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Autore: Rowan936    14/04/2015    1 recensioni
Ogni tanto ci pensa, a quell’arma maledetta che gli apparterrebbe per sfortunato diritto, ma subito tenta di concentrarsi su altro: cerca articoli di cronaca nera che suggeriscano la presenza di un caso, va a prendere due birre e ne porta una a Sam solo per lasciare che la voce di suo fratello copra i suoi pensieri, si butta sul letto con le cuffie alle orecchie e la musica talmente alta che la testa minaccia di esplodergli da un momento all’altro.
Sta adottando la prima soluzione quando Sam lo raggiunge di corsa, il volto deformato dalla preoccupazione e il telefono ancora in mano.
Quello non è mai un buon segno.
« Che è successo? » domanda Dean, e a dire il vero è quasi grato di avere una distrazione, qualunque essa sia.
« Crowley. » gli risponde Sam. « Crowley ha preso Cas. Vuole la Lama. »

I tre passi che segnano la vittoria del Marchio di Caino e la sconfitta di Dean Winchester.
[Dean POV][Dean&Castiel][Dean&Sam][What if?][Mini-long]
[Spoiler decima stagione]
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Crowley, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Disclaimer: Supernatural e i personaggi non mi appartengono, sono di proprietà di Eric Kripke, Warner Bros Studios e tutti coloro che ne detengono i diritti. Il titolo della fanfiction è una canzone di Robert Pettersson. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro.
 
 
 
*    *    *
 
Fratello [Terzo passo]
 
 
 
 
Non c’è mai stato nessun Caino.
Dean suppone che una parte di lui lo sapesse, in fondo, eppure non vuole crederci. Perché se il pericolo fosse reale, la colpa forse sarebbe un po’ meno sua. Continuerebbe a ingurgitare quantità indecenti di alcool e a detestarsi anche più del solito, ma almeno Sam potrebbe giustificarlo raccontando una mezza verità, potrebbe dirgli che gli eventi lo hanno spinto a perdere il controllo, potrebbe tirare su una debole difesa per l’assassino che è.
Ma non c’è mai stato nessun Caino e la colpa è interamente sua.
Ha ucciso Castiel senza alcun motivo, ingannato da un’allucinazione, guidato dal mostro che si annida nel suo petto.
Non sa con che coraggio sia rimasto a guardare il corpo dell’angelo bruciare, in piedi di fianco a Sam che piangeva e non diceva una parola.
La situazione dovrebbe essere invertita, non può fare a meno di pensare, i pugni stretti e la voglia di mettere sotto sopra il bunker, con quelle voci che al momento è riuscito a relegare in un angolo della sua mente come sottofondo. Castiel dovrebbe fissare la sua pira insieme a Sam, che dovrebbe cercarsi una ragazza con cui cominciare una vita normale, quella che ha sempre voluto, mentre Dean dovrebbe marcire all’Inferno, dal quale forse l’angelo non avrebbe mai dovuto salvarlo.
Ma il Marchio gli avrebbe permesso di morire, o lo avrebbe trasformato di nuovo in un demone? Be’, i demoni si possono uccidere, no? Ma lui non era proprio un demone, più un Cavaliere Infernale… Non importa, avrebbe funzionato, in qualche maniera.
Può ancora funzionare.
 
Non si sono parlati molto, lui e Sam.
Dean sa che non lo incolpa per quanto successo, ma è il loro classico modo di affrontare i lutti: tacciono, mentre Sam cerca l’occasione giusta per parlare con il fratello che evita accuratamente di dargliene modo.
Anche se questa volta è diverso, perché il maggiore dei Winchester non ha nessun diritto di piangere quella morte, visto che sono state le sue mani ad affondare la lama.
« Non sei stato tu, è stato il Marchio » gli direbbe sicuramente Sam, ma Dean non sa che farsene di quelle menzogne.
 
« Sam. »
È entrato nella camera di suo fratello senza neppure bussare, facendogli prendere un mezzo infarto.
« Dobbiamo parlare. » annuncia, sistemandosi in piedi di fronte al letto su cui Sam è seduto. Lancia un’occhiata alla stanza spoglia e non gli piace che suo fratello non abbia personalizzato la propria camera, ora che hanno una casa.
Sam annuisce, incitandolo con un cenno a parlare.
« Tu sai dove si trova la Prima Lama? » domanda Dean, senza troppi giri di parole, e gli occhi di suo fratello si rabbuiano.
« Dean– » comincia Sam, ma viene subito interrotto.
« Non voglio ammazzarci nessuno. » afferma il fratello.
« E allora che cosa vuoi farci? » domanda Sam, e suona sarcastico. A Dean fa male, perché in qualche modo la vede come una manifestazione della rabbia di suo fratello per la morte di– Non riesce nemmeno a pensarci.  Dovevo portarmi dietro una bottiglia di birra.
« Quell’arma è l’unica cosa che possa farmi fuori. » spiega Dean, con calma surreale. « Ecco cosa voglio farci. »
Come si aspettava, Sam scatta all’improvviso in piedi, gli occhi spalancati e un grosso “Scordatelo” scritto in fronte.
« Stai scherzando. » sbotta, incredulo.
Dean sbuffa, roteando gli occhi con fare esasperato, quando in realtà vorrebbe afferrare suo fratello e rivoltarlo come un calzino, perché, davvero, anche un idiota capirebbe che quella è l’unica soluzione. Lui ci è arrivato, no?
« Sam, pensaci: » dice, ed è incredibile come riesca a simulare calma. « se la Prima Lama ha ucciso Caino, può uccidere anche me. »
« Non è quello il problema, e lo sai benissimo. » ringhia Sam. Dean non capisce come possa lottare ancora per lui dopo quello che è successo – quello che ha fatto.
« Andiamo, Sammy! » sbotta. « Non c’è altra soluzione! »
« Ne troveremo una. Come sempre. »
Dean sente gli occhi bruciare per la rabbia e la frustrazione.
« Non dire cazzate! Io ho– Ho ucciso– »
La voce di Dean si spezza e Sam abbassa lo sguardo. Il maggiore dei fratelli si passa una mano sul volto, con un sospiro stanco.
« Sammy, » dice, per l’ennesima volta. « mi sono spinto troppo oltre, okay? Sono fuori controllo. »
« Dean– »
« Crowley… Crowley posso accettarlo. Crowley era un demone, avevo giurato di ucciderlo tempo fa e non era nulla per me. Ma… Questo… Quello che ho fatto è troppo, Sammy. Ho oltrepassato la linea. »
« Possiamo sempre… Non lo so, possiamo trovare qualcosa. Non è troppo tardi. » tenta Sam, ed è disperato. A Dean la sua espressione ricorda tremendamente quando il suo tempo stava per scadere e i mastini infernali mandati per lui raschiavano la porta in attesa di riscuotere il debito. Anche allora pensava di essere senza speranza.
E lo era, in effetti, sarebbe rimasto a marcire all’Inferno per l’eternità, se Castiel–
Dean si obbliga a non pensare all’angelo, lancia a Sam un’occhiata triste, con un accenno di sorriso sulle labbra, poi mormora: « Non mi hai ancora detto se sai dove ha nascosto la Prima Lama. »
« No. » risponde Sam, in fretta.
Dean teme che gli stia mentendo.
« Davvero, no. » ripete suo fratello « Cas… Riteneva che sarebbe stato più sicuro non dirmi niente. »
Dean ignora la fitta al petto nel sentire quel nome, e annuisce, non ancora sicuro che quella sia la verità.
« Allora dobbiamo trovarla. » annuncia.
 
 
*
 
 
Si è praticamente barricato in camera sua a spremersi il cervello per cercare di capire dove possa trovarsi la Prima Lama. E anche perché ogni volta che si trova insieme a Sam, a distanza da pochi giorni dal suo ultimo omicidio, prova l’irrefrenabile desiderio di ammazzarlo a mani nude.
Non tanto perché è lui, quanto perché sente il bisogno fisico di ammazzare qualcosa.
Ma non può perdere tempo a cercare un caso che gli permetta di sfogarsi: deve assolutamente individuare quella maledetta lama, perché la situazione potrebbe degenerare da un momento all’altro.
Ha il terrore di svegliarsi un giorno e trovare Sam morto ai suoi piedi, con un coltello piantato nel petto. Che cosa farebbe allora? Cercherebbe la Prima Lama per farla finita, forse. O magari sarebbe già troppo lontano dalla sua umanità per fare la cosa giusta.
 
Seduto sul letto con il computer sulle gambe, Dean sospira. Chiude il portatile, posando lo sguardo sulla sedia a non molta distanza dal suo letto. L’ha messa lì perché Castiel ha – aveva – il vizio di “vegliare su di lui” durante la notte. Almeno così poteva stare seduto.
Dean, è tutto a posto, va tutto bene.
La voce dell’angelo gli rimbomba in testa, ed è incredibile che in uno dei suoi ultimi momenti Castiel stesse cercando di rassicurarlo. Una volta gli ha detto di non servire lui, ma Dio e il Paradiso. Allora perché si è sempre comportato come il migliore degli angeli custodi?
E lui, in ogni caso, che cosa gli ha dato in cambio? Lo ha ammazzato.
Dean.
È stata la sua ultima parola, un sussurro strozzato che a malapena gli è arrivato alle orecchie.
Dean tira su la manica destra della camicia e osserva il marchio sulla propria pelle. Inizia a grattarlo con le unghie, come a volerlo cancellare. Sa di non poterci riuscire: è stato Castiel a dirgli che non si tratta di una cosa solo fisica.
« Cas… » mormora Dean, e chiamarlo fa male. « Non so dove ti trovi ora. Se in un qualche Paradiso per angeli, o… O magari in una specie di Purgatorio, non lo so. »
Non hanno incontrato altri angeli in Purgatorio, solo Leviatani, Vampiri… Magari gli angeli non hanno un aldilà, dopotutto, perché non dovrebbero morire. Magari per loro tutto finisce, semplicemente.
Non vuole pensarci.
« Non sono nemmeno certo che tu possa sentirmi. Mi auguro che… Che tu sia felice su una nuvola, o qualcosa del genere. »
Si sente stupido, perché quasi spera che Castiel possa apparire dal nulla da un momento all’altro, che Dio alla fine lo abbia ascoltato.
« Io… Mi dispiace. Mi dispiace, è tutta colpa mia. E siete sempre voi altri a pagarne le conseguenze. »
Non fa altro che combinare disastri su disastri e il prezzo qual è? La vita delle persone a cui tiene. Loro muoiono e lui, che dovrebbe essere morto da tempo, da quando suo padre ha venduto la sua anima perché avesse salva la vita, è ancora lì, a fare danni.
« Se mi puoi sentire… Non lo so, ti prego, fai qualcosa per aiutarmi a trovare quella lama e farla finita. Ho… Ho bisogno di aiuto. »
Detesta pregare, lo fa sentire debole e vulnerabile. Ma non è la prima volta che si mette lì e si rivolge a Castiel, perché se Dio ha smesso di curarsi di loro da chissà quanto, quell’angelo ha passato tanto tempo al suo fianco. E sì, ha commesso degli errori, ma sempre con le migliori intenzioni, e ha comunque sempre cercato di rimediare.
Ma, in ogni caso, lui dovrebbe starsene zitto.
« Cas… Mi dispiace, cazzo, mi dispiace tantissimo. »
« Ti fa sentire meglio? » ha chiesto una volta a Castiel, che tentava disperatamente di ottenere il suo perdono prima di morire, scusandosi sinceramente.
« No. » gli ha risposto l’angelo. « A te? »
« No. »
E anche ora, da solo in una stanza vuota, con gli occhi disperati e la bocca colma di inutili “Mi dispiace”, non si sente sollevato dopo aver rivolto quella preghiera a chi, per colpa sua, forse ha cessato completamente di esistere.
 
 
*
 
 
« Ti ho portato da mangiare. » annuncia Sam, posandogli un vassoio con un paio di panini e dell’acqua sul comodino.
Dean borbotta qualcosa, gli occhi fissi sullo schermo del computer.
È più di una settimana che non esce da quella stanza se non per andare a prendere qualcosa da mangiare in cucina, fare rifornimento di alcolici o andare in bagno, e ovviamente suo fratello è piuttosto preoccupato.
« Dovresti mettere il naso fuori di casa. » propone infatti Sam.
« Sono un tantino impegnato. » replica Dean, che sta diventando pazzo: è arrivato a navigare a casaccio su Google Maps nella speranza di avere un’illuminazione su dove possa trovarsi quella maledetta Prima Lama. E ora deve pure ricacciare indietro il bisogno di tagliare la gola a suo fratello.
« Forse ho trovato un caso. » dice Sam, in tono casuale.
Dean alza lo sguardo su di lui.
« Dovresti darmi una mano, invece che cercare casi! » lo rimprovera.
Sam rotea gli occhi.
« Senti, siamo a un punto morto, tanto vale fare qualcosa di costruttivo nel frattempo. »
Dean è tentato, molto.
Ricorda le parole di Crowley, che una volta gli ha spiegato come il Marchio voglia spingerlo a uccidere. Più uccidi, meglio ti senti.
Forse ridurre a brandelli qualche creatura soprannaturale potrebbe aiutarlo. Forse è la stessa cosa che sta pensando Sam, visto che insiste tanto.
« Okay. » concede, chiudendo il computer. « Di che si tratta? »
 
 
*
 
 
Dean si è decisamente pentito della decisione presa: ritrovarsi circondato da persone, con una pistola nascosta nella giacca e Sam che fa ipotesi al suo fianco, mette a dura prova il suo autocontrollo.
Uccidi, uccidi, uccidi.
La voce è lontana, ma solo perché cerca di isolarla il più possibile.
Ciò non cancella però il tremore che gli scuote le ginocchia o il sudore che gli solca la pelle e appiccica la camicia al torace. Maledetto completo da agente dell’FBI. Perché quei tizi non possono girare in costume da bagno?
Cerca di allentare la cravatta, perché per qualche ragione respirare sta diventando difficile, e quando uno stupido carabiniere tentenna prima di permettere loro di avere accesso alla scena del delitto – « Si è trattato di un suicido, non penso sia argomento di vostro interesse. » –, Dean impiega meno di un secondo a perdere la calma e afferrarlo per la gola.
« Dean! » lo richiama Sam, allarmato.
« Ascoltami bene: » sibila il maggiore dei fratelli, il viso a pochi centimetri da quello dell’uomo, ora decisamente terrorizzato. Uccidi, uccidi, uccidi. « è una brutta giornata, quindi ti conviene levarti dai piedi e farmi vedere questa fottuta scena del crimine, altrimenti ci vado da solo dopo aver scavalcato il tuo cadavere. Sono stato chiaro? »
Quando il carabiniere annuisce velocemente, più di una volta, Dean esita un istante di troppo prima di lasciarlo andare.
Stringi, stringi, stringi. Fallo, uccidilo.
 
 
*
 
 
« Che cosa ti è successo prima? »
Sono seduti in macchina, pronti a ripartire alla ricerca di quello che probabilmente è un fantasma. Merda, non poteva essere qualcosa da trapassare con un coltello, eh?
« Niente di preoccupante. » assicura Dean.
L’espressione di Sam la dice lunga su quanto suoni credibile.
« Davvero. » insiste il maggiore dei Winchester. « Volevo solo entrare il prima possibile. E comunque, se la cosa ti preoccupa tanto, invece che andare a occuparti di caccie normali dovresti aiutarmi a trovare la Lama. »
Sam sbuffa.
« Dean, non ne abbiamo idea di dove sia. »
Il fratello lo fissa senza dire una parola, ma sanno entrambi che, in ogni caso, Sam non vuole trovare quell’arma, perché significherebbe vederla conficcarsi nel petto di chi gli è sempre stato accanto.
Dean lo sa, perché se la situazione fosse invertita probabilmente farebbe di tutto per tenere il suo fratellino alla larga dalla Prima Lama.
« Andiamo. » sbuffa il maggiore dei Winchester, mettendo in moto.
È stato davvero stupido andare a caccia, una perdita di tempo e uno sfidare la sorte, perché nella sua mente l’idea di piantare un pugnale in petto a tutti coloro che incrociano il suo sguardo suona perversamente allettante.
 
 
*
 
 
Le tre vittime che ci sono state finora sono legate da un filo conduttore: Madison Thompson, una vedova con un figlio di otto anni.
Con le loro divise, si sono recati a casa della donna per farle due domande.
Dean ha voglia di urlare, perché il richiamo suadente nella sua testa si fa sempre più forte e ogni parola pronunciata da chi lo circonda – Sam, Madison, il bambino… – gli fa venire voglia di zittirli tutti quanti, strappando loro il cuore dal petto a mani nude.
Uccidi, uccidi, uccidi.
La sola idea di immergere le dita nel sangue gli fa aumentare la salivazione, gli provoca uno strano senso di sollievo ma al tempo stesso incrementa il suo bisogno fisico di uccidere.
Sammy, andiamo via, Sammy, ti prego, andiamo via, urla nella sua testa.
Ma fuggire non servirebbe a nulla, perché quel senso di claustrofobia lo seguirebbe, gli occhi faticherebbero comunque a mettere a fuoco, le mani tremerebbero, i vestiti parrebbero troppo stretti…
« Agente Lennon¹? »
Dean impiega qualche istante ad accorgersi che la signora si stia rivolgendo a lui.
« Come? » domanda, schiarendosi la voce.
La signora Thompson gli sorride cordialmente.
« Gradisce un po’ di the? » ripete.
La sola idea gli fa ribaltare lo stomaco.
« No, no, sono a posto. » declina, accennando un mezzo sorriso sotto lo sguardo attento di Sam.
Uccidi, uccidi, uccidi, uccidili tutti quanti.
 
Dean non segue l’interrogatorio, impegnato com’è a cercare di comportarsi normalmente.
Va tutto bene, hai passato di peggio, si ripete, ma non è che questo aiuti, perché la sua voce è una sola, mentre gli echi nella sua testa sono tanti.
Uccidi, uccidi, uccidi.
Fallo, fallo, sai che lo vuoi.
Uccidi, uccidi, uccidi.
Ne hai bisogno, fallo.
Uccidi, uccidi, uccidi.
Gli occhi vagano inquieti per la stanza e Dean sente il respiro morirgli in gola quando vede Caino in piedi a poca distanza da una parete.
Una parte della sua testa, quella razionale, ricorda ciò che è successo al bunker, gli ordina di distogliere lo sguardo perché sono solo allucinazioni, ma ha la voce troppo bassa perché possa coprire le urla nella sua mente.
Le mani stritolano i braccioli della poltrona su cui è seduto, mentre Castiel appare accanto a Caino, ritto in piedi, l’espressione gelida. Un pugnale angelico sbuca dal suo petto, una macchia scura si allarga e alle spalle dell’angelo si trova Sam, con l’elsa in mano.
Dean si alza di scatto, non sa se per correre via da quell’immagine, dal suo fratellino con gli occhi gialli e un sorriso storto sul volto mentre affonda la lama nella schiena dell’angelo che si è ribellato per lui, o se per saltare addosso a Caino o a Sam. Non ne ha idea.
Uccidi, uccidi, uccidi.
« Dean! Dean, che cosa ti succede? »
Sente una mano stringersi attorno al proprio braccio, cercando di trattenerlo dal fare nemmeno lui sa cosa.
Uccidi, uccidi, uccidi.
« Dean! »
Cerca di liberarsi con uno strattone, ma Sam gli afferra anche l’altro braccio, cercando d’incrociare il suo sguardo. Dean lo vede con gli occhi gialli e un sorriso malato sulle labbra.
« Dean, guardami! »
Uccidi, uccidi, uccidi.
« Dean, sono io! »
Uccidi, uccidi, uccidi.
Libera un braccio, gli assesta un pugno in volto.
Dimentica di avere suo fratello davanti, ciò che vede è solo carne, un corpo che pulsa di vita davanti a lui e che lo invita ad attaccare. È come se sentisse il cuore di Sam pompare sangue, come se potesse udire ogni battito, e questo non fa altro che aumentare la voglia di affondare le mani nel suo torace.
« La smetta! »
La signora Thompson appare alle sue spalle, armata della mazza da baseball di suo figlio, gli occhi luccicanti di determinazione. Dean si volta verso di lei e impiega poco a strapparle l’arma di mano.
Uccidi, uccidi, uccidi.
La donna inizia a indietreggiare, terrorizzata, urla qualcosa al figlio, che non è nel campo visivo del cacciatore.
Uccidi, uccidi, uccidi.
« Dean, fermo! » urla Sam, tentando di fermarlo.
Riceve un altro pugno in volto.
Uccidi, uccidi, uccidi.
Dean avanza a passi misurati, la mano salda attorno alla mazza, il Marchio che brucia e ogni sensazione di soffocamento finalmente svanita.
Uccidi, uccidi, uccidi.
Sam gli si getta addosso, cerca di bloccargli le braccia abbastanza a lungo da permettere alla donna di sgusciare via e precipitarsi nella stanza del figlio. A Dean non importa: potrà ucciderla dopo. Comincia a lottare contro Sam, in poco tempo si ritrova sopra di lui, la mazza ancora salda in mano.
Uccidi, uccidi, uccidi.
« Dean, fermati. Dean, torna in te! » gli dice Sam, cercando di bloccare il polso del fratello. Dean gli spezza il braccio.
Uccidi, uccidi, uccidi.
Sam lo fissa, ma non lo supplica.
« Dean » dice solo, e forse è un avvertimento, forse un addio. Non gl’importa.
Uccidi, uccidi, uccidi.
Inizia a colpirlo ripetutamente alla testa, fino a spaccarla, fino a sporcarsi le gambe, le mani, il viso, di sangue, fino a rendere il cadavere irriconoscibile.
Si sente bene.
L’urlo terrorizzato della signora Tompson distoglie la sua attenzione dal lavoro appena portato a termine. Qualcosa si è spezzato dentro di lui, qualcuno urla di dolore.
Non importa, perché adesso non c’è più nessuna voce, per quanto flebile, a pregarlo di non uccidere.
 
 
And then! Then would come the murder you’d never survive,
the one that would turn you into as much of a savage as it did with me.
Your brother, Sam.²
 
 

 
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¹ Omaggio a John Lennon, giusto per rispettare l’abitudine di Sam e Dean di usare nomi di artisti musicali famosi.
 
² Caino, Supernatural 10x14 “The Executioner’s Song
 
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Angolo autrice
Ecco il terzo e ultimo capitolo :) La faccina sorridente ci sta proprio male. Mmh. Premettendo che non sono affatto convinta di com’è uscito, spero di non aver combinato disastri con ortografia/grammatica o la caratterizzazione o chissà cos’altro. Avevo una mezza intenzione di scrivere un quarto capitolo, come una sorta di epilogo, ma poi ho preferito concludere qui, con questo Dean che non è più Dean.
Niente, un grazie enorme ad Alley e shopi33 che hanno recensito e a tutti coloro che hanno preferito/ricordato/seguito questa mini-long :)
A presto!


  
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