nydrali, ben ritrovata! mi chiedi se sono voluti tutti questi capitoli antecedenti alla partenza? diciamo nì, ecco :) la verità è che da una parte è vero, ci sto mettendo forse un po' troppo (e questo è l'ultimo capitolo, lo giuro!), da un'altra invece mi interessava proprio esaminare cosa succedeva sia nella mente di Joey che alla polizia del luogo, visto che comunque c'è stato un omicidio piuttosto violento e non spenderci due parole mi sarebbe sembrato piuttosto irreale.
Monnis, come hai anche potuto leggere in "anteprima", ecco il nuovo capitolo ;)
Non appena Joey fu sicuro che Alexander avesse preso sonno si mise
subito a guardare il video che Blanche gli aveva dato.
Il video iniziava con una ripresa dentro una macchina dalla quale si
vedeva che il veicolo stava percorrendo la via che portava alla loro
casa. - Ok, eccoci qua a girare questo reportage su...- la voce
fuoricampo si interrompeva subito in una grassa risata,
dopodichè riprendeva - un reportarge su come ammazzare la
moglie di Dagger- poi seguiva un minuto di silenzio in cui continuava a
vedersi solamente la via che pian piano finiva. La ripresa era molto
disturbata e Joey si chiese se era colpa di una videocamera di scarso
valore oppure della copia di Blanche che era stata realizzata male.
La macchina arrivò davanti a casa sua e si fermò.
La videocamera fu presa e portata fuori dall'abitacolo, poi la stessa
voce di prima riprese a parlare. - Benissimo, sono le ore...- si vide
un orologio da polso inquadrato - 23:03 per l'esattezza- e
scoppiò nuovamente a ridere. - E io sono John
Roukis, piacere Dagger!- la videocamera fece un giro di 180°
inquadrando il suo stesso operatore.
Da quei pochi secondi in cui Joey potè guardare in faccia
Roukis notò che aveva un'espressione da tossico come non ne
vedeva da tempi, con tanto di barba sfatta e giubbotto mal messo sulle
spalle.
La videocamera ruotò nuovamente e tornò a
inquadrare casa sua mentre i due si avvicinavano a passo svelto verso
la porta. - Mi scuserai, Dagger, se non inquadro anche il mio amico qui
accanto, ma lui non vuole casini con la polizia e quindi non vuole
essere ripreso-
Arrivarono davanti alla porta di casa e dall'inquadratura si vide che
l'altro che camminava affianco di Roukis si appoggiava con la fronte
sul vetro della porta, inquadrato da dietro, cercando di guardarci
dentro per vedere qualcosa. Probabilmente ebbe esito negativo visto che
la videocamera si spostò e fece il giro della casa. - Ci
sarà una finestra aperta no?- sussurrò Roukis. -
Oh ecco, questa fa al caso nostro- l'inquadratura rimase su una
finestra ad altezza uomo che fu subito raggiunta dal compare di Roukis.
Questo si tolse il giubbotto, lo appoggiò contro il vetro e
tirò un pugno, rompendola provocando pochissimo rumore. Si
rimise lentamente il giubbotto, dopodichè
armeggiò un po' con la serratura e poi la aprì
completamente. - Ok si entra Dagger!
Ora viene il bello!- la voce di Roukis pareva eccitata.
Appena entrati l'inquadratura si mosse un po' a destra e a sinistra, ma
la stanza era buia e non non si riusciva a mettere a fuoco bene.
Nonostante la pessima qualità del video Joey riconobbe il
soggiorno e si stupì del fatto che sua moglie non fosse
lì a vedere la tv.
Si sentì anche una leggera botta, seguita immediatamente da
una imprecazione dell'uomo che era appena entrato insieme a Roukis. -
Dannazione John! Stai attento!- lo rimproverò. -
Sì hai ragione, scusa...- rispose Roukis, iniziando
immediatamente a ridere. Era chiaro che era ubriaco o drogato
perchè sembrava ipereccitato da qualsiasi cosa faceva o
riprendeva.
I due si spostarono lentamente dal soggiorno all'ingresso, ma
continuarono a vedere buio nella casa. - La puttana deve essere di
sopra allora- si sentì la voce del compare di Roukis.
Iniziarono a salire un paio di gradini ma si fermarono immediatamente
perchè si sentì la voce di Lily. - E voi chi
diavolo siete?-
Joey notò dal tono che era terribilmente spaventata.
Probabilmente li doveva aver sentiti entrare ed era corsa al piano
superiore per prendere la pistola che lui stesso le aveva comprato.
"Questa è per i casi di emergenza, casomai dovesse succedere
qualcosa" le aveva detto Joey quando gliela aveva comprata. Lei aveva
cercato di rifiutarla dicendo che non voleva avere un'arma in casa, ma
alla fine si convinse che non era un'idea troppo sbagliata. Joey si
ritrovò a sperare che fosse corsa di sopra per prenderla,
come se ignorasse come fosse tragicamente finita l'irruzione dei due
assassini.
- Ehy bellezza, noi siamo amici di Dagger,
tuo marit- ma l'uomo non riuscì neanche a finire di
pronunciare la parola che si sentì uno sparo. - Porca
puttana!- si sentì immediatamente dopo e la videocamera fu
lasciata cadere, finendo per inquadrare uno scalino della scala. Si
sentì immediatamente un secondo sparo e poi un tonfo. Joey
poteva solo sentire ciò che accadeva intorno
poichè la videocamera sembrava essere stata abbandonata.
- Per la miseria John, quella troia mi ha sparato!- diceva il compare
di Roukis. - L'hai beccata tu?- si sentì uno sforzo nella
sua voce, probabilmente stava cercando di alzarsi. - Sì
certo, aspetta che vado a vedere se è morta.- Si
sentì il rumore sordo dei passi che corrono sopra la rampa
di scale coperta dalla moquette. Poi un gemito di sofferenza. - No,
è ancora viva- ora la sua voce si sentiva lontana, era
salito al piano superiore, mentre la videocamera era ancora abbandonata
sui primi gradini.
Roukis tornò giù e la riprese in mano, tornando a
mostrare ciò che vedeva lui. La scala si vedeva lievemente
illuminata da una luce che veniva dal corridoio superiore,
probabilmente una stanza con la luce accesa era stata lasciata con la
porta aperta. L'inquadratura andò sul compare di Roukis, che
per via della penombra continuava a non vedersi in volto. Si teneva con
una mano una spalla, dove probabilmente Lily gli aveva sparato.
Entrambi finirono di salire la scala e arrivano ad inquadrare il suo
corpo riverso per terra. - Ma che cazzo, non l'avrai mica ammazzata
vero?- chiese l'uomo insieme a Roukis. - Non lo so, non credo...prima
si muoveva...- l'altro stava per rispondere quando Lily si
mosse e cercò di raggiungere la pistola che le era caduta
poco lontana. L'uomo mai inquadrato in volto fu lesto a darle un calcio
allontanandogliela, poi ne diede uno anche a Lily. - Per la miseria,
altro che morta! Questa stava riprendendo quella fottuta pistola per
spararci!- Roukis con la videocamera non era riuscito a seguire bene
l'azione, l'inquadratura si era mossa velocemente e si potè
solo intuire cosa era successo. - E' proprio la moglie di quel pezzo di
merda, c'è poco da fare. Magari l'ha addestrata lui..- aveva
aggiunto Roukis. - Beh, meglio così no? Se è viva
ci si diverte di più!- aggiunse subito dopo. - Certamente.
Sai cosa devi fare?- gli chiese quell'altro. Così Roukis si
sedette sulle ginocchia di Lily, che con le ultime forze stava ancora
cercando di trascinarsi il più lontano possibile dai due
assassini, mentre l'altro le si sedeva sul petto iniziando ad estrarre
un coltello da barbiere. Roukis, che era dietro di lui, riprese
solamente la sua schiena curvarsi di un poco verso il volto di Lily e
si iniziarono a sentire le grida. Inquadrato da dietro l'uomo aveva
iniziato la sua lenta tortura, Joey aspettò per
circa un minuto che la situazione cambiasse ma non si vedeva altro che
la schiena dell'uomo ricurva sul corpo di Lily e le sue urla di dolore,
quindi decise di mandare avanti il video. Schiacciò
nervosamente sul telecomando fino a quando non vide che l'uomo si
alzava dal petto di sua moglie. Lasciando libera la visuale del volto
di Lily, Joey potè vedere almeno una trentina di tagli,
praticamente ovunque su tutta la faccia ad eccezione degli occhi. I
gemiti e le lacrime di sua moglie costrinsero Joey a togliere l'audio,
semplicemente non ce la faceva a sentirla disperarsi in quel modo.
Ciò che vide dopo, una volta che Roukis si alzò
dalle sue ginocchia controllando che Lily fosse ancora viva,
fu lo stesso operatore iniziare a slacciarsi la cintura, azione che
fece definitivamente spegnere la televisione a Joey.
Aveva visto quanto bastava per memorizzarsi la faccia di John Roukis e
la voce dell'altro assassino, altro non gli interessava. Rimosse dal
lettore il videotape che Blanche gli aveva dato e si recò
velocemente in cucina a metterlo dentro un pentolino. Lo
inondò di alcol e dopo aver acceso un fiammifero lo fece
cadere sopra la cassetta che prese immediatamente fuoco.
Nel giro di pochi minuti di quel videotape non era rimasto null'altro
che un cumulo di cenere.
***
Quel giorno iniziò il secondo dei quattro che aveva a
disposizione prima di partire per l'America. Nel tardo pomeriggio
sarebbe andato a recuperare il corpo di Lily e alle 19 sarebbero
arrivati Malcom e Morgana, quindi si apprestò a fare le
chiamate del caso. Contattò l'agenzia funebre e il cimitero
più vicino presente a Forcalquier,
dopodichè si mise a preparare svariate brocche di
caffè per tutti coloro che sarebbero arrivati in serata a
portare le proprie condoglianze a lui e a sua cognata.
Quando finì tutto ciò che doveva fare per
preparare la serata si recò in garage a recuperare il
borsone che avrebbe utilizzato per tornare in America. Lo
tirò fuori da un vecchio scatolone in cui era rimasto per
ben venti lunghi anni, praticamente da quando si erano trasferiti in
Provenza. Era un grosso borsone militare color sabbia che usava spesso
in Alabama quando si spostava e aveva bisogno di portarsi dietro
parecchie armi. Questa volte le armi non le poteva più
usare, visto che sarebbe dovuto passare sia dal check-in dell'aereporto
francese che da quello americano, ma pensò ugualmente che
fosse la scelta più giusta per il viaggio. Voleva portarsi
dietro meno oggetti possibili che gli ricordassero la Francia e Lily,
anche se già sapeva che sarebbe stato impossibile non
pensare a lei e ad Alexander.
Quando arrivò l'ora di recarsi in centrale
trovò Jean Dastè pronto ad aspettarlo.
- Oh, il signor Jacquet. E' qua per sua moglie, vero?- Indossava lo
stesso impermeabile scuro e lo stesso cappello che gli aveva visto
addosso la volta precedente, sembrava non si fosse minimamente
cambiato.
- Esatto e avrei una certa urgenza di farlo, se non le dispiace-
rispose Joey continuando a camminare.
- Ma certo, si figuri! Le volevo solo dire che la polizia di tutta
St.Claire è all'opera per trovare l'assassino di sua moglie,
quelli non scherzano, ci sanno fare! Vedrà che in poco tempo
glielo troveranno- poi, visto che Joey faceva finta di non sentire,
aggiunse - così non dovrà andare lei a prenderlo
fino in America, eh signor Jacquet?- e a quel punto Joey si
fermò.
- Le ho già detto che non intendo espatriare-
- Certamente, certamente..- gli rispose Dastè avvicinandosi
ancora di più. - Non farebbe mai una cosa così
idiota vero?-
- Mai- rispose Joey guardandolo storto. Fortunatamente per lui questa
fu l'ultima battuta che dovette subire e riuscì ad andarsene
per raggiungere il reparto decessi.
Firmò i documenti che doveva e seguì in macchina
l'auto che portò il corpo di sua moglie fino a casa sua,
dopodichè si preparò a ricevere i vicini e i
conoscenti. Alexander, che era rimasto a casa, scoppiò a
piangere non appena vide la bara di sua madre. I prossimi due giorni
sarebbero stati i più difficili e Joey fu contento che da
lì a poco sarebbe arrivata Morgana, visto che con Alex aveva
sempre avuto un rapporto molto buono.
Rimase per circa un'ora a ricevere tutte le persone che arrivavano per
dare l'ultimo saluto a Lily, dopodichè prese la macchina per
andare all'aereoporto a ricevere Morgana e Malcom. Il loro areo fu
puntale e Joey arrivò giusto in tempo per vederli scendere
da lì. Morgana aveva gli occhi rossi e gonfi, segno evidente
che avesse appena pianto. Ciò che colpiva sempre di lei,
soprattutto quando era giovane ma ancora adesso che aveva quarant'anni,
era un incredibile fascino che rapiva lo sguardo di qualsiasi uomo.
Tutti coloro che l'avevano vista almeno una volta erano finiti per
innamorarsi di lei; non era semplicemente bellissima, possedeva un
incredibile magnetismo in grado di attirare qualsiasi uomo.
Ma per la prima volta quella sera Morgana non mostrava nulla di tutto
questo. Aveva i capelli leggermente spettinati, il vestito nero lungo e
lo sguardo distrutto. Sembrava quasi irriconoscibile.
- Ciao Joey- salutò Malcom con le valigie in mano.
- Ciao Malcom, ciao Morgana...- non riuscì neanche a
concludere il suo saluto che Morgana continuò a camminare
dritto come se non l'avesse neanche sentito.
- Senti Joey...credimi, è meglio se le parli il meno
possibile. So che è brutto da dire, ma tu non puoi neanche
immaginare quanto sia stata male da quando ha saputo di Lily...quindi
lasciala stare ok?-
Joey al sentire queste parole avrebbe voluto rispondere molte cose, ma
dallo sguardo di Malcom capì che non era il caso. Si
limitò a seguirlo fuori dall'aereoporto e poi a condurli in
macchina fino a casa. Sistemarono le loro cose nella stanza degli
ospiti e alla sera Morgana si ritirò nella sua stanza molto
presto. Malcom invece gli chiese di parlare per un attimo in privato.
Uscirono di casa e si sedettero sulle sedie sdraio che c'erano in
giardino. Joey gli raccontò tutta la storia del videotape e
della sua decisione di partire per l'America appena finito il funerale
e Malcom ascoltò l'intero racconto in silenzio.
- Capisco...e di Alexander che mi dici? Vuoi che lo portiamo con noi in
Italia?- gli chiese alla fine.
- Mah- rispose Joey alzando le spalle. - Credo sia abbastanza grande
per decidere da solo, anche se sarei più felice a sapere che
vivrà con voi d'ora in poi.-
Seguirono alcuni secondi di silenzio in cui i due uomini si guardarono,
dopodichè Malcom riprese a domandare.
- Senti Joey, te la posso chiedere una cosa?- la sua voce
risultò titubante.
- Dimmi pure Malcom-
- Ascolta...non penso neanche di poterti convincere a cambiare idea
perchè so che ormai sei più che convinto di
quello che vuoi fare, però permettimi di farti notare una
cosa...ormai hai cinquantacinque anni, non sei più un
trent'enne com'eri ai tempi in cui ti ha conosciuto Lily...cosa credi
di poter fare una volta arrivato in America?-
A Joey scappò un sorriso.
- Certo è vero, sono invecchiato. Ed è anche vero
che ormai non sono più abituato ad uccidere o a scappare da
situazioni mortali come era invece all'ordine del giorno vent'anni fa.
Però non posso ugualmente tirarmi indietro da questa storia,
è in America che è accaduto tutto ed è
lì che devo tornare.-
- Ok ma...ammettiamo per un attimo che tu riesca a trovare la persona
che ha commissionato l'omicidio di Lily, cosa gli farai? Lo ammazzerai
macchiandoti di un altro omicidio? E se anche dovessi farcela senza
riportare alcun danno...quando tornerai qua in Francia come credi che
la prenderà la polizia il fatto che tu sei scappato in quel
modo? Comunque andrà tu perderai!-
- Ma è esattamente quello che sono sempre stato, Malcom....-
aggiunse immediatamente Joey, senza lasciar trasparire alcun sentimento
nella propria voce. -...un perdente, da quando sono nato fino a quando
ho conosciuto Lily. E non cambierò mai, Malcom, al di
là di come finirà questa storia.-
Joey alzò gli occhi al cielo e iniziò a guardare
le stelle, Malcom lo fissò per qualche attimo e poi decise
di fare lo stesso. Una di loro, esattamente sopra le loro teste,
sembrava brillare più di tutte le altre. "Quella
è sicuramente Lily", pensarono entrambi.
***
Il funerale si svolse interamente sotto una leggerissima pioggerellina
che caratterizzò l'intera giornata. I presenti alla
cerimonia furono molti, parecchi in più rispetto a quelli
che si aspettava Joey. Anche quel giorno Morgana non gli rivolse la
parola, sembrava fingere costantemente che lui non esistesse. Joey ne
approfittò per dire tutto quello che aveva in mente durante
il pranzo che si stava svolgendo nel silenzio più assoluto.
- Oggi pomeriggio starò via tutto il tempo, devo
assolutamente andare a trovare una persona prima di partire. Domani
mattina alle otto ho il volo per Birmingham, quindi non so se ci
rivedremo più.-
Tutti i partecipanti smisero all'unisono di mangiare, rimanendo in
silenzio per qualche secondo.
- E si può sapere dove vorresti andare?- gli chiese Morgana
alzando gli occhi per la prima volta su di lui.
- Devo andare a Manosque ad avvertire una persona della mia partenza-
- E certo! E a noi non pensi?- Morgana alzò la voce e Malcom
accorgendosene le mise subito una mano sopra la sua.
- No Malcom stavolta non starò zitta! Gli dirò
tutto quello che penso!-
Morgana stava proprio per scoppiare e Joey stupì tutti
alzandosi dalla sedia.
- Non c'è bisogno che mi dica niente, so benissimo quello
che pensi di me. Me lo hai già detto più volte in
passato, sarebbe inutile ripetersi.-
Morgana lo guardò allibita dirigersi verso l'appenaditabiti.
Joey prese il giubbotto e aprì la porta.
- Se domattina non ci dovessimo vedere, addio figliolo- disse spostando
appena lo sguardo verso Alexander. Dopodichè si chiuse la
porta alle spalle e si diresse in garage a prendere la macchina.
C'era veramente un'ultima persona che doveva incontrare e quella
persona era Liu Shulan, colui a cui Joey si era rivolto cinque anni fa.
Lily lo aveva avvisato di questa nuova palestra in cui venivano
insegnate una gran quantità di discipline orientali, dette
comunemente arti marziali, scherzando sul fatto che lui avrebbe dovuto
iscriversi per rimanere in forma. "Anzichè fare tutti i
giorni quelle flessioni e quegli addominali da solo", gli
diceva, "perchè non vai a farli in palestra con loro? Magari
se non fate niente di troppo violento posso venire anche io!" e in
pratica l'aveva costretto a recarsi a Manosque per interessarsi delle
tariffe e delle discipline insegnate.
Joey allora si era recato in quella palestra, per niente convinto del
valore di "quelle cose da cinesi", sperando che Lily si fosse ricreduta
presto e che non avesse voluto veramente andarci con constanza.
All'ingresso della palestra aveva notato una moltitudine di coppe
premio dalle più svariate città italiane e non,
quasi tutte vinte da un certo Liu Shulan. Fu proprio mentre le
osservava che Liu gli si avvicinò. - Belle, non è
vero?- Joey si voltò di scatto, accorgendosi solo in quel
momento della sua presenza. L'uomo che aveva davanti a sè
era più basso di lui di almeno venti centimetri, magro e con
i capelli tutti bianchi. Joey per tutta risposta alzò le
spalle, abituato ancora ai modi ben poco educati che aveva a quei
tempi. - Sono qua solamente per sapere quanto costate, nient'altro- gli
aveva risposto lui. Liu Shulan non sembrò sorpreso dalla sua
risposta e si mise a fissarlo ancora più intensamente. - Lei
non crede nel valore delle nostre discipline, vero?- poi, senza neanche
dargli il tempo di rispondere, gli chiese - le andrebbe di permettermi
di darle una dimostrazione ora? Ci metteremo poco, glielo giuro.- Joey
lo guardò sorpreso, incapace di capire come mai
così tanta improvvisa insistenza da parte sua, ma
accettò.
Si ritrovò a seguirlo attraverso un breve corridoio oltre al
bancone dove c'erano tutte le coppe e poi dentro una piccola stanza,
forse il suo ufficio personale. - Quì dentro?- gli chiese
Joey. - Certamente- rispose Liu. - Se è un vero combattente
dovrebbe riuscire ad avere la meglio sempre, anche nei posti
più angusti.-
Joey, che ancora si chiedeva come quell'uomo si permettesse di
trattarlo con tanta familiarità quando invece lo conosceva
solo da due minuti, scoprì ben presto che non stava per
niente scherzando. Liu alzò le braccia chiudendo i pugni, si
abbassò leggermente piegando le gambe e cercò di
colpirlo al volto con la mano sinistra. Joey tirò
immediatamente la testa indietro e per poco non si trovò con
il naso rotto. - Ehy ma dico sei impazzito? Che cazzo stai combinando?-
gli ringhiò contro. Ma Liu sembrava determinato in quello
che faceva. - Lei crede che queste siano tutte baggianate, giusto? Mi
dimostri che non è così!- e lo attaccò
nuovamente. Si mosse a una velocità che Joey non aveva mai
visto in vita sua; fece per colpirlo al volto con il pugno destro, ma
nel momento in cui si accorse che Joey stava guardandogli solo quella
mano portò un altro pugno con la sinistra dritto nel suo
stomaco, colpendolo velocemente e duramente.
Joey cadde a terra tossendo e portandosi le mani alla pancia; non aveva
minimamente visto arrivare il secondo pugno. Liu, che stava guardando
Joey come un padrone guarda il proprio cane che ha appena rotto
qualcosa di prezioso, lo intimò ad alzarsi. - E ora se ne
vada! Non vogliamo gente come lei nella nostra palestra!- Joey
pensò di rispondegli con i fatti, alzandosi a fatica ed
estraendo un coltello da dietro la schiena. La reazione dell'uomo che
aveva davanti lo fece però fermare immediatamente. - Questo
suo gesto conferma l'impressione che ho avuto dal primo momento in cui
l'ho vista. Lei è una balordo, un assassino, non
è vero?- gli chiese guardandolo fisso negli occhi. Quei suoi
occhi da orientale parevano scrutare l'animo di Joey e per la prima
volta nella sua vita si ritrovò a disagio durante un
combattimento. - Se ne vada- gli urlò l'uomo, che ancora lo
stava fissando senza dare importanza al coltello che il suo avversario
teneva in mano.
Come faceva quell'uomo a sapere che Joey era un assassino? Forse lo
conosceva? Si sforzò di ricordare se l'aveva già
visto in America, ma non si ricordò di nessuno come lui. -
Se ne vada!- ripetè Liu ad alta voce. Joey ci
pensò per un attimo, dopodichè mise via il
coltello e uscì velocemente dalla stanza e dalla palestra.
"Quell'uomo deve essere un pazzo", pensò, e quando
tornò a casa disse semplicemente a Lily che era il loro
giorno di chiusura e che non aveva potuto avere le informazioni che gli
aveva chiesto. La verità era che non voleva ammettere che
lui, il pericolosissimo Dagger,
era stato atterrato da un vecchietto che con dei semplici colpi era
riuscito a renderlo innoffensivo.
Riuscì a convincere Lily a non interessarsi più
di quelle cose e col passare del tempo riuscì anche a
dimenticarsi dell'accaduto, fino a quando un pomeriggio successe
qualcosa che lo sconvolse.
Era in un ristorante, con Lily e Alexander che al tempo aveva sei anni,
festeggiando gli affari della propria officina che in quel periodo
andavano particolarmente bene. Era un ristorante in cui non erano mai
stati ma che distava poco da casa loro e di cui avevano sentito parlar
bene, tanto che si erano sempre detti che un giorni ci sarebbero
andati. Stavano consumando il loro pranzo quando improvvisamente uno
dei presenti nella grossa sala si alzò e si girò
spingendo con violenza l'uomo che stava al tavolo dietro al suo. - La
volete finire o no?- gli urlò con rabbia tanto da attirare
l'attenzione di tutti gli altri clienti. - Ma che cazzo vuoi?- gli
rispose sempre urlando l'uomo che aveva subito lo spintone. - E' da
quando siamoarrivati che tu e lei- disse indicando la donna che era al
tavolo con lui - non la finite di prenderci per il culo! La smettete o
no?- I presenti nella sala si divisero in due categorie, coloro che
fecero finta di niente e continuarono il loro pasto e quelli che
alzarono la voce invitandoli a stare calmi. - Ehy amico, se hai
problemi puoi anche andartene a fanculo ok? Io e mia moglie diciamo
quello che ci pare.- Questa sua risposta peggiorò l'umore
dell'uomo che lo aveva appena spinto, invitandolo con rabbia ad alzarsi
e ad andare fuori con lui per parlarne "da veri uomini".
Joey, che aveva guardato tutta la scena estremamente divertito dalla
demenzialità di entrambi gli individui, fu immediatamente
ripreso da Lily. - Vai Joey!- gli disse lei, quasi rimproverandolo
delle sue risatine. - Vado dove?- le rispose mentre si stava mettendo
un nuovo pezzo di carne in bocca. - Come dove? Seguili fuori e falli
ragionare prima che si menino veramente!- Il fatto che Lily molto
spesso pensasse o facesse cose che a Joey sembravano completamente
assurde era un dato di fatto, ma quella proposta fu per lui veramente
insensata. - Io? Non sono mica uno sbirro, che si pestino pure quei due
se ne hanno voglia!- come risposta ricevette uno sguardo che avrebbe
potuto incenerirlo lì da un secondo all'altro, soprattutto
perchè Lily si voltò velocemente verso Alexander
e gli disse - non ti preoccupare tesoro, ora va papà a far
fare pace a quei due uomini ok?- e Joey rimase incastrato in quella
spiacevole situazione.
Mise giù la forchetta con ancora il pezzo di carne
infilzato, si alzò dal tavolo e fece per uscire quando
sentì improvvisamente il peso di ciò che aveva
appena bevuto e mangiato. Quel giorno non si era certo limitato
nè in uno nè nell'altro visto che il posto era
vicino a casa e che quindi non avrebbe dovuto guidare. Li raggiunse
fuori dove i due stavano ancora urlando furiosamente e appena
provò a dire qualcosa uno dei due gli urlò
minaccioso di andarsene via. - Ehy, ascoltate...avete proprio
dato spettacolo là dentro e non è stato per
niente bello, sarebbe il caso che rientraste e...- ma non
riuscì a finire la sua frase che uno dei due lo
spintonò e Joey cadde a terra.
Per la seconda volta in vita sua, dopo la prima con Liu, Joey fu
atterrato senza che potesse fare nulla. Proprio lui, James Hawk,
altrimenti chiamato Dagger,
il famoso criminale dell'Alabama, era stato reso inoffensivo come fosse
una persona normalissima da un uomo qualunque. Era vero che aveva
mangiato e bevuto molto, ma questo non giustificava comunque quello che
era successo.
Era un chiaro segno che c'era qualcosa che non andava e il motivo era
semplice, stava diventando vecchio. Quando era giovane poteva contare
sulla forza, sulla prontezza dei riflessi e sull'agilità, ma
ora che stava invecchiando tutte queste qualità stavano
scomparendo.
Come avrebbe fatto a difendere la sua famiglia qualora ce ne fosse
stato bisogno se non riusciva più neanche a schivare un
pugno?
Pensò molto a questo aspetto, sotto l'insistenza di Lily che
gli chiedeva cosa ci fosse che non andava, e concluse che si doveva
rivolgere a colui che pur mostrando più anni dei suoi era
riuscito a farsi beffe di lui facilmente.
Liu Shulan.
Fece così l'ultima cosa che pensava di fare, ovvero tornare
a Manosque e chiedere a Liu quale disciplina avesse seguito
per essere capace di fare quello che faceva.
E fu così che Liu Shulan si mise pazientemente ad ascoltare
le motivazioni di Joey, che per l'occasione si fidò a
raccontargli tutto sul suo passato, fino a prendere la sua decisione.
Gli avrebbe insegnato il Tai Chi Chuan e successivamente lo stile di
combattimento delle
dodici forme letali, a patto che gli promettesse di
utilizzarle solo qualora ce ne fosse stato reale bisogno.
Da parte sua Joey accettò le condizioni e promise di
impegnarsi a fondo, purchè riuscisse a diventare abile
quanto lui.
Da quando era morta Lily però aveva fatto la sua scelta,
sarebbe partito per l'America alla ricerca degli assissini di sua
moglie e avrebbe fatto di tutti per trovarli, anche infrangere il
giuramento di usare le
dodici forme letali solamente per difesa.
Arrivò a casa sua attorno alle dieci di sera e
suonò al suo citofono. Liu si stava già
preparando per la notte ma lo fece entrare lo stesso, perchè
gli bastò il suo sguardo per capire che c'era qualcosa di
importante che gli doveva dire.
Joey raccontò tutto.
- Ho capito...quindi sei qui per dirmi che usarai i miei insegnamenti
per uccidere delle persone, è così?-
Joey sospirò. - Esatto.-
Ora fu il turno di Liu di sospirare.
- E...avanti figliolo, dimmi, quante possibilità hai di
riuscire a trovare quegli assassini e di tornare vivo?-
- Poche, maestro, molte poche...-
Liu abbassò leggermente lo sguardo.
- Dimmi qualcosa di questa prigione in cui ha lavorato tua moglie
almeno...-
- In realtà c'è poco da dire. Avevano preso me e
Damian, un ragazzo che stava aiutando Lily a risolvere il suo problema,
e ci condannarono a venticinque anni di prigione. Ci portarono a Old
Mission, una vecchia prigione che veniva continuamente rimodernata e
restaurata, e rimanemmo lì solo per qualche giorno
perchè Lily ci aiutò a scappare molto presto.-
Liu sbarrò gli occhi.
- Tua moglie vi fece evadere dal carcere?-
- Sì, ma è una storia lunga, mi creda...Lily
aveva bisogno di incontrare una persona di mia conoscenza e io
l'avevo...ricattata- l'ultima parola la pronunciò quasi
sotto voce.
- Ricattata?- ripetè Liu ancora più sbalordito.
- Le avevo detto che o ci avrebbe tirato fuori oppure non l'avrei mai
portata da quella persona, ma cerchi di capire, a quel tempo ero
un'altra persona!-
Il suo maestro lo guardò e sospirò, esattamente
come fa una mamma quando vede una nota sul diario del proprio figlio.
- E siete riusciti a scappare senza nessun problema?-
- Sì, perchè durante la nostra permanenza a Old
Mission scoprimmo un giro di corruzione fra le guardie e fu aperta
un'inchiesta parallela alla nostra evasione. Ne venne fuori una bella
condanna per parecchie di loro, incluso il loro responsabile, in cui
figurò che erano stati loro a farci evadere.-
- Tutto questo l'aveva pensato tua moglie?- chiese Liu sempre
più sbalordito.
- Già, Lily è...era fantastica.-
Seguì qualche minuto di silenzio in cui entrambi abbassarono
lo sguardo fissando il tavolo.
- Che fine hanno fatto quelle guardie e il loro capo?-
- Sono stati tutti condannati- poi, capendo il senso di quella domanda,
diventò immediatamente bianco in volto. - Mi vuole dire che
pensa che sia stato uno di loro?-
Liu alzò le spalle. - Può essere, sto
solo facendo delle ipotesi. Nessuno sa meglio di te cosa è
successo durante quel periodo.-
- No, non può essere, la voce al telefono che ho sentito era
troppo giovane per essere un mio coetaneo...e tutti là
dentro lo erano, anche il loro responsabile.-
Liu si alzò lentamente dalla sedia. - Capisco, capisco. In
ogni modo non potrò perdonarti se userai le dodici forme per
uccidere qualcuno- lo guardò per un attimo con uno sguardo
severo - quindi vedi di farti ammazzare da qualche americano,
altrimenti se torni vivo ci penserò io ad ucciderti!-
Joey sorrise, cosa che non faceva più da tanto tempo. Sapeva
che Liu avrebbe capito.
- La ringrazio maestro, di tutto.-
- Và figliolo- gli rispose lui ricambiando la stretta di
mano. - E cerca di trovare la pace c he ti spetta.-
***
L'indomani mattina alle nove Joey era già in viaggio
sull'aereo. Aveva incontrato suo figlio Alexander vicino alla porta di
casa, ancora in pigiama, pronto per dargli quello che molto
probabilmente era l'ultimo saluto. L'aveva stretto forte a se,
così come non aveva mai fatto in tutta la sua vita, e si era
scusato con lui per non essere mai stato un buon padre.
Poi era andato in garage a prendere il suo borsone e mentre il taxi lo
portava all'aereoporto ne estrasse un piccolo foulard nero che strinse
attorno al collo.
Al check-in non ci fu nessun problema con il suo passaporto, se avesse
avuto un po' di fortuna sarebbe riuscito a partire per l'America e
tornare senza che la polizia francese se ne accorgesse.
Non appena annunciarono il suo volo si diresse a passo svelto verso il
gate per essere uno dei primi a salire sull'aereo.
"Steven, chiunque tu sia, sto arrivando".
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