“La
vita è come un righello da 10 cm.
Noi
siamo il numero 5.
È
vero che alla nostra destra ci sono numeri più grandi,
coloro che stanno meglio.
Ma
è anche vero che alla nostra sinistra ci sono numeri
più bassi, coloro che stanno peggio.”
In
questi ultimi mesi del 2014, ho capito cosa vuol dire
essere il numero 5.
Ecco
a voi il capitolo 4. Grazie per aver aspettato così
a lungo e buon anno nuovo.
CAP.4
INVITI
Catelynn
faceva veramente fatica a credere che quella
ragazza volesse esserle amica. Nella sua esperienza, aveva visto solo
doppi
giochi e prese in giro. Fidarsi di qualcuno, le era davvero molto
difficile.
Eppure… quegli occhi dorati che la fissavano,
così sicuri di sé, le facevano
credere che di lei poteva fidarsi. Così, decise di darle
un’opportunità.
Una
volta scese dall’autobus, Catelynn prese a rovistare
nello zaino alla ricerca delle chiavi mentre Rosa osservava i dintorni.
-
Tu abiti in questo condominio? A che piano? -
-
Al nono. -
-
Ma che bello! Allora hai anche un bel balcone
panoramico! Io sono al piano terra e non riesco a vedere bene la
Città. È un
quartiere tranquillo, qui! Con molti alberi. Il tuo cagnone ne
sarà felice! -
-
Già. A proposito di Dagger, non ha coscienza della sua
stazza. Quindi, stai vicina al muro e lontana dalle scale quando sei
vicina a
lui. -
-
Oh. Va bene. -
Catelynn
la guardò dubbiosa per qualche istante prima di
infilare le chiavi nella toppa e aprire il cancello. Rosa era in ansia,
i cani
non le erano mai piaciuti molto e l’idea che di lì
a poco ne avrebbe dovuto
incontrare uno di 50 chili non la faceva stare tranquilla. In
ascensore,
durante la salita, Catelynn notò l’ansia crescere
attorno a lei, ma la vide
anche tentare di farsi coraggio. Finchè, come aveva
già fatto quel pomeriggio,
Rosa non battè le mani e, portandole in alto chiuse a pugno,
gridò: - Io non ho
paura! Ormai sono qui e non voglio rinunciare a conquistare
l’amicizia di Lynn!
-
Senza
farsi vedere, Catelynn trattenne una risatina
aiutata dal suono del campanello dell’ascensore. Una volta
aperte le porte e
percorso il corridoio, giunsero davanti alla porta
d’ingresso. Rosa s’irrigidì nel
sentire i passi del cane dietro la porta.
-
I… i tuoi sono in casa? -
-
No. -
-
E riesci a tenere fermo il cane? -
-
Secondo te? -
Catelynn
infilò le chiavi nella toppa e le girò, aprendo
la serratura. Questo provocò la reazione del cane, il quale
iniziò ad agitarsi
e a guaire felice. Rosa deglutì e si irrigidì
ulteriormente quando Catelynn
aprì la porta e uscì il cane che, dopo aver fatto
le feste alla padroncina, si
concentrò su Rosa annusandola. Con la testa, le arrivava
tranquillamente
all’altezza del petto, ma nonostante la stazza, Rosa lo
ammirò per la sua
tranquillità. Non le era saltato addosso, la stava
semplicemente annusando
curioso. Inoltre, pensò che fosse un magnifico esemplare:
pelo raso color sabbia
tranne che per il muso, che presentava
una maschera nera, coda ferma e lunga, orecchie a
“V” anch’esse nere, occhi
scurissimi e naso nero e umido. Rosa sorrise e in con il ritrovato
coraggio,
allungò una mano verso il suo muso per fargliela annusare.
-
Ciao Dagger! Ma lo sai che sei proprio bello? Io sono
un’amica! Non mi mangiare e andremo d’accordissimo!
-
Catelynn
assistette a tutta la scena con molta
attenzione. Sapeva perfettamente che i cani riconoscono quando una
persona ha
buone intenzioni o no e scrutò Dagger in ogni sua reazione.
E fu sollevata nel
vederlo scodinzolare e leccare allegramente la mano tesa della sua
compagna di
classe.
-
Bravo, Daggy. A casa ora. -
Una
volta rientrati tutti in casa e liberatesi delle
giacche e degli zaini, Catelynn fece accomodare Rosa in cucina la quale
ne
approfittò per guardare la casa. Gli arredi in generale
erano un misto di stile
moderno e antico, quasi tutto in legno. L’ingresso dava
subito su un grande
salotto, adornato da un paio di divani beige attaccati alle pareti
sovrastati
da qualche quadro. La TV, posta su un tavolino sempre in legno e
accanto ad una
libreria colma di libri, era sull’altro lato della stanza
dove, poco lontano,
vi era la finestra che dava sul balcone che aveva visto prima in
strada.
Percorrendo un breve corridoio subito dopo la sala, raggiunsero la
cucina,
anch’essa molto grande e coi mobili in legno, ma non prima di
aver superato tre
stanze.
-
Qui c’è camera tua? -
-
Si. Anche camera dei miei e il bagno. Accomodati. - E
le indicò una sedia. Rosa si sedette e assistette alla
consegna del “premio” di
Catelynn a Dagger, il quale consisteva in un biscottino che Dagger
gustò con
piacere sulla sua cuccia accanto all’ingresso.
-
È troppo forte il tuo cane! Hai proprio una bella casa,
comunque! -
-
Grazie. Vuoi qualcosa da bere? -
-
Volentieri! -
-
Acqua o succo? -
-
L’acqua va bene. -
E
la servì. Lasciò Rosa in cucina ed
entrò in camera, non
aveva dimenticato perché erano lì.
Perché Rosa era lì. Catelynn prese un
quaderno blu da sopra la scrivania e rimase a fissarlo per qualche
minuto. Era
la prima volta che mostrava i suoi disegni a qualcuno. E si sentiva
strana.
Come se fosse messa a nudo. Ma ormai, aveva deciso di buttarsi e
provare ad
accettare l’amicizia di quella strana ragazzina argentata
vestita così bene da
sembrare una bambolina. Respirò a fondo e tornò
in cucina dove Rosa l’aspettava
sorridente.
-
Li tieni lì dentro? -
Catelynn
annuì e le porse il quaderno. Rosa lo prese e
iniziò a sfogliarlo, ma Catelynn aveva paura, quindi si
allontanò da lei e si
diresse verso il frigo dove prese una bottiglietta di succo. Mentre
beveva,
sentiva lo sfogliare delle pagine. Finchè Rosa non
scoppiò a ridere mostrandole
un disegno.
-
Oddio! Ma questa è Ambra? -
Rispose
annuendo. Rosa tornò a guardare il disegno che
ritraeva un’Ambra in versione vipera vestita come una pop
star stile anni’80.
-
Ma lo sai che sei molto brava? Adoro questo disegno! E
gli altri… fantastici! -
Rimase
rapita da quei disegni. Ognuno di loro esprimeva
completamente il pensiero e i sentimenti di Catelynn nel momento in cui
li
aveva disegnati. Quando era triste, quando era arrabbiata, felice o
inquieta.
Piccole variazioni nel tratto, nelle linee, nei colori che ad una prima
occhiata potevano sfuggire. Ma non a Rosa. Lei aveva visto queste
variazioni,
aveva iniziato a comprendere quella ragazza che l’aveva
invitata a casa. Ed era
sempre più convinta di volerla aiutare. Alzò lo
sguardo dal disegno e sorrise
nuovamente a Catelynn.
-
Ehi, Lynn. Ne fai uno per me? -
La
ragazza stava bevendo mentre Rosa le porse questa
domanda e per poco, dallo stupore, non si strozzava. Tossì a
lungo prima di
riuscire a dire qualcosa.
-
Io… cosa? -
-
Si, ehm… stai bene? -
-
Hai detto che vuoi che ti faccia un disegno? -
Rosa
rimase in silenzio per qualche istante,
osservandola. Era rossa in viso e non sapeva se era perché
le era andato di
traverso il succo o per altri motivi. Sospirò e
sfogliò il quaderno fino a
quando non trovò una pagina bianca. L’ultima. Le
porse il quaderno.
-
Per favore, mi faresti un disegno? -
Catelynn
era stupefatta. “Perché
vuole un mio disegno?”
Il
suo pessimismo tornò a farsi sentire. Aveva paura che
Rosa volesse un suo disegno per mostrarlo ad altri e prenderla in giro.
Eppure,
osservando i suoi occhi, non vedeva nulla di malvagio. Erano limpidi,
sicuri di
sé. E gentili. Chiuse gli occhi per un istante e
sospirò a fondo, prima di rispondere.
-
Va bene, ma non adesso. Te lo porto una volta finito. -
Rosa
si aprì in un sorriso a trentadue denti e annuì
ridendo.
-
Wao! Che risata felice e che bel sorriso! -
-
Mamma! -
-
Oh! Buona sera signora! -
-
Per carità, dammi del tu e chiamami per nome,
cioè
Celine. E tu sei? -
-
Oh, mi scusi… scusa! Sono Rosalya, una compagna di
classe di Lynn e sua nuova amica! -
-
“Lynn”? Ma che bel nomignolo! -
-
Mamma… -
Rosa
osservò madre e figlia. Avevano gli stessi tratti
del viso, ma al contrario della figlia, la madre aveva gli occhi
azzurri e i
capelli castani. Non era molto alta ed era abbastanza rotondetta, ma le
sue
forme erano messe ben in risalto da un tubino nero stretto in vita da
una
cintura in cuoio e un paio di decolleté nere.
“Ottima
scelta!”
La
madre di Catelynn appoggiò la borsa da lavoro sul
tavolo e sbuffò sonoramente.
-
Uff.. che giornata… oggi il reparto era un delirio! -
-
Mi dispiace. Ma adesso puoi riposare! -
-
Ooh ma che carina! Senti, cara. Si è fatto tardi e noi
tra poco ceniamo. Ti va di rimanere? -
-
Mamma! -
-
Dovrei chiedere alla mamma… le telefono al volo! - E si
allontanò col telefono in mano. Celine sorrise e
iniziò a disfare la borsa
quando notò l’espressione contrariata della
figlia.
-
Perché quella faccia, Cat? Andiamo! È la prima
volta
dopo chissà quanto tempo che porti un’amica in
casa! Penso sia normale che sia
su di giri… -
-
Non è per quello. -
-
E allora per che cos’è? È una ragazzina
così carina! Dalle
una chance. -
Catelynn
sospirò e nel mentre tornò Rosa.
-
Ha detto di si e che mi passa a prendere alle 20, se
per voi va bene. -
-
Va benissimo! Allora serata tra donne! -
-
Tuo marito lavora? -
-
Esatto. Fa il turno di notte, quindi torna domani
mattina. -
La
cena passò tranquilla. Celine era molto curiosa e fece
a Rosa molte domande a cui lei rispose con molta allegria. Fu una
serata
serena, come non se ne vedevano da tempo in casa di Catelynn. Lei
stessa la
passò serenamente, parlando poco, ma ascoltando molto e
ridendo di tanto in
tanto, cosa che fece Rosa molto felice e lo stesso tempo Celine. A fine
serata,
le due ragazze andarono in sala a guardare un po’ di TV
mangiando gelato mentre
Celine finiva di sistemare la cucina. Finchè non
suonò il citofono. Tra gli
abbai di Dagger, Celine andò a rispondere.
-
Si? Oh, buona sera! Si… si, la faccio scendere…
non vuole
salire due minuti? Per un caffè? … va
bene… va bene, sarà per un’altra volta!
Arrivederci.
-
-
Chi era, mamma? -
-
La tua mamma, Rosa. È sotto che ti aspetta. -
-
Noo.. sono già le 20?! Uffa… -
-
Suvvia, Rosa. Puoi tornare quando vuoi, noi saremo
felicissime di riaverti per cena! -
-
Davvero? Che bello! Allora ad un’altra cena! -
-
Di nulla! Cat, l’accompagni al portone? -
-
Si. -
Rosa
recuperò la giacca e lo zaino, accarezzò Dagger e
seguì Catelynn fuori casa.
-
Buona notte, Celine, e grazie ancora per la cena! -
-
Buona notte, alla prossima! -
E
scesero. In silenzio. Una volta varcato il portone, una
macchina fece suonare il clacson e Rosa alzò una mano in
segno di saluto.
-
Ecco mia mamma. Strano che non scende… sarà
stanca… -
-
Mh. -
-
Allora ci vediamo domani a scuola! Buona notte! -
E
corse verso la macchina. Catelynn la guardò aprire lo
sportello e salutare la madre. Fece per salire, ma si bloccò
all’improvviso sentendosi
chiamare da Rosa. Si voltò verso di lei e la vide sorridere
e scuotere
energicamente una mano.
-
Ehi Lynn! Mamma ha detto che vuole conoscerti e che ti
aspetta domani in negozio, verso l’orario di chiusura! Dopo
scuola verrai con
me, quindi avvisa tua mamma! -
Cat
sbattè più volte le palpebre, perplessa e un
po’
spiazzata. Forse colta alla sprovvista, le rispose senza pensare e, a
parer
suo, un po’ troppo allegramente.
-
Volentieri! -
Rosa
esultò e salì in macchina. Catelynn rimase a
guardare l’auto allontanarsi, ancora confusa e con mille
dubbi in testa.
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