L'Amore e l'Ingenuità - finale alternativo
L'Amore e l'Ingenuità - finale alternativo
Jack finì il pessimo caffè nel suo bicchierino bianco e
lo gettò nel cestino, sospirò sistemandosi appena le
maniche della camicia e si voltò pronto a tornare in camera, la
numero 302.
varcò la soglia e di nuovo quel ritmico bip tornò a
rasserenare un poco le sue pene: se sentiva quel bip così
regolare, allora andava tutto bene.
Si rimise a sedere e prese il libro che aveva poggiato sul piccolo
comodino alto, accanto alla piccola pezza di stoffa umida di
disinfettante.
Ci mise un po' a trovare la pagina, sistemò gli occhiali da lettura e poggiò la mano libera dal libro sul letto.
Dopo quelli che sembrarono pochi minuti alzò lo sguardo, era buio fuori, una mano gli stava massaggiando una spalla
-Dottore?-
-Sono Giò, papà...-
-ah, ciao boy- sorrise alzando lo sguardo, era cresciuto in quei tre
anni il suo ragazzo. Sembrava preoccupato, più del solito.
Decise di fargli un sorriso, poggiò il libro e si alzò
-hai finito per oggi di scrivere?-
-papà, devi tornare un po' a casa, vieni a stare un po' da noi, ti va?-
-non posso, boy... Tom ha bisogno di me qui- si voltò a guardare
il letto candido al centro di quella stanza altrettante bianca.
Li, steso da più di tre anni, stava Tom.
Aperta la porta trovò il pavimento del salotto completamente
coperto di foto, bastò uno sguardo per vedere che l'unico
soggetto presente era proprio lui.
-Tom?- chiamò cominciando a percorrere la stanza -Tom, voglio
parlare con te! Mi spiace di non aver letto la lettera subito. Sono
imperdonabile, ma ti prego, parliamone!- nessuna risposta.
Fece un paio di passi verso la cucina quando sentì un leggero
venticello accarezzargli il collo, sentì gelare il sangue. Aveva
un brutto presentimento.
Si voltò di scatto e corse alla terrazza, inciampò su una
bottiglia di alcool ma non ebbe la forza nemmeno di imprecare,
continuò allungando le mani verso la tenda chiara della
portafinestra che svolazzava, la gettò di lato ed uscì in
quella terrazza chiara: nessuno.
Il battito del suo cuore, ormai, lo stava assordando; voleva trovare Tom.
Lo chiamò ancora, fece per tornare in casa, ma qualcosa lo
spinse a restare: il venticello agitò la sua cravatta, quasi a
tirarlo verso il parapetto. Che brutti scherzi fa la paura.
Si costrinse, tremante a raggiungere i mattoni bianchi e si
affacciò: in una pozza di sangue, a meno di un metro e mezzo da
lui, giaceva Tom. Le braccia scomposte la testa sanguinante, accanto a
lui la maledetta statua metallica che tanto adorava, quel pezzo di
ferro giaceva immobile e rosso del sangue dell'unica persona che
avrebbe voluto al suo fianco in quel momento.
Non riuscì ad urlare, nemmeno a disperarsi. Si lasciò
andare su quel muretto bianco, chiamò piano il suo nome, un paio
di volte.
Di quello che successe dopo non ricordava molto. Si ritrovò in
ospedale, steso su un lettino con Giò in lacrime accanto. C'era
anche Tania, anche lei piangeva.
Milo invece parlava con un medico.
-dov'è Tom?-
non ascoltò niente di quello che dissero i suoi figli, le solite
domande idiote su come stava... non era lui quello caduto.
Quando Milo aprì bocca si svegliò
-è in coma. I medici hanno detto che potrebbe non svegliarsi più-
Da quel giorno, ogni giorno, era sempre stato al suo fianco: dirigeva
l'azienda dall'ospedale, mangiava e dormiva li, si occupava di ogni
bisogno di Tom, per quanto un uomo in quello stato potesse averne.
Più di tutto amava parlargli: raccontare di quello che accadeva
nel mondo, dirgli quanto si sentisse in colpa per tutto e che avrebbe
voluto baciarlo.
Ogni sera, prima di addormentarsi sulla bella poltrona reclinabile li
al suo fianco, poneva sempre e solo una domanda, l'unica che riuscisse
a renderlo felice nella sua fantasia
Tom, come sarebbe stata la nostra vita assieme?
°*°*°*°*°*°*°*°
Tom guardò il panorama nero
tempestato di piccoli cristalli bianchi, alcuni fermi, alcuni in
movimento. L'alcol rendeva tutto dannatamente meraviglioso, gli
sembrava di volare nello spazio.
Si fermò puntandosi sui palmi asciutti serrati alla ringhiera del balcone, non andava bene.
Si voltò e tornò in casa.
°*°*
Tom voltò la testa verso il biondo che lo guardava sconvolto. Aveva pianto, era evidente.
Guardò il labbro chiaro
tremare arrossato dai singhiozzi e le ciglia sbattere liberando un paio
di lacrime salate e solitarie che cominciarono a rigare il sottile viso
pallido.
°*°*
Il bacio fu bollente, umido e molto doloroso.
Portava il peso di venticinque anni d'amore.
Portava il peso di un enorme dubbio.
Portava la leggerezza di una conferma.
°*°*
-Tom...-
le mani accarezzarono i fianchi e lo
portarono fino alla poltrona dove Tom si lasciò cadere
trascinandosi sulle gambe il biondo che sorrise
-con te... voglio iniziare...-
il rosso allargò il sorriso e si sporse a baciarlo ancora.
°*°*
Tom rise ancora e scese a baciargli
il ventre, roteò la lingua attorno all'ombelico strappando un
sussurro al compagno che si morse un dito
-sei...così sensibile...-
mormorò tra un bacio e l'altro, la mano strinse le dita lunghe e
sottili dell'amato e le scostò dall'erezione finalmente libera
di mostrarsi, leccò le labbra e scese a baciare la punta rossa
-TOM!!-
-sshh... rilassati, voglio sono darti piacere, voglio renderti felice anche a letto, oltre che nella vita.-
°*°*
-alla luce di questi fatti volevo darle una promozione...- porse la busta candida e sorrise
Jack risa ancora afferrandola e aprendola
-si certo una promozione...
sarà un invito a un... o mio dio Tom...- si copri la bocca
incredulo, il foglio era bianco e conteneva solo una scritta
nell'impeccabile ed elegante calligrafia del Direttore
Vuoi sposarmi?
Alzò lo sguardo verso Tom che
stringeva tra le dita una scatolina aperta, su di un cuscinetto nero
riposava un anello in oro con un tris di diamanti.
-Tom... io non so cosa...-
-di si...-
-si! Si lo voglio!-
La vita stava trascorrendo così bene, era accanto alla persona
che amava, ricambiato e felice. Sembravano ancora ragazzini quando
passavano il pomeriggio a baciarsi o a fare l'amore.
Era la vita che aveva sempre sognato, se non fosse per un leggero bip che lo infastidiva risuonando ritmico nella sua testa.
*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^
e così dopo tanto tempo ce l'ho fatta a scriverlo.
potete odiare questo finale, ma sappiate che è il primo che la mia mente ha generato.
ora vi invito a lasciare una recensione anche solo per dirmi che non vi piace, mi fa comunque piacere sapere la vostra opinione
con affetto, Loire
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