Disclaimer:
Supernatural e i
personaggi non mi appartengono, sono di proprietà di Eric
Kripke, Warner Bros
Studios e tutti coloro che ne detengono i diritti. Il titolo della
fanfiction è
una canzone di Robert Pettersson. Questa storia non è stata
scritta a scopo di lucro.
* * *
Fratello [Terzo
passo]
Non
c’è mai stato nessun Caino.
Dean
suppone che una parte di lui lo sapesse, in fondo, eppure non vuole
crederci.
Perché se il pericolo fosse reale, la colpa forse sarebbe un
po’ meno sua.
Continuerebbe a ingurgitare quantità indecenti di alcool e a
detestarsi anche
più del solito, ma almeno Sam potrebbe giustificarlo
raccontando una mezza
verità, potrebbe dirgli che gli eventi lo hanno spinto a
perdere il controllo,
potrebbe tirare su una debole difesa per l’assassino che
è.
Ma
non c’è mai stato nessun Caino e la colpa
è interamente sua.
Ha
ucciso Castiel senza alcun motivo, ingannato da
un’allucinazione, guidato dal
mostro che si annida nel suo petto.
Non
sa con che coraggio sia rimasto a guardare il corpo
dell’angelo bruciare, in
piedi di fianco a Sam che piangeva e non diceva una parola.
La situazione
dovrebbe essere invertita, non
può fare a meno di pensare, i pugni stretti e la
voglia di mettere sotto sopra il bunker, con quelle voci che al momento
è
riuscito a relegare in un angolo della sua mente come sottofondo.
Castiel
dovrebbe fissare la sua pira insieme a Sam, che dovrebbe cercarsi una
ragazza
con cui cominciare una vita normale, quella che ha sempre voluto,
mentre Dean
dovrebbe marcire all’Inferno, dal quale forse
l’angelo non avrebbe mai dovuto
salvarlo.
Ma
il Marchio gli avrebbe permesso di morire, o lo avrebbe trasformato di
nuovo in
un demone? Be’, i demoni si possono uccidere, no? Ma lui non
era proprio un
demone, più un Cavaliere Infernale… Non importa,
avrebbe funzionato, in qualche
maniera.
Può ancora funzionare.
Non
si sono parlati molto, lui e Sam.
Dean
sa che non lo incolpa per quanto successo, ma è il loro
classico modo di
affrontare i lutti: tacciono, mentre Sam cerca l’occasione
giusta per parlare
con il fratello che evita accuratamente di dargliene modo.
Anche
se questa volta è diverso, perché il maggiore dei
Winchester non ha nessun
diritto di piangere quella morte, visto che sono state le sue mani ad
affondare
la lama.
«
Non sei stato tu, è stato il Marchio
» gli direbbe sicuramente Sam, ma Dean non sa che farsene di
quelle menzogne.
«
Sam. »
È
entrato nella camera di suo fratello senza neppure bussare, facendogli
prendere
un mezzo infarto.
«
Dobbiamo parlare. » annuncia, sistemandosi in piedi di fronte
al letto su cui
Sam è seduto. Lancia un’occhiata alla stanza
spoglia e non gli piace che suo
fratello non abbia personalizzato la propria camera, ora che hanno una
casa.
Sam
annuisce, incitandolo con un cenno a parlare.
«
Tu sai dove si trova la Prima Lama? » domanda Dean, senza
troppi giri di
parole, e gli occhi di suo fratello si rabbuiano.
«
Dean– » comincia Sam, ma viene subito interrotto.
«
Non voglio ammazzarci nessuno. » afferma il fratello.
«
E allora che cosa vuoi farci? » domanda Sam, e suona
sarcastico. A Dean fa
male, perché in qualche modo la vede come una manifestazione
della rabbia di
suo fratello per la morte di– Non riesce nemmeno a pensarci. Dovevo
portarmi dietro una bottiglia di birra.
«
Quell’arma è l’unica cosa che possa
farmi fuori. » spiega Dean, con calma
surreale. « Ecco cosa voglio farci. »
Come
si aspettava, Sam scatta all’improvviso in piedi, gli occhi
spalancati e un
grosso “Scordatelo” scritto in fronte.
«
Stai scherzando. » sbotta, incredulo.
Dean
sbuffa, roteando gli occhi con fare esasperato, quando in
realtà vorrebbe afferrare
suo fratello e rivoltarlo come un calzino, perché, davvero, anche un idiota capirebbe che
quella è l’unica soluzione.
Lui ci è arrivato, no?
«
Sam, pensaci: » dice, ed è incredibile come riesca
a simulare calma. « se la
Prima Lama ha ucciso Caino, può uccidere anche me.
»
«
Non è quello il problema, e lo sai benissimo. »
ringhia Sam. Dean non capisce
come possa lottare ancora per lui dopo quello che è successo
– quello che ha fatto.
«
Andiamo, Sammy! » sbotta. « Non
c’è altra soluzione! »
«
Ne troveremo una. Come sempre. »
Dean
sente gli occhi bruciare per la rabbia e la frustrazione.
«
Non dire cazzate! Io ho– Ho ucciso– »
La
voce di Dean si spezza e Sam abbassa lo sguardo. Il maggiore dei
fratelli si
passa una mano sul volto, con un sospiro stanco.
«
Sammy, » dice, per
l’ennesima volta.
« mi sono spinto troppo oltre, okay? Sono fuori controllo.
»
«
Dean– »
«
Crowley… Crowley posso accettarlo. Crowley era un demone,
avevo giurato di
ucciderlo tempo fa e non era nulla per me. Ma… Questo… Quello che ho fatto
è troppo, Sammy. Ho oltrepassato la
linea. »
«
Possiamo sempre… Non lo so, possiamo trovare qualcosa. Non
è troppo tardi. »
tenta Sam, ed è disperato. A Dean la sua espressione ricorda
tremendamente
quando il suo tempo stava per scadere e i mastini infernali mandati per
lui
raschiavano la porta in attesa di riscuotere il debito. Anche allora
pensava di
essere senza speranza.
E
lo era, in effetti, sarebbe rimasto a marcire all’Inferno per
l’eternità, se
Castiel–
Dean
si obbliga a non pensare all’angelo, lancia a Sam
un’occhiata triste, con un
accenno di sorriso sulle labbra, poi mormora: « Non mi hai
ancora detto se sai
dove ha nascosto la Prima Lama. »
«
No. » risponde Sam, in fretta.
Dean
teme che gli stia mentendo.
«
Davvero, no. » ripete suo fratello «
Cas… Riteneva che sarebbe stato più sicuro
non dirmi niente. »
Dean
ignora la fitta al petto nel sentire quel nome, e annuisce, non ancora
sicuro
che quella sia la verità.
«
Allora dobbiamo trovarla. » annuncia.
*
Si
è praticamente barricato in camera sua a spremersi il
cervello per cercare di
capire dove possa trovarsi la Prima Lama. E anche perché
ogni volta che si
trova insieme a Sam, a distanza da pochi giorni dal suo ultimo
omicidio, prova
l’irrefrenabile desiderio di ammazzarlo a mani nude.
Non
tanto perché è lui, quanto perché
sente il bisogno fisico di ammazzare
qualcosa.
Ma
non può perdere tempo a cercare un caso che gli permetta di
sfogarsi: deve
assolutamente individuare quella maledetta lama, perché la
situazione potrebbe
degenerare da un momento all’altro.
Ha
il terrore di svegliarsi un giorno e trovare Sam morto ai suoi piedi,
con un
coltello piantato nel petto. Che cosa farebbe allora? Cercherebbe la
Prima Lama
per farla finita, forse. O magari sarebbe già troppo lontano
dalla sua umanità
per fare la cosa giusta.
Seduto
sul letto con il computer sulle gambe, Dean sospira. Chiude il
portatile,
posando lo sguardo sulla sedia a non molta distanza dal suo letto.
L’ha messa
lì perché Castiel ha – aveva
– il vizio di “vegliare su di lui”
durante la
notte. Almeno così poteva stare seduto.
Dean, è tutto a
posto, va tutto bene.
La
voce dell’angelo gli rimbomba in testa, ed è
incredibile che in uno dei suoi
ultimi momenti Castiel stesse cercando di rassicurarlo. Una volta gli
ha detto
di non servire lui, ma Dio e il Paradiso. Allora perché si
è sempre comportato
come il migliore degli angeli custodi?
E
lui, in ogni caso, che cosa gli ha dato in cambio? Lo ha ammazzato.
Dean.
È
stata la sua ultima parola, un sussurro strozzato che a malapena gli
è arrivato
alle orecchie.
Dean
tira su la manica destra della camicia e osserva il marchio sulla
propria
pelle. Inizia a grattarlo con le unghie, come a volerlo cancellare. Sa
di non
poterci riuscire: è stato Castiel a dirgli che non si tratta
di una cosa solo
fisica.
«
Cas… » mormora Dean, e chiamarlo fa male.
« Non so dove ti trovi ora. Se in un
qualche Paradiso per angeli, o… O magari in una specie di
Purgatorio, non lo
so. »
Non
hanno incontrato altri angeli in Purgatorio, solo Leviatani,
Vampiri… Magari
gli angeli non hanno un aldilà, dopotutto, perché
non dovrebbero morire. Magari
per loro tutto finisce, semplicemente.
Non
vuole pensarci.
«
Non sono nemmeno certo che tu possa sentirmi. Mi auguro che…
Che tu sia felice
su una nuvola, o qualcosa del genere. »
Si
sente stupido, perché quasi spera che Castiel possa apparire
dal nulla da un
momento all’altro, che Dio alla fine lo abbia ascoltato.
«
Io… Mi dispiace. Mi dispiace, è tutta colpa mia.
E siete sempre voi altri a
pagarne le conseguenze. »
Non
fa altro che combinare disastri su disastri e il prezzo qual
è? La vita delle
persone a cui tiene. Loro muoiono e lui, che dovrebbe essere morto da
tempo, da
quando suo padre ha venduto la sua anima perché avesse salva
la vita, è ancora
lì, a fare danni.
«
Se mi puoi sentire… Non lo so, ti prego, fai qualcosa per
aiutarmi a trovare
quella lama e farla finita. Ho… Ho bisogno di aiuto.
»
Detesta
pregare, lo fa sentire debole e vulnerabile. Ma non è la
prima volta che si
mette lì e si rivolge a Castiel, perché se Dio ha
smesso di curarsi di loro da chissà
quanto, quell’angelo ha passato tanto tempo al suo fianco. E
sì, ha commesso
degli errori, ma sempre con le migliori intenzioni, e ha comunque
sempre
cercato di rimediare.
Ma,
in ogni caso, lui dovrebbe starsene zitto.
«
Cas… Mi dispiace, cazzo, mi dispiace tantissimo. »
«
Ti fa sentire meglio? » ha
chiesto
una volta a Castiel, che tentava disperatamente di ottenere il suo
perdono
prima di morire, scusandosi sinceramente.
«
No. » gli ha risposto
l’angelo. « A te?
»
«
No. »
E
anche ora, da solo in una stanza vuota, con gli occhi disperati e la
bocca
colma di inutili “Mi dispiace”, non si sente
sollevato dopo aver rivolto quella
preghiera a chi, per colpa sua, forse ha cessato completamente di
esistere.
*
«
Ti ho portato da mangiare. » annuncia Sam, posandogli un
vassoio con un paio di
panini e dell’acqua sul comodino.
Dean
borbotta qualcosa, gli occhi fissi sullo schermo del computer.
È
più di una settimana che non esce da quella stanza se non
per andare a prendere
qualcosa da mangiare in cucina, fare rifornimento di alcolici o andare
in
bagno, e ovviamente suo fratello è piuttosto preoccupato.
«
Dovresti mettere il naso fuori di casa. » propone infatti
Sam.
«
Sono un tantino impegnato. » replica Dean, che sta diventando
pazzo: è arrivato
a navigare a casaccio su Google Maps nella speranza di avere
un’illuminazione
su dove possa trovarsi quella maledetta Prima Lama. E ora deve pure
ricacciare
indietro il bisogno di tagliare la gola a suo fratello.
«
Forse ho trovato un caso. » dice Sam, in tono casuale.
Dean
alza lo sguardo su di lui.
«
Dovresti darmi una mano, invece che cercare casi! » lo
rimprovera.
Sam
rotea gli occhi.
«
Senti, siamo a un punto morto, tanto vale fare qualcosa di costruttivo
nel
frattempo. »
Dean
è tentato, molto.
Ricorda
le parole di Crowley, che una volta gli ha spiegato come il Marchio
voglia
spingerlo a uccidere. Più uccidi,
meglio
ti senti.
Forse
ridurre a brandelli qualche creatura soprannaturale potrebbe aiutarlo.
Forse è
la stessa cosa che sta pensando Sam, visto che insiste tanto.
«
Okay. » concede, chiudendo il computer. « Di che si
tratta? »
*
Dean
si è decisamente pentito della decisione presa: ritrovarsi
circondato da
persone, con una pistola nascosta nella giacca e Sam che fa ipotesi al
suo
fianco, mette a dura prova il suo autocontrollo.
Uccidi, uccidi,
uccidi.
La
voce è lontana, ma solo perché cerca di isolarla
il più possibile.
Ciò
non cancella però il tremore che gli scuote le ginocchia o
il sudore che gli
solca la pelle e appiccica la camicia al torace. Maledetto completo da
agente
dell’FBI. Perché quei tizi non possono girare in
costume da bagno?
Cerca
di allentare la cravatta, perché per qualche ragione
respirare sta diventando
difficile, e quando uno stupido carabiniere tentenna prima di
permettere loro
di avere accesso alla scena del delitto – « Si
è trattato di un suicido, non
penso sia argomento di vostro interesse. » –, Dean
impiega meno di un secondo a
perdere la calma e afferrarlo per la gola.
«
Dean! » lo richiama Sam, allarmato.
«
Ascoltami bene: » sibila il maggiore dei fratelli, il viso a
pochi centimetri
da quello dell’uomo, ora decisamente terrorizzato. Uccidi, uccidi, uccidi. «
è una brutta giornata, quindi ti conviene
levarti dai piedi e farmi vedere questa fottuta scena del crimine,
altrimenti
ci vado da solo dopo aver scavalcato il tuo cadavere. Sono stato
chiaro? »
Quando
il carabiniere annuisce velocemente, più di una volta, Dean
esita un istante di
troppo prima di lasciarlo andare.
Stringi, stringi,
stringi. Fallo, uccidilo.
*
«
Che cosa ti è successo prima? »
Sono
seduti in macchina, pronti a ripartire alla ricerca di quello che
probabilmente
è un fantasma. Merda, non poteva
essere
qualcosa da trapassare con un coltello, eh?
«
Niente di preoccupante. » assicura Dean.
L’espressione
di Sam la dice lunga su quanto suoni credibile.
«
Davvero. » insiste il maggiore dei Winchester. «
Volevo solo entrare il prima
possibile. E comunque, se la cosa ti preoccupa tanto, invece che andare
a
occuparti di caccie normali dovresti aiutarmi a trovare la Lama.
»
Sam
sbuffa.
«
Dean, non ne abbiamo idea di dove sia. »
Il
fratello lo fissa senza dire una parola, ma sanno entrambi che, in ogni
caso,
Sam non vuole trovare quell’arma, perché
significherebbe vederla conficcarsi
nel petto di chi gli è sempre stato accanto.
Dean
lo sa, perché se la situazione fosse invertita probabilmente
farebbe di tutto
per tenere il suo fratellino alla larga dalla Prima Lama.
«
Andiamo. » sbuffa il maggiore dei Winchester, mettendo in
moto.
È
stato davvero stupido andare a caccia, una perdita di tempo e uno
sfidare la
sorte, perché nella sua mente l’idea di piantare
un pugnale in petto a tutti
coloro che incrociano il suo sguardo suona perversamente allettante.
*
Le
tre vittime che ci sono state finora sono legate da un filo conduttore:
Madison
Thompson, una vedova con un figlio di otto anni.
Con
le loro divise, si sono recati a casa della donna per farle due domande.
Dean
ha voglia di urlare, perché il richiamo suadente nella sua
testa si fa sempre
più forte e ogni parola pronunciata da chi lo circonda
– Sam, Madison, il
bambino… – gli fa venire voglia di zittirli tutti
quanti, strappando loro il
cuore dal petto a mani nude.
Uccidi, uccidi,
uccidi.
La
sola idea di immergere le dita nel sangue gli fa aumentare la
salivazione, gli
provoca uno strano senso di sollievo ma al tempo stesso incrementa il
suo
bisogno fisico di uccidere.
Sammy, andiamo via,
Sammy, ti prego, andiamo via, urla nella
sua testa.
Ma
fuggire non servirebbe a nulla, perché quel senso di
claustrofobia lo
seguirebbe, gli occhi faticherebbero comunque a mettere a fuoco, le
mani
tremerebbero, i vestiti parrebbero troppo stretti…
«
Agente Lennon¹? »
Dean
impiega qualche istante ad accorgersi che la signora si stia rivolgendo
a lui.
«
Come? » domanda, schiarendosi la voce.
La
signora Thompson gli sorride cordialmente.
«
Gradisce un po’ di the? » ripete.
La
sola idea gli fa ribaltare lo stomaco.
«
No, no, sono a posto. » declina, accennando un mezzo sorriso
sotto lo sguardo
attento di Sam.
Uccidi, uccidi,
uccidi, uccidili tutti quanti.
Dean
non segue l’interrogatorio, impegnato
com’è a cercare di comportarsi
normalmente.
Va tutto bene, hai
passato di peggio,
si ripete, ma non è che questo aiuti, perché la
sua voce è una sola, mentre gli
echi nella sua testa sono tanti.
Uccidi, uccidi,
uccidi.
Fallo, fallo, sai
che lo vuoi.
Uccidi, uccidi,
uccidi.
Ne hai bisogno,
fallo.
Uccidi, uccidi,
uccidi.
Gli
occhi vagano inquieti per la stanza e Dean sente il respiro morirgli in
gola
quando vede Caino in piedi a poca distanza da una parete.
Una
parte della sua testa, quella razionale, ricorda ciò che
è successo al bunker,
gli ordina di distogliere lo sguardo perché sono solo
allucinazioni, ma ha la
voce troppo bassa perché possa coprire le urla nella sua
mente.
Le
mani stritolano i braccioli della poltrona su cui è seduto,
mentre Castiel
appare accanto a Caino, ritto in piedi, l’espressione gelida.
Un pugnale
angelico sbuca dal suo petto, una macchia scura si allarga e alle
spalle
dell’angelo si trova Sam, con l’elsa in mano.
Dean
si alza di scatto, non sa se per correre via da
quell’immagine, dal suo
fratellino con gli occhi gialli e un sorriso storto sul volto mentre
affonda la
lama nella schiena dell’angelo che si è ribellato
per lui, o se per saltare
addosso a Caino o a Sam. Non ne ha idea.
Uccidi, uccidi,
uccidi.
«
Dean! Dean, che cosa ti succede? »
Sente
una mano stringersi attorno al proprio braccio, cercando di trattenerlo
dal
fare nemmeno lui sa cosa.
Uccidi, uccidi,
uccidi.
«
Dean! »
Cerca
di liberarsi con uno strattone, ma Sam gli afferra anche
l’altro braccio,
cercando d’incrociare il suo sguardo. Dean lo vede con gli
occhi gialli e un
sorriso malato sulle labbra.
«
Dean, guardami! »
Uccidi, uccidi,
uccidi.
«
Dean, sono io! »
Uccidi, uccidi,
uccidi.
Libera
un braccio, gli assesta un pugno in volto.
Dimentica
di avere suo fratello davanti, ciò che vede è
solo carne, un corpo che pulsa di
vita davanti a lui e che lo invita ad attaccare. È come se
sentisse il cuore di
Sam pompare sangue, come se potesse udire ogni battito, e questo non fa
altro
che aumentare la voglia di affondare le mani nel suo torace.
«
La smetta! »
La
signora Thompson appare alle sue spalle, armata della mazza da baseball
di suo
figlio, gli occhi luccicanti di determinazione. Dean si volta verso di
lei e impiega
poco a strapparle l’arma di mano.
Uccidi, uccidi,
uccidi.
La
donna inizia a indietreggiare, terrorizzata, urla qualcosa al figlio,
che non è
nel campo visivo del cacciatore.
Uccidi, uccidi,
uccidi.
«
Dean, fermo! » urla Sam, tentando di fermarlo.
Riceve
un altro pugno in volto.
Uccidi, uccidi,
uccidi.
Dean
avanza a passi misurati, la mano salda attorno alla mazza, il Marchio
che
brucia e ogni sensazione di soffocamento finalmente svanita.
Uccidi, uccidi,
uccidi.
Sam
gli si getta addosso, cerca di bloccargli le braccia abbastanza a lungo
da
permettere alla donna di sgusciare via e precipitarsi nella stanza del
figlio.
A Dean non importa: potrà ucciderla dopo. Comincia a lottare
contro Sam, in
poco tempo si ritrova sopra di lui, la mazza ancora salda in mano.
Uccidi, uccidi,
uccidi.
«
Dean, fermati. Dean, torna in te! » gli dice Sam, cercando di
bloccare il polso
del fratello. Dean gli spezza il braccio.
Uccidi, uccidi,
uccidi.
Sam
lo fissa, ma non lo supplica.
«
Dean » dice solo, e forse è un avvertimento, forse
un addio. Non gl’importa.
Uccidi, uccidi,
uccidi.
Inizia
a colpirlo ripetutamente alla testa, fino a spaccarla, fino a sporcarsi
le
gambe, le mani, il viso, di sangue, fino a rendere il cadavere
irriconoscibile.
Si
sente bene.
L’urlo
terrorizzato della signora Tompson distoglie la sua attenzione dal
lavoro
appena portato a termine. Qualcosa si è spezzato dentro di
lui, qualcuno urla
di dolore.
Non
importa, perché adesso non c’è
più nessuna voce, per quanto flebile, a pregarlo
di non uccidere.
And then! Then
would come the murder you’d never survive,
the one that would
turn you into as much of a savage as it did with me.
Your brother, Sam.²
______________________________________________________________
¹ Omaggio a
John
Lennon, giusto per rispettare l’abitudine di Sam e Dean di
usare nomi di
artisti musicali famosi.
² Caino,
Supernatural 10x14 “The
Executioner’s
Song”
_______________________________________________________________
Angolo autrice
Ecco
il terzo e ultimo capitolo :) La faccina sorridente ci sta
proprio male.
Mmh. Premettendo che non sono affatto convinta di
com’è uscito, spero di non
aver combinato disastri con ortografia/grammatica o la
caratterizzazione o
chissà cos’altro. Avevo una mezza intenzione di
scrivere un quarto capitolo,
come una sorta di epilogo, ma poi ho preferito concludere qui, con
questo Dean
che non è più Dean.
Niente,
un grazie enorme ad Alley e shopi33 che hanno recensito e a tutti
coloro che hanno preferito/ricordato/seguito questa mini-long :)
A
presto!
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