Capitolo
2
Arrivo
a Hogwarts
Penny
distolse lo sguardo, ancora incollato a quello di James. Quegli occhi
castano scuro la tenevano ancorata a loro, ogni volta che si
soffermava a guardarli.
"La
mia Cioccorana!" esclamò, accorgendosi solo allora che era
saltata via da un pezzo.
"Mi
dispiace" disse James, smettendo di fissarla.
"Anche
a me!" rispose lei, desiderosa di parlare, per dimenticare la
morsa allo stomaco che sentiva. "Tre zellini buttati al vento,
letteralmente". James si fece da parte e lei lo precedette per
tornare nello scompartimento.
"Allora?
Torni vittoriosa?" domandò Al.
"No,
l'ho persa..."
"Come
hai fatto? Era una rana di cioccolata, non un maratoneta".
"Ehi,
era veloce!" Tentò di giustificarsi, senza guardarlo dritto
negli occhi. Quanto poteva essere veloce una cioccorana? Che scusa
patetica. Al la guardò con sospetto.
"Mi
sono distratta un attimo ed è saltata fuori dal finestrino"
spiegò, mettendosi a sedere. Nel mentre, James
farfugliò qualche
scusa, dicendo che doveva andare a chiedere non si capì bene
cosa a
Lysander Scamander. Sembrava ansioso di andarsene. Li lasciò
lì,
senza ulteriori spiegazioni.
"Merlino!
Perchè mio fratello sparisce sempre?" esclamò Al.
Rose sbuffò.
"Avrà
qualche intreccio sentimentale da coltivare..." rispose la voce
di un ragazzo appena sbucato dal corridoio. Perché nessuno
si
premurava mai di chiudere la maledetta porta del loro maledetto
scompartimento?
Alle
parole di Lorcan Scamander, appena comparso, Penny
sentì che
la stretta allo stomaco tornava. Non era più imbarazzo,
però. Era
gelosa? Forse si, ma non ne aveva diritto. L'aveva sempre saputo che
quella per James era una cotta a senso unico. Era un ragazzo sicuro
di sè e, a dirla tutta, anche abbastanza spigliato con le
ragazze.
Penny sapeva che l'aveva sempre vista come l'amica di Al e Rose, come
sapeva che avrebbe continuato a vederla così per sempre. Al
la
squadrò attentamente. A quel ragazzo non sfuggiva nulla.
Avrebbe
scommesso la propria bacchetta che l'aveva capito, che ci era rimasta
male. Rose era troppo presa dall'ingresso di Lorcan, per notare la
sua reazione.
Era
proprio partita di testa per quel ragazzo! Non le si poteva dare
torto: i gemelli Scamander avevano il loro fascino. Lorcan se ne
stava lì, gli occhi puntati su Rose. Una folta chioma di
capelli
biondi, come quelli di sua madre, incarnato decisamente pallido e due
occhi chiari e luminosi.
"Non
credo abbia una ragazza al momento..." rispose Al, tenendo
d'occhio Penny. Non voleva dire qualcosa che le dispiacesse.
"Potrebbe
averne mille... anche le ragazze di Corvonero vanno pazze per il
Cercatore Grifondoro!" disse ridacchiando. Sicuramente era ben
informato. Lui e il fratello appartenevano entrambi alla casa
Corvonero, come la madre prima di loro. Rose, che si era ripresa quel
tanto da dare un'occhiata all'espressione non proprio beata della sua
amica, desiderava ardentemente cambiare argomento. Aprì la
bocca per
parlare, ma fu preceduta da Al.
"Come
mai qui?" chiese. Sembrava si fosse ricordato solo allora che
era suo dovere detestare Lorcan, date le sue mire su Rose. Il ragazzo
rimase un po' sorpreso da quella domanda. Probabilmente stava
cercando una scusa plausibile, quando non ce n'era alcun bisogno. Era
già abbastanza plausibile il fatto che volesse andare a
vedere come
se la passavano i suoi amici.
"Mi
manda tua sorella" rispose.
"Lily?"
chiese sospettoso. "E' nel vostro scompartimento?" Penny
era sicura che le parole sottese a quel tono inquisitorio fossero:
"sei sicuro che sia solo questo il motivo?"
"Si,
è con noi". Lily Luna aveva quattordici anni e quando, tre
anni
prima, era stata smistata in Corvonero, era diventata compagna di
casa dei gemelli Scamander. "Mio fratello le sta mostrando degli
articoli di nonno sui nargilli, o qualche altra
strana
creatura" disse sospirando. Tra i due, Lysander era quello che
aveva ereditato maggiormente l'aria trasognata di sua madre. Si
interessava anche di ogni esserino invisibile e bizzarro, della cui
esistenza la madre o il nonno venissero a conoscenza. Era uno
studente estremamente brillante e intelligente, come anche Lily.
Entrambi perfettamente in linea con le voci sui Corvonero, che si
erano sempre vantati di essere i più studiosi e ingegnosi di
Hogwarts. Oltretutto, Lily Luna sembrava avere alcuni degli stessi
strani interessi di Lysander. La teoria di Al era che li avesse
assorbiti direttamente dalla sua madrina la prima
volta che
l'aveva presa in braccio.
"C'è
anche Hugo?" chiese Rose. Il fratello, della stessa età di
Lily, era molto legato alla cugina. A maggior ragione da quando erano
stati Smistati entrambi nella stessa Casa. Anche Hugo era un
Corvonero: niente di strano, visto quanto era pignola e studiosa sua
madre. Una Corvonero mancata, praticamente. A quanto ne sapeva Penny,
Hermione era una Grifondoro, ma Testurbante con Corvonero. Il
Cappello Parlante ci aveva messo diversi minuti a decidere in quale
delle due Case smistarla.
"Sì,
è impegnato
a insultare un Serpeverde del terzo anno" disse con noncuranza.
Rose era
immensamente apprensiva, riguardo a suo fratello. Si sentiva
responsabile per lui. "Meglio che vada a controllare" disse
uscendo di corsa dallo
scompartimento,
probabilmente con il duplice scopo di sedare la lite e di stare sola
con Lorcan.
"Stai
bene?" le domandò Al.
"Non
dovrei?" disse Penny, sorpresa da quella domanda.
"Sono
bravo a capire le persone in generale. Quanto credi che fatichi a
capire se qualcosa ti da fastidio? Insomma, sei la mia migliore
amica. È come giocare in casa" disse sorridendo.
"Merlino,
quanto ti odio" fu la sola risposta di Penny. Al non ci
cascò
neppure per un secondo.
"Ti
voglio bene anche io" disse.
"Sto
bene, davvero. Non vedo perchè dovrei avere qualcosa che non
va".
Lui sbuffò, probabilmente annoiato dalla scarsa
capacità di mentire
della sua amica.
"Penny
Shane, il fatto che tu non me ne abbia parlato, non mi ha impedito di
capire che hai una cotta per mio fratello". Lei lo guardò
infastidita; lui sorrise, fiero della sua azzeccata deduzione. Le si
leggeva in faccia, che aveva colto nel segno.
"Non
è vero, non ho una cotta per James" provò a dire.
Sapeva che
era un tentativo debole e che avrebbe ammesso la colpa in breve
tempo. Al l'avrebbe fatta crollare subito. Però fu Rose,
appena
rientrata, a rispondere al suo posto.
"Si
che hai una cotta per James" disse, ovvia. "Bella grossa,
direi".
"Silenzio"
replicò. "Non voglio sentire nulla da te. Quando guardi
Lorcan
ti mancano solo gli occhi a cuoricino". Rose non si lasciò
deviare.
"Vero,
ma non sei messa meglio".
"Rose,
smettila" disse
lei. "Non potete..."
Le
sue parole furono interrotte dall'improvviso rallentare del treno.
Erano già arrivati, evidentemente. A Penny sembrava passata
mezz'ora
da quando erano partiti. Scostò la tendina che copriva il
vetro del
finestrino: fuori era buio pesto, la notte era già scesa. La
luce
artificiale che illuminava lo scompartimento le aveva impedito di
accorgersi che il sole era tramontato. Pian piano, il treno si
arrestò completamente.
"Siamo
arrivati" constatò ad alta voce Penny, cominciando a
prepararsi. Si era già cambiata all'inizio del viaggio,
abbandonando
i suoi abiti babbani a favore della divisa della scuola,
perciò
dovette infilarsi solo il mantello, prima di scendere. Come sempre,
non dovevano preoccuparsi di prendere i bauli e gli animali.
Avrebbero trovato i loro effetti nei dormitori, grazie agli Elfi
Domestici che lavoravano alla scuola. Usciti dallo scompartimento, si
aggiunsero alla calca degli studenti che cercavano, premendo e
spingendo gli altri, di uscire all'aria aperta. Alla fine riuscirono
a scendere incolumi dal treno, nonostante la ressa che avevano dovuto
affrontare. Sulla banchina erano in tanti, una folla. Tutti visi
noti, tranne quelli degli studenti nuovi, pronti ad iniziare il primo
anno. Un omone grande e grosso, con lunghi capelli grigi e un barbone
folto, intricato almeno quanto la capigliatura, si avvicinò
con una
lanterna in mano.
"Primo
anno, seguite me!" urlava a gran voce.
"Ciao
Hagrid!" lo salutò. L'uomo le rivolse un sorriso. Sei anni
prima, l'aveva accolta con favore in quanto amica dei piccoli Potter
e Weasley. Ma, conoscendola, si era affezionato a lei come agli
altri, benchè non fosse figlia di maghi famosi. Era sempre
contento
di vederli scendere dal treno. Era inredibile che un Mezzogigante,
dall'aspetto così imponente e rude, potesse nascondere tanta
dolcezza.
"Sempre
insieme voi tre, eh!" disse. "Mi ricordate un altro trio,
non smetterò mai di dirlo..." Era vero.
"Ce
lo dicono in molti, ma non ci cacciamo nei guai quanto loro"
rispose Rose. Hagrid rise e scosse il capo. "Ci vediamo al
castello, ora non posso fermarmi a parlare. Devo radunare i
novellini". Come tutti gli anni, gli studenti del primo anno
venivano condotti ad Hogwarts da Hagrid, attraversando il lago con le
barche. I loro volti erano piuttosto spauriti, non sapevano cosa
aspettarsi. A Penny fecero tenerezza. I tre, invece, si avviarono a
prendere le carrozze, insieme a tutti gli altri. Sapevano cosa le
trainava, ma nessuno dei tre vedeva i Thestral. Nessuno di loro, per
fortuna, aveva mai visto qualcuno morire. Presero la carrozza insieme
ai gemelli Scamander, ancora in compagnia di Lily e di Hugo.
"Salve,
sorella Corvonero" esclamò Al. "Finalmente ti si vede".
"Oh,
scusatemi...", ripose con aria stralunata, "ma Lysander mi
stava illuminando su delle creature straordinarie".
"Di
che si tratta?" chiese Penny.
"Gorgosprizzi!"
rispose Lysander entusiasta, lanciandosi in una descrizione
dettagliata di quelle creature, visibili solo attraverso degli
occhiali speciali.
"Capisco"
rispose lei, non troppo interessata. Nel frattempo, Rose prese posto
di fianco a Lorcan; parlottarono tra di loro per tutto il tragitto,
fino al castello.
"Nessuna
traccia di James" commentò Al sottovoce, rivolto a Penny.
"Pare
di no" rispose lei, con finta noncuranza. Lui provò a
parlare,
ma lei lo bloccò. "So esattamente quello che stai pensando,
e
la mia risposta è no. Non mi interessa dov'è, non
ho una cotta per
lui". Al la guardò dubbioso, aggrottando la fronte.
"Veramente"
replicò, "stavo per dire che muoio di fame". Penny
arrossì
lievemente: si era data la zappa sui piedi da sola. Magnifico!
"Non
c'è bisogno che ti dica che il solo fatto che tu ci abbia
pensato,
dimostra che la mia tesi è esatta" dichiarò. "Hai
una
cotta per James".
"Parla
piano!" lo ammonì. "Vuoi che ti senta tutta la foresta?"
Al rispose con un'alzata di spalle. Facile per lui, pensò
Penny. Non
era lui che avrebbe dovuto sopportare i risolini degli altri, se
quella cosa si fosse venuta a sapere. In
realtà, a
preoccuparla era la possibilità che la voce giungesse alle
orecchie
di James; delle altre persone le interessava relativamente.
Però non
era un buon motivo per urlare ai quattro venti i suoi sentimenti.
Tentava di pensare il meno possibile a quel sentimento in
particolare. Quando lo faceva, si sentiva un'idiota.
"Voglio
che mi senta tu" le disse, pacato. "È ora che tu ammetta i
tuoi sentimenti".
"Chi
sei? Il mio psicanalista?" Penny provò un moto di rabbia
verso
l'amico, e se ne vergognò.
"Prego?"
chiese Al, evidentemente confuso. Ovviamente non aveva la minima idea
di cosa fosse uno psicanalista.
"Oh!
Lascia perdere... roba da babbani".
"Comunque
dovresti farlo" continuò a dire. "Io a te lo direi".
Ottimo, Al stava tentando di buttarla sul patetico!
"E'
inutile che tenti l'approccio mi-hai-offeso-nel-profondo,
non
attacca". Il suo tono suonò più acido di quanto
avrebbe
voluto. Comunque sortì l'effetto sperato e Al
sembrò accantonare
l'argomento, almeno per il momento.
Scesero
dalla carrozza ed entrarono nel castello, senza aver scambiato una
sola parola. Sapeva che non era veramente offeso con lei, sebbene
gli avesse
risposto male. Dopotutto, Al aveva ragione. Insomma, lui e Rose erano
i suoi migliori amici. Del resto, per
Penny
era un argomento
delicato.
James: fratello del suo migliore amico, cugino della sua migliore
amica. Un ragazzo irraggiugibile, che probabilmente non l'aveva mai
guardata se non in quanto compagna
di Casa e, forse, amica.
L'atteggiamento
mentale che aveva scelto di mettere in pratica era un banale "non
ci pensare".
Una tattica del tutto fallimentare, a dirla tutta. Ci pensava eccome.
Era colpa di James se non era ancora riuscita a instaurare un
rapporto duraturo con un ragazzo. Fatta
eccezione per un ragazzo Babbano,
un vicino di casa, non aveva avuto alcun tipo di contatto con il
genere maschile. Non che avessero condiviso
chissà quale
intimità emotiva...
Durante l'estate precedente, prima del quinto anno, si erano
scambiati qualche bacio. Niente di che, insomma. Erano stati insieme
un mese, poi fine della cosa. Tutto questo perché
lei pensava a James Sirius Potter. Merlino, quanto avrebbe voluto
trovare un modo di levarselo dalla testa. Non
le piaceva piangersi addosso. Non voleva dare
fastidio
gli amici o farsi compatire da loro. Non aveva bisogno di James per
essere felice.
Doveva solo riuscire a metabolizzare la cosa. Si
diresse come un automa verso la Sala
Grande,
il cuore
pulsante
di Hogwarts. Era così bello trovarsi
lì di
nuovo, pensò.
Le
tavolate delle quattro Case erano già apparecchiate per la
cena. Non
ci aveva pensato fino ad allora, ma si accorse di avere una gran
fame. Si diresse verso la tavolata dei Grifondoro, per prendere posto
vicino ai suoi amici. Rose si era dovuta separare da Lorcan, unitosi
ai Corvonero.
"Al...",
fece Penny sedendosi accanto a lui, "ce l'hai ancora con me?".
Lui la guardò e per un po' non le rispose. Penny
continuò a
fissarlo.
"Non
ce l'ho mai avuta con te" le disse infine. "Non sei stata
molto cortese, va bene, ma sei tu che ti sei ammutolita. Ho solo
pensato di non disturbarti". La sua voce era morbida e pacata,
come sempre.
"Meglio
così" disse sorridendo. "Non sopporto di litigare con te.
Ogni volta riesci a farmi sentire in colpa, da sempre. Perfino quando
ho ragione". Lui sorrise di rimando, e Rose parve finalmente
tornare nel mondo comune. Si era seduta di fronte a loro, dall'altro
lato della tavolata.
"Che
avete da confabulare, voi due?"
"Nulla"
risposero in coro.
Il
tintinnio di un bicchiere attirò la loro attenzione. La
McGranitt,
in qualità di Preside, si accinse a fare il discorso di
inizio anno.
"Do
il benvenuto a tutti gli studenti, soprattutto ai nuovi arrivati!"
Così dicendo, si rivolse ai ragazzi del primo anno. "Prima
del
banchetto si svolgerà la cerimonia di Smistamento nelle
Case". Sotto gli occhi di tutti, come ogni anno, si consumò
il rito di
iniziazione della scuola. La Preside chiamava i loro nomi e
i
novellini venivano posti, uno alla volta, su di una sedia. Poi, il
Cappello Parlante stabiliva la Casa che li avrebbe ospitati per i
sette anni successivi.
"Mi
diverte immensamente vedere le loro faccette spaurite, un attimo
prima che il cappello decida la loro sorte".
"Vergognati
Rose Weasley!" le disse Al ridendo.
"Non
ti ricordi come eravamo agitati noi, al nostro smistamento?"
Penny si mostrò orripilata dall'insensibilità
dell'amica.
"E
non ti ricordi quanto ci infastidì il fatto che mio fratello
James
ridacchiasse, proprio come stai facedo tu ora?" aggiunse Albus.
Mentre la McGranitt continuava a chiamare gli studenti, Penny
riuscì
a scorgere James, lungo la tavolata.
Fu
stupita nel constatare che la stava guardando. Non appena i loro
occhi si incrociarono, distolse lo sguardo e voltò la testa
dall'altro lato. Da come Rose la stava guardando, capì che
la cosa
non le era sfuggita.
"Ma
quanto dura questo Smistamento?" fece Al.
"Ho
una fame da lupi!" si lamentò Penny. "Spero che si
sbrighino, e che ci siano poche serpi fra i novellini".
"Ci
pensate a quanto tempo è passato da quando c'eravamo noi, al
posto
loro?" disse Rose.
Il
trio fece il suo ingresso in una grande sala, che fino ad allora
avevano sentito nominare unicamente nelle descrizioni dei propri
parenti. Rose e Al in quelle dei propri genitori, Penny solo in
quelle del nonno. La realtà superava decisamente le loro
aspettative. Benchè fosse enorme, la sala non era affatto
dispersiva, era molto accogliente. Penny si sentì a casa.
"Voi
del primo anno, venite avanti!" disse una donna dall'aspetto
austero. Aveva i capelli grigi raccolti in una crocchia e un paio di
occhiali squadrati, poggiati sul naso. Un'espressione severa in
volto; una severità che tuttavia non era durezza. Non le
incuteva
terrore, ma un profondo rispetto. Portava un cappello a punta e un
vestito verde, molto lungo, di foggia quasi medievale. A Penny
piacque immensamente; quella donna rispecchiava in tutto e per tutto
l'idea che lei si era fatta di come dovesse essere una strega.
"Sono
Minerva McGranitt, Preside della scuola e insegnante di
Trasfigurazione. Ora vi accomoderete sullo sgabello e il cappello
parlerà" spiegò sbrigativamente. E
così fecero. Ognuno si
sedeva e aspettava.
"Grifondoro!"
fu il responso sia per Rose che per Al. Nel frattempo, Penny
continuava a chiedersi quando sarebbe venuto il suo turno. Quando
finalmente la McGranitt pronunciò le fatidiche parole:
"Penelope
Shane", la bambina si avvicinò lentamente, intimorita da
quel
buffo cappello, un lembo del quale era piegato in un sorrisetto
sghembo. Non le ispirava alcuna fiducia, a dire il vero.
"Siediti,
ti assicuro che non morde" le disse la donna, in tono
rassicurante. Penny doveva avere un'espressione molto preoccupata in
volto.
"Penelope..."
le sussurrò il cappello, " vediamo... intelligenza,
sensibilità: forse una Corvonero. Una estrema
lealtà... Tassorosso.
Vedo anche coraggio e spirito d'iniziativa". Penny cominciava a
sentirsi inquieta, desiderava di finire nella casa di Al e Rose.
Negli anni, si era convinta che il cappello l'avesse, in qualche
modo, percepito. Lo strappo che formava la bocca del cappello si
mosse con decisione. "Grifondoro!" tuonò. La parola
risuonò in tutta la Sala Grande. Penny corse a sedersi e fu
accolta
dagli applausi dei compagni di Casa. Si sistemò accanto a
Rose e Al,
gli unici che conosceva. "Sono contenta che siamo nella stessa
casa", le disse Rose, sorridendole.
Erano
passati anni, eppure era ancora lì. Seduta alla tavolata dei
Grifondoro, insieme agli stessi ragazzini che aveva conosciuto in
treno. Sorrise a quel pensiero rassicurante. Finalmente lo
Smistamento si concluse e la McGranitt riprese a parlare.
"Sarete
tutti molto affamati, quindi sarò breve. Il signor Gazza
vuole che
vi rammenti di non girare per i corridoi dopo il coprifuoco e di non
infastidire i fantasmi". Ci fu un mormorio generale.
"Infastidire
i fantasmi! Questa è bella!" borbottò Penny,
interpretando
quello che doveva essere il pensiero di tutti gli studenti. "Ma
se sono loro che non ci lasciano un minuto in pace! Non vedo come si
possa infastidire un tipo come Pix".
"Inoltre"
continuò la Preside in tono autoritario, "ricordo a tutti
che
la Foresta Proibita si chiama così per un buon motivo:
è vietato
l'accesso. Ora, non mi resta che augurarvi buon appetito!"E con
un gesto delle mani fece comparire ogni ben di dio sulle tavolate.
Andò a sedersi con gli altri insegnanti mentre gli studenti
si
lanciavano con foga sul cibo.
"Chissà
che orari abbiamo, questo semestre!" disse Al, a bocca piena.
"Non
ne ho idea" rispose Penny. "Spero solo che non ci siano
troppe lezioni in comune con Serpeverde". Non aveva dimenticato
i propositi di vendetta contro Malfoy e i suoi amichetti, ma meno
incontrava quella gente e meglio stava.
"Ti
ho visto piuttosto combattiva, sul treno..." disse Rose
squadrandola attentamente. "Eri seria quando hai detto che vuoi
vendicarti per bene?"
"Serissima"
rispose lei. Non le andava di mentire, nemmeno se serviva a
tranquillizzare la sua amica.
"Vuoi
cacciarci nei guai ancora prima che inizi il semestre?" le
chiese Al, piuttosto divertito.
"Non
vedo come potrebbero incolpare voi, è una cosa che riguarda
me".
"A
volte mi chiedo se ragioni prima di aprire la bocca!", le
rispose, alzando gli occhi al cielo.
"Perchè?"
"Oh
piantala! Se ti scontrerai con Malfoy, noi saremo al tuo fianco"
rispose Rose, il tono ovvio. Come se fosse una sciocchezza da
ribadire. "Quando mai abbiamo fatto qualcosa separati?"
Penny abbozzò un sorriso, mentre Al si limitò ad
annuire.
"Solo"
aggiunse, "non metterti nei guai".
"Sei
saggio Al" lo celiò Rose.
"Be',
dobbiamo
almeno organizzarci prima di attaccare"
ribattè
lui, facendole ridere.
Si
rituffarono tutti sullo stufato e quando il banchetto
terminò era
già tardi. I
prefetti si affrettarono ad accompagnare gli studenti nei loro
rispettivi dormitori.
"Grifone"
sussurrò uno dei Grifondoro, accalcati davanti all'ingresso
della
Sala Comune.
"Grifone?"
ripetè incredula Penny. "Ma chi le sceglie le nostre parole
d'ordine?"
"In
effetti non sono proprio originali!" disse una voce dietro di
lei. Voltandosi, incontrò gli occhi di James e il suo
sorriso. Non
era affatto turbato, come le era sebrato sul treno. O non lo era
più,
o era stata solo una sua impressione.
"Ciao
James!" disse tranquilla, ignorando l'aumentare dei propri
battiti cardiaci. Aveva imparato a fingere indifferenza piuttosto
bene, nel tempo... almeno sperava fosse così. Il ritratto
della
Signora Grassa si sospinse in avanti per lasciarli passare. Pian
piano tutti i ragazzi e le ragazze entrarono nella Sala Comune, calda
e accogliente come al solito. Durante l'anno, a quell'ora in molti si
fermavano a chiacchierare lì, invece di andare a dormire. Ma
la
prima sera erano talmente stanchi per il viaggio che andavano dritti
dritti a coricarsi. Penny salutò Al e si diresse con Rose
nei
dormitori femminili. I loro letti erano l'uno accanto all'altro.
Giunte in camera trovarono lì i loro bauli, si diedero la
buonanotte
e si misero in fretta sotto le coperte. In un batter d'occhio
entrambe erano già profondamente addormentate, cullate dalle
braccia
di Morfeo.
"Svegliati,
Penny!" trillò Rose.
"Cinque
minuti ancora, mamma!" rispose Penny supplichevole. Questo non
sembrò impietosire la sua amica, che per tutta risposta
prese a
scuoterla piuttosto violentemente. A quel punto, Penny si
alzò dal
letto – piuttosto cadde – stropicciandosi gli occhi
e
realizzando che non era sua madre, ma Rose.
"Mi
ero scordata dei metodi brutali che usi per svegliarmi!",
protestò, "E io che mi lamento di mia madre". L'amica
sbuffò e le rispose con una smorfia.
"Sei
davvero insopportabile!" aggiunse sbadigliando.
"Lo
sarò ancora di più se mi farai arrivare tardi a
lezione di
Trasfigurazione, PENELOPE!" gridò.
"Non
strillare!" la rimproverò. "E per tutte le cavallette, non
chiamarmi Penelope, lo sai che mi da fastidio".
"E
allora sbrigati!" fu la risposta stizzita che ricevette. Si
vestì più in fretta che potè e scesero
di corsa. La Sala Comune
era deserta, segno che erano già tutti a fare colazione.
Affrettarono il passo e si diressero in Sala Grande, dove
individuarono Al e si sedettero di fronte a lui.
"Ma
dove diavolo eravate?" chiese masticando quella che una volta
era stata una Brioche di Zucca.
"Chiedilo
a Penny, che non voleva alzarsi!" gli rispose sua cugina,
strappandogli una risata. Anche Al sapeva bene che alzarsi la mattina
non era il suo forte, la cosa lo divertiva. Ogni anno Rose ci teneva
a ribadire quanto fosse dura svegliarla, e ogni anno discutevano per
quello stesso motivo. Era tradizione, ormai.
"Uffa!"
si lamentò Penny, versandosi del Succo di Zucca. "Intendi
tenermi il broncio tutte le mattine?"
"Problemi
con la sveglia?", chiese ironico James, fresco e sorridente,
sedendosi accanto ad Al, di fronte a lei. Lei fece una smorfia e non
rispose. Lui continuò a parlare.
"Come
sei scontrosa! Rose ti ha svegliato male?".
"Tua
cugina
mi sveglia sempre male" ribatté, fulminandola con lo
sguardo.
"E poi non c'è modo di svegliarsi bene, per le persone che
amano dormire!" aggiunse. Lui non rispose e si limitò a
sorriderle. L'ultima cosa che avrebbe dovuto fare, dato che
contribuì
solo a mandarla
più in confusione di quanto già non lo fosse. Non
poteva sorridere
così, non di prima mattina. Merlino, non era preparata!
Notò Al che
la guardava di sottecchi, sorridendo sotto i baffi, e smise di
fissare James. Finirono
di fare colazione e si diressero verso l'aula di Trasfigurazione.
La McGranitt, nonostante fosse ormai Preside,
faceva i salti mortali per mantenere anche la sua cattedra. Amava
troppo insegnare per potervi rinunciare.
"Leggera
come lezione, alla prima ora", commentò Al sbuffando.
"Non
lamentarti" disse Rose con fare sconsolato. "Dopo abbiamo
Erbologia..."
"Non
mi piace il tuo tono" disse Penny. Non presagiva nulla di buono.
"Con
i Serpeverde" concluse Rose, a denti stretti.
"Non
voglio fare lezione con quelle serpi viscide" si lamentò Al.
Penny pensò che non avrebbe dovuto dare ascolto a Malfoy se
l'avesse
provocata. Non alla lezione del professor Paciock. Fecero il loro
ingresso nell'aula, ma la McGranitt aveva già iniziato a
spiegare.
Li fulminò con lo sguardo. Non sopportava i ritardatari, lo
sapevano
bene.
"Ci
scusi tanto professoressa..."
"Sedetevi"
fu la laconica risposta, accompagnata da un'occhiata glaciale.
Presero posto e iniziarono a seguire la lezione, che per fortuna
condividevano con i Tassorosso. "Ripetete con me" insisteva
la McGranitt, senza arrendersi all'evidente inettitudine dei suoi
studenti. "Uno, due, tre: Incarcifors". Tutti erano
assonnati e poco concentrati; provarono a eseguire l'incantesimo, ma
senza grandi risultati.
"Quale
sarebbe lo scopo?", chiese Alice, seduta accanto a Penny. Una
bella ragazza di sedici anni, lunghi capelli biondi, occhi verdi, e
un incarnato roseo. Aveva un aria dolce, che ispirava tenerezza. Era
una sua cara amica, nonchè compagna di dormitorio sua e di
Rose.
"Da
quello che ho capito" sussurrò Penny, "l'incantesimo
trasforma gli oggetti in gabbie".
"Quindi,
dovrei mutare il calamaio in una gabbia?" domandò perplessa
Alice.
"Direi
di si..." rispose Penny, non meno dubbiosa sulla riuscita di
quell'incantesimo. Entrambe fecero innumerevoli tentativi. Scuotevano
la bacchetta, fissavano intensamente il calamaio, pronunciavano
l'incantesimo e... non succedeva un bel niente. Alice e Penny si
guardavano sconsolate. Al banco davanti al loro, Albus e Rose non
sembravano avere maggior fortuna con l'incantesimo. A fine lezione,
il miglior risultato fu quello di una Tassorosso: era riuscita a far
comparire la gabbia, senza però trasformare completamente il
calamaio, con pessime conseguenze. L'inchiostro, non più
contenuto
nel vetro, era fuoriuscito dalla gabbia, inondando la ragazza in
questione e la sua compagnia di banco.
"Per
oggi è tutto!" aveva annunciato la Preside, con
un'espressione
rassegnata. I Grifondoro si alzarono e si diressero alle serre, come
se stessero andando al patibolo.
"Meno
male che c'è il professor Paciock" disse Penny.
"Parla
per te" rispose Alice. "Non la giudico una cosa positiva".
"Perchè
dici così?", chiese Rose.
"E
me lo chiedi? Ma vi ricordate il quarto anno? Anche allora avevamo
Erbologia con Serpeverde... e papà non faceva che trovare
scuse per
rimproverarmi".
"Non
è vero" disse Penny.
"No,
infatti! Il più delle volte mi ignorava..."
"Solo
perchè non voleva che dicessero in giro che fa dei
favoritismi"
lo difese Al. Alice Paciock gli fece un sorrisetto e voltò
il capo.
"Lo so" rispose, "ma non è giusto. Non era affatto
normale, che quando sapevo la risposta ad una domanda, la dovessi
suggerire a Rose o a Penny, per non sentire i commenti delle persone.
Insomma, sono una Grifondoro anche io. Ho diritto di procacciare
punti per la mia casa". Domanda retorica, era ovvio che ne
avesse il diritto. Però bisognava ammettere che Erbologia
con le
serpi era dura anche per il professor Paciock. Scorpius Malfoy non
faceva altro che prenderlo in giro. A buon bisogno, era perfino
peggio di quello che era stato Draco. Quello che Alice non sapeva,
era che suo padre Neville aveva già deciso di non prestare
attenzione dei commenti dei Serpeverde. Non appena aveva saputo
l'orario che gli sarebbe toccato, aveva stabilito un patto con se
stesso. Alice non poteva andarci di mezzo, solo perchè i
Serpeverde
inventavano favoritismi dove non c'erano. Si era reso conto che con
lei non aveva agito bene, due anni prima. Si sarebbe comportato come
si comportava con gli altri studenti: gentile e disponibile. Lo era
con tutti, o almeno ci provava. C'erano un paio di elementi con cui
la cosa non gli riusciva facile. Scorpius Malfoy, ad esempio.
Aveva
un'aria di maligna perversione, ogni volta che infastidiva qualcuno.
Si divertiva ad offendere, o a sfidare gli insegnanti. Neville
Paciock aveva sentito gli insulti del padre, da studente. Ora, da
insegnante, doveva sopportare quelli del figlio. E se con Draco
poteva scontrarsi faccia a faccia o rispondere per le rime, con
Scorpius non poteva. Non era il tipo di insegnante che utilizza a
proprio vantaggio la sua posizione di superiorità. Tutto
quello che
poteva fare era limitarsi ad assegnare castighi e togliere punti alla
casa.
I
quattro ragazzi entrarono nella serra, sistemandosi l'uno accanto
all'altra. Davanti a loro c'erano delle piante dall'aspetto insolito.
Alice era l'unica a sapere di cosa si trattasse. Conosceva tutte le
piante che venivano citate a lezione, poichè casa sua ne era
piena.
Per un periodo avevano avuto anche una pianta carnivora; lei aveva
così tanta paura di restare sola in casa che passava tutto
il tempo
al Paiolo Magico, con la madre. Hannah Abbott aveva
acquistato
quel luogo molti anni prima e lo gestiva egregiamente. Aveva un'aria
molto meno cupa di quanto non l'avesse sotto la precedente gestione.
La cosa non sembrava disturbare i vecchi clienti, fedeli come sempre.
Ci si potevano trovare streghe dai cappelli a punta, maghi con buffi
cilindri e una quantità di creature strane. Perfino il nonno
di
Penny, ci si poteva trovare. Conosceva molto bene Neville e Hannah
Paciock: era un cliente abituale, come molti dei suoi vecchi amici.
Trovava che il locale fosse molto migliorato, da quando se ne
occupavano loro. Anche Penny ci era stata diverse volte, anche
perchè
da lì si poteva accedere a Diagon Alley. La maggioranza dei
babbani
che passavano davanti a quella porta scura e insignificante, in una
Londra affaccendata e frenetica, non avevano la minima idea di quello
che si celava lì dietro. La cosa la divertiva.
"Buongiorno
ragazzi!" li salutò Neville allegramente.
"Buongiorno
Professor Paciock!" risposero in coro i Grifondoro, con
l'aggiunta di alcuni Serpeverde, evidentemente più educati
degli
altri.
"Oggi
c'è un argomento piuttosto interessante: impareremo tutto
sulla
Carnivora Nephentes Villosa..." Penny vide Scorpius
sghignazzare. Perché doveva essere così mlaligno?
"Sarà
un'altra lezione inutile su piante insulse come lui" lo
sentì
dire. Voleva Schiantarlo subito; la sua mano si stava avvicinando
alla bacchetta, ma quella di Al, che si era accorto di quella manovra
pericolosa, la trattenne dal fare qualsiasi gesto inconsulto. Poi
lasciò la presa. Penny mimò un "grazie" con le
labbra,
silenzioso.
"E
di preciso a che serve?" chiese Al per sovrastare le battute di
Malfoy.
"A
molte cose, in effetti. Una su tutte, la più importante,
è quella
che mi accingo a spiegarvi. Qualcuno sa di cosa sto parlando?".
Alice
alzò lentamente la mano, convinta di vedersi rifiutare la
possibilità di parlare, invece Neville annuì.
"La
cosa veramente importante di questa pianta è il succo che se
ne
estrae. È utile in diversi campi, ma soprattutto serve a far
crescere i peli ad una velocità incredibile". Lo disse
sicura
di sè. Erbologia era la sua materia preferita.
"Cinque
punti a Grifondoro!" disse Neville, cercando di mantenere un
tono neutro. Dentro di sè era fiero di sua figlia e felice
di dare
punti alla sua vecchia e amata casa. La lezione di Erbologia
sembrò
volare; l'argomento era interessante e i Serpeverde sembravano
più
buoni del solito. Si limitarono a qualche battutina su Alice Paciock.
Scorpius continuava a guardare in cagnesco il suo trio preferito:
Rose, Al e Penny. Neville assegnò un paio di capitoli da
studiare e
poi furono tutti liberi di andare a pranzo."Hai visto!"
disse Al sorridendo ad Alice, mentre uscivano dalla serra. "Non
solo ti ha fatto parlare, ma ti ha anche assegnato dei punti".
"Ha
capito che deve trattarmi come tutti gli altri" rispose la
ragazza, visibilmente soddisfatta del comportamento di suo
padre.Insieme risalirono il pendio erboso che li riportò al
castello. La sala grande era gremita di gente. Rose e Penny si
sedettero l'una vicino all'altra, con Al e Alice di fronte. Con la
scusa di passarle le patate, Penny chiese a Rose di Lorcan,
ovviamente sottovoce. Non voleva farsi sentire da tutta la tavolata.
Non era come Al, lei. "Rose, dimmi la verità, che
c'è tra voi
due?". Rose le rivolse uno sguardo incerto. "Tranquilla,
non dirò nulla ad Al, tantomeno a James" disse, rispondendo
a
una domanda non ancora formulata. Rose parve soddisfatta.
"Niente,
per ora". Penny la incalzò insistentemente, se sperava di
liquidarla così sbagliava. Le avrebbe estorto la
verità. "Ok,
mi piace" ammise in fine, esasperata. Penny la squadrò,
alzando
un soracciglio. Non se la sarebbe cavata tanto a buon mercato. "E
va bene, mi piace molto. Credo di essermi innamorata, ecco".
"Questa
si che è una dichiarazione degna di nota!" fece Penny.
"Non
so nemmeno che cosa ne pensi Lorcan. Merlino! Se solo parlasse!
Insomma, sembra che io gli piaccia" disse, cercando conferma
nello sguardo dell'amica.
"Ma
Rose, è cristallino! Ha occhi solo per te, e se mi sbaglio
significa
che è lui ad essere pazzo!" rispose comprensiva.
"Parlavate
di me? Ho sentito la parola pazzo..." James aveva
il dono
di sentire solamente l'ultima parte di ogni conversazione. Ed era
molto meglio così.
"No,
James!" rispose Rose sbuffando, mentre il cugino, sbucato
chissà
da dove, si sedeva tra lei e Penny, interrompendole definitivamente.
"Come
fai ad essere sempre così allegro?" Penny non si trattenne
dal
dirlo: pessima idea! Lui si girò verso di lei. Erano vicini.
Gli
occhi di lui direttamente nei suoi. Stava per andare in
iperventilazione, se lo sentiva! Quando si trovava troppo vicina a
lui cominciava a ragionare in maniera sconnessa, focalizzando la sua
attenzione sui particolari fisici di James. In quel momento
spostò
il proprio sguardo sui capelli di lui, ma anche quelli li trovava
meravigliosi. Ricci e morbidi... le veniva voglia di affondarci le
mani.
"Non
lo sono sempre, infatti. Mi fai troppo superficiale, credo" le
rispose, secco. Era offeso? Non riuscì ad appurarlo,
perchè non
ebbe tempo di aprire bocca. James si era alzato immediatamente ed era
sparito, salutandole alla svelta.
"Non
è arrabbiato, vero?" chiese conferma a Rose.
"No,
se lo conosco. Ma pensa realmente che tu lo creda superficiale".
"Ma
non è vero!" ribattè decisa, a voce troppo alta.
Fortunatamente Al era immerso nella conversazione con Alice e nessuno
dei due ci fece caso.
"Lo
so! Ma non l'ho mai contraddetto per paura di svelare quello che
davvero pensavo". Penny la guardò perplessa. Rose pensava
che
l'avrebbe smentita ancora una volta, ma Penny si limitò a
rivolgerle
una domanda.
"Voi
avete parlato... di me?" chiese incerta. Rose annuì. La sua
amica aveva tentato in tutti i modi di proteggerla, anche se questo
significava mentire a James, suo cugino. Se non proprio una bugia,
era un'omissione. Rose, senza neppure la conferma della sua cotta per
James, si era premurata di non svelare la propria intuizione a James.
"Una sola volta".
"In
quale circostanza?" Il volto di Penny era improvvisamente molto
serio.
"A
dire il vero, ha fatto tutto James: mi ha chiesto cosa pensi di lui".
"Tu
cosa gli hai risposto?" chiese Penny, eccessivamente agitata.
"Che
non ne avevo idea! E così lui ha iniziato a dire che era
sicuro che
tu lo ritenessi un ragazzo superficiale e che non avessi alcuna stima
di lui e bla bla bla...".
"Potevi
dirglielo che non è vero!" Non voleva che James stesse male
per
questo.
"Scusa
Penny, ma non ti capisco. Che diavolo te ne importa se crede di
esserti antipatico? In ogni caso non sei intenzionata a rivelargli i
tuoi sentimenti" sbottò l'amica.
"E'
questo che crede?", chiese, ignorando la seconda domanda di
Rose.
"Sì,
a quanto ha detto. Ha senso: lo tieni spesso a distanza, a volte lo
eviti persino. Io e Al abbiamo capito da un pezzo che è il
tuo modo
di proteggerti, ma James non lo sa. E, a rigor di logica, quando
qualcuno mi tiene a distanza, la prima cosa che penso è di
essergli
antipatica" disse continuando a mangiare il budino al caramello.
"Magnifico!",
mormorò Penny, decidendo di affogare i dispiaceri nel cibo.
Una
volta uscita dalla Sala Grande, si guardò intorno per
cercare James.
Forse avrebbe dovuto spiegargli che non aveva niente contro di lui,
anzi. Be' magari quell' anzi
sarebbe stato meglio
ometterlo. Aveva anche pensato di "dichiararsi", ma poi le
era sempre mancato il coraggio. Sarebbe stato come fare un salto nel
buio, e non le piaceva il buio. Meglio restare coi piedi per terra.
Anche perchè non era un ragazzo qualsiasi. Se le avesse dato
buca
sarebbe stata una tragedia. Lo avrebbe rivisto ogni giorno,
probabilmente anche dopo la fine della scuola. Era un Potter, la
famiglia di Al e Rose, i suoi migliori amici. Una condanna
all'ergastolo, in pratica. Almeno così la vedeva lei.
All'improvviso, mentre pensava alle parole da dirgli, lo vide. Era
addossato al muro, ma non era solo. Una biondina, piuttosto slavata,
gli si era praticamente spalmata addosso. Come se non bastasse, oltre
a stargli appiccicata, gli stava risucchiando le labbra, tanto che
Penny si chiese come facessero tutti e due a respirare. Resto
lì
ferma a fissarli per un minuto, un giorno, un anno. Non l'avrebbe
saputo quantificare bene. Fortunatamente, lui non la vedeva. Non
l'aveva mai vista, e mai l'avrebbe fatto. Non contava nulla, per
James. Si diede mentalmente della stupida, per aver anche
solo
pensato di averlo offeso, di dovergli delle scuse. All'improvviso
qualcuno la prese per il braccio e la trascinò un po'
più lontano.
Non appena quei due sparirono dalla sua vista, si girò. Era
Rose, la
sua salvatrice.
"Mi
dispiace" disse. "Non volevo che lo vedessi".
Penny
scosse il capo, come per dire che non aveva importanza. Ma in
realtà
importava, importava eccome. Almeno per lei – e Rose lo
sapeva
benissimo, ma non poteva far nulla per evitare che Penny soffrisse.
"Non
mi scuserò per averlo fatto sentire superficiale o stupido"
disse soltanto, "perchè è esattamente quello che
è". Detto
ciò, se ne andò il più distante
possibile da lì.
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