4. Phone
exchange and some fun.
Svuotai
la borsa sul letto, per cercare il cellulare che non riuscivo a
trovare;
infatti, invece del mio… ne trovai uno sconosciuto, molto
più bello, in
effetti. Immaginai chi fosse il proprietario! Allora, tanto per
verificare,
chiamai il numero del mio telefono. Parecchi squilli dopo, giusto in
tempo
perché la segreteria non entrasse in funzione e sentii la
voce che mi
aspettavo!
-“Ehi,
ciao! Sono Leena, per sbaglio ci siamo scambiati i
cellulari.”
-“Uhm,
ciao! Infatti mi sembrava che la suoneria non fosse esattamente come la
mia! Ed
anche il colore… il modello! Già, io non avrei
preso un telefono così.”
– pensai se era il caso di arrabbiarmi perché
aveva quasi insultato il mio
oppure se prenderla sul ridere… alla fine scelsi la seconda
opzione.
-“Si,
beh… abbiamo gusti diversi in fatto di telefoni. Comunque io
del mio ho
bisogno… e suppongo che anche tu, con tutti gli impegni che
avrai. Quindi stavo
pensando se stasera hai da fare, magari domani mattina ci incontriamo
da qualche
parte, prima di andare al lavoro. Oppure puoi passare dalla libreria.
Fai tu,
insomma.” – in verità avevo la voce che
mi tremava leggermente. Diciamo che
avevo voglia di vederlo, ovviamente, ma nello stesso tempo non volevo.
Ero
completamente folle, credo! Chi non vorrebbe rivedere Alexi Laiho?
Però
d’altrocanto io non lo consideravo come tale. Per me lui era
semplicemente
Alexi.
-“Credo
che passerò domattina da te. In-intendo in
libreria.” – sbaglio o era un
tantino agitato il ragazzo?
-“Si,
d’accordo! Quando vuoi. Ci vediamo, allora! Grazie.
Ciao!”- salutai molto
velocemente e chiusi di scatto la conversazione.
Poco
dopo aver concluso la nostra “chiacchieratina”, al
telefono di Laiho arrivarono
un paio di messaggi. Ovviamente m’imposi di non guardarli e
decisi di
spegnerlo, però esso cominciò a suonare e sul
display comparve il nome Tuomas
Holopainen… Ecco, chiederei a qualsiasi fan dei
Nightwish cosa avrebbe
fatto se fosse stato al mio posto. Sicuramente avrebbe risposto, no? Ed
io l’ho
fatto! Non potevo resistere, d’altronde erano uno dei miei
gruppi preferiti!
-“Pronto?”-
Ero estremamente nervosa e credo che si sentisse dall’altro
capo.
-“Ehm
ciao! Scusa, cercavo Alexi. Me lo passi?” – Tuomas,
il grande tastierista, era
molto tranquillo. Probabilmente era abituato a sentire ragazze
rispondere al
telefono del suo amico. Ma la mia era solo un’ipotesi.
-“Non
c’è. In realtà per sbaglio ci siamo
scambiati i telefoni!”
-“Oh,
accidenti! E’ piuttosto urgente! Non è che sai
come raggiungerlo?” – immaginai
il suo volto deluso, quindi decisi alla fine di dargli il mio numero,
con un
po’ di eccitazione… in fondo era bello pensare che
Tuomas l’avrebbe avuto,
anche se probabilmente non l’avrebbe usato che per quella
sera.
-“Ehi,
grazie mille! Mi salvi la vita! Ciao!”
Accidenti,
in pochi giorni avevo incontrato Laiho e parlato con Holopainen.
Stentavo a
crederci, però mi rendevo anche conto che probabilmente
tutto sarebbe finito
l’indomani mattina.
Stavo
mettendo a posto dei nuovi arrivi, quando sentì il solito
scampanellio della
porta che veniva aperta. Era un suono dolce… Comunque alzai
la testa dalla
valanga di romanzi e mi trovai a guardare Alexi negli occhi. Infatti si
era
abbassato di fianco a me ed era pericolosamente vicino…
troppo, veramente
troppo. Mi sentì arrossire lievemente e mi sbrigai ad
alzarmi e fare finta di
dover tornare al computer dietro il banconcino.
-“Ehi!
Ciao! Uhm… senti, non volevo rispondere al tuo telefono ieri
sera, però prima
che avessi il tempo di spegnerlo…” – mi
bloccò subito, quindi probabilmente già
sapeva quello che volevo dire.
-“Già,
non preoccuparti! Tuomas mi ha raggiunto.” – fece
un sorrisino che per qualche
motivo mosse qualcosa dentro di me. Pensai di essere preda di una
leggera
cotta, stile adolescenziale. –“Comunque
ha detto che hai una voce carina. Credeva che stessimo
insieme.”
-“Oh”
– mi scappò detto, anche se in realtà
non volevo dire nulla prima che lui
avesse finito.
-“Gli
ho detto di no. Però ho aggiunto anche che stasera ti
portavo a una
festa.” -
continuava a sorridere.
M’incantai a guardarlo. Poi mi resi conto che mi stava
invitando.
-“Oh…
beh. Sei sicuro che accetterò. Uhm… non voglio
distruggere le tue speranze,
quindi, si, dai! Vengo!”
-“Bene.
Ti passo a prendere stasera, se mi dai il tuo indirizzo.”
– ci scambiammo
telefoni, gli diedi il mio indirizzo e mi chiese anche il mio numero
“in caso
non trovasse il posto giusto.” . Sorridendo glielo diedi.
La
giornata al lavoro era andata piuttosto bene, finchè Marko
non mi disse che
doveva diminuire il mio stipendio. Forse la libreria non andava bene
come
credevo.
-“E’
che ci sono state parecchie spese e poche entrate. Non so se
sarà solo per
qualche mese, o a tempo indeterminato, però mi vedo
costretto a farlo. Mi
dispiace Leena… spero che comunque continuerai a lavorare
qui. Sei la mia
dipendente preferita!” – lo disse sorridendo.
-“Uhm,
si, si! Anche perché sono la tua unica dipendente! Comunque
non potrei
abbandonare te e questo posto nel momento del bisogno, anche se
starò parecchio
stretta col denaro. In fondo ci sono affezionata!”
Tornata
a casa trovai altre brutte sorprese: bolletta dell’acqua,
bolletta della luce e
affitto da pagare. Ero in arretrato di circa due mesi ed il
proprietario
cominciava ad innervosirsi! E io non sapevo come cavarmela…
mi sedetti o per
meglio dire mi lasciai cadere sul divanetto nel soggiorno e tentai di
calmarmi
leggermente, respirando profondamente. Ero decisamente nei guai;
cercando di
trovare un modo per pagare tutte le spese, penna e foglio in mano,
sentii il
campanello suonare.
“No…
non ora!” – pensai tra me e me, andando ad aprire
la porta.
Mi
trovai davanti Alexi, come avevo temuto, pronto ad andare.
Probabilmente si
aspettava che lo fossi anche io, ma il vedermi in magliettina e jeans
quasi
distrutti, con solo i calzini ai piedi ed i capelli tenuti insieme da
una
matita, credo che lo avesse deluso.
-“Ehm…
ciao! Vieni così, per caso?”
-“Ciao!
No, scusami, ho perso totalmente cognizione del tempo, stavo facendo
alcuni
conti e mi sono distratta parecchio. Però guarda, mi
è passata anche la voglia
di festeggiare.” – glielo dissi con una smorfia sul
volto; avevo paura che si
arrabbiasse. Invece mi dovetti ricredere!
-“Non
fa nulla. Ma sei sicura di non voler staccare un po’ la
spina? Dai, andiamo,
beviamo qualcosa e se vuoi tornare a casa ti ci riporto! Almeno non
pensi ai
conti.” – l’ultima parola la
pronunciò con leggero disgusto.
Mi
faceva ridere anche quando non voleva. Però mi aveva
convinta, quindi gli
chiesi di aspettare nel salotto, mentre mi preparavo; anche se non
sapevo
assolutamente cosa mettermi. Alla fine, disfacendo mezzo armadio e
facendo
letteralmente esplodere l’altra metà, ero pronta:
maglia nera abbastanza
attillata, con un disegno strano sulla schiena, che non avevo mai
capito, ma
che mi piaceva, un paio di jeans a sigaretta grigio-neri ed una cintura
nera
con le borchie; come scarpe alla fine avevo scelto delle
decolletè nere, che
però avevano poco tacco e capelli
“arruffati” ad arte completavano l’opera.
In
teoria ero total black, quindi prima di uscire scelsi un paio di
orecchini a
perla bianchi ed una collanina con un ciondolo bianco. Anche il trucco
era
davvero riuscito. E avevo fatto tutto in circa dieci minuti…
Era stata una cosa
piuttosto frenetica, perché mi stavo lavando i denti con una
mano e con l’altra
mi davo il mascara.
Uscendo
dalla stanza vidi che Alexi stava guardando il foglio sul quale stavo
lavorando
poco prima. Mi fece innervosire un po’ questo fatto, ma
lasciai perdere e
chiusi la porta, facendolo tornare alla realtà.
-“Accidenti.”
– sussurrò Alexi quando mi vide.
Non
nego che mi fece piacere, però
m’imbarazzò anche. Ero fatta così: mi
imbarazzavo facilmente, anche se cercavo di fare la parte della
menefreghista e
della fredda. Semplicemente con alcune persone non ce la facevo a
fingere. Purtroppo
ero fatta così! Per molta parte della mia vita ero stata
costretta a fingere:
dicevo si, mentre pensavo no. E dicevo no mentre
pensavo si.
Tutto perché avevo paura di deludere le persone e
perché avevo bisogno di
mantenere i miei spazi e la mia vita sotto controllo. Si,
finchè non ce la feci
più e me ne andai.
-“Andiamo?”
– chiesi, per distogliere la sua attenzione da me.
Ci
incamminammo e per un po’ nessuno parlò. Ma credo
che andasse bene anche a lui,
non solo a me. Forse una di quelle persone con la quale si
può stare anche in
silenzio. E alla quale non pesi questo fatto. D’un tratto mi
ricordai che non
sapevo dove fossimo diretti, quindi glielo chiesi.
-“Oh,
beh, un mio amico organizza questa cosa poco distante da qui, per
festeggiare
la riuscita del loro nuovo cd. Hanno appena vinto un premio e dato che
ci sono
stati parecchi cambiamenti nelle loro vite
lavorative e non solo, hanno
deciso di festeggiare.” – rimase vago con quella
risposta.
Avevo
pochi indizzi: l’amico faceva parte di una band, che ha
cambiato qualche membro
probabilmente ed avevano appena vinto un premio… un nome mi
saltò
immediatamente in mente, ma non mi feci nessun viaggio mentale malato
come
facevo solitamente, perché non volevo sperare una cosa, per
poi venirmi a
trovare davanti a tutta un’altra situazione. Aspettai di
arrivare davanti alla
porta d’ingresso, prima di cominciare anche a dubitare di un
migliaio di cose,
tipiche di me: vestiti, capelli, l’esserci proprio andata.
D’un tratto vidi la
porta aprirsi e mi dissi:
“Accidenti,
ok, calma, calma!”
Infatti
mi ero ritrovata davanti la stessa persona con la quale avevo scambiato
qualche
parola la sera prima, per telefono.
-“Ciao
Tuomas! Te l’ho detto che venivamo!” –
salutò Alexi.
-“Si,
ho visto! Sono contento di vederti e tu sei Leena, giusto?
Piacere!” – mi
salutò lui e mi diede la mano. Per pochi istanti rimasi
immobile, prima di
decidermi a stringere la sua.
L’imbarazzo
crebbe in me quando Tuomas si fece da parte per farci entrare
nell’appartamento
e vidi tutte le persone che erano presenti. Intanto vidi Jukka ed
Emppu, sempre
componenti dei Nightwish. Avrei voluto incontrare Anette per parlare
con lei e
principalmente conoscerla. Mi incuriosiva, non solo per la sua voce ma
anche
per come aveva preso posto nella band, dopo Tarja. Quando la vidi tra
la folla
chiesi ad Alexi se poteva farmela conoscere. Ok che mi stavo
ambientando però
ero ancora un tantino a disagio nella nuova situazione che stavo
vivendo. Lui
non si fece pregare e ci avvicinammo a lei.
Dopo
aver parlato con lei ed essermi bevuta qualche alcolico che mi fecero
sentire
subito a mio agio, tornai a cercare Alexi e lo trovai che stava bevendo
della
birra con Tuomas ed un altro (forse) musicista che non avevo mai visto
in vita
mia. Guardando il tavolino davanti a loro, vidi che avevano bevuto
abbastanza:
c’erano parecchie bottiglie di birra, una vuota di Jack e
qualche altra
bottiglia di cui non compresi il nome. Pensai se era il caso di andare
lì da
loro o farmi un altro giro, conoscendo nuove persone. Alla fine fu
proprio lui
a scegliere per me, perché mi chiamò.
-“Vieni
qui!” – disse un po’ biascicando, ma
ancora prevalentemente lucido.
Io
mi sedetti… anche se mi sentivo un po’ un
cagnolino che obbedisce fedelmente al
padrone. Lo so che non era la situazione, però anche se non
volevo io gli
rispondevo sempre di si e se mi chiedeva di fare qualcosa la facevo.
“Forse
è il caso di staccare la spina al mio cervello”
– pensai, sedendomi.
Non
bisogna sempre studiare ogni minima situazione o cosa, delle volte
bisogna solo
lasciarsi andare. E non pensare. Quindi fu quello che feci.
Non
pensai mentre mandavo giù robacce che nemmeno mi piacevano.
Non pensai nemmeno
quando Alexi mi prese per il polso e mi portò in un
corridoio meno affollato. E
non pensai nemmeno quando iniziammo a baciarci.
Sentivo
le sue mani sui miei fianchi, un secondo ferme e l’altro che
mi stringevano.
Sentì anche il suo fiato caldo sul mio collo, sfiorarmi
piano, poi salire fino
alle mie labbra. Un bacio rude mi fermò il fiato. Fu forse
in quel momento che
ricominciai a ragionare.
-“Mh…
aspetta…” – tentai di mormorare,
però non mi lasciò finire. Dischiusi
nuovamente le labbra e corrisposi al bacio, le nostre lingue che
lottavano.
Finimmo
addosso ad un muro e le sue mani risalirono la mia schiena, facendomi
nascere
un brivido piacevole. Sentivo
il cuore che battere a mille, volevo ma non volevo. Quando si
allontanò
leggermente dal mio corpo mi resi conto che non ci eravamo appoggiati
contro un
muro, ma contro una porta. L’aprì e vidi una
stanza da letto. Sapevo cosa
sarebbe accaduto da lì a poco, se non avessi fatto nulla per
impedirlo. E non
sapevo nemmeno se volevo impedirlo. Guardando Alexi mordersi il labbro
inferiore capì che volevo la stessa cosa che voleva lui.
Gli presi la mano sinistra e lo
tirai dentro la stanza, verso di me. Con calma chiusi la porta e mi
avvicinai a
letto. Lui mi prese e mi fece sdraiare, mentre mi toglieva la
maglietta,
sbrigandosi, come se ne andasse delle nostre vite togliere quegli abiti
ormai
diventati inutili, superflui. I baci divennero sempre più
intensi, le carezze
meno delicate e sospiri riempirono la stanza. Si sentiva ancora la
musica
provenire dall’altra parte della casa, ma non ci facevamo
realmente caso. Entrò
in me, piano, come fosse premuroso quasi, ma poi tutto divenne sempre
più
intenso… Quando
raggiunsi il culmine
intrecciò le sue dita con le mie. Sfiniti ci rilassammo
entrambi sul letto
caldo. Rimasi alcuni istanti in silenzio. Stavo per chiedermi se era
stato
tutto un errore, quando lui disse:
-“E’ stato
bello…” – la sua voce
era ancora un po’ incerta, sempre con il respiro corto, come
il mio.
Mi ritrovai a sorridere,
scioccamente forse. Però era stato bello anche per me.
-“Hai visto che hai fatto
bene a
venire?” – una risata profonda mi fece alzare gli
occhi e lo guardai negli
occhi. Vedendo il suo volto stanco ed allegro fece venire voglia anche
a me di
ridere.
-“Cretino”
– sussurrai, invece.
Fine
Chapter.
Chiedo perdono, in ginocchio, mi sto prostrando davanti a voi lettori,
anche se non potere vedermi!!!
E' passato qualcosa come un anno dall'ultimo capitolo postato, quindi
scusatemi, scusatemi, scusatemi!!!!!!!
Grazie alle fantastiche persone che hanno recensito! Vi adoro, all of
you =)
LaTuM, Martiguns,
Ginny, AnAngelFallenFromGrace, Amaya, saracanfly, AliDiPiume!
Piccolissima nota: saracanfly: grazie per la recensione,
però devo assolutamente impedirti di considerare questa
storia come un scusa ma ti chiamo amore. Nulla da togliere al film,
libro, quello che è, ma davvero...mi dispiace, è
tutt'altro! Grazie comunque, davvero!
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