Un cammino privo di speranza, ovvero, come sopravvivere ad una pallottola vagante di Yumeji (/viewuser.php?uid=95601)
Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Capitolo XVI
"Ci siamo..." pensò Naegi deglutendo a vuoto,
avvertendo i propri muscoli tesi, sentendosi rigido come una pietra, un
leggero velo di sudore gli copriva la fronte e un doloroso nodo gli si
era formato alla bocca dello stomaco. Come sempre, un profondo disagio
lo coglieva ogni qual volta in cui, lui e gli altri, erano costretti a
prendere quel stramaledetto ascensore. La tensione saliva man mano che
giungevano sempre più in profondità, in
prossimità dell'aula processi, il luogo dove il Burattinaio
amava mostrare a tutti, e con il massimo dell'orgoglio, il suo ignobile
sadismo, la sua grottesca mentalità che sembrava uscire da
un pessimo film splatter.
Quanti di loro erano già morti in quella stanza, anzi, in
quella immediatamente adiacente ad essa? E quanti, fra loro, avrebbero
dovuto ancora subire le esecuzioni del Burattinaio prima che
quell’incubo avesse fine?
Non che ne fosse confortato, anzi, era l'ennesima pugnalata al cuore,
l'ulteriore senso di sconfitta a ferirlo ma, ragionandoci, se le cose
fossero andate per il meglio, solo un'altra. Un'unica anima sarebbe
dovuta cadere fra le mani del boia Monokuma e poi, forse, tutto
quell'affare di processi, colpevoli e cadaveri avrebbe avuto fine.
Chissà, magari, aggiudicandosi l'accesso al piano
successivo, avrebbe finalmente trovato un modo per uscire, una qualche
via di fuga. O qualcuno dall'esterno sarebbe finalmente giunto a
soccorrerli... Insomma, doveva pur accadere qualcosa. Una qualunque
cosa!
Non potevano andare avanti con quella farsa ancora per molto, era
impossibile protrarre una simile situazione all'infinito,
perché presto, oltre che ai colpevoli, sarebbero finite
anche le vittime. Ora erano in otto, alla conclusione del processo
sarebbero rimasti in sette, meno della metà di quanti erano
all'inizio.
"Basta!" fu la decisione che Naegi prese in quel momento,
quando la cancellata in ferro si stava spalancando per aprirsi
nell'ormai familiare aula con i banchi d'accusa disposti in cerchio,
dove ognuno sarebbe stato in una posizione perfetta per accusare un
chiunque altro. Un luogo privo di logica e di pietà, ma
colmo di crudeltà, egoismo e istinto di sopravvivenza.
"Questo sarà l'ultimo processo che dovrò
affrontare!" proclamò nella sua testa Makoto, lo sguardo
colmo di convinzione, il pugno stretto con una tale forza da farsi
venire le nocche bianche. Non lo poteva più sopportare. Non
poteva più sopportare il peso dell'ennesima vita sulle
proprie spalle. Aveva promesso che avrebbe portato tutti con
sé, anche chi non ce l’aveva fatta e, pur ancor
intenzionato a mantenere la parola, era giunto al proprio limite.
Quello di Celestia sarebbe stato l'ultimo omicidio di cui uno dei suoi
compagni si sarebbe macchiato, avrebbe trovato presto un modo per
impedire che ne accadessero altri e, questa volta, lo giurava
unicamente a se stesso.
Un modo, per fermare
quell'orrore, l'avrebbe scovato ad ogni costo. Qualunque sacrificio gli
sarebbe toccato.
L'ennesimo processo... Quanto tempo era trascorso dal precedente? Uno,
due, tre giorni?
Togami non ne era poi così sicuro, in quell’ultimo
periodo aveva rischiato di morire così innumerevoli volte
che la sua percezione del trascorrere del tempo era andata allo
scatafascio, quasi soffrisse di un jet lag che ne alterava l'orologio
interno. Per di più il dolore bruciante che avvertiva al
fianco - dove, la ferita causata dal proiettile, gli era appena stata
suturata dal capoclasse -, ne deviava le percezioni, lo faceva sentire
rabbioso, intontito. Se qualcuno lo avesse contraddetto, avrebbe potuto
azzannarlo al collo, così come aveva attaccato Owada quel
mattino, quando era ancora immerso nel dormiveglia.
"A proposito di quel gorillone, direi che lui e Kirigiri non hanno
trovato nulla di utile" giudicò, cercando di mantenersi
lucido per quanto possibile - stava pur sempre per affrontare un
processo! -, osservando di sottecchi il volto dall'espressione scura e
frustrata del motociclista, mentre lui e gli altri si mettevano ognuno
al proprio posto, dietro ai banchi che gli erano stati assegnati.
"Si parla però di Kirigiri... Conoscendola avrà
certamente qualche asso nella manica" ma, piuttosto che esserne sicuro,
Byakuya lo sperava fortemente, perché, altrimenti, per usare
un termine volgare, sarebbero stati fottuti.
"Va bene... Vaaa bene.
Tutto andrà per il meglio, questo è certo.
Nessuno può sospettarmi, perché io ho qualcosa
che nessuno dei precedenti colpevoli aveva: un COMPLICE.
Sì, Lui me l’ha assicurato, me la
caverò... E
se è LUI a dirlo, io non posso far a meno di
credergli, giusto?"
- Uppupupupupupupu!.. Accomodatevi bastardi, su accomodatevi! Tanto ci
siete abituati a tutta 'sta manfrina, quindi, che aspettata? Prendete
posto! - li incitava Monokuma notando come i suoi alunni si muovessero
a rilento, - Ohi, Ishimaru, che ti prende?! Muovi il culo!! - si
rivolse nello specifico al capoclasse, il quale si era fermato al
fianco dell'entrata dell'ascensore e aveva sul viso un'espressione
incerta ed esitante,
- Ecco... Dove mi metto? - sollevò, un poco esitante, la
questione, probabilmente temendo la reazione dell'orso robot, il quale,
puntualmente, s’imbestialì.
- E dove cazzo ti vuoi mettere, idiota decerebrato?! La segregazione ti
ha ucciso tutti i neuroni del cervello?! Corri al tuo cazzo di posto,
ba...- tardi Monokuma notò che la postazione del ragazzo era
occupata dalla sua immagine funeraria con una X rosa dipintaci sopra. A
seguire vi fu un momento di disagio, in cui tutti i presenti compresero
che, il protrarsi del silenzio del preside robot, era la sua reazione
d'imbarazzo alla ben misera gaffe che aveva fatto. - Un... un secondo -
simulò un attacco di tosse per togliersi dall'impiccio, mal
celando la propria vergogna, scendendo poi con un balzo dal suo trono
per andare alla postazione del corvino e lì, disintegrare
con un sol colpo il piccolo monumento funebre a lui dedicato. - Adesso
hai di nuovo il tuo posto, contento? - tornò a sedersi sul
proprio scranno rialzato, nel tono delle sue parole una profonda
irritazione a cui Ishimaru decise, saggiamente, di non rispondere,
ritenendola una domanda retorica.
- Bene, ora che ci siamo tutti... Uppupupupu!- si ricordò di
tornare di buon umore Monokuma, poiché stava per iniziare
l'evento più divertente ed eccitante della sua
rappresentazione degli orrori, - Che inizi il 5^ processo di classe! -
diede il via alla festa con un’esclamazione entusiata.
- Questa volta vorrei iniziare io... se posso - si pronunciò
per primo Naegi, trovando più che giusta la sua richiesta
essendo stato, evento al quanto inusuale, a capo delle ricerche di quel
caso,
- Uppupupupu! E perché lo chiedi? C'è forse
qualcun altro qui dentro che di solito si prende la briga di esporre i
fatti? - fu subito il commento che ricevette da Monokuma, a cui
mentalmente Makoto dovette dare ragione. Era vero, solitamente gli
altri cominciavano a chiacchierare per poi tirarlo in mezzo, quando gli
serviva una specifica su qualche evento o prova del caso preso in
esame, "Mi considerano un database?" arrivò a chiedersi
leggermente demoralizzato a quel pensiero.
- Per quanto ri..-
- FERMATE TUTTO!! - all'ultimo, l'intervento di Hagakure,
azzittì d'improvviso l'esposizione del castano, il quale
aveva appena cominciato la sua arringa. - Che... che, che -
iniziò a chiocciare lo sciamano, simile ad una gallina in
cova, il volto tendente al bluastro ed un’espressione
terrorizzata mentre, con il dito tremante, indicava il capoclasse. -
Che ci fa qui un FANTASMA!?! - e se ne uscì con una domanda
cui unicamente lui e la sua testa bacata potevano concepire.
Come reazione a tanta stupidità Togami si coprì
il volto con una mano, avvertendo che la disperazione lo coglieva tanto
più quel ciarlatano da due soldi apriva bocca, "Ma non lo
hai notato nell'ascensore..? Perché, perché razza
di rincitrullito non lo potevi chiedere prima?!" si domandò,
irritato per quell'ennesima perdita di tempo. In un moto di nervosismo
si tastò lo squarcio lasciatogli dal proiettile, avvertendo
i punti fatti da Kiyotaka sotto la benda con cui l'aveva fasciato,
sarà stata a causa dell'irritazione che Hagakure gli aveva
causato, ma gli pareva bruciasse più di prima.
- Ehm... Hagakure, Ishimaru non è un fantasma -
toccò al sempre disponibile Naegi tentar di porre un freno
ai timori dell'altro, poiché nessuno sembrava disponibile ad
umiliarsi tanto a pronunciare parole così ovvie, il suo
intervento però non sembrò sortire l'effetto
sperato.
- L'abbiamo visto tutti morire nell'esecuzione di Monokuma! -
obbiettò Yasuhiro, fermo sulle proprie convinzioni,
alimentate da anni e anni di occultismo, - Se è qui, deve
essere per forza un fantasma! -
- Servirebbe a qualcosa se giurassi di non esserlo?..- cercò
di intervenire un Ishimaru visibilmente a disagio, anche lui incapace
di gestire l'ottusità del ragazzo,
- NO! Non mi farò ingannare dalle parole di un non-morto!! -
sembrò colto da un profondo panico lo sciamano. - Buddha
Dainiji, Ujigami e maestro Kayoshin, vi prego, allontanate
l'impurità! - cominciò a chiamare la protezione
degli spiriti, mentre improvvisava un esorcismo lanciando del sale per
tutta l'aula, una manciata del quale cadde dritta in testa ad Owada,
che finì per innervosirsi.
- Smettila con queste cazzate! Non lo vedi che Bro' è vivo?!
- sbottò contro Yasuhiro, tanto seccato dalla situazione da
essere tentato di allontanarsi dalla propria postazione per andare a
prenderlo a pugni.
- Se tu lo credi vivo è perché ti ha
già posseduto, Owa - replicò sempre
più convinto testa a cespuglio e, a quel punto, nessuno si
sarebbe stupito se avesse cominciato a fare un'offerta promozione sugli
amuleti di sua produzione, presentandoli come cura da ogni male e
vendendoli per prezzi stratosferici. Fortunatamente, Mondo non gliene
diede il tempo,
- Cos'è adesso dovremmo provarti che non è
morto?! - continuò a protestare, già incollerito,
non era proprio il più adatto per far ragionare qualcuno,
essendo solitamente lui il primo a perdere la ragione.
- Bhé... se avessi delle prove - sembrò
rifletterci su lo sciamano, quasi valutasse realmente una simile,
assurda, ipotesi, -... però non mi convincerete
così facilmente! - obbiettò subito dopo, con
l'espressione arrogante e palesemente ottusa del pollo che urla ai
quattro venti "non mi farò fregare", il cui però
destino è quello di finir spennato subito dopo.
- La finiamo di perdere tempo o diamo inizio a questo processo? - si
fece valere Togami, stanco del bisticcio fra quei due, i loro
farfugliamenti assurdi e rumorosi gli aveva fatto venire il mal di
testa,
- Sono d'accordo con Togami, dovremmo parlare dell'omicidio di
Celestia, non discutere di eventi non inerenti al caso - lo
appoggiò Kirigiri, la quale era rimasta in silenzio per non
essere costretta a partecipare ad una simile scempiaggine.
- Davvero non lo sono? Inerenti, intendo.. - esitante si fece sentire
una voce, fino a quel momento rimasta muta, di cui molti in un primo
momento faticarono a capire la provenienza. A chi apparteneva? Suonava
tanto innaturale, lieve e timida, sottile come un sussurro, quasi il
suo proprietario avesse perso ogni forza o desiderio di farsi udire. -
Lady Celestia Ludenberck viene uccisa e Master Kiyotaka Ishimaru
ritorna dal regno dei morti nello stesso giorno, e le due cose non sono
collegate? Suona sospetto... - lentamente il tono di Yamada prese
più vigore mentre, sistemandosi la montatura degli occhiali,
si rivolgeva al resto della classe, aveva ancora l'espressione
abbattuta e distrutta, per nulla migliorata dall'istante in cui aveva
visto spirare la gothic.
- Vorrei sapere cosa Ishimaru ci faccia qui - fu la sua richiesta, -
Ovviamente, mi rendo conto che non sia un fantasma - precisò
stancamente, ignorando la protesta di Hagakure che si proclamava sicuro
sulla vera natura del capoclasse, -... ma comunque non capisco
perché sia vivo.Tu lo sai, invece, Master Makoto Naegi? - e
si rivolse direttamente al castano.
In un primo momento Makoto si sentì oppresso dall'aura di
depressione e tristezza che avvolgeva l'otaku, e faticò a
sostenerne lo sguardo. Alla fine, nonostante si fosse ripromesso di
farlo durante le sue ricerche in caffetteria, non era più
riuscito a rivolgergli la parola, e ora quel silenzio che c'era stato,
cominciava a pesargli. Si sentiva in colpa per la propria mancanza, per
non aver trovato nulla da dire ad Hifumi in quel momento di sofferenza,
del quale poi, ancora ben poco si capacitava, poiché mai
avrebbe creduto che si potesse legare tanto ad una ragazza in carne ed
ossa (e con un carattere simile).
A quanto sembrava, prima del processo vero e proprio, Makoto avrebbe
dovuto sedare gli animi e spiegare la situazione ai quei due membri
della classe rimasti fuori dagli eventi, che avevano portato
all'inaspettato ritorno dall'oltretomba di Ishimaru. Dimostrando in
più che non vi era alcun nesso tra il capoclasse e la morte
della gothic.
- Prima di tutto, intendo precisare che Ishimaru non può
aver avvelenato Celestia perché, al momento della sua morte,
si trovava in infermeria in stato semicomatoso, quindi non era nelle
condizioni per somministrarle il veleno - volle per prima cosa togliere
i sospetti che Yamada aveva, o tentava di alimentare, nei confronti del
corvino.
- Questo però non è del tutto vero, giusto Naegi?
- il fatto però che Kiyo intervenisse con l'evidente intento
di minare le sue affermazioni non lo aiutava a scagionarlo. "Che hai in
mente?", - Sì, insomma, bisognerebbe sapere esattamente il
momento in cui Celestia è stata avvelenata per sapere chi e
quando aveva l'opportunità di farlo -
- Bhé... Grazie a Oogami abbiamo riscontrato che, come
immaginavamo, Celes ha ingerito il veleno tramite il the che stava
bevendo - e avrebbe voluto aggiungere altro a quell'affermazione se,
Hagakure, accantonando per il momento la storia del fantasma, non
avesse cominciato con le sue accuse a casaccio.
- MA CERTO! YAMADA, SEI STATO TU!! - additò l'otaku, il
quale fu visibilmente scosso da una simile accusa, - Sei tu quello che
Celes obbligava a fargli da servetto, a preparargli il the e cose
simili, quindi sei l'unico che avrebbe potuto avvelenare la sua
bevanda! - come al solito, lo sciamano tendeva a chiudere
sbrigativamente i casi, accusando il primo che apparisse sospetto,
facendola decisamente troppo facile e rischiando, ogni santa volta, di
mandarli tutti a morte certa con le sue inutili congetture.
- IO NON HO AVVELENATO Lady Celestia Ludenberck! - si difese
Yamada riscosso dalla propria letargia, comprendendo che, se non avesse
reagito in qualche modo, si sarebbe trovato nei guai, accusato di
quell’atroce crimine.
- Se non sei stato tu, Yamada, mi può spiegare questa? -
l'inaspettata domanda di Naegi però sembrò gelare
Hifumi, il quale impallidì di fronte all'oggetto che il
ragazzo teneva fra le mani,
- Che..? Perché ce l'hai tu? - balbettò tremante,
- All'apparenza sembra una comune penna stilografica -
spiegò Makoto mostrando l'oggetto alla classe, -... ma
spesso questo genere di strumento viene anche usato per inchiostrare i
manga. Me lo puoi confermare Hifumi? -
L'otaku si limitò ad annuire, serio e silenzioso, come se la
voce non gli uscisse più dalla gola, lo sguardo che evitava
quello del castano, appariva spaventato, simile ad un gigantesco
criceto impaurito. Probabilmente, temeva che le prossime parole di
Naegi decretassero la sua condanna. - Questo è l'oggetto con
cui il colpevole ha trasportato il veleno - annunciò di
fatti il ragazzo, lasciando qualche secondo perché i suoi
compagni assorbissero quell'informazione,
- Ma quella cosa può davvero trasportare del veleno? - fu
subito il dubbio con cui lo interrogò Owada e a cui, ancor
più velocemente, Makoto rispose:
- E' al quanto semplice: svitata la punta, si toglie il tubicino
d'inchiostro e la si rimette al suo posto; rimarrà solo
l'esterno in plastica, al cui interno ci sarà abbastanza
spazio per nasconderci qualcosa -
- Di solito è un metodo usato per nascondere i bigliettini
durante le verifiche - si aggiunse Ishimaru per dare un esempio
più esplicativo al suo kyoudai, il quale, dalla sua
espressione, doveva nutrire ancora qualche dubbio.
- Qui sembra che ci stiamo girando i pollici - commentò
Togami sbuffando, stanco di star semplicemente ad osservare l'evolversi
della situazione, ma non trovava modo di parteciparvi, non avendo nulla
di utile da condividere con la classe.
- Prima Naegi non ha avuto modo di comunicarci le informazioni che ha
raccolto, quindi c'è poco da fare... Massimo potremmo
intervenire quando ci sembrerà agire o ragionare in maniera
sbagliata - fece Kirigiri, all'apparenza del tutto impassibile, ma in
realtà probabilmente annoiata da una simile situazione
straordinaria. Solitamente era lei a governare il processo, sfruttando
Naegi ogni qual volta le facesse comodo, era bravo a dare quelle
spiegazioni che sembravano tanto annoiare Kyouko, con le quali era poi
in grado di portare l'intera classe ad additare il giusto sospetto. La
ragazza, con i suoi modi, pur disponendo di tutte le prove necessarie,
aveva l'unica pecca di non essere in grado di lasciarsi trasportare,
mostrando quell'animosità che invece, durante i suoi
interventi, Naegi era così bravo a palesare. Era con essa
che Makoto riusciva a convincere il resto della classe chi fosse il
colpevole, il suo sentimentalismo e le ricerche svolte da Kirigiri
erano normalmente ciò che li faceva giungere alla vittoria
di quei processi.
In quel caso, la ragazza non aveva partecipato direttamente alle
indagini, eppure, poteva constatarlo con i propri occhi, Makoto
sembrava cavarsela egreggimente anche senza il suo supporto.
"Che sia di cattivo umore?.." intuì Byakuya guardandola,
riuscendo a percepirne l'irritazione, nonostante l'espressione sul suo
volto non fosse minimamente cambiata,
"Se fosse realmente Yamada il colpevole?.. Non sarebbe tutto troppo
facile" pensava intanto Kyouko dubbiosa, ignorando lo sguardo
indagatore rivoltogli dall'ereditiere.
- L'ho rinvenuta in cucina, sembra sia caduta al colpevole e, al suo
interno, ci sono ancora dei minuscoli granuli bianchi, quasi certamente
il veleno - continuò la sua deposizione Naegi,
- Ne sei "quasi", certo? - obbiettò Hagakure, non sembrava
però voler mettere in dubbio la veridicità delle
parole del castano, più semplicemente ne sottolineva la
mancanza di sicurezze. Se non poteva dimostrare che quello fosse
realmente del veleno, allora la sue rimanevano unicamente delle
supposizioni.
- Hai voglia di verificarlo tu stesso, imbecille? - lo
invitò Togami arrivato al suo limite di sopportazione,
avvertendo una profonda irritazione alla gola che lo avrebbe portato ad
aizzarsi contro lo sciamano, e alle sue domande idiote, in maniere ben
peggiori, se ne avesse seguito il primo impulso. "Ma cosa crede testa a
cespuglio?! Non abbiamo i mezzi per verificare se quello sia veramente
veleno e, sopratutto, se è dello stesso tipo che ha
avvelenato quella primadonna di Celestia... Non tutti i veleni hanno
odori o caratteristiche particolari che li rendono riconoscibili ad
occhio nudo" pensò innervosendosi ulteriormente.
Inconsciamente cominciò a grattarsi la gola, tossendo un
paio di volte nel tentativo di liberarsi di quel fastidio, avvertendo
come se qualcosa gli si fosse bloccato nella giugulare, ma non ottenne
nulla. - Assaggia il residuo che Naegi ha trovato, se muori, allora era
veleno - parlò schiarendosi la voce, usando quel tono
irritante e sarcastico con cui amava rivolgersi a quelli che
considerava solo dei miseri insetti,
- Se ci sono presenti solo alcuni granuli non è detto che la
dose sia fatale - si aggiunse Kirigiri, e il suo intervento
sembrò andare a supportare la richiesta di Togami.
- Calmatevi bastardi, calma! - intervenne a quel punto Monokuma, - Okay
che shaman king qui, vi ha scassato le palle con i suoi interventi
inutili, ma vi ricordo che portare qualcuno al suicidio non equivale a
diplomarsi -
- Sì, però ce lo toglierebbe di torno -
- ... e sarebbe morto a causa della sua stupidità - l'essere
ridotti a ben miseri spettatori in quel processo sembrava aver creato
una strana coalizione tra Togami e Kirigiri, il cui nervosismo per il
mancato supporto a Naegi, li portava a dirigere la loro frustrazione
contro Hagakure, causa primaria del rallentamento allo sviluppo del
caso e, quindi, un intoppo di cui sbarazzarsi.
- Co... cominciò ad avere paura - arretrò di un
passo lo sciamano, quasi mettere un misero metro di distanza in
più da quei due potesse realmente servire a qualcosa,
cominciava a sudare freddo avvertendo gli sguardi gelidi della ragazza
e dell'ereditiere su di se.
- Kirigiri, Togami, smettetela di molestare Hagakure - per un qualche
motivo, nonostante stesse ricoprendo il proprio ruolo da capoclasse,
Ishimaru non mise la sua ben nota animosità in quel
richiamo, mantenendo un tono di voce normale e l'espressione che pareva
assorta in altri pensieri. Probabilmente, persino lui era arrivato a
pensare a quanto tempo avrebbero risparmiato, se lo sciamano avesse
finalmente chiuso il becco.
- Mi sento così odiato... - piagnucolò questi
chinando il capo, ferito nel profondo, e pensare che lui aveva
vent'anni, perché quei mocciosi non gli portavano il minimo
rispetto?
- Ma no, ma no...- arrivò repentino l'intervento di Naegi,
il quale tentò di risollevargli il morale, -... è
solo che sono accadute un mucchio di cose, siamo tutti un po' provati e
stressati dalla situazione -
- E tu, con la tua idiozia, rendi persino troppo facile prendersela con
te - commentò Owada vanificando ogni sforzo del castano,
guardando distrattamente l'altro nel parlare, mentre si ripuliva
l'interno dell'orecchio con il mignolo.
- Potremmo tornare al processo? - le chiare e giuste parole di Oogami,
seria e stoica come sempre, riportarono la discussione nella giusta
carreggiata, chiudendo quelle chiacchiere inutili,
- Certo - fu d’accordo con lei Ishimaru, - Naegi ci stava
parlando della penna stilografica che aveva rinvenuto vicino alla scena
del delitto - volle ricordare, nel caso lo stesso Makoto avesse perso
il filo del discorso,
- Ah, sì...- confermò questi sussultando, colto
in un momento in cui si era perso in altre congetture. Cominciava a
trovare strana la tranquillità che il capoclasse palesava,
solitamente i processi sembravano innervosirlo molto o, almeno, lo
facevano prima che subisse un’esecuzione. Che
quell'esperienza lo avesse reso più rilassato? No,
improbabile, se fosse stato in lui, Naegi, sarebbe stato terrorizzato
anche solo alla minima possibilità di dover ripetere una
simile esperienza. Quindi, cos'era a renderlo tanto tranquillo?..
Oppure, si stava sbagliando? Era davvero tranquillità quella
che si mostrava sul suo volto? O, forse, nascondeva una logorante
impazienza?
- Dicevo, dopo aver trovato un oggetto simile, poiché (come
ho detto prima), è una penna usata spesso anche per
l’inchiostrazione nei manga, è facile credere che
sia stato Yamada a perderla. E, avendo sia l'opportunità sia
i mezzi, ciò fa presupporre che sia stato lui ad avvelenare
Celestia -
- NO, NO, NO, NO! Io non centro! Non avrei mai potuto fare una cosa di
simile a Lady Celestia Ludenberck! Non so come ci sia finito del veleno
nella mia penna, ma non sono stato io a mettercelo!! -
cominciò furiosamente a negare Hifumi, animandosi a tal
punto a quelle accuse da farsi venire la bava alla bocca dalla rabbia.
Le sue reazioni erano mutate di colpo, passando ad una muta e
terrorizzata passività ad una forte e dirompente negazione
delle prove a suo carico.
- Bhé... Hifu, devi ammettere che è una prova un
po' pesante - fu il primo commento intelligente con cui se ne
uscì Hagakure, un velo di dispiacere nello sguardo
nell'osservare l'otaku,
- E'... è una congiura! Io non ho fatto nulla! Io... io..-
le gambe del ragazzo sembrarono cedere sotto la sua enorme mole,
facendolo cadere in ginocchio, le mani ancor bene afferrate al suo
banco, arrivando quasi ad impiantarci le unghie delle dita grassocce. -
Io ho fatto tutto come al solito... Ho, ho preparato il the a Lady
Celestia Ludenberck, tutto era come al solito... Allora,
perché? Perché è morta?! - e
scoppiò a piangere, mostrando quell'agonia interiore a cui
Naegi aveva già potuto assistere in caffetteria, notando
come quel ragazzo dalla stazza di una montagna, apparisse molto
più piccolo, quasi un dolore troppo forte per il suo animo
l'avesse distrutto, ripercuotendosi anche sul suo fisico mastodontico.
Forse per rispetto al dolore dell'otaku, il resto dei suoi compagni
rimasero qualche istante in silenzio, lasciandolo singhiozzare, ma
presto una scena tanto commovente e struggente venne a noia al
Burattinaio.
- Pff... E pensare che non sei tu quello più piagnucoloso -
sbuffò Monokuma tenendo la testa tonda reclinata, appoggiata
su una zampa con fare visibilmente annoiato, sbadigliando di fatti
subito dopo, non era per nulla toccato da una scenetta simile, lui
amava le tragedie, non i sentimentalismi. Anche se, doveva ammetterlo,
l'inaspettata disperazione che aveva suscitato in Yamada, lo stava
facendo godere un po'. - Comunque, branco di bastardi, vedete di
sbrigarvi a darvi una mossa! Volete accusare il qui presente Yamada
come colpevole dell'omicidio o volete chiacchierare dei fatti vostri
ancora per un po'? -
- Ci sono dei punti che ancora rimangono oscuri in questa faccenda,
quindi, direi di discuterne finché tutto non
diverrà chiaro - decise per tutti Kirigiri, la quale ben
dubitava che tutto potesse rivelarsi tanto facile e, dall'espressione
che aveva visto sul volto di Naegi, neppure lui, che aveva dato il via
all'accusa, ne sembrava troppo convinto.
- Quali punti..?- tirò su rumorosamente con il naso Yamada,
sembrava aver recuperato un minio di controllo nel rivolgergli uno
sguardo lucido colmo di stupore, già credeva che per lui
fosse finita, vista la prova schiacciante che lo indicava.
- Ad esempio, chi voleva incastrarti, Yamada - rispose per lei Naegi,
l'espressione seria di quando cominciava ad assemblare i pezzi del
puzzle che aveva davanti agli occhi.
- Un momento! Ma non avevi appena detto che era stato il cicc...
cioè, Yamada? - Owada era ben consapevole di
essere un insensibile, ma neppure lui era tanto ottuso da riservare un
insulto gratuito a chi si era appena dimostrato tanto fragile,
- Ho detto che la penna riconduceva a lui e a seguito di ciò
ho solo fatto una serie di congetture, non l'ho mai accusato
direttamente - gli fece notare Makoto.
- Usare simili sfaccettature e piccolezze... Il tuo assistente impara
in fretta Kirigiri - fu il commento a mezza voce che l'ereditiere
rivolse alla ragazza, la quale finse di non udirlo, rimanendo
impassibile ma, nuovamente, Byakuya notò che sembrava si
fosse rallegrata al comportamento di Naegi.
"La padrona è fiera del suo cagnolino..." non
trovò descrizione più azzeccata, per poi sbuffare
per l'ennesima volta, annoiato dalla totale mancanza di reazioni da
parte di Kyouko, tornando così prestar attenzione alla
discussione che, nel frattempo, avanzava. Tossì ancora un
paio di volte, continuando ad avvertire quel raschio in gola,
provocandosi delle fitte ad ogni colpo, la ferita al fianco gli doleva,
gli sembrava che la pelle attorno alla sutura avesse cominciato a
bruciare sempre più, come se qualcuno l'avesse scottato con
dei ferri roventi.
- E perché tutta questa manfrina?- insistette Owada, non
capendo il motivo per cui il ragazzo avesse agito in quel modo,
- Perché volevo studiare le reazioni di ognuno, ed era un
modo rapido per assicurarmi che Yamada non fosse veramente il colpevole
- spiegò Makoto trovandosi un po' esitante a parlare, quasi
la cosa lo mettesse in imbarazzo, cominciava a temere di aver
sbagliato, che un simile atteggiamento non fosse da lui, eppure, grazie
ad esso aveva raggiunto il proprio obiettivo.
- Quindi non ne eri sicuro..? - forse, mostrare delle insicurezze, non
era il modo migliore per affrontare un processo in cui in palio c'era
la propria vita, ma Naegi non poté trattenersi
dall'ammetterlo, d’altronde a lui interessava la
Verità e nient'altro.
- Ora lo sono - e s'incupì leggermente a quell'affermazione,
"Non dirmi che credi a Yamada solo perché si è
messo a frignare" pensò Togami, cominciando a dubitare delle
capacità del ragazzo, il suo "sentimentalismo" rischiava di
portarlo sulla strada sbagliata. -... Kirigiri, Owada è vero
che avete potuto studiare le riprese di ciò che è
accaduto in caffetteria? - esitò a porgere quella domanda,
probabilmente insicuro se potesse fargli o meno la richiesta che aveva
in mente.
- Sì è così - affermò
Kyouko, mentre Owada si limitava ad annuire, l'avevano visto a
ripetizione almeno quindici volte, fino a memorizzare ogni
più piccolo avvenimento dell’accaduto ma,
purtroppo, il filmato non conteneva alcun indizio su chi fosse il
colpevole, e di ciò Kirigiri aveva già informato
Naegi, quindi, quale’era il suo obiettivo?
- E... prima di morire, quante volte Celestia sorseggia il the? -
appariva come una domanda insensata e fuori luogo, ma nessuno dubitava
più che, le richieste del castano, nascondessero un
significato.
- Tre volte - fu rapida a rispondere Kirigiri, come c'era d'aspettarsi
da lei, mentre Owada ancora faceva mente locale,
- Però, quando ero in caffetteria, l'ha bevuto solo due
volte - ricordò quel breve scambio di battute che aveva
fatto con la gothic mentre Naegi era andato a bere "un bicchiere
d'acqua".
- E' perché lo fa prima del tuo arrivo...- l'occhiata che
Owada ricevette da Kyouko, per averla contraddetta, avrebbe potuto
perforare una muratura in granito,
"Ma non ha visto anche lui i video?" gli riservò invece uno
sguardo di sufficienza Togami, intento a schiarirsi nuovamente la voce.
-... lo assaggia una prima volta poi aggiunge lo zucchero -
continuò, sospirando interiormente, aveva memorizzato ogni
singolo particolare di quella scena. "Ora sono io a dover rispondere
alle richieste di Makoto?" pensò subito dopo, notando come
vi fosse stato uno scambio di ruoli, e ciò non le piacque
affatto,
- Yamada, era questo il comportamento "solito" a cui ti riferivi prima?
- e, a quel punto, Naegi si rivolse rapidamente a Yamada, interrompendo
la ricostruzione della ragazza.
"Lo sai che questa te la farà pagare, vero Naegi?" pensarono
in contemporanea i restanti tre ragazzi della classe, osservando
pietosamente Makoto, tanto ingenuo e preso dal processo da non essersi
reso conto del proprio errore.
- Eh..? Ah, ti riferisci allo zucchero? Sì, Celestia prima
assaggiava il the (per assicurarsi che fosse veramente del Milky Tea),
e poi aggiungeva due cucchiaini - a qualcuno, una simile attenzione
sulle abitudini di un’altra persona, sarebbe sembrata
sfociare nello stalker, e forse era così, ma in quel momento
poco importava se l'otaku avesse o meno un’ossessione per la
gothic, le sue osservazioni furono ben utili a Naegi.
- Grazie Yamada - si aggiudicò un ulteriore punto in meno,
essendosi ricordato di ringraziare Hifumi e non la ragazza che aveva
precedentemente interpellato.
"Il prossimo sarà il tuo omicidio" Togami avvertì
un senso di disagio nell'osservare Kirigiri, cui volto impassibile
nascondeva appena l'irritazione di cui si era colmata, "Sarà
in quel periodo..?"
- E adesso cosa c'entra lo zucchero? - intervenne Hagakure, confuso dal
repentino cambio d'argomento,
- Ecco...- fu attraversato da un moto di disagio Makoto, quasi alle sue
spalle si fosse appena materializzato un drago pronto per divorarlo,
-... poco fa, mentre assieme ad Oogami perlustravo la caffetteria, ho
avuto un’intuizione - si grattò la nuca con un
sorriso nervoso, infondo non aveva prove a supportare la propria
teoria, e ciò la rendeva solo una mera supposizione.
- Che tipo d'intuizione? - lo incitò a continuare Kirigiri,
forse con un tono troppo secco persino per lei,
- E se il colpevole non avesse voluto assassinare Celestia? - non
avrebbe potuto portar maggior confusione nella mente dei suoi compagni.
- Eppure, non mi sembra ci siano dubbi su chi sia il morto in questo
caso...- osservò nuovamente Hagakure, dopo un momento in cui
nessuno prese parola,
"Ha parlato quello che crede Bro' un fantasma.." pensò
all'ironia della cosa Owada, notando poi il silenzio del capoclasse, il
quale osservava la situazione senza intervenire. Gli sembrava si fosse
irrigidito alle parole di Naegi e ora pareva avere la testa altrove ma,
non essendo un grande osservatore, probabilmente si sbagliava.
- Se si riflette un momento appare ovvio, se realmente Yamada avesse
voluto uccidere qualcuno, non avrebbe certo scelto Celestia, sarebbe
stato troppo facile ricondurre l'omicidio a lui - trattandosi di un
delitto evidentemente premeditato, risultava difficile che la sua
soluzione fosse tanto scontata, per un omicidio serviva preparazione.
Ed essendo, oltre che ad un otaku autore di doujishin hentai, un
esperto di videogiochi, Hifumi doveva aver accumulato una certa
esperienza nello stendere piani strategici o simili.
- Però Yamada è l'unico che avrebbe potuto
avvelenare il the di Celestia, tu stesso e quel gorillone di Owada
potete confermare che non c'era nessun altro in caffetteria oltre a
loro due - obbiettò Togami, sforzando la voce
perché suonasse chiara, non riuscendo ancora a liberarsi di
quel fastidio alla gola,
- E' questo il punto. Non era il the a essere avvelenato - si appoggio
all'intervento dell'ereditiere, Naegi, per esibire il secondo
dei suoi sospetti, - Ho chiesto conferma a Kirigiri proprio per esserne
certo, Celestia non si è sentita male dopo aver bevuto il
PRIMO sorso di the -
- Ma non può trattarsi di un veleno ad effetto ritardato? -
fu il primo vero intervento di Ishimaru, l'espressione pensiero e
preoccupata, per quanto avesse posto la domanda, sembrava
già intuire la risposa.
- Naegi mi ha incaricato di controllare gli armadietti dell'aula di
chimica - fu Oogami a rispondergli, -... per controllare se la sostanza
usata fosse stata presa da lì. Difatti lo era e, seppur non
sia un'esperta, so che è un veleno che agisce nell'immediato
o nell'arco di una manciata di secondi - per quanto una simile
affermazione potesse suonare sospetta, Sakura non voleva nascondere le
informazioni di cui era in possesso ai suoi compagni, ne aveva
intenzione di specificare che, la sostanza in questione, era
abitualmente usata nei veleni per topi.
- Se il the fosse stato avvelenato, Celestia sarebbe morta prima che io
e Owada arrivassimo in caffetteria - concluse il discorso Naegi,
- Aspe..! Fermo un attimo! - sbottò Owada, che cominciava ad
avere serie difficoltà a seguire il discorso, - Lasciando
per un momento da parte la storia del the, è da prima che
dici che non è stato Yamada, ma se non lui, allora chi
poteva..? - preso dalla smania del momento, non trovò le
parole per terminare la domanda, ma queste a Naegi non servirono.
- C'era una seconda persona che poteva avvelenare Celestia, ovvero...-
- Celestia stessa - se quella di Kirigiri fosse solo una piccola
ripicca nei confronti di Makoto, per averla interrotta poco prima, o se
semplicemente volesse dare il proprio contributo al processo, dopo aver
potuto solo assistervi per massima parte, Togami non riuscì
ad intuirlo, vedeva solo il sorriso della ragazza e questo, ne era
certo, si rivelava sempre un pessimo segnale per il colpevole.
- L'omicida ha mischiato il veleno allo zucchero, è questo
che supponi, vero Naegi? - lo incalzò a continuare dopo
essere stata lei stessa ad azzittirlo, lasciandolo per un momento
interdetto, poiché il castano era convinto di essere il solo
ad essere giunto ad una simile soluzione, - Prima hai descritto i
residui, di quello che si suppone essere il veleno, rimasti nella
penna: minuscoli granuli bianchi; e nel video Celestia comincia ad
accusare il malessere solo dopo aver aggiunto lo zucchero nel the -
spiegò ciò che l'aveva portata a fare il suo
medesimo ragionamento.
- S..sì, e-esatto! - seppur forse si dovesse sentir irritato
per l'intervento della ragazza, la quale gli aveva rubato il palco,
Naegi non poté non ammirare le capacità logiche
di Kyouko, la quale sembrava stare sempre un passo avanti a lui anche
quando non ne sapeva nulla della faccenda in questione. La trovava
straordinaria.
- Quindi, possiamo escludere Yamada dalla rosa dei sospetti
poiché per lui non avrebbe avuto senso avvelenare il vasetto
dello zucchero quando era lui stesso a preparare il the di Celestia -
non voleva apparire da meno Togami, sempre per una questione d'orgoglio.
- Ma ciò è solo una supposizione, non costituisce
una prova. Yamada avrebbe potuto decidere di mettere la sostanza nello
zucchero così da sviare da se eventuali sospetti - volle
remare contro Ishimaru, al quale non si potevano dare tutti i torti.
- Allora non sarebbe stato così stupido da dimenticare sulla
scena la sua penna - replicò acidamente Byakuya, sentendosi
contraddetto,
- Però non sappiamo ancora come quella penna sia arrivata
lì - si aggiunse Hagakure il quale, forse a causa degli
intenti omicidi che aveva percepito provenire dall'ereditiere e da
Kirigiri, aveva cominciato a trattenersi dallo sparare le prime
sciocchezze che gli balenavano alla mente.
- Non siamo certi che sia la penna di Yamada -
cercò di spuntarla Togami,
- No, no... E' proprio la mia - fu però smontato
dall'improvvisa sincerità di Hifumi, il quale, cominciando a
sentirsi meno oppresso dalle accuse dei compagni, iniziava ad aprirsi
con loro,
- E potresti spiegarci com’è finita in cucina? -
la domanda di Kyouko azzittì l'ulteriore intervento di
Byakuya, il quale sembrava sul punto di realizzare la fantasia che
aveva avuto in ascensore e azzannare chiunque lo contraddicesse.
"Questi punti del cavolo.. fanno dannatamente male!”
imprecò mentalmente il biondo, respirando profondamente nel
tentativo di sedare il dolore e di calmarsi, ma il bruciore non spariva.
- Ecco... mi sono accorto di aver perso una penna per l'inchiostrazione
tempo fa, poco prima di scoprire il cadavere di Fukawa - fu costretto a
tornare con la mente a qualche giorno prima l'otaku, - Anzi,
è stato proprio cercandola che sono andato al bagno grande e
lì, ho trovato... Bhé, sapete -
- Credi te l'abbia presa qualcuno? - lo interrogò Kirigiri,
- Potrebbe essere, altrimenti non mi spiegherei come ci sia finito del
veleno al suo interno - ammise grattandosi le guance tonde, pensieroso.
- Però non credo di aver pestato i piedi a nessuno... almeno
non al punto di procurarmene l'odio -
- Dubito che il colpevole voglia incolparti per una sorta d'antipatia
nei tuoi confronti, semplicemente, risulti il più facile
d'accusare in questo frangente - volle evitare che il ragazzo
cominciasse ad accusare persone alla cieca Kyouko, spinto da intuizioni
troppo approssimative per poter essere prese sul serio, Hifumi avrebbe
rischiato di complicare ulteriormente le cose.
- Piuttosto bisognerebbe guardare a chi non sopportasse Celestia -
propose Togami, già consapevole di quanto inutile potessero
suonare le sue parole, Yamada a parte, non sembrava esserci alcuno che
avesse particolare simpatia per la gothic.
- Il problema è proprio questo Togami - si
apprestò a riprendere parola Naegi, mostrando quella smania
di quando si affrettava a correggere le osservazione dei propri
compagni, - Se qualcuno avesse avvelenato il the di Celestia non ci
sarebbero stati dubbi di chi fosse l'obbiettivo - scambiò
uno sguardo con Kirigiri quasi aspettasse il suo consenso per
continuare, lui stesso sembrava temere di mostrare quale via aprisse il
suo ragionamento. - ... ma il colpevole ha messo il veleno nello
zucchero - gli sfuggì una smorfia di stizza mentre stringeva
il pugno sotto alla banco, - ed essendo qualcosa usato da tutti..-
- Chiunque di noi avrebbe potuto essere stata la vittima di questo
processo - concluse per lui Kyouko, per quanto non disprezzasse il suo
impegno nel condurre il processo, preferiva quei momenti in cui Naegi,
trovatosi in difficoltà o troppo sensibile per continuare,
palesava platealmente il bisogno del suo supporto.
- E.. esatto - confermò Makoto, titubante, -... il
colpevole, questa volta ha agito senza un piano preciso, con il solo
scopo di diplomarsi - simili constatazione, per quanto vere, lo
ferivano, non riusciva a sopportare l'idea che uno dei suoi compagni
potesse arrivare a tanto, eppure, contando quello, di esempi ne aveva
già ben quattro.
- Uppupupupupu!.. Mossa intelligente, se non c'è una vittima
designata, difficilmente riuscirete a risalire ad un colpevole preciso,
bastardi. Uppupupupup! Se negli altri processi ve la siete cavata
è solo perché vittima e assassino avevano un
qualche legame, uppupupu! Ma come farete, adesso? -
La voce squillante di Monokuma e la sua orripilante risata calarono
simili ad una cortina di fumo nero sull'aula, assieme all'opprimente
sensazione, che avvolse la maggior parte dei sopravvissuti, di essersi
appena imbattuti in un vicolo cieco.
E adesso..?
|
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=3115956 |