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Autore: FollediScrittura    14/04/2015    2 recensioni
MODIFICATO PRIMO CAPITOLO PER MANCANZA DIALOGHI.
Era un giorno d'estate in cui Leda lesse per la prima volta il contratto in cui il suo futuro marito la richiedeva.
Era il suo compleanno.
Erano passati 14 anni esatti dal momento in cui la morte aveva cambiato la sua vita.
Erano esattamente 14 anni in cui la promessa che si era fatta cominciò a vacillare.
Genere: Mistero, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Richard Armitage
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                          5. capitolo

           '   Chi sei?
Nemico amore tu chi sei?
Non vedo l'odio tra di noi
ma non lo so se giochi o no
per gioco e non per odio tu mi puoi
far male, tanto male se
tu giochi con l'amore e me
se per vendetta tu mi fai
innamorare e poi non sei più tu'
.Romeo&Giulietta(Riccardo Cocciante).

"Richard, siete stato davvero inqualificabile "gli urlò Robert non riuscendo più a gestire gli attacchi di rabbia dell'uomo. Già quella situazione era assurda e per di più non rendeva nemmeno facile la vita alla ragazza. Mai nella vita gli avrebbe permesso di fare quella sciocchezza, pregò Dio di avere abbastana potere per fermarlo.
"Perchè invece che blaterare non tornate al vostro lavoro? Se non sbaglio vi pago per quello." e si risedette dietro la sua scrivania trattenendo a stento un'imprecazione. Si allentò il cravattino, come se quel gesto potesse dargli di nuovo l'aria necessaria per respirare. Glielo aveva detto, glielo aveva sputato in faccia come niente fosse.
Lei pensava che fosse un assassino.
Un uomo capace di commettere un omicidio.
Lei lo aveva guardato con terrore e disgusto e se ne era andata.
Se ne era andata.
Incredibilmente quel gesto lo aveva ferito più di quelle parole infamanti. Lo aveva lasciato solo.
Era di nuovo solo.
Solo con la sua vita e con i suoi sensi di colpa.
Appoggiò i gomiti sul freddo marmo della scrivania per poi afferrarsi le tempie con le mani.
Cosa aveva mai fatto?
"Cosa avete intenzione di fare?"la voce del suo avvocato lo fece tornare alla realtà ma non sapeva dare una risposta a quella semplice domanda.
"Richard..." gli urlò di nuovo sbattendo poi le mani sul tavolo per svegliarlo.
"Cosa diavolo vuoi che faccia,eh?" esasperato si alzò di nuovo per poi andare verso la finestra in cerca di qualcosa o di una persona.
"Cercarla?"
"E perchè dovrei...?" e ora la sua risposta era quasi triste e spenta.
"Perchè ne siete responsabile e perchè le strade fuori sono pericolose..." e ora Robert si fece più calmo notando la lieve inclinazione che aveva preso la voce del suo amico.
"Forse sono più pericoloso io...." disse stupendo Robert che imbarazzato da quella confessione non riuscì ad aggiungere altro.
"Avevate ragione, Robert. Sono un pazzo e sto facendo del male ad una persona innocente."
"Allora se ne siete convinto, lasciate stare l'intera questione e lasciatela andare..."
Richard per tutta risposta si girò verso di lui smarrito e Robert cominciò a pensare che quell'uomo iniziava a provare un verso sentimento per la ragazza. Ma nonostante ciò non si fece impietosire, doveva portare avanti la sua causa.Impedire che Richard sposasse Leda.
"Andrò a cercarla, voi cercate di riprendervi." aggiunse  guardando poi Richard fargli un accenno flebile con la testa.

                                                                                      ***
"Che stupida che sei..." Leda si portò le gambe al petto per poi stringerle mentre guardava il mondo davanti a lei andare avanti. Il loro primo giorno di convivenza non sarebbe potuto andare peggio. E poi quel suo sguardo, quello sguardo così sicuro di se che si perse nello stesso istante in cui lo aveva accusato dell'omicidio della moglie. E se fosse stato davvero l'artefice della morte della donna?
Non aveva negato.
Ma non aveva nemmeno respinto.
Cosa si celava davvero in quello sguardo?
E lei?
Perchè insisteva così tanto con lei?
Si morse un unghia sperando davvero che un miracolo potesse scioglierla da quella situazione.
Era un mese.
Cosa era un mese?
Sarebbe passato in fretta e lei ne sarebbe uscita libera.
Ma quello che Leda pensava costantemente era che ne sarebbe uscita dentro una tomba.
La verità era che Richard la terrorizzava.
"Signorina Hughes, ma siete qui.."
Leda si girò verso la voce sorpresa da cui provenivano quelle parole e per un attimo ebbe come l'impressione che quella situazione fosse già accaduta, in un passato che lei non riusciva più a ricordare.
Qualcuno, tanto tempo fa, la ritrovava sempre. Ogni qualvolta che si perdeva. Sorrise incosapevolmente al ragazzo che ancora la guardava sorpreso per poi abbassarsi e porgerle la mano per aiutarla ad alzarsi.
"Siete gentile.." disse guardando gli occhi dolci e affidabili dell'uomo.
"Credevo di dovervi venire a cercare al cimitero..."
"Oh, bhe, volevo andarci ma alla fine mi sono resa conto che da qui non ci so arrivare." e rise mentre il ragazzo le lasciò andare piano la mano per poi ridere insieme a lei.
"Signorina Hughes, credo di non essermi ancora presentanto. Sono Robert Andrew Down, l'avvocato del Signor Armitage e.."
"E l'artefice della lettera così ricca di emozione, suppongo." e di nuovo Leda sorrise del rossore che aveva colorato le guance del ragazzo che imbarazzato si portò una mano dietro la nuca.
"Ebbene si, lo ammetto. Sono colui che ha impugnato l'arma del delitto."
"Ma non siete il cospiratore dello spregievole gesto." ma Leda dopo aver sentito quello che aveva appena sussurrato,si portò una mano sulla bocca come se quel gesto potesse fermare quello che aveva appena detto. Guardò mortificata Robert, pensando che aveva appena offeso e disprezzato una persona che a lui forse era cara.
"Mi dispiace, credo di aver esagerato.."
"No, non deve essere facile la vostra situazione e io non ne sono mai stato d'accordo." rispose poi Robert osservando che aveva appena ammesso un qualcosa che doveva tenersi per se.
"Davvero?" chiese sopresa Leda per poi guardare lo sguardo dell'uomo posarsi sulla finestra della sua nuova dimora. Si girò anche lei e li potè notare due occhi di ghiaccio che li guardavano, come se da un momento all'altro potesse fulminarli come se fossero colpevoli di qualcosa.
"Permettetemi di accompagnarvi al cimitero,signorina Hughes. Così potrete imparare la strada ed è più vicino di quanto pensiate."
"Oh no, davvero. Non posso disturbarvi in questo modo. Avrete degli impegni e non voglio essere la causa di un vostro possibile ritardo." ma per tutta risposta Robert le sorrise e le porse il braccio come consenso.
"Non dovete preoccuparvi, ho del tempo che dedico molto volentieri a voi, signorina."
Leda prese allegra il suo braccio e si fece condurre dolcemente dall'altra parte della strada.
"Ad un patto, signore."
"Quale?"
"Che voi mi chiamate Leda." aggiunse sentendo il desiderio di girarsi, come se una forza potente l'attraesse in quella direzione.
"Accetto, a patto che voi mi chiamate Robert."
"Bene, Robert." e la sua voce era dolce e amichevole.
"Bene, Leda" e anche quella dell'uomo era amichevole e quasi affettuosa. Si strinse un pochino di più al suo braccio, come se avesse trovato qualcuno che potesse proteggerla.
Lo strinse forte, sentendo ancora la schiena bruciarle.

                                                                            ***
Richard scansò malamente la tenda della finestra per poi uscire dallo studio per andare verso il piano superiore della casa. Si portò vicino alla porta bianca incastonata di piccole parti d'oro. Quella porta che era stata chiusa per un anno, lui, ora, sentiva il bisogno di riaprirla. La mano gli tremò mentre girò la maniglia e si stupì, una volta aperta, che dentro c'era ancora il suo odore.
L'odore della donna che era stata sua moglie per dieci anni.
Quella stanza ancora parlava di lei.
Le tende erano abbassate e a malapena entrava luce ma ne era abbastanza per fargli vedere come l'eleganza di quella stanza rispecchiasse quello che davvero era la donna. Si avvicinò all'enorme letto a baldacchino e alle lenzuola di candida seta color porpora su cui lei aveva dormito. Su cui loro avevano dormito per i primi anni del loro matrimonio.
Portò quella seta al naso e inalò ancora il profumo di rose che tanto amava Matilde.
"Perchè?" e strinse quella stoffa.
"Perchè..." disse con rabbia.
"Perchè hai dovuto rovinarmi così?" e le strappo per poi cadere sul pavimento pensando a Leda che se ne andava felice con il suo avvocato.
                                                                          ***
"E' annegata?Davvero?" Leda ascoltò la storia che Robert le stava raccontando sulla moglie di Richard e si sentì terribilmente in colpa di averlo accusato della morte della donna.
"Si, un anno e mezzo fa. Matilde era una grande amante del mare e gli chiese di regalarle un viaggio in nave. Richard l'accontentò e partirono ma in quel viaggio successe qualcosa...." Robert si fermò non riuscendo a trovare le parole giuste per descrivere quel momento.
"Cosa successe?" lo riprese prima di depositare i fiori sulla tomba dei genitori.
"Hanno litigato, così disse lui e anche alcuni passeggeri della nave. Li sentivano gridare molto forte tanto che alcuni si sono avvicinati..."
"E poi?" sussurrò quelle parole per poi ingogliare il groppo che le si era fermato in gola.
"Lei lo ha spinto per allontarnarlo da se ma si è sbilanciata ed è caduta in mare..." la guardò serio per poi vedere la confusiona negli occhi della regazza. Come se si aspettasse un altro tipo di storia.
"Davvero credete che Richard possa essere capace di quello che voi lo accusate?"
Leda si morse un labbro, si sentì una bambina e ferita abbassò lo sguardo. Robert si avvicinò a lei e le prese le mani per fare in modo che lo guardasse.
"Non lo avrebbe mai fatto. Amava Matilde e la venerava. Non le avrebbe mai fatto del male." E Robert notò come quelle parole l'avessero colpita, colpita come se qualcuno le avesse infilato una lama nel fianco. Robert si stupì di quanto in realtà Leda fosse già presa da lui. Doveva fare qualsiasi cosa per impedirle di avvicinarsi a lui. Qualsiasi cosa.
Richard non era un assassino ma era tante altre cose e non gli avrebbe mai e poi mai permesso di recidere quel fiore che era Leda.
"Capisco...."
"Leda....." e le strinse forte le mani per osservare lo sguardo smarrito che gli rivolse.
"Promettetimi che non vi farete coinvolgere."
"Coinvolegere in cosa?" Leda sentì come quella stretta aumentava e come i suoi occhi la pregavano di ascoltarlo.
"Non sposatelo, un giorno vi spiegherò il perchè ma vi prego di non farlo." aggiunse con enfasi per dimostrarle che quello che diceva potesse davvero aiutarla.
"Robert, io non so cosa vogliate dire ma io non lo sposerei comunque." allora perchè la sua vocina interiore continuava a dirle che era una bugiarda?
Quella parole le fecero più male di quanto si aspettasse. Più male di quello che nascondeva Robert.
"Sono contento." disse Robert per poi sorridergli e riprendendo a respirare.
Leda non potè fare altro che ricambiare quel sorriso mettendo a tacere quello che sentiva davvero.
"Leda, dovete scusarmi ma ho un impegno tra circa venti minuti. Fino a quando vi tratterrete?"
"Fino alle sei che è l'orario di chiusura."
"Bene, se farò in tempo vorrei riaccompagnarvi a casa."
"Oh ma non dovete farlo, vi siete già preoccupato abbastanza." E Leda pensò alla parola casa.
Casa, la casa dove c'era lui. Dove lui l'aspettava dopo quello che gli aveva detto.
"Non è affatto un disturbo ma se non dovessi riuscire, vi prego di tornare prima delle sette."
"Certo, ho capito bene le strada." e alzò gli occhi per fargli capire che in fin dei conti era attenta come un aquila.
"Non avevo dubbi. Ora devo lasciarvi.." e le prese la mano per portarla alla bocca prendendola di sorpresa.
"A dopo, DEA."e la lasciò andare per poi girarsi e prendere la strada verso l'uscita.
"Come mi avete chiamata..." disse più a se stessa che a quelle spalle che come molti anni fa, qualcuno le aveva rivolto insieme a quelle tre parole.

                                                                     ***
"Leda, cara, c'è una carrozza qui fuori che vi aspetta." il custode la richiamò dai suo pensieri mente accarezzava dolce i nomi dei suoi genitori.
"Oh, allora ha mantenuto la promessa." si alzò dalla lapide e mandò un bacio seguendo poi l'uomo verso il cancello.
Si sentì felice di riavere Robert a sua fianco e soprattutto voleva chiedergli il perchè l'aveva chiamata Dea, quel nome, non sapeva il perchè, gli faceva tornare in mente un passato che lei aveva dimenticato.
Salutò Martin mentre pensava ancora a quel nome fino a quando non si fermò vedendo che davanti la carrozza non c'era Robert ma bensì Richard.
Era di nuovo fiero, elegante e l'aspettava a braccia conserte. Come se quel suop modo di fare le facesse intendere che era li da molto.
Lo osservò e sentì le gambe farsi di pietra. Aveva paura di andare verso di lui, soprattutto dopo le parole che gli aveva urlato ingiustamente.
"Leda..."le disse e lei chiuse gli occhi pensando a quanto il suono della sua voce fosse così diverso da quello di Robert.
Era possessiva.
Era forte.
Era piena di passione.
Riaprì gli occhi e sussultò ritrovandoselo davanti che la guardava preoccupato.
"State male?siete pallida, avete freddo?" e si tolse la giacca per appoggiarla sulle sue spalle.
Leda non riuscì a dire nulla di quel gesto così dolce e così poco consono ai modi dell'uomo.
"Sto bene, signore. Davvero."
"Ah si?" e l'avvicinò a se per poi circondarle la vita con le braccia facendo accelerare il respiro della ragazza.
"Non voglio più litigare con voi, Leda." aggiunse prima che lei potesse dire qualcosa.
"Mai più." sottolineò guardando i bei occhi nocciola della ragazza che si erano fatti grandi e umidi per la sorpresa.
"Mi dispiace per quello che vi ho detto..." e si inumidì le labbra mentre gli occhi di Richard si calarono su quel suo semplice movimento.
"Non importa."
E davvero non gli importò più di nulla, in quel momento l'unica cosa importante erano le sue labbra su quella di Leda.
Le sua braccia che la stringevano forte e le braccia di lei che si aggrappavano alle spalle di lui per sorreggersi da quell'impatto.
Si scambiarono il loro primo vero bacio.
Leda pensò che mai e poi mai nella sua vita avrebbe provato l'emozione che quella danza delle loro bocche le stava dando.
Si mise in punta di piedi per poi accarezzare i suoi capelli e si pentì della promessa che aveva fatto a Robert.
Richard era il diavolo per lei.
E lei in quel momento voleva essere incendiata da lui.



Spazio autrice:
Sono quasi commossa per la "rapidità" nell'aggiornare xD.
Cosa ne pensate della prima moglie di Richard?Siete contente che non sia un assassino?
Mmmmm, chissà cosa succederà nei prossimi capitoli e se Leda davvero non troverà in Robert l'acqua santa che lo allontani dal diavolo tentatore di Richard.
Come sempre ringrazio chi ha lasciato un commento per me e a chi ha letto e messo la storia tra i preferiti.
Grazie, non sapete quanto questo mi faccia felice :)
  
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