Michael
aveva sentito il suo nervosismo raggiungere l’apice nel
momento in cui aveva
visto Luke spuntare dal fondo della stradina che portava al bar Looken.
Trattenne il fiato per un attimo e rimase lì, seduto sul
muretto che circondava
il piccolo cortile del bar, con le mani affondate nelle tasche dei
jeans e gli
occhi che cercavano di concentrarsi su qualsiasi cosa che non fosse il
ragazzo
che si avvicinava sempre di più a lui.
Si concesse un paio di istanti per dare un’occhiata
all’orologio che portava al
polso, senza neanche far caso all’orario. Quando
alzò lo sguardo, vide che Luke
ormai era vicino, troppo vicino per poter fingere ancora di ignorarlo.
Forza, Michael, adesso buttati e basta.
Prese un ultimo respiro profondo e gli rivolse un sorriso che
Luke, ormai a
un passo da lui, ricambiò subito.
-Scusa se sono arrivato tardi. L’autobus che ho preso ci ha
messo più del
solito.- disse Luke, fermandosi davanti a lui e passandosi una mano tra
i
capelli biondi. Aveva al polso vari bracciali colorati con nomi di
band, notò
Michael, teneva una giacca legata in vita e indossava una maglia con il
logo
dei Blink 182. Fantastico; se quel
ragazzo aveva i suoi stessi gusti musicali, conoscersi sarebbe stato
più
facile.
-Figurati.- gli rispose Michael. –Anche io sono arrivato da
poco. Entriamo a
prendere qualcosa?
Due minuti dopo erano all’interno del bar, seduti a uno dei
tavolini circolari
in legno accanto alla vetrata che dava sul cortile, ad aspettare che la
cameriera portasse loro i caffè che avevano ordinato.
Michael stava morendo
d’ansia, ma cercò di non darlo a vedere mentre
guardava Luke negli occhi e gli
sorrideva. Sapeva cosa fare e cosa dire, più o meno; aveva
discusso con Calum e
Ashton per ore per farsi dare tutti i consigli possibili.
-Allora, tu sei proprio di Sydney?- chiese, e Luke annuì.
-In Stark Street, è abbastanza lontano da dove ci siamo
visti ieri. Mi sono
fatto riaccompagnare a casa da un amico…
A quelle parole Michael avvertì un piccolo morso di gelosia
allo stomaco.
Calmati, Michael, lo conosci appena, non
puoi essere geloso.
-Tu invece?- gli chiese Luke.
-Zona di periferia. Presumo che non andiamo nella stessa scuola, non ti
ho mai
visto. Che anno fai?
-Ho appena iniziato il terzo, ho sedici anni.
In quel momento arrivò la cameriera con i loro
caffè; la giovane ragazza bionda
poggiò le tazzine fumanti sul tavolino e rivolse loro un
sorriso cordiale prima
di allontanarsi. Michael prese appena due sorsi di caffè
prima di poggiare
nuovamente la tazzina.
-Io ne faccio diciassette a novembre. Comunque, mi piace la tua
maglietta.
-Conosci i Blink?- sorrise Luke, gli occhi azzurri che si illuminavano.
-Certo che sì, non c’è neanche bisogno
di chiedermelo.- rise Michael. -Nominami
una qualsiasi band rock, metal o punk e stai sicuro che io la
conoscerò. E poi
è da quando avevo dieci anni che suono la
chitarra…
Non sapeva come faceva a parlare con tanta scioltezza e disinvoltura,
ma ci
stava riuscendo.
-Anche io suono la chitarra. Sai, ho la sensazione che noi due andremo
d’accordo.
Luke finì il suo caffè in pochi lunghi sorsi;
mise da parte la tazzina e prese
un biscotto dal piattino al centro del tavolo. Michael
continuò a fissarlo,
pregando di non essere arrossito troppo e di non avere
l’espressione di uno
stalker pronto a saltarti addosso da un momento all’altro;
non riusciva a
credere di essere davvero lì, seduto in quel bar, ad un
appuntamento (se così
si poteva definire) con un ragazzo bellissimo conosciuto la sera prima
in una
discoteca. Per di più si trovava bene con lui, anche se
stavano parlando da
poco; la sua ansia era scivolata velocemente via non appena avevano
iniziato a
conversare.
-I miei fratelli credono che io sia un pazzo perché suono e
non mi occupo di
roba noiosa come loro.- continuò Luke. –A volte
stare a casa con loro è un
inferno…
-Allora sono felice di essere figlio unico.- disse Michael, e il
ragazzo biondo
scoppiò a ridere. –In compenso ho i miei genitori
che mi tormentano per i miei splendidi voti
a scuola…
-Allora andiamo sempre più d’accordo.- rispose
Luke. –Se hai finito di bere
possiamo andare? Non mi piace stare fermo per troppo tempo. Andiamo in
giro,
conosco un bel po’ di posti qui intorno.
Michael annuì e mandò velocemente giù
l’ultimo sorso di caffè.
-Certo. Andiamo quando vuoi.
Michael non si era neanche accorto che erano quasi arrivate le otto di
sera.
Lui e Luke erano stati in giro per ore a camminare per le strade di
Sydney e a
parlare; di scuola, delle loro famiglie, delle band che ascoltavano, di
ciò che
avrebbero voluto fare dopo il liceo, di qualsiasi cosa venisse loro in
mente. E
così Michael aveva scoperto di avere in comune con lui
più di quanto si
aspettasse; anche Luke era un appassionato di musica rock e pop punk,
cantava,
suonava la chitarra e il suo sogno era formare una band. Anche lui non
riusciva
a soffrire la scuola e faceva di tutto per non andarci. E anche lui non
andava
tanto d’accordo con la sua famiglia ma, a differenza di
Michael, risolveva la
situazione uscendo spesso di casa e passando fuori tutte le sere
possibili.
Mi piace., si ritrovò a
pensare
Michael, mentre i due ragazzi camminavano lungo le strade del centro di
Sydney
e parlavano di vecchi concerti rock ai quali sarebbero voluti andare.
Era bello
trovare una persona con la quale riusciva a parlare facilmente, senza
l’imbarazzo che si era aspettato di provare; una persona con
i suoi stessi gusti,
una persona simile a lui. Era quel tipo di ragazzo che gli sarebbe
sempre
piaciuto frequentare, per cui avrebbe potuto prendersi una cotta.
L’unico problema era che Luke non aveva ancora fatto nulla
per provarci con
lui, non l’aveva baciato né niente; stavano
andando in giro e parlando come se
fossero semplici amici. Ma in fondo era così che ci si
comporta quando hai
appena iniziato a conoscere qualcuno, no? Hai bisogno di conoscere
abbastanza
una persona prima di decidere se fare un passo decisivo.
È normale., si disse
Michael, e per
un attimo si distrasse ad osservare il viso di Luke; era bellissimo e
quegli
occhi azzurri gli facevano avere un tuffo al cuore ogni volta che lo
fissavano
con quello sguardo…
-Allora, ti va di andare a bere qualcosa?
Quella domanda lo riscosse dalle sue contemplazioni. Michael
sbatté le palpebre
e disse: -Cosa? Che ore sono?
-Le otto e dieci. È abbastanza presto ma insomma, giusto
qualcosa di veloce
prima di tornare a casa… conosco un piccolo pub qui vicino.
-Perché no.- sorrise Michael, e seguì Luke lungo
una stradina stretta e più
buia delle altre. Avrebbe detto ai suoi genitori che si sarebbe fermato
a cena
a casa di Calum e che sarebbe tornato più tardi,
così non si sarebbero
preoccupati di nulla.
-I tuoi cosa ti dicono dell’ora a cui torni?- gli chiese,
mentre tirava fuori
il cellulare per mandare un messaggio a sua madre.
-Di solito si lamentano, anche se sono abituati. Ma stasera non ci sono
per
fortuna… vanno da non so quali amici poco fuori Sydney,
tornano domani
pomeriggio. Mi hanno “affidato” ai miei fratelli ma
quei due sono peggio di me.
-Comodo. E dimmi, com’è che la sera te ne vai in
giro con il tuo numero di
telefono scritto su un foglietto?
Luke rise.
-È nel caso incontrassi qualcuno che mi interessa e mi piace
abbastanza da
volermi tenere in contatto. Direi che ieri ha funzionato.- disse, e gli
rivolse
un’occhiata divertita nella quale c’era un pizzico
di malizia.
Michael sentì il cuore accelerare i battiti mentre
rispondeva: -Quindi direi
che io ti piaccio. Beh, la cosa è reciproca.
Accadde subito; non appena Michael finì di parlare, Luke si
fermò per voltarsi
verso di lui, gli prese il viso tra le mani e lo baciò. Per
un attimo Michael
rimase immobile, come stordito da ciò che era appena
successo, poi afferrò le
spalle di Luke e lo tirò di più a sé,
mentre iniziava a baciarlo a sua volta. Inizialmente
in modo impacciato, ma presto riuscì a lasciarsi andare
mentre le loro labbra
si muovevano insieme, mentre le loro lingue iniziano a incontrarsi,
intrecciarsi, assaggiarsi dapprima lentamente, poi sempre con
più fervore.
Luke si scostò e gli poggiò le mani sui fianchi;
Michael riprese fiato, poi gli
rivolse un sorriso smagliante e avvicinò di nuovo il viso al
suo.
-Non avevo mai baciato qualcuno prima, sai?- mormorò sulle
sue labbra.
-Davvero?- ridacchiò Luke. –Proprio mai?
-Non seriamente.
-Beh, allora sono felice di essere stato il primo per te.
Gli sorrise dolcemente e gli prese la mano, al che Michael si
sentì ribollire
lo stomaco, e disse: -Non dobbiamo andare a casa subito, possiamo stare
in giro
tutto il tempo che vuoi. Dimmi tu se vuoi rimanere.
-Certo che voglio rimanere.
Non gli importava dell’ora a cui sarebbe tornato a casa, non
gli importava
della scusa che avrebbe rifilato ai suoi genitori o del rischio che con
una
telefonata a casa di Calum scoprissero che lui non era lì.
Non gli importava di
passare tutta la sera fuori nonostante avesse scuola il giorno dopo,
probabilmente
non ci sarebbe neanche andato. In quel momento, pensò
Michael mentre lui e Luke
tornavano a incamminarsi lungo la strada, la mano del ragazzo ancora
stretta
intorno alla sua, tutto quello che gli importava era vivere qualcosa
che non
aveva mai avuto prima in vita sua.
Voleva seguire quel ragazzo che conosceva appena e che già
iniziava a
piacergli, baciarlo ancora, sentire ancora l’adrenalina nelle
vene al tocco
delle sue labbra. Perdersi nelle strade di quella città
insieme a lui e lasciarsi
alle spalle il resto del mondo. Rendere quella notte la migliore della
sua vita.
Dopo diciassette anni passati a cercare una scappatoia dalla
quotidianità, un
modo per abbattere i muri che aveva intorno, finalmente
un’occasione si era
presentata.
E Michael non aveva alcuna intenzione di farsela sfuggire.
***
Al prossimo capitolo il rating della fanfiction cambia e diventa rosso.
Insomma, capirete perché. Per questo mi ci vorrà
un po' per scriverlo e postarlo, (l'ho solo iniziato per ora) voglio
scriverlo e metterlo a punto per bene.
Al prossimo aggiornamento.:3
|