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Autore: Jules_Weasley    25/04/2015    2 recensioni
Penny Shane ha sangue magico nelle vene, ma genitori Babbani. Quando riceve la lettera per Hogwarts resta molto sorpresa. Non discende da nessuno dei personaggi della saga, ma questo non vuol dire che non li incontreremo nel corso della trama. Se volete prendere con me quest'Espresso per Hogwarts, conoscerete Penny e i suoi amici, impegnati nel loro sesto anno. Conoscerete anche le sue dis-avventure sentimentali con il ragazzo per cui, da sempre, ha una cotta. La sua storia, insomma.
Leggete e recensite in tanti, è la prima FF che scrivo, quindi sono graditi pareri di ogni genere.
[Dal Prologo:
"Ne ero quasi sicuro che sarebbe toccato a lei, me lo sentivo fin dalla sua nascita” disse, strizzando l'occhio a Penny. Lei non stava più nella pelle. Suo nonno era un mago. Era arrivata una lettera. Era una strega. Fin troppe cose per essere apprese nell'arco di venti minuti.]
Genere: Commedia, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione, Teddy/Victorie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Nessun Incanto è pari alla tenerezza del cuore!'
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Capitolo 2



Arrivo a Hogwarts



Penny distolse lo sguardo, ancora incollato a quello di James. Quegli occhi castano scuro la tenevano ancorata a loro, ogni volta che si soffermava a guardarli.

"La mia Cioccorana!" esclamò, accorgendosi solo allora che era saltata via da un pezzo.

"Mi dispiace" disse James, smettendo di fissarla.

"Anche a me!" rispose lei, desiderosa di parlare, per dimenticare la morsa allo stomaco che sentiva. "Tre zellini buttati al vento, letteralmente". James si fece da parte e lei lo precedette per tornare nello scompartimento.

"Allora? Torni vittoriosa?" domandò Al.

"No, l'ho persa..."

"Come hai fatto? Era una rana di cioccolata, non un maratoneta".

"Ehi, era veloce!" Tentò di giustificarsi, senza guardarlo dritto negli occhi. Quanto poteva essere veloce una cioccorana? Che scusa patetica. Al la guardò con sospetto.

"Mi sono distratta un attimo ed è saltata fuori dal finestrino" spiegò, mettendosi a sedere. Nel mentre, James farfugliò qualche scusa, dicendo che doveva andare a chiedere non si capì bene cosa a Lysander Scamander. Sembrava ansioso di andarsene. Li lasciò lì, senza ulteriori spiegazioni.

"Merlino! Perchè mio fratello sparisce sempre?" esclamò Al. Rose sbuffò.

"Avrà qualche intreccio sentimentale da coltivare..." rispose la voce di un ragazzo appena sbucato dal corridoio. Perché nessuno si premurava mai di chiudere la maledetta porta del loro maledetto scompartimento?

Alle parole di Lorcan Scamander, appena comparso, Penny sentì che la stretta allo stomaco tornava. Non era più imbarazzo, però. Era gelosa? Forse si, ma non ne aveva diritto. L'aveva sempre saputo che quella per James era una cotta a senso unico. Era un ragazzo sicuro di sè e, a dirla tutta, anche abbastanza spigliato con le ragazze. Penny sapeva che l'aveva sempre vista come l'amica di Al e Rose, come sapeva che avrebbe continuato a vederla così per sempre. Al la squadrò attentamente. A quel ragazzo non sfuggiva nulla. Avrebbe scommesso la propria bacchetta che l'aveva capito, che ci era rimasta male. Rose era troppo presa dall'ingresso di Lorcan, per notare la sua reazione.

Era proprio partita di testa per quel ragazzo! Non le si poteva dare torto: i gemelli Scamander avevano il loro fascino. Lorcan se ne stava lì, gli occhi puntati su Rose. Una folta chioma di capelli biondi, come quelli di sua madre, incarnato decisamente pallido e due occhi chiari e luminosi.

"Non credo abbia una ragazza al momento..." rispose Al, tenendo d'occhio Penny. Non voleva dire qualcosa che le dispiacesse.

"Potrebbe averne mille... anche le ragazze di Corvonero vanno pazze per il Cercatore Grifondoro!" disse ridacchiando. Sicuramente era ben informato. Lui e il fratello appartenevano entrambi alla casa Corvonero, come la madre prima di loro. Rose, che si era ripresa quel tanto da dare un'occhiata all'espressione non proprio beata della sua amica, desiderava ardentemente cambiare argomento. Aprì la bocca per parlare, ma fu preceduta da Al.

"Come mai qui?" chiese. Sembrava si fosse ricordato solo allora che era suo dovere detestare Lorcan, date le sue mire su Rose. Il ragazzo rimase un po' sorpreso da quella domanda. Probabilmente stava cercando una scusa plausibile, quando non ce n'era alcun bisogno. Era già abbastanza plausibile il fatto che volesse andare a vedere come se la passavano i suoi amici.

"Mi manda tua sorella" rispose.

"Lily?" chiese sospettoso. "E' nel vostro scompartimento?" Penny era sicura che le parole sottese a quel tono inquisitorio fossero: "sei sicuro che sia solo questo il motivo?"

"Si, è con noi". Lily Luna aveva quattordici anni e quando, tre anni prima, era stata smistata in Corvonero, era diventata compagna di casa dei gemelli Scamander. "Mio fratello le sta mostrando degli articoli di nonno sui nargilli, o qualche altra strana creatura" disse sospirando. Tra i due, Lysander era quello che aveva ereditato maggiormente l'aria trasognata di sua madre. Si interessava anche di ogni esserino invisibile e bizzarro, della cui esistenza la madre o il nonno venissero a conoscenza. Era uno studente estremamente brillante e intelligente, come anche Lily. Entrambi perfettamente in linea con le voci sui Corvonero, che si erano sempre vantati di essere i più studiosi e ingegnosi di Hogwarts. Oltretutto, Lily Luna sembrava avere alcuni degli stessi strani interessi di Lysander. La teoria di Al era che li avesse assorbiti direttamente dalla sua madrina la prima volta che l'aveva presa in braccio.

"C'è anche Hugo?" chiese Rose. Il fratello, della stessa età di Lily, era molto legato alla cugina. A maggior ragione da quando erano stati Smistati entrambi nella stessa Casa. Anche Hugo era un Corvonero: niente di strano, visto quanto era pignola e studiosa sua madre. Una Corvonero mancata, praticamente. A quanto ne sapeva Penny, Hermione era una Grifondoro, ma Testurbante con Corvonero. Il Cappello Parlante ci aveva messo diversi minuti a decidere in quale delle due Case smistarla.

"Sì, è impegnato a insultare un Serpeverde del terzo anno" disse con noncuranza. Rose era immensamente apprensiva, riguardo a suo fratello. Si sentiva responsabile per lui. "Meglio che vada a controllare" disse uscendo di corsa dallo scompartimento, probabilmente con il duplice scopo di sedare la lite e di stare sola con Lorcan.



"Stai bene?" le domandò Al.

"Non dovrei?" disse Penny, sorpresa da quella domanda.

"Sono bravo a capire le persone in generale. Quanto credi che fatichi a capire se qualcosa ti da fastidio? Insomma, sei la mia migliore amica. È come giocare in casa" disse sorridendo.

"Merlino, quanto ti odio" fu la sola risposta di Penny. Al non ci cascò neppure per un secondo.

"Ti voglio bene anche io" disse.

"Sto bene, davvero. Non vedo perchè dovrei avere qualcosa che non va". Lui sbuffò, probabilmente annoiato dalla scarsa capacità di mentire della sua amica.

"Penny Shane, il fatto che tu non me ne abbia parlato, non mi ha impedito di capire che hai una cotta per mio fratello". Lei lo guardò infastidita; lui sorrise, fiero della sua azzeccata deduzione. Le si leggeva in faccia, che aveva colto nel segno.

"Non è vero, non ho una cotta per James" provò a dire. Sapeva che era un tentativo debole e che avrebbe ammesso la colpa in breve tempo. Al l'avrebbe fatta crollare subito. Però fu Rose, appena rientrata, a rispondere al suo posto.

"Si che hai una cotta per James" disse, ovvia. "Bella grossa, direi".

"Silenzio" replicò. "Non voglio sentire nulla da te. Quando guardi Lorcan ti mancano solo gli occhi a cuoricino". Rose non si lasciò deviare.

"Vero, ma non sei messa meglio".

"Rose, smettila" disse lei. "Non potete..."

Le sue parole furono interrotte dall'improvviso rallentare del treno. Erano già arrivati, evidentemente. A Penny sembrava passata mezz'ora da quando erano partiti. Scostò la tendina che copriva il vetro del finestrino: fuori era buio pesto, la notte era già scesa. La luce artificiale che illuminava lo scompartimento le aveva impedito di accorgersi che il sole era tramontato. Pian piano, il treno si arrestò completamente.

"Siamo arrivati" constatò ad alta voce Penny, cominciando a prepararsi. Si era già cambiata all'inizio del viaggio, abbandonando i suoi abiti babbani a favore della divisa della scuola, perciò dovette infilarsi solo il mantello, prima di scendere. Come sempre, non dovevano preoccuparsi di prendere i bauli e gli animali. Avrebbero trovato i loro effetti nei dormitori, grazie agli Elfi Domestici che lavoravano alla scuola. Usciti dallo scompartimento, si aggiunsero alla calca degli studenti che cercavano, premendo e spingendo gli altri, di uscire all'aria aperta. Alla fine riuscirono a scendere incolumi dal treno, nonostante la ressa che avevano dovuto affrontare. Sulla banchina erano in tanti, una folla. Tutti visi noti, tranne quelli degli studenti nuovi, pronti ad iniziare il primo anno. Un omone grande e grosso, con lunghi capelli grigi e un barbone folto, intricato almeno quanto la capigliatura, si avvicinò con una lanterna in mano.

"Primo anno, seguite me!" urlava a gran voce.

"Ciao Hagrid!" lo salutò. L'uomo le rivolse un sorriso. Sei anni prima, l'aveva accolta con favore in quanto amica dei piccoli Potter e Weasley. Ma, conoscendola, si era affezionato a lei come agli altri, benchè non fosse figlia di maghi famosi. Era sempre contento di vederli scendere dal treno. Era inredibile che un Mezzogigante, dall'aspetto così imponente e rude, potesse nascondere tanta dolcezza.

"Sempre insieme voi tre, eh!" disse. "Mi ricordate un altro trio, non smetterò mai di dirlo..." Era vero.

"Ce lo dicono in molti, ma non ci cacciamo nei guai quanto loro" rispose Rose. Hagrid rise e scosse il capo. "Ci vediamo al castello, ora non posso fermarmi a parlare. Devo radunare i novellini". Come tutti gli anni, gli studenti del primo anno venivano condotti ad Hogwarts da Hagrid, attraversando il lago con le barche. I loro volti erano piuttosto spauriti, non sapevano cosa aspettarsi. A Penny fecero tenerezza. I tre, invece, si avviarono a prendere le carrozze, insieme a tutti gli altri. Sapevano cosa le trainava, ma nessuno dei tre vedeva i Thestral. Nessuno di loro, per fortuna, aveva mai visto qualcuno morire. Presero la carrozza insieme ai gemelli Scamander, ancora in compagnia di Lily e di Hugo.

"Salve, sorella Corvonero" esclamò Al. "Finalmente ti si vede".

"Oh, scusatemi...", ripose con aria stralunata, "ma Lysander mi stava illuminando su delle creature straordinarie".

"Di che si tratta?" chiese Penny.

"Gorgosprizzi!" rispose Lysander entusiasta, lanciandosi in una descrizione dettagliata di quelle creature, visibili solo attraverso degli occhiali speciali.

"Capisco" rispose lei, non troppo interessata. Nel frattempo, Rose prese posto di fianco a Lorcan; parlottarono tra di loro per tutto il tragitto, fino al castello.

"Nessuna traccia di James" commentò Al sottovoce, rivolto a Penny.

"Pare di no" rispose lei, con finta noncuranza. Lui provò a parlare, ma lei lo bloccò. "So esattamente quello che stai pensando, e la mia risposta è no. Non mi interessa dov'è, non ho una cotta per lui". Al la guardò dubbioso, aggrottando la fronte.

"Veramente" replicò, "stavo per dire che muoio di fame". Penny arrossì lievemente: si era data la zappa sui piedi da sola. Magnifico!

"Non c'è bisogno che ti dica che il solo fatto che tu ci abbia pensato, dimostra che la mia tesi è esatta" dichiarò. "Hai una cotta per James".

"Parla piano!" lo ammonì. "Vuoi che ti senta tutta la foresta?" Al rispose con un'alzata di spalle. Facile per lui, pensò Penny. Non era lui che avrebbe dovuto sopportare i risolini degli altri, se quella cosa si fosse venuta a sapere. In realtà, a preoccuparla era la possibilità che la voce giungesse alle orecchie di James; delle altre persone le interessava relativamente. Però non era un buon motivo per urlare ai quattro venti i suoi sentimenti. Tentava di pensare il meno possibile a quel sentimento in particolare. Quando lo faceva, si sentiva un'idiota.

"Voglio che mi senta tu" le disse, pacato. "È ora che tu ammetta i tuoi sentimenti".

"Chi sei? Il mio psicanalista?" Penny provò un moto di rabbia verso l'amico, e se ne vergognò.

"Prego?" chiese Al, evidentemente confuso. Ovviamente non aveva la minima idea di cosa fosse uno psicanalista.

"Oh! Lascia perdere... roba da babbani".

"Comunque dovresti farlo" continuò a dire. "Io a te lo direi". Ottimo, Al stava tentando di buttarla sul patetico!

"E' inutile che tenti l'approccio mi-hai-offeso-nel-profondo, non attacca". Il suo tono suonò più acido di quanto avrebbe voluto. Comunque sortì l'effetto sperato e Al sembrò accantonare l'argomento, almeno per il momento.

Scesero dalla carrozza ed entrarono nel castello, senza aver scambiato una sola parola. Sapeva che non era veramente offeso con lei, sebbene gli avesse risposto male. Dopotutto, Al aveva ragione. Insomma, lui e Rose erano i suoi migliori amici. Del resto, per Penny era un argomento delicato. James: fratello del suo migliore amico, cugino della sua migliore amica. Un ragazzo irraggiugibile, che probabilmente non l'aveva mai guardata se non in quanto compagna di Casa e, forse, amica. L'atteggiamento mentale che aveva scelto di mettere in pratica era un banale "non ci pensare". Una tattica del tutto fallimentare, a dirla tutta. Ci pensava eccome. Era colpa di James se non era ancora riuscita a instaurare un rapporto duraturo con un ragazzo. Fatta eccezione per un ragazzo Babbano, un vicino di casa, non aveva avuto alcun tipo di contatto con il genere maschile. Non che avessero condiviso chissà quale intimità emotiva... Durante l'estate precedente, prima del quinto anno, si erano scambiati qualche bacio. Niente di che, insomma. Erano stati insieme un mese, poi fine della cosa. Tutto questo perché lei pensava a James Sirius Potter. Merlino, quanto avrebbe voluto trovare un modo di levarselo dalla testa. Non le piaceva piangersi addosso. Non voleva dare fastidio gli amici o farsi compatire da loro. Non aveva bisogno di James per essere felice. Doveva solo riuscire a metabolizzare la cosa. Si diresse come un automa verso la Sala Grande, il cuore pulsante di Hogwarts. Era così bello trovarsi lì di nuovo, pensò.

Le tavolate delle quattro Case erano già apparecchiate per la cena. Non ci aveva pensato fino ad allora, ma si accorse di avere una gran fame. Si diresse verso la tavolata dei Grifondoro, per prendere posto vicino ai suoi amici. Rose si era dovuta separare da Lorcan, unitosi ai Corvonero.

"Al...", fece Penny sedendosi accanto a lui, "ce l'hai ancora con me?". Lui la guardò e per un po' non le rispose. Penny continuò a fissarlo.

"Non ce l'ho mai avuta con te" le disse infine. "Non sei stata molto cortese, va bene, ma sei tu che ti sei ammutolita. Ho solo pensato di non disturbarti". La sua voce era morbida e pacata, come sempre.

"Meglio così" disse sorridendo. "Non sopporto di litigare con te. Ogni volta riesci a farmi sentire in colpa, da sempre. Perfino quando ho ragione". Lui sorrise di rimando, e Rose parve finalmente tornare nel mondo comune. Si era seduta di fronte a loro, dall'altro lato della tavolata.

"Che avete da confabulare, voi due?"

"Nulla" risposero in coro.



Il tintinnio di un bicchiere attirò la loro attenzione. La McGranitt, in qualità di Preside, si accinse a fare il discorso di inizio anno.

"Do il benvenuto a tutti gli studenti, soprattutto ai nuovi arrivati!" Così dicendo, si rivolse ai ragazzi del primo anno. "Prima del banchetto si svolgerà la cerimonia di Smistamento nelle Case". Sotto gli occhi di tutti, come ogni anno, si consumò il rito di iniziazione della scuola. La Preside chiamava i loro nomi e i novellini venivano posti, uno alla volta, su di una sedia. Poi, il Cappello Parlante stabiliva la Casa che li avrebbe ospitati per i sette anni successivi.

"Mi diverte immensamente vedere le loro faccette spaurite, un attimo prima che il cappello decida la loro sorte".

"Vergognati Rose Weasley!" le disse Al ridendo.

"Non ti ricordi come eravamo agitati noi, al nostro smistamento?" Penny si mostrò orripilata dall'insensibilità dell'amica.

"E non ti ricordi quanto ci infastidì il fatto che mio fratello James ridacchiasse, proprio come stai facedo tu ora?" aggiunse Albus. Mentre la McGranitt continuava a chiamare gli studenti, Penny riuscì a scorgere James, lungo la tavolata.

Fu stupita nel constatare che la stava guardando. Non appena i loro occhi si incrociarono, distolse lo sguardo e voltò la testa dall'altro lato. Da come Rose la stava guardando, capì che la cosa non le era sfuggita.

"Ma quanto dura questo Smistamento?" fece Al.

"Ho una fame da lupi!" si lamentò Penny. "Spero che si sbrighino, e che ci siano poche serpi fra i novellini".

"Ci pensate a quanto tempo è passato da quando c'eravamo noi, al posto loro?" disse Rose.





Il trio fece il suo ingresso in una grande sala, che fino ad allora avevano sentito nominare unicamente nelle descrizioni dei propri parenti. Rose e Al in quelle dei propri genitori, Penny solo in quelle del nonno. La realtà superava decisamente le loro aspettative. Benchè fosse enorme, la sala non era affatto dispersiva, era molto accogliente. Penny si sentì a casa.

"Voi del primo anno, venite avanti!" disse una donna dall'aspetto austero. Aveva i capelli grigi raccolti in una crocchia e un paio di occhiali squadrati, poggiati sul naso. Un'espressione severa in volto; una severità che tuttavia non era durezza. Non le incuteva terrore, ma un profondo rispetto. Portava un cappello a punta e un vestito verde, molto lungo, di foggia quasi medievale. A Penny piacque immensamente; quella donna rispecchiava in tutto e per tutto l'idea che lei si era fatta di come dovesse essere una strega.

"Sono Minerva McGranitt, Preside della scuola e insegnante di Trasfigurazione. Ora vi accomoderete sullo sgabello e il cappello parlerà" spiegò sbrigativamente. E così fecero. Ognuno si sedeva e aspettava.

"Grifondoro!" fu il responso sia per Rose che per Al. Nel frattempo, Penny continuava a chiedersi quando sarebbe venuto il suo turno. Quando finalmente la McGranitt pronunciò le fatidiche parole: "Penelope Shane", la bambina si avvicinò lentamente, intimorita da quel buffo cappello, un lembo del quale era piegato in un sorrisetto sghembo. Non le ispirava alcuna fiducia, a dire il vero.

"Siediti, ti assicuro che non morde" le disse la donna, in tono rassicurante. Penny doveva avere un'espressione molto preoccupata in volto.

"Penelope..." le sussurrò il cappello, " vediamo... intelligenza, sensibilità: forse una Corvonero. Una estrema lealtà... Tassorosso. Vedo anche coraggio e spirito d'iniziativa". Penny cominciava a sentirsi inquieta, desiderava di finire nella casa di Al e Rose. Negli anni, si era convinta che il cappello l'avesse, in qualche modo, percepito. Lo strappo che formava la bocca del cappello si mosse con decisione. "Grifondoro!" tuonò. La parola risuonò in tutta la Sala Grande. Penny corse a sedersi e fu accolta dagli applausi dei compagni di Casa. Si sistemò accanto a Rose e Al, gli unici che conosceva. "Sono contenta che siamo nella stessa casa", le disse Rose, sorridendole.







Erano passati anni, eppure era ancora lì. Seduta alla tavolata dei Grifondoro, insieme agli stessi ragazzini che aveva conosciuto in treno. Sorrise a quel pensiero rassicurante. Finalmente lo Smistamento si concluse e la McGranitt riprese a parlare.

"Sarete tutti molto affamati, quindi sarò breve. Il signor Gazza vuole che vi rammenti di non girare per i corridoi dopo il coprifuoco e di non infastidire i fantasmi". Ci fu un mormorio generale.

"Infastidire i fantasmi! Questa è bella!" borbottò Penny, interpretando quello che doveva essere il pensiero di tutti gli studenti. "Ma se sono loro che non ci lasciano un minuto in pace! Non vedo come si possa infastidire un tipo come Pix".

"Inoltre" continuò la Preside in tono autoritario, "ricordo a tutti che la Foresta Proibita si chiama così per un buon motivo: è vietato l'accesso. Ora, non mi resta che augurarvi buon appetito!"E con un gesto delle mani fece comparire ogni ben di dio sulle tavolate. Andò a sedersi con gli altri insegnanti mentre gli studenti si lanciavano con foga sul cibo.

"Chissà che orari abbiamo, questo semestre!" disse Al, a bocca piena.

"Non ne ho idea" rispose Penny. "Spero solo che non ci siano troppe lezioni in comune con Serpeverde". Non aveva dimenticato i propositi di vendetta contro Malfoy e i suoi amichetti, ma meno incontrava quella gente e meglio stava.

"Ti ho visto piuttosto combattiva, sul treno..." disse Rose squadrandola attentamente. "Eri seria quando hai detto che vuoi vendicarti per bene?"

"Serissima" rispose lei. Non le andava di mentire, nemmeno se serviva a tranquillizzare la sua amica.

"Vuoi cacciarci nei guai ancora prima che inizi il semestre?" le chiese Al, piuttosto divertito.

"Non vedo come potrebbero incolpare voi, è una cosa che riguarda me".

"A volte mi chiedo se ragioni prima di aprire la bocca!", le rispose, alzando gli occhi al cielo.

"Perchè?"

"Oh piantala! Se ti scontrerai con Malfoy, noi saremo al tuo fianco" rispose Rose, il tono ovvio. Come se fosse una sciocchezza da ribadire. "Quando mai abbiamo fatto qualcosa separati?" Penny abbozzò un sorriso, mentre Al si limitò ad annuire.

"Solo" aggiunse, "non metterti nei guai".

"Sei saggio Al" lo celiò Rose.

"Be', dobbiamo almeno organizzarci prima di attaccare" ribattè lui, facendole ridere.

Si rituffarono tutti sullo stufato e quando il banchetto terminò era già tardi. I prefetti si affrettarono ad accompagnare gli studenti nei loro rispettivi dormitori.

"Grifone" sussurrò uno dei Grifondoro, accalcati davanti all'ingresso della Sala Comune.

"Grifone?" ripetè incredula Penny. "Ma chi le sceglie le nostre parole d'ordine?"

"In effetti non sono proprio originali!" disse una voce dietro di lei. Voltandosi, incontrò gli occhi di James e il suo sorriso. Non era affatto turbato, come le era sebrato sul treno. O non lo era più, o era stata solo una sua impressione.

"Ciao James!" disse tranquilla, ignorando l'aumentare dei propri battiti cardiaci. Aveva imparato a fingere indifferenza piuttosto bene, nel tempo... almeno sperava fosse così. Il ritratto della Signora Grassa si sospinse in avanti per lasciarli passare. Pian piano tutti i ragazzi e le ragazze entrarono nella Sala Comune, calda e accogliente come al solito. Durante l'anno, a quell'ora in molti si fermavano a chiacchierare lì, invece di andare a dormire. Ma la prima sera erano talmente stanchi per il viaggio che andavano dritti dritti a coricarsi. Penny salutò Al e si diresse con Rose nei dormitori femminili. I loro letti erano l'uno accanto all'altro. Giunte in camera trovarono lì i loro bauli, si diedero la buonanotte e si misero in fretta sotto le coperte. In un batter d'occhio entrambe erano già profondamente addormentate, cullate dalle braccia di Morfeo.



"Svegliati, Penny!" trillò Rose.

"Cinque minuti ancora, mamma!" rispose Penny supplichevole. Questo non sembrò impietosire la sua amica, che per tutta risposta prese a scuoterla piuttosto violentemente. A quel punto, Penny si alzò dal letto – piuttosto cadde – stropicciandosi gli occhi e realizzando che non era sua madre, ma Rose.

"Mi ero scordata dei metodi brutali che usi per svegliarmi!", protestò, "E io che mi lamento di mia madre". L'amica sbuffò e le rispose con una smorfia.

"Sei davvero insopportabile!" aggiunse sbadigliando.

"Lo sarò ancora di più se mi farai arrivare tardi a lezione di Trasfigurazione, PENELOPE!" gridò.

"Non strillare!" la rimproverò. "E per tutte le cavallette, non chiamarmi Penelope, lo sai che mi da fastidio".

"E allora sbrigati!" fu la risposta stizzita che ricevette. Si vestì più in fretta che potè e scesero di corsa. La Sala Comune era deserta, segno che erano già tutti a fare colazione. Affrettarono il passo e si diressero in Sala Grande, dove individuarono Al e si sedettero di fronte a lui.

"Ma dove diavolo eravate?" chiese masticando quella che una volta era stata una Brioche di Zucca.

"Chiedilo a Penny, che non voleva alzarsi!" gli rispose sua cugina, strappandogli una risata. Anche Al sapeva bene che alzarsi la mattina non era il suo forte, la cosa lo divertiva. Ogni anno Rose ci teneva a ribadire quanto fosse dura svegliarla, e ogni anno discutevano per quello stesso motivo. Era tradizione, ormai.

"Uffa!" si lamentò Penny, versandosi del Succo di Zucca. "Intendi tenermi il broncio tutte le mattine?"

"Problemi con la sveglia?", chiese ironico James, fresco e sorridente, sedendosi accanto ad Al, di fronte a lei. Lei fece una smorfia e non rispose. Lui continuò a parlare.

"Come sei scontrosa! Rose ti ha svegliato male?".

"Tua cugina mi sveglia sempre male" ribatté, fulminandola con lo sguardo. "E poi non c'è modo di svegliarsi bene, per le persone che amano dormire!" aggiunse. Lui non rispose e si limitò a sorriderle. L'ultima cosa che avrebbe dovuto fare, dato che contribuì solo a mandarla più in confusione di quanto già non lo fosse. Non poteva sorridere così, non di prima mattina. Merlino, non era preparata! Notò Al che la guardava di sottecchi, sorridendo sotto i baffi, e smise di fissare James. Finirono di fare colazione e si diressero verso l'aula di Trasfigurazione. La McGranitt, nonostante fosse ormai Preside, faceva i salti mortali per mantenere anche la sua cattedra. Amava troppo insegnare per potervi rinunciare.

"Leggera come lezione, alla prima ora", commentò Al sbuffando.

"Non lamentarti" disse Rose con fare sconsolato. "Dopo abbiamo Erbologia..."

"Non mi piace il tuo tono" disse Penny. Non presagiva nulla di buono.

"Con i Serpeverde" concluse Rose, a denti stretti.

"Non voglio fare lezione con quelle serpi viscide" si lamentò Al. Penny pensò che non avrebbe dovuto dare ascolto a Malfoy se l'avesse provocata. Non alla lezione del professor Paciock. Fecero il loro ingresso nell'aula, ma la McGranitt aveva già iniziato a spiegare. Li fulminò con lo sguardo. Non sopportava i ritardatari, lo sapevano bene.

"Ci scusi tanto professoressa..."

"Sedetevi" fu la laconica risposta, accompagnata da un'occhiata glaciale. Presero posto e iniziarono a seguire la lezione, che per fortuna condividevano con i Tassorosso. "Ripetete con me" insisteva la McGranitt, senza arrendersi all'evidente inettitudine dei suoi studenti. "Uno, due, tre: Incarcifors". Tutti erano assonnati e poco concentrati; provarono a eseguire l'incantesimo, ma senza grandi risultati.

"Quale sarebbe lo scopo?", chiese Alice, seduta accanto a Penny. Una bella ragazza di sedici anni, lunghi capelli biondi, occhi verdi, e un incarnato roseo. Aveva un aria dolce, che ispirava tenerezza. Era una sua cara amica, nonchè compagna di dormitorio sua e di Rose.

"Da quello che ho capito" sussurrò Penny, "l'incantesimo trasforma gli oggetti in gabbie".

"Quindi, dovrei mutare il calamaio in una gabbia?" domandò perplessa Alice.

"Direi di si..." rispose Penny, non meno dubbiosa sulla riuscita di quell'incantesimo. Entrambe fecero innumerevoli tentativi. Scuotevano la bacchetta, fissavano intensamente il calamaio, pronunciavano l'incantesimo e... non succedeva un bel niente. Alice e Penny si guardavano sconsolate. Al banco davanti al loro, Albus e Rose non sembravano avere maggior fortuna con l'incantesimo. A fine lezione, il miglior risultato fu quello di una Tassorosso: era riuscita a far comparire la gabbia, senza però trasformare completamente il calamaio, con pessime conseguenze. L'inchiostro, non più contenuto nel vetro, era fuoriuscito dalla gabbia, inondando la ragazza in questione e la sua compagnia di banco.

"Per oggi è tutto!" aveva annunciato la Preside, con un'espressione rassegnata. I Grifondoro si alzarono e si diressero alle serre, come se stessero andando al patibolo.

"Meno male che c'è il professor Paciock" disse Penny.

"Parla per te" rispose Alice. "Non la giudico una cosa positiva".

"Perchè dici così?", chiese Rose.

"E me lo chiedi? Ma vi ricordate il quarto anno? Anche allora avevamo Erbologia con Serpeverde... e papà non faceva che trovare scuse per rimproverarmi".

"Non è vero" disse Penny.

"No, infatti! Il più delle volte mi ignorava..."

"Solo perchè non voleva che dicessero in giro che fa dei favoritismi" lo difese Al. Alice Paciock gli fece un sorrisetto e voltò il capo. "Lo so" rispose, "ma non è giusto. Non era affatto normale, che quando sapevo la risposta ad una domanda, la dovessi suggerire a Rose o a Penny, per non sentire i commenti delle persone. Insomma, sono una Grifondoro anche io. Ho diritto di procacciare punti per la mia casa". Domanda retorica, era ovvio che ne avesse il diritto. Però bisognava ammettere che Erbologia con le serpi era dura anche per il professor Paciock. Scorpius Malfoy non faceva altro che prenderlo in giro. A buon bisogno, era perfino peggio di quello che era stato Draco. Quello che Alice non sapeva, era che suo padre Neville aveva già deciso di non prestare attenzione dei commenti dei Serpeverde. Non appena aveva saputo l'orario che gli sarebbe toccato, aveva stabilito un patto con se stesso. Alice non poteva andarci di mezzo, solo perchè i Serpeverde inventavano favoritismi dove non c'erano. Si era reso conto che con lei non aveva agito bene, due anni prima. Si sarebbe comportato come si comportava con gli altri studenti: gentile e disponibile. Lo era con tutti, o almeno ci provava. C'erano un paio di elementi con cui la cosa non gli riusciva facile. Scorpius Malfoy, ad esempio.

Aveva un'aria di maligna perversione, ogni volta che infastidiva qualcuno. Si divertiva ad offendere, o a sfidare gli insegnanti. Neville Paciock aveva sentito gli insulti del padre, da studente. Ora, da insegnante, doveva sopportare quelli del figlio. E se con Draco poteva scontrarsi faccia a faccia o rispondere per le rime, con Scorpius non poteva. Non era il tipo di insegnante che utilizza a proprio vantaggio la sua posizione di superiorità. Tutto quello che poteva fare era limitarsi ad assegnare castighi e togliere punti alla casa.

I quattro ragazzi entrarono nella serra, sistemandosi l'uno accanto all'altra. Davanti a loro c'erano delle piante dall'aspetto insolito. Alice era l'unica a sapere di cosa si trattasse. Conosceva tutte le piante che venivano citate a lezione, poichè casa sua ne era piena. Per un periodo avevano avuto anche una pianta carnivora; lei aveva così tanta paura di restare sola in casa che passava tutto il tempo al Paiolo Magico, con la madre. Hannah Abbott aveva acquistato quel luogo molti anni prima e lo gestiva egregiamente. Aveva un'aria molto meno cupa di quanto non l'avesse sotto la precedente gestione. La cosa non sembrava disturbare i vecchi clienti, fedeli come sempre. Ci si potevano trovare streghe dai cappelli a punta, maghi con buffi cilindri e una quantità di creature strane. Perfino il nonno di Penny, ci si poteva trovare. Conosceva molto bene Neville e Hannah Paciock: era un cliente abituale, come molti dei suoi vecchi amici. Trovava che il locale fosse molto migliorato, da quando se ne occupavano loro. Anche Penny ci era stata diverse volte, anche perchè da lì si poteva accedere a Diagon Alley. La maggioranza dei babbani che passavano davanti a quella porta scura e insignificante, in una Londra affaccendata e frenetica, non avevano la minima idea di quello che si celava lì dietro. La cosa la divertiva.

"Buongiorno ragazzi!" li salutò Neville allegramente.

"Buongiorno Professor Paciock!" risposero in coro i Grifondoro, con l'aggiunta di alcuni Serpeverde, evidentemente più educati degli altri.

"Oggi c'è un argomento piuttosto interessante: impareremo tutto sulla Carnivora Nephentes Villosa..." Penny vide Scorpius sghignazzare. Perché doveva essere così mlaligno? "Sarà un'altra lezione inutile su piante insulse come lui" lo sentì dire. Voleva Schiantarlo subito; la sua mano si stava avvicinando alla bacchetta, ma quella di Al, che si era accorto di quella manovra pericolosa, la trattenne dal fare qualsiasi gesto inconsulto. Poi lasciò la presa. Penny mimò un "grazie" con le labbra, silenzioso.

"E di preciso a che serve?" chiese Al per sovrastare le battute di Malfoy.

"A molte cose, in effetti. Una su tutte, la più importante, è quella che mi accingo a spiegarvi. Qualcuno sa di cosa sto parlando?".

Alice alzò lentamente la mano, convinta di vedersi rifiutare la possibilità di parlare, invece Neville annuì.

"La cosa veramente importante di questa pianta è il succo che se ne estrae. È utile in diversi campi, ma soprattutto serve a far crescere i peli ad una velocità incredibile". Lo disse sicura di sè. Erbologia era la sua materia preferita.

"Cinque punti a Grifondoro!" disse Neville, cercando di mantenere un tono neutro. Dentro di sè era fiero di sua figlia e felice di dare punti alla sua vecchia e amata casa. La lezione di Erbologia sembrò volare; l'argomento era interessante e i Serpeverde sembravano più buoni del solito. Si limitarono a qualche battutina su Alice Paciock. Scorpius continuava a guardare in cagnesco il suo trio preferito: Rose, Al e Penny. Neville assegnò un paio di capitoli da studiare e poi furono tutti liberi di andare a pranzo."Hai visto!" disse Al sorridendo ad Alice, mentre uscivano dalla serra. "Non solo ti ha fatto parlare, ma ti ha anche assegnato dei punti".

"Ha capito che deve trattarmi come tutti gli altri" rispose la ragazza, visibilmente soddisfatta del comportamento di suo padre.Insieme risalirono il pendio erboso che li riportò al castello. La sala grande era gremita di gente. Rose e Penny si sedettero l'una vicino all'altra, con Al e Alice di fronte. Con la scusa di passarle le patate, Penny chiese a Rose di Lorcan, ovviamente sottovoce. Non voleva farsi sentire da tutta la tavolata. Non era come Al, lei. "Rose, dimmi la verità, che c'è tra voi due?". Rose le rivolse uno sguardo incerto. "Tranquilla, non dirò nulla ad Al, tantomeno a James" disse, rispondendo a una domanda non ancora formulata. Rose parve soddisfatta.

"Niente, per ora". Penny la incalzò insistentemente, se sperava di liquidarla così sbagliava. Le avrebbe estorto la verità. "Ok, mi piace" ammise in fine, esasperata. Penny la squadrò, alzando un soracciglio. Non se la sarebbe cavata tanto a buon mercato. "E va bene, mi piace molto. Credo di essermi innamorata, ecco".

"Questa si che è una dichiarazione degna di nota!" fece Penny.

"Non so nemmeno che cosa ne pensi Lorcan. Merlino! Se solo parlasse! Insomma, sembra che io gli piaccia" disse, cercando conferma nello sguardo dell'amica.

"Ma Rose, è cristallino! Ha occhi solo per te, e se mi sbaglio significa che è lui ad essere pazzo!" rispose comprensiva.

"Parlavate di me? Ho sentito la parola pazzo..." James aveva il dono di sentire solamente l'ultima parte di ogni conversazione. Ed era molto meglio così.

"No, James!" rispose Rose sbuffando, mentre il cugino, sbucato chissà da dove, si sedeva tra lei e Penny, interrompendole definitivamente.

"Come fai ad essere sempre così allegro?" Penny non si trattenne dal dirlo: pessima idea! Lui si girò verso di lei. Erano vicini. Gli occhi di lui direttamente nei suoi. Stava per andare in iperventilazione, se lo sentiva! Quando si trovava troppo vicina a lui cominciava a ragionare in maniera sconnessa, focalizzando la sua attenzione sui particolari fisici di James. In quel momento spostò il proprio sguardo sui capelli di lui, ma anche quelli li trovava meravigliosi. Ricci e morbidi... le veniva voglia di affondarci le mani.

"Non lo sono sempre, infatti. Mi fai troppo superficiale, credo" le rispose, secco. Era offeso? Non riuscì ad appurarlo, perchè non ebbe tempo di aprire bocca. James si era alzato immediatamente ed era sparito, salutandole alla svelta.

"Non è arrabbiato, vero?" chiese conferma a Rose.

"No, se lo conosco. Ma pensa realmente che tu lo creda superficiale".

"Ma non è vero!" ribattè decisa, a voce troppo alta. Fortunatamente Al era immerso nella conversazione con Alice e nessuno dei due ci fece caso.

"Lo so! Ma non l'ho mai contraddetto per paura di svelare quello che davvero pensavo". Penny la guardò perplessa. Rose pensava che l'avrebbe smentita ancora una volta, ma Penny si limitò a rivolgerle una domanda.

"Voi avete parlato... di me?" chiese incerta. Rose annuì. La sua amica aveva tentato in tutti i modi di proteggerla, anche se questo significava mentire a James, suo cugino. Se non proprio una bugia, era un'omissione. Rose, senza neppure la conferma della sua cotta per James, si era premurata di non svelare la propria intuizione a James. "Una sola volta".

"In quale circostanza?" Il volto di Penny era improvvisamente molto serio.

"A dire il vero, ha fatto tutto James: mi ha chiesto cosa pensi di lui".

"Tu cosa gli hai risposto?" chiese Penny, eccessivamente agitata.

"Che non ne avevo idea! E così lui ha iniziato a dire che era sicuro che tu lo ritenessi un ragazzo superficiale e che non avessi alcuna stima di lui e bla bla bla...".

"Potevi dirglielo che non è vero!" Non voleva che James stesse male per questo.

"Scusa Penny, ma non ti capisco. Che diavolo te ne importa se crede di esserti antipatico? In ogni caso non sei intenzionata a rivelargli i tuoi sentimenti" sbottò l'amica.

"E' questo che crede?", chiese, ignorando la seconda domanda di Rose.

"Sì, a quanto ha detto. Ha senso: lo tieni spesso a distanza, a volte lo eviti persino. Io e Al abbiamo capito da un pezzo che è il tuo modo di proteggerti, ma James non lo sa. E, a rigor di logica, quando qualcuno mi tiene a distanza, la prima cosa che penso è di essergli antipatica" disse continuando a mangiare il budino al caramello.

"Magnifico!", mormorò Penny, decidendo di affogare i dispiaceri nel cibo.





Una volta uscita dalla Sala Grande, si guardò intorno per cercare James. Forse avrebbe dovuto spiegargli che non aveva niente contro di lui, anzi. Be' magari quell' anzi sarebbe stato meglio ometterlo. Aveva anche pensato di "dichiararsi", ma poi le era sempre mancato il coraggio. Sarebbe stato come fare un salto nel buio, e non le piaceva il buio. Meglio restare coi piedi per terra. Anche perchè non era un ragazzo qualsiasi. Se le avesse dato buca sarebbe stata una tragedia. Lo avrebbe rivisto ogni giorno, probabilmente anche dopo la fine della scuola. Era un Potter, la famiglia di Al e Rose, i suoi migliori amici. Una condanna all'ergastolo, in pratica. Almeno così la vedeva lei. All'improvviso, mentre pensava alle parole da dirgli, lo vide. Era addossato al muro, ma non era solo. Una biondina, piuttosto slavata, gli si era praticamente spalmata addosso. Come se non bastasse, oltre a stargli appiccicata, gli stava risucchiando le labbra, tanto che Penny si chiese come facessero tutti e due a respirare. Resto lì ferma a fissarli per un minuto, un giorno, un anno. Non l'avrebbe saputo quantificare bene. Fortunatamente, lui non la vedeva. Non l'aveva mai vista, e mai l'avrebbe fatto. Non contava nulla, per James. Si diede mentalmente della stupida, per aver anche solo pensato di averlo offeso, di dovergli delle scuse. All'improvviso qualcuno la prese per il braccio e la trascinò un po' più lontano. Non appena quei due sparirono dalla sua vista, si girò. Era Rose, la sua salvatrice.

"Mi dispiace" disse. "Non volevo che lo vedessi".

Penny scosse il capo, come per dire che non aveva importanza. Ma in realtà importava, importava eccome. Almeno per lei – e Rose lo sapeva benissimo, ma non poteva far nulla per evitare che Penny soffrisse.

"Non mi scuserò per averlo fatto sentire superficiale o stupido" disse soltanto, "perchè è esattamente quello che è". Detto ciò, se ne andò il più distante possibile da lì.


  
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