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Autore: MarcoG    10/01/2009    2 recensioni
Altrimenti intitolato: "Al passato non si può voltar le spalle". Joey Jacquet era un onesto lavoratore sposato con una bellissima moglie, abitava in una bellissima casa ed avevano un bellissimo figlio. La sua vita era perfetta...fino a quando alcune ombre del suo passato non iniziarono a tornare a galla.
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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nydrali, grazie mille milioni per i complimenti :) sono felice di aver finalmente chiarito il mistero jason/james, iniziavo a pensare di aver letto male io ^_^' spero ti possano piacere anche tutti i prossimi capitoli, ciao!





- Secondo me qua ci vorrebbe un punto, forse anche due. Che vuoi fare? -
Lucrece era in piedi davanti a Joey con una forbice in una mano e un grosso cerotto nell'altra.
- Limitati a disinfettare e a mettermi una garza, andrà più che bene. -
- Ehy ma che modi sono? Guarda che non sono mica la tua infermiera personale! - rispose sbuffando. - Vado a prenderti le bende - aggiunse appoggiando sul tavolo il cerotto e le forbici.
Joey ne approfittò per guardarsi intorno.
La casa era veramente bella, una di quegli open space in cui le stanze sono separate solamente da  bassi muretti alti neanche un metro.
Quando la donna tornò non mancò di farglielo notare.
- Ti tratti sempre bene eh Lucrece? -
- Vaffanculo James - rispose lei, iniziando a fasciargli il braccio. - Non hai neanche idea di cosa ho passato negli ultimi anni. -
- E perchè non me lo racconti? - chiese lui divertito dal suo atteggiamento scontroso.
- Credimi, se te lo dicessi ti verrebbe un colpo! - poi, prima che lui potesse rispondere qualcosa, aggiunse - che non sarebbe una brutta cosa, così magari muori e la smetti di rompermi le palle -
Joey rise divertito.
- Allora? - la incalzò poi.
- Collaboro con la polizia da cinque anni, James -
Joey smise di respirare per qualche secondo, sobbalzando sulla sedia.
- Che cosa?? - chiese sgranando gli occhi.
- Mi avevano incastrata per bene, che dovevo fare? Iniziare una guerra burocratica contro tutto lo stato dell'Alabama? Avrei speso un mucchio di soldi in avvocati e forse non avrei neanche vinto...-
- Ma per cosa ti avevano beccato? - chiese Joey ancora incredulo da quello che sentiva.
- Commercio di armi, ma non hanno mai voluto buttarmi dentro sul serio. Lo sapevano che avrei potuto portarli da gente molto importante...e allora mi hanno offerto di fare un po' di nomi in cambio di un forte sconto di pena. - Finì la fasciatura, dopodichè si sedette anche lei.
- Porca miseria...non ti ci vedo proprio a collaborare con gli sbirri - disse Joey il cui respiro iniziava a tornare normale.
- Neanche io, che credi? Ma se mi avessero lasciata libera e confermato che i nomi che avrei fatto non sarebbero mai più usciti di galera, perchè no? I soldi da parte ce li ho, alla fine non era una proposta troppo brutta...-
I due rimasero per qualche secondo in silenzio.
- E' per questo che te ne devi andare James, non puoi stare qui. Quegli stronzi potrebbero entrare da quella porta da un momento all'altro e se ti trovano qui...-
- Davvero ti entrano in casa a qualunque ora del giorno? -
- Lo facevano i primi anni, poi hanno capito che facevo la brava e adesso si comportano un po' più civilmente. -
Joey sorrise guardandola con la testa piegata di lato.
- Se ti conosco almeno un po', sono sicuro che tu "la brava" non la stai facendo, neanche se collabori con la polizia -
Lucrece alzò le spalle e assunse un'espressione innocente. - Beh, è chiaro che qualche progettino riesco a mandarlo avanti lo stesso...ma sono controllatissima James, non è mica più una passeggiata come prima. -
Joey si piegò leggermente in avanti. - Arriviamo al dunque, Lucrece. Ho bisogno di aiuto. -
- Ecco, è il caso che tu inizi a raccontarmi un po' di cose. Che ci fai qui? -
Joey raccontò tutto, partendo dai suoi giorni in Francia fino a quello che era successo poche ore prima.
- Per la miseria...e cosa intendi fare adesso? - Lucrece sembrava veramente stupita.
- Beh ovvio, ucciderli tutti e quattro -
- Quattro? -
- John Roukis, l'altro la cui faccia non si vede nel video, Steven e Ivan Kimberlin. -
Lucrece come risposta scoppiò a ridere.
- Ma sei pazzo? Guarda che i Kimberlin ormai fanno parte del giro di St.Claire, mica li puoi ammazzare! -
- E cosa vuoi che mi interessi? - chiese Joey mostrando il suo sguardo più serio.
- Non mi piace questa cosa James, non mi piace proprio per niente. Uno degli aspetti che più mi piaceva di te era quello che sapevi sempre chi ammazzare e chi no, e questi sono quelli che un tempo avresti catalogato come "no". -
Joey sospirò. - Sì, forse un tempo lo avrei fatto. Ma ormai è tutto diverso, ora sono come uno di quegli eroi dei film che "non hanno più niente da perdere", hai presente no? -
- E Alexander? -
- Alexander starà meglio con sua zia che con me, questo è poco ma sicuro. -
- Mah - sospirò Lucrece. - A me serve un whisky. Vuoi? - gli chiese alzandosi.
- Sì grazie. -
Il rapporto che legava Joey a Lucrece non era stato chiarito a nessuno, nemmeno a Lily. Chiunque li avesse conosciuti sapeva una sola cosa: Joey doveva averle fatto un favore veramente enorme affinchè Lucrece lo trattasse in quel modo. Lei era stata in assoluto la donna più pericolosa di tutta l'America, ma nonostante questo aveva trattato Joey sempre con un occhio di riguardo, dandogli una mano quando realmente gli serviva.
Quando tornò con i due bicchieri di whisky in mano, ricominciò a parlargli preoccupata.
- Comunque James non mi hai detto cosa vuoi da me. Potevi andartene in un albergo, perchè scomodarti ad arrivare fin qui? -
Joey prese il bicchiere e ne bevve immediatamente quasi tutto il contenuto.
- Perchè ho bisogno di un po' di equipaggiamento e di informazioni - le rispose esternando un sorriso strafottente.
- Allora hai proprio sbagliato caro mio, perchè io non posso darti nè l'uno nè l'altro -
- Suvvia Lucrece, non dirmi che adesso perchè collabori con la polizia non hai più qualche bel M16 nascosto sotto il letto! E poi voglio che mi dici tutto di Kimberlin e di suo figlio, devo avere qualcosa da cui partire -
- No, fottiti James! Non ho nessun Kalashnikov dentro lo sgabuzzino e non ho neanche nessuna informazione sull'uomo che cerchi! Sono fuori da queste cose e non voglio neanche saperne niente! -
- E allora chiedi a qualcuno, se tu veramente non sai niente. - le rispose con tono secco.
- Neanche! Sai come vanno a finire queste storie? Te lo dicono io: lo stronzo di turno dopo averti fatto fuori vuole scoprire chi ti aveva passato l'informazione sul come trovarlo e così arrivano a me! E sono fottuta anche io! No, non ci penso nemmeno, non ti dirò niente! -
- Ma perchè fai così Lucrece? - sbottò Joey. - Ti sto solo chiedendo qualche informazione, mica di imbracciare una mitragliatrice e di venire con me ad ammazzare quei bastardi!-
Lucrece si fece improvvisamente seria, guardandolo fisso negli occhi.
- Mi spiace per quel che è successo James, sul serio, ma non ti posso aiutare. Se fosse successo tutto questo cinque anni fa ti avrei dato una mano, ma ora vivo in una situazione troppo delicata per poter anche solo pensare di compromettermi. -
Dopo una risposta del genere, Joey capì che era inutile insistere. Lucrece non aveva di certo perso il suo caratterino, ma dimostrava di essere veramente spaventata dalla situazione che stava vivendo.
Finì il suo whisky, dopodichè si alzò in piedi.
- Ok, ho capito. Troverò qualcun altro in grado di dirmi dov'è Kimberlin, non c'è problema. Ci metterò solo un po' più tempo - concluse appoggiando il bicchiere sul tavolo.
Lucrece lo guardò ancora da seduta.
- Hai paura che la polizia francese si metta in contatto con la nostra appena risulterai scomparso vero? -
- Sì infatti, è per quello che speravo di far presto. Se non ho basi da cui partire sarà tutto più complesso, ma vabbè, in ogni modo non sarebbe stato facile comunque. -
I due si fissarono ancora, come se riuscissero a comunicarsi gli stati d'animo guardandosi semplicemente negli occhi.
- Senti James, una verifica che potresti fare senza perdere troppo tempo sarebbe quella di scoprire se sua figlia è veramente morta o no... -
Joey spalancò gli occhi. - Sua figlia? -
- Sì, quella che fece tutto quel casino sul Time Daily, io credo che sia morta ma...visto che sei nei guai, tentar non nuoce. -
Joey si risedette subito.
- Kimberlin ha anche una figlia? Ma in quanti sono in quella dannata famiglia? -
- Ci sono solo Steven e lei, stai tranquillo. Oltretutto la madre è un'altra donna, questa era una cubana arrivata da poco in America che si era fatta abbindolare dalle belle promesse di Ivan. Questa ragazza due anni fa ha fatto scoppiare uno scandalo sul giornale spifferando informazioni sugli appalti truccati che il fratello vinceva, e pochi giorni dopo è sparita e nessuno l'ha più ritrovata. Il corpo di sua madre invece fu trovato un mese dopo. -
- Aspetta, aspetta...innanzitutto come si chiama questa ragazza? Quanti anni ha? -
- Kimberlin l'ha saputo in carcere di avere una figlia, probabilmente l'ha concepita poco prima di finirci dentro. Ammesso che sia ancora viva, ora dovrebbe avere vent'anni. -
- E lei ha denunciato il fratello Steven? E perchè l'avrebbe fatto? -
- Nessuno lo sa esattamente. Ricordo solo che sul Time Daily era apparso questo articolo di fuoco in cui si diceva che lei aveva le prove che suo fratello era un mafioso e che intendeva denunciarlo. Non passò neanche una settimana che scomparve. Qualcuno dice che il fratello le era talmente affezionato che la risparmiò, mentre invece la madre fu ammazzata immediatamente. Fu un articolo che mise paura a tutto il complesso mafioso di Kimberlin, ma fortunatamente per loro svanì tutto nel giro di pochi mesi. Se lei è ancora viva e tu riesci a trovarla allora...beh, avrai tutte le informazioni che vuoi. -
- Lui le era affezionata e lei lo denuncia? C'è qualcosa che non va Lucrece... -
- Lo so anche io, che credi James? Come ti ho già detto nessuno sa cosa ha spinto quella ragazza ad agire così, posso solo dirti che mi ricordo benissimo che nelle foto che scattavano a lui quando andava in qualche posto famoso c'era sempre anche lei, molto spesso addirittura sottobraccio. Qualcuno parlava anche di incesto fra loro due tanto sembravano affiatati, fai tu. -
Passò qualche secondo in cui nessuno parlò.
- Ammesso che lei sia ancora viva, dove si troverebbe ora? -
- Mah, qualcuno dice che Steven la sbattè in un bordello di periferia obbligandola a prostituirsi come punizione per quello che aveva fatto, pena la morte se non avesse accettato. Ma come ti dicevo prima sono solo voci, sinceramente non saprei dirti di più. -
Joey ci pensò ancora per qualche secondo, poi decise che una persona del genere valeva troppo per non provare nemmeno a cercarla.
- Come hai detto che si chiama questa ragazza? -
- E chi se lo ricorda! Aveva uno di quei cazzo di nomi cubani impronunciabili, ma se la vuoi cercare sappi che è mulatta, quindi il cerchio si restringe. -
- E se fosse vera quella storia del bordello, quale potrebbe essere? -
Lucrece alzò leggermente gli occhi corrugando la fronte, ci pensò qualche secondo e poi rispose.
- Si vocifera che l'abbia sbattuta in uno di quelli squallidi da quattro soldi, che nella periferia di Ashville sicuramente non abbondano. A meno che non ne abbiano chiusi o aperti di recente...direi che dovrebbe stare o al "Bigboobies" o al "Badgirls", altri posti non ci sono. -
Joey sembrò pensarci su e questo diede il tempo a Lucrece di riprendere il discorso.
- Però James, sul serio, non so quanto tutte queste storie siano vere. E' molto più probabile che l'abbia fatta fuori insieme alla madre, credimi. -
- Sì forse è così, però vale la pena assicurarsene, non credi? -
- Forse... - rispose lei fissandolo negli occhi.
Joey si rialzò e questa volta si diresse verso la porta. Lucrece lo seguì fino all'ingresso.
- Ascolta James - gli disse mentre apriva la porta. - Magari un'arma riesco a procurartela ok? Tu non fare pazzie per averne una, nel giro di al massimo due giorni ti so dire qualcosa. -
Joey sorrise, perchè sapeva che con Lucrece ogni volta andava a finire così. Iniziava sempre col trattarlo male, qualsiasi cosa chiedesse o volesse, e dopo averlo insultato il più delle volte finiva sempre con l'accontentarlo. Era uno strano rapporto quello che legava quei due, ma entrambi sapevano di poter contare sull'altro se veramente ce ne era bisogno e a loro bastava.
- Ok. Rimaniamo in contatto allora, ciao. -
Uscì da casa dirigendosi verso la R8 parcheggiata dall'altro lato della strada.
- Ehy James, ma è tua quella? - gli urlò Lucrece che era rimasta sulla soglia della porta.
- Figurati! Diciamo che l'ho presa in prestito... -
- Mi vuoi dire che hai parcheggiato davanti a casa mia un'auto rubata? Ma sei impazzito? Vattene subito da qua brutto idiota! - gli urlò, e Joey sorrise di nuovo per il pessimo carattere della sua conoscente.
Mise in moto e partì, diretto alla ricerca di un posto dove dormire.

***



Quando l'indomani si svegliò nella stanza del primo hotel che aveva trovato la sera precedente, i suoi pensieri andarono subito ad Alexander e alla situazione che aveva lasciato in Francia.
Gli sarebbe piaciuto veramente molto poter chiamare a casa per sapere come andavano le cose, se Jean Dastè aveva già mandato fax con il suo identikit a tutto il mondo oppure se suo figlio o Morgana fossero riusciti a persuaderlo del fatto che non era scappato.
Si concesse tutta la mattina per pensare a queste cose poichè i due posti che gli aveva elencato Lucrece aprivano di sera, quindi significava che aveva tutta la giornata libera per pensare a un piano.
Innanzitutto cercò un internet point dove poter usare qualche motore di ricerca per trovare la ragazza. Inserì le parole "scandalo Kimberlin Time Daily sorella" e trovò abbastanza velocemente un sito che conteneva una pagina in cui si parlava di ciò che era successo. Non trovò dettagli aggiuntivi rispetto a quello aveva raccontato Lucrece , però trovò il nome della ragazza: Neira Yamaris. Proprio come aveva detto lei, uno "di quei cazzo di nomi cubani impronunciabili".
Spense tutto e uscì dal locale, non aveva bisogno di altro se non di provare direttamente a scoprire se questa Neira era ancora in vita o no. Passò il resto della giornata chiuso nella sua stanza d'albergo, uscendo solo per comprarsi da mangiare. Disse al ragazzo della reception che non sapeva quante notti si sarebbe fermato; se fosse riuscito a ritrovare Neira l'avrebbe portata lì e quindi gli poteva servire avere ancora per qualche giorno un posto sicuro dove tornare.
Appena arrivata sera scese in strada e si recò al primo parcheggio più vicino al suo hotel. Aveva bisogno di una nuova macchina per andare in quei bordelli, non poteva di certo andarci con la sua Audi altrimenti gliel'avrebbero rubata in meno di un minuto.
Vide arrivare un uomo su una grossa berlina nera, aspettò che finisse di parcheggiare e seguì con gli occhi in quale tasca metteva le chiavi. Appena vide chiaramente che le inseriva nella tasca destra, gli si avvicinò cercando di non dare nell'occhio e appena gli fu vicino finse di inciampare e di cadergli addosso. Nello stesso momento in cui sbattè la spalla contro l'uomo infilò una mano nella tasca contenente le chiavi e gliele estrasse rapidamente, dopodichè si rimise in piedi e si scusò di essergli andato addosso. L'uomo non si accorse di nulla e continuò per la sua strada.
Joey aspettò che si fosse allontanato per entrare nella sua nuova macchina. Inserì la chiave e avviò il motore, controllando subito la lancetta della benzina per verificare come stava messa l'auto. La freccia indicò ancora due tacche piene, non erano molte ma dovevano essere sufficienti per andare e tornare da Ashville.
Uscì dal parcheggio e si diresse verso il Bigboobies, che era il primo dei due locali indicati da Lucrece venendo da Birmingham. La sua ricerca qua si fermò quasi subito: appena potè parlare con quello che sembrava essere il magnaccio delle ragazze gli domandò se ne avevano una sui vent'anni e di pelle scura e si sentì rispondere "Ma che dici? Qua abbiamo solo americane bianche o donne russe! Non abbiamo negre noi qui!" che lo fece uscire subito e tornare alla macchina.
Si recò quindi al Badgirls conscio del fatto che quella era la sua ultima speranza di trovare la ragazza.
Se possibile, il Badgirls era ancora peggiore del precedente bordello che aveva visitato. La sala d'ingresso era completamente priva di mobilio o di quadri se non fosse per un piccolo tavolo e una sedia, seduto sopra c'era un nano che stava leggendo un numero di Playboy. Alzò appena lo sguardo per squadrarlo da capo a piedi, poi non appena notò che non era il solito tipo di balordo che entrava in quel locale si alzò e gli mostrò un falsissimo sorriso.
- Benvenuto signore! - pronunciò con uno stentatissimo americano. - Prego, si accomodi! - aggiunse indicandogli la stanza che c'era a sinistra dell'ingresso.
- Un momento, un momento - rispose Joey che stava venendo trascinato nella sala indicata. - Voglio prima sapere che tipo di ragazze ci sono qua dentro -
Il nano si fermò e lo guardò con sguardo interrogativo.
- Perchè? Cerca qualcosa in particolare signore? -
- Sì, esattamente - rispose Joey sciogliendosi dalla spinta del nano. - Io vado solo con determinati tipi di ragazze, quindi devo prima di tutto sapere se ne posso trovare una come voglio io. - disse cercando di mostrarsi incredibilmente serio.
- E che tipo di ragazza vorrebbe? - chiese sospettoso.
- Beh innanzitutto deve essere giovane, non più di vent'anni, e poi mi piacciono un po' scure di pelle, come le messicane o le cubane. -
Il piccolo uomo si mostrò un po' stupito dalla richiesta di Joey, probabilmente non era abituato a sentirsi rivolgere simili domande. Normalmente i clienti entravano e semplicemente aspettavano la prima puttana libera, dopodichè pagavano e andavano a divertirsi con lei.
- E se io gliene trovo una come lei vorrebbe, quanto sarebbe disposto a pagare? -
- Il doppio della tariffa normale - rispose Joey continuando a tenere il suo tono serio. Doveva cercare di sembrare il più convincente possibile se voleva essere accontentato.
- Benissimo! - rispose sorridendo il nano. - Abbiamo giusto una ragazza che ha tutte le qualità che ci ha richiesto! L'unico problema è che adesso è occupata, se lei volesse accomodarsi in salotto fino a quando non si libera...sarà mia premura avvisarla quando potrà incontrarla! -
Joey fece cenno di sì con la testa e entrò nella stanza affianco.
Il salotto a cui si riferiva il nano era in realtà una piccola stanza con due divani e due poltrone, un tavolino con sopra delle bottiglie quasi vuote di liquore e un attaccapanni. All'interno della stanza c'erano già quattro uomini, divisi a coppie nei due divani che sembravano parlottare fra di loro.
Joey non fu salutato e non salutò, si sedette sul primo posto liberò che trovò e cercò di non guardare in faccia nessuno. Alle narici gli arrivò subito un intensissimo profumo da donna, probabilmente spruzzato nell'aria in gran quantità per sopraffare altri odori decisamente meno piacevoli.
Aspettò circa dieci minuti nei quali vide due uomini salire alle stanze nel piano superiore e entrare un nuovo cliente, dopodichè il nano della stanza d'ingresso lo raggiunse con lo stesso sorriso falso di poco prima.
- Benissimo signore! La ragazza è pronta per lei! -
Joey si alzò e lo seguì senza dire niente.
- Dunque sarebbero...duecento dollari - gli chiese preparandosi a una sfuriata. Ma Joey non aveva nè tempo nè voglia di contrattare, di conseguenza svuotò il suo portafoglio e pagò il piccolo uomo senza batter ciglio.
- Tutto a posto! La stanza è la numero 7, sopra le scale a destra! Si diverta! - disse allungandogli una piccola chiave arrugginita.
Joey salì le scale come indicatogli, cercando la stanza sette fra tutte quelle presenti. Passando davanti ad ognuna di loro si sentivano i versi più disperati; urla di donne, urla di uomini, rumori di probabili frustini che fendevano l'aria colpendo pelle umana.
Joey si ritrovò a scuotere la testa e ad accelerare il passo per trovare quella che gli era stata indicata. Arrivò davanti alla numero 7 ed entrò.
La stanza che si trovò davanti era veramente minuscola; c'era giusto lo spazio di un letto a una piazza e mezza e un paio di sedie.
Sul letto, sdraiata su un fianco, c'era una ragazza nuda rivolta con lo sguardo verso il muro.
- Ehy - provò a dire, chiudendosi la porta lentamente alle spalle. Non sentì alcun tipo di risposta, quindi decise di fare il giro del letto e si chinò per guardarla in faccia.
Lo sguardo della ragazza era perso nel vuoto, assente, come se stesse dormendo ad occhi aperti. Doveva aver pianto molto perchè si notava chiaramente il trucco attorno agli occhi rovinato dalle lacrime, con il colore nero della matita che le scendeva lentamente fino a sparire sulle guance. A Joey il suo viso ricordò molto una maschera triste di carnevale.
- Ehy, ragazza... - le disse ancora spingendole leggermente la spalla. Il corpo della giovane ebbe un lievissimo sussulto, dopodichè posò lentamente il suo sguardo su Joey.
- Sei tu Neira? -
Per un attimo, Joey vide una strana luce accendersi negli occhi della ragazza, ma nuovamente non ottenne alcun tipo di risposta.
- Ti chiami così? Sei tu Neira  Yamaris? -
Di nuovo silenzio.
Joey provò a guardarsi attorno nella speranza di trovare qualcosa per farle aria ma gli cadde l'occhio sul braccio della ragazza che sporgeva leggermente dal letto. Era strapieno di piccole punture, alcune più gonfie di altre. Provò appena ad appoggiare il pollice su una di esse ed esercitare una piccola pressione che vide uscire immediatamente del liquido denso e bianco.
- Cazzo! - urlò. - Ti hanno drogata vero? E' per questo che hai il braccio ridotto così? -
Le diede quattro schiaffetti sul volto, cercando di moderarne la forza per farle tornare un attimo di lucidità.
- Pronto? Mi senti? - le chiese alla fine. La ragazza emise un grugnito dal significato indecifrabile, ma era già meglio di prima che sembrava totalmente assente. Un ventaglio non era certamente sufficiente, quello che le ci voleva era qualcosa in grado di svegliarla all'istante.
Si alzò per guardarsi attorno ma la stanza era priva del bagno, quindi non poteva neanche bagnarle il viso in qualche modo.
Uscì momentaneamente dalla stanza e si guardò attorno. Una delle tante porte presenti riportava una targhetta di cartone attaccata a un chiodo con la scritta "bathroom" penzolante. Joey provò ad entrare e si ritrovò in un piccolo locale che riusciva a contenere a malapena un water piccolissimo, un lavandino anch'esso piccolo e incredibilmente anche una doccia. Le piastrelle erano tutte sudicie e anche il lavandino non sembrava essere stato pulito dall'era dei dinosauri, però provando a girare il rubinetto l'acqua scendeva e questo era già rassicurante.
Tornò velocemente nella stanza della ragazza, la prese in braccio e la portò nella doccia, dopodichè aprì l'acqua fredda e diresse il getto proprio sul suo volto. Dovette aspettare solo pochi secondi per notare i primi effetti.
La ragazza sembrò riprendersi lentamente, cercando con le mani un appiglio per spostarsi da quella fastidiosa acqua gelida. Joey per un paio di volte la rispinse sotto il gettito, voleva essere sicuro che si fosse pienamente ripresa prima di portarla via.
Quando riuscì a dire - Fammi uscire! - per Joey fu il momento giusto per aiutarla ad alzarsi in piedi. Era completamente fradicia e iniziava a tremare, ma per lo meno adesso sembrava cosciente.
- Allora, sei tu Neira? -
- S...sì - rispose la ragazza iniziando a portarsi le mani sulle braccia quasi a volersi scaldare da sola.
- Per la miseria - sussurrò Joey, - ti ho trovata sul serio.... -
La guardò sfregarsi le braccia per riscaldarsi e si guardò in torno per cercare un asciugamano, ma non trovò nulla.
- Vabbè, vorrà dire che ti prenderai un raffreddore. Aspettami qui. -
Uscì dal bagno ed entrò nella prima stanza che trovò sfondando la porta con un calcio. Al suo interno trovò un uomo inginocchiato sul letto e la prostituta in piedi davanti a lui che lo teneva per il collo grazie a una sorta di collare di borchie.
- Che nessuno di voi due dica una parola, ok? - disse mentre si guardava attorno. Per terra, sparpagliati sul pavimento, c'erano i vestiti dell'uomo che Joey iniziò a prendere velocemente, dopodichè uscì dalla stanza e si recò di corsa in bagno.
Neira si era accasciata per terra continuando a tenersi le braccia strette al petto.
- Ascolta, devi metterti questi, va bene? Ti porto via da qua, muoviamoci! -  
Attese qualche attimo che la ragazza si muovesse, ma nonostante fosse più sveglia di prima comunque non si mosse. Joey si abbassò e la tirò in piedi con la forza.
- Mi hai sentito? Dobbiamo andarcene da qua! Muoviti! -
Appena finito di dirlo sentì dietro di sè le urla dell'uomo che era uscito nudo dalla stanza in cui Joey era entrato.
- Ehy brutto figlio di puttana! Ridammi i miei vestiti! -
Visto che Neira non si muoveva,  Joey iniziò a vestirla come si fa con i bambini piccoli.
- Ehy mi hai sentito? Stronzo ridammi i miei...- ma non riuscì a finire la frase visto che Joey si girò verso di lui e lo colpì con un calcio alle caviglie, l'uomo perse l'equilibrio e cadde picchiando la testa contro il duro pavimento. La prostituta che si era messa sulla soglia della porta seguì tutta la scena e quando il suo cliente non sembrò avere le forze per rialzarsi si mise a urlare.
- Cazzo ragazza, ci dobbiamo muovere! - finì di tirarle su i pantaloni che le andavano incredibilmente larghi e le abbottonò solo l'ultimo bottone, poi lasciò perdere la camicia e le infilò dalla testa un maglione a quadrati bianchi e neri. Mentre lo faceva notò che i suoi capelli nerissimi erano stati tagliati da una mano poco esperta; in alcuni punti sembravano più corti che in altri ed erano spaventosamente crespi e unti.
- Jaaake! - urlò la prostituta scendendo di corsa le scale.
Joey si fermò per un momento. - Chi è questo Jake? - chiese a Neira.
- Il...il...buttafuori - rispose lei con un filo di voce.
- Oh cazzo - si lasciò scappare Joey, dando uno strattone alla maglia per farla scendere per tutto il busto. - Per le scarpe ho paura che dovrai farne a meno - le disse poi prendendola per mano e trascinandola fuori. Neira riuscì a fare giusto due passi e poi cadde per terra. Dal piano di sotto si poteva sentire la prostituta parlare in maniera isterica con un uomo il quale si precipitò su per le scale alla ricerca dell'uomo che gli era stato descritto.
Joey scosse la testa e prese in braccio la ragazza, si guardò attorno e vide l'uscita per le scale antincendio. Aprì la porta con un calcio e iniziò a scendere il più velocemente possibile. Come aveva potuto notare prima Neira era veramente magrissima, tenerla in braccio pesava veramente poco e questo gli permetteva di scendere velocemente.
Quando mancarono solo due gradini all'ultima rampa di scale Jake si affacciò dalla porta che Joey aveva sfondato e si mise a urlare guardandoli dall'alto verso il basso.
- Fermati subito pezzo di merda! Metti giù la ragazza! -
Joey percorse gli ultimi gradini e si buttò in strada senza neanche guardare eventuali macchine che arrivavano. Doveva fare in fretta prima che quel Jake scendesse e li raggiungesse.
Camminò il più velocemente possibile verso la macchina rubata ignorando gli sguardi attoniti delle persone che lo guardavano con una ragazza semi incosciente in braccio e la posò con molta poca delicatezza nel lato passeggero, dopodichè si mise al volante e partì sgommando. Appena in tempo per vedere Jake attraversare la strada e iniziare a bestemmiare vedendoli scappare via.
Uscirono da Ashville e si diressero verso Birmingham diminuendo un po' la velocità. La benzina presente nel serbatoio non sembrava poter reggere per tutta la strada un ritmo come quello appena sostenuto.
Ci vollero quasi venti minuti prima che Neira, accasciata sul lato passeggero, riuscisse a dire qualcosa.
- Dove stiamo andando? - chiese con una voce debolissima continuando a tenere gli occhi chiusi.
-  Alla stanza d'hotel che ho a Birmingham -
- No...non posso - rispose lei aprendo a fatica gli occhi. - Io..io devo andare a Branchville...devo..devo andare là....-
Joey scosse la testa. - Mi spiace tesoro, ma si fa come dico io. -
Neira voltò la testa per guardarlo per la prima volta da quando era uscita dal bordello, sforzandosi come se stesse compiendo un'impresa eroica.
- Ma tu...chi sei? - chiese sempre debolmente.
- Mettiamola così, tu sei la principessa rinchiusa nel castello dai cattivi e io sono il principe buono che scala la torre per salvarti. Che dici, ti piace? -
  
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