I nostri rapporti tornarono ad essere molto distaccati e formali, il lavoro svolto in collaborazione era strettamente limitato a poche ore alla settimana e ai brevi briefing giornalieri con tutti i colleghi che avevano paventato questa regressione al regime impersonale e rigoroso. Ma come cita la terza legge della Dinamica di Newton: Ad ogni azione corrisponde una reazione pari e contraria e l’inaspettata visita di mia madre sconvolse parecchio l’ordine e la disciplina richiestaci dentro e fuori il laboratorio . Juliette Delacour coltivava la folle speranza di veder finalmente sua figlia innamorata dell’uomo giusto. In questi anni aveva evitato di intromettersi nella vita di Andrea, ma ormai era giunta alla conclusione che non era in grado di trovarsi un uomo adatto e poco dopo la sua ultima telefonata aveva prenotato un biglietto aereo per raggiungerla con l’intenzione di …… intromettersi nella sua vita…. a fin di bene, ovvio!
Stephen e mia madre erano sempre andati d’amore e d’accordo e mentre loro chiacchieravano vivacemente, io, venivo tranquillamente ignorata. Ma l’evento più straordinario a cui assistetti fu l’incontro tra mia madre e Sir George Hown. Non credevo esistesse quello che comunemente viene chiamato “Colpo di fulmine”. Non trovo un altro termine per descrivere quell’assoluta, totalmente illogica e senza alcun dubbio esplicitamente palesata da entrambi attrazione fisica immediata, che persuase Sir Hown a dichiararsi appassionatamente in ginocchio nella sala mensa davanti a tutto il personale del Centro. Ad un certo punto credevo che Stephen fosse sul punto di dare di stomaco, tanto era allibito e sconvolto mentre fissava suo zio buttarsi ai piedi di una donna appena conosciuta. I “novelli” innamorati avevano le idee molto chiare e nel giro di una settimana venne organizzata una cerimonia a cui seguì un rinfresco tenuto in uno dei migliori alberghi della città.
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Ero seduta in una delle tante panchine disseminate nel parco adiacente all’albergo dove avevo passato una delle più lunghe e tediose giornate della mia vita, il quarto matrimonio di mia madre! In realtà ero felice di vederla così innamorata e soprattutto ricambiata, ma non riuscivo a capacitarmi che fossero passate solo due settimane dal suo arrivo e che in questo breve lasso di tempo abbia deciso di sconvolgere di nuovo la sua vita per un uomo.
Con un tonfo si siede accanto a me un’altra anima pensierosa, Stephen. Eravamo stati costretti a far fronte comune davanti a quella che ci sembrava una pazzia, convolare a giuste nozze con un estraneo, non che ci sentissimo le persone più qualificate a propinare consigli a chicchessia, visto il disastroso risultato raggiunto dalla nostra unione. Ma nonostante i nostri sforzi, nulla di quello che avevamo tentato per dissuadere “Romeo e Giulietta” a legarsi così precipitosamente, aveva funzionato. Avevano opposto alle nostre argomentazioni una semplice ed efficace risposta, l’amore. Mi volto ad osservarlo esausta, l’elegante e compito testimone dello sposo era ormai scomparso, al suo posto era rimasto un uomo profondamente sconcertato dalle casualità della vita e stanco di trovare un senso a tutta questa situazione. Con pochi gesti si libera della cravatta e della giacca sospirando dal sollievo. Dopo essersi passato le mani tra i capelli più volte, come a liberarsi la mente di tutti i pensieri che l’affollavano, ricambia il mio sguardo stancamente.
- Sai Andrea… ho bisogno di un drink….. molto… molto….. alcolico! – mormora pacato.
- Bravo.. buona idea. Prendi una bottiglia di champagne e due bicchieri. – approvo sorridendo.
- Ho detto molto alcolico.. – ripete seccamente.
- Hai intenzione di ubriacarti? – chiedo ilare.
- Già…. Almeno ci posso provare! –
- Ok ci sto! –
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La prima bottiglia di whisky l’avevamo utilizzata per proclamare dei brindisi dedicati alle più disparate motivazioni e via via che passava il tempo mentre si moltiplicavano i sorsi ingurgitati del meraviglioso liquido ambrato sapientemente invecchiato in meravigliose botti di rovere, i soggetti di queste celebrazioni divennero particolarmente stravaganti e inconsueti.
- Io brindo…. Mia cara Andrea…. Agli sposi!!! – decretò allegramente aprendo la seconda bottiglia.
- Agli sposi!! Che ormai saranno arrivati alle Fiji!! Bon voyage!! E non dimentichiamo di brindare al testimone dello sposo…… il quale ha dimostrato un eccellente sangue freddo assolutamente marca british anche quando è stato investito dal bouquet della sposa!! – trillo alzando il braccio.
- Molto gentile…. Non so dove l’ho buttato…. Ma ho intenzione di bruciarlo!! Ed io brindo alla bellissima damigella della sposa e al suo fantastico vestito!! Adesso….. ho un…. quesito …. da esporle .. Dottoressa Stolen.. – il suo tono di voce è leggermente strascicato classico del bevitore inesperto.
- Esponga tranquillamente…. l’ascolterò con molta attenzione…. Dottor Hown. – replico compita.
- Il tessuto di cui è composto il suo vestito …. può darmi una definizione … -
- Il tessuto si chiama satin di seta, è una fibra naturale. Vuole sapere altro? – ridacchio divertita.
- E-ebbene… si! Notavo che la profonda scollatura posteriore, le lascia un’abbondante porzione di epidermide scoperta… il quesito che le pongo, assolutamente senza intenti ambigui, mi creda, riguarda … una semplice curiosità…… Lei oggi ha indossato della biancheria intima? – chiede fissandomi eccezionalmente pacato.
- Dottor Hown mi stupisco di lei! Sono domande da farsi? –
- Eeeeh si, mia cara collega! Il dubbio che lei non abbia indossato la biancheria intima, mi ha tormentato tutto il giorno! La prego mi liberi da questa incertezza! – borbotta quasi irritato.
- Solo per farle una gentilezza, visto che lei non è propriamente un estraneo, le comunico che indosso la biancheria intima. Soddisfatto? -
- Non molto in vero, ero convinto che fossi nuda sotto quel vestito morbido che ti scivola sulla pelle sottolineando ogni singola curva del tuo corpo…. – sussurra con voce roca, cambiando repentinamente atteggiamento.
Nonostante fossimo entrambi assolutamente bronzi e in comune accordo che fosse altamente inopportuno per due persone come noi, con un matrimonio fallito alle spalle, soccombere ad uno sfrenato e sconvolgente attacco di libidine, causato per lo più dall’alcool ingerito, ci ritrovammo avvinghiati sul letto di una delle tante stanze messe a disposizione degli ospiti del matrimonio.
- Quello che stiamo facendo è una pazzia…. – mormorai contro la sua gola mentre assaporavo con bramosia la sua pelle.
- Sono d’accordo…. noi non riusciamo a vivere insieme… - concordò Stephen sfilandomi il vestito.
- Io ….. sono solo un’abitudine….per te... – ansimai sulle sue labbra.
- Una meravigliosa ….. abitudine…. –
Con pochi gesti ci liberammo degli ultimi indumenti e un estatico sospiro ci sfuggì nel momento in cui, finalmente, diventammo di nuovo una cosa sola. All’improvviso spalancai gli occhi e gli circondai il viso con le mani per costringerlo a guardarmi negli occhi.
- Tu ….. non sei più nulla per me….. – mormorai mentre lo imprigionavo dentro di me.
- Neanche io…. ti amo molto…. – rispose prima di baciarmi con trasporto.
Le parole da quel momento in avanti non servirono più a nulla e lasciammo che fossero i nostri corpi a comunicare in un modo più istintivo e scevro di menzogne. Il desiderio sopito per lunghi anni ritornò prepotentemente a scuotere i nostri corpi, annullando ogni assennata riflessione, lasciandoci rapiti ed esausti in balia dei suoi coinvolgenti palpiti.
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Svegliandomi la mattina seguente, avevo avuto bisogno di qualche minuto per realizzare che ero stesa, nuda, su un letto che non era il mio e che inequivocabilmente qualcuno era steso vicino a me. Mi girai con cautela verso l’uomo che mi dormiva accanto. Oddio Stephen!! Molto chiaramente rivedo tutti gli avvenimenti della sera precedente e irritatissima scaccio il languido intorpidimento dei miei arti, alzandomi velocemente dal letto per fiondarmi sotto la doccia.
Dovevo essere veramente fuori di me per lasciarmi convincere ad andare a letto con lui! Purtroppo alcune impietose immagini mi balenano in mente, terribilmente cruente e infinitamente destabilizzanti in cui sono io a spogliare e a sedurre il mio caro e “indifeso” ex marito. Dopo il primo momento di attonita ritrosia e forse grazie all’effetto dell’alcol ingerito, si era lasciato andare e mi aveva amata con un prorompente ardore. L’attrazione fisica che ancora esercita su di me è una complicazione imprevista quanto inopportuna, non ho nessuna intenzione di riavvicinarmi a lui, la mia vita mi va bene così com’è!
Rientro nella stanza e l’ osservo per un attimo mentre dorme nella stessa posizione in cui l’ho lasciato, la sua espressione, nel sonno, è distesa, rilassata. Le sue gambe formano un groviglio con le lenzuola che gli coprono a mala pena i fianchi, le sue labbra sono leggermente dischiuse e i capelli gli coprono la fronte. Non so cosa darei per accarezzarlo, ma decido di sfuggire all’istinto, uscendo dalla stanza senza far rumore. Non posso e non voglio innamorarmi di lui….. di nuovo. So che è un’azione da vigliacchi, lasciarlo senza svegliarlo per evitare di parlare di quello che è successo questa notte, ma adesso non ho la forza necessaria di confrontarmi con lui in una simile discussione.
Nei sotterranei del Centro c’è una piscina con cinque corsie e visto che oggi è domenica non c’è nessuno ad affollarla. I miei colleghi sono ritornati a casa per il weekend e gli addetti alla vigilanza sono ridotti al minimo. Quindi è con un sospiro di sollievo che m’immergo nell’ acqua gelida, godendo della mia solitudine. Inizio a nuotare lentamente per consentire ai miei muscoli fuori allenamento di riscaldarsi. E’ da parecchio che non pratico uno sport, anzi è da parecchio che non ho il più piccolo stimolo a svolgere nessuna attività, esco dal lavoro e mi rinchiudo in casa. Le mie colleghe mi ripetono spesso che la mia apatia è uno dei primi segnali di quella fase delicata che matura lentamente in ognuno di noi dopo aver subito un trauma, nel mio caso la separazione da mio marito. Depressione post divorzio.
Dopo averlo lasciato, ero assolutamente euforica, spensierata, mi sono data alla pazza gioia, uscivo tutte le sere, gridavo e ballavo più forte di tutti, mi sentivo viva e libera. Una sensazione entusiasmante molto pericolosa, che tuttavia ero riuscita a dominare, non mi aveva portata a commettere gravi errori di valutazione con gli uomini che tentavano di avvicinarmi. La mia titubanza a frequentare un altro uomo, era dominata dal convincimento che non avrei mai più ritrovato con nessuno, lo stesso affiatamento di idee e gusti, per non parlare della forte attrazione fisica che avevo condiviso con mio marito. Il solo pensiero di essere sfiorata da mani estranee mi urtava. Non ero pronta per affrontare anche questo ultimo importantissimo cambiamento nella mia vita, l’idea di entrare in intimità con un uomo che non fosse Stephen mi destabilizzava, mi sembrava di distruggere tutto ciò che eravamo stati insieme. In fondo al cuore sapevo che non mi sarei mai rassegnata alla separazione.
Solo ultimamente avevo intessuto una parvenza di relazione con un collega più giovane di me, assolutamente platonica, il suo affetto era tutto ciò che potevo accettare e ricambiare , ma fortunatamente lui aveva capito le mie remore e la nostra amicizia era colma di caldi abbracci e qualche veloce bacino. Uscivamo qualche volta la settimana per andare a cena fuori, al cinema o anche solo per un drink. Con lui riuscivo a rilassarmi, a parlare di tutto e di niente, una relazione poco impegnativa che placava il mio spirito abulico.
Con la mente invasa da queste elucubrazioni, rimasi un tempo infinito sotto la doccia a rimuginare. Solo la certezza di aver colto un debole eco di passi fuori dallo spogliatoio mi convinse che era più conveniente che tornassi in camera. Trovai Stephen fuori dalla porta ad aspettarmi, era addossato alla parete intento a scrutarmi con un’espressione in viso che non gli avevo mai visto. I suoi occhi erano accesi da una forte emozione, ma forse era solo rabbia repressa.
- Ciao.. – non sapevo come affrontarlo, optai per un atteggiamento cautamente indifferente.
- Ciao, ti sei alzata molto presto questa mattina. Credevo di trovarti vicino a me. –
- Dormivi così profondamente che ho deciso di lasciarti.. tranqu…. -
- Hai deciso che non era necessario chiarire gli avvenimenti di ieri notte? Che ciò che è successo, per te, non ha alcuna rilevante importanza perché sei convinta che ci siamo lasciati trasportare dall’alcool ingerito? – constata freddamente.
- E-esattamente…. Non lo pensi anche tu? – rispondo esitante, non so come interpretare le sue parole in questo momento.
- A quanto pare… non è importante ciò che IO penso….. ma se credi che questa volta starò fermo a guardarti mentre distruggi la mia vita, senza intervenire, ti sbagli di grosso!! Se dovessi dare retta alle tue parole senza senso, mi sentirei libero di scoparti ogni qual volta mi aggrada solo perché mi sono scolato una bottiglia di whisky e non perché ti desidero!! – sibila arrogante avvicinandosi minaccioso.
- Non fare l’idiota! Stai travisando e distorcendo le mie parole! Non c’è nulla da chiarire, la notte scorsa è stato uno sbaglio, un episodio isolato che non si ripeterà, eravamo ubriachi, assolutamente incapaci di connettere in maniera razionale…. sono stata abbastanza chiara? E adesso lasciami passare! - replico irritata.
- Vuoi davvero che ti dimostri quanto siano vuote le tue asserzioni? - replica stringendomi tra le braccia.
- Lasciami! . strillo senza fiato, mentre le sue labbra calde sfiorano la parte delicata sotto l’orecchio.
- Ho detto lasciami!! – urlo respingendolo con tutta la forza che avevo. Sentire quel breve contatto sulla mia pelle fredda era stato uno shock. Devo allontanarmi da lui prima di cedere all’impulso di stringerlo a me e supplicarlo di amarmi come ieri notte.
- Dove credi di andare vestita in quel modo? Immagino che non ti rendi conto dell’effetto che faresti ad un qualsiasi uomo che ti vedesse in questo momento, con i capelli sciolti sulle spalle, la pelle ancora umida e l’assoluta certezza che sotto quell’accappatoio sei nuda! Non voglio che mia moglie giri per il Centro in queste condizioni!! – sbraita inferocito afferrandomi un braccio.
- Non sono più tua moglie….. non rammenti…? -
Sapevo che le parole che aveva appena pronunciato, gli erano state suggerite dalla rabbia che lo dominava. Per un attimo scruto la sua espressione assolutamente basita e mentre Stephen mi fissa con uno sguardo remoto, paralizzato dalla sorpresa, libero il braccio dalla sua mano, ormai inerme. Lo lascio in mezzo al corridoio da solo a combattere contro i suoi fantasmi e a fare i conti con i suoi errori, forse adesso sarebbe riuscito a realizzare quanto mi fosse costato lasciarlo e quali fossero i motivi per cui avevo preso una decisione del genere nonostante l’amassi.
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