Titolo del capitolo:
On top of the world.
Personaggi:
Lavi / Yuu Kanda
Rating: Giallo
Note dell'autore: One-shot
/ Introspettiva / Romantica
Disclaimer: Personaggi,
luoghi e abitudini sono di proprietà del mangaka; lo scritto
e le situazioni sono di mia proprietà.
.On top of the world.
Fino ad un'ora prima tutto quello gli si era profilato come una
grandissima idea, forse la migliore che avesse avuto negli ultimi
tempi: approfittare di un momento di pausa nel viaggio per avventurarsi
su un sentiero quasi perpendicolare al terreno per raggiungere la cima
di quella montagna ( o collina? ). Ovviamente prima di ritrovarsi a
metà del suddetto sentiero, abbracciato ad un albero e il
sudore in posti che non ricordava nemmeno di avere!
« Y-Yu-chan, ti prego, ho cambiato idea, torniamo a valle...
! » Lavi sperava di averlo detto a voce bassa, almeno quanto
bastava a non farsi udire dal compagno trascinato in quella scalata
della speranza: ne vedeva la schiena, ad una decina di passi da lui e
dal suo nuovo amico albero, contratta e sfiorata ad ogni passo dall
lunga coda color pece che tanto bene si amalgamava con la pelle delle
loro divise. E vide chiaramente quel corpo longilineo fermarsi di
scatto, come punto da un insetto; era ancora in tempo per sganciarsi
dall'albero e rotolare a valle come avrebbe dovuto fare fin dall'inizio?
« ... cosa stai dicendo, Rabi? Vuoi per caso tornare
giù e farmi fare tutto il percorso al contrario ora?
» La voce di Kanda era senza inflessione, perfettamente
calma, fredda come acciaio e Lavi sapeva cosa significava
quell'insolita quiete nella voce del giapponese. Percepì
distintamente la saliva scivolargli in gola e raggiungere lo stomaco
con lo stesso peso di un mattone da due chili; lento, addirittura
troppo lento per un iperattivo come Lavi, si distaccò
dall'albero senza distogliere lo sguardo da quella schiena sempre
più rigida, sempre più irritata. Forse avrebbe
dovuto aggiungere alla lista di " cose da non fare mai col proprio
ragazzo specialmente se questo si chiama Kanda Yuu " l'andare in giro
per sentieri. « A-ASSOLUTAMENTE NO YU-CHAN. »
Più che coraggio, per fare quei pochi passi che lo
distanziavano da Kanda gli servì una buonissima dose di
autoconvincimento che non fossero i propri tendini quelle cose in
fiamme nelle gambe e che la vetta di quella montagna fosse
più vicina di quanto pensasse. Piuttosto che ammettere di
fronte a Kanda di essere stanco e di voler tornare indietro ( nemmeno
arrivò a pensare di voler essere preso in braccio, aveva
imparato da molto tempo a non chiedere queste cose ), si sarebbe
volentieri tranciato le ginocchia: questo dicevano le sue sopracciglia
aggrottate e le labbra assottigliate mentre a passi pesanti sul
sentiero argilloso raggiungeva e superava la figura immobile di Kanda.
« ... » Figura che rimase immobile e silenziosa,
socchiudendo le palpebre sugli occhi scuri solo per seguire meglio ogni
movimento del rosso: un passo, un altro, un ginocchio che cedette in un
battito di ciglia e Kanda si ritrovò non solo a reggere il
proprio peso ma anche quello di Lavi, letteralmente catapultato
all'indietro dal tradimento delle proprie stesse gambe. «
Coniglio... la prossima volta che osi cadermi addosso, ti faccio
rotolare giù. »
Il sibilo delle parole del giapponese fu come una carezza per Lavi. Nel
momento in cui aveva sentito il proprio ginocchio cedere già
si era visto su un letto d'ospedale, con il panda lì seduto
a sciorinare rimproveri e un Kanda ai piedi del letto incapace di non
sbuffare perché, ehy, un ragazzo con una gamba rotta
è tutto meno che utile, specialmente in determinate
situazioni. Il sollievo di sentire quel petto ampio contro la propria
schiena, le dita affusolate strette attorno alle sue braccia e,
soprattutto, il respiro lievemente affaticato dietro la sua nuca fu
tale da farlo ridacchiare... o forse era semplicemente un velo di
isteria. « Yu-chan, sei proprio un principe, mi hai afferrato
subito! Però... » L'occhio verde come l'erba
attorno al sentiero si spostò verso il basso, osservando con
aria critica la gamba che non voleva smettere di tremare, neppure in
quel momento. « ... non credo di poter camminare e tra poco
è il tramonto. Peccato, mi avevano detto che da
lassù si vede un panorama incredibile e speravo...
» " di vederlo con te ".
Ma questo non lo disse, non Lavi che nonostante la sua presenza
rumorosa sapeva benissimo cosa dire e cosa non dire. A ben
pensarci la sua intera esistenza era basata sull'assenza delle parole,
che fossero discorsi o fonti intere, poteva dire di esserci abituato.
Per questo si limitò a sorridere verso la vetta, provando ad
allontanarsi dalla presa di Kanda stranamente più molle del
solito. « Dai Yu-chan, scend- E-EHY! »
No, quello non lo aveva previsto.
La presa di Kanda non si era allentata per diletto, ma
perché il braccio sinistro lasciò andare la
spalla di Lavi per portarsi sotto le ginocchia, sfiorando a malapena
quello infortunato, per sollevare quel corpo inaspettatamente pesante (
come al solito! ) in una posizione più agevole rispetto a
tante altre. Non c'era nessuno a guardarli, questo si ripeteva, e
nessuno avrebbe fatto parola del fatto che Kanda Yuu, il temuto
esorcista, stava prendendo in braccio come una principessa il proprio
stupido ragazzo fattosi male come il perfetto cretino qual era. Gli ci
volle qualche secondo per aggiustare il respiro e sistemare meglio il
carico sulle braccia, carico che per una volta riuscì a
stare zitto. Inutile dire che Kanda ne fu enormemente compiaciuto,
zittire Lavi era diventato un obbiettivo raggiungibile solo attraverso
modi estranei alla sua persona e avrebbe voluto evitarli il
più possibile.
« Ora zitto. » Gli concesse solo questo, insieme al
permesso di circondargli il collo con le braccia, prima di ricominciare
a salire. Lentamente, ad ogni passo, la luce attorno a loro andava
diventando più calda, diversa dalla luce brillante con cui
avevano iniziato la scalata. Il verde delle foglie si tinse di oro, il
cielo cominciò a prendere i toni del violetto e i capelli di
Lavi, silenzioso e stretto al suo petto come un vero coniglio, arrivare
ad avere la medesima intensità del suo fuoco.
Erano per caso tanto caldi come sembravano? Lo avrebbero bruciato se
avesse osato toccarli, immergervi il viso? Troppe domande a cui non
voleva davvero una risposta, non mentre sapeva di compiere gli ultimi
passi. Vedeva finalmente il crinale a pochi metri e la presa delle
braccia dell'altro si intensificò attorno al collo. Uno,
due, tre passi--- e nessuno dei due era pronto a ciò che
stavano vedendo.
Nessun sentiero si diramava davanti a loro, moriva esattamente in cima
a quell'elevazione: da lì in poi solo una distesa di alberi
infinita, ondulata, una valle verde in lontananza e ancora
più lontano i contorni fumosi di quelle che dovevano essere
vere montagne, alte e nevose. Al di sopra di esse sprazzi di nuvole
violacee venivano tinte di rosso e di oro da un sole che bruciava come
una fiamma, colpendo qualsiasi cosa, incendiandola, rendendola preziosa.
Lavi si divincolò un po' da quelle braccia ormai stanche,
riuscendo a toccare il terreno con la gamba sana; non si
allontanò da Kanda, anzi, si permise il lusso di appoggiarsi
contro di lui mentre quest'ultimo non guardava il tramonto. Guardava il
giovane Bookman.
Evidentemente l'impressione avuta poco prima non poteva fermarsi ai
capelli, era impossibile: la pelle del ragazzo, da bianca come
l'avorio, andava a tingersi di un rossore naturale sulle gote e di oro
dal tramonto, oro che riverberava in quell'iride così
intensa rendendola liquida, viva, meravigliata di fronte a tutto
quello. E i capelli? Osò posarvi una mano, portando qualche
ciuffo dietro l'orecchio, in un gesto che mai si sarebbe azzardato di
compiere da qualche altra parte. Ma quel Lavi, quel ragazzo tanto
stupito da uno spettacolo completamente naturale...
« Oi. » La voce borbottante e secca di Kanda lo
fece girare, seppur malvolentieri: finalmente il rosso non era il
colore del sangue che bagnava la terra, ma un rosso diverso, un rosso
che scaldava la pelle e che andava disfacendosi piano, lentamente, nel
blu della notte. Lo stesso blu che ritrovò negli occhi
profondi come laghi alpini di Kanda, lo stesso blu che lo guardava come
se fosse lui quel tramonto tra le montagne. « Yu-cha---
» Il tono interrogativo venne smorzato, soffocato: non era da
Kanda baciarlo davanti ad un tramonto.
In effetti, pensò, rovinarsi la gamba poteva benissimo
valere un momento del genere e si arrese, come il tramonto si arrese
alla notte che lo abbracciava.
.Fine.
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... era da molto tempo
che non scrivevo qualcosa su D.Gray-man, perdonatemi gggn ;_;
Dedicata al mio amorevole e tanto cavaliere Yu-chan ( L )
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