Le Paludi di Esperia

di Feles 85
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Concepito da Strix e Feles sulle sponde del Reno bolognese nel fu Giungno 2009




Esperia è la rinascita di un orgoglio antico.
Un pensiero femminile generatosi nell’acqua del felsineo Reno, al Solstizio d’Estate.
“Il Temibile orgoglio di Juno”
L’orgoglio che è coraggio, 
desiderio di riscoperta e rinascita.
Crediamo nella Palude che è Madre, venefica e generosa ad un tempo,
Custode delle nostre stirpi e delle nostre terre.
Noi vogliamo risvegliarla
Vogliamo stipulare di nuovo il sacro patto.
Madre, chiamiamo il tuo nome!
Esperia!
Esperia è il Giardino custodito dalla Draco.
La Draco.
La Draco è imponenti Alpi e antichi Appennini.
Monti di Ghiaccio e Fuoco.
Montagne che proteggono il velenoso e fertile grembo della Draco,
la Palude dell’Eridano, gemella della palustre Lupa pontina...
Esperia. Terra della Sera, il giardino sacro a Giunone...
La Draco che si snoda lungo la figura della nostra terra
Eccola... Si appropinqua alle proprie fauci
ed è allora che s’intravede il fuoco sempiterno dei vulcani.
Trema, qui, la Draco. Trema e si apre.
La Terra oscura e proibita. L’aspetto recondito.
Esperia è il Vespro, il Vespro è Venere.
Qui s’alternano in Sacra Danza, Venus e Luciferus.
“Si mormora che qui, in queste terre oscure,
si adorassero due lune. La prima, bianca e mutevole, la Luna.
La seconda, fulgida e altezzosa, la Stella della Sera, Venere.”
Esperia.
Così la chiamavano i Greci, scorgendola dal mare.





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