nydrali, grazie mille milioni per i complimenti :) sono felice di aver finalmente chiarito il mistero jason/james, iniziavo a pensare di aver letto male io ^_^' spero ti possano piacere anche tutti i prossimi capitoli, ciao!
- Secondo me qua ci vorrebbe un punto, forse anche due. Che vuoi fare? -
Lucrece era in piedi davanti a Joey con una forbice in una mano e un
grosso cerotto nell'altra.
- Limitati a disinfettare e a mettermi una garza, andrà
più che bene. -
- Ehy ma che modi sono? Guarda che non sono mica la tua infermiera
personale! - rispose sbuffando. - Vado a prenderti le bende - aggiunse
appoggiando sul tavolo il cerotto e le forbici.
Joey ne approfittò per guardarsi intorno.
La casa era veramente bella, una di quegli open space in cui le stanze
sono separate solamente da bassi muretti alti neanche un
metro.
Quando la donna tornò non mancò di farglielo
notare.
- Ti tratti sempre bene eh Lucrece? -
- Vaffanculo James - rispose lei, iniziando a fasciargli il braccio. -
Non hai neanche idea di cosa ho passato negli ultimi anni. -
- E perchè non me lo racconti? - chiese lui divertito dal
suo atteggiamento scontroso.
- Credimi, se te lo dicessi ti verrebbe un colpo! - poi, prima che lui
potesse rispondere qualcosa, aggiunse - che non sarebbe una brutta
cosa, così magari muori e la smetti di rompermi le palle -
Joey rise divertito.
- Allora? - la incalzò poi.
- Collaboro con la polizia da cinque anni, James -
Joey smise di respirare per qualche secondo, sobbalzando sulla sedia.
- Che cosa?? - chiese sgranando gli occhi.
- Mi avevano incastrata per bene, che dovevo fare? Iniziare una guerra
burocratica contro tutto lo stato dell'Alabama? Avrei speso un mucchio
di soldi in avvocati e forse non avrei neanche vinto...-
- Ma per cosa ti avevano beccato? - chiese Joey ancora incredulo da
quello che sentiva.
- Commercio di armi, ma non hanno mai voluto buttarmi dentro sul serio.
Lo sapevano che avrei potuto portarli da gente molto importante...e
allora mi hanno offerto di fare un po' di nomi in cambio di un forte
sconto di pena. - Finì la fasciatura, dopodichè
si sedette anche lei.
- Porca miseria...non ti ci vedo proprio a collaborare con gli sbirri -
disse Joey il cui respiro iniziava a tornare normale.
- Neanche io, che credi? Ma se mi avessero lasciata libera e confermato
che i nomi che avrei fatto non sarebbero mai più usciti di
galera, perchè no? I soldi da parte ce li ho, alla fine non
era una proposta troppo brutta...-
I due rimasero per qualche secondo in silenzio.
- E' per questo che te ne devi andare James, non puoi stare qui. Quegli
stronzi potrebbero entrare da quella porta da un momento all'altro e se
ti trovano qui...-
- Davvero ti entrano in casa a qualunque ora del giorno? -
- Lo facevano i primi anni, poi hanno capito che facevo la brava e
adesso si comportano un po' più civilmente. -
Joey sorrise guardandola con la testa piegata di lato.
- Se ti conosco almeno un po', sono sicuro che tu "la brava" non la
stai facendo, neanche se collabori con la polizia -
Lucrece alzò le spalle e assunse un'espressione innocente. -
Beh, è chiaro che qualche progettino riesco a mandarlo
avanti lo stesso...ma sono controllatissima James, non è
mica più una passeggiata come prima. -
Joey si piegò leggermente in avanti. - Arriviamo al dunque,
Lucrece. Ho bisogno di aiuto. -
- Ecco, è il caso che tu inizi a raccontarmi un po' di cose.
Che ci fai qui? -
Joey raccontò tutto, partendo dai suoi giorni in Francia
fino a quello che era successo poche ore prima.
- Per la miseria...e cosa intendi fare adesso? - Lucrece sembrava
veramente stupita.
- Beh ovvio, ucciderli tutti e quattro -
- Quattro? -
- John Roukis, l'altro la cui faccia non si vede nel video, Steven e
Ivan Kimberlin. -
Lucrece come risposta scoppiò a ridere.
- Ma sei pazzo? Guarda che i Kimberlin ormai fanno parte del giro di
St.Claire, mica li puoi ammazzare! -
- E cosa vuoi che mi interessi? - chiese Joey mostrando il suo sguardo
più serio.
- Non mi piace questa cosa James, non mi piace proprio per niente. Uno
degli aspetti che più mi piaceva di te era quello che sapevi
sempre chi ammazzare e chi no, e questi sono quelli che un tempo
avresti catalogato come "no". -
Joey sospirò. - Sì, forse un tempo lo avrei
fatto. Ma ormai è tutto diverso, ora sono come uno di quegli
eroi dei film che "non hanno più niente da perdere", hai
presente no? -
- E Alexander? -
- Alexander starà meglio con sua zia che con me, questo
è poco ma sicuro. -
- Mah - sospirò Lucrece. - A me serve un whisky. Vuoi? - gli
chiese alzandosi.
- Sì grazie. -
Il rapporto che legava Joey a Lucrece non era stato chiarito a nessuno,
nemmeno a Lily. Chiunque li avesse conosciuti sapeva una sola cosa:
Joey doveva averle fatto un favore veramente enorme affinchè
Lucrece lo trattasse in quel modo. Lei era stata in assoluto la donna
più pericolosa di tutta l'America, ma nonostante questo
aveva trattato Joey sempre con un occhio di riguardo, dandogli una mano
quando realmente gli serviva.
Quando tornò con i due bicchieri di whisky in mano,
ricominciò a parlargli preoccupata.
- Comunque James non mi hai detto cosa vuoi da me. Potevi andartene in
un albergo, perchè scomodarti ad arrivare fin qui? -
Joey prese il bicchiere e ne bevve immediatamente quasi tutto il
contenuto.
- Perchè ho bisogno di un po' di equipaggiamento e di
informazioni - le rispose esternando un sorriso strafottente.
- Allora hai proprio sbagliato caro mio, perchè io non posso
darti nè l'uno nè l'altro -
- Suvvia Lucrece, non dirmi che adesso perchè collabori con
la polizia non hai più qualche bel M16 nascosto sotto il
letto! E poi voglio che mi dici tutto di Kimberlin e di suo figlio,
devo avere qualcosa da cui partire -
- No, fottiti James! Non ho nessun Kalashnikov dentro lo sgabuzzino e
non ho neanche nessuna informazione sull'uomo che cerchi! Sono fuori da
queste cose e non voglio neanche saperne niente! -
- E allora chiedi a qualcuno, se tu veramente non sai niente. - le
rispose con tono secco.
- Neanche! Sai come vanno a finire queste storie? Te lo dicono io: lo
stronzo di turno dopo averti fatto fuori vuole scoprire chi ti aveva
passato l'informazione sul come trovarlo e così arrivano a
me! E sono fottuta anche io! No, non ci penso nemmeno, non ti
dirò niente! -
- Ma perchè fai così Lucrece? - sbottò
Joey. - Ti sto solo chiedendo qualche informazione, mica di imbracciare
una mitragliatrice e di venire con me ad ammazzare quei bastardi!-
Lucrece si fece improvvisamente seria, guardandolo fisso negli occhi.
- Mi spiace per quel che è successo James, sul serio, ma non
ti posso aiutare. Se fosse successo tutto questo cinque anni fa ti
avrei dato una mano, ma ora vivo in una situazione troppo delicata per
poter anche solo pensare di compromettermi. -
Dopo una risposta del genere, Joey capì che era inutile
insistere. Lucrece non aveva di certo perso il suo caratterino, ma
dimostrava di essere veramente spaventata dalla situazione che stava
vivendo.
Finì il suo whisky, dopodichè si alzò
in piedi.
- Ok, ho capito. Troverò qualcun altro in grado di dirmi
dov'è Kimberlin, non c'è problema. Ci
metterò solo un po' più tempo - concluse
appoggiando il bicchiere sul tavolo.
Lucrece lo guardò ancora da seduta.
- Hai paura che la polizia francese si metta in contatto con la nostra
appena risulterai scomparso vero? -
- Sì infatti, è per quello che speravo di far
presto. Se non ho basi da cui partire sarà tutto
più complesso, ma vabbè, in ogni modo non sarebbe
stato facile comunque. -
I due si fissarono ancora, come se riuscissero a comunicarsi gli stati
d'animo guardandosi semplicemente negli occhi.
- Senti James, una verifica che potresti fare senza perdere troppo
tempo sarebbe quella di scoprire se sua figlia è veramente
morta o no... -
Joey spalancò gli occhi. - Sua figlia? -
- Sì, quella che fece tutto quel casino sul Time Daily, io
credo che sia morta ma...visto che sei nei guai, tentar non nuoce. -
Joey si risedette subito.
- Kimberlin ha anche una figlia? Ma in quanti sono in quella dannata
famiglia? -
- Ci sono solo Steven e lei, stai tranquillo. Oltretutto la madre
è un'altra donna, questa era una cubana arrivata da poco in
America che si era fatta abbindolare dalle belle promesse di Ivan.
Questa ragazza due anni fa ha fatto scoppiare uno scandalo sul giornale
spifferando informazioni sugli appalti truccati che il fratello
vinceva, e pochi giorni dopo è sparita e nessuno l'ha
più ritrovata. Il corpo di sua madre invece fu trovato un
mese dopo. -
- Aspetta, aspetta...innanzitutto come si chiama questa ragazza? Quanti
anni ha? -
- Kimberlin l'ha saputo in carcere di avere una figlia, probabilmente
l'ha concepita poco prima di finirci dentro. Ammesso che sia ancora
viva, ora dovrebbe avere vent'anni. -
- E lei ha denunciato il fratello Steven? E perchè l'avrebbe
fatto? -
- Nessuno lo sa esattamente. Ricordo solo che sul Time Daily era
apparso questo articolo di fuoco in cui si diceva che lei aveva le
prove che suo fratello era un mafioso e che intendeva denunciarlo. Non
passò neanche una settimana che scomparve. Qualcuno dice che
il fratello le era talmente affezionato che la risparmiò,
mentre invece la madre fu ammazzata immediatamente. Fu un articolo che
mise paura a tutto il complesso mafioso di Kimberlin, ma fortunatamente
per loro svanì tutto nel giro di pochi mesi. Se lei
è ancora viva e tu riesci a trovarla allora...beh, avrai
tutte le informazioni che vuoi. -
- Lui le era affezionata e lei lo denuncia? C'è qualcosa che
non va Lucrece... -
- Lo so anche io, che credi James? Come ti ho già detto
nessuno sa cosa ha spinto quella ragazza ad agire così,
posso solo dirti che mi ricordo benissimo che nelle foto che scattavano
a lui quando andava in qualche posto famoso c'era sempre anche lei,
molto spesso addirittura sottobraccio. Qualcuno parlava anche di
incesto fra loro due tanto sembravano affiatati, fai tu. -
Passò qualche secondo in cui nessuno parlò.
- Ammesso che lei sia ancora viva, dove si troverebbe ora? -
- Mah, qualcuno dice che Steven la sbattè in un bordello di
periferia obbligandola a prostituirsi come punizione per quello che
aveva fatto, pena la morte se non avesse accettato. Ma come ti dicevo
prima sono solo voci, sinceramente non saprei dirti di più. -
Joey ci pensò ancora per qualche secondo, poi decise che una
persona del genere valeva troppo per non provare nemmeno a cercarla.
- Come hai detto che si chiama questa ragazza? -
- E chi se lo ricorda! Aveva uno di quei cazzo di nomi cubani
impronunciabili, ma se la vuoi cercare sappi che è mulatta,
quindi il cerchio si restringe. -
- E se fosse vera quella storia del bordello, quale potrebbe essere? -
Lucrece alzò leggermente gli occhi corrugando la fronte, ci
pensò qualche secondo e poi rispose.
- Si vocifera che l'abbia sbattuta in uno di quelli squallidi da
quattro soldi, che nella periferia di Ashville sicuramente non
abbondano. A meno che non ne abbiano chiusi o aperti di recente...direi
che dovrebbe stare o al "Bigboobies"
o al "Badgirls",
altri posti non ci sono. -
Joey sembrò pensarci su e questo diede il tempo a Lucrece di
riprendere il discorso.
- Però James, sul serio, non so quanto tutte queste storie
siano vere. E' molto più probabile che l'abbia fatta fuori
insieme alla madre, credimi. -
- Sì forse è così, però
vale la pena assicurarsene, non credi? -
- Forse... - rispose lei fissandolo negli occhi.
Joey si rialzò e questa volta si diresse verso la porta.
Lucrece lo seguì fino all'ingresso.
- Ascolta James - gli disse mentre apriva la porta. - Magari un'arma
riesco a procurartela ok? Tu non fare pazzie per averne una, nel giro
di al massimo due giorni ti so dire qualcosa. -
Joey sorrise, perchè sapeva che con Lucrece ogni volta
andava a finire così. Iniziava sempre col trattarlo male,
qualsiasi cosa chiedesse o volesse, e dopo averlo insultato il
più delle volte finiva sempre con l'accontentarlo. Era uno
strano rapporto quello che legava quei due, ma entrambi sapevano di
poter contare sull'altro se veramente ce ne era bisogno e a loro
bastava.
- Ok. Rimaniamo in contatto allora, ciao. -
Uscì da casa dirigendosi verso la R8 parcheggiata dall'altro
lato della strada.
- Ehy James, ma è tua quella? - gli urlò Lucrece
che era rimasta sulla soglia della porta.
- Figurati! Diciamo che l'ho presa in prestito... -
- Mi vuoi dire che hai parcheggiato davanti a casa mia un'auto rubata?
Ma sei impazzito? Vattene subito da qua brutto idiota! - gli
urlò, e Joey sorrise di nuovo per il pessimo carattere della
sua conoscente.
Mise in moto e partì, diretto alla ricerca di un posto dove
dormire.
***
Quando l'indomani si svegliò nella stanza del primo hotel
che aveva trovato la sera precedente, i suoi pensieri andarono subito
ad Alexander e alla situazione che aveva lasciato in Francia.
Gli sarebbe piaciuto veramente molto poter chiamare a casa per sapere
come andavano le cose, se Jean Dastè aveva già
mandato fax con il suo identikit a tutto il mondo oppure se suo figlio
o Morgana fossero riusciti a persuaderlo del fatto che non era scappato.
Si concesse tutta la mattina per pensare a queste cose
poichè i due posti che gli aveva elencato Lucrece aprivano
di sera, quindi significava che aveva tutta la giornata libera per
pensare a un piano.
Innanzitutto cercò un internet point dove poter usare
qualche motore di ricerca per trovare la ragazza. Inserì le
parole "scandalo Kimberlin Time Daily sorella" e trovò
abbastanza velocemente un sito che conteneva una pagina in cui si
parlava di ciò che era successo. Non trovò
dettagli aggiuntivi rispetto a quello aveva raccontato Lucrece ,
però trovò il nome della ragazza: Neira Yamaris.
Proprio come aveva detto lei, uno "di quei cazzo di nomi cubani
impronunciabili".
Spense tutto e uscì dal locale, non aveva bisogno di altro
se non di provare direttamente a scoprire se questa Neira era ancora in
vita o no. Passò il resto della giornata chiuso nella sua
stanza d'albergo, uscendo solo per comprarsi da mangiare. Disse al
ragazzo della reception che non sapeva quante notti si sarebbe fermato;
se fosse riuscito a ritrovare Neira l'avrebbe portata lì e
quindi gli poteva servire avere ancora per qualche giorno un posto
sicuro dove tornare.
Appena arrivata sera scese in strada e si recò al primo
parcheggio più vicino al suo hotel. Aveva bisogno di una
nuova macchina per andare in quei bordelli, non poteva di certo andarci
con la sua Audi altrimenti gliel'avrebbero rubata in meno di un minuto.
Vide arrivare un uomo su una grossa berlina nera, aspettò
che finisse di parcheggiare e seguì con gli occhi in quale
tasca metteva le chiavi. Appena vide chiaramente che le inseriva nella
tasca destra, gli si avvicinò cercando di non dare
nell'occhio e appena gli fu vicino finse di inciampare e di cadergli
addosso. Nello stesso momento in cui sbattè la spalla contro
l'uomo infilò una mano nella tasca contenente le chiavi e
gliele estrasse rapidamente, dopodichè si rimise in piedi e
si scusò di essergli andato addosso. L'uomo non si accorse
di nulla e continuò per la sua strada.
Joey aspettò che si fosse allontanato per entrare nella sua
nuova macchina. Inserì la chiave e avviò il
motore, controllando subito la lancetta della benzina per verificare
come stava messa l'auto. La freccia indicò ancora due tacche
piene, non erano molte ma dovevano essere sufficienti per andare e
tornare da Ashville.
Uscì dal parcheggio e si diresse verso il Bigboobies, che era
il primo dei due locali indicati da Lucrece venendo da Birmingham. La
sua ricerca qua si fermò quasi subito: appena
potè parlare con quello che sembrava essere il magnaccio
delle ragazze gli domandò se ne avevano una sui vent'anni e
di pelle scura e si sentì rispondere "Ma che dici? Qua
abbiamo solo americane bianche o donne russe! Non abbiamo negre noi
qui!" che lo fece uscire subito e tornare alla macchina.
Si recò quindi al Badgirls
conscio del fatto che quella era la sua ultima speranza di trovare la
ragazza.
Se possibile, il Badgirls
era ancora peggiore del precedente bordello che aveva visitato. La sala
d'ingresso era completamente priva di mobilio o di quadri se non fosse
per un piccolo tavolo e una sedia, seduto sopra c'era un nano che stava
leggendo un numero di Playboy. Alzò appena lo sguardo per
squadrarlo da capo a piedi, poi non appena notò che non era
il solito tipo di balordo che entrava in quel locale si alzò
e gli mostrò un falsissimo sorriso.
- Benvenuto signore! - pronunciò con uno stentatissimo
americano. - Prego, si accomodi! - aggiunse indicandogli la stanza che
c'era a sinistra dell'ingresso.
- Un momento, un momento - rispose Joey che stava venendo trascinato
nella sala indicata. - Voglio prima sapere che tipo di ragazze ci sono
qua dentro -
Il nano si fermò e lo guardò con sguardo
interrogativo.
- Perchè? Cerca qualcosa in particolare signore? -
- Sì, esattamente - rispose Joey sciogliendosi dalla spinta
del nano. - Io vado solo con determinati tipi di ragazze, quindi devo
prima di tutto sapere se ne posso trovare una come voglio io. - disse
cercando di mostrarsi incredibilmente serio.
- E che tipo di ragazza vorrebbe? - chiese sospettoso.
- Beh innanzitutto deve essere giovane, non più di
vent'anni, e poi mi piacciono un po' scure di pelle, come le messicane
o le cubane. -
Il piccolo uomo si mostrò un po' stupito dalla richiesta di
Joey, probabilmente non era abituato a sentirsi rivolgere simili
domande. Normalmente i clienti entravano e semplicemente aspettavano la
prima puttana libera, dopodichè pagavano e andavano a
divertirsi con lei.
- E se io gliene trovo una come lei vorrebbe, quanto sarebbe disposto a
pagare? -
- Il doppio della tariffa normale - rispose Joey continuando a tenere
il suo tono serio. Doveva cercare di sembrare il più
convincente possibile se voleva essere accontentato.
- Benissimo! - rispose sorridendo il nano. - Abbiamo giusto una ragazza
che ha tutte le qualità che ci ha richiesto! L'unico
problema è che adesso è occupata, se lei volesse
accomodarsi in salotto fino a quando non si libera...sarà
mia premura avvisarla quando potrà incontrarla! -
Joey fece cenno di sì con la testa e entrò nella
stanza affianco.
Il salotto a cui si riferiva il nano era in realtà una
piccola stanza con due divani e due poltrone, un tavolino con sopra
delle bottiglie quasi vuote di liquore e un attaccapanni. All'interno
della stanza c'erano già quattro uomini, divisi a coppie nei
due divani che sembravano parlottare fra di loro.
Joey non fu salutato e non salutò, si sedette sul primo
posto liberò che trovò e cercò di non
guardare in faccia nessuno. Alle narici gli arrivò subito un
intensissimo profumo da donna, probabilmente spruzzato nell'aria in
gran quantità per sopraffare altri odori decisamente meno
piacevoli.
Aspettò circa dieci minuti nei quali vide due uomini salire
alle stanze nel piano superiore e entrare un nuovo cliente,
dopodichè il nano della stanza d'ingresso lo raggiunse con
lo stesso sorriso falso di poco prima.
- Benissimo signore! La ragazza è pronta per lei! -
Joey si alzò e lo seguì senza dire niente.
- Dunque sarebbero...duecento dollari - gli chiese preparandosi a una
sfuriata. Ma Joey non aveva nè tempo nè voglia di
contrattare, di conseguenza svuotò il suo portafoglio e
pagò il piccolo uomo senza batter ciglio.
- Tutto a posto! La stanza è la numero 7, sopra le scale a
destra! Si diverta! - disse allungandogli una piccola chiave
arrugginita.
Joey salì le scale come indicatogli, cercando la stanza
sette fra tutte quelle presenti. Passando davanti ad ognuna di loro si
sentivano i versi più disperati; urla di donne, urla di
uomini, rumori di probabili frustini che fendevano l'aria colpendo
pelle umana.
Joey si ritrovò a scuotere la testa e ad accelerare il passo
per trovare quella che gli era stata indicata. Arrivò
davanti alla numero 7 ed entrò.
La stanza che si trovò davanti era veramente minuscola;
c'era giusto lo spazio di un letto a una piazza e mezza e un paio di
sedie.
Sul letto, sdraiata su un fianco, c'era una ragazza nuda rivolta con lo
sguardo verso il muro.
- Ehy - provò a dire, chiudendosi la porta lentamente alle
spalle. Non sentì alcun tipo di risposta, quindi decise di
fare il giro del letto e si chinò per guardarla in faccia.
Lo sguardo della ragazza era perso nel vuoto, assente, come se stesse
dormendo ad occhi aperti. Doveva aver pianto molto perchè si
notava chiaramente il trucco attorno agli occhi rovinato dalle lacrime,
con il colore nero della matita che le scendeva lentamente fino a
sparire sulle guance. A Joey il suo viso ricordò molto una
maschera triste di carnevale.
- Ehy, ragazza... - le disse ancora spingendole leggermente la spalla.
Il corpo della giovane ebbe un lievissimo sussulto,
dopodichè posò lentamente il suo sguardo su Joey.
- Sei tu Neira? -
Per un attimo, Joey vide una strana luce accendersi negli occhi della
ragazza, ma nuovamente non ottenne alcun tipo di risposta.
- Ti chiami così? Sei tu Neira Yamaris? -
Di nuovo silenzio.
Joey provò a guardarsi attorno nella speranza di trovare
qualcosa per farle aria ma gli cadde l'occhio sul braccio della ragazza
che sporgeva leggermente dal letto. Era strapieno di piccole punture,
alcune più gonfie di altre. Provò appena ad
appoggiare il pollice su una di esse ed esercitare una piccola
pressione che vide uscire immediatamente del liquido denso e bianco.
- Cazzo! - urlò. - Ti hanno drogata vero? E' per questo che
hai il braccio ridotto così? -
Le diede quattro schiaffetti sul volto, cercando di moderarne la forza
per farle tornare un attimo di lucidità.
- Pronto? Mi senti? - le chiese alla fine. La ragazza emise un grugnito
dal significato indecifrabile, ma era già meglio di prima
che sembrava totalmente assente. Un ventaglio non era certamente
sufficiente, quello che le ci voleva era qualcosa in grado di
svegliarla all'istante.
Si alzò per guardarsi attorno ma la stanza era priva del
bagno, quindi non poteva neanche bagnarle il viso in qualche modo.
Uscì momentaneamente dalla stanza e si guardò
attorno. Una delle tante porte presenti riportava una targhetta di
cartone attaccata a un chiodo con la scritta "bathroom" penzolante.
Joey provò ad entrare e si ritrovò in un piccolo
locale che riusciva a contenere a malapena un water piccolissimo, un
lavandino anch'esso piccolo e incredibilmente anche una doccia. Le
piastrelle erano tutte sudicie e anche il lavandino non sembrava essere
stato pulito dall'era dei dinosauri, però provando a girare
il rubinetto l'acqua scendeva e questo era già rassicurante.
Tornò velocemente nella stanza della ragazza, la prese in
braccio e la portò nella doccia, dopodichè
aprì l'acqua fredda e diresse il getto proprio sul suo
volto. Dovette aspettare solo pochi secondi per notare i primi effetti.
La ragazza sembrò riprendersi lentamente, cercando con le
mani un appiglio per spostarsi da quella fastidiosa acqua gelida. Joey
per un paio di volte la rispinse sotto il gettito, voleva essere sicuro
che si fosse pienamente ripresa prima di portarla via.
Quando riuscì a dire - Fammi uscire! - per Joey fu il
momento giusto per aiutarla ad alzarsi in piedi. Era completamente
fradicia e iniziava a tremare, ma per lo meno adesso sembrava
cosciente.
- Allora, sei tu Neira? -
- S...sì - rispose la ragazza iniziando a portarsi le mani
sulle braccia quasi a volersi scaldare da sola.
- Per la miseria - sussurrò Joey, - ti ho trovata sul
serio.... -
La guardò sfregarsi le braccia per riscaldarsi e si
guardò in torno per cercare un asciugamano, ma non
trovò nulla.
- Vabbè, vorrà dire che ti prenderai un
raffreddore. Aspettami qui. -
Uscì dal bagno ed entrò nella prima stanza che
trovò sfondando la porta con un calcio. Al suo interno
trovò un uomo inginocchiato sul letto e la prostituta in
piedi davanti a lui che lo teneva per il collo grazie a una sorta di
collare di borchie.
- Che nessuno di voi due dica una parola, ok? - disse mentre si
guardava attorno. Per terra, sparpagliati sul pavimento, c'erano i
vestiti dell'uomo che Joey iniziò a prendere velocemente,
dopodichè uscì dalla stanza e si recò
di corsa in bagno.
Neira si era accasciata per terra continuando a tenersi le braccia
strette al petto.
- Ascolta, devi metterti questi, va bene? Ti porto via da qua,
muoviamoci! -
Attese qualche attimo che la ragazza si muovesse, ma nonostante fosse
più sveglia di prima comunque non si mosse. Joey si
abbassò e la tirò in piedi con la forza.
- Mi hai sentito? Dobbiamo andarcene da qua! Muoviti! -
Appena finito di dirlo sentì dietro di sè le urla
dell'uomo che era uscito nudo dalla stanza in cui Joey era entrato.
- Ehy brutto figlio di puttana! Ridammi i miei vestiti! -
Visto che Neira non si muoveva, Joey iniziò a
vestirla come si fa con i bambini piccoli.
- Ehy mi hai sentito? Stronzo ridammi i miei...- ma non
riuscì a finire la frase visto che Joey si girò
verso di lui e lo colpì con un calcio alle caviglie, l'uomo
perse l'equilibrio e cadde picchiando la testa contro il duro
pavimento. La prostituta che si era messa sulla soglia della porta
seguì tutta la scena e quando il suo cliente non
sembrò avere le forze per rialzarsi si mise a urlare.
- Cazzo ragazza, ci dobbiamo muovere! - finì di tirarle su i
pantaloni che le andavano incredibilmente larghi e le
abbottonò solo l'ultimo bottone, poi lasciò
perdere la camicia e le infilò dalla testa un maglione a
quadrati bianchi e neri. Mentre lo faceva notò che i suoi
capelli nerissimi erano stati tagliati da una mano poco esperta; in
alcuni punti sembravano più corti che in altri ed erano
spaventosamente crespi e unti.
- Jaaake! - urlò la prostituta scendendo di corsa le scale.
Joey si fermò per un momento. - Chi è questo
Jake? - chiese a Neira.
- Il...il...buttafuori - rispose lei con un filo di voce.
- Oh cazzo - si lasciò scappare Joey, dando uno strattone
alla maglia per farla scendere per tutto il busto. - Per le scarpe ho
paura che dovrai farne a meno - le disse poi prendendola per mano e
trascinandola fuori. Neira riuscì a fare giusto due passi e
poi cadde per terra. Dal piano di sotto si poteva sentire la prostituta
parlare in maniera isterica con un uomo il quale si
precipitò su per le scale alla ricerca dell'uomo che gli era
stato descritto.
Joey scosse la testa e prese in braccio la ragazza, si
guardò attorno e vide l'uscita per le scale antincendio.
Aprì la porta con un calcio e iniziò a scendere
il più velocemente possibile. Come aveva potuto notare prima
Neira era veramente magrissima, tenerla in braccio pesava veramente
poco e questo gli permetteva di scendere velocemente.
Quando mancarono solo due gradini all'ultima rampa di scale Jake si
affacciò dalla porta che Joey aveva sfondato e si mise a
urlare guardandoli dall'alto verso il basso.
- Fermati subito pezzo di merda! Metti giù la ragazza! -
Joey percorse gli ultimi gradini e si buttò in strada senza
neanche guardare eventuali macchine che arrivavano. Doveva fare in
fretta prima che quel Jake scendesse e li raggiungesse.
Camminò il più velocemente possibile verso la
macchina rubata ignorando gli sguardi attoniti delle persone che lo
guardavano con una ragazza semi incosciente in braccio e la
posò con molta poca delicatezza nel lato passeggero,
dopodichè si mise al volante e partì sgommando.
Appena in tempo per vedere Jake attraversare la strada e iniziare a
bestemmiare vedendoli scappare via.
Uscirono da Ashville e si diressero verso Birmingham diminuendo un po'
la velocità. La benzina presente nel serbatoio non sembrava
poter reggere per tutta la strada un ritmo come quello appena sostenuto.
Ci vollero quasi venti minuti prima che Neira, accasciata sul lato
passeggero, riuscisse a dire qualcosa.
- Dove stiamo andando? - chiese con una voce debolissima continuando a
tenere gli occhi chiusi.
- Alla stanza d'hotel che ho a Birmingham -
- No...non posso - rispose lei aprendo a fatica gli occhi. - Io..io
devo andare a Branchville...devo..devo andare là....-
Joey scosse la testa. - Mi spiace tesoro, ma si fa come dico io. -
Neira voltò la testa per guardarlo per la prima volta da
quando era uscita dal bordello, sforzandosi come se stesse compiendo
un'impresa eroica.
- Ma tu...chi sei? - chiese sempre debolmente.
- Mettiamola così, tu sei la principessa rinchiusa nel
castello dai cattivi e io sono il principe buono che scala la torre per
salvarti. Che dici, ti piace? -
|