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Autore: Bell_Lua    12/01/2009    8 recensioni
Lui: Alexi Laiho. Lei? Ragazzina sperduta, lontano da casa. Incontro? In una libreria. Il resto verrà da sè? (Children of Bodom)
Genere: Romantico, Triste, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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4.  Phone exchange and some fun.

Svuotai la borsa sul letto, per cercare il cellulare che non riuscivo a trovare; infatti, invece del mio… ne trovai uno sconosciuto, molto più bello, in effetti. Immaginai chi fosse il proprietario! Allora, tanto per verificare, chiamai il numero del mio telefono. Parecchi squilli dopo, giusto in tempo perché la segreteria non entrasse in funzione e sentii la voce che mi aspettavo!

-“Ehi, ciao! Sono Leena, per sbaglio ci siamo scambiati i cellulari.”

-“Uhm, ciao! Infatti mi sembrava che la suoneria non fosse esattamente come la mia! Ed anche il colore… il modello! Già, io non avrei preso un telefono così.” – pensai se era il caso di arrabbiarmi perché aveva quasi insultato il mio oppure se prenderla sul ridere… alla fine scelsi la seconda opzione.

-“Si, beh… abbiamo gusti diversi in fatto di telefoni. Comunque io del mio ho bisogno… e suppongo che anche tu, con tutti gli impegni che avrai. Quindi stavo pensando se stasera hai da fare, magari domani mattina ci incontriamo da qualche parte, prima di andare al lavoro. Oppure puoi passare dalla libreria. Fai tu, insomma.” – in verità avevo la voce che mi tremava leggermente. Diciamo che avevo voglia di vederlo, ovviamente, ma nello stesso tempo non volevo. Ero completamente folle, credo! Chi non vorrebbe rivedere Alexi Laiho? Però d’altrocanto io non lo consideravo come tale. Per me lui era semplicemente Alexi.

-“Credo che passerò domattina da te. In-intendo in libreria.” – sbaglio o era un tantino agitato il ragazzo?

-“Si, d’accordo! Quando vuoi. Ci vediamo, allora! Grazie. Ciao!”- salutai molto velocemente e chiusi di scatto la conversazione.

Poco dopo aver concluso la nostra “chiacchieratina”, al telefono di Laiho arrivarono un paio di messaggi. Ovviamente m’imposi di non guardarli e decisi di spegnerlo, però esso cominciò a suonare e sul display comparve il nome Tuomas Holopainen… Ecco, chiederei a qualsiasi fan dei Nightwish cosa avrebbe fatto se fosse stato al mio posto. Sicuramente avrebbe risposto, no? Ed io l’ho fatto! Non potevo resistere, d’altronde erano uno dei miei gruppi preferiti!

-“Pronto?”- Ero estremamente nervosa e credo che si sentisse dall’altro capo.

-“Ehm ciao! Scusa, cercavo Alexi. Me lo passi?” – Tuomas, il grande tastierista, era molto tranquillo. Probabilmente era abituato a sentire ragazze rispondere al telefono del suo amico. Ma la mia era solo un’ipotesi.

-“Non c’è. In realtà per sbaglio ci siamo scambiati i telefoni!”

-“Oh, accidenti! E’ piuttosto urgente! Non è che sai come raggiungerlo?” – immaginai il suo volto deluso, quindi decisi alla fine di dargli il mio numero, con un po’ di eccitazione… in fondo era bello pensare che Tuomas l’avrebbe avuto, anche se probabilmente non l’avrebbe usato che per quella sera.

-“Ehi, grazie mille! Mi salvi la vita! Ciao!”

Accidenti, in pochi giorni avevo incontrato Laiho e parlato con Holopainen. Stentavo a crederci, però mi rendevo anche conto che probabilmente tutto sarebbe finito l’indomani mattina.

 

Stavo mettendo a posto dei nuovi arrivi, quando sentì il solito scampanellio della porta che veniva aperta. Era un suono dolce… Comunque alzai la testa dalla valanga di romanzi e mi trovai a guardare Alexi negli occhi. Infatti si era abbassato di fianco a me ed era pericolosamente vicino… troppo, veramente troppo. Mi sentì arrossire lievemente e mi sbrigai ad alzarmi e fare finta di dover tornare al computer dietro il banconcino.

-“Ehi! Ciao! Uhm… senti, non volevo rispondere al tuo telefono ieri sera, però prima che avessi il tempo di spegnerlo…” – mi bloccò subito, quindi probabilmente già sapeva quello che volevo dire.

-“Già, non preoccuparti! Tuomas mi ha raggiunto.” – fece un sorrisino che per qualche motivo mosse qualcosa dentro di me. Pensai di essere preda di una leggera cotta, stile adolescenziale.  –“Comunque ha detto che hai una voce carina. Credeva che stessimo insieme.”

-“Oh” – mi scappò detto, anche se in realtà non volevo dire nulla prima che lui avesse finito.

-“Gli ho detto di no. Però ho aggiunto anche che stasera ti portavo a una festa.”  - continuava a sorridere. M’incantai a guardarlo. Poi mi resi conto che mi stava invitando.

-“Oh… beh. Sei sicuro che accetterò. Uhm… non voglio distruggere le tue speranze, quindi, si, dai! Vengo!”

-“Bene. Ti passo a prendere stasera, se mi dai il tuo indirizzo.” – ci scambiammo telefoni, gli diedi il mio indirizzo e mi chiese anche il mio numero “in caso non trovasse il posto giusto.” . Sorridendo glielo diedi.

La giornata al lavoro era andata piuttosto bene, finchè Marko non mi disse che doveva diminuire il mio stipendio. Forse la libreria non andava bene come credevo.

-“E’ che ci sono state parecchie spese e poche entrate. Non so se sarà solo per qualche mese, o a tempo indeterminato, però mi vedo costretto a farlo. Mi dispiace Leena… spero che comunque continuerai a lavorare qui. Sei la mia dipendente preferita!” – lo disse sorridendo.

-“Uhm, si, si! Anche perché sono la tua unica dipendente! Comunque non potrei abbandonare te e questo posto nel momento del bisogno, anche se starò parecchio stretta col denaro. In fondo ci sono affezionata!”

Tornata a casa trovai altre brutte sorprese: bolletta dell’acqua, bolletta della luce e affitto da pagare. Ero in arretrato di circa due mesi ed il proprietario cominciava ad innervosirsi! E io non sapevo come cavarmela… mi sedetti o per meglio dire mi lasciai cadere sul divanetto nel soggiorno e tentai di calmarmi leggermente, respirando profondamente. Ero decisamente nei guai; cercando di trovare un modo per pagare tutte le spese, penna e foglio in mano, sentii il campanello suonare.

“No… non ora!” – pensai tra me e me, andando ad aprire la porta.

Mi trovai davanti Alexi, come avevo temuto, pronto ad andare. Probabilmente si aspettava che lo fossi anche io, ma il vedermi in magliettina e jeans quasi distrutti, con solo i calzini ai piedi ed i capelli tenuti insieme da una matita, credo che lo avesse deluso.

-“Ehm… ciao! Vieni così, per caso?”

-“Ciao! No, scusami, ho perso totalmente cognizione del tempo, stavo facendo alcuni conti e mi sono distratta parecchio. Però guarda, mi è passata anche la voglia di festeggiare.” – glielo dissi con una smorfia sul volto; avevo paura che si arrabbiasse. Invece mi dovetti ricredere!

-“Non fa nulla. Ma sei sicura di non voler staccare un po’ la spina? Dai, andiamo, beviamo qualcosa e se vuoi tornare a casa ti ci riporto! Almeno non pensi ai conti.” – l’ultima parola la pronunciò con leggero disgusto.

Mi faceva ridere anche quando non voleva. Però mi aveva convinta, quindi gli chiesi di aspettare nel salotto, mentre mi preparavo; anche se non sapevo assolutamente cosa mettermi. Alla fine, disfacendo mezzo armadio e facendo letteralmente esplodere l’altra metà, ero pronta: maglia nera abbastanza attillata, con un disegno strano sulla schiena, che non avevo mai capito, ma che mi piaceva, un paio di jeans a sigaretta grigio-neri ed una cintura nera con le borchie; come scarpe alla fine avevo scelto delle decolletè nere, che però avevano poco tacco e capelli “arruffati” ad arte completavano l’opera. In teoria ero total black, quindi prima di uscire scelsi un paio di orecchini a perla bianchi ed una collanina con un ciondolo bianco. Anche il trucco era davvero riuscito. E avevo fatto tutto in circa dieci minuti… Era stata una cosa piuttosto frenetica, perché mi stavo lavando i denti con una mano e con l’altra mi davo il mascara.

Uscendo dalla stanza vidi che Alexi stava guardando il foglio sul quale stavo lavorando poco prima. Mi fece innervosire un po’ questo fatto, ma lasciai perdere e chiusi la porta, facendolo tornare alla realtà.

-“Accidenti.” – sussurrò Alexi quando mi vide.

Non nego che mi fece piacere, però m’imbarazzò anche. Ero fatta così: mi imbarazzavo facilmente, anche se cercavo di fare la parte della menefreghista e della fredda. Semplicemente con alcune persone non ce la facevo a fingere. Purtroppo ero fatta così! Per molta parte della mia vita ero stata costretta a fingere: dicevo si, mentre pensavo no. E dicevo no mentre pensavo si. Tutto perché avevo paura di deludere le persone e perché avevo bisogno di mantenere i miei spazi e la mia vita sotto controllo. Si, finchè non ce la feci più e me ne andai.

-“Andiamo?” – chiesi, per distogliere la sua attenzione da me.

Ci incamminammo e per un po’ nessuno parlò. Ma credo che andasse bene anche a lui, non solo a me. Forse una di quelle persone con la quale si può stare anche in silenzio. E alla quale non pesi questo fatto. D’un tratto mi ricordai che non sapevo dove fossimo diretti, quindi glielo chiesi.

-“Oh, beh, un mio amico organizza questa cosa poco distante da qui, per festeggiare la riuscita del loro nuovo cd. Hanno appena vinto un premio e dato che ci sono stati parecchi cambiamenti nelle loro vite lavorative e non solo, hanno deciso di festeggiare.” – rimase vago con quella risposta.

Avevo pochi indizzi: l’amico faceva parte di una band, che ha cambiato qualche membro probabilmente ed avevano appena vinto un premio… un nome mi saltò immediatamente in mente, ma non mi feci nessun viaggio mentale malato come facevo solitamente, perché non volevo sperare una cosa, per poi venirmi a trovare davanti a tutta un’altra situazione. Aspettai di arrivare davanti alla porta d’ingresso, prima di cominciare anche a dubitare di un migliaio di cose, tipiche di me: vestiti, capelli, l’esserci proprio andata. D’un tratto vidi la porta aprirsi e mi dissi:

“Accidenti, ok, calma, calma!”

Infatti mi ero ritrovata davanti la stessa persona con la quale avevo scambiato qualche parola la sera prima, per telefono.

-“Ciao Tuomas! Te l’ho detto che venivamo!” – salutò Alexi.

-“Si, ho visto! Sono contento di vederti e tu sei Leena, giusto? Piacere!” – mi salutò lui e mi diede la mano. Per pochi istanti rimasi immobile, prima di decidermi a stringere la sua.

L’imbarazzo crebbe in me quando Tuomas si fece da parte per farci entrare nell’appartamento e vidi tutte le persone che erano presenti. Intanto vidi Jukka ed Emppu, sempre componenti dei Nightwish. Avrei voluto incontrare Anette per parlare con lei e principalmente conoscerla. Mi incuriosiva, non solo per la sua voce ma anche per come aveva preso posto nella band, dopo Tarja. Quando la vidi tra la folla chiesi ad Alexi se poteva farmela conoscere. Ok che mi stavo ambientando però ero ancora un tantino a disagio nella nuova situazione che stavo vivendo. Lui non si fece pregare e ci avvicinammo a lei.

Dopo aver parlato con lei ed essermi bevuta qualche alcolico che mi fecero sentire subito a mio agio, tornai a cercare Alexi e lo trovai che stava bevendo della birra con Tuomas ed un altro (forse) musicista che non avevo mai visto in vita mia. Guardando il tavolino davanti a loro, vidi che avevano bevuto abbastanza: c’erano parecchie bottiglie di birra, una vuota di Jack e qualche altra bottiglia di cui non compresi il nome. Pensai se era il caso di andare lì da loro o farmi un altro giro, conoscendo nuove persone. Alla fine fu proprio lui a scegliere per me, perché mi chiamò.

-“Vieni qui!” – disse un po’ biascicando, ma ancora prevalentemente lucido.

Io mi sedetti… anche se mi sentivo un po’ un cagnolino che obbedisce fedelmente al padrone. Lo so che non era la situazione, però anche se non volevo io gli rispondevo sempre di si e se mi chiedeva di fare qualcosa la facevo.

“Forse è il caso di staccare la spina al mio cervello” – pensai, sedendomi.

Non bisogna sempre studiare ogni minima situazione o cosa, delle volte bisogna solo lasciarsi andare. E non pensare. Quindi fu quello che feci.

Non pensai mentre mandavo giù robacce che nemmeno mi piacevano. Non pensai nemmeno quando Alexi mi prese per il polso e mi portò in un corridoio meno affollato. E non pensai nemmeno quando iniziammo a baciarci.

Sentivo le sue mani sui miei fianchi, un secondo ferme e l’altro che mi stringevano. Sentì anche il suo fiato caldo sul mio collo, sfiorarmi piano, poi salire fino alle mie labbra. Un bacio rude mi fermò il fiato. Fu forse in quel momento che ricominciai a ragionare.

-“Mh… aspetta…” – tentai di mormorare, però non mi lasciò finire. Dischiusi nuovamente le labbra e corrisposi al bacio, le nostre lingue che lottavano.

Finimmo addosso ad un muro e le sue mani risalirono la mia schiena, facendomi nascere un brivido piacevole. Sentivo il cuore che battere a mille, volevo ma non volevo. Quando si allontanò leggermente dal mio corpo mi resi conto che non ci eravamo appoggiati contro un muro, ma contro una porta. L’aprì e vidi una stanza da letto. Sapevo cosa sarebbe accaduto da lì a poco, se non avessi fatto nulla per impedirlo. E non sapevo nemmeno se volevo impedirlo. Guardando Alexi mordersi il labbro inferiore capì che volevo la stessa cosa che voleva lui.

Gli presi la mano sinistra e lo tirai dentro la stanza, verso di me. Con calma chiusi la porta e mi avvicinai a letto. Lui mi prese e mi fece sdraiare, mentre mi toglieva la maglietta, sbrigandosi, come se ne andasse delle nostre vite togliere quegli abiti ormai diventati inutili, superflui. I baci divennero sempre più intensi, le carezze meno delicate e sospiri riempirono la stanza. Si sentiva ancora la musica provenire dall’altra parte della casa, ma non ci facevamo realmente caso. Entrò in me, piano, come fosse premuroso quasi, ma poi tutto divenne sempre più intenso…  Quando raggiunsi il culmine intrecciò le sue dita con le mie. Sfiniti ci rilassammo entrambi sul letto caldo. Rimasi alcuni istanti in silenzio. Stavo per chiedermi se era stato tutto un errore, quando lui disse:

-“E’ stato bello…” – la sua voce era ancora un po’ incerta, sempre con il respiro corto, come il mio.

Mi ritrovai a sorridere, scioccamente forse. Però era stato bello anche per me.

-“Hai visto che hai fatto bene a venire?” – una risata profonda mi fece alzare gli occhi e lo guardai negli occhi. Vedendo il suo volto stanco ed allegro fece venire voglia anche a me di ridere.

-“Cretino” – sussurrai, invece.

Fine Chapter.

Chiedo perdono, in ginocchio, mi sto prostrando davanti a voi lettori, anche se non potere vedermi!!!
E' passato qualcosa come un anno dall'ultimo capitolo postato, quindi scusatemi, scusatemi, scusatemi!!!!!!!
Grazie alle fantastiche persone che hanno recensito! Vi adoro, all of you =)
LaTuM, Martiguns, Ginny, AnAngelFallenFromGrace, Amaya, saracanfly, AliDiPiume!
Piccolissima nota: saracanfly: grazie per la recensione, però devo assolutamente impedirti di considerare questa storia come un scusa ma ti chiamo amore. Nulla da togliere al film, libro, quello che è, ma davvero...mi dispiace, è tutt'altro! Grazie comunque, davvero!
  
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