4.Epilogo
Era in
ginocchio – nel vero senso della parola – ancora
incredulo,
scioccato e... decisamente incazzato.
Sembrava
come se le cose belle della vita avessero una specie di repulsione
nei suoi confronti, lo evitassero, mentre quelle brutte gli
corressero incontro a braccia aperte. Trovava alquanto ingiusto che
per lui dovesse essere così difficile provare un briciolo di
felicità quando per gli altri risultava semplice e non era
per
una questione di superiorità intellettiva – con la
quale si
era convinto della stupidità altrui – ma per una
predisposizione innata che a lui poco si confaceva.
Lui era
destinato a essere infelice?
Aveva
compiuto molte azioni nella sua vita di cui non andava proprio fiero
e aveva fatto delle scelte che forse non si erano
rivelate
proprio giuste, ma aveva sempre ottenuto quello che voleva –
o
quasi.
La domanda
che, quindi, si stava ponendo, immobile, genuflesso, era: "Cosa
voglio davvero?"
Tutta
quella faccenda del passato, del presente e del futuro era accaduta
troppo in fretta per avere modo di riflettere attentamente e lui
–
non sia mai detto – per prendere certe decisioni aveva
bisogno di
tempo.
Purtroppo
ne aveva ben poco dato che il super Kazekage, l'eroe degli orfani di
Konoha, probabilmente era in procinto di varcare le porte del
Villaggio, accolto da un'adorante Sakura.
Sakura...
Come aveva
potuto ripiegare sul Kazekage? Non era bello come lui! Ok, aveva un
titolo e anche degli ottimi natali; sicuramente era anche pieno di
soldi e probabilmente adorava fare giochetti erotici con la sabbia,
ma, insomma, non era paragonabile a lui. Quei due mostriciattoli
fulvi, poi, non avevano niente a che vedere con lo sguardo magnetico
di Sarada, con la sua impertinenza e l'orgoglio Uchiha che sprizzava
da tutti i pori.
Quella
bambina doveva venire al mondo a tutti i costi!
Certo,
sarebbe stato meglio un maschio come primogenito e casomai
purosangue, ma al momento donne Uchiha in giro non ce n'erano e
doveva accontentarsi di quello che passava il convento: un sennin,
l'erede del quinto Hokage – mica male
– una donna dalla
forza disumana e tendenzialmente incline a gonfiare di botte il baka
– non male davvero – una donna
bella - molto bella
– e soprattutto... ancora, forse, molto probabilmente,
speriamo...
"Innamorata
di me"
Ottenuta
l'illuminazione tanto attesa, si alzò di scatto e corse in
camera sua; poi scalzo, con indosso solo una paio di pantaloni e una
maglietta a maniche corte, uscì di casa trovandosi di fronte
a
un tappeto di neve fresca – non sarebbe stato certo quello a
fermarlo. Aveva una meta, aveva un piano – più o
meno – ma
soprattutto aveva uno scopo.
Guardò
il cielo, dal quale scendevano piccoli fiocchi di neve e
intuì
che più o meno fosse quasi ora di cena e quindi
virò,
balzando su un tetto, verso casa Yamanaka.
Spalancò
la porta, con il fiatone, trovando tutti i suoi amici – più
Gaara – che ciarlavano allegramente. Lo guardarono
sbigottiti,
e per l'abbigliamento poco consono a una cena, e per l'entrata da
pazzo furioso... e per il kunai che brandiva in una mano.
Sasuke
fece balzare lo sguardo dall'uno all'altro, cercando il suo obiettivo
che tuttavia non sembrava essere lì. Poco male, davanti a
tutti sarebbe stato sicuramente più imbarazzante, ma non
aveva
avuto la prontezza di spirito di pensarci prima perché
effettivamente... non aveva un vero piano.
Naruto gli
si era avvicinato con cautela, pensando che fosse impazzito di nuovo
e fosse sul punto di compiere una strage – aveva riconosciuto
lo
sguardo da pazzo furioso sanguinario e quel kunai non era affatto
rassicurante – quindi, con calma, molta calma, gli aveva
chiesto: "
Ti senti bene, Teme?"
"Sto
benissimo."
Tipica
risposta da malato mentale all'ultimo stadio.
"Sei
venuto per passare la vigilia di Natale con noi?" gli chiese
ancora Naruto, con la delicatezza tipica di chi sa di avere di fronte
una bomba a orologeria pronta a scoppiare in qualsiasi momento.
Doveva
inventarsi qualcosa di plausibile.
"Dov'è
Sakura?" decise di chiedere, pugnalando a morte il suo orgoglio
– ma non aveva tempo da perdere.
La
Yamanaka era scoppiata in una fragorosa risata – dannata
gallina
– e Naruto aveva iniziato a comporre i sigilli della
moltiplicazione del corpo per saltargli addosso ed evitare il
probabile omicidio della sua migliore amica.
"Perché
cerchi Sakura?" domandò Naruto, che intanto si era
quadruplicato nel salotto di Ino e Temari.
"Ho
bisogni di parlarle..." il suo orgoglio si lamentò,
comunicandogli che se gli avesse inferto un altro colpo probabilmente
avrebbe esalato l'ultimo respiro "... dei regali" – c'era
un limite all'umiliazione.
Naruto
sembrò abboccare, facendo sparire le sue copie e la Yamanaka
–
che era oca, ma di certe cose era davvero esperta – si era
affrettata a dirgli che la ragazza era rimasta a dare una mano per
preparare la cena fino a poco prima e che era tornata a casa per
cambiarsi.
Sasuke si
voltò per riprendere la sua corsa verso casa di Sakura, ma
prima pensò bene di mettere in chiaro un paio di cosette che
gli stavano a cuore.
"Tu"
tuonò, indicando il Kazekage "inizia a cercarti un altro
ninja medico. E tu" indicando questa volta Naruto "Tieni
lontano tuo figlio dalla mia prole" per poi scomparire.
Hinata si
era voltata verso il suo consorte, rossa in viso: come diavolo faceva
Sasuke a sapere che era incinta?
"Io
non gli ho detto niente, lo giuro!" si giustificò con la
ragazza.
"Detto
cosa?" chiese la Yamanaka che sentiva nell'aria odore di
pannolini sporchi.
"N-niente"
rispose Hinata, inducendosi uno svenimento per evitare l'argomento
imbarazzante.
"Ok,
è incinta!" concluse la bionda.
Gaara,
invece, sorrise amaramente: Sasuke aveva finalmente aperto gli occhi,
anche se non aveva idea di come avesse fatto a sapere che provava un
certo interesse per Sakura, il pensiero che lei riuscisse finalmente
a essere felice gli riempì comunque il cuore di gioia.
-§-
Sasuke
giunse davanti alla porta di casa di Sakura e si fermò
proprio
nel medesimo punto in cui lei lo aveva baciato, la sera che l'aveva
poi tramortita e appoggiata sulla panchina del giardino... che stava
ancora lì, ricoperta di edera.
Era
arrivato.
E ora?
Non avendo
un piano – adesso lo poteva ammettere –
iniziò a
sentirsi...
... un
perfetto idiota.
Cosa le
avrebbe dovuto dire?
"Ciao
Sakura, tre fantasmi mi hanno fatto visita e mi hanno fatto capire che
tu sei l'unica possibilità che mi resta per non morire da
solo?" oppure "Ciao Sakura, lo sai che avremo una figlia
che si chiamerà insalata?" - nella migliore delle ipotesi
avrebbe passato i prossimi sei mesi nel reparto di traumatologia con
l'ottanta per cento delle ossa rotte.
Perché
non si era preparato un discorso? Perché doveva essere
sempre
così istintivo?
Forse era
meglio se se ne ritornava a casa da Katon a mangiare pomodori e
caviale in scatola ed evitarsi quella figura barbina che forse non
avrebbe portato ad altro che a un sonoro pestaggio –
meritatissimo
tra l'altro.
Aveva
mosso appena la gamba destra per ripercorrere il tragitto al
contrario, quando la porta di casa di Sakura si era aperta ed era
comparsa lei, con indosso un montgomery rosa pallido – niente
a che
vedere con il vestitino rosso fuoco della Yamanaka. Aveva un semplice
fermaglio tra i capelli e un paio di scarponcini da neve con la
pelliccia alti fino a metà polpaccio. Aveva sempre adorato
la
sua sobrietà, ma quella sera sotto la neve, si accorse di
quanto fosse bella, così, acqua e sapone, senza trucco o
fronzoli, come l'aveva sempre vista sin da piccola.
Lei era
rimasta sulla porta a bocca semi aperta, vedendolo lì
davanti,
come un pupazzo di neve, immobile, scalzo, con i capelli ormai
fradici, senza contare la maglietta a maniche corte che solo a
vederla faceva venire i brividi di freddo e sopra ogni cosa... un
kunai stretto nella mano destra.
"Sasuke-kun
che cosa ci fai qui?" gli chiese con titubanza, mista a
sospetto, mista a un lieve terrore che fosse lì per
liberarsi
definitivamente di lei "Mi stanno aspettando alla festa"
ebbe cura di fargli sapere per farlo desistere dal fare qualsiasi
cosa avesse in mente perché i suoi amici non vedendola
arrivare si sarebbero chiesti dove fosse e avrebbero scoperto la sua
malefatta.
Sasuke
non le rispose; si avvicinò lentamente a lei, con lo sguardo
perso nel vuoto - o almeno Sakura ebbe questa impressione.
In
realtà gli occhi di Sasuke sapevano perfettamente cosa
stessero guardando, solo che per la prima volta, non provava alcuna
paura a farlo e contro ogni previsione... gli piaceva, si sentiva
bene, appagato e... sereno.
Sakura
si era ovviamente allarmata: la possibilità che Sasuke fosse
impazzito, di nuovo, era molto alta e quella che
lui fosse lì
per ammazzarla, anche di più.
Si
preparò mentalmente a spaccargli la faccia appena fosse
stato
a una distanza tale da essere sicura di prenderlo in pieno e
rispedirlo a casa sua volando sopra i cieli di Konoha come Babbo
Natale.
Caricò
quindi il chakra nella mano destra e lo guardò avvicinarsi
sempre di più.
Appena
fu a pochi passi da lei, lui si portò il kunai davanti al
petto, mostrandoglielo.
"Potresti
ricucire il mio nome?" le chiese.
Sakura
ritenne la richiesta abbastanza strana: ricucire il suo nome?
Sbatté
ripetutamente le palpebre perplessa prima di afferrare il kunai -
meglio disarmarlo finché era in tempo, quando c'erano loro
due
e un kunai di mezzo si rischiava sempre di finire in tragedia. Non ci
mise molto a riconoscerlo: glielo aveva regalato lei quando erano
piccoli, ma c'era qualcosa di diverso... una N... e non era
stata
lei a cucirla. Non era brava a cucire, era vero, ma solo
un'idiota con la testa quadra avrebbe potuto fare peggio.
Pensò
che se lo avesse avuto tra le mani, lei, lei... lo avrebbe fatto a
pezzi. A quel punto capì anche come Sasuke era riuscito a
rientrarne in possesso e sorrise al pensiero che Naruto avesse
già
ricevuto la giusta punizione.
"Perché
sorridi?"
"No,
niente." gli rispose " Comunque non credo che valga la pena
di ricucire il tuo nome su un kunai arrugginito" concluse
amaramente, come se quel kunai fosse stato una metafora della loro
storia che era roba vecchia, inutile da rivangare.
O
almeno Sasuke la interpretò in tal modo, sentendosi
impotente
e sciocco per aver pensato che lei potesse dargli un'altra
possibilità - l'ennesima.
Ma
forse...
Forse
il concetto non lo aveva esposto bene, forse lei non aveva compreso
il senso del suo gesto - neanche un bravo psicologo ci sarebbe
riuscito in realtà e poi loro avevano sempre avuto qualche
problema di comunicazione.
Il
suo orgoglio aveva emesso un suono simile a un gemito di dolore
quando la sua mano si era posata sulla guancia della ragazza, le dita
si erano intrufolate nei suoi capelli, artigliandosi alla nuca.
Sakura, che non aveva minimamente capito - per l'appunto
-
quale fosse il reale motivo per il quale Sasuke fosse lì,
rimase immobile; anche il suo cuore smise di battere e i polmoni di
pompare ossigeno.
Che
cosa voleva fare?
Si
era abbassato appena, essendo più alto di lei e senza
perdere
il contatto con i suoi occhi verdi che luccicavano - per
l'emozione, ipotizzò - poggiò le labbra
sulle sue.
"Qui
giace l'orgoglio di Sasuke Uchiha che dopo aver fomentato vendette e
scatenato guerre é deceduto per amore"
Chi
se ne frega!
Non
molto pratico in fatto di baci, si fece guidare dall'istinto Uchiha -
i suoi antenati avevano creato un Clan tra i più potenti mai
visti, doveva avere per forza quel gene nel sangue - e sentì
il bisogno di testare il vero sapore di quelle labbra, mandando in
avanscoperta la lingua.
Sakura,
consapevole di non essere affatto padrona di se stessa in quel
momento perché "Sasuke la stava baciando, Sasuke la stava
baciando, Sasuke. la. Stava. Baciando."non oppose alcuna
resistenza ed essendosi allenata per anni per quel momento con lo
specchio della sua camera, accolse la sua lingua, infuocando quel
bacio con tutta la passione repressa negli anni.
Sasuke
prese quel gesto come un chiaro invito a passare alla fase
successiva: concepimento di Sarada.
Spinse
delicatamente Sakura all'indietro, rientrando in casa; chiuse la
porta con un piede, continuando a divorare le labbra della ragazza
che diventavano sempre più incandescenti, mentre il
desiderio
di toglierle il Montgomery e qualsiasi cosa avesse addosso stava
diventando insopportabile e qualcosa - che a dispetto di quello che
aveva detto la Yamanaka non era affatto piccolo - iniziava ad essere
estremamente evidente e fastidioso, nonché molesto.
Anche
Sakura sembrò accorgersene e come da insegnamenti ricevuti
proprio dalla Yamanaka, pensò che fosse giunto il momento
del
"discorsetto" che rischiava forse di mandare all'aria la
sua unica occasione di andare a letto con Sasuke, ma era necessario
per testare quanto lui fosse sano di mente in quel momento e per
capire se quello che stava vivendo fosse solo uno scherzo della sua
immaginazione o corrispondesse alla realtà. Il fratello di
Chiyo era stato molto chiaro in merito: quando si desidera troppo una
cosa spesso si rischia di confondere la realtà con il sogno.
Che
uomo saggio!
"Fe...
fe... ferma... a... ti, mmmh, ferma... ti... Sas... " parlare
era diventato davvero complicato visto che Sasuke si era attaccato
alle sue labbra a mò di ventosa e lei stava... così
bene! Ma il discorsetto era necessario, quindi diede adito a
quel
poco di razionalità che le era rimasta riuscendo a proferire
un poco elegante: "E fermati!" e lo aveva scostato
bruscamente da lei - tanto bruscamente che l'urto contro il muro
aveva creato una profonda crepa.
Che
altro c'era? Stavano andando così bene: niente parole e
molti
fatti, proprio come piaceva a lui.
Avevano
entrambi un fiatone da maratona, il viso arrossato - lei - e le
labbra umide. Sasuke aveva anche qualcos'altro che adesso era
straordinariamente evidente e... imbarazzante visto che non ne
avrebbe fatto uso nell'immediato: lo sguardo di Sakura diceva
"É
ora di fare due chiacchiere" e lui un po' per l'eccitazione, un
po' per paura che il suo progetto di concepimento andasse in fumo si
sentiva stranamente propenso a scambiare due parole.
"Che
significa questo?"
Ottima
domanda.
"Non
era quello che volevi" le rispose, cercando di modulare la voce
in modo da sembrare nuovamente se stesso e non mostrare quanto quella
cosa in mezzo alle gambe stesse avendo un effetto imprevisto sulle
sue capacità cognitive.
"Certo!"
urlò lei con decisione - era una vita che
aspettava quel
momento - "Ma... perché adesso?"
Sasuke
roteò gli occhi: era giunto il momento di vuotare il sacco e
sapeva di dover avere molto tatto nell'esporre le sue motivazioni
perché una frase sbagliata avrebbe potuto compromettere
tutto
e spedirlo al cimitero prima del tempo.
"É
una lunga storia" tagliò corto, sperando di demotivarla a
continuare il discorso.
"Ho
tempo" ribatté subito Sakura che sapeva che un altra
occasione come quella non le si sarebbe ripresentata molto
facilmente.
"Non
ti aspettano per cena?" tentò ancora Sasuke.
"É
più importante questo, Ino capirà"
Non
mollava l'osso.
Si
disincastrò dal muro, provocando la caduta di alcuni pezzi
di
intonaco, consapevole che non avesse altra scelta. Si
avvicinò
di nuovo a lei che non sembrava più molto propensa ad avere
contatti fisici, tant'è che aveva indietreggiato di qualche
passo fino a poggiare le spalle al muro opposto.
"Sakura"
sussurrò, scoprendo di riuscire anche ad assumere un tono
sensuale. La ragazza diventò paonazza - come poteva
mantenere
la calma quando lui la chiamava in quel modo?
Come
poteva dirle quello che voleva senza sembrare un idiota smidollato?
Se
finanche Naruto era riuscito a confessare i suoi sentimenti a Hinata,
non doveva essere così complicato.
"Io..."
Sakura
ebbe paura di svenire e perdersi quel momento irripetibile: le gambe
le erano diventate di burro e la vista le si era appannata dalle
lacrime pronte a scendere da un momento all'altro.
"Io..."
E
dillo!!! Per tutti i Kami!
"Io
ho fatto un sogno"
Non
era proprio quello che la ragazza si aspettava e un'irrefrenabile
voglia di fare un altro calco del suo corpo nel muro stava per
prendere il sopravvento sulla curiosità di ascoltare cosa
avesse sognato.
Sasuke
approfittò di quel momento di indecisione per afferrarle i
fianchi e ripristinare il contatto tra i loro corpi. Sakura,
nonostante quel gesto le avesse fatto perdere per un attimo il senso
del tempo e dello spazio, ebbe almeno la prontezza si spirito di
abbassare lo sguardo, togliendosi dalla traiettoria della sua bocca.
Dovevano
parlare, punto e basta.
"Ho
sognato che ti eri sposata con il Kazekage e avevi avuto due bambini"
La
ragazza spalancò gli occhi... sul serio aveva sognato una
cosa
del genere? Lei, moglie di Gaara? Mica male e sicuramente non tanto
lontano dalla realtà dato che in quei mesi a Suna lei e il
Kazekage si erano frequentati parecchio - per lavoro s'intende.
"E
poi... " e aveva preso una ciocca dei suoi capelli e l'aveva
fatta passare tra le sue dita, notando quanto fossero morbidi e
profumati, proprio come quelli di sua madre "... e poi ho
sognato nostra figlia"
Sakura
istintivamente alzò il capo, sconvolta dalle sue ultime
parole
e incontrò i suoi occhi. Vide in quelle due pozze nere senza
fine qualcosa che non avrebbe mai creduto di riuscire a scorgere:
erano colmi di amore. Il cuore iniziò a batterle
all'impazzata.
"Ma,
se ho sposato, ehm, Gaara, come abbiamo fatto ad avere una figlia?"
gli chiese, temendo che la sua relazione con il Kazekage fosse
naufragata in un divorzio a causa proprio dell'Uchiha - come minimo i
suoi genitori l'avrebbero diseredata.
"É
complicato da spiegare, ma avesti dovuto vederla: era forte quanto
te..."
Forte?
Come lei? Da quando la considerava forte e non un inutile impiastro?
"Aveva
gli occhi e i capelli neri - per fortuna, evitò di
aggiungerlo - ma sia la forma degli occhi che del viso erano
uguali ai tuoi."
Le
lacrime cominciarono a scendere sul viso di Sakura senza alcun freno.
"Era
impertinente e sicura di sé e poi..."
"Basta
così!"
Non
voleva più ascoltarlo.
"Perché,
perché mi stai dicendo tutto questo? Hai solo fatto un
sogno,
Sasuke-kun."
"Non
era solo un sogno" ribatté lui, quasi offeso dalla sua
ultima affermazione.
"Non
sapevo che fossi anche un veggente" disse lei con tono acido:
davvero aveva creduto di risolvere le cose con quella panzana del
sogno?
"No,
aspetta, la verità é che..."
"La
verità è che sono una stupida, ecco. Per un
millesimo
di secondo avevo creduto che tu..." e aveva scosso la testa per
allontanare quei pensieri " lasciamo perdere." concluse,
scostandolo di nuovo da lei.
Perché
non aveva funzionato? Eppure era vero quello che le aveva raccontato.
Lei lo aveva allontanato di nuovo e dopo aver raccolto le chiavi che
le erano cadute durante il lungo bacio che si erano scambiati, si
stava dirigendo verso la porta.
Cosa
poteva fare per fermarla? Se lei fosse uscita da quella porta, ne era
certo, si sarebbe avverato tutto quello che Obito e Sarada gli
avevano fatto vedere.
Non
poteva permetterlo... e quindi prese l'unica decisione sensata della
sua vita.
"Io
ti amo"
Ecco,
lo aveva detto. Tutto d'un fiato.
Il
suo orgoglio che era deceduto alcuni minuti prima per l'occasione era
resuscitato per emettere un profondo e sentito lamento.
Ce
l'aveva fatta: si era fermata.
Tirò
un sospiro di sollievo e attese una qualche reazione.
"C-cosa?"
fu l'unica parola che riuscì a dire la ragazza.
"Non
farmelo ripetere" e avrebbe voluto aggiungere anche un "ti
prego".
La
ragazza aveva continuato a dargli le spalle, immobile, a testa bassa.
"Sakura?"
provò a chiamarla - quell'attesa lo stava uccidendo.
Nessuna
risposta.
Fece
qualche passo verso di lei e ritentò: "Sakura?"
"C-come
hai detto che si chiamava?"
Sul
viso di Sasuke comparve un sorriso sghembo.
"Non
l'ho detto. Comunque... Sarada"
"Insalata?
É un bel nome. Immagino di averlo scelto io."
"Proprio
così"
-§-
"Ma
che fine ha fatto Sakura?" sbraitò Ino Yamanaka "Naruto,
sei sicuro che Sasuke non l'abbia fatta a pezzi?"
Naruto
sorrise sornione: era certo che Sasuke avesse fatto a pezzi il suo
orgoglio quella sera e che avesse finalmente capito che lui e la sua
Sakura-c'han fossero destinati a stare insieme, proprio come lui e
Hinata.
-§-
"Peccato,
due gemelli dal Kazekage non erano poi tanto male come futuro"
aveva esclamato Sakura avvolta malamente da un lenzuolo con le gambe
attorcigliate a quelle di Sasuke.
Il
ragazzo la fulminò con lo sguardo: le battute su
quell'argomento non erano gradite.
"Ma
sul serio hai visto tutte queste cose? Su, il colpo di stato in
Paradiso è una cosa assurda!"
Perché
non aveva conosciuto il Clan Uchiha.
Sasuke,
tra una prova e l'altra di concepimento di Sarada, aveva raccontato a
Sakura la sua avventura, dal kunai rubato fino a lei che prendeva a
bastonate la sua lapide - l'ultima cosa l'aveva fatta ridere di gusto
e a lui piaceva sentire la sua risata, guardare il suo viso
illuminarsi e le sue labbra incurvarsi all'insù.
A
lui piaceva tutto di Sakura, anche farci l'amore - soprattutto farci
l'amore. Il concepimento di Sarada sarebbe stato di sicuro la
missione più semplice e piacevole della sua vita e non
vedeva
l'ora che anche lei fosse lì con loro.
"Shannaroo,
la festa!" esclamò Sakura che aveva completamente
dimenticato che la stavano aspettando per cena.
Shannaroo...
Sasuke
scoppiò a ridere e tirò a sé la
ragazza che
sembrava avere intenzione di rivestirsi e raggiungere gli altri.
"Sai,
credo che ci metterò un po' ad abituarmi al fatto di vederti
sorridere, anzi ridere" gli disse, baciandogli le labbra.
"Hai
tutta la vita per farlo" le rispose per poi baciarla a sua
volta.
Sakura,
ancora incredula per tutto quello che era accaduto, lo
guardò
intensamente.
"Che
cosa c'è?" le chiese, sospettoso.
"Merii
Kurisumasu, Sasuke-kun"
"Merii
Kurisumasu, Sakura" rispose, con la gioia nel cuore,
stringendola forte tra le sue braccia.
Fine
-§-
Intanto...
In
Paradiso...
"All'attacco!"
Fugaku
e Madara Uchiha erano alle prese con una folta schiera di angeli
immuni allo sharingan e al rinnegan, mentre Mikoto, sensibilmente
contrariata dalla sconsideratezza del marito, era in procinto di dire
addio a una piccola bambina che di lì a poco avrebbe
occupato
il posto che le spettava: nella pancia di sua madre.
"Ciao,
nonnina" le aveva detto la piccola, abbracciandola forte.
"Ciao,
Sarada. Mi raccomando, prenditi cura di tuo padre"
"Lo
farò, shannaroo!" le rispose la bambina dissolvendosi nel
nulla.
"Mi
commuovono sempre gli addii" aveva esclamato Obito, asciugandosi
le lacrime.
"Povero
biscottino mio" lo aveva consolato Rin, dandogli un buffetto
sulla testa.
-§-
Qualche
mese più tardi...
"Sasuke-kun!!!"
"Sakura,
quante volte ti ho detto di non urlare? Non sono sordo!" la
rimproverò il ragazzo "Ecco, hai fatto scappare anche il
gatto"
"Lo
so, scusami, ma ho una bella notizia da darti: ho ottenuto il
trasferimento da Suna!"
Era
ora.
Erano
mesi che Sakura aveva chiesto di ritornare a Konoha, ma il Kazekage
non le aveva accordato il trasferimento - forse a causa delle minacce
di Sasuke.
Il
ragazzo aveva sorriso e l'aveva tirata a sé per baciarla:
Adesso avrebbero potuto intensificare gli allenamenti per la missione
"concepire Sarada".
"Aspetta,
Sasuke-kun. Devo dirti anche un'altra cosa..."
Cosa
c'era di più importante che fare l'amore e cercare di avere
un
figlio?
"Sono
incinta"
Sasuke
l'aveva guardata per un attimo, con occhi sbarrati, incredulo e
felice allo stesso tempo. Poi aveva fatto scendere la mano sul ventre
ancora piatto di Sakura e aveva rivolto lo sguardo in quella
direzione mentre la ragazza gli accarezzava dolcemente la nuca.
"Benvenuta,
Sarada"
Angolo
Autrice
Dai,
non potevo finirla così!!! Ci siete cascati vero? Ditemi di
sì, accontentate questa povera psicopatica. :-)
Ogni
volta che termino una storia provo sempre tanta malinconia, ma questa
era necessario finirla almeno prima di Pasqua – sarebbe stata
ridicola una fan natalizia tra le uova, anche se sono dell'idea che
il Natale vada bene tutto l'anno; è il periodo che
preferisco
in assoluto: le luci, le canzoncine (che ormai si conoscono a memoria
perché sono sempre le stesse) e quel clima di
serenità
e gioia che si respira anche se si hanno per la testa mille pensieri.
In
pratica farei una petizione per allungare il periodo natalizio: sei
mesi all'anno potrebbero bastare :-)
Spero
che questa fan vi sia piaciuta come è piaciuto a me
scriverla.
Adesso
mi dedicherò alle altre che ho in corso e a tale proposito
vi
comunico di aver preso una decisione: dato che ultimamente ho poco
tempo da dedicare alla scrittura causa vita reale,
concluderò
per prima cosa le fan che sono a buon punto, quindi Kitchen ed
Entelechia alle quali mancano solo pochi capitoli, pertanto
trascurerò temporaneamente Mr Brightside e Hen Party. Mi
sono
resa conto che portarne avanti quattro insieme non è proprio
possibile e vi chiedo scusa ma non posso fare diversamente. Quindi il
nostro prossimo appuntamento è con il capitolo di Kitchen:
un
capitolo molto movimentato, ve lo assicuro.
Non
sottovaluto comunque la possibilità di aggiornare le altre
anche se in modo meno frequente, ma non posso promettere nulla al
momento. Spero che riusciate a capire le mie difficoltà.
Ringrazio
come sempre tutte le Sante lettrici che hanno recensito questa
storia, chi l'ha semplicemente letta e chi l'ha inserita tra le
storie preferite, seguite, ricordate e anche tra quelle da non
ricordare.
Il
vostro affetto e le vostre parole mi hanno, come sempre, riempito di
gioia e spronato a scrivere.
Con i
ringraziamenti faccio schifo, un po' come con le
introduzioni. :-(
E
ringrazio anche il buon vecchio Dickens per aver scritto “A
Christmas Carol” alla quale mi sono ispirata. (Mi
sembrava
giusto sottolinearlo)
Vi
abbraccio tutti!
Blueorchid31
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