Chapter 6
I genitori, questi
sconosciuti
Molly Weasley spalancò la porta come un tornado e
la prima scena che le si parò davanti agli occhi fu quella
del figlio ancora abbracciato ad Hermione con gli occhi spalancati dal
terrore.
‘M-mamma...’
La signora Weasley stava scoccando occhiate assassine al più
piccolo dei suoi maschi; ci mancava solo che cominciasse ad emettere
fumo dalle orecchie.
Dietro di lei, spuntarono curiose altre teste rosse.
Sembrando rendersi conto solo in quel momento di ciò che
stava facendo, Ron si staccò da Hermione e saltò
in piedi.
Il ragazzo era sul metro e novanta e superava la madre di trenta
centimetri buoni, ma in quel momento si fece piccolo piccolo di fronte
alla furia omicida di sua madre.
Hermione fece cenno all’infermiera di voler tornare in camera
propria, data la precarietà della situazione.
In quel momento, la signora Weasley parve accorgersi i lei e le rivolse
uno sguardo materno.
‘Oh, Hermione cara!’
Si precipitò ad abbracciarla.
‘Eravamo così preoccupati, anche i tuoi genitori
non vedono l’ora di salutarti,’ aggiunse
prendendole il viso tra le mani e passandole i pollici sugli zigomi
ossuti.
Il cuore di Hermione mancò di un battito.
I suoi genitori?
‘Loro...sono già qui?’, chiese con voce
acuta.
Sapeva che avrebbe dovuto affrontarli, ma non così presto.
Non era pronta!
‘Sì, sono arrivati con noi, cara,’
rispose la signora Weasley.
Hermione crollò sulla sedia a rotelle e
l’infermiera iniziò a spingerla fuori dalla stanza.
Gettò un ultimo sguardo al suo ragazzo ancora impegnato a
tenere d’occhio la madre, aspettandosi da un momento
all’altro l’esplosione.
Biascicò un ‘Ci vediamo dopo’ a nessuno
in particolare e andò ad incontrare i genitori, salutando
tutti i Weasley presenti man mano che avanzava.
***
Ora che sua madre si era spostata, Ron poteva vedere chi
l’aveva accompagnata: suo padre, i gemelli, Bill e Charlie.
Tutti e quattro gli sorridevano orgogliosi e Ron stava per ricambiare,
quando la madre lo afferrò per un orecchio e lo costrinse a
piegarsi dal dolore.
‘Sciagurato!
Sciagurato di un Weasley! Hai la minima idea di quello che mi hai fatto
passare?’, sibilò letale.
Arthur Weasley intervenne provvidenzialmente, quando il figlio
iniziò ad uggiolare dal male.
Prese la moglie per il polso e le staccò la mano
dall’orecchio di Ron, che si affrettò a mettere un
letto di distanza tra lui e sua madre, massaggiandosi
l’orecchio accartocciato diventato viola.
I suoi fratelli scoppiarono a ridere, ma un’unica occhiata
feroce di mamma Weasley li zittì di botto.
Poi Molly tornò a rivolgere la propria attenzione a Ron;
puntandogli minacciosa un dito contro, iniziò a sibilare:
‘Una
lettera...una misera lettera...consegnata da Ginny, poi! Come hai
potuto? Come hai potuto non dirci niente di niente? Letti
vuoti...vestiti scomparsi...tu, Harry e Hermione spariti...i genitori
di Hermione non sapevano cosa fare...erano disperati! E poi alla fine
salta fuori...introvabili in una missione suicida, ecco dove eravate!’
Arthur Weasley e i suoi figli più grandi erano rimasti
pietrificati; la signora Weasley non si era arrabbiata così
tanto nemmeno per la faccenda della Ford Anglia stregata e Ron era
certo di aver assunto un orribile colorito verdognolo.
Molly si sgolò ben bene; poi, quando terminò la
sfuriata, calò il silenzio per qualche secondo.
Gli altri arrischiarono a muoversi di qualche centimetro.
Poi la signora Weasley borbottò a malincuore, girando lo
sguardo per la stanza:
‘Ciò non toglie che io sia fiera di te per tutto
quello che hai fatto. Nessuno era mai tornato da missioni del
genere.’
Ron andò ad abbracciare la sua mamma.
***
‘Le serve altro, signorina Granger?’,
domandò ossequiosa la Guaritrice infermiera.
Alla risposta negativa della paziente, girò sui tacchi e
sparì, lasciandola sola con i genitori.
‘Hermione,’ esordì sua madre.
‘Non è come credete.’
Hermione sparò la prima cosa che le venne in mente.
Le sembrava tanto di essere tornata al primo anno a Hogwarts, quando
aveva spudoratamente mentito alla McGranitt sul Troll di Montagna;
anche in quell’occasione aveva detto la prima cosa che le era
venuta in mente.
I signori Granger parvero perplessi.
‘Ah no?’, domandò dubbioso suo padre.
‘No...cioè, voi state sicuramente pensando che io
vi abbia abbandonato, ma la verità è che se ve lo
avessi detto, voi avreste fatto di tutto per persuadermi dal partire
e...e...e probabilmente ci sareste riusciti. E io non potevo restare.
Non potevo, capite? Avevo promesso a Harry che io e Ron saremmo rimasti
con lui qualunque cosa fosse accaduta. Mi dispiace avervi lasciato con
una bugia, ma temevo che mi avreste impedito di partire se vi avessi
raccontato la verità. E ora voi ce l’avete con
me,’ concluse sconsolata, trovando improvvisamente il
copriletto molto interessante.
I signori Granger si scambiarono un’occhiata.
‘Noi non ce l’abbiamo con te, tesoro,’
disse sua madre.
Hermione alzò la testa, sorpresa.
‘Ah no?’
‘No. Anzi, siamo fieri di te. Abbiamo persino comprato quel
giornale dei maghi che ti piace tanto negli ultimi due
giorni,’ aggiunse suo padre, mostrandole la copia della Gazzetta del Profeta
sul comodino, su cui campeggiava il titolo a caratteri cubitali
“Voi-Sapete-Chi
sconfitto una volta per tutte”.
Prima Hermione l’aveva riposto senza nemmeno guardarlo.
‘Ci chiedevamo se volessi andare in vacanza per circa due
settimane, quando ti faranno uscire di qui. Sai...noi tre,
per...recuperare il tempo perduto, ecco.’
Sua madre si portò una ciocca di capelli crespi come i suoi
dietro l’orecchio.
‘Lo sappiamo che magari preferiresti stare con il tuo
ragazzo...Ron, ma...’
‘No, è una splendida idea. Non vedo
l’ora di partire. Dove andiamo?’, la interruppe
Hermione.
‘Pensavamo la Grecia, ti va?’
***
Fortuna che siamo in un
ospedale, così se mi viene un infarto mi prendono al volo,
pensò una shockata Ginny Weasley.
Harry era ancora lì in ginocchio davanti a lei, con lo
splendido solitario di diamanti tra le mani, in attesa di una sua
risposta.
Si ricordava della promessa che le aveva fatto quando avevano finito di
fare l’amore quella famosa notte, ancora stretti
l’una tra le braccia dell’altro.
Ma non credeva sul serio che lui l’avrebbe mantenuta...
Cioè, sì, lo avrebbe fatto, ma non
così presto...
Cavolo, almeno il tempo di uscire dall’ospedale!
Ginny aveva la mente annebbiata e riusciva a ricordare solo le
fatidiche parole di quella notte di quasi un anno prima...
...Ginny aveva posato la
testa sul petto di Harry, ascoltando il battito regolare del suo cuore.
‘Gin?’,
la chiamava così quando era in vena di romanticismi.
‘Che
c’è?’, gli aveva risposto lei.
‘Quando questa
storia sarà finita, quando Voldemort sarà
distrutto, se riuscirò a tornare...’
‘Quando,
Harry, quando tornerai, perchè tu ce la farai, io lo
so.’
Ginny si era alzata un
poco e l’aveva fissato dritto in quegli occhioni verde
smeraldo.
‘Comunque sia,
io e te ci sposiamo, ti va? E’ una promessa,’ le
aveva sussurrato, accarezzandole dolcemente le efelidi sulle guance.
‘Mi
va,’ aveva risposto semplicemente lei, baciandolo subito dopo
con passione...
...La mente di Ginny si snebbiò all’improvviso.
Ora aveva capito come pensava Harry.
Perchè avrebbero dovuto aspettare ancora?
Avevano o no perso già abbastanza tempo?
Era o no la sola e unica persona con la quale avrebbe voluto
trascorrere il resto della propria vita?
Ginny aveva diciassette anni: era maggiorenne ormai.
E poi, se c’era una cosa che aveva imparato negli ultimi
tempi, era che ogni attimo era prezioso.
E non intendeva sciuparne altri.
‘Sì,’ rispose, portandosi
all’altezza di Harry.
Lui le sorrise trionfante e le infilò lo splendido solitario
al dito.
La ragazza ammirò abbagliata la lucentezza del diamante per
qualche istante, poi allungò le braccia portandole dietro al
collo di Harry e lo baciò, sorridendo contro le sue labbra.
Quando si separarono, Ginny disse ironica:
‘Sto per sposare Harry Potter.’
Harry la baciò di nuovo, adorava quel suo sorriso furbetto,
poi si alzò in piedi e le tese la mano.
‘Andiamo a dirlo agli altri?’
Ginny si era resa conto solo in quel momento del baccano scoppiato
nell’anticamera: le famiglie Granger e Weasley erano uscite
dalle rispettive camere e ora si scambiavano apertamente abbracci e
saluti.
Annuì e afferrò la mano che il suo ragazzo, o
meglio, il suo fidanzato (le faceva strano dirlo), le porgeva e la
strinse forte.
Uscirono così dalla stanza e le reazioni degli altri furono
esattamente quelle che si erano aspettati.
All’annuncio di Ginny ‘Io e Harry ci
sposiamo’, la signora Weasley sbiancò e
scoppiò a piangere stringendo i ragazzi in una morsa
stritolacostole; il signor Weasley strinse la mano a Harry con un
sorriso a trentadue denti e poi lo avvicinò a sè
come aveva fatto la moglie (col risultato che Harry si
ritrovò una costola o due conficcate nei polmoni); Fred,
George, Charlie e Bill lo tempestarono di domande e pacche sulle
spalle, baciando poi a turno la sorella sulla testa; Hermione li
abbracciò forte entrambi e si congratulò a non
finire.
La reazione di Ron, invece, fu inaspettata: si congratulò
come gli altri e sembrò euforico al pensiero che Harry
sarebbe diventato presto suo cognato.
Probabilmente, ipotizzarono, il ragazzo era ancora sotto
l’effetto dei sedativi e avrebbe ammortizzato il colpo in
seguito, crollando da qualche parte, decisamente inebetito, a
borbottare frasi sconnesse e inintelligibili.
A Hermione, come al solito, l’arduo compito di farlo tornare
alla realtà.
Fu in quel momento di baraonda più totale, con Ginny che
veniva costretta a mostrare l’anello a chiunque capitasse di
lì per sbaglio e con Harry circondato da persone festanti,
che l’elegante figura di Viktor Krum si stagliò
nel vano della porta con un mazzo di orchidee in mano.
Per TINAX86: Grazie!
Più che cambiare i fatti dei libri, mi sono semplicemente
fermata agli avvenimenti del 6, perchè quando ho scritto
questa fic, il 7 non era ancora uscito. Quindi per me Piton era rimasto
cattivo, insieme a Malfoy, e nessuno era ancora morto, a parte Silente.
Un bacio!
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