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Autore: Hilary94100    18/05/2015    5 recensioni
Sheldon e Amy si sono finalmente uniti in matrimonio, ma entrambi sono ancora vergini. Cosa succederà una volta varcata la soglia della loro camera? Ci sarà finalmente un'intimità fisica e non solo mentale tra i due scienziati? E se si, come cambieranno le loro vite?
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amy Farrah Fowler, Sheldon Cooper, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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L’ARRIVO DEI GEMELLI

 

<< … e con questo abbiamo finito! Allora Amy, ti piacciono ? >> domandò Sheldon, una volta terminato di montare le culle per i gemelli insieme ai suoi amici.

La neurobiologa rimase senza parole dallo stupore per quanto fossero belle.

Erano di legno bianco rettangolari, con quattro ruote piroettanti compresi di velo in tulle che veniva mantenuto con un’asta.

Lei e Sheldon impiegarono un’intera giornata per sceglierle.

 Dopo decine e decine di culle, definite dal fisico teorico o troppo piccole o troppo grandi o troppo soffocanti, finalmente trovarono quelle perfette.

Ma il motivo per cui suo marito le aveva scelte era perché includevano anche un koala di peluche.

Sapeva quanto ammirava quegli animali.

<< Si si sono di suo gradimento. Ciò nonostante, non c’era alcun bisogno di prendere sei metri quadrati di alluminio e la fiamma ossidrica. Io sono cresciuta in campagna, ho aggiustato il motore di un trattore quando avevo dieci anni. Sarei riuscita a montare queste culle in pochissimo tempo.  >> disse Penny, prima che Amy potesse aprire bocca.

<< Come no! Così le avresti distrutte dopo neanche cinque minuti! >>

La bionda stava per replicare, quando la neurobiologa cercò di dividerli.

Si stavano comportando peggio di due bambini dell’asilo.

<< Va bene ragazzi, grazie mille per l’aiuto. Ora potete anche andare al cinema. >> concluse Amy, mentre spingeva i ragazzi dall’ormai ex-stanza del fisico sperimentale dirigendoli verso la porta d’ingresso.

<< Si, ok, abbiamo capito. Visto che oggi è il vostro anniversario di matrimonio, tu e tuo marito volete casa libera per fare sesso. Non preoccupatevi, togliamo subito il disturbo >> disse Howard, generando una risata generale.

<< Si da il caso che io e Amy non avremo alcun coito al momento. Lo sai che lo sperma contiene ormoni che possono aiutare la dilatazione della cervice e quindi favorire l’inizio del travaglio? Inoltre, durante l’orgasmo viene rilasciato l'ormone ossitocina, che può scatenare le contrazioni.

Non voglio che i nostri figli nascano prima del tempo >> disse Sheldon, con il suo solito tono di chi sapeva sempre tutto.

<< Ma non dovevate andare a vedere il film? Su, andate, prima che si fa tardi! >> sbottò la neurobiologa mentre li cacciava fuori di casa prima che potessero fare qualche battutina idiota.

**********

<< Mamma mia, che caratteraccio! >> dichiarò l’ingegnere, mentre scendeva le scale insieme a sua moglie e ai suoi amici.

<< Su Howard, la colpa non è sua. I suoi ormoni impazziti la rendono così >> cercò di giustificarla Leonard.

<< Non è solo questo. A quanto pare gli Shamy non hanno rapporti sessuali da quando Sheldon ha saputo della gravidanza. Da come ci ha raccontato Amy, teme che i bambini li possano vedere e sentire e che possano fare domande al riguardo tra qualche anno >> disse la microbiologa.

Leonard e Howard scoppiarono a ridere.

<< Ma come si fa a non fare sesso per nove mesi? Leonard, promettimi che se un giorno rimarrò incinta, lo faremo sempre >> disse Penny.

<< Ma certo, non preoccuparti >> le rispose il fisico sperimentale, immaginando i suoi seni ancora più grandi, in particolare quello sinistro.

<< E tu Bernadette? Quando sarai incinta vuoi fare sesso con me durante la gravidanza? >> le chiese Howard.

<< Eh? O si, ma certo! >> rispose, cercando di essere il più convincente possibile.

Sapeva quanto suo marito volesse dei figli, ma lei ancora non si sentiva pronta a prendersi un impegno così grande.

Inoltre, vedere Amy diventare grossa come una balena, non la aiutava di certo a cambiare idea, per il momento.

**********

Una volta che Amy chiuse la porta, si girò verso Sheldon, il quale era intento a sistemare sul tavolino del soggiorno i pezzi della sua scacchiera in 3D.

<< Vuoi che giochi con te? >> gli chiese, anche se sapeva benissimo la risposta.

<< Tu vedi qualcun altro in questo appartamento? >>

La neurobiologa sospirò, rassegnata.

Lei stessa aveva preferito rimanere a casa quel giorno, anziché andare a festeggiare in qualche ristorante.

Negli ultimi tempi avvertita sempre con maggior frequenza dei dolori alla schiena e un mal di pancia insopportabile. Inoltre i suoi piedi erano doloranti e se sentiva sempre più stanca. E la cosa che più la faceva preoccupare, anche se era del tutto normale in quel periodo, era la necessità di urinare in continuazione.

Rimanere nel loro appartamento sembrava la scelta migliore.

<< Va bene, Sheldon, giocherò con te, ma mi devi spiegare ancora una volta le regole >>

<< Amy, te le ho illustrate già cinque volte! Non è che tra i sintomi della gravidanza c’è pure l’amnesia ? >>

<< No, non ti preoccupare. E adesso, se vuoi che incominciamo a giocare, spiegami come si gioca >> disse Amy, cercando di non perdere la pazienza.

Non soffriva di amnesia ma erano davvero regole difficili da ricordare ed inoltre sapeva benissimo che suo marito ne avrebbe aggiunte delle altre all’ultimo momento.

<< Ok, te le rispiegherò. Tanto sai che adoro il suono della mia voce. E’ come riempirsi le orecchie di soffice caramello >>

Dopo che Sheldon spiegò le regole degli scacchi 3D ad Amy, finalmente incominciarono la partita.

La neurobiologa si trovò subito in difficoltà, sia perché ancora una volta non ci aveva capito un accidente di quel gioco, sia perché a lei non era mai piaciuto.

<< Brutta mossa >>

<< Davvero? Perché? >> chiese Amy, dopo che aveva preso un pedone a caso posizionandolo sul primo tassello vuoto che aveva adocchiato.

<< La mia regina ora può mangiare la tua torre dal basso >>

<< Quindi significa che ho perso, vero? E’ finita? >> domandò, cercando di nascondere la sua felicità.

<< E’ finita se faccio questa mossa… >> disse, mentre prendeva un pedone.

<<… ma non la faccio, perché ci stiamo divertendo troppo! >> concluse, mentre riposava il pezzo al suo posto.

La neurobiologa, esasperata più che mai, per tutta risposta, imitò la mossa che voleva fare suo marito, per mettere una buona volta fine a quel gioco.

<< Ehi che fai? Così hai perso! >> urlò, indignato, il fisico teorico.

<< E tu hai vinto! Non sei contento? >>

<< Beh, in effetti si. Vincere dà sempre una grande soddisfazione! >>

Amy sorrise vedendolo così felice e spensierato.

Forse poteva essere anche strano e pieno di manie, ma faceva tutto con spontaneità, come i bambini, così ingenui e privi di problemi.

E proprio per questo motivo, Amy era convinta che sarebbe diventato un ottimo papà. Uno di quei padri che aiutano sempre i propri figli nei compiti, che li motivano a seguire sempre i propri sogni per far sì che diventino realtà, e soprattutto…

<< Perché  mi stai fissando? >>

La domanda di Sheldon, riportò la neurobiologa alla realtà.

<< Niente. E che… sei così bello >> rispose semplicemente, mentre con una mano iniziò a giocare delicatamente con i suoi capelli dietro la sua testa, senza mai staccarsi dai suoi occhi azzurri che per lei risultavano sempre così magnetici.

<< Ma certo che sono bello! >> disse con ovvietà.

Il sorriso di Amy, se possibile, si fece ancora più grande mentre avvicinava lentamente il viso al suo per appoggiare delicatamente le labbra sulle sue.

Non appena avvertì la mano di Sheldon sfiorarle la guancia, mentre continuava a ricambiare i sui baci, la ragazza si accostò ancora di più a lui, attratta dal suo sapore che lo rendeva così dolce e buono soltanto il Nesquik alla fragola.

<< Perché mi hai baciato? >> chiese Sheldon, senza fiato.

<< Perché i vincitori ottengono sempre un bacio >> rispose, Amy, con naturalezza.

<< Giusta osservazione. Aspettami qui, devo prendere una cosa >> disse, mentre si dirigeva in camera da letto, sotto gli occhi incuriositi di sua moglie.

Amy si alzò dal divano per prendere una bottiglina d’acqua quando improvvisamente avvertì una fitta acuta al basso ventre, che la costrinse a risedersi.

No, non potevano essere le doglie.  

Improvvisamente sentì del liquido che le scendeva lungo le gambe.

Ok, di sicuro non era pipì.

Si erano rotte le acque.

Questo significava solo una cosa.

Era in travaglio.

Ok. Niente panico.

<< Solo perché sei incinta non significa che puoi sederti al mio posto >>

La voce di Sheldon, la distolse dai suoi pensieri.

Solo ora, in effetti, si accorse di essersi seduta sul posto privilegiato di suo marito.

Ma chi se importava? In questo momento c’erano cose più importanti a cui pensare!

<< Oltretutto, ci hai pure urinato sopra! Non potevi correre un attimo al bagno? >> continuò, vedendo il cuscino tutto bagnato, tranquillamente.

<< Sheldon, mi si sono rotte le acque >>

<< Ah, ok, se ci hai versato sopra l’acqua non fa niente. Questa te la faccio passare, ma non pensare che non sia arrabbiato >>

La neurobiologa si colpì la fronte con il palmo della mano.

Ma perché non capiva subito le cose al volo?

<< Sheldon sto per partorire! Prendi le chiavi della macchina e accompagnami all’ospedale! >> urlò, mentre i dolori si facevano sempre più sentire.

<< Punto primo: è impossibile che stai per partorire, poiché la data del parto è fissata per il 27 maggio, mentre il calendario segna che oggi è il 12 maggio.

Punto secondo: Io non guido. Potrei chiamare Leonard ma sarebbe inutile perché tu non darai alla luce i nostri figli stasera, perché negli ultimi mesi non abbiamo messo in pratica alcun amplesso e quindi tu non avrai alcun  parto prematuro. >>

<< Ascoltami bene, Sheldon. Tu adesso mi accompagni all’ ospedale altrimenti i nostri bambini nasceranno qui nel soggiorno e ci sarà sangue dappertutto, soprattutto sul tuo posto sul divano. Vuoi davvero rischiare? >> disse, cercando di rimanere il più calma possibile.

Il fisico teorico rabbrividì ripensando al parto di sua sorella Missy.

No, non voleva che anche casa sua facesse la stessa fine.

Inoltre, il suo adorato cuscino del divano era ormai già impregnato di liquido amniotico. Non voleva che venisse rovinato ulteriormente dal sangue.  

<< E va bene, ti accompagnerò all’ospedale. Spera che non facciamo alcun incidente >> disse, rassegnandosi, mentre aiutava Amy ad alzarsi, dirigendosi verso le scale.

**********

 << Allora ragazze, vi è piaciuto il film? >> chiese Leonard, una volta usciti dal cinema.

<< No! >> risposero all’unisono le due ragazze.

<< Mamma mia, come siete! Per me, The Avengers: Age of Ultron è stato stupendo! E poi, alla fine, una storia d’amore c’è, quindi di che cosa vi lamentate? >> disse, indignato, Howard.

Penny stava per replicare quando improvvisamente si bloccò.

<< Cosa c’è? >> le chiese il fidanzato, preoccupato, vedendo i suoi occhi fissi sul display del cellulare che non azzardavano a spostarsi.

<< E’ un messaggio di Amy. Sta per partorire. >> disse in preda al panico.

<< O mio Dio! Cosa ci facciamo ancora qui? >> urlò il fisico sperimentale, mentre più in fretta che poté arrivò alla macchina seguito dagli altri.

<< La cosa che più mi preoccupa è che Sheldon sta guidando. Scommetto 200 dollari che Amy partorirà prima di arrivare all’ospedale >> disse la rappresentante farmaceutica.

<< Io scommetto che arriveremo a destinazione prima di loro >> dichiarò Bernadette.

<< Secondo voi, Amy vorrà avere Sheldon vicino a sé durante il parto? >> domandò, invece, Raj.

**********

<< Perché non acceleri un pochino, Sheldon ? >> domandò Amy, vedendo una sfilza di macchine sorpassarli.

Addirittura un ragazzino in skateboard li aveva superati, accidenti!

<< No, credo già di andare abbastanza veloce! >> dichiarò, in preda alla paura più totale di tamponare qualcuno.

<< Di questo passo partorirò in macchina >>

<< Non ti azzardare! >> la avvertì suo marito.

<< Un semaforo rosso! Allora, sollevare il piede dall’acceleratore e poggiarlo sul freno premendo dolcemente >>

Solo ora sembrava che il fisico teorico si fosse un pochino rilassato, ma Amy sapeva benissimo che in quel preciso momento Sheldon stava pensando alle condizioni di salute di lei e dei bambini.

Mentre lo osservava con gli occhi fissi sul semaforo in attesa dello scattare del verde, era anche sicura che nella sua mente geniale si stavano formulando decine di domande che, ne era certa, non sarebbero mai uscite dalla sua bocca spontaneamente.

<< Non sono spaventata, se è questo che ti stai chiedendo >>

<< Non me lo sto domandando >> rispose il fisico teorico.

La neurobiologa alzò gli occhi al cielo.

<< Sheldon… >> iniziò Amy, mentre gli prendeva il viso tra le mani costringendolo a guardarla negli occhi.

<< … te lo ripeto. Non ho paura e sai perché ? Perché so per certo che andrà tutto bene, non succederà niente né a me né ai gemelli. E poi so che posso contare sempre su di te perché tu non mi lascerai mai>>  

Fu solo in quel momento che il fisico teorico si rese conto delle sue condizioni.

Non era mai stato bravo a percepire il linguaggio non verbale ma, adesso, vedendo sua moglie in quello stato, riusciva a coglierlo.

Sentiva le sue mani che tremavano mentre respirava con una certa difficoltà, i suoi occhi verdi che cercavano di non piangere completamente ma che, nel contempo, erano carichi di determinazione.

La stessa che aveva usato durante gli anni ogni volta che pretendeva qualcosa in più da lui nel loro rapporto e che non l’aveva mai abbandonata, nemmeno nei momenti peggiori e, soprattutto, non l’avrebbe abbandonata nemmeno in quel momento.

Sua moglie aveva ragione.

Non l’avrebbe mai lasciata.

Non poteva farsi scappare una donna forte e decisa come lei.

E poi, se avesse permesso ad Amy di crescere i bambini da sola, sarebbero certamente diventati dei biologi.

E questo non poteva affatto permetterlo.

<< E’ verde, Sheldon >> lo avvertì, vedendo il semaforo cambiare colore.

<< Cosa? O si, certo! >> mormorò distrattamente, mentre cercava di ripartire, riportando lo sguardo sulla strada.

<< Sbaglio o stiamo andando leggermente più veloce? >> domandò la neurobiologa.

<< Mi sembra ovvio. Non voglio che i nostri figli nascano in un’autovettura. E’ antigienica e in questo momento lo è ancora di più, visto la quantità eccessiva di sporco e polvere che riesco a percepire. Da quanto tempo non la porti a lavare? >> disse, usando il suo solito tono da rimprovero.

Amy sospirò.

Suo marito non avrebbe mai ammesso apertamente il motivo dell’improvviso aumento della velocità.

**********

Dopo un disastroso modo di parcheggiare da parte di Sheldon, finalmente erano pronti per entrare nell’ospedale.

<< Sheldon, mi aiuti ad uscire dalla macchina? Non riesco a muovermi! >>

<< Si… però prima volevo darti una cosa. Non ci vorrà molto. Allungami il braccio sinistro >> disse, mentre cercava qualcosa nella tasca dei pantaloni. 

La neurobiologa lo assecondò, incuriosita da quelle parole.

Quando vide un braccialetto credeva che stesse avendo un’allucinazione dovuta alle fitte.

<< Volevo prenderti una versione più elegante di quello che indossi sempre su cui sta scritto che sei allergica alla penicillina… >> iniziò, mentre cercava impacciatamente di metterglielo facendola ridere.

<< … ma non ce l’avevano. Così, alla fine, ho optato per questo qui. Buon anniversario, Amy >>

La ragazza se lo rigirò tra le mani, ancora incredula.

Suo marito non era mai stato un amante dei regali.

Il suo viso si illuminò, quando lesse l’incisione sul cuore che lo componeva.

Due parole, cinque lettere.  

Una frase apparentemente semplice ma, nel contempo, la più misteriosa che ci sia.

Proprio come Sheldon.

Unico e indecifrabile.

<< Ti amo anch’io >> gli sussurrò, dolcemente.

<< Evviva! Amy ancora deve partorire e, cosa più importante, noi ci troviamo qui da mezz’ora mentre loro sono arrivati su per giù cinque minuti fa. E questo significa solo una cosa: ho vinto! Penny, sgancia i 200 dollari! >> gridò Bernadette, dopo aver aperto energicamente la portiera dell’auto, facendo sobbalzare improvvisamente sia Sheldon che Amy.

<< Avete scommesso su come sarebbe giunta al termine la mia gravidanza?! >> domandò la neurobiologa, incredula.

<< Si! >>  risposero all’unisono le due bionde, come se fosse la cosa più normale del mondo.

<< Va bene, non voglio sapere il perché di questa vostra idea. Però, vi prego, qualcuno di voi, mi può aiutare ad uscire dalla macchina? >> chiese, cercando di rimanere tranquilla.

<< O si! Scusaci >> rispose Leonard mentre, aiutata da Sheldon, la aiutava ad alzarsi.

**********

 << Ecco la sala parto che ti hanno assegnato. La 73 >> disse Sheldon, spingendo Amy sulla sedia a rotelle.

<< Lo sai che il 73 è il numero più completo? E’ il ventunesimo dei numeri primi. Il suo speculare, il 37, è il dodicesimo, e il suo speculare, il 21, è il prodotto, e qui ti consiglio di reggerti forte, di sette per tre >>

<< No, non lo sapevo >> rispose Amy, senza averci capito un accidente, visto che in quel momento la sua mente stava pensando che, nel giro di qualche ora, la sua vita e quella di suo marito sarebbero cambiate per sempre.

<< Beh, adesso lo sai. Io adesso vado. Quando hai finito, fammi sapere >>

Stava per andarsene, quando avvertì la mano di Amy che si stringeva intorno alla sua, costringendolo a fermarsi.

<< Il nostro contratto recita che quando uno di noi due sta male, l‘altro deve prendersi cura di lui >>

<< E allora? Non sei mica malata, stai solo per partorire >> disse Sheldon, non capendo la sua affermazione.

<< Non voglio entrare da sola. Ti prego, rimani con me >> lo supplicò.

<< Ma sei matta?! Ho già assistito al parto di mia sorella ed è stato fin troppo traumatico, e non posso nemmeno dimenticarlo perché ho una memoria eidetica. Non ho alcuna intenzione di rivivere la stessa esperienza >> le disse, alzando la voce più del dovuto.

Amy abbassò lo sguardo, colpevole di quello che aveva appena detto.

Sapeva di aver preteso troppo da Sheldon.

Già aveva fatto uno sforzo sovraumano accompagnandola all’ospedale nonostante non sapesse guidare e, soprattutto, rimanendo per così a lungo in quel luogo, che lui considerava pieno di gente malata e germi mortali.

In una delle poche volte nella sua vita, si era preoccupato di un’altra persona che non fosse lui, sentendosi orgogliosa sapendo che quella persona altro non era che lei, che, oltretutto, portava in grembo i suoi figli.

Ma non poteva obbligarlo a fare tutto.

<< V… va bene, Sheldon, fa come vuoi >> mormorò cautamente, mentre gli lasciava la mano.

Il fisico teorico si pentì immediatamente di quello che aveva detto e, soprattutto, del tono che aveva usato con lei.

Aveva paura di guardarla negli occhi, perché sapeva che, se lo avesse fatto, sarebbero stati avvolti da un velo di tristezza.

Tutta colpa sua e del suo carattere, che sapeva benissimo, era fin troppo indelicato.

Doveva rimediare.

Voleva vederla felice e amata, voleva rivederla sorridere come quando ogni volta trovava una scusa per baciarlo e la lasciava fare.

 Voleva che tornasse a ridere come quando poco prima cercava di infilargli al polso il braccialetto che le aveva regalato trovando una certa difficoltà.

Ma, cosa più importante, voleva che il suo sguardo tornasse a risplendere, come quando ,in macchina, gli aveva sussurrato che l’amava anche lei.

Accidenti! Cosa gli aveva fatto Amy per renderlo così spaventosamente sensibile?

La sua mente diceva che quella donna lo stava cambiando e questo non andava affatto bene, né per il lavoro né per tutto il resto, ma una vocina dentro di sé diceva che, dopotutto, non gli dispiaceva affatto la  persona più affettuosa e di larghe vedute che era divenuto.

La neurobiologa, vedendolo ancora davanti a sé, credette che non avesse udito la sua decisione.

<< Sheldon, mi hai sentito? Ho detto che puoi andare… e adesso che ti prende?! >> chiese, vedendolo mettersi una quantità fin troppo eccessiva di disinfettante sulle mani e prendere improvvisamente il comando della sedia a rotelle entrando in sala parto.

<< Per quale motivo alla fine si fa sempre come vuoi tu? >> domandò, rassegnato, più a se stesso che a sua moglie.

**********

 << Mi aiuti a svestirmi, Sheldon? >> domandò una volta dentro.

La neurobiologa alzò gli occhi al cielo, tuttavia senza trattenere un sorriso, vedendo suo marito che si era voltato da tutt’altra parte pur di non vederla senza nulla addosso.

<< Ah, già! Dimentico sempre che dopo un anno che siamo sposati, ancora non riesci a guardarmi nuda, senza prima un bel po’ di preliminari che ti fanno perdere il controllo delle tue azioni >> disse, mentre cercava di togliersi i vestiti di dosso ,in qualche modo, per infilarsi una veste da degente.

<< Amy, è la trentesima volta che ti dico che non è così. E’ che… >>

Ma non finì in tempo a dire la sua opinione, che venne interrotto dal Dottor Paul seguita a ruota da una donna, molto probabilmente l’ostetrica.

<< Allora, Amy? Sei pronta per incontrare i tuoi figli? >> le chiese, non appena la vide.

La ragazza annuì, con decisione.

I suoi amici erano tutti fuori che facevano il tifo per lei, anche se, ne era certa, stavano ancora continuando a scommettere su di lei, forse sull’orario in cui sarebbero nati i gemelli, e, cosa più importante, aveva suo marito accanto a sé.

In quell’istante si sentiva la donna più fortunata del mondo.

<< Guarda che adesso la tua amica non è più nuda, quindi se vuoi aiutarla a stendersi… >> disse il ginecologo, rivolgendosi a Sheldon, visibilmente a disagio, intento a perlustrare l’intera stanza.

<< Guardi che Amy non è una mia amica, è mia moglie.

Anche se, adesso che ci penso, solo pochi anni fa, davvero la definivo una mia amica. Anzi, per essere più precisi, affermavo che era una ragazza e che era mia amica, ma che non era la mia fidanzata e che non lo sarebbe mai stata. Invece, adesso, siamo addirittura sposati >> ragionò il fisico teorico, mentre aiutava sua moglie a sdraiarsi.

<< Allora tu devi essere il Dottor Sheldon Cooper, colui che ha con Amy dei rapporti sessuali completi due volte la settimana >> sentenziò il Dottor Paul, ricordando le parole che aveva detto la ragazza la volta che era entrata nel suo studio per confermare la presenza della gravidanza.

<< Anche se, con tutta onestà, pensavo che Amy se la fosse inventata la storia del marito >> continuò, senza minimamente preoccuparsi che la ragazza potesse ascoltarla, la quale, rimase sconvolta.

Davvero era impossibile credere che una come lei, avesse finalmente trovato un uomo che la amava per quello che era e che addirittura adesso stava per dare alla luce i suoi figli, generati in modo del tutto naturale?

Amy voleva digliene quattro ma nel momento in cui si sdraiò, si sentì sollevata e sopraffatta da un senso di stanchezza, così, alla fine, ci rinunciò.

In quel momento avrebbe soltanto voluto farsi una bella dormita, ma il dolore era così intenso che praticamente era impossibile.

<< Beh, Amy, credo proprio che ci siamo! >> disse il Dottor Paul, mentre le controllava la cervice.

<< Sei dilatata già di cinque centimetri. Adesso puoi iniziare a spingere! >>

E così fece, più forte che poteva, mentre Sheldon le teneva una gamba, sotto il ginocchio, l’ostetrica che le teneva l’altra.

<< Dai, Amy, cerca di fare in fretta così sono ancora in tempo per guardare The Walking Dead. Non mi stancherò mai di vedere la puntata in cui muore Lori >> disse Sheldon, come se quello che stava facendo sua moglie, fosse una cosa da nulla.

<< COOOSA? Lori muore? >> gridò il ginecologo.

<< Ma si! Nella quarta puntata della terza stagione.

Praticamente Lori inizia ad avere le doglie e, insieme a Maggie e Carl, si nasconde in uno sgabuzzino per partorire.

Vorrebbe avere un parto naturale, ma non ce la fa, così chiede a Maggie di praticarle un taglio cesareo con mezzi di fortuna, sapendo che questo l’avrebbe uccisa ma che, almeno, avrebbe salvato il bambino. Maggie, all’inizio, non è convinta della sua decisione, ma alla fine capisce che è per il suo bene. Così alla fine Lori dà alla luce una bambina, morendo dissanguata e Carl, per non farla ritornare come zombie, le dà il colpo di grazia.

Ma come, non lo sapeva? >>

<< No. Ancora devo iniziare la terza stagione >> rispose il Dottor Paul, cercando di mantenere la calma, nonostante abbia appena sentito un grosso spoiler su una serie che aveva iniziato da poco ma che da subito era diventata la sua preferita.

<< Sheldon, la vuoi piantare di raccontare di una donna che muore dissanguata durante il parto?! >> urlò Amy, tra un grugnito e l’altro.

<< Perché? Stavo solo… >>

<< Perché se prima non avevo alcuna paura, adesso ce l’ho, e parecchia.

Ed è tutta colpa tua e della tua stupida serie tv! Forse era meglio che aspettavi fuori ! >>

<< E se facessi la stessa fine della protagonista? >> gli domandò, improvvisamente, guardandolo dritto nei occhi.

Il fisico teorico abbassò lo sguardo, non sapendo cosa dire, probabilmente in una delle poche volte nella sua vita.

Ma cosa c’era da dire? Ovviamente la colpa era sua.

Forse non avrebbe dovuto descrivere quell’episodio al Dottor Paul in quel momento.

Doveva rimediare al suo errore, ancora una volta.

Non voleva vedere sua moglie tormentarsi  in quel modo.

<< Amy… >> iniziò, cercando di toglierle quei brutti pensieri dalla sua mente, prendendole saldamente la mano.

<<  … tu non farai la fine di Lori, e non lo dico solo perché lei è morta a causa di un taglio cesareo mal fatto mentre tu stai avendo un parto naturale, e vuoi sapere il motivo?  Perché tu sei la donna più forte e determinata che io conosca e tu non puoi abbandonarmi perché… beh, perché io ho bisogno di te >>

<<  Davvero? >>  chiese Amy, visibilmente colpita dalle sue parole.

<< Certo! Sei tu che devi occuparti di cambiare i pannolini ai gemelli, di lavarli, di vestirli e di nutrirli. Non sperare che lo faccia io! >> sentenziò Sheldon, usando il suo solito tono da ovvietà.

Amy rise, immaginandolo intento a cambiare un pannolino pieno di pupù e la sua faccia disgustata, facendole totalmente dimenticare tutte le sue preoccupazioni.

Ma come  riusciva a renderla felice, semplicemente essendo sé stesso?

<< Il primo bambino sta per arrivare. Adesso devi dare un’ultima spinta decisiva >> disse il medico, distogliendola dai suoi pensieri.

Amy eseguì gli ordini e, in men che non si dica, udì il primo pianto di suo figlio nel mondo.

<< Ecco il maschietto >> confermò il Dottor Paul, avvolgendolo in una copertina e posandolo tra le sue braccia.

In quel momento Amy non sapeva cosa fare, se non singhiozzare insieme a suo figlio. Non aveva mai preso in braccio un bambino e, tutto quello che aveva letto al riguardo, improvvisamente fu rimosso dalla sua mente.

Iniziò ad avere paura, e tanta.

E se l’avesse fatto cadere a terra? Se lo avesse soffocato?

<< Posagli la testina sul tuo cuore, si tranquillizzerà  >> lo rassicurò il suo ginecologo, essendo non estraneo a questo genere di situazioni.

<< E se gli facessi del male? >> domandò timorosa.

<< Non gli succederà niente. Lasciati guidare dal tuo istinto materno >>

Sola ora Amy si rese conto di essere diventata una mamma e, come tutte loro, avevano un istinto che le rendeva uniche e speciali.

Così, non seppe neanche come, avvicinò suo figlio vicino al suo petto e subito si calmò.

Lo osservò per un tempo infinito, rimanendone ipnotizzata, fissando nella mente ogni dettaglio: i capelli arruffati, la curva delle sue guance, le labbra minuscole ma piene allo stesso tempo.

Era così bello e così perfetto.

Esattamente come Sheldon.

<< Hai visto, Sheldon? L’ho fatto calmare, così non puoi dire che è fastidioso e che non ha fatto altro che piangere da tutta la sua vita. Adesso cerco di smettere di piangere pure io, prima che ti lamenti anche di me… >> disse, ancora gli occhi fissi su suo figlio mentre cercava di asciugarsi gli occhi in qualche modo.

<< Stai parlando a vuoto Amy. Tuo marito è svenuto appena ho detto che il primo bambino stava per arrivare >> l’avvertì il Dottor Paul, indicando Sheldon steso sul pavimento.

<< Non dovremmo fare qualcosa ? >> domandò la neurobiologa, visibilmente preoccupata.

<< Stai scherzando? Se lo svegliamo, finirà col raccontarmi anche il finale di stagione di The Walking Dead ! >>

La ragazza annuì, accettando le sue decisioni, anche se per motivi del tutto diversi.

Chissà perché, Sheldon, alla fine, aveva acconsentito ad entrare in sala parto con lei, nonostante considerava il parto un porno spettacolo di magia.

Non riusciva proprio a capacitarsi del fatto che le persone potessero uscire dal altre persone.

Per lui era un modo orrendo di fare nuovi umani.

E poi era meglio per tutti, e soprattutto per lei, che non vedesse le sue parti intime in quel momento.

Sarebbe rimasto traumatizzato a vita e non avrebbe più fatto l’amore con lei.

E questo non l’avrebbe proprio accettato.

Aveva aspettato anni che accadesse e non poteva mandare tutto all’aria.

<< Forza Amy. C’è ancora del lavoro da fare >> le ricordò il ginecologo, mentre l’ostetrica prendeva Luke tra le braccia per consegnarlo ad un infermiera.

Vari minuti di agonia più tardi, Amy sentì un altro vagito.

Leila nacque alle 23:59.

A quanto pare, voleva condividere con il fratello la stessa data di nascita.

Questo era un buon segno.

Amy era impaziente di vedere la sua secondogenita, anche se sapeva benissimo che i bambini erano identici.

Quando l’ostetrica gliela porse, nuove lacrime di gioia iniziarono a rigarle il viso.

Tanto Sheldon non poteva dirle niente. Era privo di conoscenza.

Riuscì a intravedere che condivideva alcuni tratti del fratello, ma leggermente più definiti. Era anche più piccola e, cosa più importante, aveva un’espressione determinata.

Esattamente come lei.

<< Posso tenerli tutti e due insieme? >>

Il Dottor Paul annuì e riportò anche Luke al suo petto.

In preciso momento, tutti i suoi timori scomparvero completamente, mentre guardava quelle creature che fino a poco tempo fa si trovavano dentro di lei.

All’inizio le sembrava davvero assurdo e strano che delle nuove vite si stavano formando all’interno del suo corpo.

Dopodiché tutto le fu più reale quando Sheldon iniziò ad avvicinarsi quotidianamente alla sua pancia per poter inculcare ai gemelli un poco alla volta tutta la storia dell’origine del Big Bang, guadagnando da loro calci a volontà.

Forse volevano ascoltare qualcosa di più divertente.

Forse davvero erano interessati alla scienza e cercavano di attirare l’attenzione perché volevano sapere di più.

Chissà il futuro cosa avrà in serbo per lei e per i figli?

Di una cosa ne era certa.

Era pronta ad affrontare tutte le sfide che la vita le avrebbe messo davanti al suo percorso.

Perché con accanto suo marito , le avrebbe vinte di sicuro.

**********

<< Non dovevano essere due bambini? >> domandò Sheldon, visibilmente disorientato, mentre cercava di rialzarsi da terra, vedendo Amy che aveva in braccio solo un neonato.

<< Si, sono due. Leila è lì che dorme >> disse, indicando la culla di plastica vicino al suo letto.

Il fisico teorico si ritrovò a guardare sua figlia che dormiva serenamente, le labbra come petali, un ciuffo di capelli neri, le dite così piccole anche se erano chiuse in piccoli pugni sulle orecchie, il suo respiro lento e regolare…

<< Non è perfetta? >> gli chiese Amy, vedendo suo marito come ammaliato alla sola vista della bambina.

La voce di sua moglie la riportò alla realtà.

Se era perfetta? Certo che lo era.

Ed era anche bellissima, come la sua mamma.

E sarebbe diventata anche un genio, ne era più che sicuro.

Improvvisamente ,se la immaginò già adolescente, che portava a casa un ragazzo presentandolo come il suo fidanzato.

Lo avrebbe sbattuto fuori minacciandolo con la sua spada di Game of Thrones.

<< L’unico essere perfetto in tutto il mondo sono io. E di sicuro non sei tu, visto che i tuoi capelli in questo momento mi ricordano un’anatra invischiata in una fuoriuscita di petrolio. Manca solo che dicano quack >> disse, invece, alla fine.

Già per lui era difficile accettare di provare dei sentimenti così forti per un’altra persona, anzi, per un neonato e, di certo, non l’avrebbe ammesso pubblicamente.

<< Scusa tanto. Se aspetti un altro po’, verrà un parrucchiere a farmi la messa in piega >> le rispose Amy, sarcasticamente.

<< Sarcasmo? >> domandò Sheldon, per essere sicuro dell’affermazione che aveva udito.

<< Si >> rispose stancamente Amy, mentre si stropicciava le palpebre.

A differenza sua, Sheldon era più sveglio che mai, nonostante fossero l’una e mezza di notte.

Ovviamente perché aveva dormito per più di un’ora sul pavimento.

<< Mi dispiace non averti regalato niente per il nostro anniversario, in questi ultimi tempi mi è completamente passato per la testa. Quando esco dall’ospedale, andiamo insieme a comprarlo, così lo scegli tu. Va bene? >> disse la neurobiologa mentre riguardava il braccialetto intorno al polso.

<< Hai visto che avevo ragione quando ti ho detto che la gravidanza ti ha fatto diventare anche smemorata? >>

Amy voleva ribattere alla provocazione, ma era troppo debole.

E poi Luke si era finalmente addormentato.

Se avesse iniziato a discutere avrebbe alzato leggermente la voce e si sarebbe messo a piangere.

<< Comunque, hai pensato ad un secondo nome per entrambi? Dovevi occupartene tu >> le domandò Sheldon.

<< Per la bambina, avevo pensato ad Amanda. Deriva dal latino Amandus e significa “colei che deve essere amata. ”

Il nome le affiorò alla mente appena vide sua figlia.

Quel nome le stava a pennello.

Sarebbe sempre stata amata, non solo dai suoi genitori, ma anche dal resto delle persone che avrebbe conosciuto nel corso della sua vita.

<< Come Amanda Waller? >>

<< Chi? >> domandò la neurobiologa.

<< E’ una potente nemica dei supereroi dell’Universo DC, anche se non ha alcun super potere, quindi possiamo stare tranquilli >> le spiegò il fisico teorico, come se davvero temesse che sua figlia potesse diventare un’antieroina.

<< Faccio finta di non aver ascoltato quello che hai detto.

Per quanto riguarda lui… >> disse, osservando suo figlio che dormiva tranquillamente tra le sue braccia.

<< … ancora non ci ho pensato >>

Eh, si! Luke era più complicato da capire.

Ovviamente come suo marito.

<< E sia chiaro che non sarà Spock. Te l’ho ripetuto non so quante volte che è un nome che non esiste. >> lo avvertì, vedendolo aprire bocca.

<< Uffa! E va bene. >> sospirò, rassegnato.

Amy meditò a lungo su quale potesse essere il secondo nome di suo figlio.

Voleva che fosse un nome semplice ma decisivo, possibilmente che esistesse, e che andasse bene anche per Sheldon.

Cosa amava suo marito, oltre gli stupidi film di supereroi in calzamaglia?

Ovviamente il suo lavoro.

Improvvisamente si ricordò cosa, anzi, per essere più precisi chi, l’avesse spinto a diventare un uomo di scienza.

Sorrise.

<< Arthur >>

Il fisico teorico rimase a bocca aperta, cosa che accadeva solo con Amy.

No, non poteva essere vero.

<< Come… >>

<< Si, come il Professor Proton >> lo interruppe, Amy.

<< So che tenevi molto a lui e so quanto hai sofferto quando è scomparso. Ed è grazie a lui che sei diventato l’uomo che amo >>

Sheldon era ancora scosso.

Come riusciva Amy a comprenderlo così a fondo?

Davvero era una donna da non farsi scappare.

Realizzò che, alla fine, da sua moglie, un regalo per i loro anniversario di matrimonio l’aveva avuto.

Anzi, per essere più precisi, ne aveva ricevuti due.

Luke Arthur Cooper e Leila Amanda Cooper.

<< Lo vuoi prendere in braccio? >> gli chiese dolcemente Amy, vedendo i suoi occhi pieni di curiosità fissi sul bambino.

<< Ma sei impazzita? E se mi morde? >> rispose Sheldon, pieno di paura.

<< Ma come fa a morderti se non ha nemmeno un dentino. Inoltre, prima o poi, dovrai imparare ad interagire con lui, proprio come hai fatto con il postino >>

<< Ma il postino è diverso e poi… >>

Non finì di terminare la frase che Amy gli mise in braccio suo figlio e la sua memoria eidetica lo aiutò a tenerlo nel modo più sicuro possibile.

Lo osservò a fondo. Sembrava così fragile e indifeso.

Chissà se gli altri bambini, in futuro, l’avrebbero preso in giro e lo avrebbero riempito di botte, soltanto perché sarebbe stato un genio incompreso come lui?

Se fosse accaduto, avrebbe sterminato tutti quei bulletti con il suo raggio della morte.

Certo, aveva già provato a costruirlo una volta, ma senza alcun risultato.

Ma, tra qualche anno, con le nuove scoperte, avrebbe funzionato alla perfezione.

<< Amy, ha aperto gli occhi! E se si mette a piangere e non la smette più? >> domandò, in preda al panico.

<< Non piangerà perché è in braccio al suo papà >>

<< Papà Dottor Sheldon Cooper, prego >> la puntualizzò.

 << Io comunque non mi fido. Mi sta fissando come se stesse tramando qualcosa alle mie spalle, come… >>

All'improvviso si ritrovò tutta la maglietta bagnata che emanava un odore sgradevole.

<< Nooo! Proprio sulla mia maglietta preferita di Flash doveva fare i suoi bisogni!? >> urlò Sheldon, facendo piangere Luke.

<< Devo correre a casa a lavarla, sperando che basti. Adesso la responsabilità è tutta tua! >> disse, ridando il bambino a sua moglie e scappando dalla stanza più in fretta che poté, mentre Amy alzava gli occhi al cielo.

*********

<< Penny, ci credi che Sheldon è diventato papà? Sembra ieri che lo aiutavo con la zip del giubbino. Sta crescendo così in fretta >> disse, pieno di lacrime.

<< Tesoro, è stato davvero ieri quando lo hai aiutato con la cerniera del giubbino. Io, invece, la scorsa settimana, lo aiutato con la lampo dei pantaloni >> le rispose, mentre cercava di consolarlo.

<< Leonard, portami a casa, ti prego! >> disse, appena vide il suo amico, mentre correva con un disperato nei corridoi dell’ospedale, nonostante fosse notte e molti pazienti stavano dormendo.

<< Perché? >>

<< Il bambino mi ha urinato addosso. Sto per morire! Non c’è un minuto da perdere! >> gli rispose, mentre lo trascinava verso l’uscita, sotto gli occhi più che rassegnati di Penny.

  
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