EPILOGO
Un’altra giornata volgeva al termine, un altro sole
cominciava la sua lenta discesa oltre l’orizzonte.
Dalla finestra
della sua stanza, la giovane Harue Kinomiya osservava la grande campagna inglese che dominava
incontrastata tutto intorno al prestigioso college St.Mary, nel Devonshire.
Lontano, oltre le
colline colorate del rosso del tramonto, si intravedevano
i tetti del villaggio di Erinsworth, in cui
alloggiavano molti dei dipendenti del collegio con le loro famiglie.
Il
St.Mary era una delle scuole più conosciute e stimate
non solo dell’Inghilterra, ma di tutto il mondo; prima o dopo, le menti più
eccelse dei cinque continenti erano transitate per le sue antiche mura, ora per
apprendere ora per insegnare.
I rampolli di
buona famiglia, i futuri capi del pianeta Terra, ricevevano lì la migliore
istruzione, oltre ad un’educazione di ferro, volta ad
esaltare le loro migliori qualità come futuri capi, ma soprattutto come uomini.
E fra tutti, Harue era certamente la punta di diamante del collegio. Non
solo era straordinariamente intelligente, particolarità questa che sembrava
accomunare tutti i membri della sua illustre famiglia, ma era anche l’unica
erede delle potentissime Industrie Kinomiya.
Soffriva di
sclerosi, questo era vero, ed era costretta su una sedia a rotelle, ma questo
non modificava il suo status; poterla annoverare fra i propri studenti era un
onore di cui il St.Mary
avrebbe potuto gloriarsi per generazioni, ed inoltre già da un po’ di tempo
correva la voce che le industrie di famiglia fossero a buon punto per la
creazione di un ritrovato portentoso in grado di restituirle una vita normale.
Impossibile
stabilire se tali voci fossero vere o meno.
Per quanto bella,
intelligente e ben accetta da tutti, Harue era una
persona sostanzialmente schiva, che molto raramente intavolava discussioni
sulla sua malattia o sulla propria vita personale.
Forse lei era la
prima a sapere che quelle erano, per l’appunto, soltanto delle voci, e non
volerne parlare poteva essere il modo migliore per far capire che in realtà non
c’era nessuna cura miracolosa.
Tutti, ovviamente,
erano a conoscenza della sua difficile situazione famigliare; gli eventi della Seaborn Star erano noti a tutti, ma fin dal giorno del suo
arrivo la direttrice del collegio aveva dato ordini
più che tassativi di non scivolare mai e poi mai nell’argomento con
l’interessata.
L’ordine, a quanto
si era detto, veniva direttamente dal consiglio di amministrazione della
società. Si diceva che fosse stato proprio suo fratello maggiore, Kaito Kinomiya, attuale presidente delle industrie omonime, a dare questo ordine, forse per non costringere la sua adorata
sorella a rievocare ricordi troppo dolorosi.
La cosa era però risultata strana ad alcuni, quei pochi che potevano vantarsi
di essere riusciti a penetrare il muro di silenzio che la stessa Harue sembrava avere eretto attorno alla vicenda, perché la
ragazzina, quando parlava del fratello, si riferiva sempre a lui usando il
passato, come se fosse morto.
D’un tratto, la
campana della torre avvertì tutti gli studenti che la cena era in tavola, ma Harue quella sera non
aveva molto appetito, e già durante la ricreazione aveva detto che per quella
sera sarebbe rimasta in camera a studiare.
Stava appunto
spostandosi verso la scrivania, dove il suo libro di letteratura inglese
attendeva di essere sfogliato, quando qualcuno bussò sommessamente alla porta.
«Avanti.» disse
dopo un paio di secondi.
Era una cameriera,
una delle tante che si occupavano della pulizia e
delle varie altre mansioni di cui necessitavano la scuola e i vari altri
locali.
«Mi scusi, signorina
Harue.» disse in tono molto reverenziale «C’è una
persona che chiede di vederla.»
«Una
persona? Chi è?»
«Dice che è una
sorpresa.»
«Una sorpresa!? D’accordo, lo faccia entrare per favore.»
«Come desidera».
Passarono alcuni
minuti, poi nuovamente si sentì bussare, e appena Harue
diede il permesso di entrare il suo sguardo si caricò
di incredula meraviglia.
Nella stanza era
entrato un giovane di bell’aspetto con occhi e capelli neri, sicuramente
giapponese, che indossava un elegante abito marrone sopra ad
una camicia bianca.
«Ciao, Harue.»
«Ro… Ro… Rokuro…»
«Ne è passato di
tempo, vero?».
Quando finalmente
si rese conto di avere realmente davanti il suo più
vecchio e affettuoso amico la ragazzina gli corse subito incontro, e lui,
inginocchiatosi, la abbracciò calorosamente, proprio come faceva quando lei era
piccola.
«Rokuro, sei davvero tu.»
«Mi fa piacere rivederti, Harue.»
«Anch’io
sono felicissima di rivedere te. È da tantissimo tempo che non ci vediamo.»
«Da
più di quattro anni. Sì, direi che è passato un bel po’ di tempo.»
«Ma cosa ci fai qui in Inghilterra?»
«Sono stato
inviato qui su ordine del consiglio di amministrazione.»
«Il consiglio di
amministrazione!?»
«Non
te l’ho detto? Adesso lavoro per le Industrie Kinomiya.
Mi occupo delle relazioni internazionali.»
«Dici sul serio!? Ma… quando è successo?»
«Circa
tre mesi fa. Avevo in mente di venire qui subito dopo
essere stato assunto, ma prima ho dovuto sistemare un po’ di cose.
Ad ogni modo, sono
venuto per portarti a casa.»
«Per portarmi a
casa?»
«Ho
appena parlato con la direttrice. Se tu sei d’accordo, è stato deciso il tuo
trasferimento in una scuola privata di Tokyo.»
«Cosa, il mio
trasferimento?»
«Naturalmente, se
tu vuoi restare qui, sarai libera di farlo.»
«No
di certo. Era da tanto che volevo tornare in Giappone,
ma… chi lo ha deciso?»
«Il tuo nuovo
tutore legale.»
«Il mio nuovo…
tutore legale?».
Di nuovo la porta
si aprì, e stavolta ad entrare fu una bellissima donna
in abito nero.
«Yu-Ling!».
Anche
lei, come Rokuro, corse subito a salutare Harue, abbracciandola e dandole degli affettuosi baci sulla
guancia.
«Sei sorpresa, vero?»
«Davvero tu sei il
mio tutore?»
«Indovinato.
E sono anche il nuovo vicepresidente della società.»
«Il
vicepresidente? Che ne è stato del signor Samejima?».
A quella domanda
entrambi gli interlocutori abbassarono lo sguardo, e per una ragazza
intelligente come Harue non fu difficile capire cosa
fosse accaduto al suo precedente tutore.
«Capisco.
Beh, mi mancherà. Era una così brava persona. Immagino manchi anche a te,
Yu-Ling.»
«Sì, molto.»
rispose lei con gli occhi leggermente umidi, un pianto che però fu interrotto
sul nascere dalla gioia per tutti di essersi finalmente ritrovati «Avremo modo
di parlare con calma una volta tornati a casa.»
«Prima che mi
dimentichi» intervenne Rokuro «Ho qui con me un’altra
sorpresa»
«Un’altra
sorpresa?».
Il giovane mise
una mano nella tasca interna della giacca, prendendone fuori dopo poco un
tubetto di vetro contenente una strana gelatina blu piena di cristalli
iridescenti.
«Da parte di
Kaito, con tutto il suo affetto».
Harue guardò l’oggetto con occhi carichi di stupore,
capendo subito di che cosa si trattava, quindi, presolo in mano, lo strinse
forte sul petto, dando libero sfogo a quel pianto che per quattro anni aveva
conservato dentro di sé.
Due anni dopo
Se qualcuno fosse tornato a Roanapur
a distanza di due o tre anni molto probabilmente avrebbe
stentato a riconoscerla, o magari avrebbe pensato di aver sbagliato strada,
ritrovandosi da tutt’altra parte.
Dopo la morte dei
capi delle più importanti organizzazioni criminali della città la situazione
era andata lentamente migliorando, e quando le Industrie Kinomiya
avevano annunciato la loro intenzione di costruire lì il loro centro di comando
per le operazioni nel Sud-Est Asiatico Triadi, mafia russa, cartelli colombiani
e immondizia varia avevano fatto i bagagli e se l’erano data a gambe senza
troppi complimenti.
Negli ultimi anni
il potere dei Kinomiya era più che triplicato, soprattutto
dopo l’annuncio della scoperta di una cura contro la sclerosi che aveva fatto
confluire nelle casse dell’azienda fiumi di soldi, e ormai dettavano legge in
ogni cosa.
Pestare loro i
piedi voleva dire mettersi contro il mondo intero,
dove arrivavano loro gli altri, soprattutto quelli con la coscienza sporca,
scappavano senza guardarsi indietro, perché fra le altre cose la loro fama di
incorruttibili difensori della giustizia si stava rivelando tutt’altro che una
mera invenzione giornalistica.
A vegliare sulla
sicurezza delle industrie e dei suoi capi vi era Avalon;
ufficialmente erano una unità di guardie del corpo, ma
nella realtà si trattava di mercenari più addestrati della Delta Force, un vero e proprio esercito privato che, secondo
alcune dicerie, aveva le mani in pasta in parecchie questioni riguardanti lo
stroncamento dei traffici illeciti, la distruzione di regimi tirannici e varie
altre cose.
In molti andavano
dicendo che il volto del mondo era destinato a cambiare per sempre grazie all’operato delle Industrie Kinomiya,
e più passava il tempo più le fila di coloro che facevano eco alla campagna per
la giustizia promossa dai vertici dell’azienda diventava sempre più grande,
costringendo anche i presidenti delle nazioni più potenti a pensarci due volte
prima di operare una scelta che andasse contro il loro volere o la loro
opinione.
Sfortunatamente
per la Lagoon,
la comparsa della legge nella città di Roanapur,
simboleggiata fra le altre cose dalla scomparsa, un bel giorno, del cappio che
penzolava dal ponte principale, aveva rappresentato un vero disastro per la
loro attività.
Da quasi un anno
si mantenevano in piedi con affarucci di poco conto,
che garantivano a malapena il guadagno necessario a tirare avanti, ma chissà
perché nessuno di loro si sentiva dispiaciuto per quanto stava accadendo.
Una mattina di
marzo, Dutch era seduto sul divano del salotto, e guardava la televisione
sorseggiando una birra. Accanto a lui Revy, che fumava senza ritegno con le
gambe distese sul tavolino e la testa buttata all’indietro.
«Più ci penso più
mi sembra incredibile.» disse Dutch guardando fuori dalla finestra «È bastato che le Industrie Kinomiya
pronunciassero il nome Roanapur perché tutti
decidessero di punto in bianco di scappare con la coda tra le gambe, e ormai
non si trova un mafioso neppure a pagarlo oro.
Non avrei mai
pensato di dirlo, ma persino questa città sta cominciando a sembrare un po’ più
civile.»
«E di che ti
meravigli?» rispose Revy persistendo nel guardare il soffitto «Avere a che fare
con loro è peggio che mandare a fanculo il presidente
degli Stati Uniti.»
«Forse sarebbe ora
che anche noi ci levassimo di torno.» disse Benny dalla propria stanza
«Francamente non sono ansioso di incontrare a tu per tu qualcuno degli Avalon.»
«E dove pensi che
potremmo andare?» domandò il nero
«Ah basta!» disse Two-Hands scattando in piedi «Ne
ho fin sopra i capelli di tutta questa inattività! Voglio fare qualcosa,
dannazione!» quindi, visibilmente contrariata, andò a
chiudersi in camera, accendendo probabilmente a sua volta il televisore.
Dopo poco iniziò
il telegiornale, e manco a dirlo una delle prime notizie riguardava i Kinomiya.
«Passiamo ora ad un’altra notizia.
Oggi la signorina Harue Kinomiya, ultima
discendente della famiglia e futura erede delle famose Industrie Kinomiya, ha indetto una conferenza stampa per presentare
ufficialmente la nomina del nuovo capo della divisione internazionale.
Il posto, che
garantisce anche l’ingresso nel consiglio di amministrazione della società, è
stato assegnato al Rokuro Okajima,
già vicedirettore dello stesso dipartimento ed ex dipendente delle Industrie Asahi.
Secondo le
disposizioni testamentarie, ancora per i successivi quattro anni alla guida
dell’azienda siederà l’attuale vicepresidente, la signorina Yu-Ling Samejima, questo a seguito della prematura scomparsa due
anni fa dell’ex presidente Kaito Kinomiya e del suo
secondo, Noboru Samejima, a
causa di un grave incidente.
Nella stessa
conferenza la signorina Harue ha anche annunciato gli
ottimi risultati fino ad oggi conseguiti dalla rivoluzionaria cura contro la
sclerosi multipla sviluppata dalla sua società, cura di cui essa stessa ha
potuto beneficiare e che le ha permesso di dire addio alla sedia a rotelle.
Tale cura è valsa
fra le altre cose il riconoscimento dell’OMS e il premio nobel per la medicina,
consegnato postumo, per i suoi due ideatori, il dottor Alexander Ashford e il dottor Hibraim Alwariki.»
«Chi l’avrebbe mai
detto?» disse Dutch spegnendo il televisore «Il nostro
Rock è arrivato in alto. Membro del consiglio di amministrazione.
Se non sentissi
gli effetti della sbronza, penserei di stare sognando».
In quella Benny si
presentò da lui in preda all’euforia con in mano una
stampa di computer.
«Dutch,
grandi notizie. Le Industrie Kinomiya si sono messe
in contatto con noi!»
«In contatto con
noi!? Per quale motivo? Ci stanno forse dicendo di
levarci dalle palle?»
«No
tutt’altro. Ci propongono un’offerta d’ingaggio.»
«Che cosa!?» gridò il gigante balzando in piedi «Un’offerta
d’ingaggio!?»
«Esattamente.
A me offrono un posto nel dipartimento di sviluppo informatico, a te e a Revy
invece il reclutamento in Avalon. E con uno stipendio
da paura per tutti e tre, aggiungo.»
«Quel bastardo di
Rock.» disse Dutch sistemandosi gli occhiali «Quello che promette fa, anche se
ci ha messo un po’.»
«Dovevi
dargli il tempo di arrivare dove è arrivato. Dopotutto, non credo che avremmo
potuto farci assumere dalle Industrie Kinomiya, con
le nostre attuali credenziali».
In quella Revy
uscì nuovamente dalla sua stanza, lasciando i due uomini con gli occhiali
infondo al naso; aveva con sé una grossa valigia e una sorta di zaino da
escursionista che traboccavano di roba.
«Revy, vai a fare
un’esplorazione nella giungla?»
«Non dire cazzate
Dutch.»
«E allora dove
stai andando?»
«Rock
è arrivato in alto. E si sa, chi sta in alto finisce per farsi molti nemici.»
quindi si girò sghignazzando verso di loro «Gli ci vorrà una guardia del corpo».
Dutch e Benny per
un po’ la guardarono allibiti, poi entrambi sorrisero.
«Ok ragazzi,
facciamo i bagagli.» disse Dutch gettando via la lattina vuota «Si va’ a Tokyo».
Nota dell’Autore.
Eccoci dunque alla fine di questa fan fiction nata quasi per caso,
giusto per passare il tempo.
Qualcuno potrebbe
obiettare che questo sia un finale decisamente troppo
happy per un anime/manga come Black Lagoon, ma io
trovo che l’originale abbia in sé tanto di quel pessimismo che riservare ai
suoi personaggi un lieto fine non sia poi così sbagliato (soprattutto quando i
lieto fine sono una rarità persino per me)
Ringrazio tutti
quelli che hanno letto e recensito questa fan fiction, e chissà che un giorno
non mi venga l’idea per qualche nuova storia sull’universo di Black Lagoon.
Arrivederci a tutti,
e grazie!^_^
Carlos Olivera