Questo è l'account su fanfiction.net dell'autrice, da cui ho ricevuto il permesso di traduzione.
Amatela e veneratela.
(qui c'è la traduttrice!)
Note
della traduttrice: okay, sono in ritardo. Molto in ritardo.
Decisamente troppo per i miei gusti, ma sono state settimane di
fuoco. Con questo capitolo siamo quasi al passo con l'originale, e
conto di tradurre al più presto anche il quarto
(dopodiché
aspetteremo tutti insieme).
Sulla
traduzione: Gray usa, nell'originale, un linguaggio abbreviato e
spiccio che ho scelto di rendere a seconda delle frasi,
perché
l'italiano non permette certi giochi con le parole. Alcune parti, tra
l'altro, sono state adattate per il contesto: il significato
è
sempre quello, ma in inglese la frase potrebbe essere costruita
diversamente. E con questo è tutto!
Buona
lettura (e buona Pasqua!) ~
Author's
Note: va a finire che questa storia sarà
più lunga di
tre\quattro capitoli xD quindi anticipo che saranno circa sei o
sette. Grazie infinite per le vostre gentili recensioni! Siete
così
dolci! Mi incoraggiate davvero a continuare a scriverla, non
potrò
mai ringraziarvi abbastanza!
Non
sono sicura che questo o il prossimo capitolo saranno meravigliosi,
considerando che li ho scritti entrambi tra le 5 e le 7 di mattina xD
sono abbastanza assonnata, ma l'ho voluto finire per voi :) spero
vada bene ;w; potrebbe essere scadente e potreste biasimarlo
perché
stavo ascoltando Leaving California (Maroon 5) mentre lo scrivevo,
scusatemi se è troppo dozzinale x)
Oltremare
Lui
aveva solo intenzione di farla piangere.
Non
di innamorarsene.
3.
Caldo
«Ahh,
Gray-sama e Juvia hanno trovato un sacco di cose oggi!»
sorrise,
raggiante, nuotando dentro la propria caverna sottomarina con una
bracciata carica di tesori scintillanti.
«Avevo
detto che era un buon posto.» replicò Gray,
librandosi sopra il
fondo mentre lei canticchiava gioiosamente.
«Che
tipo di nave era quella, Gray-sama?» chiese, gettando
brevemente
un'occhiata oltre la propria spalla.
«Una
nave da crociera affondata.» rispose. «Gli umani la
prendono per
viaggiare attraverso i mari, viaggi di piacere.»
«Ma
solo i ricchi se lo possono permettere, vero?» chiese,
guardandolo
annuire. «Ecco perché tutto il mio bottino
è così scintillante.»
«Già.»
le rispose, sdraiandosi all'indietro e piegando le braccia dietro la
propria testa.
«Gray-sama
può anche odiare gli umani,» disse sommessamente
Juvia, facendolo
sforzare per poterla sentire «ma conosce un sacco di cose su
di
loro.»
Lui
serrò la mandibola, fissando lo sguardo sulla superficie
dell'oceano. «Devi conoscere i tuoi nemici per
ucciderli.»
Juvia
non disse niente, con il suono dei gioielli sferraglianti e i calici
che tintinnavano come unica conversazione tra loro. Sistemato
l'ultimo tesoro al suo posto, la ragazza abbassò lo sguardo,
voltandosi lentamente.
«Gray-sama..?»
Lui aprì un
occhio al suo tono
timido, osservandola. «Hm.»
Juvia
picchiettò le dita, unendo
insieme le punte. «Juvia.. si domandava.. se poteva guardare
Gray-sama.»
Inarcò un
sopracciglio. «Lo fai
già.»
Lei sorrise gioiosa,
mentre una
piccola risata le sfuggiva dalle labbra. «No, lei intende..
guardarlo davvero. Juvia non ha mai visto uno
squalo da
vicino.»
Gray si sedette,
sollevandosi in
avanti, e la studiò attentamente. «Potrebbe essere
pericoloso.»
Lei si
avvicinò. «Juvia lo sa.»
«Non sei
spaventata?»
«Juvia si
fida di Gray-sama.»
La fissò,
assottigliando gli
occhi. Dopo qualche momento li chiuse con un'alzata di spalle.
Deglutendo nervosamente, Juvia nuotò verso di lui,
muovendosi sul
posto prima che verso lui. Gli occhi del ragazzo incrociarono i suoi
ancora una volta, scuri e concentrati, facendola arretrare sotto al
suo sguardo. Gli occhi della ragazza vagarono sui suoi lineamenti
–
i neri capelli scompigliati, gli occhi penetranti, il naso sottile e
l'affilato profilo del mento. Spostando lo sguardo sulle sue labbra,
le fissò silenziosa, occhieggiando le punte dei denti
affilati.
Lui era perfettamente
immobile
quando lei lo toccò, tracciando il suo labbro inferiore con
un dito
prima di premere la punta contro l'angolo, svelando i denti
appuntiti. Lei si avvicinò leggermente, le guance tinte di
rosa per
la vicinanza mentre l'altra mano si muoveva per appoggiarsi
delicatamente alla mandibola. Le dita scivolarono verso il basso,
seguendo la curva del collo prima di fermarsi con gentilezza sulle
branchie.
Lui reagì
improvvisamente,
stendendo una mano dotata di artigli e afferrandole saldamente il
collo. Un così fragile, delicato collo, così
facile da spezzare con
i suoi artigli –
Lei
sobbalzò sotto la sua presa
soffocante, trasalendo quando lui ghignò e aprì
pericolosamente la
bocca.
«Gray-sama»
bisbigliò,
sentendo che faceva inclinare il viso della ragazza all'indietro.
Si fermò
per un momento,
tornando alla ragione mentre chiudeva gradualmente le labbra.
«Non
sei spaventata.»
Juvia lo
guardò, incontrando i
suoi occhi, «Mi fido di te.» replicò in
un soffio, posando una
mano gentile sul suo polso. «Fidati di Juvia anche
tu.»
La guardò
di traverso,
osservandola alzare i propri artigli dal suo collo, solo per
intrecciare le dita negli spazi tra loro. Alzò poi l'altra
mano e
fece lo stesso, allacciando le loro dita.
Gli sorrise, soffice e
tenera, ma
lo sguardo di lui seguiva le loro mani unite e il totale contrasto
fra loro. Le proprie, ruvide e callose, con affilati, pericolosi
artigli e quelle di lei, morbide e delicate, piccole con unghie
decorate.
Una delle mani della
ragazza
scivolò via dalla sua, facendogli alzare lo sguardo su di
lei, ma
vide solo di sfuggita i suoi capelli mentre le braccia della ragazza
si avvolgevano intorno al suo collo. Lei gettò un'occhiata
alle loro
code, grigia, spigolosa e forte quella del ragazzo mentre la sua era
snella e piegata, con una pinna dorata sulla punta.
Abbassando le proprie
mani sulla
schiena di lui, le dita scivolarono dolcemente attraverso la pelle
liscia, seguendo le curve delle scapole. Il corpo del ragazzo si
rilassò contro quello di lei, gli occhi socchiusi e il mento
appoggiato alla sua spalla.
Facendosi un po'
più audace, lei
sfiorò con la punta delle dita la sua pinna, seguendo le
squame fino
all'arco della pinna dorsale. Una scossa passò attraverso di
lui,
facendo sobbalzare il suo corpo contro quello della ragazza prima di
tagliare la sua pelle con i propri artigli.
Juvia
trasalì, allontanandosi
velocemente mentre portava una mano dove l'artiglio aveva inciso il
braccio. Il sangue filtrò dal taglio, un rivolo cremisi
nell'oceano.
Le pupille di Gray si dilatarono alla vista e la dolce fragranza
solleticò il suo naso, ma prese rapidamente possesso di se',
abbassando subito gli artigli.
«Mi
dispiace.» mormorò
sottovoce, nuotando poco lontano e tagliando una manciata di alghe.
«Avevo detto che poteva essere pericoloso.»
Juvia non disse nulla,
strinse
semplicemente il proprio braccio ferito quando lui le offrì
la benda
di fortuna. Lui lasciò passare del tempo prima di fasciare
il taglio
senza parlare, fissando il bendaggio con un nodo stretto.
«Ora sei
spaventata?» mormorò,
stringendo il nodo.
Juvia scosse la testa.
«No.»
Gray rise
ironicamente. «Stupida.
Dovresti.»
Lei posò
dolcemente una mano
sulla sua, stringendola con delicatezza. «Juvia si fida
ancora di
te.»
E compariva di nuovo.
Quella
fastidiosa stretta allo stomaco, di nuovo. Serrò la mascella
e
distolse lo sguardo, digrignando i denti.
Sentì un
tocco sulla sua spalla
prima che Juvia schizzasse via da lui, ridacchiando, «Preso!
È
tuo!» mentre correva in là.
Gray arcuò
un sopracciglio,
guardandola vorticare nella corrente finché non si
fermò,
gradualmente. Notando l'assenza dello squalo dietro di lei, la sirena
si voltò, imbronciata.
«Gray-sama!
Dovresti inseguire
Juvia!»
Lui la
fissò sbarrando gli
occhi. «Io dovrei cosa?»
«Inseguire!»
gemette Juvia,
nuotando verso di lui. «È un gioco!»
Gray si
grattò svogliatamente i
capelli, alzando con indolenza le spalle. «Mai sentito. In
più, sei
sicura di poter nuotare in giro così?» I suoi
occhi caddero sul
bendaggio del suo braccio prima di abbassarli sulla coda, che
ondeggiava gentilmente nell'acqua. «Dovresti fare
più attenzione,
con il taglio e tutto–»
Lei rantolò
all'improvviso,
facendo tornare il suo sguardo sul viso della ragazza mentre si
copriva le labbra con la mano.
«Che?»
la guardò di traverso.
Juvia
abbassò lentamente la
mano, le dita ferme sul mento con un tenue rossore sul viso sorpreso.
«Gray-sama..
è preoccupato per
Juvia?!»
«Huh?»
si accigliò lui,
combattendo contro il calore che saliva sul viso. «No, questo
non–»
«Juvia lo
sa.» pigolò,
intrecciando le dita dietro alla schiena.
Gray strinse gli
occhi. «Sapere
cosa?»
«Gray-sama..
» iniziò lei,
nuotando intorno a lui, «è solo spaventato
dall'idea di perdere!»
Lei toccò
la sua spalla ancora
una volta prima di sbattere la propria pinna e scattando via, ridendo
lungo la strada. Gray si contrasse, lasciando alzare l'angolo della
bocca in un sogghigno prima di precipitarsi dietro a lei.
«Credi di
essere più veloce di
me?» fece un sorrisetto mentre Juvia nuotava in circolo
pigramente,
guardandolo con un sorriso giocoso. Lei squittì quando lui
allungò
un braccio e quasi l'afferrò, nuotando il più
velocemente
possibile. «Stai dimenticando qualcosa.»
«Eh?»
sbatté le ciglia più
volte, piegando il capo verso di lui.
Il suo ghigno si
allargò, gli
occhi lampeggiarono in segno di sfida mentre la pinna dorsale
scorreva attraverso la superficie dell'oceano. «Gli squali
prendono
sempre le loro prede.»
Lei gemette e si
immerse in un
cespuglio di alghe, reprimendo una risatina mentre Gray le nuotava
intorno. I suoi occhi scuri setacciarono attraverso le alghe prima di
alzare gli artigli e tagliare diagonalmente, separando il cespuglio e
rivelando una Juvia sorpresa a ridere dietro di esso. Lei
turbinò
verso l'alto, ben consapevole dell'ombra che la seguiva mentre
attraversava un canale subacqueo. Scartando attraverso le colonne,
sbatté più velocemente la coda, nascondendosi
dietro un pilastro di
pietra prima di sbirciarsi intorno.
Gettò
un'occhiata a sinistra.
Niente. Gettò un'occhiata a destra. Vuoto.
Perplessa,
guardò sopra e sotto,
accorgendosi che Gray non era in vista.
Nuotò via
con circospezione,
occhieggiando guardinga intorno a se' prima di arricciare le labbra
in un cipiglio preoccupato.
«Gray-sama..?
Dove sei – ah!»
«Presa!»
Un tornato grigio si
scontrò con
lei, spingendoli entrambi a roteare all'indietro. Juvia
gridò mentre
loro roteavano e roteavano, vorticando in cerchi finché Gray
non
premette i palmi contro un pilastro e Juvia si trovò a
schiena
premuta contro la roccia fredda.
Sorreggendo gli
artigli contro la
pietra, Gray fece un enorme sorriso trionfante. «L'avevo
detto.»
Juvia aprì
lentamente gli occhi,
sbattendoli mentre lo guardava. «Waah! Juvia era
così v-vicina...»
I suoi occhi si
allargarono alla
vicinanza fra loro, i loro volti ad appena un pollice di distanza. Le
sue braccia erano su entrambi i lati del viso di lei, il suo petto
che quasi toccava l'altro mentre entrambi respiravano. I suoi occhi
erano.. intensi, mentre la guardavano così, le pupille
dilatate
ancora una volta rispetto alla usuale fessure.
Lei ricordò
il toccare quel
viso, sfiorando il profilo del mento e le branchie sul collo. I
muscoli tonici dell'addome premuti contro il suo più
sottile, le
curve delle spalle larghe e della schiena.
Gli era vicina ora
quanto il
giorno prima, gli occhi di lui fissi sui suoi, ma questa tensione,
questa era diversa. Era più.. calda, mandandole un brivido
lungo la
spina dorsale e congelandola sul posto. La rigidità delle
sue
braccia si sciolse, ma lui non si spostò. Al contrario,
sembrava..
avvicinarsi, mentre la testa si inclinava leggermente e le palpebre
si abbassavano sugli occhi. Immediatamente il cuore della ragazzo
accelerò, martellando nelle orecchie mentre il suo corpo si
irrigidiva.
Le sue guance
avvamparono mentre
le ciglia si abbassavano, chiudendosi a poco a poco quando il naso
del ragazzo sfiorò il suo.
Tutto intorno a lei
sembrò
sbiadire, concentrata unicamente sul peso del corpo contro il suo e
il respiro freddo contro le labbra–
Zzzzzz–
Gli occhi si aprirono,
girando la
testa verso la superficie dell'oceano mentre Gray si allontanava con
prontezza. I suoi artigli scavarono la roccia, ma lei non lo
notò, i
suoi occhi puntati sulla larga ombra e le eliche che giravano alla
fine della nave.
C'era
un segno, una sorta di figura sul motore della barca. Sembrava
–
lei lo guardò un po' più attentamente –
sembrava come.. lei. La
silhouette del profilo di una sirena, i suoi lunghi capelli, il
profilo del suo petto, e la curva della coda, piegata dietro di lei.
Dietro l'immagine c'era l'incisione di due parole: Lamia
Scale.
«...
Ehi»
chiamò
la voce di Gray, ma
sembrava distante. Le sue mani sollevarono i bicipiti del ragazzo, e
li spinse gentilmente via, nuotando verso la barca che veleggiava.
Non si accorse di lui che la chiamava, dei suoi occhi che la
guardavano scivolare via dalle sue braccia.
Il
simbolo di una sirena su una barca umana. Cosa significava? Era forse
ammirata dagli umani, come lei ammirava loro? Potevano esserne venuti
a sapere da qualcuno? Il loro linguaggio le suonava un po' familiare
– forse, se fosse andata un po' più
vicina–
«Ohi!»
urlò Gray, correndole
dietro. Lei non rispose – non lo stava ascoltando. Su cosa
diavolo
si era fissata? Non vedeva l'umano che stava sulla punta della nave,
scrutando le ombre che si muovevano al di sotto dell'acqua?
«Abbassati! Non andare così vicina!»
Lei si avvicinava
sempre di più.
Un po' più vicina, e poteva toccare lo stemma a forma di
sirena con
la propria mano, la mano che era proprio come quella degli umani. Non
erano così diversi, avevano un legame–
«Abbassati!»
«Aah!»
Sentì il
peso di Gray scontrarsi
con la sua schiena, ma non prima di vedere la punta scintillante di
un arpione lanciato oltrepassarli. Lui sibilò dietro di lei
e ciò
di cui si accorse subito dopo era che loro stavano passando
attraverso la superficie dell'acqua, premendole la mano contro la
bocca e spingendola contro uno scoglio mentre lui si voltava con
occhi socchiusi.
Stava guardando
qualcosa, ma gli
occhi di lei erano puntati sul rivolo di sangue che scendeva lungo la
sua tempia. Appena sopra il suo sopracciglio, sulla sua fronte, c'era
un taglio profondo, che sanguinava attraverso la fronte e scendeva
lungo il viso. Il suo rantolo fu soffocato dalla mano, e lui premette
con più forza la mano sulle labbra, soffocando completamente
il
suono. Lui spostò lo sguardo da un angolo a quello della
ragazza, e
la rabbia nei suoi occhi la spaventò prima che lui voltasse
il suo
sguardo verso l'oceano.
Quando i motori della
barca si
affievolirono lentamente, tolse la mano, ma lei trasalì
quando i
suoi occhi ritornarono a guardarla.
«Che cosa
avevo detto?! Huh?!»
ruggì, facendola arretrare al volume della sua voce.
«Mai
avvicinarsi alle
barche umane! Mai! È il modo per farsi uccidere!»
Juvia
tremò, incrociando incerta
il suo sguardo. «J–Juvia ha visto lo stemma della
sirena, così–»
«Non essere
così ingenua!»
reagì lui. Lei sobbalzò, gli occhi sbarrati e le
mani intrecciate
sul seno. «Che è, vedi un logo e pensi che
vorranno essere amici?
Idiota! Solo un secondo più tardi, e
saresti–»
Si interruppe quando
sentì la
sua mano sul proprio viso, irrigidendosi al contatto. Lei non stava
guardando lui, ma qualcosa sopra di lui, sulla sua fronte. Il labbro
inferiore le tremò e i suoi occhi si intristirono,
addolorati mentre
sfiorava teneramente la sua guancia.
«Gray-sama...»
bisbigliò, la
voce a malapena udibile.
La fissò
intensamente, passando
sui suoi lineamenti: i capelli bagnati appiccicati sulla fronte e le
guance, la tinta rosea sulle gote, il labbro inferiore ora stretto
fra i suoi denti. Le ciglia erano umide per l'acqua marina, ma lo
sguardo nei suoi occhi... gli fece stringere il
petto.
«Ohi,»
la chiamò,
accigliandosi al tocco delle punta delle dita sulla propria tempia.
Timido, circospetto – proprio come i suoi tocchi il giorno
precedente. «Che è quello sguardo, huh?»
«Sei
ferito.. » disse piano,
gli occhi che seguivano il sangue che usciva dalla fronte,
«ed è
colpa di Juvia.»
L'altro
sbuffò. «Cosa, questo?
È solo un graffio–»
Si congelò
quando lei si
sollevò, premendo con gentilezza le labbra vicino al taglio.
Il
bacio era gentile, tenero prima di ritirarsi, le sue labbra coperte
dal sangue del ragazzo.
La fissò,
lo stomaco contratto.
I suoi occhi divennero stanchi, semi chiusi. «... Cos'era
quello.»
Le dita della ragazza
indugiavano
ancora sulla sua guancia, ferme nel più leggero dei tocchi.
«Quando.. Juvia stava guardando una mamma umana e sua
figlia.. »
spiegò sommessamente, «e la piccola si era fatta
male, la madre ha
toccato con le labbra il punto ferito. Per farla stare
meglio.»
Gli occhi erano fissi
sulle sue
labbra, vermiglie, lucide del suo sangue.
«Gray-sama...
Gray-sama si sente
meglio?»
I suoi sensi si
affilarono a
quella vista. I denti inconsciamente si serrarono, il naso
gioì al
sentore metallico. Poteva praticamente gustarlo con la lingua.
«...
Gray-sama..?»
Sollevò la
mano, afferrandole il
mento. Il respiro della ragazza si spezzò in gola mentre le
sollevava il viso, gli occhi bloccati sulle fessure delle sue
pupille.
Le guance le si
scurirono per la
fame nel suo sguardo. Non era una fame normale – sembrava
quasi
primitiva, licenziosa, facendo accelerare il suo cuore quando lui si
avvicinò, stringendole di più il mento.
«Ti dona il
rosso.» ringhiò.
Lei lo guardò semplicemente, in silenzio. Non c'era
più alcuna
paura nei suoi occhi, non come prima, quando l'aveva toccata. Stava
sostenendo il suo sguardo, piuttosto coraggiosamente, nonostante il
suo mento si stesse tingendo di rosso come le labbra.
Lui premette il
polpastrello sul
labbro inferiore e lo trascinò verso il margine, trascinando
il
sangue sulle labbra. Lei emise un piccolo suono, qualcosa di simile
ad un mugugno, ed il rumore gli provocò un violento brivido
lungo la
spina dorsale. Lui riusciva a sentire il battito accelerare, per
l'eccitazione o l'attesa, non lo sapeva. Il sangue scorreva nelle
vene, il sangue che ruggiva nelle orecchie – come stato da
assaggiare, il proprio sangue, le sue labbra – il proprio
sangue
dalle sue labbra – le sue labbra contro le
proprie––
«.. Gray...
sama..»
Lui si riscosse dai
propri
pensieri, posando il suo sguardo su di lei. Stava arrossendo, gli
occhi erano annebbiati.
«Non.. hai
mai guardato..
così..» sussurrò, un piccolo tremito
nella voce. «P.. perché..
Gray-sa–»
Lui spostò
immediatamente la sua
mano dal mento, spostando il proprio viso. Cazzo, cazzo–
cosa diavolo c'era di sbagliato in lui? Cosa stava pensando proprio
in quel momento? Doveva schiarirsi le idee, doveva andarsene da lei,
andarsene esattamente ora–
«Sto
bene.» disse piano,
evitando i suoi occhi. «Solo– non
seguirmi.»
Si voltò
all'improvviso,
tuffandosi nell'acqua.
Juvia fissò
le increspature
lasciate dietro di lui, senza parole. Le sue dita sfiorarono le
labbra, dov'erano quelle del ragazzo appena pochi momenti prima.
Lui.. lui sembrava
essere sul
punto di– per la seconda volta quel giorno–
il suo viso si
infiammò al
pensiero, e si tuffò dalla roccia, sparendo nell'oceano. Il
sentiero
che lui aveva preso era molto freddo.
Dovevano essere
passate ore.
Ore, ma la sua mente stava ancora ripetendo la scena, come se fosse
accaduta pochi minuti prima.
Gray si maledisse,
coprendosi gli
occhi con la mano.
Il taglio sulla fronte
era
profondo, come aveva detto lei. Aveva lavato via il sangue una volta
tornato nel mare, ma ci aveva messo un po' di più per
fermarsi.
Quando aveva smesso, aveva tracciato la ferita con un dito. Era
un'increspatura, qualcosa di simile ad una cicatrice. Fantastico.
Ora non avrebbe
più dimenticato
quello che era successo.
Chiuse gli occhi,
provando a
schiarirsi le idee ancora una volta. Al contrario, sentì il
tocco
delle labbra della ragazza sulla sua fronte. I suoi occhi si aprirono
di scatto, e si alzò, guardandosi intorno. La sensazione era
così
realistica – che diavolo? Che stava
succedendo?!
Quel bacio.. no, non
era un
bacio. Lei pensava di farlo guarire. Quella ingenua sirena... aveva
idea di cosa gli stesse facendo?
Il tocco delle sue
labbra sulla
propria pelle.. così dolce, come una madre. Come Ur. Ur che
sfiorava
il suo braccio ferito, spalmando l'aloe curativa sul posto. Ur con lo
stesso sguardo negli occhi – intenso, concentrato e poi
sorridendo
con gentilezza, con aria materna.
Le immagini si
mescolarono,
sovrapponendosi. Corti capelli neri – lunghi, ondulati
capelli blu.
Occhi neri; occhi blu. Una coda nero da squalo; una snella, azzurra,
coda da sirena.
Cazzo.
Quel sentimento,
quando la ragazza lo aveva baciato così.. una sensazione di
sicurezza, ma con qualcos'altro. Lei.. lo stava tentando.
Tentandolo ad assaggiare più che la sua coda. Ma si
preoccupava per
lui, se ne prendeva cura... sentendosi responsabile di lui, come lui
si sentiva responsabile di lei. Come si stava sentendo responsabile
di lei.
Si pizzicò
il naso con le dita,
esalando un sospiro rumoroso. Dannazione. Stava
diventando
improvvisamente più complicato di quanto pensasse.
Lui stava esitando.
Gray
non aveva mai esitato una sola volta in vita sua.
Questo lo irritava, ma
questa
sensazione lo stava consumando. Sapeva che lei era lì.
Seguendolo,
proprio come la prima volta che gli si era avvicinata. Ma non la
stava salutando, non ancora. Perché stava esitando.
Che cosa avrebbe fatto
la
prossima volta in cui l'avesse vista? Aveva a malapena dormito la
notte la notte precedente. Non poteva. Stupidi, stupidi
sentimenti,
in guerra nel suo
petto, tenendolo sveglio tutta la notte.
Avrebbe dovuto
smettere di
vederla. Fermarsi prima di fare qualcosa di stupido.
Doveva smettere di
vederla.
Prendere le sue lacrime, e poi mangiarla. Non era arrivato
così
lontano per niente. Non aveva fatto ciò che aveva fatto per
niente.
Ma se non si fosse
trattenuto –
se l'avesse violentata, assaporando il suo sapore e non fosse
abbastanza. Se lei l'avesse ammaliato – conosceva le voci
circa il
potere di un bacio di sirena.
Affascinando tanto
quanto
fatalmente, creando dipendenza tanto quanto piacere. Si rifiutava di
restare affascinato dall'incanto della ragazza. Tsk, soccombere ad
una folle ragazza pesce – Lyon non l'avrebbe mai lasciato
sentirne
la fine.
Immobile. Era
inevitabile,
confrontarsi con lei. Era solo una questione di tempo
finché–
«Ah!»
Si fermò al
suono, guardandosi
indietro. C'era Juvia, sussultando perché la sua coda era
stata
afferrata dall'anemone Venus.
La ragazza che aveva
assillato i
suoi pensieri... era stata messa in trappola da un anemone marino.
Juvia strattonava la
sua coda,
gemendo alla presa più stretta dell'anemone. Gray
roteò gli occhi.
«Rilassati.»
le disse,
guardando il suo viso girarsi di scatto verso di lui. «Se ti
rilassi, lascerà la presa e tu potrai scappare.»
Juvia
arrossì d'imbarazzo,
abbassando timidamente la testa. «G-giusto.»
mormorò, seguendo le
sue istruzioni. Entro qualche momento, l'anemone affievolì
la
stretta, permettendole di rimuovere la pinna dalla presa.
«Ah!»
pigolò, sorridendo luminosa alla coda nuovamente libera.
«Juvia ce
l'ha fatta!»
«Congratulazioni.»
disse Gray
piattamente. «Quale parte di “non
seguirmi” non hai capito?»
Lei lo
guardò, mentre il sorriso
si sbiadiva ai margini. Gray la fissò in silenzio,
studiandola
attentamente.
Non sembrava
provare gli
stessi desideri di prima. In caso contrario, avrebbe preso le
distanze. Lei era sciocca, la stessa ingenua ragazza pesce che aveva
trovato nella rete. Era stato il sangue a farlo reagire in quel modo?
L'odore del suo stesso sangue e l'adrenalina che scorreva nelle vene?
«Ah...
J-Juvia sa che Gray-sama
vuole essere lasciato in pace, ma... » si agitò
sotto al suo
sguardo, gesticolando con le mani. «Juvia.. voleva solo
vedere..
come stava andando la ferita di Gray-sama.»
Lui sbatté
gli occhi. «Cosa,
questa?» Alzò la frangia, rivelando la cicatrice
che era sotto. «È
okay, vedi? Tutto guarito.»
Juvia nuotò
più vicino, un
pesante cipiglio che le corrucciava le labbra. «Una
cicatrice..»
«Yeah, che
c'è? Non è la
prima.»
«Ma...
Juvia–»
«Non fare
quella faccia. Guarda,
vedi questa?» indicò la cicatrice a forma di x sul
suo fianco,
appena sopra la vita. «Il primo taglio che mi ha fatto Lyon.
Cocciuto bastardo che non sa quando smettere– ma gliene ho
fatte
anche io. Quest'altra, ottenuta da una lotta con un altro squalo.
Alcuni sono dei bastardi abbastanza territoriali, ma è stato
un buon
riscaldamento.»
Juvia fissò
il segno, premendo
una mano sulla bocca mentre Gray sollevava ancora una volta il viso
verso il suo.
«Quindi non
compatirmi per un
graffietto sulla fronte. Mi piace che le mie cicatrici siano
visibili– così rendono più
figo.»
Juvia
abbassò la propria mano,
guardando il segno sulla fronte. «Se.. se lo dice
Gray-sama..»
La guardò,
lasciando scivolare
il suo sguardo dalla faccia al suo corpo prima di guardare in
un'altra direzione. «Beh.. questo non vale per tutti. Tu sei
così
morbida – non ti donerebbero. Quindi le prenderò
per te, capito?»
La osservò
con la coda
dell'occhio, vedendo i suoi allargarsi per lo stupore.
«Davvero?»
chiese delicatamente. «Gray-sama... proteggerà
Juvia?»
Lui sbuffò,
indicando la
cicatrice sulla fronte. «L'ho già fatto,
no?»
Timidamente, lei
alzò una mano,
sollevandogli i capelli per osservare un'altra volta la cicatrice.
Lui la lasciò fare in silenzio, percependo le sue dita
infilarsi
attraverso le ciocche scure. Quell'azione spedì una
sensazione
rassicurante nelle vene, rilassando il corpo.
Dopo qualche momento,
sentì la
mano scivolare sul suo viso, fermandosi sulla guancia. La
guardò,
scoprendo un caldo sorriso.
«Grazie,
» disse «per
proteggere Juvia.» Il suo polpastrello scivolò
sulla guancia.
«Juvia proverà e ti proteggerà a sua
volta.»
Lui guardò
un'altra direzione,
sbuffando, ma quando voltò i suoi occhi verso di lei, i suoi
lineamenti erano cambiati.
Più vecchi,
maturi – neri
capelli, occhi scuri – gentili, amorevoli.
Ur.
La fissò,
sentendo
all'improvviso gli anni passati scivolare via in un'istante.
La mano sulla sua
guancia era
calda. Familiare. Il suo polso accelerò al riconoscimento.
Per un
momento, chiuse gli occhi, assaporando il tocco indimenticabile. Si
sentì più leggero, in pace – senza il
carico della sua vendetta a
pesargli sulle spalle.
Aprì gli
occhi per guardare
un'altra volta, ma i lineamenti di Ur erano spariti, sostituiti dagli
occhi di Juvia, il sorriso di Juvia. Il calore restò sulla
sua
guancia, e non importa quanto forte potesse le palpebre, non se ne
andò.
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