Eccoci alla fine. Questo è l'epilogo. Tutte le storie devono
averne uno...no?
The Only Way Out, Is Through
Passarono un bel po' di tempo a
spiegare a Regina cosa era successo mentre lei era addormentata, in
quei cinque anni ma soprattutto negli ultimi giorni.
Quando le ebbero raccontato cosa era
successo e che avevano bisogno di rimandare le loro copie
nell'universo giusto, lei fu immediatamente d'accordo e pronta a
partecipare.
“Due giorni in questa realtà e
sembrano passati dieci anni” sospirò Emma, mentre tornarono verso
la piazza di Storybrooke.
“Non è divertente, Emma” Regina la
fulminò con lo sguardo.
“Henry avrà ventiquattro anni. Si
sarà già diplomato al college.”
“Il college più vicino è a Boston.
Pensi che i tuoi genitori lo abbiano mandato così lontano solo per
farlo studiare?”
“Sarà meglio per loro. Henry deve
avere una vita migliore della mia.”
“Potremmo tornare e potrebbe essersi
sposato. Potrebbe aver avuto un figlio a diciotto anni, avrebbe l'età
di Neal” le disse Regina, indicando con un gesto della testa il
ragazzino che stava camminando mano nella mano con Henry qualche
metro dietro di loro.
“Non scherzare, Regina.”
“Non sto affatto scherzando. Sotto la
guida dei tuoi genitori, chissà cosa cavolo sarà successo al mio
piccolo principe.”
“Beh, presumo che lo scopriremo
presto.”
Regina appoggiò la sfera al centro,
Henry, Ruby e Neal rimasero in disparte mentre loro si posizionarono
attorno ad essa alla stessa distanza l'una dall'altra.
“Pronte?” domandò Regina.
Tutte le altre annuirono, tesero le
braccia in avanti.
La loro magia colpì simultaneamente la
sfera, illuminandola di una luce bianca e brillante.
Continuarono per diversi secondi a
concentrarsi sulla sfera, ma non successe niente di niente.
Provarono ancora e ancora, ma
semplicemente niente sembrava essere efficace.
“Forse dovremmo” iniziò la
versione più vecchia di Emma.
Ma Regina capì subito che stava per
proporre di rinunciare, quindi la bloccò con un semplice ma deciso
“No.”
“Non sta funzionando” le fece
notare l'altra Regina. “Forse Malefica era l'unica che poteva
attivare il portale.”
“Ma questo significherebbe che non
c'è modo di tornare indietro” rispose Emma, facendo notare
l'ovvio, ma non riuscendo ad evitarlo.
“No” ripeté soltanto Regina,
scuotendo la testa e tendendo nuovamente le mani in avanti, pronta a
colpire di nuovo la sfera.
“Regina” iniziò Emma.
Lei non si lasciò minimamente
distrarre, ricominciando con il suo incantesimo.
“Non mi arrenderò. Potete aiutarmi o
potete togliervi di mezzo. La scelta è vostra” disse soltanto,
chiudendo gli occhi e concentrandosi con tutta se stessa sulla sfera.
“Forse” intervenne la Regina di
quella realtà “il punto è che la stiamo colpendo con la magia
sbagliata. Del resto, la magia di Malefica era nera. Dovremmo provare
ad usare quel tipo di magia, invece di quella bianca.”
Regina ci rifletté a lungo. Alla fine
annuì.
“Solo io e te ne siamo in grado.”
“Dovrà bastare” mormorò.
Senza esitare oltre, entrambe
iniziarono a colpire la sfera nuovamente, usando l'altro tipo di
magia che possedevano.
La sfera tremò, ma niente di più.
Regina sapeva che doveva essere più
forte, più scura, più il tipo di magia che avrebbe usato Malefica,
ma non sapeva se era ancora capace di farlo, dopo tutto quello che
aveva provato con la propria redenzione.
Chiuse gli occhi, la voce di sua madre
risuonò nella sua testa.
L'amore è debolezza.
Inspirando si concentrò sul dolore, su
quello che aveva provato quando Cora aveva strappato via il cuore di
Daniel, pensando a cosa avrebbe fatto se al suo posto ci fosse stata
Emma. Si rese conto in quel momento che visto quanto le loro vite
erano frenetiche e pericolose, la possibilità di perdere Emma a
causa di qualcuno come sua madre, non era così assurda come poteva
sembrare a primo impatto.
Si concentrò sul dolore, sulla rabbia
che anche il solo pensiero di quell'avvenimento le causavano
immediatamente.
Pensò alla vendetta.
A quanto facile fosse per lei quel
sentimento.
A quanto forte l'aveva provata.
In un lampo accecante il portale
contenuto nell'amuleto di Malefica si spalancò, proprio come era
successo la prima volta.
Si presero per mano, pronte ad
attraversarlo, quando la voce di un uomo le distrasse.
“Aspettate” Henry si avvicinò
quasi correndo. Abbracciò Regina, mormorando un tenue “Addio”
contro la sua guancia e poi abbracciò Emma, parlandole all'orecchio.
La bionda corrugò la fronte, ma annuì. “Fate attenzione” disse
loro. “In questi cinque anni sono successe molte cose, cose che voi
dovrete affrontare. Che forse, se rimanete insieme, riuscirete a
fermare. Non è tutta colpa di Malefica, la distruzione di questa
città.”
“Henry” Emma del futuro intervenne,
facendolo tacere. “Non ci è concesso rivelare loro niente del
futuro. Non dire altro.”
Lui guardò la versione giovane di Emma
negli occhi, annuendo.
“Ricorda solo cosa ho detto” la
avvertì.
Poi indietreggiò, lasciando che Emma e
Regina si prendessero per mano.
“E se fossero già passati cinque
anni?” mormorò Regina, quando furono faccia a faccia col portale,
ma senza muoversi.
“E se il portale mandasse avanti
sempre di cinque anni e ne fossero passati dieci?” chiese di
rimando Emma.
“Presumo che lo scopriremo presto.”
Emma sospirò.
Erano pronte.
Proprio come vi erano entrate, uscirono
di nuovo da quel portale e tornassero finalmente a casa.
Quando il portale si richiuse, nessuno
si mosse.
Bianca continuò a fissare la sfera che
ormai giaceva a terra, infranta.
David estrasse la spada dal torace di
Malefica, il suo cuore aveva già smesso di battere da diversi
secondi. Era ora di lasciarla andare.
Ruby stava premendo le mani contro la
ferita sul fianco sinistro di Mulan, erano ricoperte ormai di sangue
e gli occhi della donna sdraiata a terra stavano ormai iniziando
lentamente a chiudersi, stava scivolando via.
Passarono solo una manciata di secondi.
Bianca cadde in ginocchio, iniziando a
piangere, David le corse accanto, abbracciandola.
Ruby sfiorò la guancia di Mulan,
guardandola negli occhi per l'ultima volta.
Erano passati solo una decina di
secondi da quando il portale si era richiuso. E già ogni cosa era
cambiata per sempre.
Fu allora che, proprio come si era
richiuso, il portale si riaprì, una luce abbagliante fece voltare di
nuovo tutti loro verso la sfera.
Emma e Regina la attraversarono,
guardandosi attorno velocemente. Riconobbero immediatamente il posto
e il momento in cui si trovavano: non potevano che essere passati
pochi secondi da quando se ne erano andate via.
Si guardarono, capendosi al volo.
Emma si voltò verso il portale, usando
la magia per richiuderlo, mentre Regina corse a perdifiato verso
Mulan, cercando di guarirla.
Quando il portale fu richiuso, le
ferite della principessa riparate ed il momentaneo shock si fece da
parte, Biancaneve corse incontro a sua figlia, abbracciandola con
slancio.
David fece lo stesso, mentre Biancaneve
passava ad abbracciare Regina, dopo che Ruby l'ebbe lasciata andare.
Dopo qualche istante, si guardarono
l'un l'altro.
“Ha funzionato” mormorò Emma.
“L'incubo è finito” aggiunse
Biancaneve.
“Malefica è morta” la voce di
Regina nascondeva il tono triste di chi ha appena perso un'amica. I
suoi occhi si abbassarono e non disse altro, incamminandosi
lentamente verso Mulan, sollevandola con la magia e poi
trasportandosi dentro l'ospedale.
Quando gli altri raggiunsero
l'ospedale, trovarono soltanto Whale che monitorava i suoi parametri
vitali, ma di Regina non c'era traccia.
Emma era sicura di dove l'avrebbe
trovata, così uscì dall'edificio, dirigendosi a passo svelto verso
la propria macchina, ed iniziò a guidare verso Mifflin Street.
Quando spalancò la porta, vide due
figure in piedi nell'ingresso, abbracciate così strette che potevano
a malapena essere distinte l'una dall'altra.
“Non mi lascia andare, mi ha tenuto
così per un buon quarto d'ora.”
La voce di Henry arrivò alle sue
orecchie attutita dalla spalla di Regina, contro cui era appoggiato
il suo viso.
Le braccia della donna erano avvolte
attorno alle sue spalle, mentre quelle di Henry cingevano la vita di
sua madre.
“Sembra che non mi abbia visto da
anni, quando invece eravamo insieme due ore fa.”
Emma tirò un sospiro di sollievo
tremolante, prima di scoppiare a ridere.
“Ragazzino, domani ti
porto da tuo nonno, così può insegnarti come ci si rade. Quattro
peli sulla faccia non sono una barba, sono brutti da vedere e
spaventano le ragazze.”
Lui la guardò con gli occhi socchiusi,
come se fosse matta. E forse lo era. Forse le sue madri erano
entrambe impazzite in quel breve lasso di tempo in cui erano state
lontane.
Emma si avvicinò a loro,
abbracciandoli entrambi ed appoggiando il mento sopra la testa di suo
figlio.
“Mi sei mancato” mormorò Regina.
“Anche a me, ragazzino” aggiunse
Emma.
“Qualcosa mi dice che per voi non
sono passate le poche ore che sono trascorse per me” mormorò lui,
iniziando a preoccuparsi.
“Siamo state nel futuro” raccontò
Emma, allontanandosi leggermente, per poterlo guardare negli occhi.
“Cinque anni nel futuro.”
“Oh” sussurrò lui, portandosi una
mano sul viso. “Questo spiega i commenti sulla barba.”
Sia Emma che Regina risero,
districandosi dall'abbraccio ma rimanendo vicinissime ad Henry, senza
volerlo le loro mani si intrecciarono.
“Ma quanto siete state lì?”
“Solo un paio di giorni, ma è stato
terribile.”
“Com'era?”
“Te lo racconteremo dopo, quando ci
saranno anche i tuoi nonni. Per adesso perché non andiamo a pranzo?
Non so voi, ma io sto morendo di fame.”
Si trovarono alla tavola calda di
Granny, i suoi genitori erano già lì che li aspettavano, mentre
Ruby e Mulan erano ancora in ospedale. Belle e Aurora li avevano
raggiunti prima che Emma, Regina ed Henry arrivassero.
Quando la porta della tavola calda si
aprì e le due donne entrarono precedute da loro figlio, tutti quanti
si paralizzarono.
Regina abbassò lo sguardo, sapendo che
la sua presenza poteva non essere ben vista da chi pensava che
Malefica li avesse presi di mira a causa sua. Ma l'unica cosa che
voleva era pranzare assieme alla sua famiglia, quindi si fece
coraggio ed attraversò il ristorante fino al tavolo dove erano
Bianca e David, sedendosi insieme a loro, seguita immediatamente da
Emma ed Henry.
“Dovete raccontarci tutto” disse
immediatamente Bianca, curiosa come al solito. “Cosa c'era
dall'altra parte del portale?”
“Siete cadute in un portale?”
intervenne subito Henry. “Forte.”
“Ragazzino, dobbiamo rivedere il tuo
concetto di forte” intervenne Emma, ridendo della propria battuta,
iniziando a raccontare di cosa era successo loro, del viaggio nel
futuro, dell'incontro con Henry, dell'incantesimo del sonno eterno
che Regina aveva fatto a se stessa e del cambiamento radicale nel
modo di fare di Emma.
Raccontò di come avevano visto Ruby e
Neal, ormai cresciuto, di come avevano sconfitto nuovamente Malefica
e di come erano infine riuscite a riaprire il portale per poter
tornare indietro alla propria realtà.
“E la città era completamente
devastata?” chiese Henry.
“Sì, tranne poche case.”
“E Malefica lo aveva fatto?”
domandò Bianca.
“Ma, perché? Non suona molto da lei”
intervenne nuovamente Henry.
Emma e Regina si guardarono,
leggermente perplesse.
“La gente sarà impazzita, come dopo
l'incantesimo di Ingrid” cercò di ragionare Emma. “Penso che
dopo cinque anni in quel modo le cose siano degenerate.”
Nessuno sembrò molto convinto da
quella spiegazione.
Le parole che Henry aveva detto loro
nel futuro risuonarono nella testa di entrambe le donne.
Non è tutta colpa di Malefica, la
distruzione di questa città.
Che ci fosse
qualcos'altro in serbo per loro, proprio adesso che erano riuscite a
sconfiggere Malefica?
“Ma non ci avete
detto la cosa più importante” le distrasse loro figlio, facendo
perdere loro quella linea di pensiero. “Quanto sarò bello da
grande?”
Tutti risero,
distraendosi, anche se solo per quel pranzo, dalle cose orribili che
erano successe quel giorno. E che probabilmente avrebbero continuato
a succedere.
Quando rientrarono
alla villa quella sera, dopo aver passato tutto il pomeriggio in
ospedale con Ruby e Mulan e aver cenato a casa dei genitori di Emma,
erano esauste.
Sembrava che
fossero passati anni.
Volevano soltanto
dormire e svegliarsi il giorno seguente, per poter iniziare ad andare
avanti con le loro vite, come facevano sempre dopo ogni battaglia.
“Vuoi aspettarmi
qui, mentre accompagno Henry a letto?” sussurrò Regina appena la
porta si chiuse alle sue spalle.
“Mamma ho
quattordici anni, penso di riuscire a trovare il mio letto da solo”
disse Henry, alzando gli occhi al cielo ed incamminandosi verso le
scale.
“Ti aspetto qui”
le disse Emma con un sorriso, sapendo che Regina voleva dargli la
buonanotte prima di lasciarlo dormire.
Lei le rivolse uno
sguardo grato, seguendo suo figlio.
“Henry, dai la
buonanotte a tua madre” ordinò quando fu ai piedi delle scale.
Lui si voltò,
tornando indietro di corsa mentre Regina iniziava a salire lentamente
le scale, avvicinandosi ad Emma ed abbracciandola di slancio, senza
che lei avesse il tempo di reagire in alcun modo.
“Notte, ma'” le
disse, sorridendole e poi correndo di nuovo n direzione delle scale,
superando Regina ed arrivando prima di lei in camera.
Emma rimase lì a
guardare le scale che avevano appena percorso le due persone più
importanti della sua vita, sorridendo a se stessa.
Sovrappensiero, si
mise le mani dentro le tasche del giacchetto come era solita fare.
Solo in quel
momento si ricordò di quello che le aveva sussurrato Henry
all'orecchio.
Controlla la tua tasca sinistra
quando nessuno può vederti.
Ci aveva fatto
scivolare dentro un bigliettino. Sopra c'erano poche righe
scarabocchiate in fretta con l'inconfondibile calligrafia di Henry.
Lesse velocemente
quelle poche righe, poi le rilesse di nuovo, ancora e ancora e
ancora. Ma non avevano senso.
Poteva solo dirle
cosa aspettarsi, invece le aveva lasciato un indovinello.
Ruby e Whale non sono gli unici
mostri della Foresta Incantata.
Ne manca uno alla lista, ma dovrai
arrivarci da sola.
Ricordati solo che nessuno è al
sicuro quando cala la notte.
Cosa diavolo stava
cercando di dirle suo figlio?
“Cosa stai
leggendo?”
La voce di Regina
la colse alla sprovvista, il suo sguardo scattò verso l'alto ed
accartocciò in fretta il foglietto che aveva in mano, che senza il
suo controllo prese fuoco, lasciando solo cenere tra le sue dita.
“Mi hai spaventata.”
“Ti
chiedo scusa, non era mia intenzione” la donna si avvicinò
lentamente verso di lei, prendendole delicatamente la mano per
controllare che non vi fossero bruciature. La magia poteva essere
pericolosa per chi non sapeva bene come usarla.
“Era solo la lista della spesa della
settimana scorsa” mentì Emma. “Non so perché fosse ancora nella
tasca del mio giacchetto.”
Regina continuò a guardare il palmo
della sua mano, cercando di nascondere il proprio sorriso e annuendo
distrattamente.
“Non c'entra niente con quello che ti
ha sussurrato Henry all'orecchio quindi, né con il foglietto che ha
fatto scivolare dentro la tua tasca?”
Emma deglutì, per un attimo quasi
spaventata dalla capacità di osservare ogni dettaglio della donna
che le stava di fronte.
“Immagino che tu non voglia
parlarne.”
“Non stasera” supplicò Emma.
“Magari tra qualche giorno potremmo iniziare a cercare i nostri
nuovi guai, ma fintanto che non sono loro a trovarci per primi, io
dico di vivere qualche giorno in santa pace.”
Regina le sorrise e fu solo in quel
momento che Emma si rese conto che non stava più controllando che
non si fosse bruciata, ma stava tracciando con delicatezza le curve
ed i dossi della sua mano, tenendola delicatamente tra le proprie,
guardandola negli occhi con nient'altro che comprensione e affetto.
Il suo respiro fu improvvisamente
bloccato a metà della sua gola quando si rese conto che erano a casa
di Regina, Henry stava dormendo e loro erano finalmente a casa.
Emma fece un passo in avanti, invadendo
lo spazio personale di Regina, quasi senza rendersene conto.
A sua volta, la mora lasciò andare la
mano di Emma, per stringere le proprie braccia attorno alle sue
spalle.
“Ciao” mormorò Emma, mentre le sue
mani si posavano sui fianchi di Regina.
“Ciao” rispose sorridendole.
“Sei bellissima” aggiunse la
bionda, dandosi della stupida troppo tardi per essersi lasciata
sfuggire quello che per lei era un segreto inconfessabile, ma che per
il resto del mondo non era altro che l'oggettività dei fatti. Emma
trovava Regina molto bella, chiunque sarebbe riuscito a rendersene
conto.
Le dita di Regina accarezzarono
delicatamente il suo viso per qualche istante, poi sfiorò con le
labbra quelle di Emma.
Avrebbe voluto dire così tante cose,
dirle che l'amava, ma che c'era di più. Che pensava di aver trovato
finalmente l'unico vero amore della sua vita e che tutto il resto,
tutto quello che aveva provato per altre persone, impallidiva davanti
all'immensità di ciò che sentiva per Emma. Avrebbe voluto dirle che
anche se non sapeva bene come fare, voleva che tra loro le cose
funzionassero, perché sentiva che quella era la sua possibilità di
avere finalmente un lieto fine. Avrebbe voluto dirle che era
dispiaciuta per tutto il dolore che le aveva causato e che amava ogni
piccola cosa del suo carattere e del suo passato, avrebbe voluto
scusarsi e si sentiva così dannatamente egoista, perché anche se ne
avesse avuta l'occasione, non avrebbe mai cambiato il proprio
passato, non avrebbe mai rinunciato a Henry o a lei, anche se forse
Emma sarebbe stata più felice e avrebbe avuto una vita più semplice
nella Foresta Incantata insieme ai suoi genitori. Non si riteneva
abbastanza forte da desiderare di rinunciare alla cosa che aveva
cercato per tutta la vita e che adesso finalmente aveva: il suo lieto
fine, con i suoi due veri amori, Emma ed Henry.
Ma sapeva che Emma non l'avrebbe mai
desiderato, né le avrebbe mai chiesto di farlo perché in cuor suo
Regina sapeva che quello non era soltanto il suo lieto fine, ma era
anche quello di Emma, che neanche lei avrebbe mai potuto rinunciare
ad Henry.
Avrebbe voluto dirle che era una specie
di miracolo che fossero lì, due persone che non avevano mai avuto
una vera casa e che non si erano mai sentite amate davvero, pronte ad
essere la casa e l'amore di cui l'altra aveva così disperatamente
bisogno.
C'erano così tante cose che avrebbe
voluto dirle, ma non sapeva come fare.
Quindi non disse niente.
Si allontanò da lei, prendendola di
nuovo per mano e la guardò solo per un instante, prima di voltarsi e
condurla al proprio fianco in direzione delle scale che conducevano
al piano superiore, verso la propria camera da letto.
Appena la porta della stanza di Regina
fu chiusa si baciarono di nuovo, come non si erano mai baciate prima.
Era un bacio insistente e passionale, che lasciò entrambe senza
fiato.
Regina fece scivolare con delicatezza
il giacchetto di pelle di Emma a cui ormai entrambe erano affezionate
dalle sue spalle, appoggiandolo sulla sedia a lato del suo letto.
Si guardarono negli occhi di nuovo, il
resto del mondo era completamente sparito.
Non esistevano più favole, streghe
cattive, maledizioni, portali, né bigliettini. Esistevano solo loro
due in quel momento.
Nient'altro aveva più importanza.
Quella settimana passò in fretta, tra
le visite in ospedale finché Mulan fu finalmente dimessa, le
riunioni della città per decidere cosa fare riguardo le
ristrutturazioni necessarie in piazza dopo il loro scontro con
Malefica e l'apertura del portale, le cene a casa dei Charmings ed il
loro tempo di qualità con Henry.
Le cose tornarono ad essere frenetiche
molto velocemente e la quiete che era solita seguire ad una tempesta
non si concesse neanche per un istante.
Le loro menti furono costantemente
occupate dai mille spostamenti dei loro corpi e solo in qualche rara
occasione Emma ebbe la possibilità di riflettere su cosa
significasse il bigliettino lasciato dentro il suo giacchetto.
Avrebbe voluto parlarne con Regina, ma
di solito la sera erano così stanche che affrontare un discorso del
genere sembrava impossibile.
I giorni passarono in fretta, finché
le cose iniziarono lentamente a sistemarsi e tutto tornò nel proprio
ordine naturale.
Emma ricominciò a lavorare come
sceriffo, Henry ricominciò ad andare a scuola. Regina, per mancanza
di un'occupazione migliore, spesso faceva compagnia a Bianca in
ufficio, aiutandola con qualche mansione da sindaco con cui Bianca
non aveva familiarità e occupandosi invece di Neal quando lei
riusciva a cavarsela da sola.
Emma iniziò ad andare a cena a casa
loro ogni sera, per poi rimanere a dormire quasi ogni notte, ma era
una sorta di muto accordo che non ne avrebbero mai parlato con Henry,
che era stato un po' il loro cupido, e che quindi di sicuro non aveva
bisogno che fossero loro a spiegargli la situazione. E ovviamente
c'era il bonus di evitare una conversazione molto imbarazzante,
quindi colsero l'occasione al volo.
Lentamente le cose di Emma avevano
iniziato a spostarsi dentro la villa di Mifflin Street. Prima
solamente un cambio di scarpe, visto che i suoi stivali spesso e
volentieri si macchiavano di fango e la villa di Regina era sempre
così pulita. Poi uno spazzolino da denti ed ovviamente un pigiama,
anche se in realtà raramente riuscivano a rivestirsi prima di
addormentarsi.
Poi qualche cambio per non dover andare
a lavoro con gli stessi vestiti del giorno prima.
Quella sera, come le altre, Emma si
fermò a cena e poi a dormire.
Tutto sembrava finalmente essere
tornato alla calma normalità di una piccola cittadina del Main,
proprio come era prima che la maledizione fosse spezzata.
Ma proprio quella sera, durante la
cena, Henry disse qualcosa che Emma non riuscì a togliersi dalla
testa per tutta la sera.
“Non riesco a superare quel
livello.”
“Sempre il videogioco con gli zombie?”
“Sì. Forse dovrei chiedere aiuto a
Whale.”
Lui e Regina avevano riso. Emma lo
aveva preso per uno scherzo tra loro che lei non poteva capire ed
aveva scrollato le spalle.
Ma quel dialogo l'aveva tormentata per
tutta la sera, non riusciva a spiegarsi perché.
Fu quando si ritrovò a fissare il
soffitto nel buio della camera da letto di Regina che si rese conto
che era probabilmente perché il nome di Whale era scritto anche sul
bigliettino che Henry aveva fatto scivolare dentro il suo giacchetto.
Cercando di non dare troppo peso alla
cosa, tentò di addormentarsi.
“Ti sento pensare” mormorò Regina,
la voce carica di sonno e gli occhi chiusi. “Non riesco a dormire
con il rumore dei tuoi pensieri.”
Emma rise appena,
avvicinandosi e prendendola tra le proprie braccia.
“Perdonami.”
“Ne vuoi parlare”
chiese con voce dolce, anche se dalla sua voce si intuiva che tutto
ciò che avrebbe voluto lei era poter dormire.
“Magari domani” rispose, baciandola
sulla testa. “Adesso proviamo a dormire.”
Dopo qualche istante la mora era di
nuovo scivolata nel sonno.
Emma chiuse gli occhi, ma non riuscì a
smettere di pensare.
Cosa avevano in comune una cameriera ed
un dottore? Quello le sembrava solo l'inizio di una barzelletta per
adulti, nient'altro.
C'era qualcosa che le sfuggiva.
La loro età? I Regni da cui venivano?
Sapeva che Whale non era nato nella Foresta Incantata, forse aveva
qualcosa a che fare con quello.
Prima che potesse giungere ad una
conclusione la stanchezza ebbe il sopravvento ed Emma scivolò in un
sonno agitato, avvolta da un incubo indecifrabile.
Ricordava soltanto un lupo che ululava,
si trovava dentro un cimitero, sopra una lapide senza nome, continuò
ad ululare senza tregua finché il terreno sotto il lupo si mosse, ma
non a causa di un terremoto. Dalla terra, tra i verdi fili d'erba, si
alzò qualcosa, dalla forma strana e inquietante, qualcosa di viscido
e completamente fuori contesto. Qualcosa che Emma riconobbe come una
mano.
Quando il telefono del numero 108 di
Mifflin Street squillò nel cuore della notte, Regina fu la prima ad
essere svegliata.
Scattò in piedi e corse verso il
telefono temendo il peggio.
“Pronto?”
“Regina.”
“David.”
“Emma è lì con te?”
“Sì, sta dormendo.”
“Forse dovresti svegliarla. Abbiamo
avuto una sorta di emergenza in città.”
“Cosa è successo?” domandò
preoccupata.
“Abbiamo trovato un ragazzo nel
bosco. Era morto quando siamo arrivati.”
“Ma è terribile”
mormorò Regina, corrugando la fronte.
“La parte più assurda non è che
fosse morto quando siamo arrivati” le disse.
Soltanto in quel momento la donna si
rese conto di quanto fosse scosso l'uomo dall'altra parte della
cornetta, di quanta agitazione percepisse nella sua voce.
Emma si svegliò di colpo dal suo
incubo, madida di sudore.
Che stupida, era stata.
Ruby non era una cameriera, per Henry.
Ruby era un lupo mannaro.
E Whale non era un dottore, non era un
chirurgo. Era il dottor Frankenstein, colui che riportava in vita i
morti. Colui che aveva per primo dato vita agli zombie.
Lupi mannari e zombie erano già in
città, mancava solo un'altra cosa per completare la triade storica
dei film horror.
Ma Emma sperava, con tutto il suo
cuore, di essere completamente fuori strada.
Guardò verso la porta della camera da
letto, Regina stava rientrando in quel momento.
“Dobbiamo vestirci. Ha chiamato
David, hanno trovato un ragazzo nel bosco, era già morto quando sono
arrivati.”
Emma trasse dei respiri profondi,
cercando di calmarsi. Ma poi si accorse che Regina era scossa almeno
quanto lei.
“Cos'altro ha detto?” osò
chiedere, pentendosene subito dopo.
Si guardarono negli occhi per un lungo
istante.
Sapevano entrambe che un altro pericolo
a Storybrooke significava la fine della tranquillità che avevano
così difficilmente mantenuto in quel breve periodo.
“Ha detto” iniziò Regina,
deglutendo. “Il ragazzo era morto. Ma non è rimasto morto
molto a lungo.”
Emma si sentì gelare il sangue nelle
vene, quando realizzò che aveva avuto ragione qualche minuto prima
con la sua terribile supposizione.
Le loro vite erano davvero troppo
complicate.
“Vampiri” mormorò.
Con una semplice parola, ecco che
iniziava per loro una nuova battaglia.
Se avessimo l'audio adesso partirebbe la
sigla di Carmilla. Scherzi a parte, non so se scriverò mai una seconda
parte per questa storia, ma mi piaceva l'idea di un finale aperto. Del
resto sarebbe finita così se fosse stata una stagione (o metà stagione)
del telefilm! Quindi che dire, ringrazio tutte voi e spero che mi
farete sapere cosa pensate di questa storia, se per voi è stato
interessante o una perdita di tempo. Io nel frattempo vi ringrazio
tutte.
Un abbraccio, alla prossima.
Herm
NB: Il sequel è adesso online con il titolo "Predestination"!
|