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Autore: randomteenager    04/04/2015    5 recensioni
Lui aveva solo intenzione di farla piangere.
Non di innamorarsene.
{Shark-Gray&Mermaid-Juvia AU ; Traduzione ; Gruvia}
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gray Fullbuster, Lluvia, Un po' tutti
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Questo è l'account su fanfiction.net dell'autrice, da cui ho ricevuto il permesso di traduzione.
Amatela e veneratela.


(qui c'è la traduttrice!)

Note della traduttrice: okay, sono in ritardo. Molto in ritardo. Decisamente troppo per i miei gusti, ma sono state settimane di fuoco. Con questo capitolo siamo quasi al passo con l'originale, e conto di tradurre al più presto anche il quarto (dopodiché aspetteremo tutti insieme).

Sulla traduzione: Gray usa, nell'originale, un linguaggio abbreviato e spiccio che ho scelto di rendere a seconda delle frasi, perché l'italiano non permette certi giochi con le parole. Alcune parti, tra l'altro, sono state adattate per il contesto: il significato è sempre quello, ma in inglese la frase potrebbe essere costruita diversamente. E con questo è tutto!

Buona lettura (e buona Pasqua!) ~


Author's Note: va a finire che questa storia sarà più lunga di tre\quattro capitoli xD quindi anticipo che saranno circa sei o sette. Grazie infinite per le vostre gentili recensioni! Siete così dolci! Mi incoraggiate davvero a continuare a scriverla, non potrò mai ringraziarvi abbastanza!

Non sono sicura che questo o il prossimo capitolo saranno meravigliosi, considerando che li ho scritti entrambi tra le 5 e le 7 di mattina xD sono abbastanza assonnata, ma l'ho voluto finire per voi :) spero vada bene ;w; potrebbe essere scadente e potreste biasimarlo perché stavo ascoltando Leaving California (Maroon 5) mentre lo scrivevo, scusatemi se è troppo dozzinale x)


Oltremare

Lui aveva solo intenzione di farla piangere.

Non di innamorarsene.


3. Caldo



«Ahh, Gray-sama e Juvia hanno trovato un sacco di cose oggi!» sorrise, raggiante, nuotando dentro la propria caverna sottomarina con una bracciata carica di tesori scintillanti.

«Avevo detto che era un buon posto.» replicò Gray, librandosi sopra il fondo mentre lei canticchiava gioiosamente.

«Che tipo di nave era quella, Gray-sama?» chiese, gettando brevemente un'occhiata oltre la propria spalla.

«Una nave da crociera affondata.» rispose. «Gli umani la prendono per viaggiare attraverso i mari, viaggi di piacere.»

«Ma solo i ricchi se lo possono permettere, vero?» chiese, guardandolo annuire. «Ecco perché tutto il mio bottino è così scintillante.»

«Già.» le rispose, sdraiandosi all'indietro e piegando le braccia dietro la propria testa.

«Gray-sama può anche odiare gli umani,» disse sommessamente Juvia, facendolo sforzare per poterla sentire «ma conosce un sacco di cose su di loro.»

Lui serrò la mandibola, fissando lo sguardo sulla superficie dell'oceano. «Devi conoscere i tuoi nemici per ucciderli.»

Juvia non disse niente, con il suono dei gioielli sferraglianti e i calici che tintinnavano come unica conversazione tra loro. Sistemato l'ultimo tesoro al suo posto, la ragazza abbassò lo sguardo, voltandosi lentamente.

«Gray-sama..?»

Lui aprì un occhio al suo tono timido, osservandola. «Hm.»

Juvia picchiettò le dita, unendo insieme le punte. «Juvia.. si domandava.. se poteva guardare Gray-sama.»

Inarcò un sopracciglio. «Lo fai già.»

Lei sorrise gioiosa, mentre una piccola risata le sfuggiva dalle labbra. «No, lei intende.. guardarlo davvero. Juvia non ha mai visto uno squalo da vicino.»

Gray si sedette, sollevandosi in avanti, e la studiò attentamente. «Potrebbe essere pericoloso.»

Lei si avvicinò. «Juvia lo sa.»

«Non sei spaventata?»

«Juvia si fida di Gray-sama.»

La fissò, assottigliando gli occhi. Dopo qualche momento li chiuse con un'alzata di spalle. Deglutendo nervosamente, Juvia nuotò verso di lui, muovendosi sul posto prima che verso lui. Gli occhi del ragazzo incrociarono i suoi ancora una volta, scuri e concentrati, facendola arretrare sotto al suo sguardo. Gli occhi della ragazza vagarono sui suoi lineamenti – i neri capelli scompigliati, gli occhi penetranti, il naso sottile e l'affilato profilo del mento. Spostando lo sguardo sulle sue labbra, le fissò silenziosa, occhieggiando le punte dei denti affilati.

Lui era perfettamente immobile quando lei lo toccò, tracciando il suo labbro inferiore con un dito prima di premere la punta contro l'angolo, svelando i denti appuntiti. Lei si avvicinò leggermente, le guance tinte di rosa per la vicinanza mentre l'altra mano si muoveva per appoggiarsi delicatamente alla mandibola. Le dita scivolarono verso il basso, seguendo la curva del collo prima di fermarsi con gentilezza sulle branchie.

Lui reagì improvvisamente, stendendo una mano dotata di artigli e afferrandole saldamente il collo. Un così fragile, delicato collo, così facile da spezzare con i suoi artigli –

Lei sobbalzò sotto la sua presa soffocante, trasalendo quando lui ghignò e aprì pericolosamente la bocca.

«Gray-sama» bisbigliò, sentendo che faceva inclinare il viso della ragazza all'indietro.

Si fermò per un momento, tornando alla ragione mentre chiudeva gradualmente le labbra. «Non sei spaventata.»

Juvia lo guardò, incontrando i suoi occhi, «Mi fido di te.» replicò in un soffio, posando una mano gentile sul suo polso. «Fidati di Juvia anche tu.»

La guardò di traverso, osservandola alzare i propri artigli dal suo collo, solo per intrecciare le dita negli spazi tra loro. Alzò poi l'altra mano e fece lo stesso, allacciando le loro dita.

Gli sorrise, soffice e tenera, ma lo sguardo di lui seguiva le loro mani unite e il totale contrasto fra loro. Le proprie, ruvide e callose, con affilati, pericolosi artigli e quelle di lei, morbide e delicate, piccole con unghie decorate.

Una delle mani della ragazza scivolò via dalla sua, facendogli alzare lo sguardo su di lei, ma vide solo di sfuggita i suoi capelli mentre le braccia della ragazza si avvolgevano intorno al suo collo. Lei gettò un'occhiata alle loro code, grigia, spigolosa e forte quella del ragazzo mentre la sua era snella e piegata, con una pinna dorata sulla punta.

Abbassando le proprie mani sulla schiena di lui, le dita scivolarono dolcemente attraverso la pelle liscia, seguendo le curve delle scapole. Il corpo del ragazzo si rilassò contro quello di lei, gli occhi socchiusi e il mento appoggiato alla sua spalla.

Facendosi un po' più audace, lei sfiorò con la punta delle dita la sua pinna, seguendo le squame fino all'arco della pinna dorsale. Una scossa passò attraverso di lui, facendo sobbalzare il suo corpo contro quello della ragazza prima di tagliare la sua pelle con i propri artigli.

Juvia trasalì, allontanandosi velocemente mentre portava una mano dove l'artiglio aveva inciso il braccio. Il sangue filtrò dal taglio, un rivolo cremisi nell'oceano. Le pupille di Gray si dilatarono alla vista e la dolce fragranza solleticò il suo naso, ma prese rapidamente possesso di se', abbassando subito gli artigli.

«Mi dispiace.» mormorò sottovoce, nuotando poco lontano e tagliando una manciata di alghe. «Avevo detto che poteva essere pericoloso.»

Juvia non disse nulla, strinse semplicemente il proprio braccio ferito quando lui le offrì la benda di fortuna. Lui lasciò passare del tempo prima di fasciare il taglio senza parlare, fissando il bendaggio con un nodo stretto.

«Ora sei spaventata?» mormorò, stringendo il nodo.

Juvia scosse la testa. «No.»

Gray rise ironicamente. «Stupida. Dovresti.»

Lei posò dolcemente una mano sulla sua, stringendola con delicatezza. «Juvia si fida ancora di te.»

E compariva di nuovo. Quella fastidiosa stretta allo stomaco, di nuovo. Serrò la mascella e distolse lo sguardo, digrignando i denti.


Sentì un tocco sulla sua spalla prima che Juvia schizzasse via da lui, ridacchiando, «Preso! È tuo!» mentre correva in là.

Gray arcuò un sopracciglio, guardandola vorticare nella corrente finché non si fermò, gradualmente. Notando l'assenza dello squalo dietro di lei, la sirena si voltò, imbronciata.

«Gray-sama! Dovresti inseguire Juvia!»

Lui la fissò sbarrando gli occhi. «Io dovrei cosa?»

«Inseguire!» gemette Juvia, nuotando verso di lui. «È un gioco!»

Gray si grattò svogliatamente i capelli, alzando con indolenza le spalle. «Mai sentito. In più, sei sicura di poter nuotare in giro così?» I suoi occhi caddero sul bendaggio del suo braccio prima di abbassarli sulla coda, che ondeggiava gentilmente nell'acqua. «Dovresti fare più attenzione, con il taglio e tutto–»

Lei rantolò all'improvviso, facendo tornare il suo sguardo sul viso della ragazza mentre si copriva le labbra con la mano.

«Che?» la guardò di traverso.

Juvia abbassò lentamente la mano, le dita ferme sul mento con un tenue rossore sul viso sorpreso.

«Gray-sama.. è preoccupato per Juvia?!»

«Huh?» si accigliò lui, combattendo contro il calore che saliva sul viso. «No, questo non–»

«Juvia lo sa.» pigolò, intrecciando le dita dietro alla schiena.

Gray strinse gli occhi. «Sapere cosa?»

«Gray-sama.. » iniziò lei, nuotando intorno a lui, «è solo spaventato dall'idea di perdere!»

Lei toccò la sua spalla ancora una volta prima di sbattere la propria pinna e scattando via, ridendo lungo la strada. Gray si contrasse, lasciando alzare l'angolo della bocca in un sogghigno prima di precipitarsi dietro a lei.

«Credi di essere più veloce di me?» fece un sorrisetto mentre Juvia nuotava in circolo pigramente, guardandolo con un sorriso giocoso. Lei squittì quando lui allungò un braccio e quasi l'afferrò, nuotando il più velocemente possibile. «Stai dimenticando qualcosa.»

«Eh?» sbatté le ciglia più volte, piegando il capo verso di lui.

Il suo ghigno si allargò, gli occhi lampeggiarono in segno di sfida mentre la pinna dorsale scorreva attraverso la superficie dell'oceano. «Gli squali prendono sempre le loro prede.»

Lei gemette e si immerse in un cespuglio di alghe, reprimendo una risatina mentre Gray le nuotava intorno. I suoi occhi scuri setacciarono attraverso le alghe prima di alzare gli artigli e tagliare diagonalmente, separando il cespuglio e rivelando una Juvia sorpresa a ridere dietro di esso. Lei turbinò verso l'alto, ben consapevole dell'ombra che la seguiva mentre attraversava un canale subacqueo. Scartando attraverso le colonne, sbatté più velocemente la coda, nascondendosi dietro un pilastro di pietra prima di sbirciarsi intorno.

Gettò un'occhiata a sinistra. Niente. Gettò un'occhiata a destra. Vuoto.

Perplessa, guardò sopra e sotto, accorgendosi che Gray non era in vista.

Nuotò via con circospezione, occhieggiando guardinga intorno a se' prima di arricciare le labbra in un cipiglio preoccupato.

«Gray-sama..? Dove sei – ah!»

«Presa!»

Un tornato grigio si scontrò con lei, spingendoli entrambi a roteare all'indietro. Juvia gridò mentre loro roteavano e roteavano, vorticando in cerchi finché Gray non premette i palmi contro un pilastro e Juvia si trovò a schiena premuta contro la roccia fredda.

Sorreggendo gli artigli contro la pietra, Gray fece un enorme sorriso trionfante. «L'avevo detto.»

Juvia aprì lentamente gli occhi, sbattendoli mentre lo guardava. «Waah! Juvia era così v-vicina...»

I suoi occhi si allargarono alla vicinanza fra loro, i loro volti ad appena un pollice di distanza. Le sue braccia erano su entrambi i lati del viso di lei, il suo petto che quasi toccava l'altro mentre entrambi respiravano. I suoi occhi erano.. intensi, mentre la guardavano così, le pupille dilatate ancora una volta rispetto alla usuale fessure.

Lei ricordò il toccare quel viso, sfiorando il profilo del mento e le branchie sul collo. I muscoli tonici dell'addome premuti contro il suo più sottile, le curve delle spalle larghe e della schiena.

Gli era vicina ora quanto il giorno prima, gli occhi di lui fissi sui suoi, ma questa tensione, questa era diversa. Era più.. calda, mandandole un brivido lungo la spina dorsale e congelandola sul posto. La rigidità delle sue braccia si sciolse, ma lui non si spostò. Al contrario, sembrava.. avvicinarsi, mentre la testa si inclinava leggermente e le palpebre si abbassavano sugli occhi. Immediatamente il cuore della ragazzo accelerò, martellando nelle orecchie mentre il suo corpo si irrigidiva.

Le sue guance avvamparono mentre le ciglia si abbassavano, chiudendosi a poco a poco quando il naso del ragazzo sfiorò il suo.

Tutto intorno a lei sembrò sbiadire, concentrata unicamente sul peso del corpo contro il suo e il respiro freddo contro le labbra–

Zzzzzz–

Gli occhi si aprirono, girando la testa verso la superficie dell'oceano mentre Gray si allontanava con prontezza. I suoi artigli scavarono la roccia, ma lei non lo notò, i suoi occhi puntati sulla larga ombra e le eliche che giravano alla fine della nave.

C'era un segno, una sorta di figura sul motore della barca. Sembrava – lei lo guardò un po' più attentamente – sembrava come.. lei. La silhouette del profilo di una sirena, i suoi lunghi capelli, il profilo del suo petto, e la curva della coda, piegata dietro di lei. Dietro l'immagine c'era l'incisione di due parole: Lamia Scale.

«... Ehi» chiamò la voce di Gray, ma sembrava distante. Le sue mani sollevarono i bicipiti del ragazzo, e li spinse gentilmente via, nuotando verso la barca che veleggiava. Non si accorse di lui che la chiamava, dei suoi occhi che la guardavano scivolare via dalle sue braccia.

Il simbolo di una sirena su una barca umana. Cosa significava? Era forse ammirata dagli umani, come lei ammirava loro? Potevano esserne venuti a sapere da qualcuno? Il loro linguaggio le suonava un po' familiare – forse, se fosse andata un po' più vicina–

«Ohi!» urlò Gray, correndole dietro. Lei non rispose – non lo stava ascoltando. Su cosa diavolo si era fissata? Non vedeva l'umano che stava sulla punta della nave, scrutando le ombre che si muovevano al di sotto dell'acqua? «Abbassati! Non andare così vicina!»

Lei si avvicinava sempre di più. Un po' più vicina, e poteva toccare lo stemma a forma di sirena con la propria mano, la mano che era proprio come quella degli umani. Non erano così diversi, avevano un legame–

«Abbassati

«Aah!»

Sentì il peso di Gray scontrarsi con la sua schiena, ma non prima di vedere la punta scintillante di un arpione lanciato oltrepassarli. Lui sibilò dietro di lei e ciò di cui si accorse subito dopo era che loro stavano passando attraverso la superficie dell'acqua, premendole la mano contro la bocca e spingendola contro uno scoglio mentre lui si voltava con occhi socchiusi.

Stava guardando qualcosa, ma gli occhi di lei erano puntati sul rivolo di sangue che scendeva lungo la sua tempia. Appena sopra il suo sopracciglio, sulla sua fronte, c'era un taglio profondo, che sanguinava attraverso la fronte e scendeva lungo il viso. Il suo rantolo fu soffocato dalla mano, e lui premette con più forza la mano sulle labbra, soffocando completamente il suono. Lui spostò lo sguardo da un angolo a quello della ragazza, e la rabbia nei suoi occhi la spaventò prima che lui voltasse il suo sguardo verso l'oceano.

Quando i motori della barca si affievolirono lentamente, tolse la mano, ma lei trasalì quando i suoi occhi ritornarono a guardarla.

«Che cosa avevo detto?! Huh?!» ruggì, facendola arretrare al volume della sua voce.

«Mai avvicinarsi alle barche umane! Mai! È il modo per farsi uccidere!»

Juvia tremò, incrociando incerta il suo sguardo. «J–Juvia ha visto lo stemma della sirena, così–»

«Non essere così ingenua!» reagì lui. Lei sobbalzò, gli occhi sbarrati e le mani intrecciate sul seno. «Che è, vedi un logo e pensi che vorranno essere amici? Idiota! Solo un secondo più tardi, e saresti–»

Si interruppe quando sentì la sua mano sul proprio viso, irrigidendosi al contatto. Lei non stava guardando lui, ma qualcosa sopra di lui, sulla sua fronte. Il labbro inferiore le tremò e i suoi occhi si intristirono, addolorati mentre sfiorava teneramente la sua guancia.

«Gray-sama...» bisbigliò, la voce a malapena udibile.

La fissò intensamente, passando sui suoi lineamenti: i capelli bagnati appiccicati sulla fronte e le guance, la tinta rosea sulle gote, il labbro inferiore ora stretto fra i suoi denti. Le ciglia erano umide per l'acqua marina, ma lo sguardo nei suoi occhi... gli fece stringere il petto.

«Ohi,» la chiamò, accigliandosi al tocco delle punta delle dita sulla propria tempia. Timido, circospetto – proprio come i suoi tocchi il giorno precedente. «Che è quello sguardo, huh?»

«Sei ferito.. » disse piano, gli occhi che seguivano il sangue che usciva dalla fronte, «ed è colpa di Juvia.»

L'altro sbuffò. «Cosa, questo? È solo un graffio–»

Si congelò quando lei si sollevò, premendo con gentilezza le labbra vicino al taglio. Il bacio era gentile, tenero prima di ritirarsi, le sue labbra coperte dal sangue del ragazzo.

La fissò, lo stomaco contratto. I suoi occhi divennero stanchi, semi chiusi. «... Cos'era quello.»

Le dita della ragazza indugiavano ancora sulla sua guancia, ferme nel più leggero dei tocchi. «Quando.. Juvia stava guardando una mamma umana e sua figlia.. » spiegò sommessamente, «e la piccola si era fatta male, la madre ha toccato con le labbra il punto ferito. Per farla stare meglio.»

Gli occhi erano fissi sulle sue labbra, vermiglie, lucide del suo sangue.

«Gray-sama... Gray-sama si sente meglio?»

I suoi sensi si affilarono a quella vista. I denti inconsciamente si serrarono, il naso gioì al sentore metallico. Poteva praticamente gustarlo con la lingua.

«... Gray-sama..?»

Sollevò la mano, afferrandole il mento. Il respiro della ragazza si spezzò in gola mentre le sollevava il viso, gli occhi bloccati sulle fessure delle sue pupille.

Le guance le si scurirono per la fame nel suo sguardo. Non era una fame normale – sembrava quasi primitiva, licenziosa, facendo accelerare il suo cuore quando lui si avvicinò, stringendole di più il mento.

«Ti dona il rosso.» ringhiò. Lei lo guardò semplicemente, in silenzio. Non c'era più alcuna paura nei suoi occhi, non come prima, quando l'aveva toccata. Stava sostenendo il suo sguardo, piuttosto coraggiosamente, nonostante il suo mento si stesse tingendo di rosso come le labbra.

Lui premette il polpastrello sul labbro inferiore e lo trascinò verso il margine, trascinando il sangue sulle labbra. Lei emise un piccolo suono, qualcosa di simile ad un mugugno, ed il rumore gli provocò un violento brivido lungo la spina dorsale. Lui riusciva a sentire il battito accelerare, per l'eccitazione o l'attesa, non lo sapeva. Il sangue scorreva nelle vene, il sangue che ruggiva nelle orecchie – come stato da assaggiare, il proprio sangue, le sue labbra – il proprio sangue dalle sue labbra – le sue labbra contro le proprie––

«.. Gray... sama..»

Lui si riscosse dai propri pensieri, posando il suo sguardo su di lei. Stava arrossendo, gli occhi erano annebbiati.

«Non.. hai mai guardato.. così..» sussurrò, un piccolo tremito nella voce. «P.. perché.. Gray-sa–»

Lui spostò immediatamente la sua mano dal mento, spostando il proprio viso. Cazzo, cazzo– cosa diavolo c'era di sbagliato in lui? Cosa stava pensando proprio in quel momento? Doveva schiarirsi le idee, doveva andarsene da lei, andarsene esattamente ora–

«Sto bene.» disse piano, evitando i suoi occhi. «Solo– non seguirmi.»

Si voltò all'improvviso, tuffandosi nell'acqua.

Juvia fissò le increspature lasciate dietro di lui, senza parole. Le sue dita sfiorarono le labbra, dov'erano quelle del ragazzo appena pochi momenti prima.

Lui.. lui sembrava essere sul punto di– per la seconda volta quel giorno–

il suo viso si infiammò al pensiero, e si tuffò dalla roccia, sparendo nell'oceano. Il sentiero che lui aveva preso era molto freddo.


Dovevano essere passate ore. Ore, ma la sua mente stava ancora ripetendo la scena, come se fosse accaduta pochi minuti prima.

Gray si maledisse, coprendosi gli occhi con la mano.

Il taglio sulla fronte era profondo, come aveva detto lei. Aveva lavato via il sangue una volta tornato nel mare, ma ci aveva messo un po' di più per fermarsi. Quando aveva smesso, aveva tracciato la ferita con un dito. Era un'increspatura, qualcosa di simile ad una cicatrice. Fantastico.

Ora non avrebbe più dimenticato quello che era successo.

Chiuse gli occhi, provando a schiarirsi le idee ancora una volta. Al contrario, sentì il tocco delle labbra della ragazza sulla sua fronte. I suoi occhi si aprirono di scatto, e si alzò, guardandosi intorno. La sensazione era così realistica – che diavolo? Che stava succedendo?!

Quel bacio.. no, non era un bacio. Lei pensava di farlo guarire. Quella ingenua sirena... aveva idea di cosa gli stesse facendo?

Il tocco delle sue labbra sulla propria pelle.. così dolce, come una madre. Come Ur. Ur che sfiorava il suo braccio ferito, spalmando l'aloe curativa sul posto. Ur con lo stesso sguardo negli occhi – intenso, concentrato e poi sorridendo con gentilezza, con aria materna.

Le immagini si mescolarono, sovrapponendosi. Corti capelli neri – lunghi, ondulati capelli blu. Occhi neri; occhi blu. Una coda nero da squalo; una snella, azzurra, coda da sirena.

Cazzo. Quel sentimento, quando la ragazza lo aveva baciato così.. una sensazione di sicurezza, ma con qualcos'altro. Lei.. lo stava tentando. Tentandolo ad assaggiare più che la sua coda. Ma si preoccupava per lui, se ne prendeva cura... sentendosi responsabile di lui, come lui si sentiva responsabile di lei. Come si stava sentendo responsabile di lei.

Si pizzicò il naso con le dita, esalando un sospiro rumoroso. Dannazione. Stava diventando improvvisamente più complicato di quanto pensasse.


Lui stava esitando. Gray non aveva mai esitato una sola volta in vita sua.

Questo lo irritava, ma questa sensazione lo stava consumando. Sapeva che lei era lì. Seguendolo, proprio come la prima volta che gli si era avvicinata. Ma non la stava salutando, non ancora. Perché stava esitando.

Che cosa avrebbe fatto la prossima volta in cui l'avesse vista? Aveva a malapena dormito la notte la notte precedente. Non poteva. Stupidi, stupidi sentimenti, in guerra nel suo petto, tenendolo sveglio tutta la notte.

Avrebbe dovuto smettere di vederla. Fermarsi prima di fare qualcosa di stupido.

Doveva smettere di vederla. Prendere le sue lacrime, e poi mangiarla. Non era arrivato così lontano per niente. Non aveva fatto ciò che aveva fatto per niente.

Ma se non si fosse trattenuto – se l'avesse violentata, assaporando il suo sapore e non fosse abbastanza. Se lei l'avesse ammaliato – conosceva le voci circa il potere di un bacio di sirena.

Affascinando tanto quanto fatalmente, creando dipendenza tanto quanto piacere. Si rifiutava di restare affascinato dall'incanto della ragazza. Tsk, soccombere ad una folle ragazza pesce – Lyon non l'avrebbe mai lasciato sentirne la fine.

Immobile. Era inevitabile, confrontarsi con lei. Era solo una questione di tempo finché–

«Ah!»

Si fermò al suono, guardandosi indietro. C'era Juvia, sussultando perché la sua coda era stata afferrata dall'anemone Venus.

La ragazza che aveva assillato i suoi pensieri... era stata messa in trappola da un anemone marino.

Juvia strattonava la sua coda, gemendo alla presa più stretta dell'anemone. Gray roteò gli occhi.

«Rilassati.» le disse, guardando il suo viso girarsi di scatto verso di lui. «Se ti rilassi, lascerà la presa e tu potrai scappare.»

Juvia arrossì d'imbarazzo, abbassando timidamente la testa. «G-giusto.» mormorò, seguendo le sue istruzioni. Entro qualche momento, l'anemone affievolì la stretta, permettendole di rimuovere la pinna dalla presa. «Ah!» pigolò, sorridendo luminosa alla coda nuovamente libera. «Juvia ce l'ha fatta!»

«Congratulazioni.» disse Gray piattamente. «Quale parte di “non seguirmi” non hai capito?»

Lei lo guardò, mentre il sorriso si sbiadiva ai margini. Gray la fissò in silenzio, studiandola attentamente.

Non sembrava provare gli stessi desideri di prima. In caso contrario, avrebbe preso le distanze. Lei era sciocca, la stessa ingenua ragazza pesce che aveva trovato nella rete. Era stato il sangue a farlo reagire in quel modo? L'odore del suo stesso sangue e l'adrenalina che scorreva nelle vene?

«Ah... J-Juvia sa che Gray-sama vuole essere lasciato in pace, ma... » si agitò sotto al suo sguardo, gesticolando con le mani. «Juvia.. voleva solo vedere.. come stava andando la ferita di Gray-sama.»

Lui sbatté gli occhi. «Cosa, questa?» Alzò la frangia, rivelando la cicatrice che era sotto. «È okay, vedi? Tutto guarito.»

Juvia nuotò più vicino, un pesante cipiglio che le corrucciava le labbra. «Una cicatrice..»

«Yeah, che c'è? Non è la prima.»

«Ma... Juvia–»

«Non fare quella faccia. Guarda, vedi questa?» indicò la cicatrice a forma di x sul suo fianco, appena sopra la vita. «Il primo taglio che mi ha fatto Lyon. Cocciuto bastardo che non sa quando smettere– ma gliene ho fatte anche io. Quest'altra, ottenuta da una lotta con un altro squalo. Alcuni sono dei bastardi abbastanza territoriali, ma è stato un buon riscaldamento.»

Juvia fissò il segno, premendo una mano sulla bocca mentre Gray sollevava ancora una volta il viso verso il suo.

«Quindi non compatirmi per un graffietto sulla fronte. Mi piace che le mie cicatrici siano visibili– così rendono più figo.»

Juvia abbassò la propria mano, guardando il segno sulla fronte. «Se.. se lo dice Gray-sama..»

La guardò, lasciando scivolare il suo sguardo dalla faccia al suo corpo prima di guardare in un'altra direzione. «Beh.. questo non vale per tutti. Tu sei così morbida – non ti donerebbero. Quindi le prenderò per te, capito?»

La osservò con la coda dell'occhio, vedendo i suoi allargarsi per lo stupore. «Davvero?» chiese delicatamente. «Gray-sama... proteggerà Juvia?»

Lui sbuffò, indicando la cicatrice sulla fronte. «L'ho già fatto, no?»

Timidamente, lei alzò una mano, sollevandogli i capelli per osservare un'altra volta la cicatrice. Lui la lasciò fare in silenzio, percependo le sue dita infilarsi attraverso le ciocche scure. Quell'azione spedì una sensazione rassicurante nelle vene, rilassando il corpo.

Dopo qualche momento, sentì la mano scivolare sul suo viso, fermandosi sulla guancia. La guardò, scoprendo un caldo sorriso.

«Grazie, » disse «per proteggere Juvia.» Il suo polpastrello scivolò sulla guancia. «Juvia proverà e ti proteggerà a sua volta.»

Lui guardò un'altra direzione, sbuffando, ma quando voltò i suoi occhi verso di lei, i suoi lineamenti erano cambiati.

Più vecchi, maturi – neri capelli, occhi scuri – gentili, amorevoli.

Ur.

La fissò, sentendo all'improvviso gli anni passati scivolare via in un'istante.

La mano sulla sua guancia era calda. Familiare. Il suo polso accelerò al riconoscimento. Per un momento, chiuse gli occhi, assaporando il tocco indimenticabile. Si sentì più leggero, in pace – senza il carico della sua vendetta a pesargli sulle spalle.

Aprì gli occhi per guardare un'altra volta, ma i lineamenti di Ur erano spariti, sostituiti dagli occhi di Juvia, il sorriso di Juvia. Il calore restò sulla sua guancia, e non importa quanto forte potesse le palpebre, non se ne andò.


   
 
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