all around me [pydia]
All around me
Tra le
sterili lenzuola bianche, Lydia sente freddo.
La camerata è asettica, spoglia; gli altri letti,
stipati ordinatamente davanti a lei, sembrano fantasmi silenziosi che
si cullano nella penombra. Gli spessi tendaggi alla finestra sono
tirati:impossibile dire se sia notte o giorno; sul corridoio, fuori
dalla stanza, si apre un fascio di luce giallastra che però
lambisce a stento l'uscio. Il tempo pare sospeso, e Lydia lo sente. Sente la
coltre d'aria viziata gravare sull'ambiente, su di lei, sente il
silenzio: insopportabile, teso, il tipo di quiete perfetta che dura un
istante e precede lo scatenarsi della tempesta.
D'un tratto, da qualche parte si ode un tonfo e le luci si
spengono in blocco. Lydia deglutisce a vuoto. Il volto serico e
impallidito, segnato dalla forzata degenza, i capelli sparsi sul
cuscino dietro di lei, rimane immobile, cercando di contenere la
propria paura.
Un filo d'aria gelida s'insinua nella stanza, serpeggiando
lezioso. Lydia rabbrividisce. La stanno venendo a prendere.
Strisciando.
Un
bagliore improvviso la fa sobbalzare, d'istinto si solleva sui gomiti e
porta una mano alla bocca, impedendosi di gridare. Fuori, i rumori
inconfondibili di una colluttazione, un ululato. Poi, il silenzio, e il
buio.
Lydia lascia cadere il braccio lungo il fianco. Trema, e gli
occhi sono gonfi di lacrime trattenute.
Passi pesanti verso la soglia, sulla soglia. Un vividissimo
lampo azzurro.
Peter ha un'espressione stanca, quasi rassegnata. E il fiato
grosso.
E in una spece di ringhio che fa: - Eccomi qua, Lydia.
Le sue braccia sono forti e Lydia vi si lascia stringere,
senza più vita in corpo. Ha addosso solamente una camiciola
fino al ginocchio da cui sporgono le gambe, nude e
innaturalmente bianche, e ha i piedi intirizziti dal freddo. Lo stesso
vale per braccia e mani. Peter si sfila bruscamente la pesante giacca
che porta addosso, gliela mette sulle spalle. Non si dicono nulla. Poi
la porta via.
Fuori dall'ospedale li attende la notte, una notte gelata.
Sul piazzale asfaltato non c'è nessuno, così
come, pare, nel raggio di metri e metri. Ambulanze a sirene spente sono
parcheggiate in fila dinanzi all'entrata del pronto soccorso,
illuminato a giorno, ma silenzioso. Una strana sensazione permea
l'aria. Come se l'umanità intera fosse sparita dalla faccia
della Terra.
Peter cammina, e Lydia non sa se abbia una meta; in ogni
caso, non le interessa. Sul volto ha una smorfia contrita, dolorosa, e
negli occhi qualcosa di spento, un'impressione di assenza. Non guarda
il volto dell'uomo che la stringe - in una morsa ferrea, al punto che
lei non sente il minimo scossone - , la mascella contratta e gli occhi
ridotti a fessure in una maschera truce. Avverte solo il calore del suo
petto, al quale è inevitabilmente accostata, e l'odore
mascolino, muschiato, che sprigiona la giacca che ha addosso.
Non si fermano fino a quando non raggiungono la piazza di
Beacon Hills, un esagono in lastre di pietra bianca su cui svetta,
oltre i tetti delle abitazioni e dei negozi, un campanile buio. Anche
lì il silenzio, il vuoto, il senso di abbandono. Senza dirle
nulla, Peter si piega in modo che lei possa scendere e Lydia, docile,
appoggia i piedi sull'asfalto gelido. E' scossa da un brivido. Peter le
sistema meglio la giacca sulle spalle, con fare quasi protettivo; è
come se non l'avesse affatto lasciata andare: la tiene vicina a
sè, a pochi centimetri dal suo viso; la scruta, con quegli
occhi ghiacciati come l'inverno; sembra volerne perforare l'anima.
Lydia guarda dall'altra parte, non si sottrae a quella vicinanza solo
perchè non sembra importarle. Ma il suo insolito
accompagnatore è deciso a cambiare lo stato delle cose, e
bruscamente, in quella quiete irreale, le afferra un braccio, facendole
scappare un gemito sommesso; nello sguardo gli passa un lampo di
rabbia, di frustrazione; vuole una reazione dalla ragazza, odia vederla
persa, in quello stato.
Lydia, mi
senti??
Lydia, tu sei
più forte di tutto questo!!
Forse
entrambi sono attraversati dallo stesso ricordo, forse no.
Ciò che è certo è che, per la prima
volta, lei parla.
- Perchè mi hai salvata?
Il suo non è più che un flebile
mormorio, le labbra sono scosse da un fremito.Peter le fissa per un
istante, prima di sfoderare la sua risposta,furiosa, tagliente.
- Perchè mi
servi.
Lydia
non lo guarda ancora, ma annuisce impercettibilmente. Sembra
bastarle.L'uomo invece attende qualche altro secondo, si aspetta altro
da lei, di nuovo la scruta; ma non ottiene nulla. Si arrende. E' stanco
di giocare al buon samaritano.
- Forza - sbotta.
Distaccandosi da lei, ma sempre tenendola per un braccio, la
trascina verso il centro della piazza, un altro esagono disegnato sulle
lastre, che contiene perfettamente i loro due corpi, se vicini. Di
nuovo i due sono a pochi centimetri l'uno dall'altra.
Peter sospira, poi le mette le mani sulle spalle.
- Guardami - ringhia.
E lei lo fa. Lo guarda. Occhi negli occhi, il lupo e la
banshee. Il carnefice e la vittima. Ci sono troppi sottintesi fra loro,
troppe partite a scacchi col destino in cui i ruoli si sono confusi e
le mosse sono state ambigue. Peter, il mostro egoista assetato di
potere, e Lydia, la fragile principessa strappata senza consenso al suo
mondo di balocchi.
Io sono la
scintilla che ha acceso il tuo fuoco, tesoro.
Passano
minuti interminabili. Il contatto fra loro non si interrompe, Lydia non
ne ha timore, è solo stanca. Stanca del suo ruolo, stanca
della solitudine, stanca delle morti, delle notti passate a piangerli e
a piangere se stessa. Vagamente, come da una certa distanza, si chiede
se Peter possa leggere tutto questo nel suo sguardo, si chiede se quel
volto che tanto ha odiato non le stia offrendo qualcosa. E anche il
lupo, da parte sua, ha alcune considerazioni da fare. Gli
piace quella ragazza, non lo nega, ed è per questo che l'ha
scelta, l'ha consacrata per essere un'eletta fra i mortali. Lui possiede la
facoltà di elargire quel tipo di dono, lui è
l'Alpha, il solo e l'unico. E lei, lei
- la sua forza, il suo coraggio, persino la sua
rassegnata tristezza - gli è indispensabile. Peter Hale sa
di non essere una brava persona, sa di non essere un eroe, e sa che non
salverà il mondo. Ma sa anche che Lydia Martin
può farlo, perchè lei è innocente, lei
è la persona giusta. E per questo che, scrutandola, se
possibile, ancora più intensamente, le dice:
- E' ora.
La ragazza assentisce, una folata di vento improvviso la
scuote e Peter la ammira, sballottata dal vento,preda di un'apparenza
volubile eppure stretta alla risoluzione dei disperati,eppure ancora viva. Le
modalità del rituale le conoscono entrambi, non
c'è bisogno di ulteriori spiegazioni; Peter preme
leggermente di più sulle spalle di lei, quel tanto che basta
perchè le punte dei suoi artigli pungano la sua pelle e poi
tutti e due, senza retrocedere, senza arrendersi - come fanno
sempre - gridano.
L'urlo
di Lydia è agghiacciante, smuove la notte, scuote la terra
nelle sua fondamenta, la ribalta, apre crepe nei muri; l'ululato di
Peter è un boato, è animalesco,è
carico delle pulsioni più nere, i suoi occhi rifulgono
azzurri e le zanne splendono di un bianco abbacinante mentre attorno a
loro si dipana un'onda di energia sfolgorante, che per un attimo brilla
percorrendo tutto lo spettro cromatico - come i raggi del sole in pieno
giorno - e riecheggia nell'aria come un tuono. Poi si spegne, a Lydia i
capelli ricadono mollemente sulle spalle, e lei si guarda intorno ad
occhi sgranati, seguita da Peter. Nelle cose che la circondano sente qualcosa di
diverso, qualcosa che paragonerebbe, se potesse, a un deserto in cui
comincino a sbocciare germogli di vita. L'allarme di un'automobile
scatta, da qualche parte dietro di loro, e quel suono frenetico rompe
il silenzio. Peter le toglie le mani dalle spalle e poi gli sguardi di
entrambi convergono ancora, attirati l'uno verso l'altro da un
magnetismo misterioso.
Peter ansima, Lydia respira piano.
- Fra un po'...dovrebbe tornare tutto alla
normalità - dice l'uomo, e la ragazza annuisce, provata, ma
con una nuova luce negli occhi. La luce fiera della speranza. Peter la
scorge e, dentro di sè, sente un moto di soddisfazione. La
notte torna a riempirsi di rumori, di brusii, torna a risvegliarsi, a
essere pregna di umanità. Persino il vento non è
più così gelido e sferzante,cattivo,
ma naturale, una comune brezza invernale. D'istinto Lydia si stringe di
più nella giacca. Sulle sue guance comincia a riaffiorare il
colorito roseo di sempre. I suoi battiti si stanno calmando.
Peter sospira.
- Ora sarà meglio che tu vada a raccogliere gli
altri cuccioli -
sbotta, pieno del cinico umorismo di sempre. I ruoli sono ristabiliti e
a lui va bene così. Non guarda più Lydia, ma
davanti a sè, scrutando nella notte come se volesse
accertarsi di qualcosa.
Lydia annuisce fra sè e sè, poi si
sfila la giacca e la porge a Peter, e infine, fissando il lupo, mormora:
- Grazie.
L'Hale riprende il proprio indumento, se lo appende al
braccio, annuisce, apparentemente distratto. Fra poco lei se ne
andrà, ritornerà al mondo di adolescenti con
manie eroiche e problemi di pelo a cui appartiene. Lui, probabilmente,
scapperà; alla Echo House, la porta della sua cella
è ancora aperta. Le loro sono orbite inconciliabili, che di
tanto in tanto collidono e si fanno male; non occorre, non è
salutare stare
vicini per più del tempo necessario.
Tutte queste cose pensa Peter Hale. Lydia continua a
guardarlo, il suo 'grazie' aleggia nell'aria ed è pieno di
reticenza, di punti interrogativi , delle troppe cose che lui le ha
fatto; non è una gratitudine spassionata e totale, la sua,
ma, in qualche modo, sente che va bene così. Finalmente
sposta lo sguardo, gli lancia un'ultima occhiata - lui è
ancora a controllare chissà cosa - e poi, mordendosi le
labbra, si avvia per la sua strada nella notte, lentamente,
senza voltarsi.
Quando scompare all'orizzonte, Peter smette la sua pantomima
e sospira. Pare capacitarsi all'improvviso della giacca che ha fra le
mani, la propria, che è stata addosso a Lydia per tutto quel
tempo. La fissa, poi, attirato da un impulso irresistibile, l'accosta
al volto e anela a grandi boccate il profumo - non suo - che sprigiona.
Chiude gli occhi per un istante. Quando li riapre, essi si velano di
pensieri che la sua mente non legge. Allontana l'indumento dal proprio
viso, se lo butta su una spalla e sulle sue labbra si dispiega l'ombra
di un sorriso. Poi, lanciando un'occhiata furtiva attorno a
sè, spicca un balzo e comincia a correre.
Nella sicurezza confortante del proprio letto, Lydia riposa.
Ha ancora
un peso sul cuore, ma pian piano esso sta svanendo:una sensazione
piacevole, di cui si bea dietro le palpebre chiuse, un sorriso che le
tende le belle labbra. La sua camera è quasi completamente
immersa nel
buio, ma il bagliore latteo della luna scandisce il suo profilo e un
paio d'altre sagome attorno a lei attraverso il vetro della finestra.
Ed è sempre attraverso di essa che, aprendo di
scatto gli occhi, scorge un guizzo nero sfrecciare sui tetti di Beacon
Hills e del suo vicinato, un profilo di pece puntellato d' azzurro che,
coprendo per un attimo la luna,in direzione di casa sua, ulula
sonoramente. Un saluto per chi sa intendere. Tirandosi di
più il lenzuolo sul collo, Lydia non può fare a
meno che le scappi un sorriso storto e un: "Esibizionista" pronunciato
a mezza voce. Poi si sistema meglio sul morbido guanciale, assaporando
la quiete per tutto il tempo che durerà, fosse anche solo
quella mezza nottata, perchè è tornata ad essere
Lydia Martin e Lydia Martin non può permettersi di avere
paura. Di niente e di nessuno.
Mentre ci pensa le sale alle narici una zaffata
improvvisa, un po' sfumata, come il ricordo di un profumo, che sa di
muschio. Lo sguardo le sfavilla per un istante, e per un istante solo
mostra incertezza, prima che la ragazza si lasci andare ad un sospiro:
per quella notte è stanca di pensare. Chiude gli occhi e si
abbandona ad un sonno profondo, senza sogni, mentre Peter,
là fuori, lo stesso sorriso, continua la sua corsa.
I can feel you all around me
Thickening the air that I'm breathing
Holding on to what I'm feeling
Savoring this heart that's healing
Flyleaf - All around me
La canzone ha magicamente dato vita a questo testo, non chiedetemi come.
"Eccomi qua, Lydia" è ovviamente un calco, nel tono e nelle
intenzioni, del ben più celebre "Eccomi qua, Potter"
<3 Non so perchè, ma mi andava di scriverlo.
Allooora, come ho scritto nell'introduzione questa "cosa" (non so in
che altro modo definirla) è ambientata in un'ipotetica
quinta stagione e ispirata a questa screen cap del promo:
Non mi sono soffermata su cosa o chi siano i "dottori"e su cosa
vogliano perchè sinceramente non ho idea, spero solo che
Jeff non ci deluda e ci regali una stagione che non faccia perdere
mordente allo show (come purtroppo è successo con molte
altre serie a più stagioni, in cui man mano la storia si
sfilacciava e cominciavano ad accadere cose assurde) ; inoltre la mia
ispirazione si è concentrata solo su Peter e Lydia, che al
momento sono la mia ossessione, e sull'ipotesi - piuttosto accampata,
ma vabbè - che Lydia, come vediamo nel promo, non sia in
ospedale perchè effettivamente bisognosa di cure o
chissà cosa, ma per fare in qualche modo da "esca" (i
compagni del pack potrebbero benissimo farglielo fare) .
Perchè Peter l'aiuti credo/spero si capisca dalla fic, e il
"rituale" che compiono si è presentato vividissimo nella mia
mente e ho dovuto scriverlo anche se sembra non significare niente, per
cui perdonatemi.
Spero di aver reso al meglio i sentimenti di entrambi, e che essi siano
rimasti IC ...e nulla, ho voluto esaminare quello che hanno avuto in
comune, i momenti passati insieme, e sottolineare il filo rosso che li
unisce inevitabilmente...spero vi sia piaciuta^^
Maeve.
p.s: Vi sono gradata per il feedback di "Breath me back inside", con
tutti quelli che la seguono...e per le recensioni,
risponderò quando posterò il nuovo capitolo^^
|