L’ARRIVO
DEI GEMELLI
<<
… e con questo abbiamo finito! Allora Amy, ti piacciono ?
>>
domandò Sheldon, una volta terminato di montare le culle per
i gemelli insieme
ai suoi amici.
La neurobiologa
rimase senza parole dallo stupore per quanto fossero belle.
Erano di legno bianco
rettangolari, con quattro ruote piroettanti compresi
di velo in tulle che veniva mantenuto con un’asta.
Lei e Sheldon
impiegarono un’intera giornata per sceglierle.
Dopo
decine e decine di culle,
definite dal fisico teorico o troppo piccole o troppo grandi o troppo
soffocanti, finalmente trovarono quelle perfette.
Ma il motivo per cui
suo marito le aveva scelte era perché includevano
anche un koala di peluche.
Sapeva quanto
ammirava quegli animali.
<< Si
si sono di suo gradimento. Ciò nonostante, non
c’era alcun
bisogno di prendere sei metri quadrati di alluminio e la fiamma
ossidrica. Io
sono cresciuta in campagna, ho aggiustato il motore di un trattore
quando avevo
dieci anni. Sarei riuscita a montare queste culle in pochissimo tempo. >> disse
Penny, prima che Amy potesse
aprire bocca.
<< Come
no! Così le avresti distrutte dopo neanche cinque minuti!
>>
La bionda stava per
replicare, quando la neurobiologa cercò di dividerli.
Si stavano
comportando peggio di due bambini dell’asilo.
<< Va
bene ragazzi, grazie mille per l’aiuto. Ora potete anche
andare
al cinema. >> concluse Amy, mentre spingeva i ragazzi
dall’ormai
ex-stanza del fisico sperimentale dirigendoli verso la porta
d’ingresso.
<< Si,
ok, abbiamo capito. Visto che oggi è il vostro anniversario
di
matrimonio, tu e tuo marito volete casa libera per fare sesso. Non
preoccupatevi, togliamo subito il disturbo >> disse
Howard, generando una
risata generale.
<< Si
da il caso che io e Amy non avremo alcun coito al momento. Lo
sai che lo sperma contiene ormoni che possono aiutare la dilatazione
della
cervice e quindi favorire l’inizio del travaglio? Inoltre,
durante l’orgasmo
viene rilasciato l'ormone ossitocina, che può scatenare le
contrazioni.
Non voglio che i
nostri figli nascano prima del tempo >> disse
Sheldon, con il suo solito tono di chi sapeva sempre tutto.
<< Ma
non dovevate andare a vedere il film? Su, andate, prima che si
fa tardi! >> sbottò la neurobiologa mentre li
cacciava fuori di casa
prima che potessero fare qualche battutina idiota.
**********
<<
Mamma mia, che caratteraccio! >> dichiarò
l’ingegnere,
mentre scendeva le scale insieme a sua moglie e ai suoi amici.
<< Su
Howard, la colpa non è sua. I suoi ormoni impazziti la
rendono
così >> cercò di giustificarla
Leonard.
<< Non
è solo questo. A quanto pare gli Shamy non hanno rapporti
sessuali da quando Sheldon ha saputo della gravidanza. Da come ci ha
raccontato
Amy, teme che i bambini li possano vedere e sentire e che possano fare
domande
al riguardo tra qualche anno >> disse la microbiologa.
Leonard e Howard
scoppiarono a ridere.
<< Ma
come si fa a non fare sesso per nove mesi? Leonard, promettimi
che se un giorno rimarrò incinta, lo faremo sempre
>> disse Penny.
<< Ma
certo, non preoccuparti >> le rispose il fisico
sperimentale, immaginando i suoi seni ancora più grandi, in
particolare quello sinistro.
<< E tu
Bernadette? Quando sarai incinta vuoi fare sesso con me
durante la gravidanza? >> le chiese Howard.
<< Eh?
O si, ma certo! >> rispose, cercando di essere il
più
convincente possibile.
Sapeva quanto suo
marito volesse dei figli, ma lei ancora non si sentiva
pronta a prendersi un impegno così grande.
Inoltre, vedere Amy
diventare grossa come una balena, non la aiutava di
certo a cambiare idea, per il momento.
**********
Una volta che Amy
chiuse la porta, si girò verso Sheldon, il quale era
intento a sistemare sul tavolino del soggiorno i pezzi della sua
scacchiera in
3D.
<< Vuoi
che giochi con te? >> gli chiese, anche se sapeva
benissimo la risposta.
<< Tu
vedi qualcun altro in questo appartamento? >>
La neurobiologa
sospirò, rassegnata.
Lei stessa aveva
preferito rimanere a casa quel giorno, anziché andare a
festeggiare in qualche ristorante.
Negli ultimi tempi
avvertita sempre con maggior frequenza dei dolori alla
schiena e un mal di pancia insopportabile. Inoltre i suoi piedi erano
doloranti
e se sentiva sempre più stanca. E la cosa che più
la faceva preoccupare, anche
se era del tutto normale in quel periodo, era la necessità
di urinare in
continuazione.
Rimanere nel loro
appartamento sembrava la scelta migliore.
<< Va
bene, Sheldon, giocherò con te, ma mi devi spiegare ancora
una
volta le regole >>
<< Amy,
te le ho illustrate già cinque volte! Non è che
tra i sintomi
della gravidanza c’è pure l’amnesia ?
>>
<< No,
non ti preoccupare. E adesso, se vuoi che incominciamo a
giocare, spiegami come si gioca >> disse Amy, cercando di
non perdere la
pazienza.
Non soffriva di
amnesia ma erano davvero regole difficili da ricordare ed
inoltre sapeva benissimo che suo marito ne avrebbe aggiunte delle altre
all’ultimo momento.
<< Ok,
te le rispiegherò. Tanto sai che adoro il suono della mia
voce. E’ come riempirsi le orecchie di soffice caramello
>>
Dopo che Sheldon
spiegò le regole degli scacchi 3D ad Amy, finalmente
incominciarono la partita.
La neurobiologa si
trovò subito in difficoltà, sia perché
ancora una volta
non ci aveva capito un accidente di quel gioco, sia perché a
lei non era mai
piaciuto.
<<
Brutta mossa >>
<<
Davvero? Perché? >> chiese Amy, dopo che aveva
preso un
pedone a caso posizionandolo sul primo tassello vuoto che aveva
adocchiato.
<< La
mia regina ora può mangiare la tua torre dal basso
>>
<<
Quindi significa che ho perso, vero? E’ finita?
>> domandò,
cercando di nascondere la sua felicità.
<<
E’ finita se faccio questa mossa… >>
disse, mentre prendeva
un pedone.
<<…
ma non la faccio, perché ci stiamo divertendo troppo!
>>
concluse, mentre riposava il pezzo al suo posto.
La neurobiologa,
esasperata più che mai, per tutta risposta, imitò
la mossa
che voleva fare suo marito, per mettere una buona volta fine a quel
gioco.
<< Ehi
che fai? Così hai perso! >> urlò,
indignato, il fisico
teorico.
<< E tu
hai vinto! Non sei contento? >>
<< Beh,
in effetti si. Vincere dà sempre una grande soddisfazione!
>>
Amy sorrise vedendolo
così felice e spensierato.
Forse poteva essere
anche strano e pieno di manie, ma faceva tutto con
spontaneità, come i bambini, così ingenui e privi
di problemi.
E proprio per questo
motivo, Amy era convinta che sarebbe diventato un
ottimo papà. Uno di quei padri che aiutano sempre i propri
figli nei compiti,
che li motivano a seguire sempre i propri sogni per far sì
che diventino
realtà, e soprattutto…
<<
Perché mi
stai fissando?
>>
La domanda di
Sheldon, riportò la neurobiologa alla realtà.
<<
Niente. E che… sei così bello >>
rispose semplicemente,
mentre con una mano iniziò a giocare delicatamente con i
suoi capelli dietro la
sua testa, senza mai staccarsi dai suoi occhi azzurri che per lei
risultavano
sempre così magnetici.
<< Ma
certo che sono bello! >> disse con ovvietà.
Il sorriso di Amy, se
possibile, si fece ancora più grande mentre
avvicinava lentamente il viso al suo per appoggiare delicatamente le
labbra
sulle sue.
Non appena
avvertì la mano di Sheldon sfiorarle la guancia, mentre
continuava a ricambiare i sui baci, la ragazza si accostò
ancora di più a lui,
attratta dal suo sapore che lo rendeva così dolce e buono
soltanto il Nesquik
alla fragola.
<<
Perché mi hai baciato? >> chiese Sheldon,
senza fiato.
<<
Perché i vincitori ottengono sempre un bacio
>> rispose,
Amy, con naturalezza.
<<
Giusta osservazione. Aspettami qui, devo prendere una cosa
>> disse, mentre si dirigeva in camera da letto, sotto
gli occhi
incuriositi di sua moglie.
Amy si
alzò dal divano per prendere una bottiglina
d’acqua quando
improvvisamente avvertì una fitta acuta al basso ventre, che
la costrinse a risedersi.
No, non potevano
essere le doglie.
Improvvisamente
sentì del liquido che le scendeva lungo le gambe.
Ok, di sicuro non era
pipì.
Si erano rotte le
acque.
Questo significava
solo una cosa.
Era in travaglio.
Ok. Niente panico.
<< Solo
perché sei incinta non significa che puoi sederti al mio
posto >>
La voce di Sheldon,
la distolse dai suoi pensieri.
Solo ora, in effetti,
si accorse di essersi seduta sul posto privilegiato
di suo marito.
Ma chi se importava?
In questo momento c’erano cose più importanti a
cui
pensare!
<<
Oltretutto, ci hai pure urinato sopra! Non potevi correre un
attimo al bagno? >> continuò, vedendo il
cuscino tutto bagnato,
tranquillamente.
<<
Sheldon, mi si sono rotte le acque >>
<< Ah,
ok, se ci hai versato sopra l’acqua non fa niente. Questa te
la faccio passare, ma non pensare che non sia arrabbiato
>>
La neurobiologa si
colpì la fronte con il palmo della mano.
Ma perché
non capiva subito le cose al volo?
<<
Sheldon sto per partorire! Prendi le chiavi della macchina e
accompagnami all’ospedale! >> urlò,
mentre i dolori si facevano sempre
più sentire.
<<
Punto primo: è impossibile che stai per partorire,
poiché la data
del parto è fissata per il 27 maggio, mentre il calendario
segna che oggi è il
12 maggio.
Punto secondo: Io non
guido. Potrei chiamare Leonard ma sarebbe inutile
perché tu non darai alla luce i nostri figli stasera,
perché negli ultimi mesi
non abbiamo messo in pratica alcun amplesso e quindi tu non avrai alcun parto prematuro.
>>
<<
Ascoltami bene, Sheldon. Tu adesso mi accompagni all’
ospedale
altrimenti i nostri bambini nasceranno qui nel soggiorno e ci
sarà sangue
dappertutto, soprattutto sul tuo posto sul divano. Vuoi davvero
rischiare?
>> disse, cercando di rimanere il più calma
possibile.
Il fisico teorico
rabbrividì ripensando al parto di sua sorella Missy.
No, non voleva che
anche casa sua facesse la stessa fine.
Inoltre, il suo
adorato cuscino del divano era ormai già impregnato di
liquido
amniotico. Non voleva che venisse rovinato ulteriormente dal sangue.
<< E va
bene, ti accompagnerò all’ospedale. Spera che non
facciamo
alcun incidente >> disse, rassegnandosi, mentre aiutava
Amy ad alzarsi,
dirigendosi verso le scale.
**********
<<
Allora ragazze, vi è
piaciuto il film? >> chiese Leonard, una volta usciti dal
cinema.
<< No!
>> risposero all’unisono le due ragazze.
<<
Mamma mia, come siete! Per me, The Avengers: Age of Ultron è
stato
stupendo! E poi, alla fine, una storia d’amore
c’è, quindi di che cosa vi
lamentate? >> disse, indignato, Howard.
Penny stava per
replicare quando improvvisamente si bloccò.
<< Cosa
c’è? >> le chiese il fidanzato,
preoccupato, vedendo i
suoi occhi fissi sul display del cellulare che non azzardavano a
spostarsi.
<<
E’ un messaggio di Amy. Sta per partorire. >>
disse in preda
al panico.
<< O
mio Dio! Cosa ci facciamo ancora qui? >> urlò
il fisico
sperimentale, mentre più in fretta che poté
arrivò alla macchina seguito dagli
altri.
<< La
cosa che più mi preoccupa è che Sheldon sta
guidando. Scommetto
200 dollari che Amy partorirà prima di arrivare
all’ospedale >> disse la
rappresentante farmaceutica.
<< Io
scommetto che arriveremo a destinazione prima di loro >>
dichiarò Bernadette.
<<
Secondo voi, Amy vorrà avere Sheldon vicino a sé
durante il parto?
>> domandò, invece, Raj.
**********
<<
Perché non acceleri un pochino, Sheldon ? >>
domandò Amy,
vedendo una sfilza di macchine sorpassarli.
Addirittura un
ragazzino in skateboard li aveva superati, accidenti!
<< No,
credo già di andare abbastanza veloce! >>
dichiarò, in
preda alla paura più totale di tamponare qualcuno.
<< Di
questo passo partorirò in macchina >>
<< Non
ti azzardare! >> la avvertì suo marito.
<< Un
semaforo rosso! Allora, sollevare il piede dall’acceleratore
e
poggiarlo sul freno premendo dolcemente >>
Solo ora sembrava che
il fisico teorico si fosse un pochino rilassato, ma
Amy sapeva benissimo che in quel preciso momento Sheldon stava pensando
alle
condizioni di salute di lei e dei bambini.
Mentre lo osservava
con gli occhi fissi sul semaforo in attesa dello
scattare del verde, era anche sicura che nella sua mente geniale si
stavano
formulando decine di domande che, ne era certa, non sarebbero mai
uscite dalla
sua bocca spontaneamente.
<< Non
sono spaventata, se è questo che ti stai chiedendo
>>
<< Non
me lo sto domandando >> rispose il fisico teorico.
La neurobiologa
alzò gli occhi al cielo.
<<
Sheldon… >> iniziò Amy, mentre gli
prendeva il viso tra le
mani costringendolo a guardarla negli occhi.
<<
… te lo ripeto. Non ho paura e sai perché ?
Perché so per certo
che andrà tutto bene, non succederà niente
né a me né ai gemelli. E poi so che
posso contare sempre su di te perché tu non mi lascerai
mai>>
Fu solo in quel
momento che il fisico teorico si rese conto delle sue
condizioni.
Non era mai stato
bravo a percepire il linguaggio non verbale ma, adesso,
vedendo sua moglie in quello stato, riusciva a coglierlo.
Sentiva le sue mani
che tremavano mentre respirava con una certa
difficoltà, i suoi occhi verdi che cercavano di non piangere
completamente ma
che, nel contempo, erano carichi di determinazione.
La stessa che aveva
usato durante gli anni ogni volta che pretendeva
qualcosa in più da lui nel loro rapporto e che non
l’aveva mai abbandonata,
nemmeno nei momenti peggiori e, soprattutto, non l’avrebbe
abbandonata nemmeno
in quel momento.
Sua moglie aveva
ragione.
Non
l’avrebbe mai lasciata.
Non poteva farsi
scappare una donna forte e decisa come lei.
E poi, se avesse
permesso ad Amy di crescere i bambini da sola, sarebbero
certamente diventati dei biologi.
E questo non poteva
affatto permetterlo.
<<
E’ verde, Sheldon >> lo avvertì,
vedendo il semaforo
cambiare colore.
<<
Cosa? O si, certo! >> mormorò distrattamente,
mentre cercava
di ripartire, riportando lo sguardo sulla strada.
<<
Sbaglio o stiamo andando leggermente più veloce?
>> domandò
la neurobiologa.
<< Mi
sembra ovvio. Non voglio che i nostri figli nascano in
un’autovettura. E’ antigienica e in questo momento
lo è ancora di più, visto la
quantità eccessiva di sporco e polvere che riesco a
percepire. Da quanto tempo
non la porti a lavare? >> disse, usando il suo solito
tono da rimprovero.
Amy
sospirò.
Suo marito non
avrebbe mai ammesso apertamente il motivo dell’improvviso
aumento della velocità.
**********
Dopo un disastroso
modo di parcheggiare da parte di Sheldon, finalmente erano
pronti per entrare nell’ospedale.
<<
Sheldon, mi aiuti ad uscire dalla macchina? Non riesco a muovermi!
>>
<<
Si… però prima volevo darti una cosa. Non ci
vorrà molto. Allungami
il braccio sinistro >> disse, mentre cercava qualcosa
nella tasca dei
pantaloni.
La neurobiologa lo
assecondò, incuriosita da quelle parole.
Quando vide un
braccialetto credeva che stesse avendo un’allucinazione
dovuta alle fitte.
<<
Volevo prenderti una versione più elegante di quello che
indossi
sempre su cui sta scritto che sei allergica alla
penicillina… >> iniziò,
mentre cercava impacciatamente di metterglielo facendola ridere.
<<
… ma non ce l’avevano. Così, alla fine,
ho optato per questo qui.
Buon anniversario, Amy >>
La ragazza se lo
rigirò tra le mani, ancora incredula.
Suo marito non era
mai stato un amante dei regali.
Il suo viso si
illuminò, quando lesse l’incisione sul cuore che
lo
componeva.
Due parole, cinque
lettere.
Una frase
apparentemente semplice ma, nel contempo, la più misteriosa
che
ci sia.
Proprio come Sheldon.
Unico e indecifrabile.
<< Ti
amo anch’io >> gli sussurrò,
dolcemente.
<<
Evviva! Amy ancora deve partorire e, cosa più importante,
noi ci
troviamo qui da mezz’ora mentre loro sono arrivati su per
giù cinque minuti fa.
E questo significa solo una cosa: ho vinto! Penny, sgancia i 200
dollari!
>> gridò Bernadette, dopo aver aperto
energicamente la portiera
dell’auto, facendo sobbalzare improvvisamente sia Sheldon che
Amy.
<<
Avete scommesso su come sarebbe giunta al termine la mia
gravidanza?! >> domandò la neurobiologa,
incredula.
<< Si!
>> risposero
all’unisono le due bionde, come se fosse la cosa
più normale del mondo.
<< Va
bene, non voglio sapere il perché di questa vostra idea.
Però,
vi prego, qualcuno di voi, mi può aiutare ad uscire dalla
macchina? >> chiese,
cercando di rimanere tranquilla.
<< O
si! Scusaci >> rispose Leonard mentre, aiutata da
Sheldon,
la aiutava ad alzarsi.
**********
<<
Ecco la sala parto che ti
hanno assegnato. La 73 >> disse Sheldon, spingendo Amy
sulla sedia a
rotelle.
<< Lo
sai che il 73 è il numero più completo?
E’ il ventunesimo dei
numeri primi. Il suo speculare, il 37, è il dodicesimo, e il
suo speculare, il
21, è il prodotto, e qui ti consiglio di reggerti forte, di
sette per tre
>>
<< No,
non lo sapevo >> rispose Amy, senza averci capito un
accidente, visto che in quel momento la sua mente stava pensando che,
nel giro
di qualche ora, la sua vita e quella di suo marito sarebbero cambiate
per
sempre.
<< Beh,
adesso lo sai. Io adesso vado. Quando hai finito, fammi
sapere >>
Stava per andarsene,
quando avvertì la mano di Amy che si stringeva intorno
alla sua, costringendolo a fermarsi.
<< Il
nostro contratto recita che quando uno di noi due sta male,
l‘altro deve prendersi cura di lui >>
<< E
allora? Non sei mica malata, stai solo per partorire >>
disse Sheldon, non capendo la sua affermazione.
<< Non
voglio entrare da sola. Ti prego, rimani con me >> lo
supplicò.
<< Ma
sei matta?! Ho già assistito al parto di mia sorella ed
è stato
fin troppo traumatico, e non posso nemmeno dimenticarlo
perché ho una memoria
eidetica. Non ho alcuna intenzione di rivivere la stessa esperienza
>> le
disse, alzando la voce più del dovuto.
Amy
abbassò lo sguardo, colpevole di quello che aveva appena
detto.
Sapeva di aver
preteso troppo da Sheldon.
Già aveva
fatto uno sforzo sovraumano accompagnandola all’ospedale
nonostante non sapesse guidare e, soprattutto, rimanendo per
così a lungo in
quel luogo, che lui considerava pieno di gente malata e germi mortali.
In una delle poche
volte nella sua vita, si era preoccupato di un’altra
persona che non fosse lui, sentendosi orgogliosa sapendo che quella
persona
altro non era che lei, che, oltretutto, portava in grembo i suoi figli.
Ma non poteva
obbligarlo a fare tutto.
<<
V… va bene, Sheldon, fa come vuoi >>
mormorò cautamente,
mentre gli lasciava la mano.
Il fisico teorico si
pentì immediatamente di quello che aveva detto e,
soprattutto, del tono che aveva usato con lei.
Aveva paura di
guardarla negli occhi, perché sapeva che, se lo avesse
fatto,
sarebbero stati avvolti da un velo di tristezza.
Tutta colpa sua e del
suo carattere, che sapeva benissimo, era fin troppo
indelicato.
Doveva rimediare.
Voleva vederla felice
e amata, voleva rivederla sorridere come quando ogni
volta trovava una scusa per baciarlo e la lasciava fare.
Voleva
che tornasse a ridere come
quando poco prima cercava di infilargli al polso il braccialetto che le
aveva
regalato trovando una certa difficoltà.
Ma, cosa
più importante, voleva che il suo sguardo tornasse a
risplendere,
come quando ,in macchina, gli aveva sussurrato che l’amava
anche lei.
Accidenti! Cosa gli
aveva fatto Amy per renderlo così spaventosamente
sensibile?
La sua mente diceva
che quella donna lo stava cambiando e questo non andava
affatto bene, né per il lavoro né per tutto il
resto, ma una vocina dentro di
sé diceva che, dopotutto, non gli dispiaceva affatto la persona più
affettuosa e di larghe vedute che
era divenuto.
La neurobiologa,
vedendolo ancora davanti a sé, credette che non avesse
udito la sua decisione.
<<
Sheldon, mi hai sentito? Ho detto che puoi andare… e adesso
che ti
prende?! >> chiese, vedendolo mettersi una
quantità fin troppo eccessiva
di disinfettante sulle mani e prendere improvvisamente il comando della
sedia a
rotelle entrando in sala parto.
<< Per
quale motivo alla fine si fa sempre come vuoi tu? >>
domandò, rassegnato, più a se stesso che a sua
moglie.
**********
<<
Mi aiuti a svestirmi,
Sheldon? >> domandò una volta dentro.
La neurobiologa
alzò gli occhi al cielo, tuttavia senza trattenere un
sorriso, vedendo suo marito che si era voltato da tutt’altra
parte pur di non
vederla senza nulla addosso.
<< Ah,
già! Dimentico sempre che dopo un anno che siamo sposati,
ancora non riesci a guardarmi nuda, senza prima un bel po’ di
preliminari che
ti fanno perdere il controllo delle tue azioni >> disse,
mentre cercava
di togliersi i vestiti di dosso ,in qualche modo, per infilarsi una
veste da
degente.
<< Amy,
è la trentesima volta che ti dico che non è
così. E’ che…
>>
Ma non
finì in tempo a dire la sua opinione, che venne interrotto
dal
Dottor Paul seguita a ruota da una donna, molto probabilmente
l’ostetrica.
<<
Allora, Amy? Sei pronta per incontrare i tuoi figli? >>
le
chiese, non appena la vide.
La ragazza
annuì, con decisione.
I suoi amici erano
tutti fuori che facevano il tifo per lei, anche se, ne
era certa, stavano ancora continuando a scommettere su di lei, forse
sull’orario
in cui sarebbero nati i gemelli, e, cosa più importante,
aveva suo marito
accanto a sé.
In
quell’istante si sentiva la donna più fortunata
del mondo.
<<
Guarda che adesso la tua amica non è più nuda,
quindi se vuoi
aiutarla a stendersi… >> disse il ginecologo,
rivolgendosi a Sheldon,
visibilmente a disagio, intento a perlustrare l’intera stanza.
<<
Guardi che Amy non è una mia amica, è mia moglie.
Anche se, adesso che
ci penso, solo pochi anni fa, davvero la definivo una
mia amica. Anzi, per essere più precisi, affermavo che era
una ragazza e che
era mia amica, ma che non era la mia fidanzata e che non lo sarebbe mai
stata.
Invece, adesso, siamo addirittura sposati >>
ragionò il fisico teorico,
mentre aiutava sua moglie a sdraiarsi.
<<
Allora tu devi essere il Dottor Sheldon Cooper, colui che ha con
Amy dei rapporti sessuali completi due volte la settimana
>> sentenziò il
Dottor Paul, ricordando le parole che aveva detto la ragazza la volta
che era
entrata nel suo studio per confermare la presenza della gravidanza.
<<
Anche se, con tutta onestà, pensavo che Amy se la fosse
inventata
la storia del marito >> continuò, senza
minimamente preoccuparsi che la
ragazza potesse ascoltarla, la quale, rimase sconvolta.
Davvero era
impossibile credere che una come lei, avesse finalmente trovato
un uomo che la amava per quello che era e che addirittura adesso stava
per dare
alla luce i suoi figli, generati in modo del tutto naturale?
Amy voleva digliene
quattro ma nel momento in cui si sdraiò, si sentì
sollevata
e sopraffatta da un senso di stanchezza, così, alla fine, ci
rinunciò.
In quel momento
avrebbe soltanto voluto farsi una bella dormita, ma il
dolore era così intenso che praticamente era impossibile.
<< Beh,
Amy, credo proprio che ci siamo! >> disse il Dottor
Paul, mentre le controllava la cervice.
<< Sei
dilatata già di cinque centimetri. Adesso puoi iniziare a
spingere! >>
E così
fece, più forte che poteva, mentre Sheldon le teneva una
gamba,
sotto il ginocchio, l’ostetrica che le teneva
l’altra.
<< Dai,
Amy, cerca di fare in fretta così sono ancora in tempo per
guardare The Walking Dead. Non mi stancherò mai di vedere la
puntata in cui
muore Lori >> disse Sheldon, come se quello che stava
facendo sua moglie,
fosse una cosa da nulla.
<<
COOOSA? Lori muore? >> gridò il ginecologo.
<< Ma
si! Nella quarta puntata della terza stagione.
Praticamente Lori
inizia ad avere le doglie e, insieme a Maggie e Carl, si
nasconde in uno sgabuzzino per partorire.
Vorrebbe avere un
parto naturale, ma non ce la fa, così chiede a Maggie di
praticarle un taglio cesareo con mezzi di fortuna, sapendo che questo
l’avrebbe
uccisa ma che, almeno, avrebbe salvato il bambino. Maggie,
all’inizio, non è
convinta della sua decisione, ma alla fine capisce che è per
il suo bene. Così
alla fine Lori dà alla luce una bambina, morendo dissanguata
e Carl, per non
farla ritornare come zombie, le dà il colpo di grazia.
Ma come, non lo
sapeva? >>
<< No.
Ancora devo iniziare la terza stagione >> rispose il
Dottor Paul, cercando di mantenere la calma, nonostante abbia appena
sentito un
grosso spoiler su una serie che aveva iniziato da poco ma che da subito
era
diventata la sua preferita.
<<
Sheldon, la vuoi piantare di raccontare di una donna che muore
dissanguata durante il parto?! >> urlò Amy,
tra un grugnito e l’altro.
<<
Perché? Stavo solo… >>
<<
Perché se prima non avevo alcuna paura, adesso ce
l’ho, e
parecchia.
Ed è tutta
colpa tua e della tua stupida serie tv! Forse era meglio che
aspettavi fuori ! >>
<< E se
facessi la stessa fine della protagonista? >> gli
domandò, improvvisamente, guardandolo dritto nei occhi.
Il fisico teorico
abbassò lo sguardo, non sapendo cosa dire, probabilmente
in una delle poche volte nella sua vita.
Ma cosa
c’era da dire? Ovviamente la colpa era sua.
Forse non avrebbe
dovuto descrivere quell’episodio al Dottor Paul in quel
momento.
Doveva rimediare al
suo errore, ancora una volta.
Non voleva vedere sua
moglie tormentarsi
in quel modo.
<<
Amy… >> iniziò, cercando di
toglierle quei brutti pensieri
dalla sua mente, prendendole saldamente la mano.
<< … tu non farai la
fine di
Lori, e non lo dico solo perché lei è morta a
causa di un taglio cesareo mal
fatto mentre tu stai avendo un parto naturale, e vuoi sapere il motivo?
Perché tu
sei la donna più forte e determinata
che io conosca e tu non puoi abbandonarmi perché…
beh, perché io ho bisogno di
te >>
<< Davvero? >> chiese Amy, visibilmente
colpita dalle sue
parole.
<<
Certo! Sei tu che devi occuparti di cambiare i pannolini ai
gemelli, di lavarli, di vestirli e di nutrirli. Non sperare che lo
faccia io!
>> sentenziò Sheldon, usando il suo solito
tono da ovvietà.
Amy rise,
immaginandolo intento a cambiare un pannolino pieno di pupù
e la
sua faccia disgustata, facendole totalmente dimenticare tutte le sue
preoccupazioni.
Ma come riusciva a renderla
felice,
semplicemente essendo sé stesso?
<< Il
primo bambino sta per arrivare. Adesso devi dare un’ultima
spinta decisiva >> disse il medico, distogliendola dai
suoi pensieri.
Amy eseguì
gli ordini e, in men che non si dica, udì il primo pianto di
suo
figlio nel mondo.
<< Ecco
il maschietto >> confermò il Dottor Paul,
avvolgendolo
in una copertina e posandolo tra le sue braccia.
In quel momento Amy
non sapeva cosa fare, se non singhiozzare insieme a suo
figlio. Non aveva mai preso in braccio un bambino e, tutto quello che
aveva
letto al riguardo, improvvisamente fu rimosso dalla sua mente.
Iniziò ad
avere paura, e tanta.
E se
l’avesse fatto cadere a terra? Se lo avesse soffocato?
<<
Posagli la testina sul tuo cuore, si tranquillizzerà >> lo
rassicurò il suo ginecologo, essendo
non estraneo a questo genere di situazioni.
<< E se
gli facessi del male? >> domandò timorosa.
<< Non
gli succederà niente. Lasciati guidare dal tuo istinto
materno
>>
Sola ora Amy si rese
conto di essere diventata una mamma e, come tutte
loro, avevano un istinto che le rendeva uniche e speciali.
Così, non
seppe neanche come, avvicinò suo figlio vicino al suo petto
e
subito si calmò.
Lo osservò
per un tempo infinito, rimanendone ipnotizzata, fissando nella
mente ogni dettaglio: i capelli arruffati, la curva delle sue guance,
le labbra
minuscole ma piene allo stesso tempo.
Era così
bello e così perfetto.
Esattamente come
Sheldon.
<< Hai
visto, Sheldon? L’ho fatto calmare, così non puoi
dire che è
fastidioso e che non ha fatto altro che piangere da tutta la sua vita.
Adesso
cerco di smettere di piangere pure io, prima che ti lamenti anche di
me…
>> disse, ancora gli occhi fissi su suo figlio mentre
cercava di
asciugarsi gli occhi in qualche modo.
<< Stai
parlando a vuoto Amy. Tuo marito è svenuto appena ho detto
che il primo bambino stava per arrivare >>
l’avvertì il Dottor Paul,
indicando Sheldon steso sul pavimento.
<< Non
dovremmo fare qualcosa ? >> domandò la
neurobiologa,
visibilmente preoccupata.
<< Stai
scherzando? Se lo svegliamo, finirà col raccontarmi anche il
finale di stagione di The Walking Dead ! >>
La ragazza
annuì, accettando le sue decisioni, anche se per motivi del
tutto diversi.
Chissà
perché, Sheldon, alla fine, aveva acconsentito ad entrare in
sala
parto con lei, nonostante considerava il parto un porno spettacolo di
magia.
Non riusciva proprio
a capacitarsi del fatto che le persone potessero
uscire dal altre persone.
Per lui era un modo
orrendo di fare nuovi umani.
E poi era meglio per
tutti, e soprattutto per lei, che non vedesse le sue
parti intime in quel momento.
Sarebbe rimasto
traumatizzato a vita e non avrebbe più fatto
l’amore con
lei.
E questo non
l’avrebbe proprio accettato.
Aveva aspettato anni
che accadesse e non poteva mandare tutto all’aria.
<<
Forza Amy. C’è ancora del lavoro da fare
>> le ricordò il
ginecologo, mentre l’ostetrica prendeva Luke tra le braccia
per consegnarlo ad
un infermiera.
Vari minuti di agonia
più tardi, Amy sentì un altro vagito.
Leila nacque alle
23:59.
A quanto pare, voleva
condividere con il fratello la stessa data di
nascita.
Questo era un buon
segno.
Amy era impaziente di
vedere la sua secondogenita, anche se sapeva
benissimo che i bambini erano identici.
Quando
l’ostetrica gliela porse, nuove lacrime di gioia iniziarono a
rigarle il viso.
Tanto Sheldon non
poteva dirle niente. Era privo di conoscenza.
Riuscì a
intravedere che condivideva alcuni tratti del fratello, ma
leggermente più definiti. Era anche più piccola
e, cosa più importante, aveva
un’espressione determinata.
Esattamente come lei.
<<
Posso tenerli tutti e due insieme? >>
Il Dottor Paul
annuì e riportò anche Luke al suo petto.
In preciso momento,
tutti i suoi timori scomparvero completamente, mentre
guardava quelle creature che fino a poco tempo fa si trovavano dentro
di lei.
All’inizio
le sembrava davvero assurdo e strano che delle nuove vite si
stavano formando all’interno del suo corpo.
Dopodiché
tutto le fu più reale quando Sheldon iniziò ad
avvicinarsi
quotidianamente alla sua pancia per poter inculcare ai gemelli un poco
alla
volta tutta la storia dell’origine del Big Bang, guadagnando
da loro calci a
volontà.
Forse volevano
ascoltare qualcosa di più divertente.
Forse davvero erano
interessati alla scienza e cercavano di attirare
l’attenzione perché volevano sapere di
più.
Chissà il
futuro cosa avrà in serbo per lei e per i figli?
Di una cosa ne era
certa.
Era pronta ad
affrontare tutte le sfide che la vita le avrebbe messo
davanti al suo percorso.
Perché con
accanto suo marito , le avrebbe vinte di sicuro.
**********
<< Non
dovevano essere due bambini? >> domandò
Sheldon,
visibilmente disorientato, mentre cercava di rialzarsi da terra,
vedendo Amy
che aveva in braccio solo un neonato.
<< Si,
sono due. Leila è lì che dorme >>
disse, indicando la culla
di plastica vicino al suo letto.
Il fisico teorico si
ritrovò a guardare sua figlia che dormiva serenamente,
le labbra come petali, un ciuffo di capelli neri, le dite
così piccole anche se
erano chiuse in piccoli pugni sulle orecchie, il suo respiro lento e
regolare…
<< Non
è perfetta? >> gli chiese Amy, vedendo suo
marito come
ammaliato alla sola vista della bambina.
La voce di sua moglie
la riportò alla realtà.
Se era perfetta?
Certo che lo era.
Ed era anche
bellissima, come la sua mamma.
E sarebbe diventata
anche un genio, ne era più che sicuro.
Improvvisamente ,se
la immaginò già adolescente, che portava a casa
un
ragazzo presentandolo come il suo fidanzato.
Lo avrebbe sbattuto
fuori minacciandolo con la sua spada di Game of
Thrones.
<<
L’unico essere perfetto in tutto il mondo sono io. E di
sicuro non
sei tu, visto che i tuoi capelli in questo momento mi ricordano
un’anatra
invischiata in una fuoriuscita di petrolio. Manca solo che dicano quack
>> disse, invece, alla fine.
Già per
lui era difficile accettare di provare dei sentimenti così
forti
per un’altra persona, anzi, per un neonato e, di certo, non
l’avrebbe ammesso
pubblicamente.
<<
Scusa tanto. Se aspetti un altro po’, verrà un
parrucchiere a
farmi la messa in piega >> le rispose Amy,
sarcasticamente.
<<
Sarcasmo? >> domandò Sheldon, per essere
sicuro
dell’affermazione che aveva udito.
<< Si
>> rispose stancamente Amy, mentre si stropicciava le
palpebre.
A differenza sua,
Sheldon era più sveglio che mai, nonostante fossero
l’una
e mezza di notte.
Ovviamente
perché aveva dormito per più di un’ora
sul pavimento.
<< Mi
dispiace non averti regalato niente per il nostro anniversario,
in questi ultimi tempi mi è completamente passato per la
testa. Quando esco
dall’ospedale, andiamo insieme a comprarlo, così
lo scegli tu. Va bene?
>> disse la neurobiologa mentre riguardava il
braccialetto intorno al
polso.
<< Hai
visto che avevo ragione quando ti ho detto che la gravidanza
ti ha fatto diventare anche smemorata? >>
Amy voleva ribattere
alla provocazione, ma era troppo debole.
E poi Luke si era
finalmente addormentato.
Se avesse iniziato a
discutere avrebbe alzato leggermente la voce e si
sarebbe messo a piangere.
<<
Comunque, hai pensato ad un secondo nome per entrambi? Dovevi
occupartene tu >> le domandò Sheldon.
<< Per
la bambina, avevo pensato ad Amanda. Deriva dal latino Amandus
e significa “colei che deve essere amata. ”
Il nome le
affiorò alla mente appena vide sua figlia.
Quel nome le stava a
pennello.
Sarebbe sempre stata
amata, non solo dai suoi genitori, ma anche dal resto
delle persone che avrebbe conosciuto nel corso della sua vita.
<< Come
Amanda Waller? >>
<< Chi?
>> domandò la neurobiologa.
<<
E’ una potente nemica dei supereroi dell’Universo
DC, anche se non
ha alcun super potere, quindi possiamo stare tranquilli
>> le spiegò il
fisico teorico, come se davvero temesse che sua figlia potesse
diventare
un’antieroina.
<<
Faccio finta di non aver ascoltato quello che hai detto.
Per quanto riguarda
lui… >> disse, osservando suo figlio che
dormiva
tranquillamente tra le sue braccia.
<<
… ancora non ci ho pensato >>
Eh, si! Luke era
più complicato da capire.
Ovviamente come suo
marito.
<< E
sia chiaro che non sarà Spock. Te l’ho ripetuto
non so quante
volte che è un nome che non esiste. >> lo
avvertì, vedendolo aprire
bocca.
<<
Uffa! E va bene. >> sospirò, rassegnato.
Amy meditò
a lungo su quale potesse essere il secondo nome di suo figlio.
Voleva che fosse un
nome semplice ma decisivo, possibilmente che esistesse,
e che andasse bene anche per Sheldon.
Cosa amava suo
marito, oltre gli stupidi film di supereroi in calzamaglia?
Ovviamente il suo
lavoro.
Improvvisamente si
ricordò cosa, anzi, per essere più precisi chi,
l’avesse
spinto a diventare un uomo di scienza.
Sorrise.
<<
Arthur >>
Il fisico teorico
rimase a bocca aperta, cosa che accadeva solo con Amy.
No, non poteva essere
vero.
<<
Come… >>
<< Si,
come il Professor Proton >> lo interruppe, Amy.
<< So
che tenevi molto a lui e so quanto hai sofferto quando è
scomparso. Ed è grazie a lui che sei diventato
l’uomo che amo >>
Sheldon era ancora
scosso.
Come riusciva Amy a
comprenderlo così a fondo?
Davvero era una donna
da non farsi scappare.
Realizzò
che, alla fine, da sua moglie, un regalo per i loro anniversario
di matrimonio l’aveva avuto.
Anzi, per essere
più precisi, ne aveva ricevuti due.
Luke Arthur Cooper e
Leila Amanda Cooper.
<< Lo
vuoi prendere in braccio? >> gli chiese dolcemente Amy,
vedendo
i suoi occhi pieni di curiosità fissi sul bambino.
<< Ma
sei impazzita? E se mi morde? >> rispose Sheldon, pieno
di paura.
<< Ma
come fa a morderti se non ha nemmeno un dentino. Inoltre, prima
o poi, dovrai imparare ad interagire con lui, proprio come hai fatto
con il
postino >>
<< Ma
il postino è diverso e poi… >>
Non finì
di terminare la frase che Amy gli mise in braccio suo figlio e la
sua memoria eidetica lo aiutò a tenerlo nel modo
più sicuro possibile.
Lo osservò
a fondo. Sembrava così fragile e indifeso.
Chissà se
gli altri bambini, in futuro, l’avrebbero preso in giro e lo
avrebbero riempito di botte, soltanto perché sarebbe stato
un genio incompreso
come lui?
Se fosse accaduto,
avrebbe sterminato tutti quei bulletti con il suo raggio
della morte.
Certo, aveva
già provato a costruirlo una volta, ma senza alcun risultato.
Ma, tra qualche anno,
con le nuove scoperte, avrebbe funzionato alla
perfezione.
<< Amy,
ha aperto gli occhi! E se si mette a piangere e non la smette
più? >> domandò, in preda al panico.
<< Non
piangerà perché è in braccio al suo
papà >>
<<
Papà Dottor Sheldon Cooper, prego >> la
puntualizzò.
<<
Io comunque non mi fido. Mi
sta fissando come se stesse tramando qualcosa alle mie spalle,
come… >>
All'improvviso si
ritrovò tutta la maglietta bagnata che emanava un odore
sgradevole.
<<
Nooo! Proprio sulla mia maglietta preferita di Flash doveva fare i
suoi bisogni!? >> urlò Sheldon, facendo
piangere Luke.
<< Devo
correre a casa a lavarla, sperando che basti. Adesso la
responsabilità è tutta tua! >>
disse, ridando il bambino a sua moglie e
scappando dalla stanza più in fretta che poté,
mentre Amy alzava gli occhi al
cielo.
*********
<<
Penny, ci credi che Sheldon è diventato papà?
Sembra ieri che lo
aiutavo con la zip del giubbino. Sta crescendo così in
fretta >> disse,
pieno di lacrime.
<<
Tesoro, è stato davvero ieri quando lo hai aiutato con la
cerniera
del giubbino. Io, invece, la scorsa settimana, lo aiutato con la lampo
dei
pantaloni >> le rispose, mentre cercava di consolarlo.
<<
Leonard, portami a casa, ti prego! >> disse, appena vide
il
suo amico, mentre correva con un disperato nei corridoi
dell’ospedale,
nonostante fosse notte e molti pazienti stavano dormendo.
<<
Perché? >>
<< Il
bambino mi ha urinato addosso. Sto per morire! Non
c’è un
minuto da perdere! >> gli rispose, mentre lo trascinava
verso l’uscita, sotto
gli occhi più che rassegnati di Penny.
|