5. capitolo
' Chi sei?
Nemico amore tu
chi sei?
Non vedo l'odio
tra di noi
ma non lo so se
giochi o no
per gioco e non
per odio tu mi puoi
far male, tanto
male se
tu giochi con
l'amore e me
se per vendetta
tu mi fai
innamorare e poi
non sei più tu'
.Romeo&Giulietta(Riccardo
Cocciante).
"Richard, siete
stato davvero inqualificabile "gli urlò Robert non riuscendo
più a gestire gli attacchi di rabbia dell'uomo.
Già quella situazione era assurda e per di più
non rendeva nemmeno facile la vita alla ragazza. Mai nella vita gli
avrebbe permesso di fare quella sciocchezza, pregò Dio di
avere abbastana potere per fermarlo.
"Perchè
invece che blaterare non tornate al vostro lavoro? Se non sbaglio vi
pago per quello." e si risedette dietro la sua scrivania trattenendo a
stento un'imprecazione. Si allentò il cravattino, come se
quel gesto potesse dargli di nuovo l'aria necessaria per respirare.
Glielo aveva detto, glielo aveva sputato in faccia come niente fosse.
Lei pensava che
fosse un assassino.
Un uomo capace
di commettere un omicidio.
Lei lo aveva
guardato con terrore e disgusto e se ne era andata.
Se ne era andata.
Incredibilmente
quel gesto lo aveva ferito più di quelle parole infamanti.
Lo aveva lasciato solo.
Era di nuovo
solo.
Solo con la sua
vita e con i suoi sensi di colpa.
Appoggiò
i gomiti sul freddo marmo della scrivania per poi afferrarsi le tempie
con le mani.
Cosa aveva mai
fatto?
"Cosa avete
intenzione di fare?"la voce del suo avvocato lo fece tornare alla
realtà ma non sapeva dare una risposta a quella semplice
domanda.
"Richard..." gli
urlò di nuovo sbattendo poi le mani sul tavolo per
svegliarlo.
"Cosa diavolo
vuoi che faccia,eh?" esasperato si alzò di nuovo per poi
andare verso la finestra in cerca di qualcosa o di una persona.
"Cercarla?"
"E
perchè dovrei...?" e ora la sua risposta era quasi triste e
spenta.
"Perchè
ne siete responsabile e perchè le strade fuori sono
pericolose..." e ora Robert si fece più calmo notando la
lieve inclinazione che aveva preso la voce del suo amico.
"Forse sono
più pericoloso io...." disse stupendo Robert che imbarazzato
da quella confessione non riuscì ad aggiungere altro.
"Avevate
ragione, Robert. Sono un pazzo e sto facendo del male ad una persona
innocente."
"Allora se ne
siete convinto, lasciate stare l'intera questione e lasciatela
andare..."
Richard per
tutta risposta si girò verso di lui smarrito e Robert
cominciò a pensare che quell'uomo iniziava a provare un
verso sentimento per la ragazza. Ma nonostante ciò non si
fece impietosire, doveva portare avanti la sua causa.Impedire che
Richard sposasse Leda.
"Andrò
a cercarla, voi cercate di riprendervi." aggiunse guardando
poi Richard fargli un accenno flebile con la testa.
***
"Che stupida che
sei..." Leda si portò le gambe al petto per poi stringerle
mentre guardava il mondo davanti a lei andare avanti. Il loro primo
giorno di convivenza non sarebbe potuto andare peggio. E poi quel suo
sguardo, quello sguardo così sicuro di se che si perse nello
stesso istante in cui lo aveva accusato dell'omicidio della moglie. E
se fosse stato davvero l'artefice della morte della donna?
Non aveva negato.
Ma non aveva
nemmeno respinto.
Cosa si celava
davvero in quello sguardo?
E lei?
Perchè
insisteva così tanto con lei?
Si morse un
unghia sperando davvero che un miracolo potesse scioglierla da quella
situazione.
Era un mese.
Cosa era un
mese?
Sarebbe passato
in fretta e lei ne sarebbe uscita libera.
Ma quello che
Leda pensava costantemente era che ne sarebbe uscita dentro una tomba.
La
verità era che Richard la terrorizzava.
"Signorina
Hughes, ma siete qui.."
Leda si
girò verso la voce sorpresa da cui provenivano quelle parole
e per un attimo ebbe come l'impressione che quella situazione fosse
già accaduta, in un passato che lei non riusciva
più a ricordare.
Qualcuno, tanto
tempo fa, la ritrovava sempre. Ogni qualvolta che si perdeva. Sorrise
incosapevolmente al ragazzo che ancora la guardava sorpreso per poi
abbassarsi e porgerle la mano per aiutarla ad alzarsi.
"Siete
gentile.." disse guardando gli occhi dolci e affidabili dell'uomo.
"Credevo di
dovervi venire a cercare al cimitero..."
"Oh, bhe, volevo
andarci ma alla fine mi sono resa conto che da qui non ci so arrivare."
e rise mentre il ragazzo le lasciò andare piano la mano per
poi ridere insieme a lei.
"Signorina
Hughes, credo di non essermi ancora presentanto. Sono Robert Andrew
Down, l'avvocato del Signor Armitage e.."
"E l'artefice
della lettera così ricca di emozione, suppongo." e di nuovo
Leda sorrise del rossore che aveva colorato le guance del ragazzo che
imbarazzato si portò una mano dietro la nuca.
"Ebbene si, lo
ammetto. Sono colui che ha impugnato l'arma del delitto."
"Ma non siete il
cospiratore dello spregievole gesto." ma Leda dopo aver sentito quello
che aveva appena sussurrato,si portò una mano sulla bocca
come se quel gesto potesse fermare quello che aveva appena detto.
Guardò mortificata Robert, pensando che aveva appena offeso
e disprezzato una persona che a lui forse era cara.
"Mi dispiace,
credo di aver esagerato.."
"No, non deve
essere facile la vostra situazione e io non ne sono mai stato
d'accordo." rispose poi Robert osservando che aveva appena ammesso un
qualcosa che doveva tenersi per se.
"Davvero?"
chiese sopresa Leda per poi guardare lo sguardo dell'uomo posarsi sulla
finestra della sua nuova dimora. Si girò anche lei e li
potè notare due occhi di ghiaccio che li guardavano, come se
da un momento all'altro potesse fulminarli come se fossero colpevoli di
qualcosa.
"Permettetemi di
accompagnarvi al cimitero,signorina Hughes. Così potrete
imparare la strada ed è più vicino di quanto
pensiate."
"Oh no, davvero.
Non posso disturbarvi in questo modo. Avrete degli impegni e non voglio
essere la causa di un vostro possibile ritardo." ma per tutta risposta
Robert le sorrise e le porse il braccio come consenso.
"Non dovete
preoccuparvi, ho del tempo che dedico molto volentieri a voi,
signorina."
Leda prese
allegra il suo braccio e si fece condurre dolcemente dall'altra parte
della strada.
"Ad un patto,
signore."
"Quale?"
"Che voi mi
chiamate Leda." aggiunse sentendo il desiderio di girarsi, come se una
forza potente l'attraesse in quella direzione.
"Accetto, a
patto che voi mi chiamate Robert."
"Bene, Robert."
e la sua voce era dolce e amichevole.
"Bene, Leda" e
anche quella dell'uomo era amichevole e quasi affettuosa. Si strinse un
pochino di più al suo braccio, come se avesse trovato
qualcuno che potesse proteggerla.
Lo strinse
forte, sentendo ancora la schiena bruciarle.
***
Richard
scansò malamente la tenda della finestra per poi uscire
dallo studio per andare verso il piano superiore della casa. Si
portò vicino alla porta bianca incastonata di piccole parti
d'oro. Quella porta che era stata chiusa per un anno, lui, ora, sentiva
il bisogno di riaprirla. La mano gli tremò mentre
girò la maniglia e si stupì, una volta aperta,
che dentro c'era ancora il suo odore.
L'odore della
donna che era stata sua moglie per dieci anni.
Quella stanza
ancora parlava di lei.
Le tende erano
abbassate e a malapena entrava luce ma ne era abbastanza per fargli
vedere come l'eleganza di quella stanza rispecchiasse quello che
davvero era la donna. Si avvicinò all'enorme letto a
baldacchino e alle lenzuola di candida seta color porpora su cui lei
aveva dormito. Su cui loro avevano dormito per i primi anni del loro
matrimonio.
Portò
quella seta al naso e inalò ancora il profumo di rose che
tanto amava Matilde.
"Perchè?"
e strinse quella stoffa.
"Perchè..."
disse con rabbia.
"Perchè
hai dovuto rovinarmi così?" e le strappo per poi cadere sul
pavimento pensando a Leda che se ne andava felice con il suo avvocato.
***
"E'
annegata?Davvero?" Leda ascoltò la storia che Robert le
stava raccontando sulla moglie di Richard e si sentì
terribilmente in colpa di averlo accusato della morte della donna.
"Si, un anno e
mezzo fa. Matilde era una grande amante del mare e gli chiese di
regalarle un viaggio in nave. Richard l'accontentò e
partirono ma in quel viaggio successe qualcosa...." Robert si
fermò non riuscendo a trovare le parole giuste per
descrivere quel momento.
"Cosa successe?"
lo riprese prima di depositare i fiori sulla tomba dei genitori.
"Hanno litigato,
così disse lui e anche alcuni passeggeri della nave. Li
sentivano gridare molto forte tanto che alcuni si sono avvicinati..."
"E poi?"
sussurrò quelle parole per poi ingogliare il groppo che le
si era fermato in gola.
"Lei lo ha
spinto per allontarnarlo da se ma si è sbilanciata ed
è caduta in mare..." la guardò serio per poi
vedere la confusiona negli occhi della regazza. Come se si aspettasse
un altro tipo di storia.
"Davvero credete
che Richard possa essere capace di quello che voi lo accusate?"
Leda si morse un
labbro, si sentì una bambina e ferita abbassò lo
sguardo. Robert si avvicinò a lei e le prese le mani per
fare in modo che lo guardasse.
"Non lo avrebbe
mai fatto. Amava Matilde e la venerava. Non le avrebbe mai fatto del
male." E Robert notò come quelle parole l'avessero colpita,
colpita come se qualcuno le avesse infilato una lama nel fianco. Robert
si stupì di quanto in realtà Leda fosse
già presa da lui. Doveva fare qualsiasi cosa per impedirle
di avvicinarsi a lui. Qualsiasi cosa.
Richard non era
un assassino ma era tante altre cose e non gli avrebbe mai e poi mai
permesso di recidere quel fiore che era Leda.
"Capisco...."
"Leda....." e le
strinse forte le mani per osservare lo sguardo smarrito che gli rivolse.
"Promettetimi
che non vi farete coinvolgere."
"Coinvolegere in
cosa?" Leda sentì come quella stretta aumentava e come i
suoi occhi la pregavano di ascoltarlo.
"Non sposatelo,
un giorno vi spiegherò il perchè ma vi prego di
non farlo." aggiunse con enfasi per dimostrarle che quello che diceva
potesse davvero aiutarla.
"Robert, io non
so cosa vogliate dire ma io non lo sposerei comunque." allora
perchè la sua vocina interiore continuava a dirle che era
una bugiarda?
Quella parole le
fecero più male di quanto si aspettasse. Più male
di quello che nascondeva Robert.
"Sono contento."
disse Robert per poi sorridergli e riprendendo a respirare.
Leda non
potè fare altro che ricambiare quel sorriso mettendo a
tacere quello che sentiva davvero.
"Leda, dovete
scusarmi ma ho un impegno tra circa venti minuti. Fino a quando vi
tratterrete?"
"Fino alle sei
che è l'orario di chiusura."
"Bene, se
farò in tempo vorrei riaccompagnarvi a casa."
"Oh ma non
dovete farlo, vi siete già preoccupato abbastanza." E Leda
pensò alla parola casa.
Casa, la casa
dove c'era lui. Dove lui l'aspettava dopo quello che gli aveva detto.
"Non
è affatto un disturbo ma se non dovessi riuscire, vi prego
di tornare prima delle sette."
"Certo, ho
capito bene le strada." e alzò gli occhi per fargli capire
che in fin dei conti era attenta come un aquila.
"Non avevo
dubbi. Ora devo lasciarvi.." e le prese la mano per portarla alla bocca
prendendola di sorpresa.
"A dopo, DEA."e
la lasciò andare per poi girarsi e prendere la strada verso
l'uscita.
"Come mi avete
chiamata..." disse più a se stessa che a quelle spalle che
come molti anni fa, qualcuno le aveva rivolto insieme a quelle tre
parole.
***
"Leda, cara,
c'è una carrozza qui fuori che vi aspetta." il custode la
richiamò dai suo pensieri mente accarezzava dolce i nomi dei
suoi genitori.
"Oh, allora ha
mantenuto la promessa." si alzò dalla lapide e
mandò un bacio seguendo poi l'uomo verso il cancello.
Si
sentì felice di riavere Robert a sua fianco e soprattutto
voleva chiedergli il perchè l'aveva chiamata Dea, quel nome,
non sapeva il perchè, gli faceva tornare in mente un passato
che lei aveva dimenticato.
Salutò
Martin mentre pensava ancora a quel nome fino a quando non si
fermò vedendo che davanti la carrozza non c'era Robert ma
bensì Richard.
Era di nuovo
fiero, elegante e l'aspettava a braccia conserte. Come se quel suop
modo di fare le facesse intendere che era li da molto.
Lo
osservò e sentì le gambe farsi di pietra. Aveva
paura di andare verso di lui, soprattutto dopo le parole che gli aveva
urlato ingiustamente.
"Leda..."le
disse e lei chiuse gli occhi pensando a quanto il suono della sua voce
fosse così diverso da quello di Robert.
Era possessiva.
Era forte.
Era piena di
passione.
Riaprì
gli occhi e sussultò ritrovandoselo davanti che la guardava
preoccupato.
"State
male?siete pallida, avete freddo?" e si tolse la giacca per appoggiarla
sulle sue spalle.
Leda non
riuscì a dire nulla di quel gesto così dolce e
così poco consono ai modi dell'uomo.
"Sto bene,
signore. Davvero."
"Ah si?" e
l'avvicinò a se per poi circondarle la vita con le braccia
facendo accelerare il respiro della ragazza.
"Non voglio
più litigare con voi, Leda." aggiunse prima che lei potesse
dire qualcosa.
"Mai
più." sottolineò guardando i bei occhi nocciola
della ragazza che si erano fatti grandi e umidi per la sorpresa.
"Mi dispiace per
quello che vi ho detto..." e si inumidì le labbra mentre gli
occhi di Richard si calarono su quel suo semplice movimento.
"Non importa."
E davvero non
gli importò più di nulla, in quel momento l'unica
cosa importante erano le sue labbra su quella di Leda.
Le sua braccia
che la stringevano forte e le braccia di lei che si aggrappavano alle
spalle di lui per sorreggersi da quell'impatto.
Si scambiarono
il loro primo vero bacio.
Leda
pensò che mai e poi mai nella sua vita avrebbe provato
l'emozione che quella danza delle loro bocche le stava dando.
Si mise in punta
di piedi per poi accarezzare i suoi capelli e si pentì della
promessa che aveva fatto a Robert.
Richard era il
diavolo per lei.
E lei in quel
momento voleva essere incendiata da lui.
Spazio autrice:
Sono quasi
commossa per la "rapidità" nell'aggiornare xD.
Cosa ne pensate
della prima moglie di Richard?Siete contente che non sia un assassino?
Mmmmm,
chissà cosa succederà nei prossimi capitoli e se
Leda davvero non troverà in Robert l'acqua santa che lo
allontani dal diavolo tentatore di Richard.
Come sempre
ringrazio chi ha lasciato un commento per me e a chi ha letto e messo
la storia tra i preferiti.
Grazie, non
sapete quanto questo mi faccia felice :)
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