Se non ci sarà abbastanza tempo per noi, lo ruberò alle vite degli altri di Mania (/viewuser.php?uid=588696)
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SE NON CI SARà ABBASTANZA TEMPO PER NOI
▬
C A P I T O
L O 0 3 ▬
“ Se non ci sarà
abbastanza tempo per noi,
lo ruberò
alle vite degli altri
„
» CAP O3 || Non importa
tra quanto tempo, ci ritroveremo
La
prigione era esattamente come quella che ci si sarebbe immaginati se
gli
avessero chiesto di pensare alle segrete di un castello. Scarsamente
illuminata, per rendere ad effetto la comparsa del prigioniero, posta
alla fine di un lungo corridoio umido sulle cui pareti non vi erano
torce lasciate accese, e pietra intrisa di muffa e bagnata per via
della temperatura del sottosuolo, a incorniciare ancora più
magistralmente il cliché del quadro generale.
Tremotino non se ne lamentava, comunque. Era esattamente dove voleva
stare, senza che nessuno lo sapesse, se non Regina, la Regina Cattiva
per la precisione – la stessa donna vestita di nero che gli
era
di fronte in quel preciso momento a stringere un altro accordo con lui.
La cosa più divertente dell’essere il Signore
Oscuro era
che nessuno imparava mai la lezione: la magia aveva sempre un prezzo,
eppure tutti lo pagavano senza pensarci grandemente. E proprio puntando
sulla debolezza umana, Tremotino aveva architettato il proprio piano
– e tutti erano sue pedine, solo che non lo sapevano.
«Altre condizioni?» domandò la donna,
increspando le labbra scarlatte in un sorriso malevolo.
«Sì, dovrai portare due persone per me, dove
andremo» rispose Tremotino. Avrebbe seriamente fatto a meno
della
sposina petulante, ma se non l’avesse condotta con loro
avrebbe
avuto un enorme problema del quale occuparsi – e non gli
occorreva un problema, ma un alleato. La magia del principe di Asgard
era potente, diversa da quella del loro mondo, e avrebbe resistito
all’incantesimo lanciato da Regina forse – forse,
avrebbe
persino mantenuto le memorie almeno lui, protetto da un potere tanto
forte.
«Come mai?»
«Perché lui non ha finito di pagarmi,
riscuoterò
nel mondo in cui ci porterai, e se non porto anche lei sarebbe un guaio
per tutti quanti. Anche per te» rispose ridacchiando il
Signore
Oscuro, divertito – perché era divertente almeno
immaginarsi come Loki avrebbe potuto vendicarsi se lo avessero separato
da Sigyn.
«Accordato. Come li trovo?»
«Ti servirà una gazza[1].»
Erano gracchi quelli che riempivano la mattinata plumbea, di corvi e
cornacchie in attesa dell’imminente pioggia. Il Signor Gold
li
osservò appollaiarsi sui rami e le grondaie, una smorfia
simile
a un sorriso gli si dipinse sul volto ricordando le gazze che inviava
ad Asgard, per comunicare con il giovane principe della
città
più splendente dei Nove Regni.
«La tua bella Séline ha sempre un brutto carattere
anche
in questo mondo» asserì interrompendo il silenzio
consueto
con cui lavoravano nel negozio di pegni – e antiquariato. Il
futile tentativo di Loïc proteso a riportare a galla i ricordi
di
Sigyn nella mente della giovane agente non avevano ovviamente portato
all’effetto sperato, anche se Gold doveva dirsi decisamente
stupito di come una parte delle sue memorie fossero riemerse in sogni
che la stavano tormentando, concedendole poche ore di sonno. Pareva
qualcosa di simile a ciò che era avvenuto con il precedente,
e
alquanto sfortunato, sceriffo Graham, anche se non con lo stesso
impatto. A quanto sembrava l’influsso della magia di Loki,
latente e non cancellata come quella di tutti gli altri –
compresa la propria –, era sufficiente ad affievolire
l’effetto della maledizione su Séline.
Ciò
implicava che i suoi calcoli riguardo la natura dei poteri magici della
del Dio del Caos erano corretti, e li avrebbe potuti usare per andare a
cercare suo figlio non appena Emma Swan avesse compiuto il suo destino.
«Alla fine aveva ragione su di voi» si
limitò ad
asserire laconico Loïc. Non aveva alcun bisogno di specificare
riguardo a cosa, gli bastò sorridere con soddisfazione
mentre
continuava a riordinare le carte contabili. Lady Sigyn aveva sempre
posseduto la particolare qualità dell’osservazione
accurata, lei le persone le sviscerava con uno sguardo, le comprendeva
– e proprio per tale ragione era assurdo credere che
l’avesse in qualche modo costretta a compiere
alcunché per
lui, al massimo era il contrario. E così aveva fatto anche
sull’Oscuro Signore, senza preoccuparsi di tenere a freno la
lingua e con la stessa aria delicata con la quale si ammantava
perpetuamente.
La sua anima avulsa dallo scivolare nello sfacelo delle grandi
passioni, la rendeva una creatura particolare, lontana dal mondo
– una scrutatrice che aveva scelto di passeggiare su quelle
terre
unicamente per lui. Era questa sua distanza a renderla particolarmente
irritante quando si prodigava nelle sue conclusioni che nessuno le
aveva domandato, ed era ad esse che si riferiva Loïc.
Con gli anni, anche senza volerlo, alla fine il rapporto tra lui e Gold
era diventato persino confidenziale in alcuni casi, dunque conosceva
ora il nome dell’unica donna che aveva amato con quel che
rimaneva del suo cuore. E proprio perché comprendevano a
vicenda
cosa significasse avere al proprio fianco una persona dotata della
capacità di accettare ogni sfaccettatura del proprio animo,
nessuno dei due si era mai permesso di spendere troppe parole al
riguardo. Tuttavia, da quel che aveva osato raccontare Gold, Loki si
riteneva particolarmente fortunato ad avere con sé non solo
una
persona non solo abile nel sviscerare i suoi più reconditi
pensieri, emozioni e menzogne, ma che non provava il minimo desiderio
di renderlo migliore – d’altronde, il concetto di
migliore
dipendeva sempre dal punto di vista, e per Sigyn erano gli altri a non
essere alla loro altezza.
Era il suono sordo del bastone sul pavimento impolverato ad annunciare
i passi di Gold, i quali risultavano comunque incredibilmente fermi
nonostante la gamba non fosse quella di un giovane. La forza
carismatica dell’uomo rendeva del tutto irrilevanti i suoi
limiti
fisici; era uno dei motivi per cui Loïc stimava, ovviamente in
un
modo tutto suo, lo stregone. C’era qualcosa di
incredibilmente
simile nei loro animi, una ricerca perpetua per ottenere i propri
scopi, altro potere, e un’insoddisfazione incapace di sedarsi
anche al fianco dell’amore.
Perché l’amore non bastava, non a tutti. Non si
poteva
essere felici senza, ma nemmeno realizzati unicamente possedendolo, era
un rompicapo insolubile e loro ci si muovevano dentro causando caos,
giocando con le vite degli altri unicamente per prendere quanto
più possibile di ogni cosa, nel disperato tentativo di
trovare
almeno un po’ di pace prima di ricominciare a seminare
distruzione.
«Tra poco la maledizione sarà spezzata, si
ricorderà di voi. Quando avrò trovato mio figlio,
potrete
andarvene», la sentiva la forza di
quell’incantesimo che
aveva confezionato appositamente per essere lanciato da Regina, farsi
sempre più debole. Anche se non possedeva i suoi poteri
magici,
avvertiva il tremito di essa esattamente come quando Loïc
provava
a evocare i propri poteri – era una questione di
sensibilità, di affinità alla magia stessa.
«Non c’è fretta. Questo è un
mondo
interessante» asserì Loïc alzando le sue
iridi feline
dalla documentazione che stava riesaminando – la precisione
era
una delle sue poche qualità, nessun dettaglio era trascurato
e
proprio per tale ragione era un’eccellente collaboratore. Uno
dei
motivi che in un certo senso rendevano dispiaciuto Gold
all’idea
di perdere un alleato di tale calibro, e anche la sua graziosa sposa
– poteva pure essere avvezza a commenti poco opportuni, ma le
sue
capacità strategiche, forza e abilità erano
indiscutibili.
«La tua magia funzionerà meglio della mia non
appena la faremo tornare.»
«Per questo mi avete voluto qui.»
Non proprio una notizia, ma era la prima volta da molto tempo che Gold
affrontava l’argomento. Tale circostanza faceva supporre a
Loïc che fosse veramente vicino il momento in cui la
maledizione
sarebbe stata infranta, e scorgeva nello sguardo inaccessibile di Gold
un luccichio che conosceva perfettamente, era quello che aveva lui
stesso quando stava architettando qualcosa che stava per compiersi.
Dunque, fu per questo che non si disse sorpreso davanti alla successiva
affermazione di Tremotino: «In ventotto anni nessuno
è
venuto a cercarti, non credo che una tua permanenza più
lunga
fuori casa li scombussolerà troppo.»
Loïc rise, come non rideva da moltissimo tempo. Se lo sarebbe
dovuto aspettare dall’Oscuro una mossa del genere, un
tentativo
di manipolarlo usando la scarsa considerazione che la sua famiglia
aveva di lui, per trattenerlo lì, a Storybrooke, dove
avrebbe
potuto usufruire di una magia che nessuno conosceva e poteva sperare di
contrastare.
«Casa. Sigyn
è la mia casa. Il resto è solo un gioco che non voglio perdere»
replicò quando le risa gli morirono sinistramente in gola,
in un
suono aspro e cupo. «Comunque, conoscendo Odino e mio
fratello,
temo che ci abbiano provato a cercarmi, ma questa maledizione
è
potente, ha schermato la vista di chiunque.»
«La cosa sembra compiacerti» osservò
Gold. Aveva il
sospetto che in qualche modo, la sua collaborazione con Loki non
sarebbe terminata definitivamente nemmeno quando il pagamento sarebbe
stato ultimato; semplicemente, la volta successiva avrebbero trattato
in modo diverso – uno scambio di favori che avrebbe potuto
avere
ripercussioni più forti del ritrovare un figlio o ridare la
parola alla donna amata. Ed era ciò, invece, a divertire
Tremotino.
«Da morto, ho sicuramente più
possibilità» si
limitò a rispondere prima di ritornare a concentrarsi sulle
carte di fronte a sé.
Non che gli desse chissà quale soddisfazione sistemare la
contabilità di Gold, come non gliene dava aiutarlo a
riscuotere
chi non pagava in tempo o assicurarsi che il tutto avvenisse nel
più discreto dei modi – per quanto ovviamente
fossero
quanto meno attività più interessanti di una
montagna di
scartoffie –, tuttavia Loïc era il tipo di persona
incapace
di sopportare anche solo una piega fuori posto. La perfezione era una
forma di eleganza, e Loïc non faticava a vestire i panni del
gentiluomo distinto solo per rendere più contrastante
l’impressione esteriore con la sua natura.
Era avvenuto mentre stava riordinando cartelle e documenti, dopo che
aveva visto Gold allontanarsi insieme alla donna che aveva chiamato
Belle, come colei che credeva morta decenni prima. Gli era scappato un
sorriso osservando la scena da un angolo del negozio, senza interferire
minimamente o ricordare a qualcuno della propria presenza. Era stata
una bella riunione, anche se lei ancora non ricordava chi fosse
l’uomo che le stava di fronte; e a discapito di quanto la
maggior
parte delle persone ritiene, anche il cuore di chi viene definito come
essere privo dello stesso, poteva provare emozioni forti
nell’assistere a qualcosa di meraviglioso.
Dunque era rimasto in negozio, anche se sarebbe dovuto andare con Gold
per riportare la magia a Storybooke, perché lo trovava
sconveniente e probabilmente l’altro lo avrebbe ucciso nel
caso
si fosse voluto unire, per interpretare il ruolo del terzo incomodo. Ed
era stato un bene che in quella giornata nella quale Gold gli aveva
annunciato che la maledizione si sarebbe spezzata, con tono pregno di
soddisfazione, che se ne fosse rimasto a stazionare tra oggetti
provenienti da chissà quanti mondi, tutti con storie cariche
di
importanze diverse e collegate tra loro per quel che avevano
significato per i proprietari.
Era entrata portandosi una folata di vento con sé, feroce
come
il suo sguardo. Il tintinnio dei campanelli era apparso come i
rintocchi di una campana da quanto aveva sbattuto veementemente la
porta, facendogli levare il capo con le sopracciglia alzate in
un’espressione interrogativa per il fracasso improvviso e il
sollevamento di qualche foglio per via della corrente creata dal nulla.
«Tu
ti ricordavi»,
la sua voce era a metà tra il rimprovero veemente, lacrime
trattenute a stento con la forza dell’orgoglio e una
scintillante
gioia, talmente tanto esasperante da sentirla pesarle addosso, su ogni
poro della propria pelle e dell’anima. «Da quanto
tempo lo sai?
Da quanto tempo ti sei preso gioco di
me?»
I preamboli non erano adatti a Sigyn, non se n’era nemmeno
aspettati. Quel grumo di emozioni che le affollavano voce e volto,
tuttavia rendevano difficile a Loïc scegliere il comportamento
da
tenere in quella circostanza – era diviso tra scoppiare a
ridere
per il risultato estremamente buffo delle sue contrazioni facciali,
parlare seriamente della situazione e cominciare immediatamente a
recuperare il tempo perduto. Aveva la netta sensazione che nel caso
avesse scelto la prima e l’ultima soluzione,
Séline
avrebbe afferrato una delle spade a disposizione in negozio per
infilzarlo senza eccessivi problemi, quindi sfoderò il suo
sorriso più smagliante, dalle sfaccettature baldanzose e
maliziose, superando il bancone per portarsi di fronte a lei.
«Non mi sono mai preso gioco di te. Hai sempre pensato che
Henry
fosse pazzo, perché avresti fatto un’eccezione per
me?»
Lo schiaffo che ricevette non era particolarmente doloroso,
semplicemente fu inaspettato. Era così raro vedere Sigyn
perdere
il controllo sulle proprie emozioni, uno spettacolo ogni volta
differente e che lo aveva affascinato incredibilmente – la
rarità di quelle increspature sull’acqua del suo
spirito
immacolato, avevano la forza di catturare completamente la sua
attenzione. Il suo animo costruito di oceani placidi, contenenti mille
e più segreti, non conosceva burrasche durature e tanto meno
frequenti, ma quando esse si dibattevano in lei, avevano la
maestosità delle forze della natura più spietata.
«Ti avrei creduto. Dopo la festa, ti avrei creduto»
sibilò, modulando la propria voce in un sussurro appena
udibile,
andandogli maggiormente vicino per incollargli occhi accusatori
addosso. Era l’essere tenuta al nascosto di tutto per quasi
trent’anni a renderla furiosa, l’essere per una
volta
vittima inconsapevole
delle
cospirazioni di Loki senza ricordarsene – perché
lui
glielo aveva detto prima che la maledizione venisse lanciata, ma
ovviamente non aveva potuto tenerle con sé le sue parole di
conforto su come si sarebbe preso cura di lei nonostante tutto. Era
soprattutto il dolore di non aver saputo quanto profondamente lo amava
– e quanto lui amasse lei – per quel lasso di tempo
a
ferirla, quella divisione che li aveva tenuti separati nonostante la
vicinanza, a renderla furiosa.
«Quello non è credere, Sigyn, quello è
intuire ed
avere una conferma» glielo disse con calma, massaggiandosi la
guancia con espressione divertita – e rasserenata,
perché
doveva ammetterlo, era una soddisfazione vibrante quella di riavere
Sigyn con sé completamente.
«Anche prima ti avrei creduto, lo sai. Ho sempre avuto fede in te»,
le parole di Séline questa volta vennero pronunciate
mozzate,
con sillabe perse e imprecise nella loro delineazione per via del bacio
con il quale si era aggrappata alle labbra di Loïc. Non aveva
dovuto aspettare nemmeno un attimo per avvertire le braccia
dell’uomo stringersi attorno alla propria vita, fino a
scorrere
lungo le cosce e sollevarla per appoggiarla sul bancone, mentre
ricambiava con passione il bacio – le mordeva le labbra, con
forza, per sentirne a fondo il sapore, e le guidava i movimenti per
avere la massima consapevolezza della sua totale presenza lì
in
quel momento, sentendola dentro di sé con quanta
più
prepotenza potesse disporre. Fino a far male, fino a non poter
desiderare altro che quel dolore condiviso perché sapeva di
piacere.
«Ma i miei piani non ti prevedevano con la memoria intonsa, mia devota sposa»
lo sospirò al suo orecchio, prima di scendere a baciarle il
collo, mordendo la pelle candida e slacciando la camicetta. Sentiva la
presa delle gambe di lei salde attorno alla propria vita, e la stessa
voracità con la quale la desiderava essere presente anche in
Sigyn stessa. Non si preoccupò nemmeno di aver lasciato la
porta
aperta, di chi e quando sarebbe potuto entrare, perché era
solo
lei a occupargli la mente – ogni suo respiro che si
infrangeva
sulle sue labbra, ogni carezza con la quale lo toccava, ogni graffio
che gli procurava tenendosi alle sue spalle per seguire il ritmo delle
spinte, ogni mezza parola con la quale lo cercava maggiormente.
Le spostava i capelli ogni volta che le ricadevano davanti al volto,
con poca grazia, tirandoglieli e spezzandone alcuni. Non poteva
permettere nemmeno alla bellezza della sua chioma di luce solida di
impedirgli la vista delle iridi di Sigyn, non in quel momento in cui
fare l’amore con lei era l’unico modo per
riscoprirla
completamente e sedare una sete che aveva tenuto sotto controllo
lungamente.
«Sono stati ventotto anni lunghi, ma comunque trascorsi
assieme,
non avercela troppo con me», le prese il volto tra le mani
per
chiederglielo, rimanendo avvinghiato a lei nonostante entrambi avessero
raggiunto l’orgasmo, incapaci di staccarsi troppo velocemente
– quasi per paura di perdersi nuovamente.
Nel sorriso morbido di Séline rivide pienamente Sigyn, e
seppe
che non c’era più rabbia o irritazione. Le dita
sottili
della donna continuavano a delineargli i contorni del volto, rimanendo
imbrigliate nell’ebano dei capelli lisci quando vi
affondavano
dentro. Le guance arrossate, il sudore a renderle lucida la pelle e il
petto a sollevarsi irregolarmente la rendevano maggiormente splendida
agli occhi di Loïc, una vera dea – inarrivabile per
chiunque
altro.
Increspò le labbra in una piega indecifrabile, osservando
come
anche in quel mondo Loki continuasse a possedere l’inusuale
capacità di rivestirsi rapidamente, egregiamente e senza il
segno di una piega fuori posto sui propri abiti o sul suo volto. Era
qualcosa che Sigyn aveva sempre invidiato, forse perché i
suoi
capelli rimanevano inspiegabilmente ricoperti di nodi, ogni suo
indumento spiegazzato a rendere palese quanto accaduto nel recente
passato. Un dettaglio che amava e che era felice di ritrovare.
«Suppongo che nonostante tutto, ci sia ancora qualcosa in
sospeso
con Tremotino» asserì rimettendosi la camicia
all’interno dei pantaloni, prima di raccogliere la giacca.
Non ne
era particolarmente certa, ma aveva la netta sensazione che le cose
stessero in quel modo e le sue intuizioni su Loki erano sempre state
corrette – la sua abilità innata di comprenderlo,
di
sviscerare ogni suo più recondito pensiero era un dono che
l’aveva spinta ad avvicinarsi a lui, comprenderlo e amarlo.
«Il mio debito non è ancora estinto. E poi
è
divertente, il caos che crea Tremotino è di mio
gradimento», arricciò le labbra in un ghigno
insano, uno
di quelli che avrebbero provocato brividi a chiunque avesse un briciolo
di istinto di autoconservazione – dunque non a Sigyn.
«Non vuoi tornare ad Asgard?» chiese semplicemente,
non
perché le mancasse tale posto, semplicemente per capire
quali
piani stessero frullando nella mente del proprio sposo. Non le
importava di ritornare nel luogo in cui era nata, non provava alcuna
nostalgia per esso, a lei bastava poter rimanere accanto a Loki per
tutta la durata della sua esistenza – il resto era contorno
dispensabile. Una richiesta che avrebbe realizzato da sola,
distruggendo chiunque avesse provato a impedire tale circostanza.
«Per il momento, no, e anche volendo non abbiamo un portale.
Non
ancora», le diede un bacio sulla fronte prima di allontanarsi
per
controllare fuori l’improvvisa fuga della luce –
un’oscurità insana stava calando precipitosamente
su
Storybrook. La nuvola viola che invadeva la città poteva
avere
una sola origine e il ghigno di Loki divenne più amplio sul
suo
volto – un taglio di un coltello, affilato. Stava diventando
tutto sempre maggiormente divertente, su questo non c’erano
dubbi
e lui adorava le partite complicate.
Avvertì le dita di Sigyn insinuarsi tra le proprie,
stringendogli la mano per poi appoggiarsi sul suo fianco. Non chiese
nulla riguardo all’insolita nebbia colorata che invadeva le
strade della cittadina – parve comprenderlo senza alcuna
spiegazione ciò che era appena stato risvegliato, percependo
le
vibrazioni differenti nell’aria.
Il gelo era ovunque, era quel mondo. L’aria era ghiaccio,
così come la terra, l’acqua, le rocce, il
paesaggio tutto
– il bianco della neve avvolgeva ogni cosa, rendendola
candida
nonostante la natura insidiosa, melliflua, dei suoi pericoli nascosti
sotto la coltre. I raggi del sole si infrangevano nei fiocchi di neve e
sulle superfici di acqua solida, rendendo maggiormente luminoso
l’ambiente, creando un’illusione di chiarore
amplificato
che si ripercuoteva in un cielo il cui azzurro era una lama negli
occhi.
Lame che a Sigyn non arrecavano alcun fastidio, perché per
lei
non vi era colore più intenso dello smeraldo degli occhi del
marito. Respirò a fondo, inspirando spilli di gelo,
gustandosi
il clima dalle rigidissime temperature come da molto tempo non poteva
fare per suo dispiacere.
«Non siamo ad Asgard», era una costatazione
estremamente
ovvia, senza supporto di chissà quale quantità di
sorpresa. Ma quel mondo non lo conosceva, mai prima d’allora
vi
aveva messo piede, e di terre crepate dal ghiaccio ve ne erano troppe
sparse per i Nove Regni per poter giocare a indovinare quale essa fosse.
«Ovviamente no, non ancora. Avevo intenzione di fare un
viaggio per l’anniversario del nostro matrimonio, e Arendelle è una meta
turistica affascinante – come i suoi abitanti»
rispose all’implicita domanda. Loki le teneva un braccio
stretto
attorno al fianco, osservandola di soppiatto riempirsi della grandezza
- l’immensità delle pianure ghiacciate si
riversava nelle
sue iridi di ambra nera.
«Ho la sensazione che non sia puro piacere»
ridacchiò Sigyn.
«Sappiamo entrambi che per noi il piacere ha variopinte
sfumature» chiosò Loki, cominciando a incamminarsi
verso
la sua meta – una cittadella arroccata vicino al mare,
imprigionata in una morsa d’inverno che pareva averla
paralizzata
completamente, ma Sigyn era troppo distante per poter capire quale
natura avesse quello strano immobilismo di cui aveva sentore.
«Cerchiamo di non trascurarne alcuna, allora.»
» Fine (?)
M A N I
A’ s W
O R D S
Ed è finita. Ovvero è finito il preambolo,
perché
come avete capito dalla fine, Loki se ne è andato ad
Arendelle a
combinare qualche casino del suo – e dato che
l’intento era
quello di scrivere poi la quarta stagione di «Once Upon a
Time», mi pare ovvio che una visitina ad Anna ed Elsa fosse
d’obbligo...
Non so quando giungerà la long vera e propria,
perché
devo ancora finire di elaborarla e poi mettermi a scriverla, quindi
probabilmente ci impiegherò un po' - anche perché
vorrei prima vedere come finisce la quarta stagione. Abbiate pazienza,
tanto se state sintonizzati sulla mia pagina FB (→ Mania
FB),
lo dirò quando sarò quasi pronta!
Comunque, chiarimenti: la maledizione si è spezzata nello
stesso
modo in cui si era spezzata nello show, non ho mai avuto pretese di
cambiare questa parte, ma parti successive. Loki si ricorda chi
è non perché Regina alla fine abbia fatto in modo
che così
fosse, mentre lanciava l’incantesimo, ma perché la
magia di
Loki è diversa e opposta a quella da lei usata, in modo da
contrastarne gli effetti - non abbastanza da contrastare anche gli
effetti su Sigyn, su cui comunque gli effetti sono stati indeboliti.
Inoltre, come e quando Loki e Sigyn lasciano Storybrooke, e tutte le
cose lasciate in sospeso, verranno ovviamente riprese e spiegate nella
long - che almeno è in fase di elaborazione, eh, mi sto
facendo tutti gli schemini di quel che deve capitare, quindi
è un progetto che sto concretamente cercando di portare
avanti, nonostante il tempo che scarseggia!
La nota:
[1] → Nei fumetti Marvel, quando Loki torna bambino
–
diciamo così per semplificare, che è
più
incasinato in realtà –, è accompagnato
da una gazza
che altro non è se non lo spirito di Loki Vecchio
– sempre
per semplificare. Per questo ho usato la gazza come animale per
comunicare con lui.
Comunque spero che questa specie di anticipazione vi sia piaciuta!
Avrei voluto rileggere di più, ma ero già
terribilmente in ritardo con l'aggiornamento e se mi fossi persa via
nel controllare come un'ossessa il capitolo, ventimila volte come
faccio di solito, dubito che l'avrei mai pubblicato. Perdonate se sono
tanto irregolare, ma con la tesi che sto scrivendo e la vita sociale
mai stata così intensa, ho seriamente problemi a stare
dietro in modo costante come vorrei alle storie. Non temete, anche il
capitolo di « Cuore
di Sale », comunque, è quasi pronto,
quindi arriverà senza far passare eoni.
Ringrazio tutti quelli che l’hanno seguita e magari che
decideranno di seguire anche la prossima! Un particolare grazie va a
chi ha recensito - AlessiaOUAT96 e Yoan Seiyryu.
Alla prossima,
Mania
|
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