Ore 20: 24 - 21
ottobre 2000
“Matt…”
E’ passato un tempo interminabile dall’ultima parola
pronunciata da L.
Mello sembra essere tornato in condizioni stabili, dorme
placidamente. Matt non ha fatto altro che stare al suo fianco, non lo ha
abbandonato mentre il dottore cercava di calmarlo, ma quando lui si sveglia,
non è lì. C’è solo quel ragazzo che ha detto di essere L e nessun altro.
I suoi occhi sono ancora semichiusi, liquidi, le pupille si
spostano lentamente da un angolo all’altro della stanza in cerca del viso
familiare di Matt. E invece niente. Solo quello strano
tipo che lo scruta appollaiato su una sedia di fianco a lui sorseggiando
placidamente una tazza di tea.
“Ben svegliato, Mello.” Dice con un’espressione che può
definirsi un sorriso “Hai dormito bene? Sono passati due giorni da quando il
dottore ti ha sedato…”
“Ma cosa… Perché? Cosa mi è successo?”
“Hai avuto una crisi, lo shock per la caduta è stato troppo
forte, e alla fine non sei riuscito a reggerlo. Il medico ha dovuto
somministrarti dei calmanti. Comunque non preoccuparti,
ora sei stabile, ti riprenderai presto.”
Mello è stufo di sentirsi ripetere sempre le stesse cose.Che
lui sarebbe guarito, che lui ce l’avrebbe fatta… Perché questa volta è diverso.
Nonostante tutto fa
un ultimo estenuato tentativo. Scosta la coperta con il braccio che non è
ingessato costatando così di essere in pigiama, e si concentra. L lo osserva
curioso.
Nulla. Le sue gambe sottili rimangono immobili esattamente
al loro posto. Ormai arreso del tutto, emette un accorato sospiro di dolore.
Perché soffrire inutilmente illudendosi? La verità è davanti
ai suoi occhi.
“Cos’hai, Mello?” chiede L facendo
palesemente finta di non capire.
“Se tu fossi davvero L mi lasceresti in pace, perché avresti
capito che per me non c’è speranza… Non riesco a muovermi, è inutile! Devo
essermi rotto qualcosa nella schiena!”
“Abbiamo controllato, l’unica cosa rotta è il braccio che
ora hai ingessato, per il resto sei rimasto miracolosamente illeso. Hai avuto
una grande fortuna. Avresti potuto morire, anche se
era proprio questo ciò che volevi a quanto pare. Peccato che tu non abbia preso
in considerazione un fatto. Avresti potuto finire la tua vita sul colpo, ma
anche terminarla dopo giorni di indicibili sofferenze, per emorragie interne o trauma
cranico. Non ci hai pensato? Invece sei salvo e quasi del tutto integro.”
“No, non è vero… Non ci credo… Non potrò muovermi mai più…”
L alza le spalle e appoggia la
tazza sul comodino. Si sporge in avanti sollevando delicatamente con la punta
delle dita della mano sinistra una gamba, e scopre il polpaccio tirandogli su
il pigiama fino al ginocchio. L’indice e il pollice dell’altra sua mano invece
vagano lentamente sulla sua pelle, come se fossero alla ricerca di qualcosa in
particolare.
“Se tu avessi la schiena rotta, i tuoi arti inferiori
avrebbero completamente perso ogni sensibilità.”
La schiena del bambino è percorsa da un brivido freddo. Se
solo avesse potuto, sarebbe scappato via all’istante.
“Che cosa vuoi fare?!”
“Darti la prova che potresti muoverti, se solo ci mettessi
un po’ di volontà.”
Decide di lasciar perdere le parole di L, il biondino.
Scosta il viso voltandolo dal lato opposto per non vedere in faccia quella
persona.
Aveva tanto sognato di vederlo. Di poter incontrare il suo mito
in ben altre circostanze… E invece eccolo costretto in un lettino
dell’infermeria, paralizzato e come se non bastasse con la voce gelida di quel
ragazzo che si dice L a rimbombargli nelle orecchie… E’ fastidioso!
Stringe gli occhi gridando forte nel sentire una scossa di
dolore percorrergli l’arto che poco prima il moro stava percorrendo con le
bianche e ossute dita.
L smette all’istante di tastare la
pelle del bambino mentre un leggero sorriso gli illumina nuovamente il viso.
“ Perdonami” azzarda rimettendosi comodamente appollaiato
sulla sedia “ Non era mia intenzione farti stare ulteriormente male, ma non
avevo altra scelta che stimolarti un nervo della gamba per provarti che la
sensibilità c’è ancora”
“ Male… detto!”
“ Me lo dicono in molti che esagero… Ma dopotutto non potrei
essere il miglior detective del mondo se non facessi di tutto per dimostrarti
che le mie teorie sono esatte, non pensi?”
Vorrebbe potersi mettere seduto e stringere forte quella
gamba dolorante, Mello, ma la paralisi glielo impedisce rendendo ancora più
doloroso il calvario. Fa per imprecare nuovamente contro quel ragazzo che
sembra volergli solo rendere più difficile la vita, ma le parole vengono ancora
una volta soffocate da un’ altro gemito di dolore,
stavolta ancora più forte, proveniente
dall’altra gamba.
Ancora L.
“ Bene, sembra che anche questa gamba sia ancora sensibile,
Mel…”
“ Lasciami in pace! La finisci? Tu non sei L! Sei solo un
sadico a cui piace vedermi soffrire… Se è l’inizio di una punizione per lo
scherzo che ho fatto a Near… Beh, preferisco essere espulso piuttosto di
succedere ad un pazzo!”
Il grande detective si blocca di scatto come cadendo dalle
nuvole.
“ Ma di cosa stai parlando, Mello? La questione è stata risolta, Matt ha confessato
giusto poche ore fa e si sta preparando per andarsene… Non vedo cosa tu possa
centrare con questa faccenda.”
Il dolore sembra non esistere. L’espressione colma di dolore
che fino a poco fa era dipinta sul chiaro viso del bambino tramuta di un misto
tra stupore ed angoscia… Cosa ha detto L? Cosa centra Matt con tutto questo?
“ Non… Non capisco, Matt non…”
“ Guarda…” L si alza lentamente dirigendosi verso la
finestra della camera volgendo lo sguardo all’enorme cancello in ferro battuto
nel cortile della Wammy’s House “ Stà giusto uscendo
adesso. Mi ha detto di dirti che gli dispiace non essere passato a salutarti ma
che non voleva farti stare ancora più male, Mello. Non pensavo che fosse il
tipo da fare scherzi tanto pericolo…”
“ Non è vero! Matt non centra nulla! Sono stato io a fare lo
scherzo a Near e non Matt! La colpa è mia e di nessun’ altro!”
Tenta di fare forza sulle braccia per alzarsi,
Mello. Invano.
Le lacrime iniziano a solcargli imperterrite le gote
arrossate morendo sulle labbra.
“ Mello non sforzart…”
“ Zitto! Stai… Zitto, tu!”
Non può più sentire quella voce. Non può più sentire quelle
insulse frasi di circostanza. L’unica cosa che gli importa ora è Matt e nient’
altro.
“ Matt! Non… Non puoi andartene, Matt!”
Tenta il tutto per tutto, Mello.
Il dolore alla schiena è tremendo e le gambe risentono
ancora dello stimolo provocato dall’altro ragazzo, che ora stà immobile ad
osservare la scena vicino alla finestra.
Ma Mello non lascia perdere. Anche nel caso che la schiena
fosse ancora sana, rischierebbe di rompersela veramente pur di fermare Matt.
Con un ultimo sforzo riesce a tirarsi seduto ed a muovere
una delle gambe. Un “ crack” proveniente dal bacino rimasto immobile per 48 ore
consecutive… E Mello, ansimante, tenta di muoversi verso il pavimento.
“ Matt! Mat…!”
Cade a terra con un tonfo facendo allarmare leggermente L,
che gli si avvicina per aiutarlo. Mello non bada nemmeno al fatto di essersi
riuscito a muovere preso com’era dalla notizia. Piange ininterrottamente
continuando ad invocare il nome dell’amico… Che nemmeno un minuto dopo sbatte
forte la porta della stanza facendo capolino davanti ai due.
“ Mello! Cosa è successo?”
“ M… Matt…” non capisce, Mello.
Matt doveva essersene appena andato… E invece era difronte a lui come se non
sapesse nulla di ciò di cui aveva parlato il detective.
Lo abbraccia forte, il rosso, scostandolo da L. Mello
continua a piangere e a chiamare l’amico non rendendosi ancora conto che la
partenza di Matt era stata solamente una menzogna di L per spaventarlo
ulteriormente e far si che si muovesse da solo.
“ Mello, cosa succede? Che ci fai a
terra?”
“ Non andartene! È solo colpa mia se Near è stato male e non
devi essere te a prenderti la colpa di tutto! Non voglio!”
“ Ma che…”
“ Scusa se ti ho mentito, Mello, ma questa era l’unica
maniera che mi rimaneva per provarti che puoi muoverti.”
Solo adesso Mello inizia a calmarsi,
riprendendo a respirare lentamente. Ma la sua attenzione si pone su un
particolare… Come fa L a sapere dello scherzo?
Matt aiuta Mello a sdraiarsi sul
letto mentre L riprende a parlare.
“ Near mi ha raccontato tutto. Ma
non pensate male su di lui, non aveva intenzione di fare la spia, anche perché
da quello che ho capito in seguito allo scherzo sono successe molte cose. Ed è
da questo che ne è derivato il gesto azzardato compiuto da Mello alcuni giorni
fa, giusto?”
Matt volse lo sguardo al compagno che annuì silenziosamente
senza guardare il detective negli occhi… Era stato Near
a rivelare tutto, se lo sarebbe dovuto aspettare dopo
quello che gli aveva combinato. Non riusciva a dagli
torto.
“ Mi ha raccontato della giornata trascorsa in quella cassa,
di quanto stesse male e volesse uscire. Poi, ha detto che la sera siete tornati
per tirarlo fuori, che nonostante non riuscisse ne a
muoversi e nemmeno a parlare per lo sforzo, riusciva a percepire la
preoccupazione da parte vostra, in particolare quella di Mello. Mi ha detto che
non lo hai mai trattato come nei giorni seguenti e che hai fatto di tutto per
farti perdonare… Ma non ha voluto proseguire. Mi ha detto che quello che successe
dopo è la causa del tuo gesto ma non si è sentito di parlarmi dellla cosa senza
il tuo permesso.”
Mello arrossisce un poco. Sì, dev’essere lui a raccontare cos’è successo in seguito, se
ne rende perfettamente conto. Non deve vergognarsi. A L in persona sente che
deve confessare tutto, ormai convinto del fatto che si trovi realmente davanti
al suo idolo.
“Ero preoccupato per Near…
Moltissimo. Così ho cercato di prendermi cura di lui, esattamente come ti ha
detto.” Racconta “Però poi in pochi
giorni tutto è precipitato, e io mi sono ricordato di mia madre, di quando
vivevo con lei… E poi… Di come è morta… Per colpa mia. Lei non mi ha mai
voluto, perché mio padre era un uomo che le aveva fatto del male, e poi era
rimasta incinta… Mi ripeteva ogni volta che ero la sua più grande disgrazia e
che mi odiava… Poi sono venuto a sapere che il suicidio di mia madre ha
implicato anche la morte della madre di Near… Io mi
sono sentito malissimo… Non avrei dovuto nemmeno
esistere…”
Si ferma un attimo. Raccoglie il respiro, perché sente che
se non dovesse concentrarsi rischierebbe di mettersi di nuovo a piangere. Ha le
lacrime facili, Mello, in questo stato.
L lo guarda curioso, con quei suoi occhi spalancati che
tanto lo fanno assomigliare ad un gufo accoccolato su quella sedia, mentre si
mangiucchia un dito.
“Interessante…” dice “I ricordi hanno scatenato in te dei
sensi di colpa non indifferenti… Davvero molto, molto interessante… E io che
portandoti qui in infermeria pensavo che centrasse la tua posizione in
classifica dietro Near… Mi ero sbagliato all’inizio,
lo ammetto, ma ora che so tutta la storia è tutto molto più chiaro. Si può dire
che eri profondamente depresso. Peccato che a mio avviso, un tuo eventuale
suicidio non avrebbe potuto risolvere di molto le cose, non ti pare?”
Mello rimane in silenzio a
rimuginare. Il suo sguardo su sposta dal suo stesso
grembo allo strano viso di L, per poi passare a quello preoccupato di Matt e di
nuovo verso il basso infine. Si sente un po’ a disagio a farsi psicanalizzare
in quel modo dal detective. Oltretutto può sentire il suo biasimo verso quel
gesto avventato e pericoloso, e la cosa di certo non lo aiuta a mettersi in
buona luce con lui. Decide così di non rispondere, evitandosi delle brutte
figure. Perché lui in realtà di motivazioni ne ha eccome, ma non se la sente di
dar torto al grande L, il suo idolo.
“Ok, capisco…” riprende L “Forse sarebbe meglio se io e te parlassimo un po’ tête à tête. Matt… Potresti
lasciarci un po’ da soli? Credo che Mello in questo
modo possa raccontarmi le cose più liberamente.”
Matt annuisce, malgrado non abbia alcuna voglia di lasciare
l’amico. Dopo quello che è successo, non se la sente.
Un silenzio
imbarazzante cade nuovamente nella stanza. Mello si
rintana sotto le coperte riuscendo adesso a muoversi, come a volersi creare una
barriera che lo protegga da quello sguardo che lo scruta con insistenza come se
fosse un interessante oggetto di studio per capire la psiche umana: non
sopporta di essere visto in quel modo dopo quello che
ha passato.
“ Ascolta Mello, ti sembrerò
rompiscatole e fastidioso mentre ti parlo in questa strana posa che mi fa sembrare
una civetta impicciona… Ma sappi che se in questo momento sono qui a parlare
con te è perché vorrei che la faccenda non prendesse nuovamente una brutta
piega…”
Il biondino stavolta si gira verso di lui
, senza però scostarsi le coperte di dosso.
“ Mi è già successo anni fa un caso simile… E purtroppo non
è finito come il tuo caso… Lui era il migliore dell’istituto, prendeva voti
altissimi e pensa… Era perfino più bravo di Near.
Penso che tu l’abbia conosciuto, ma si tratta di parecchi anni fa ed eri qui da
poco. Questo ragazzino però… Soffriva di una depressione acuta dovuta allo
stress per essere appunto il migliore dell’istituto. Aveva timore di non
esserne all’altezza e così… Un giorno decise di togliersi la vita. Neppure il
suo migliore amico, Rue, riuscì a fermarlo”
“Rue? Ma…”
“ Si esatto, si tratta di lui. Ma non è di B che ho
intenzione di parlare oggi. Tu dovresti ritenerti fortunato, Mello. Matt ha fatto di tutto per salvarti la vita, ha pure
rischiato di morire insieme a te. Fortunatamente poi sono arrivato io nel
momento giusto e sono riuscito a pararti la caduta. Mi ha fatto veramente male
scoprire che anche tu volevi toglierti la vita e…”
Non finisce la frase. Viene interrotto dallo scricchiolio
della maniglia della porta.
Fa capolino nella stanza una testolina bianca. Near.
Accortosi però della presenza del detective, quest’ultimo
sussulta un istante facendo per ritirarsi in silenzio.
“ Aspetta!” Lo blocca la voce di L.
Near allora si ferma, alzando lo
sguardo verso il moretto e poi verso Mello. Il
biondino rivolge un gesto di assenso. Dunque può entrare, anche se dopotutto
non se la sente in presenza dell’adulto.
“Accomodati pure, Near. Stavamo
giusto parlando di ciò che è accaduto in questi giorni, penso sia giusto
parlarne anche in tua presenza dato che sei stato personalmente coinvolto, no?”
Annuisce senza alzare lo sguardo. Ha paura che Mello se la prenda, sapendo che è stato lui a raccontare
tutto ad L.
“ Ho parlato con il tuo compagno… Spero abbia capito che il
suo gesto non sarebbe servito a nulla se non a rendere il tutto più drammatico
di quanto già fosse, in ogni caso… Vorrei rivolgere un’opinione personale anche
a te, riguardo il tuo comportamento assunto in questi
giorni nei confronti di Mello, Near.
Io… Io capisco perfettamente come ti sei sentito durante la reclusione in
quella cassa, Near, nonostante non mi sia mai
capitato per mia fortuna… Quello che realmente non concepisco è il modo in cui
ti sei accanito contro Mello per vendicarti. Il fatto
che tu, nonostante sapessi del suo pentimento e di quanto soffrisse per ciò che
era accaduto in passato sia arrivato a volergli far pesare ancora di più la
cosa. Da quello che ho sentito dire su di te, tu non ami metterti in mostra e
non fai nulla per suscitare l’attenzione da parte dei tuoi compagni. Non hai
mai attaccato briga con nessuno restandotene sempre in disparte… Eppure in
questi giorni sei riuscito a tirare fuori la rabbia repressa accanendoti contro
la persona a te più vicina, in questo caso Mello. In
parte la potrei reputare una cosa positiva, ma avendo provocato tale danno mi
dispiace dirlo ma questo tuo comportamento mi ha in parte deluso…”
Continua ad avvolgersi la ciocca di capelli nell’ indice continuando a guardare verso il pavimento.
“ Tornando a te, Mello… Penso
ormai che tu abbia capito l’inutilità e la follia di un gesto come il tuo… A parte
questo spero non si ripetano mai più azioni simili a quelle che hai compiuto
nei confronti di Near. Con la vita non si scherza, Mello, ma penso che tu abbia imparato la lezione ormai…”
Mello fa un cenno di assenso col
capo.
L si alza dalla sua postazione volgendo lo sguardo ad
entrambi. Tira su le coperte a Mello per coprirlo
ammodo e dà una carezza sul capo a Near
incamminandosi infine verso l’uscita.
“ Mi dispiace lasciarvi soli, ma adesso
devo proprio scappare. Roger mi aspetta in ufficio, vuole sapere le tue
condizioni, Mello. Ah, dimenticavo… Se in questi
giorni vi siete chiesti il perché di tutta questa agitazione, sappiate che il
mio compleanno cade durante la festa di Halloween, ragazzi. Spero di vedervi
entrambi la sera, perciò… Near, vedi di non cacciarti
nuovamente nei guai e Mello, stai a
riposo per qualche giorno e vedrai che riprenderai a saltare e correre molto
presto.
A presto, ragazzi.”
I due salutano in silenzio con un cenno della mano.
Sono da soli ora, in quella stanza dell’infermeria.
L’albino non accenna ad aprire bocca, quel silenzio lo
infastidisce. Vorrebbe riuscire a chiedere scusa a Mello
ancora una volta per l’accaduto ma le parole non gli escono di bocca.
Mello da parte sua non se la sente
di iniziare a parlare per primo, è ancora un po’ scosso e non ha intenzione di
rischiare ancora una volta di ferire il più piccolo con le sue frasi e le sue
azioni.
Il silenzio regna sovrano per alcuni minuti. Minuti che
paiono interminabili. Minuti di riflessione interiore per entrambi. Giungono
infine alla stessa conclusione, forse la migliore per entrambi anche se leggermente
drastica. Adesso è Mello che decide di aprire bocca
per primo.
“ Ascolta Near… Mi dispiace per
ciò che ti ho fatto, non volevo… Non volevo sbarazzarmi di te quando ti ho
fatto quello scherzo e… Mi dispiace per le nostre madri e per ciò che hai subito
a causa mia, ma ormai penso di averti chiesto scusa già diverse
volte per tutto questo e… Non mi piace essere ripetitivo su queste cose,
non è da me.”
Il tono si fa leggermente più duro, ma non cattivo.
“ Io penso che la cosa migliore da fare sia ricominciare…
Capisci cosa voglio dire, Near?”
“ …si” Un leggero sussurro esce dalle sue labbra “ Si, capisco cosa vuoi dire. Io… io non sono mai riuscito ad
esternare i miei sentimenti… e l’unica volta che ho provato a farcela non ho
fatto altro che peggiorare una situazione già complicata. Mi spiace. È brutto
da dire ma in effetti non ci sono molte soluzioni…”
“ Allora… Va bene per entrambi?”
“ Sì! È la soluzione migliore.”
“ Bene…”
Near si alza dalla sua postazione
dirigendosi verso l’uscita.
Ormai la decisione è presa. Ognuno tornerà alla propria
vita, ai propri doveri… Near tornerà ad essere il
freddo e distaccato bambino prodigio primo nella classifica… Mello, il numero due, il suo eterno rivale.
Fuori piove, nel cielo grigio di Londra un fulmine cade
vicino all’istituto producendo un forte rombo. La luce provocata dal lampo
illumina la stanza facendo sobbalzare Near
sull’uscio.
Il tremore del giovane è ben visibile.
“ Near…”
“ Si?”
“ Se stanotte non riesci a dormire… Vieni pure da me…”
Un leggero sorriso si dipinge sul volto ancora pallido del
biondino. Lo stesso che si scorge in quello perennemente neutrale di Near.
“ Grazie…”
Ragazze!!! è con grande piacere che vi annunciamo... LA FINE DI
" Alone in the Dark"!!! ç___ç Che tristezza ç__ç Questa storia ci
mancherà da impazzire, veramente... eh? Cosa sono quegli sguardi?... ahhh... scommettiamo che vi
state chiedendo che fine abbia fatto Matt e come andrà al compleanno di L, eh?
^^ Niente paura^^ La storia è terminata, certo ^^ Ma lo special
non lo toglie nessuno!!! Perciò vi invito ad attendere
il prossimo capitolo speciale, ovvero: IL COMPLEANNO DI
L!!!
Alla prossima!!!
Un kissone by Elly
& Lolly!
Ringraziamenti
speciali a:
patri_lawliet
kokuccha
reidina
L chan
_pEaCh_
DarkRose86
Black Lolita
MiyuNamikaze
__Aiko__