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Autore: Carlos Olivera    01/12/2008    6 recensioni
Un lavoro finito in tragedia, una famiglia distrutta, e un dolore che solo la morte potrà sanare.
Un ragazzo disperato cerca la sua vendetta, la vendetta è la sua unica amica, la sua ragione di vita.
In un mondo governato dalla violenza, egli stesso la userà per infliggere il giusto castigo agli artefici del suo dolore, imprigionandoli in un incubo surreale che dovrà spingerli ad uccidersi tra di loro.
Un solo nemico.
La Lagoon Company.
Una fiction che avevo in mente già da tempo, e che per adesso è ancora in fase di sviluppo. Verso la fine dovrebbe essere anche un po' Rock/Revy. Buona lettura!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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EPILOGO

EPILOGO

 

 

Un’altra giornata volgeva al termine, un altro sole cominciava la sua lenta discesa oltre l’orizzonte.

  Dalla finestra della sua stanza, la giovane Harue Kinomiya osservava la grande campagna inglese che dominava incontrastata tutto intorno al prestigioso college St.Mary, nel Devonshire.

  Lontano, oltre le colline colorate del rosso del tramonto, si intravedevano i tetti del villaggio di Erinsworth, in cui alloggiavano molti dei dipendenti del collegio con le loro famiglie.

  Il St.Mary era una delle scuole più conosciute e stimate non solo dell’Inghilterra, ma di tutto il mondo; prima o dopo, le menti più eccelse dei cinque continenti erano transitate per le sue antiche mura, ora per apprendere ora per insegnare.

  I rampolli di buona famiglia, i futuri capi del pianeta Terra, ricevevano lì la migliore istruzione, oltre ad un’educazione di ferro, volta ad esaltare le loro migliori qualità come futuri capi, ma soprattutto come uomini.

  E fra tutti, Harue era certamente la punta di diamante del collegio. Non solo era straordinariamente intelligente, particolarità questa che sembrava accomunare tutti i membri della sua illustre famiglia, ma era anche l’unica erede delle potentissime Industrie Kinomiya.

  Soffriva di sclerosi, questo era vero, ed era costretta su una sedia a rotelle, ma questo non modificava il suo status; poterla annoverare fra i propri studenti era un onore di cui il St.Mary avrebbe potuto gloriarsi per generazioni, ed inoltre già da un po’ di tempo correva la voce che le industrie di famiglia fossero a buon punto per la creazione di un ritrovato portentoso in grado di restituirle una vita normale.

  Impossibile stabilire se tali voci fossero vere o meno.

  Per quanto bella, intelligente e ben accetta da tutti, Harue era una persona sostanzialmente schiva, che molto raramente intavolava discussioni sulla sua malattia o sulla propria vita personale.

  Forse lei era la prima a sapere che quelle erano, per l’appunto, soltanto delle voci, e non volerne parlare poteva essere il modo migliore per far capire che in realtà non c’era nessuna cura miracolosa.

  Tutti, ovviamente, erano a conoscenza della sua difficile situazione famigliare; gli eventi della Seaborn Star erano noti a tutti, ma fin dal giorno del suo arrivo la direttrice del collegio aveva dato ordini più che tassativi di non scivolare mai e poi mai nell’argomento con l’interessata.

  L’ordine, a quanto si era detto, veniva direttamente dal consiglio di amministrazione della società. Si diceva che fosse stato proprio suo fratello maggiore, Kaito Kinomiya, attuale presidente delle industrie omonime, a dare questo ordine, forse per non costringere la sua adorata sorella a rievocare ricordi troppo dolorosi.

  La cosa era però risultata strana ad alcuni, quei pochi che potevano vantarsi di essere riusciti a penetrare il muro di silenzio che la stessa Harue sembrava avere eretto attorno alla vicenda, perché la ragazzina, quando parlava del fratello, si riferiva sempre a lui usando il passato, come se fosse morto.

  D’un tratto, la campana della torre avvertì tutti gli studenti che la cena era in tavola, ma Harue quella sera non aveva molto appetito, e già durante la ricreazione aveva detto che per quella sera sarebbe rimasta in camera a studiare.

  Stava appunto spostandosi verso la scrivania, dove il suo libro di letteratura inglese attendeva di essere sfogliato, quando qualcuno bussò sommessamente alla porta.

  «Avanti.» disse dopo un paio di secondi.

  Era una cameriera, una delle tante che si occupavano della pulizia e delle varie altre mansioni di cui necessitavano la scuola e i vari altri locali.

  «Mi scusi, signorina Harue.» disse in tono molto reverenziale «C’è una persona che chiede di vederla.»

  «Una persona? Chi è?»

  «Dice che è una sorpresa.»

  «Una sorpresa!? D’accordo, lo faccia entrare per favore.»

  «Come desidera».

  Passarono alcuni minuti, poi nuovamente si sentì bussare, e appena Harue diede il permesso di entrare il suo sguardo si caricò di incredula meraviglia.

  Nella stanza era entrato un giovane di bell’aspetto con occhi e capelli neri, sicuramente giapponese, che indossava un elegante abito marrone sopra ad una camicia bianca.

  «Ciao, Harue

  «Ro… RoRokuro…»

  «Ne è passato di tempo, vero?».

  Quando finalmente si rese conto di avere realmente davanti il suo più vecchio e affettuoso amico la ragazzina gli corse subito incontro, e lui, inginocchiatosi, la abbracciò calorosamente, proprio come faceva quando lei era piccola.

  «Rokuro, sei davvero tu.»

  «Mi fa piacere rivederti, Harue

  «Anch’io sono felicissima di rivedere te. È da tantissimo tempo che non ci vediamo.»

  «Da più di quattro anni. Sì, direi che è passato un bel po’ di tempo.»

  «Ma cosa ci fai qui in Inghilterra?»

  «Sono stato inviato qui su ordine del consiglio di amministrazione.»

  «Il consiglio di amministrazione!?»

  «Non te l’ho detto? Adesso lavoro per le Industrie Kinomiya. Mi occupo delle relazioni internazionali.»

  «Dici sul serio!? Ma… quando è successo?»

  «Circa tre mesi fa. Avevo in mente di venire qui subito dopo essere stato assunto, ma prima ho dovuto sistemare un po’ di cose.

  Ad ogni modo, sono venuto per portarti a casa.»

  «Per portarmi a casa?»

  «Ho appena parlato con la direttrice. Se tu sei d’accordo, è stato deciso il tuo trasferimento in una scuola privata di Tokyo.»

  «Cosa, il mio trasferimento?»

  «Naturalmente, se tu vuoi restare qui, sarai libera di farlo.»

  «No di certo. Era da tanto che volevo tornare in Giappone, ma… chi lo ha deciso?»

  «Il tuo nuovo tutore legale.»

  «Il mio nuovo… tutore legale?».

  Di nuovo la porta si aprì, e stavolta ad entrare fu una bellissima donna in abito nero.

  «Yu-Ling!».

  Anche lei, come Rokuro, corse subito a salutare Harue, abbracciandola e dandole degli affettuosi baci sulla guancia.

  «Sei sorpresa, vero?»

  «Davvero tu sei il mio tutore?»

  «Indovinato. E sono anche il nuovo vicepresidente della società.»

  «Il vicepresidente? Che ne è stato del signor Samejima?».

  A quella domanda entrambi gli interlocutori abbassarono lo sguardo, e per una ragazza intelligente come Harue non fu difficile capire cosa fosse accaduto al suo precedente tutore.

  «Capisco. Beh, mi mancherà. Era una così brava persona. Immagino manchi anche a te, Yu-Ling.»

  «Sì, molto.» rispose lei con gli occhi leggermente umidi, un pianto che però fu interrotto sul nascere dalla gioia per tutti di essersi finalmente ritrovati «Avremo modo di parlare con calma una volta tornati a casa.»

  «Prima che mi dimentichi» intervenne Rokuro «Ho qui con me un’altra sorpresa»

  «Un’altra sorpresa?».

  Il giovane mise una mano nella tasca interna della giacca, prendendone fuori dopo poco un tubetto di vetro contenente una strana gelatina blu piena di cristalli iridescenti.

  «Da parte di Kaito, con tutto il suo affetto».

  Harue guardò l’oggetto con occhi carichi di stupore, capendo subito di che cosa si trattava, quindi, presolo in mano, lo strinse forte sul petto, dando libero sfogo a quel pianto che per quattro anni aveva conservato dentro di sé.

 

Due anni dopo

 

Se qualcuno fosse tornato a Roanapur a distanza di due o tre anni molto probabilmente avrebbe stentato a riconoscerla, o magari avrebbe pensato di aver sbagliato strada, ritrovandosi da tutt’altra parte.

  Dopo la morte dei capi delle più importanti organizzazioni criminali della città la situazione era andata lentamente migliorando, e quando le Industrie Kinomiya avevano annunciato la loro intenzione di costruire lì il loro centro di comando per le operazioni nel Sud-Est Asiatico Triadi, mafia russa, cartelli colombiani e immondizia varia avevano fatto i bagagli e se l’erano data a gambe senza troppi complimenti.

  Negli ultimi anni il potere dei Kinomiya era più che triplicato, soprattutto dopo l’annuncio della scoperta di una cura contro la sclerosi che aveva fatto confluire nelle casse dell’azienda fiumi di soldi, e ormai dettavano legge in ogni cosa.

  Pestare loro i piedi voleva dire mettersi contro il mondo intero, dove arrivavano loro gli altri, soprattutto quelli con la coscienza sporca, scappavano senza guardarsi indietro, perché fra le altre cose la loro fama di incorruttibili difensori della giustizia si stava rivelando tutt’altro che una mera invenzione giornalistica.

  A vegliare sulla sicurezza delle industrie e dei suoi capi vi era Avalon; ufficialmente erano una unità di guardie del corpo, ma nella realtà si trattava di mercenari più addestrati della Delta Force, un vero e proprio esercito privato che, secondo alcune dicerie, aveva le mani in pasta in parecchie questioni riguardanti lo stroncamento dei traffici illeciti, la distruzione di regimi tirannici e varie altre cose.

  In molti andavano dicendo che il volto del mondo era destinato a cambiare per sempre grazie all’operato delle Industrie Kinomiya, e più passava il tempo più le fila di coloro che facevano eco alla campagna per la giustizia promossa dai vertici dell’azienda diventava sempre più grande, costringendo anche i presidenti delle nazioni più potenti a pensarci due volte prima di operare una scelta che andasse contro il loro volere o la loro opinione.

  Sfortunatamente per la Lagoon, la comparsa della legge nella città di Roanapur, simboleggiata fra le altre cose dalla scomparsa, un bel giorno, del cappio che penzolava dal ponte principale, aveva rappresentato un vero disastro per la loro attività.

  Da quasi un anno si mantenevano in piedi con affarucci di poco conto, che garantivano a malapena il guadagno necessario a tirare avanti, ma chissà perché nessuno di loro si sentiva dispiaciuto per quanto stava accadendo.

  Una mattina di marzo, Dutch era seduto sul divano del salotto, e guardava la televisione sorseggiando una birra. Accanto a lui Revy, che fumava senza ritegno con le gambe distese sul tavolino e la testa buttata all’indietro.

  «Più ci penso più mi sembra incredibile.» disse Dutch guardando fuori dalla finestra «È bastato che le Industrie Kinomiya pronunciassero il nome Roanapur perché tutti decidessero di punto in bianco di scappare con la coda tra le gambe, e ormai non si trova un mafioso neppure a pagarlo oro.

  Non avrei mai pensato di dirlo, ma persino questa città sta cominciando a sembrare un po’ più civile.»

  «E di che ti meravigli?» rispose Revy persistendo nel guardare il soffitto «Avere a che fare con loro è peggio che mandare a fanculo il presidente degli Stati Uniti.»

  «Forse sarebbe ora che anche noi ci levassimo di torno.» disse Benny dalla propria stanza «Francamente non sono ansioso di incontrare a tu per tu qualcuno degli Avalon.»

  «E dove pensi che potremmo andare?» domandò il nero

  «Ah basta!» disse Two-Hands scattando in piedi «Ne ho fin sopra i capelli di tutta questa inattività! Voglio fare qualcosa, dannazione!» quindi, visibilmente contrariata, andò a chiudersi in camera, accendendo probabilmente a sua volta il televisore.

  Dopo poco iniziò il telegiornale, e manco a dirlo una delle prime notizie riguardava i Kinomiya.

  «Passiamo ora ad un’altra notizia.

  Oggi la signorina Harue Kinomiya, ultima discendente della famiglia e futura erede delle famose Industrie Kinomiya, ha indetto una conferenza stampa per presentare ufficialmente la nomina del nuovo capo della divisione internazionale.

  Il posto, che garantisce anche l’ingresso nel consiglio di amministrazione della società, è stato assegnato al Rokuro Okajima, già vicedirettore dello stesso dipartimento ed ex dipendente delle Industrie Asahi.

  Secondo le disposizioni testamentarie, ancora per i successivi quattro anni alla guida dell’azienda siederà l’attuale vicepresidente, la signorina Yu-Ling Samejima, questo a seguito della prematura scomparsa due anni fa dell’ex presidente Kaito Kinomiya e del suo secondo, Noboru Samejima, a causa di un grave incidente.

  Nella stessa conferenza la signorina Harue ha anche annunciato gli ottimi risultati fino ad oggi conseguiti dalla rivoluzionaria cura contro la sclerosi multipla sviluppata dalla sua società, cura di cui essa stessa ha potuto beneficiare e che le ha permesso di dire addio alla sedia a rotelle.

  Tale cura è valsa fra le altre cose il riconoscimento dell’OMS e il premio nobel per la medicina, consegnato postumo, per i suoi due ideatori, il dottor Alexander Ashford e il dottor Hibraim Alwariki.»

  «Chi l’avrebbe mai detto?» disse Dutch spegnendo il televisore «Il nostro Rock è arrivato in alto. Membro del consiglio di amministrazione.

  Se non sentissi gli effetti della sbronza, penserei di stare sognando».

  In quella Benny si presentò da lui in preda all’euforia con in mano una stampa di computer.

  «Dutch, grandi notizie. Le Industrie Kinomiya si sono messe in contatto con noi!»

  «In contatto con noi!? Per quale motivo? Ci stanno forse dicendo di levarci dalle palle?»

  «No tutt’altro. Ci propongono un’offerta d’ingaggio.»

  «Che cosa!?» gridò il gigante balzando in piedi «Un’offerta d’ingaggio!?»

  «Esattamente. A me offrono un posto nel dipartimento di sviluppo informatico, a te e a Revy invece il reclutamento in Avalon. E con uno stipendio da paura per tutti e tre, aggiungo.»

  «Quel bastardo di Rock.» disse Dutch sistemandosi gli occhiali «Quello che promette fa, anche se ci ha messo un po’.»

  «Dovevi dargli il tempo di arrivare dove è arrivato. Dopotutto, non credo che avremmo potuto farci assumere dalle Industrie Kinomiya, con le nostre attuali credenziali».

  In quella Revy uscì nuovamente dalla sua stanza, lasciando i due uomini con gli occhiali infondo al naso; aveva con sé una grossa valigia e una sorta di zaino da escursionista che traboccavano di roba.

  «Revy, vai a fare un’esplorazione nella giungla?»

  «Non dire cazzate Dutch.»

  «E allora dove stai andando?»

  «Rock è arrivato in alto. E si sa, chi sta in alto finisce per farsi molti nemici.» quindi si girò sghignazzando verso di loro «Gli ci vorrà una guardia del corpo».

  Dutch e Benny per un po’ la guardarono allibiti, poi entrambi sorrisero.

  «Ok ragazzi, facciamo i bagagli.» disse Dutch gettando via la lattina vuota «Si va’ a Tokyo».

 

Nota dell’Autore.

Eccoci dunque alla fine di questa fan fiction nata quasi per caso, giusto per passare il tempo.

Qualcuno potrebbe obiettare che questo sia un finale decisamente troppo happy per un anime/manga come Black Lagoon, ma io trovo che l’originale abbia in sé tanto di quel pessimismo che riservare ai suoi personaggi un lieto fine non sia poi così sbagliato (soprattutto quando i lieto fine sono una rarità persino per me)

Ringrazio tutti quelli che hanno letto e recensito questa fan fiction, e chissà che un giorno non mi venga l’idea per qualche nuova storia sull’universo di Black Lagoon.

Arrivederci a tutti, e grazie!^_^

Carlos Olivera

  
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