Epilogo
Helsinki,
22 novembre 2008
“Uffa
Ville, fa freddo! Ma quanto ci metti a cercare le chiavi?”
Viola
saltellava sul posto, accanto a me, la sua mano come sempre nella mia e
sul
viso il sorriso che amavo.
Ero
andato a prenderla, come tutti i pomeriggi, davanti al Museo di Storia
Naturale
dove ormai lavorava a tempo pieno. Quando la direttrice della scuola
aveva
saputo che sarebbe rimasta, aveva fatto di tutto per trovarle un
posto....non
ero l’unico a volere che restasse. La prima a sceglierla era
stata Helsinki...
era stato amore a prima vista, imprinting, come lo definiva Viola. Si
erano
conosciute e amate dal primo istante. E la mia città non
tradisce, se ama
qualcuno lo fa per sempre. Viola era destinata ad Helsinki...e a me,
fin dal
primo momento.
Quello
che però Viola non si aspettava, era la sorpresa che le
avrei fatto di lì a
poco.
Era
tutto come doveva essere. Era il mio compleanno, era autunno, inoltrato
ma pur
sempre autunno, c’erano le foglie che scricchiolavano sulle
scale che
arrivavano alla Torre, c’era la mia ragazza che mi teneva per
mano e mi faceva
sentire felice come non lo ero mai stato prima. Mancava solo una cosa,
perché
tutti i pezzi del puzzle tornassero davvero al loro posto.
Tirai
fuori una chiave dalla tasca. Ma non era la mia solita chiave di casa,
no. Era
una chiave speciale. Aveva due V incise sopra, e come portachiavi un
cuore e un
fiocco viola. Le presi la mano e le
posai la chiave sul palmo, curioso della sua reazione.
Viola
guardò la chiave, poi guardò me, smarrita.
“Ma
cosa...?”
“Il
mio autoregalo di compleanno” Alzai le spalle, facendole un
sorrisetto
malizioso. “Così la smetti di protestare se non
trovo le chiavi di casa nostra... ora le
hai anche tu”
Spalancò
la bocca a formare una piccola o ....adoravo l’espressione
che le si dipingeva
in faccia quando riuscivo a sorprenderla.
“Ma...ma....ma...
casa...nostra?”
Sorrisi
di nuovo, scuotendo la testa. Stavamo insieme da quasi tre mesi e
ancora mi
faceva le faccine da pesce lesso quando facevo qualcosa che non si
aspettava.
Era irrecuperabile, ma la amavo anche per questo.
“Ti
amo, mio piccolo pesciolino lesso” sussurrai, sorridendo, a
un centimetro dalle
sue labbra.
Se
qualcuno mi avesse chiesto: che
colore hanno i sogni? Di sicuro avrei risposto: lo stesso azzurro del
cielo di
Helsinki, quando le nuvole si specchiano nel mare prima di correre via
trasportate dal vento artico. O i colori vivaci del porto e
dell’Esplanadi in
estate, quando le aiuole sono piene di fiori multicolori, o la Tuomiokirkko
che si
staglia candida contro un cielo nuvoloso, quando sta per arrivare un
temporale.
O il verde intenso delle foreste e dei prati intorno a Munkkiniemi.
Quella a
cui, però, non avrei saputo dare una risposta è
la domanda: che suono ha un
sogno?
Ora lo so,
non può essere altrimenti.
Un sogno ha il suono della voce di Ville, che mi sussurra dolcemente un
“Ti
amo”...
So many nights I
cried myself to sleep
Now that you love
me, I love myself
I never thought I
would say this
I never thought
there'd be
You
Amy Lee - You
E
anche questo delirio è finito (era ora XD) Grazie alla
sisko, a Lithi e a chiunque abbia letto e commentato!!
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