era terrorizzata
all'idea che Fubuki fosse un Favorito, anche se non sapeva bene
perché.
La voce di Naigel che
la chiamava la riscosse. Non si era nemmeno accorta che tutti i
presenti si erano spostati davanti alla televisione.
Andò a
sedersi di fianco ad Atsuya e, vedendo quella luce fiera brillargli
nello sguardo, fu certa che i suoi peggiori sospetti fossero veri.
Gonfiò le
guance e incrociò le braccia al petto, sprofondando nel
divano; non riusciva a crederci.
Il programma
iniziò e Skylin provò inutilmente a concentrarsi;
registrò con passività i punteggi delle sue
alleate e guardò apaticamente tutti i visi dei Tributi.
Forse, mentre i
risultati dei ragazzi del Distretto 10 scorrevano sullo schermo, la
sfiorò il pensiero che, avendo distrutto il campo di forza,
gli Strateghi avrebbero potuto decidere di darle il punteggio
più basso nella storia degli Hunger Games.
Ma era un'idea
sfuggevole e volò via quando il 9 di Atsuya
brillò sullo schermo.
La castana
guardò quel numero con aria crucciata: effettivamente,
quello era un punteggio da Favoriti.
Represse un sospiro e
osservò in attesa la sua foto; sembrava più
piccola di quanto fosse in realtà e quel pensiero la
irritò leggermente.
I secondi che
seguirono furono snervanti, corrosivi: poi, un 10 accecante
balzò sullo schermo.
Skylin
battè gli occhi dorati, come se fosse colta da
un'allucinazione. 10? Dopo quello che aveva fatto? Dopo aver distrutto
il campo di forza?
L'esclamazione di
vittoria le crebbe in gola più tardi del previsto, ma fu
comunque accompagnata dai complimenti degli adulti.
10! Non si vedeva un
punteggio così alto nel suo Distretto da chissà
quanto.
Rise, mentre Seeder le
scompigliava i capelli e dava un buffetto ad Atsuya, complimentandosi
con loro.
L'euforia, comunque,
le scivolò ben presto di dosso e tornarono le
preoccupazioni. Doveva parlare con Fubuki, confermare i suoi sospetti.
Per questo non perse
un momento, appena furono soli nel corridoio freddo.
-Fubuki.-
esordì e l'arancione la guardò con un sorrisetto
ironico.
-Quindi...-
incrociò le braccia al petto, la voce fredda, traboccante di
risentimento. - ...ora te la fai con i Favoriti.-
Non era una domanda,
ma nemmeno un'affermazione. Sembrava una constatazione che voleva
essere smentita. Ma Atsuya si limitò a scrollare le spalle.
-E tu te la fai con la
piccoletta del 3 e la bruna dell'8. E allora?-
Quella fu la goccia
che fece traboccare il vaso. Skylin non credeva di essere sul punto di
scoppiare, ma quel "e allora" la colpì troppo forte.
-E allora?!-
strillò infatti, gli occhi spalancati e furenti. Lo
inchiodò al muro, stringendogli il colletto della maglia
nelle mani. -I Favoriti! Ma lo sai cosa sono i Favoriti?! Per anni
hanno ucciso i nostri Tributi e ora tu hai il coraggio di dirmi "e
allora"?!- avvertì la voce diventare eccessivamente acuta e
le mani tremare, come se fosse sul punto di piangere. -Ma tu non ci
pensi?! Non ci pensi a Shirou? Shirou non l'avrebbe mai fatto! Lui...
Lui avrebbe...- la voce le si ruppe e non continuò
più. Ora sì che stava per piangere.
Questa volta furono
gli occhi di Atsuya ad incendiarsi. Si liberò dalla stretta
della ragazza con uno scrollone.
-Shirou ti avrebbe
abbracciata e consolata e protetta come una principessa! Ma...- la voce
di Fubuki tremò. -Ma io non sono Shirou! Smettila, smettila
di paragonarmi a lui! Io non sono e non sarò mai come
Shirou! Mettitelo bene in testa! Io voglio sopravvivere e
sopravviverò, a qualunque costo. Anche a costo di allearmi
con i Favoriti!- si fermò, il fiato grosso, gli occhi
luccicanti di lacrime o forse di collera.
Skylin non disse
niente. Era troppo frastornata, troppo impegnata a trattenere le
lacrime per dire qualcosa.
-Mettitelo bene in
testa, Skylin. Io non sono Shirou.- sibilò Fubuki con voce
fredda e poi sparì dentro la sua camera.
Forse la castana
sentì l'eco dei singhiozzi, dietro quella porta, ma non
entrò mai per controllare. Si voltò e
camminò, fin quando non cadde fra le lenzuola profumate del
suo letto.
E pianse. Pianse fino
a quando le illusioni non furono finite. Pianse fin quando le lacrime
non smisero di scendere. Pianse fino a cadere nel sonno.
**
Amelia era sdraiata supina sul letto.
Aveva amabilmente
ignorato i richiami di Effie e si era premurata di chiudersi a chiave
in camera, in modo da non farla entrare. Non aveva assolutamente
intenzione di mangiare, né di presentarsi a tavola.
Certo, avrebbe dovuto
trascinarsi fuori da lì per vedere i risultati delle
sessioni private, ma ci avrebbe pensato dopo.
Osservava il soffitto
con aria assorta, le mani strette intorno all'ametista che le aveva
regalato suo padre.
Aveva percorso
talmente tante volte i bordi sbeccati e le fenditure della pietra
preziosa che ormai le sue dita ne conoscevano a memoria tutte le
insenature.
Tracciò con
le unghie una crepa. L'ametista non era più fredda, ma era
stata vagamente riscaldata dal tepore delle sue mani.
Doveva parlare con
Fideo. Già. Il solo pensare al ragazzo la faceva ribollire
di rabbia.
Come aveva potuto
proporre un'alleanza senza nemmeno consultarla? In un angolo della sua
mente, un'odiosa vocina le diceva che anche lei aveva fatto lo stesso,
ma la zittì prepotentemente.
Era il ragazzo in
torto, non lei. E poi, Natsumi e Annalisa erano ottime combattenti,
mentre quel Kidou...
Non voleva litigare
con l'alleato, assolutamente no. Però non poteva neanche
accettare questa decisione a priori.
Sospirò,
pensando che Leila l'avrebbe sgridata per essere così
prevenuta nei confronti di Kidou. Forse, quel ragazzo aveva dei lati
nascosti.
In effetti, se ci
pensava bene, non era nemmeno così male. L'aveva visto di
sfuggita durante l'addestramento e aveva fatto una trappola
così avanzata che anche l'istruttore era rimasto
impressionato.
Un fastidioso senso di
colpa le pizzicò il petto, facendola ringhiare. No, non
sarebbe andata a scusarsi con Fideo, ben che meno con quel Kidou.
Ne andava del suo
orgoglio.
Si mise a sedere
stizzita e diede un'occhiata all'orologio. Il programma doveva essere
iniziato da poco.
Si
stiracchiò e andò in bagno a sciaquarsi il viso,
con tutta calma. Osservò allo specchio le sue gote arrossate
dall'acqua calda e si legò i capelli spettinati in una
treccia.
Poi uscì e
attraversò il corridoio con passo di marcia.
Appena
entrò nella sala, le reazioni a catena furono sorprendenti.
La Trinket squittì e iniziò a sgridarla per il
suo comportamento ineducato, Haymitch, del tutto ubriaco, se ne
uscì con uno dei suoi commenti di pessimo gusto, Elise la
salutò con la mano e Fideo la guardò, nascondendo
una risatina.
Amelia rimase un
attimo ferma all'ingresso, forse valutando l'idea di andarsene, poi
andò a sedersi di fianco al castano ignorando totalmente
tutti i presenti.
Incrociò le
braccia e guardò la televisione.
Erano arrivati al
Distretto 6. Fu sollevata, perché era arrivata in tempo per
vedere i risultati di entrambe le sue alleate.
Una volta che anche il
9 di Natsumi fu sparito dallo schermo, lanciò un'occhiata di
superiorità a Fideo, che le indicò con un cenno
lo schermo, senza ribattere.
Quando vide che quel
Kidou, quello che lei aveva definito insignificante, aveva preso un 9,
fu attraversata da una scarica di frustrazione.
Sprofondò
nel divano, imbronciata. Era molto meglio di quanto pensasse, quel
ragazzetto.
Il punteggio di Fideo
le fu del tutto indifferente: un 7, buono per uno dei Distretti
più mediocri.
La sua foto fu seguita
da un 8. Amelia rimase a fissarlo per un po', prima di riuscire ad
abbozzare un sorrisetto orgoglioso. Beh, era sempre un punto in
più di Fideo. "E uno in meno di Kidou" ci tenne a ricordarle
l'odiosa vocetta nella sua testa.
I complimenti che
seguirono furono la cosa più snervante della serata; Amelia
voleva solo uscire da quella stanza, parlare con Fideo, spuntarla su di
lui e ritirarsi nella sua camera.
Dopo quella che le
sembrò un'eternità, riuscì ad uscire.
Il corridoio era fresco ed illuminato dai lampadari asettici.
I due Tributi rimasero
fermi e in silenzio per un po', fin quando Fideo, stanco di dondolarsi
sui talloni, abbozzò un sorriso.
-Sei molto bella con
la treccia.- disse candidamente, ma la ragazza non cambiò
minimamente d'espressione.
-Non ho cambiato idea
e non la cambierò con i tuoi complimenti.-
dichiarò fredda, scoccandogli uno sguardo di rimprovero.
Fideo
sospirò. Doveva raccontarle tutta la storia, allora. Si
appoggiò alla parete e Amelia fu quasi intimorita
dall'espressione seria del suo volto.
-Sai, io ho una
sorellina.- quelle parole, bastarono a far correre un brivido sulla
schiena della ragazza.
-Ha sette anni ed
è bellissima. Ha i capelli biondi come il grano e una risata
candida. I suoi occhi... sono spettacolari. Non sono occhi del
Giacimento. Sono verdi, verdi come il sole attraverso le foglie, verdi
e brillanti come smeraldi. Si chiama Rushe.- un sospirò
scivolò dalle labbra del ragazzo. -La mia sorellina
è cieca.-
Quell'affermazione
colpì Amelia come un pugno nello stomaco. Conosceva Rushe di
vista, perché di bambine bionde e con occhi così
verdi ne esistevano poche, nel Distretto 12. Quella bimba era nota per
la sua allegria; vedeva del bello in tutto.
-Una rara malattia
agli occhi l'ha colpita l'anno scorso. Si potrebbe guarire, ma... i
costi sono troppo elevati.-
La ragazza
annuì. Lo sapeva fin troppo bene. Quando sua madre si era
ammalata di cancro, sarebbe stato possibile guarirla all'inizio, con
alcuni interventi a Capitol City. Ma le cure mediche di questo tipo
costavano troppo per quasi tutte le famiglie del loro Distretto.
Fideo alzò
lo sguardo e lo puntò su di lei. Amelia si sentì
affogare in quegli occhi profondi come l'oceano. -Se vincessi, potrei
pagarle l'operazione e la mia Rushe tornerebbe a vedere. E' per questo
che voglio assolutamente vincere. E' per questo che ho bisogno di
Yuuto. Non chiedermi scusa, se costa troppo al tuo orgoglio, ma
accettalo nell'alleanza.-
La castana trattenne
il fiato. Non se lo aspettava. Si morse le labbra e deglutii.
-D'accordo.- mormorò piano. -D'accordo.-
Fideo le
dedicò un sorriso bellissimo, che la fece vergognare per il
suo comportamento egoista. Dopotutto, lei voleva vincere solo per
sopravvivere, solo per se stessa.
Lui le
augurò la buonanotte ed entrò nella sua camera.
Amelia si appoggiò al muro e sospirò
rumorosamente.
Non poteva farsi
coinvolgere in questo modo. Non avrebbe mai più dovuto
lasciarsi commuovere da queste storie. Lei doveva tornare a casa.
"Scusa Rushe"
pensò, mentre entrava nella sua camera e si lasciava
sprofondare nel letto. "Ma io voglio sopravvivere".
Beh...
Eccomi qui.
Scusate
per i mesi di assenza; non voglio cercare scuse, quindi dirò
la verità. Ero troppo pigra e impegnata con i compiti per
terminare questo capitolo.
Ora
però ce l'ho fatta.
Mi
dispiace, ma state certi che non abbandonerò questa long. Ci
tengo troppo.
Volevo
solo ringraziare tutti i coraggiosi che ancora seguono questa fanfic.
Grazie,
è solo per voi temerari che continuo a scrivere.
Spero
di riuscire ad aggiornare più spesso e non sparire per
così tanto, in futuro.
Un
ringraziamento speciale va a MarinaDust 99, la mia neechan, che
finalmente oggi ho incontrato.
Grazie,
grazie, grazie tesoro. Non credo che sarei riuscita ad aggiornare se tu
non me l'avessi continuamente ricordato.
Questo
capitolo è dedicato a tutti voi, ma proprio tutti, che
ancora si ostinano a seguire i miei aggiornamenti, nonostante sparisca
per molto tempo.
Sperando
di essere più puntale, nel nuovo anno,
Lucchan
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