- Green
Desires
- 5:
Stabbed in
the Back
- “[...]
Every little thing that I've known is every
- thing
I need to let go... [...]”
- Ashes
Remain – On My Own
- Niente.
- Loki
non aveva trovato assolutamente niente riguardo a
dei
midgardiani con una scintilla di Asgard ancora attiva dentro il loro
debole corpo.
- Erano
ormai due giorni che vagava e leggeva nell'immensa biblioteca di
Asgard e non aveva trovato niente.
- Stava
sfogliando l'ennesimo libro polveroso quando sua madre entrò
silenziosa.
- -Dovresti
riposare...-
- Il
dio dell'inganno cercò di ignorarla.
- -Heimdall
dice che la giovane sta bene- nessuna risposta -Sembra una ragazza
forte, suo nonno era...-
- -Uno
stolto?-
- La
interruppe Loki.
- -L'amore
per una donna midgardiana gli ha fatto prendere quella difficile
decisione, vivere accanto a lei aveva un prezzo e lo ha accettato-
- Frigga
gli sorrise enigmatica.
- Ma
il dio dell'inganno continuava a non capire come un dio della guerra
si fosse abbassato a vivere la sua vita come mero umano; gli dei
della guerra su Asgard erano tra i più stimati e godevano di
enormi privilegi*, che uno di loro potesse rinunciarvi...
- No.
- Loki
non lo capiva.
- Perso
nei suoi pensieri non si accorse neanche che Frigga, silenziosa come
era arrivata, lo aveva lasciato di nuovo al suo lavoro.
- Un
lavoro che per il momento non stata dando i suoi frutti; in quel
momento avrebbe preferito essere su Midgard, e questo la dice lunga
sulla sua disperazione, per vedere come se la stava cavando la
giovane Armida con il suo allenamento.
- A
dire il vero avrebbe voluto vedere come se la cavano il gruppo degli
Avengers con quel potere che a vista d'occhio stava riempiendo il
corpicino della giovane.
- Gli
sfuggì un ghigno.
- Aveva
sempre gioito nel vedere quel gruppo male assortito che perdeva il
controllo sulle situazioni più disparate. Non che perdesse
troppo tempo nello stare ad osservarli ma il caos
faceva
parte della sua natura e quella Armida, volente o nolente, lo aveva
portato tra gli Avengers.
- Dopo
quel breve intermezzo cercò di riportare la sua attenzione
sulla sua “missione”.
- Si
alzò dalla sedia andando a cercare nuovi tomi da potere
sfogliare e finalmente trovare qualche informazione utile.
- Aveva
sfogliato ogni volume, anche quelli in lingue ormai morte da tempo ma
il risultato era sempre lo stesso: niente.
- La
luce che proveniva dalle finestre fece capire a Loki che il giorno
stava per finire senza nessun risultato.
- Alzò
gli occhi al cielo verso quelle vetrate così chiare e
trasparenti che sembravano non esserci... E in quel momento un'idea
gli balenò in testa.
- Come
poteva trovare qualcosa che non c'era?
- Forse
non aveva scoperto niente su umani con una scintilla di Asgard
perché... Perché cosa?
- Il
groviglio di idee che aveva avuto gli stava scivolando tra le dita.
- Il
dio dell'inganno imprecò a denti stretti.
- C'era
un'unica persona su Asgard che potesse rispondere alle sue domande e
ai nuovi dubbi: l'Anziana saggia.
- Aveva
sperato di evitare l'incontro con quella vecchietta ma evidentemente
il Fato aveva deciso in altro modo.
- L'Anziana
lo aveva sempre deriso, pur bonariamente, ma Loki non lo sopportava;
di solito finivano per urlarsi contro con l'unico risultato di essere
preso in giro ancora di più dalla Saggia.
- Loki
sospirò.
- Tutto
questo solo per un'unica midgardiana.
- -*-
- La
sala del trono di Asgard era illuminata dalla calda luce del
pomeriggio; solo due figure si ergevano nell'enorme salone.
- Il
Padre di Tutto era rilassato come non lo era stato da molto tempo,
nonostante il, chiamiamolo contrattempo, con il risveglio della
giovane Armida, intorno ad Odino regnava la tranquillità: i
Nove Regni erano in pace, i suoi due figli sembravano non volersi
uccidere, per il momento... Insomma, tutto sembrava andare per il
verso giusto.
- -Dovrai
occuparti dell'addestramento della giovane-
- Il
Padre degli Dei interruppe il suo flusso di pensieri e quello del
figlio.
- -Loki
le ha già dato suggerimenti per controllare la sua magia
mentre lui continua le sue ricerche...- il dio del tuono fece una
breve pausa -Credete che Armida avrà bisogno anche di un
addestramento più... Fisico?-
- -Sicuramente-
- Odino
non sembrava aggiungere altro, così dopo alcuni secondi di
silenzio Thor riprese la parola.
- -Avete
qualche suggerimento sulla natura dell'addestramento da farle
seguire?-
- In
quel momento le porte della sala del trono si aprirono lasciando
entrare la figura elegante e fiera della guerriera Sif.
- -Mio
signore, mi avete fatta chiamare-
- Non
era neanche una domanda.
- -Lady
Sif riaccompagnerà tu e Loki su Midgard quando
sarà il
momento e vi aiuterà con la giovane Armida-
- Disse
Odino continuando ad avere il sorriso sulla lebbra.
- -Se
mi posso permettere...- iniziò la guerriera e il Padre di
Tutto, con un lieve cenno del capo, le diede il permesso di parlare
-Perché vi prodigate così tanto per una semplice
midgardiana?-
- A
Thor non sfuggì il tono stizzito nella voce di Sif.
- Odino
si alzò dallo scranno sul quale era rimasto seduto fino a
quel
momento, con il suo unico occhio buono sembrò scrutare
lontano, in un altro tempo e in un altro luogo.
- Un
lieve sospiro uscì dalla sue labbra.
- -Lo
devo a suo nonno... Non solo per le volte che ha salvato la mia vita
in battaglia ma anche per come mi sono comportato nei suoi riguardi
quando decise di vivere su Midgard come un umano-
- Negli
occhi del figlio primogenito Odino lesse una domanda silenziosa.
- -Lo
insultai, con tutta la forza e la stoltezza della mia giovane
età,
augurandogli di non trovare pace né serenità su
Midgard... Il compagno d'armi di una vita stava scegliendo di essere
un mortale... I secoli che adesso mi pesano sulle
spalle
portano sempre con se il rimpianto delle parole di quel giorno. Ecco
perché quella giovane è così
importante; come re
è il minimo che possa fare-
- Thor
non avrebbe mai creduto che suo Padre fosse così legato al
nonno di Armida e anche Lady Siff sembrava molto sorpresa.
- -Quando
partiremo per Midgard, mio Signore?-
- La
guerriera sembrava non vedere l'ora di uscire da quella sala e il dio
del tuono non poté fare a meno di notare ancora una
volta quanto sembrasse infastidita dalla richiesta del Padre di
Tutto.
- -Tornare
su Midgard ti provoca così
tanto dolore Lady Sif?-
- Thor e
la guerriera avevano lasciato il
Padre di Tutto agli affari di stato con i Consiglieri ed erano usciti
dalla Sala del Trono.
- La
donna si fermò costringendo il
dio del tuono a fare lo stesso.
- -Mi
è stata affidata una missione
ed è mio compito portarla a termine-
- -Bene!-
la voce del dio dell'inganno
interruppe la lotta di sguardi -Sono commosso dalla
vostra
devozione a quel patetico pianeta pieno di m...-
- -Loki!!-
- La voce
di Thor fece quasi tremare il
vetro delle enormi finestre del corridoio.
- -Meraviglie...
Quel pianeta così
ricco di meraviglie, fratello- sorrise di quel
sorriso sghembo
che poteva nascondere qualsiasi cosa -Comunque... Devi accompagnarmi
dalla vecchia Saggia, detesto doverlo ammettere a voce alta ma
abbiamo bisogno del suo aiuto...-
- -La tua
ricerca...?-
- -Esatto
fratello, non ho trovato
niente...-
- Senza
aspettare una risposta da parte dei
due il dio dell'inganno voltò loro le spalle e si diresse
fuori dall'immenso palazzo d'oro.
- Siff
fece lo stesso ma dalla parte
opposta a quella in cui si era allontanato Loki lasciando Thor
nell'immensità di quel corridoio vuoto.
- -*-
- Armida
si trovava nell'appartamento,
l'unica compagnia che aveva in quel momento era Bruce che leggeva un
giornale comodamente seduto sul divano.
- Erano
ormai tre giorni dalla partenza dei
due dei asgardiani che la giovane cercava di ripetere quello che
aveva fatto, per caso, nel mezzo di una strada affollata di New York
solo qualche giorno prima. Le aveva provate tutte: con lo yoga,
facendosi spaventare dall'incredibile Hulk (da non riprovare per
nessuna ragione al mondo) e facendo fare ricerche a J.A.R.V.I.S. che
non l'avevano portata da nessuna parte...
- Un
ringhio di frustrazione le uscì
dalla bocca facendo voltare il dottore che prima di alzarsi
lasciò
il giornale dove prima era seduto.
- -Forse
dovresti uscire un po'- disse
quando le fu vicino -Sono quasi tre giorni che te ne stai chiusa in
questo appartamento con delle persone non molto equilibrate-
- Alla
giovane sfuggì una risata.
- -Da
quanto non senti i tuoi amici?-
vedendo lo sguardo desolato della giovane aggiunse -Non puoi tenerli
all'oscuro da quello che ti sta succedendo-
- Armida
annuì senza molta
convinzione ma prese il cellulare e chiamò Anna che per i
primi cinque minuti non fece altro che urlare.
- Riuscì
a convincerla che andata
tutto bene, più o meno, che era in ottima forma,
più o
meno, e che Stark non la stava usando per degli esperimenti...
- -Al
Lucky's... Tra mezz'ora-
- E
riattaccò.
- Armida
si trovò davanti al locale
dell'amico senza neanche ricordarsi che strada avesse percorso o cosa
avesse visto.
- Quando
alzò il braccio per aprire
la porta notò che la mano le tremava.
- Fece un
respiro profondo.
- -Sono
tuoi amici, capiranno quello
che è successo, ti insulteranno per averli tenuti all'oscuro
di tutto e poi berrete insieme qualcosa ridendo e scherzando.
- Si
ripetette quella frase come se fosse
una formula magica e aprì finalmente la porta del Lucky's
che
per quel pomeriggio era rimasto eccezionalmente chiuso.
- I suoi
due amici erano seduti come due
giudici, uno di fianco all'altra.
- -Mi
dispiace non avervi chiamato prima ma
sono stati dei giorni frenetici e ne sono successe talmente tante
che...-
- Armida
lasciò in sospeso la frase
guardando negli occhi quei due che non avevano neanche mosso un
muscolo, sembravano addirittura che non respirassero.
- -Preferirei
che vi metteste ad urlare in
questo momento perché il vostro silenzio mi mette davvero
paura-
- Ridacchiò
la giovane cercando di
allentare la tensione che, a quanto pare, si poteva tagliare con il
coltello; le tende abbassate del locale poi non miglioravano certo
l'atmosfera...
- -Cosa
sei...?-
- Quello
che era uscito dalla bocca di Anna
sembrava un ringhio.
- -C...
Come prego?-
- Armida
era così stordita
dall'impatto e dalla rabbia contenuta in quella domanda che quasi
barcollò all'indietro.
- Anna al
telefono era arrabbiata, e Armida
la capiva fin troppo bene, ma la cattiveria dentro a quelle due
uniche parole no, il suo cervello non riusciva a registrarla.
- -Sono
Armida- riuscì a dire dopo un momento -La ragazza con cui
hai
diviso l'appartamento fino a pochi giorni fa... Anche se con un
antenato asgardiano... Sono sempre io...-
- L'ultima
parola fu quasi un sussurro
prima di trattenere di nuovo il fiato di fronte allo sguardo di Anna
e Jack. Il ragazzo non aveva ancora aperto bocca ma poco importava.
Quelle due paia di occhi che la scrutavano erano già
abbastanza.
- -Non
sei Armida...-
- Se
fosse stata trafitta da una lancia in
pieno petto molto probabilmente avrebbe fatto meno male.
- -Ti
abbiamo vista in televisione e in alcuni video l'altro giorno- disse
Jack, entrando finalmente nella conversazione -Hai ferito
delle persone-
- Armida
sgranò gli occhi non
sapendo come replicare; era vero che alcuni dei presenti avevano
subito delle lesioni, tra l'altro non gravi, ma la giovane non lo
aveva fatto di proposito e non capiva come le due persone che le
erano state più vicine negli ultimi mesi potessero anche
solo
pensare una cosa del genere.
- -Sono
sempre la solita Armida...-
- Continuò
a ripetere in un sussurro
cercando di ricacciare indietro le lacrime che cercavano con
prepotenza di uscire; incrociò di nuovo lo sguardo con i
suoi
migliori amici ma non ci trovò niente che si potesse
avvicinare almeno alla comprensione.
- -Hem..
Ok, capisco- non capiva affatto
invece -Quindi direi che non ci vedremo ne sentiremo
più-
il sorriso che si era stampato in faccia cominciava a vacillare.
- -Grazie
per essermi stati vicini in
questi mesi-
- Fece
per voltare loro le spalle ma la
voce di Jack la fermò anche se non lo guardò
negli
occhi.
- -Non
vogliamo avere problemi, non
vogliamo rischiare la vita perché ti siamo anche solo
lontanamente vicini-
- Armida
si limitò ad annuire a a
fuggire da quel luogo che racchiudeva molti ricordi felici.
- Aveva
pensato che la sua vita
avesse finito di vorticarle attorno come se fosse all'interno di un
uragano ma evidentemente non era ancora finita e il terreno
continuava a sgretolarsi sotto ai suoi piedi.
- -*-
- -Signor
Stark-
- -Si
J.A.R.V.I.S...?-
- Chiese
l'interessato quasi annoiato.
- Tony
era tornato all'appartamento dove
adesso tutti gli Avengers, tranne i due principi di Asgard, si erano
riuniti. Il dottor Banner sorseggiava una camomilla, il capitano
cercava di rimettersi in pari con gli anni persi e gli altri
cercavano semplicemente di rilassarsi.
- -I
livelli della signorina Armida sono
instabili-
- A
quelle parole tutto il gruppo si
preparò a entrare in azione.
- -Il suo
potere sta per manifestarsi
ancora?- chiese la Vedova Nera.
- -Merda...!-
- Imprecò
Steve.
- -Attenzione
al vocabolario capitano!- lo
riprese Tony -J.A.R.V.I.S. dove si trova Armida adesso?-
- -Sta
per entrare nell'appartamento
signore-
- Tutti i
presenti si bloccarono all'erta
aspettando di vedere la porta ridursi in briciole.
- La
giovane entrò con calma
evitando di guardare chiunque negli occhi e dirigendosi verso la sua
camera si chiuse immediatamente la porta alle spalle prima che
qualcuno le potesse fare qualsiasi domanda.
- -L'incontro
con i suoi amici non deve
essere finito benissimo...-
- Disse
Banner.
- -*-
- Il dio
degli inganni odiava tutto di
quel posto.
- C'era troppo
profumo, troppo
buio, troppi oggetti strani
attaccati alle pareti e
troppo... Troppo.
- Loki
sperò con tutto se stesso di
risolvere la questione nel più breve tempo possibile.
- -Benvenuti
principi di Asgard...- i due
sussultarono ritrovandosi la vecchia saggia alle spalle -Iniziavo a
preoccuparmi e a chiedermi quando sareste arrivati-
-
- avete
tutto il diritto di picchiarmi con
spranghe incandescenti ma chiedo umilmente pietà e perdono
ç.ç
- -si
inchina e si flagella-
- spero
che il capitolo vi sia piaciuto
anche se più breve dei precedenti (almeno mi sembra che sia
più breve... chi lo sa :3)
- grazie
a chi recensisce, a chi ha
inserito la storia tra le preferite, le seguite e le ricordate :D
- alla
prossima
- ciauuuu
- M_Wonnie
|