Io ci sarò
Capitolo 1
–
Pura e semplice felicità
Mi posai le mani sul ventre, carezzandolo piano.
Alzai il viso, mandando indietro i capelli castani. Mi voltai, dietro
di me era arrivato Goten. Sorrisi. Lui ricambiò.
“Come sta la futura madre di mio figlio?”
domandò, allegro.
“Stava meglio quando non era insieme a quello sconsiderato
del padre di suo figlio” ribattei.
“Eddai, Valese, non è molto gentile da
dire!” esclamò Goten ridendo. Poi tornò
serio. Mi osservò con i suoi intensi occhi d’ebano
che tanto amavo. “Tu pensi sia un maschio o una
femmina?” mi domandò.
“Non so” risposi, “ma speriamo che se
sarà maschio non erediti la sconsideratezza del
padre”.
“E se sarà femmina speriamo che non sia acida come
sua madre” ribatté Goten. Mi finsi indispettita,
allungandogli uno schiaffo sulla mano. Lui mi fissò col
labbro che tremava. Tentai di mantenere la compostezza, ma vedendo la
sua espressione alla fine non ce la feci più e scoppiai a
ridere, e lui con me.
Quella sera, una volta una accanto all’altro nel letto
matrimoniale, Goten mi fece le coccole come solo lui sapeva. Mi
crogiolai nella gioia nel sentirlo così vicino.
“Saremo genitori” sussurrai, assaporando ogni
singola parola.
Lui annuì. “Sì, amore”.
Posai nuovamente le mani sul ventre, avvertendo come non mai la
presenza di quel bambino, nonostante al momento fosse appena
più grande di un mignolo. Mio figlio. Il figlio mio e di
Goten. Nostro figlio.
Girai quelle parole a lungo nella mia mente, sino a che, affondando il
viso nel petto di Goten, sentendo il suo calore, il suo profumo, mi
addormentai.
Quando mi risvegliai mi accorsi di essere sola nel letto. No, non sola,
mi corressi mentalmente. Con mio figlio. Sorrisi e scesi in cucina,
dove constatai con stupore che il giovane che amavo aveva preparato la
tavola per la colazione.
Presi un barattolo di marmellata di fragole. “Sul serio ti
mangi quella?” chiese Goten, allibito. In effetti non mi era
mai piaciuta tale confettura, avevamo in frigo quel barattolo solo
perché era un regalo di Chichi, la madre di Goten.
“Sì” bofonchiai a bocca piena di pane e
marmellata di fragole. Deglutii. “Non
c’è problema, no?”
Lui scosse la testa, poi alzò le spalle. “Contenta
tu”.
A quelle parole gli saltai addosso, abbracciandolo.
“Sì. Sono contenta! Sono felicissima,
Goten!” Lui rise, poi mi invitò a staccarmi.
“Ops” affermai, allontanandomi.
Goten afferrò le chiavi sulla mensola, poi si
avviò verso l’uscita. “Il lavoro mi
chiama, Val, vedi di non distruggere la casa mentre sono via!”
Sbuffai in modo plateale, poi gli schioccai un bacio sulla guancia,
scherzando: “Farò del mio meglio, ma non prometto
nulla!”
Lui rise ed uscì.
Rimasta sola, mi sdraiai sul divano a sfogliare alcune riviste. Ogni
volta che trovavo la pubblicità di corredini da neonato
fissavo quelle magliette, le calzine, le giacche. Mi posavo la mano sul
ventre e pensavo alla piccola creatura che stava crescendo dentro di
me, e allora il cuore mi si riempiva di gioia.
Nonostante fossi ancora solo all’inizio della mia gravidanza,
mi sentivo già cambiata. Ero diventata più seria,
e se pensavo alla ragazza svampita di poco tempo prima le rivolgevo
pensieri di indulgenza e lieve biasimo.
Mi alzai e andai a preparare il pranzo. Mentre cercavo di dosare gli
ingredienti in modo giusto feci una smorfia. In cucina ero ancora un
disastro, l’unica cosa che riuscivo a preparare era la
colazione.
Fino a quel momento io e Goten avevamo vissuto di salti in pizzeria,
toast e del cibo che ci preparava generosamente Chichi. Ora
però sarei diventata presto madre, e dovevo imparare a
cucinare per mio figlio… e sì, anche per Goten.
Mi passai la lingua sulle labbra mentre mescolavo alcuni ingredienti.
Poi, improvvisamente, sentii una voglia irresistibile di gelato. Frugai
nel freezer, ma constatai delusa che Goten doveva esserselo mangiato
tutto. Gemetti, poi afferrai alcuni zeny e mi precipitai al negozio di
fronte a casa.
Poco dopo rientrai in cucina, soddisfatta. Misi un po’ di
gelato in una coppetta e ne raccolsi un po’ con il cucchiaio.
Lo gustai lentamente. Bacio e crema, perfetto! Lo assaporai,
lasciandolo sciogliere dal palato.
Mi chiesi da dove venisse quella sensazione di pace…
Il gelato? No, non era quello. Era solamente pura e semplice
felicità.
Che ne
dite?
Scusate, ma sono depressa ç__ç però
sono certa che
alcune recensioni mi consoleranno XD sempre che qualcuno voglia
recensire questa cosa >_>
L’ispirazione mi arrivata di colpo, non so ancora
perfettamente cosa ne salterà fuori^^
Bacioni
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