4.capitolo
'L’amore
è una forza selvaggia.
Quando tentiamo di
controllarlo ci distrugge,
quando tentiamo di
imprigionarlo ci rende schiavi,
quando tentiamo di
capirlo ci lascia smarriti e confusi.'
Paulo Coelho, Lo Zahir
'Primo giorno nella
tana del lupo.'
Leda scrisse le prime
parole di quello che sarebbe stato il suo diario da quel giorno in poi.
Aveva deciso di annotare tutto quello che sarebbe successo nella sua
nuova casa e nella sua nuova vita. Non sapeva bene il perchè
avesse preso quella deciosione ma sentiva dentro di se il bisogno di
confidare a qualcuno quello che sentiva.
Aveva optato per il
quaderno che sua madre le aveva regalato nel giorno del suo ultimo
compleanno con loro. Diceva che lì avrebbe potuto parlare
liberamente immaginando che quelle pagine fossero una persona sulla
quale potesse sempre contare. Finalmente quel regalo poteva essere
utilizzato e Leda decise che quel quaderno avrebbe preso il
nome della sua adorata mamma.
Angelica.
'Mia cara Angelica,
oggi è il giorno in cui tutto cambia. Sono la fidanzata di
un ricco industriale. Un ricco industriale che vuole una semplice e
povera ragazza come me.
Mia dolce
Angelica,anche tu senti una sorta di inquietitudine? Come se quell'uomo
nascondesse qualcosa di terribile e quel qualcosa potesse davvero
costarmi....'
Ma Leda
preferì non finire la frase e chiudere di scatto il diario
ignorando il brivido che le aveva provocato quel pensiero. Fissava la
sua figura nello specchio della sua elegante toeletta bianca.
Tutta la sua stanza era
bianca.
Bianca come la sua
anima.
Bianca come la sua
pelle.
Bianca come la sua
verginità.
Quella stanza sembrava
quasi fatta apposta per lei. Come se quel colore indicasse che lei era
la vergine sacrificale.
Si paragonava ad un
piccolo e indifeso agnellino.
E il suo fidanzato era
il lupo che aveva deciso la sua preda.
Ecco cosa erano quei
due.
La loro storia ruotava
intorno ad una corsa.
C'era chi fuggiva e
c'era chi inseguiva.
Ma la sua domanda era...
Quanto tempo avrebbe
impiegato a scappare da lui?
O forse la domanda era
un'altra.
Quanto tempo avrebbe
impiegato il lupo a divorarla?
Si alzò di
scatto dalla sedia sbattendo le mani sul tavolino. Sbarrò
gli occhi pensando che doveva restare lì un mese. Un mese
che avrebbe potuto cambiare la sua vita. Dove poteva scegliere se
essere divorata dal lupo o saltare il recinto della sua tana per essere
finalmente liberata.
Ma era davvero la
libertà quella che l'aspettava alla fine del recinto di
spine?
Rifiutare Richard
significava sottostare di nuovo al volere della zia. Era davvero quella
la libertà che voleva?Tornare a casa avrebbe segnato la sua
fine. Sua zia non le avrebbe mai permesso di tornare rifiutando la
ricchezza che quel matrimonio poteva dare a lei e soprattutto a loro.
Ma sposarsi dal suo punto di vista aveva lo stesso valore.
"Dio mio, cosa dovrei
fare?"respirò piano in cerca della calma. Chiuse gli occhi
cercando di pensare a quando era più piccola e insieme a sua
madre faceva lunghe passeggiate a cavallo con l'aria che le faceva
volare i capelli e quel senso di libertà e leggerezza che la
faceva sentire felice come non mai. Quel pensiero un pochino la
calmò ma sapere che dopo un mese avrebbe potuto non avere
più un tetto sulla testa la inquietò.
"Un mese, un mese
esatto e tutta la tua vita potrebbe cambiare...." si portò
una mano alla bocca per poi iniziare a mordicchiarsi il dito indice.
Forse accettare la proposta di Richard ,anche subito, non sarebbe stato
poi così male. Se ripensava a quel bacio, a quel semplice
tocco di labbra...sentiva ancora le guance andarle a fuoco. Se avesse
dovuto prendere quella decisione in base ai segnali che le mandava il
suo corpo,sentiva che avrebbe potuto buttarsi tra le sua braccia solo
avendo la speranza che lui potesse darle un altro bacio. Ma Leda sapeva
benissimo che non avrebbe mai permesso che quel sentimento la
condizionasse, soprattutto perchè la sua testa le mandava
tutto un altro tipo di segnale. Quell'uomo, quella sua strana richiesta
di averla, tutta quella voglia di sposarla nascondeva qualcosa di
più profondo. Qualcosa che lui voleva tenerle nascosta con
tutte le sue forze. La sua confessione, il suo bacio, per quanto fosse
passionale e lusinghiero e in un certo momento anche reale.....dietro
avevano il sapore di qualcosa di insano e misterioso. Ed era proprio
quella sensazione che fece prendere a Leda la decisione di resistergli
e di andarsene da lui e anche da sua zia all'inseguimento della
libertà. Non voleva essere l'agnello sacrificale.
Non voleva essere la
vergine destinata a morire per non si sa quale divinità.
Non voleva essere
l'arma che avrebbe ucciso lo scopo che Richard aveva davanti.
Voleva solo essere
libera.
Voleva solo essere
semplicemente Leda.
Sorrise, quella
conversazione con se stessa sembrò darle la carica giusta
per affrontare quella convivenza forzata. Si lisciò il
semplice vestito blu che aveva decisio di indossare per il suo primo
pranzo con l'uomo e nella sua nuova casa. L'orologio segnò
la mezza e si accorse di essere già in ritardo per il
pranzo.
Era la prima volta che
arrivava in ritardo.
Era la prima volta che
mangiava in una casa diversa dalla sua.
Era la prima volta che
veniva qualificata come fidanzata di un uomo ricco.
Ed era la prima volta
che mangiava da sola con un uomo.
Chissà dove
l'avrebbero portata tutte quelle prime volte.
"Se mai scendi mai lo
saprai..."si disse mentre piano percorreva la sua stanza verso la
porta. L'aprì e timidamente mise la testa fuori sospirando
di sollievo nel vedere che non c'era nessuno. Magari per quella volta
poteva evitare di presentarsi, magari avrebbe potuto rimandare a cena o
direttamente al giorno dopo usando come scusa una forte emicrania per
via dei folli cambiamenti che avevano preso la sua vita. Magari solo
per quella volta avrebbe potuto evitare quei suoi splendidi occhi di
ghiaccio e quella bella bocca così dolce e così
accattivante che ti invitava a baciarla e baciarla ancora. Mosse la
testa velocemente come se quel gesto potesse scacciare quei pensieri
peccaminosi che non riuscivano ad abbandonarla. Quell'uomo la
destabilizzava. Voleva scappare da lui ma allo stesso tempo voleva
anche che la fermasse e la rinchiudesse nella prigione di cui erano
fatte le sue forti e possenti braccia.
"Cosa mai mi avete
fatto..."
"Questo dovrei essere
io a dirlo a voi..." Leda sussultò quando sentì
la voce di Richard arrivarle fino al cuore e soprattutto quando si
trovò l'uomo a poca distanza da lei. Sgranò gli
occhi quando si ritrovò la sua figura imponente e allo
stesso tempo rilassata che la fissava incuriosito. L'unica cosa che
riuscì a fare fu quella di abbassare lo sguardo non
riuscendo a sostenere quello sicuro di lui.
"Vi stavo aspettando
per il pranzo, non vedendovi arrivare mi sono preoccupato e vi sono
venuto a chiamare..." e così dicendo si avvicinò
un pochino di più alla ragazza, come se lei avesse il potere
di una sirena che con il suo canto attirava i marinai nel mare.
"E' gentile da parte
vostra ma potevate mandare qualcuno senza disturbarvi a venire fino a
qui...."
"Potevo ma avevo come
l'impressione che avreste rifiutato con la scusa del mal di testa..."
Leda alzò lo
sguardo verso di lui strabuzzando gli occhi per l'imbarazzo ed ebbe
l'impressione di arrossire perchè Richard aveva sfoderato un
sorriso ironico come se avesse capito di essere andato dritto al centro.
"Voi vi burlate di me,
signore." disse stringendo forte i lati del suo semplice vestito. Si
maledì per quella debolezza. Dove era finita la Leda
battagliera che fino a ieri aveva combattuto con lui per impedire
quella assurda situazione?
"Al contrario...."
rispose lui ritrovandosi il suo corpo vicino e la mano grande dell'uomo
che le alzava il mento per fissarla.
"Non vi ho ancora
salutata come si conviene..."
"Con un Buongiorno?Ma
ormai è ora di pranzo...." gli rispose con
ingenuità non riuscendo a capire perchè Richard
adesso le sorrideva tra il divertito e lo stupito e ignorando quanto
fosse caldo il mento che ancora si ritrovava imprigionato nella sua
mano.
"Leda.....sei una
creatura così rara...." e quello che fece dopo fu di
depositarle un bacio sulla guancia soffermandosi decisamente troppo su
quella pelle morbida e fresca. Si staccò a fatica
imponendosi di non proseguire nell'esplorazione della sua pelle ma
rallegrandosi che alla fin fine non era indifferente alla ragazza. Lo
si vedeva da come lo guardava sbalordita a attonita e da come aveva
appoggiato di scatto la mano sulla guancia incolpata di aver ricevuto
il suo bacio.
"Voi siete sleale...."e
quasi piagnucolò quelle parole. Come poteva resistere ad un
uomo che sconvolgeva il suo essere con un semplice bacio sulla guancia?
"Per quale
motivo?Avreste preferito che vi baciassi sulle labbra come conviene a
due promessi sposi?"e Richard sentì un brivido
attraversargli il corpo quando la ragazza si morse il labbro nervosa.
Forse conquistarla sarebbe stato più facile di quello che
credeva. Forse averla non sarebbe stato completamente sbagliato. Forse
sposarla ed essere sposato con lei gli avrebbe portato quella
felicità che aveva sempre desiderato. Lei era diversa. Lei
poteva cambiare le carte in tavola e fu proprio quel pensiero che gli
disse che poteva di nuovo avvicinarsi a lei. Fu proprio il respiro
accelerato della ragazza, il petto che si gonfiava e sgonfiava
perchè le aveva appena toccato il collo con tutte e due le
sue mani. Le sue labbra appena aperte dalle quale usciva a malapena il
respiro caldo della donna. Quelle labbra che erano così
vicine alle sue ,i loro respiri che si confondevano l'uno con l'altra.
I loro occhi che si incontravano e scontravano. I loro cuori che
battevano all'unisono e i loro corpi che si sfioravano. Mancava
così poco per suggellare il giorno con un nuovo bacio ma
così non fu.
"Vi aspetto
giù...." fu l'unica cosa che riuscì a dire
lasciandola andare e voltandogli le spalle di fretta. Era sbagliato,
era sbagliato quello che stava facendo e si buttò verso le
scale come scottato da lei. Come se lei fosse una lastra di ghiaccio.
Fredda se appena la sfioravi ma ustionante se la toccavi.
Dal canto suo Leda
dovette appoggiarsi alla porta della sua camera per non perdere i sensi
per quel contatto così intimo che aveva appena vissuto con
Richard.
Deglutì a
fatica sentendo ancora il collo contorcersi per il dolore della
mancanza delle sue mani.
Doveva scappare.
Doveva andare via il
più in fretta possibile.
Forse lui la voleva per
amarla,
Ma forse lui la voleva
più per distruggerla.......
***
Il pranzo
passò velocemente e silenziosamente,non si erano scambiati
una parola troppo presi dagli ultimi avvenimenti e soprattutto troppo
tesi per quello che era accaduto prima. Leda aveva deciso di
trascorrere il primo pomeriggio rinchiusa nella grande libreria della
casa mentre Richard era rinchiuso nel suo studio insieme al suo
avvocato. Chissà di cosa si occupava in realtà e
su quale basi era dovuta la sua ricchezza
Passò in
rassegna alcuni titoli della vasta collezione di libri che aveva ma
nessuno sembrò attirare la sua attenzione. Aveva bisogno di
uscire e prendere aria per schiarirsi le idee e decise di andare a
trovare i suoi genitori. Stava per prendere il mantello con il suo
cappellino quando la domestica della casa la fermò per
chiderle dove stesse andando.
"Sto andando al
cimitero,è un problema?"
"Certo signorina,deve
chiedere il permesso al padrone per uscire."
"State dicendo sul
serio?" chiese incredula e quasi ridendo ma la faccia seria e quasi
offesa della domestica le fece presupporre che fosse la
verità.
"Bene,chiederò
il permesso al padrone di casa." ed esasperata andò verso lo
studio di Richard e con forza bussò alla sua porta non
aspettando nemmeno che lui le desse il permesso di entrare.
"Leda...."
urlò sorpreso mentre metteva giù le carte che
Robert gli stava passando.
"E' forse successo
qualcosa? riprese alzandosi dalla sedia senza però andare
verso di lei.
"Si...è
successo che la vostra domestica mi ha detto che devo chiedervi il
permesso per uscire. Voglio davvero sperare che non sia
così,signore...." strinse le mani a pugno fino a farsi male
mentre osservava gli sguardi che Richard e il suo avvocato si
scambiavano. Come se fossero davanti alla scenata di una bambina che
era appena stata privata dalle sue gustose caramelle.
"Non si sbagliava,
siete sotto la mia responsabilità e qualsiasi cosa fate deve
essere approvata da me." Richard disse quelle parole come se stesse
firmando un contratto per qualche acquisto. Leda poteva sopportate di
vivere in quella casa, di essere destinata ad una vita senza casa e
famiglia, di essere priva di libertà ma non gli avrebbe
permesso quello. Lei poteva uscire quando e come voleva. Lo aveva
sempre fatto e non gli avrebbe dato la soddisfazione di prenderle anche
quello.
"Credevo che fossimo
d'accordo sul fatto che io non fossi la vostra serva,signore."e Richard
notò di nuovo il tono di sfida e sentì come il
suo corpo da calmo passò ad essere irritato per quel modo di
contraddirlo....soprattutto davanti a Robert che adesso li guardava
divertito appoggiato tranquillo alla sua scrivania.
"Ma siete la mia
fidanzata e ospite nella mia dimora ed è per questo che
farete come vi dico...."ignorò la vena che pulsava sulla sua
fronte e per tutta risposta riprese i documenti come se quel gesto
potesse farle capire che la conversazione era chiusa.
"Io non sono nulla di
tutto quello che avete detto..."e Leda si meravigliò di come
la sua voce invece risultasse calma.
"Cosa volete dire?" e
questa volta sbattè i documenti sul tavolo.
"Richard,per favore."
cercò di intromettersi Robert vedendo che la
situazione stava degenerando. Non aveva mai visto il suo amico
irritarsi tanto e aveva quasi paura che potesse scavalacare la
scrivania e andare addosso alla ragazza.
"Stanne fuori,Robert"
gli urlò e lui con fatica tornò al suo posto
senza però prima inviare uno sguardo di compassione alla
ragazza che per tutta risposta sorrise tranquilla stupendolo.
"Che sono un ospite
contro la mia volontà e che non ho ancora firmato nessun
contratto che possa considerarmi la vostra fidanzata. E con
questo ho finito. Scusatemi ma la passeggiata mi attende." Concluse con
un inchino e nascose un sorriso di soddisfazione per avergli tenuto
testa ma mai si aspettò che lui la seguisse per il corridoio
della casa e con forza prese il suo braccio strattonandola verso il
muro per poi imprigionarla tra lui e questo. Sbattè con
forza la mano tra la parete e il suo orecchio e lei istintivamente
chiuse gli occhi per il rumore e per la paura.
"Perchè devi
sfidarmi...."era affannato ma dentro di se cercò di nuovo la
calma vedendo il corpo della ragazza che tremava. Lei non gli rispose
quasi nascondendo il viso sul suo petto per trattenere le lacrime.
"Se lo farai di
nuovo...."
"Non sono una
prigioniera, io non sarò mai vostra...ve lo giuro." lo disse
balbettando ma istintivamente portò le mani sulla giacca
dell'uomo per aggrapparsi, come se da lui dipendesse sia la caduta che
il rialzo.
"Se lo farai di
nuovo..."insistette lui soffiando quelle parole sui capelli scuri di
lei che gli solleticavano il mento.
"Mi ucciderete....come
avete fatto con la vostra prima moglie?"e con forza Leda
portò le mani sul suo petto e lo scansò da lei
guardandolo seria. L'unica cosa che Richard riuscì a fare fu
quella di sgranare gli occhi e aprire e chiudere la bocca come in cerca
di un alibi. Lei cambiò espressione,da seria
passò al deluso e poi all'impietrito.
"Arrivederci,signore...."disse
per poi raccogliere il mantello e proseguire verso un luogo sicuro che
non era quella casa.
Spazio
autrice
Chiedo
umilmente scusa per il grande ritardo nell'aggiornare. Ma sono stata
lontana dal mondo civile....spero che questo capitolo possa farmi
perdonare!
Ringrazio
con tutto il cuore chi ha letto,chi ha commentato e chi ha messo la
storia tra i preferiti.
Spero
di poter aggiiornare presto e grazie ancora per seguire la mia storia :D
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